28 March, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale A

Il Consiglio regionale ha approvato la legge che modifica le aliquote Irpef e Irap. Il dibattito generale sul DL 291/A “Disposizioni urgenti in materia fiscale”, iniziato ieri mattina, è ripreso nel pomeriggio, aperto dall’intervento di Antonello Peru (Forza Italia) che ha detto che è inutile cercare il responsabile dei disavanzi alla sanità è più utile, invece, cercare il modo di arginare il fenomeno. Per Peru, la scelta fatta con questo disegno di legge è totalmente sbagliata. Il governo Cappellacci aveva diminuito l’imposta sull’Irap, l’attuale centrosinistra aumenta l’Irap e l’Irpef. La conseguenza, secondo il vicepresidente del consiglio, è che con l’aumento delle tasse diminuiscono i consumi e si rallenta la produzione. Antonello Peru ha fatto appello alla maggioranza di ritirare la legge.

Angelo Carta (Psd’Az) sostiene che questa legge sia stata fatta più fuori dall’aula che in Consiglio regionale. Inoltre, questo disegno di legge lede la certezza del diritto. Secondo gli estensori del documento, infatti, questa legge ha effetto dal 1 gennaio 2015. Bene avrebbe fatto la giunta, prima di far coprire il disavanzo della sanità ai sardi, cercare altri modi come bloccare gli sprechi e dando dei tetti di spesa ai commissari. Nulla di tutto questo: il governo di centrosinistra ha scelto di aumentare le tasse.

Attilio Dedoni (Riformatori Sardi) ha detto che si tratta di un provvedimento senza legittimità, senza effetti, che produrrà danni e che impoverisce l’intero tessuto sociale. Per il capogruppo dei Riformatori  il centrosinistra poteva scegliere altre strade tipo una contrattazione seria con il Governo.

Per Fabrizio Anedda (Misto) bisogna eliminare gli sprechi e gestire meglio la cosa pubblica. Chi paga il deficit della sanità non può sopportare sprechi e inefficienze, non può tollerare una  cattiva gestione del personale. E’ necessario, ora più che mai, investire nella ricerca, gestire meglio le risorse e dare un grande segnale di rigore.

Gianluigi Rubiu (Udc) ha asserito che, nonostante gli emendamenti presentati dalla giunta, se questo disegno di legge dovesse essere approvato, la Sardegna diventerebbe la regione campione d’Italia per tasso  di incidenza Irpef. Di fatto si è scelto di “vampirizzare” le famiglie sarde per pagare il buco nella sanità. Gianluigi Rubiu trova patetica e fuorviante cercare responsabilità pregresse. La nuova giunta regionale avrebbe dovuto trovare soluzioni innovative invece  si è fatto ricorso a consulenze esterne e si cerca di tagliare i servizi. Mentre il governo nazionale taglia le tasse, la Giunta dei professori tartassa i cittadini.

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha difeso il Dl della Giunta. «Non è piacevole adottare un provvedimento che colpisce tutti – ha detto Cocco – occorre però parlare di numeri per capire l’entità del debito della sanità contratto tra il 2009 e il 2014. Nel 2008 si attestava a 2820 milioni di euro, nel 2014 ha toccato quota 3300 milioni». L’esponente della maggioranza si è poi chiesto come fare per trovare le risorse: «C’è un buco di 400 milioni. La metà del disavanzo (circa 200milioni di euro) sarà coperta attraverso tasse e nuove entrate. Abbiamo lavorato a lungo per recuperare le risorse: l’aumento Irpef è inevitabile».

Pietro Cocco ha poi respinto le accuse dell’opposizione. Rivolto al capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato: «Non è vero che l’aliquota Irpef è la più alta d’Italia, è una balla stratosferica. Se non fossimo stati una Regione a statuto speciale saremmo già commissariati come successo al Lazio».

Il capogruppo del Partito Democratico ha poi sottolineato il fatto che il provvedimento non tocca le fasce più deboli della società: «Di fatto vengono ridotte le tasse per i redditi più bassi, mentre chiediamo di più a chi se lo può permettere. Mi aspettavo altre considerazioni da parte della minoranza – ha concluso Cocco – in una democrazia dell’alternanza ognuno ha le sue responsabilità. Noi stiamo cercando di rimediare a una situazione difficile. Negli ultimi cinque anni non si è fatto a causa di una gestione dissennata».

Per l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) il provvedimento in discussione fa emergere in modo chiaro la diversità di impostazione e le profonde differenze di principio tra maggioranza ed opposizione.

«Ancora una volta l’aspetto più rilevante, l’architrave del vostro ragionamento, è la disinformazione alla quale si uniscono le menzogne e le false promesse – ha detto Cappellacci – in quest’aula la Giunta aveva assicurato un anno fa che non sarebbe stata aumentata l’Irpef, che non sarebbero stati introdotti nuovi tickets e l’abbattimento strutturale dell’Irap. Dopo un anno dove siamo arrivati? All’affermazione del principio classico: aumento delle tasse e probabilmente della spesa pubblica».

Il consigliere azzurro ha poi rivendicato l’operato della Giunta da lui presieduta sul fronte della Sanità. «Noi non abbiamo mai aumentato le tasse – ha affermato Cappellacci – il dato certo è che abbiamo abbattuto l’Irap. I numeri parlano chiaro: la relazione sul monitoraggio della spesa sanitaria della Ragioneria dello Stato dice che, durante la gestione Soru-Dirindin, la spesa è passata da 2438 a 3048 milioni di euro. Più 600 milioni: questo è il dato oggettivo». Cappellacci ha poi ricordato che durante la sua presidenza si è avuta una stabilizzazione della spesa sanitaria passata da 3048 a 3229 milioni di euro. «Occorre inoltre vedere come è stata fatta: in questo caso vi erano esempi di buona sanità rispetto al disastro attuale causato da una politica dissennata».

Ugo Cappellacci ha annunciato il voto contrario al provvedimento “per ragioni tecniche e politiche” ricordando che l’incremento delle aliquote Irpef potrebbe presentare profili di anticostituzionalità «perché non ha come fine lo sviluppo ma la copertura di un disavanzo».

L’ex presidente della Regione ha quindi proposto una via alternativa: «L’ipotesi di nuove tasse va abbandonata. E’ un provvedimento nefasto da fermare a tutti i costi. Occorre poi riflettere sull’accordo stipulato da Soru con il Governo Prodi: la Regione non può far fronte da sola alla spesa sanitaria».

Ugo Cappellacci, infine, ha invitato la Giunta a lavorare per ottenere una rimodulazione dei parametri Cipe sulla spesa sanitaria e a un’azione decisa per la riorganizzazione del sistema. «Avete annunciato interventi decisi per l’eliminazione degli sprechi e delle inefficienze – ha concluso Cappellacci – ma la riduzione dei costi non c’è stata».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta per la replica.

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha subito chiarito il sentimento dell’esecutivo. «Non è bello e non è facile presentare un provvedimento che introduce nuove tasse – ha esordito l’assessore – ci siamo arrivati dopo un lungo dibattito e dopo aver provato a seguire qualunque strada per evitare questa soluzione. Lo dico avendo la coscienza a posto ma sapendo che non ci sono altre possibilità se non fare tagli drastici che ammazzerebbero il bilancio regionale per tutte le spese extra sanità. A me non interessa dire chi ha generato il disavanzo, sposo la linea Sabatini. Ci sono responsabilità che verificherà la Commissione d’inchiesta, adesso la priorità è ridurre i costi e riportarli su livelli accettabili».

Paci ha quindi ricordato la difficoltà a lavorare su un disavanzo di queste dimensioni: «E’ difficile ma non impossibile, alcune regioni sono commissariate, noi ci accingiamo a varare il piano di rientro che presto sarà presentato al Consiglio. Lavoriamo alla riorganizzazione della rete ospedaliera e a una forte riduzione delle Asl. Ora però siamo di fronte a una scelta: caricare ancora di stanziamenti la sanità e aumentare i residui passivi o cambiare rotta. Il rendiconto della Regione, a fine 2013, presentava 5 miliardi di residui passivi e 4 di residui attivi con 2 milioni di perenzioni. Possiamo continuare a gestire questa situazione? Non è più possibile, le promesse di pagamento si devono trasformare in erogazioni. Il pareggio di bilancio ci ha permesso di pagare 100 milioni di euro in più ai creditori».

L’assessore ha spiegato l’impossibilità di ricorrere a ulteriori tagli di bilancio in alternativa all’introduzione di nuove tasse. «Non era possibile fare di più con 350 milioni di disavanzo. 210 milioni arrivano da una spending review interna, 140 milioni dall’incremento temporaneo delle tasse».

Paci ha poi annunciato l’aumento dell’Irap («come nel resto l’Italia») chiarendo però che si tratta di un provvedimento straordinario. «E’ vero che ho detto il contrario in aula, purtroppo non è stato possibile. Chiediamo un sacrifico temporaneo ai cittadini, spero che riusciremo a ridurre le tasse in tempi rapidi».

L’esponente dell’esecutivo ha poi lamentato il carico di nuove funzioni assegnate alla Sardegna nel campo della sanità: «Sono previsti costi aggiuntivi per i Lea e i farmaci innovativi. Occorrerà aprire una nuova vertenza con lo Stato per dire che con questi nuovi oneri c’è bisogno di una riduzione proporzionale degli accantonamenti a favore dello Stato. Oggi – ha rimarcato Paci – chiediamo un sacrifico ai cittadini che hanno di più e che possono permettersi di aiutare temporaneamente il sistema a rimettersi in sesto. Chiediamo anche un sacrifico alle imprese che però sarà compensato in parte da incentivi e misure per lo sviluppo. Mi auguro di poter tornare presto in aula a dire che i costi della sanità sono stati riportati sotto controllo».

Paci ha poi concluso il suo intervento escludendo profili di illegittimità del provvedimento: «Abbiamo eliminato la retroattività della norma. Le nuove tasse si applicheranno a partire dal 2016 – ha concluso l’assessore – lavoreremo per ridurre i costi e le inefficienze del sistema sanitario».

La consigliera del Centro democratico, Annamaria Busia (Sdl), nel suo intervento per dichiarazione di voto ha affermato: «Non voterò questo provvedimento ingiusto». L’esponente della maggioranza ha quindi ribadito le perplessità sulla legittimità della norma che prevede l’incremento dell’aliquota Irpef ed ha aggiunto: serve una soluzione diversa per il risanamento della sanità sarda, perché è evidente che le risorse aggiuntive alimenterebbero gli sprechi. Annamaria Busia ha auspicato un sistema sanitario sostenibile con l’ottimizzazione degli aspetti organizzativi ed un rafforzamento della sanità integrativa insieme con il contenimento della spesa.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato di condividere le dichiarazioni delle consigliere della maggioranza Busia e Forma: ma io sarò conseguente e voterò contro l’aumento delle tasse.

Voto contrario è stato preannunciato dal consigliere Giuseppe Fasolino (Fi): «Vi siete candidati a fare i liquidatori della Regione sarda e a poco servono i rimprovere del capogruppo Pd alla minoranza consiliare che continuerà a svolgere il proprio compito opponendosi ad un provvedimento ingiusto e iniquo».

Il capogruppo dei “Popolari e socialisti”, Pierfranco Zanchetta, ha preannunciato voto favorevole: non stiamo imponendo balzelli ma chiediamo un sacrificio a chi può aiutare la Sardegna a ripianare un debito di proporzioni enormi.

Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ha preannunciato voto  a favore: non solo per gioco di squadra e per ragione di coscienza ma perché mi sento obbligato a farlo per risolvere la questione del debito della sanità sarda. «E’ una decisione sovranista – ha insistito Augusto Cherchi – perché è  un’assunzione di responsabilità per scongiurare un disastro».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fratelli d’Italia)n ha preannunciato voto contrario ed ha dichiarato di apprezzare la marcia indietro dell’assessore sull’applicazione retroattiva delle nuove aliquote. «La Giunta – ha concluso l’esponente della minoranza – non ha fatto niente per contenere la spesa sanitaria e cercare alternative per fare fronte al debito della sanità».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ripreso la conclusione dell’intervento di Truzzu ed ha affermato: l’unica cosa che ha fatto la Giunta è commissariare le Asl in attesa della riforma sanitaria e si accinge a chiedere al Consiglio un’altra proroga per i commissari. «Forma e Busia vi hanno detto come stanno le cose – ha concluso Cossa – e cioè che mentre continuano gli sprechi, voi aumentate le tasse».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha dichiarato il voto contrario ed ha invitato l’assessore Paci a far cessare «i grandi proclami per poi rimangiarsi tutto come è stato fatto con l’Irap». «E’ una programmazione da dilettanti», ha insistito l’esponente della minoranza, «e mi chiedo cosa vi abbiano fatto di male i sardi che vi hanno anche votato alle ultime elezioni?»

Salvatore Demontis (Pd) ha parlato di dibattito paradossale ed ha affermato che il centrosinistra ha sbagliato a non dire ai sardi in sede di bilancio di previsione che si sarebbero potute aumentare le tasse per mettere riparo allo squilibrio lasciato dal centrodestra. «Dal 2008 – ha affermato l’esponente della maggioranza – il divario rispetto ai costi standard Cipe è cresciuto e i commissari hanno incominciato a lavorare nel gennaio 2015».  «La spesa non è aumentata – ha concluso Demontis – rispetto all’incremento degli anni precedenti e in un anno e mezzo di governo non si poteva recuperare il divario sulla sanità sarda».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha sottolineato un generale clima di nervosismo tra i banchi del centrosinistra: «Forse il cambio di pazzo richiesto dal segretario del Pd agita molti ma resta un dato: per essere fedeli al patron di Tiscali proponete ricette indigeribili dove la specialità è quella di mettere le mani nelle tasche dei cittadini».

Il consigliere Stefano Tunis (FI) ha paragonato l’intervento del capogruppo Pd, Pietro Cocco, non già a Pitagora (come aveva fatto Zanchetta) ma al sofista Zenone: che utilizzava i paradossi come quello che la tartaruga era più veloce del piè veloce Achille. «Paci indossa i panni di Elsa Fornero – ha aggiunto l’esponente della minoranza – per giustificarsi e si presenta come colui che deve eseguire l’amara sentenza mentre è parte fondamentale della decisione». Tunis ha quindi dichiarato voto contrario ed ha annunciato una serie di iniziative di protesta: la Cisl ha già proclamato lo sciopero generale e voi non potrete più nascondervi.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha annunciato voto contrario («è un provvedimento inutile e iniquo; una vergogna ed una presa per i fondelli») e così si è polemicamente rivolto alla maggioranza: «Per quale motivo per vicende che riguardano Asl e acquisti di presidi sanitari un cittadino deve intervenire per sostenere chi consuma ogni anno 3, 5 miliardi di euro dei soldi dei sardi?».

Il capogruppo, Angelo Carta (Psd’Az), ha invitato la Giunta a procedere con una gestione autonomista: utilizzate lo Statuto solo in parte e vi sfido a ricorrere alle prerogative statutarie (articolo 3, articolo 12 e comma a) articolo 10) per affermare la nostra autonomia anche in materia di Enti locali.

Il consigliere di Forza Italia, Ugo Cappellacci, così si è rivolto al consigliere Demontis: «Nel suo intervento mi sembrava di sentire la linea dettata dal suo segretario nella finta direzione del Pd che si è tenuta la scorsa settimana». Cappellacci ha quindi affermato che è meglio riferirsi a Zalone piuttosto che a Zenone «visto che la Giunta dice: cado dalle nubi a proposito del debito e della spesa sanitaria dopo due anni di governo della Regione». «Voto contro – ha concluso il consigliere della minoranza – e la Giunta ha dimostrato di non essere capace di fare una previsione corretta sulla spesa sanitaria e sul fabbisogno della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha preannunciato voto contrario: non voglio confondermi con chi approverà un provvedimento incomprensibile per la maggior parte dei sardi. Il consigliere della minoranza ha ricordato i bandi milionari per i lavoratori interinali indetti dai commissari Asl ed ha concluso: «State distruggendo la sanità sarda e fatte operazioni da scarafaggi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis ha annunciato voto contrario: pensavo che la proposta di buon senso di rivedere il provvedimento e rispedirlo in commissione, come ha chiesto la consigliera Busia, fosse accolta. «Create gabelle su gabelle e un sistema impositivo iniquo – ha aggiunto l’esponete della minoranza – aumentante Irpef per il 65% dei sardi e noi faremo il nostro dovere fino in fondo contrastando una misura iniqua che crea povertà nella nostra Regione».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato di prendere atto della decisione della Giunta di «correggere il tiro sulla retroattività dell’aumento dell’imposta Irpef» ma ha domandato alla Giunta spiegazioni «su quale sia la norma in base alla quale, quanto sostiene il ministero dell’Economia sul limite dello 0.5% per l’aumento Irpef, non sia applicabile alla regione sarda». «L’altra osservazione – ha concluso il consigliere sardista – è quale sia lo strumento che ci consente di qualificare l’aumento dell’Irpef come misura per lo sviluppo dell’isola ai sensi dell’articolo 10 dello Statuto».

Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole ed ha affermato che «lo sbilanciamento in sanità riguarda in larga parte la spesa della passata legislatura». «Non è la prima volta che ci spetta il compito di porre rimedio ai danni causati dal centrodestra – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – e dobbiamo fare un piano di rientro da 400 milioni di euro che non possiamo realizzare tagliando uteriori risorse dal già risicato bilancio».

Il consigliere di Forza Italia, Alberto Randazzo, ha annunciato voto contrario ed ha denunciato una nuova rimodulazione della spesa: destinate 8 milioni di euro per fare spesa sanitaria a Desulo. «Chiedete sacrifici per sanare il debito della sanità – ha concluso Randazzo – e ne fatte di nuovi ogni giorno».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha parlato di “debole difesa” della maggioranza alle giustificazioni offerte dall’assessore Paci. «Abbiate il coraggio di dire ciò che hanno detto Busia e Forma – ha concluso il consigliere della minoranza – caro assessore ha preso una cantonata, fermiamoci un attimo e troviamo un’altra soluzione»

Conclusa la discussione generale, il presidente del Consiglio ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 32 voti a favore e 23 contrari.

Dopo il voto sul passaggio agli articoli  è stato dato il parere sugli emendamenti. Giunta e commissione hanno dato parere contrario su tutti gli emendamenti fuorchè sul 169. Il primo ad intervenire nella discussione generale dell’articolo 1 e degli emendamenti ad esso collegati è stato Mario Floris (Misto) che  ha ribadito che il vero errore è stato chiudere la vertenza entrate con lo Stato caricando alla Sardegna i costi dei settori trasporti e sanità. Per l’ex presidente della Regione l’unica soluzione è riaprire immediatamente una vertenza vera sulle entrate. Per Alessandra Zedda (FI) la giunta sta facendo la politica del gambero ma l’opposizione non ci sarà. Paolo Truzzu (Misto) ha sottolineato che questo provvedimento non risolverà niente e spera che le cifre del disavanzo siano veritiere e non peggiori. Paolo Truzzu ha detto di essere preoccupato per il doppio binario della Giunta: da  una parte vuole varare un provvedimento per sanare il deficit e poi dall’altra vuole aumentare di una unità i commissari delle ASL. Stefano Tunis (Forza Italia) ha sostenuto che la maggioranza deve assumersi la responsabilità delle azioni fatte in passato di accollarsi le spese della sanità. Scelta scellerata anche quella di abbandonare il patto di stabilità. Restituite la parola agli elettori – ha concluso – ve ne saranno grati. Gianni Lampis (Misto) ha ricordato che quando si aumentano le tasse si diminuisce la crescita. Il consigliere del gruppo Misto ha suggerito alla maggioranza di chiamare l’Anci, perché anche in questa materia potrebbe scrivere un provvedimento migliore. Pietro Pittalis (FI) ha chiesto alla presidenza del Consiglio, ancora una volta, di certificare l’ammissibilità di questo disegno di legge. Secondo Pittalis si vuole approvare un provvedimento illegittimo. Michele Cossa (Riformatori sardi) ha messo in guardia contro la patologia del sistema. L’aumento della spesa sanitaria negli ultimi tre anni è fisiologica. Ma questa misura di aumentare le tasse,  prevista in questo DL, non serve a niente. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che l’assessore Paci passerà alla storia come un assessore che sotto Natale ha fatto approvare un velenoso aumento dell’Irpef e dell’Irap. Crisponi ha preannunciato un lungo dibattito sugli emendamenti. Sarà un calvario come è un calvario far pagare tante tasse ai sardi. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha messo in guardia contro pericolosi salti nel buio. Pietro Pittalis (FI) ha ricordato che la Giunta aveva preso l’impegno di portare bilancio e finanziaria entro i tempi previsti. Oggi non solo non si vede nessun provvedimento ma sotto l’albero dei sardi c’è l’inasprimento delle aliquote. Sull’emendamento soppressivo totale all’articolo 1 n. 1 (uguale al 143 e 159) sono intervenuti per dichiarazione di voto: Marco Tedde (FI) che ha detto che la maggioranza  sta facendo il grosso errore di  calpestare l’articolo 10 dello Statuto; Alessandra Zedda che ha ribadito il voto a favore sugli  emendamenti soppressivi totali dell’articolo 1. Per Zedda questo articolo 1, oltre a incidere nelle tasche dei sardi, è anche illegittimo; Michele Cossa (Riformatori sardi) per il quale la logica che sta portando avanti la maggioranza è deprimere l’economia; Ignazio Locci (Forza Italia) che è convinto che le aliquote non debbano essere inasprite; Paolo Truzzu (Misto) che ha detto alla maggioranza che con questa legge si sancisce il fallimento della loro politica di questi anni; Pietro Pittalis (Forza Italia) che voterà a favore di questi emendamenti soppressivi per una duplice ragione: da un lato si obbligano  i sardi a pagare il disavanzo della sanità, ma dall’altro non si spiegano ai cittadini le ragioni per le quali la regione debba  restituire all’Unione europea oltre 59 milioni di euro. Il dibattito è proseguito con l’intervento di  Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che è stato molto critico dell’azione di questa giunta responsabile, tra l’altro, della fuga di Ryanair, del pasticcio Tirrenia, dello spolpamento delle filiere produttive. Gianni Lampis (Misto)  ha fatto un appello alla maggioranza: aumentare le tasse ai sardi vuol dire aumentare l’evasione fiscale senza risolvere nulla; Roberto Deriu (Pd) ha detto che non è possibile sopprimere totalmente l’articolo 1. Deriu ha ammesso che il centrosinistra non è ancora riuscito a rimediare ai danni fatti dal centrodestra e che con molta sofferenza voterà questo DL che è necessario per risanare il deficit sanitario. Giuseppe Fasolino (Forza Italia)  ha detto che la maggioranza non ha un progetto, va  avanti a stenti, non ha una linea. Forse è il caso che voi andiate a casa. Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato che il No al disegno di legge è al metodo, bisogna trovare strumenti diversi.

L’emendamento 1 soppressivo totale dell’articolo 1 (uguale agli emendamenti 159 e 143) è stato bocciato (votanti 50, sì 18, no 32).

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento 170 all’emendamento 169 presentato dalla Giunta. Il testo prevede un’ulteriore riduzione delle aliquote Irpef con l’azzeramento per i redditi fino a 28mila euro.

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha spiegato la ratio della proposta: «Le riduzioni non bastano. Se si vuole intervenire su una grande fetta della popolazione si intervenga per azzerare le aliquote sfruttando l’opportunità dell’art. 10 dello Statuto».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento n. 170: «Sarebbe un segnale per l’aula se la maggioranza accettasse di votarlo. Metterebbe in pace l’opposizione che non vuole fare una propaganda anti-tasse ma crede che chi ha di più deve contribuire di più».

Voto favorevole ha annunciato anche il consigliere dei Riformatori Michele Cossa che ha elencato in aula i dati sulla spesa sanitaria degli ultimi 5 anni forniti dalla Ragioneria dello Stato: 3.125 milioni per il 2010, 3179 per il 2011, 3225 per il 2012, 3184 per il 2013 e 3233 per il 2014. «Non è un incremento che giustifica un intervento draconiano. Se l’assessore Paci ha altri dati li presenti in Aula in modo da avere un quadro chiaro della dimensione del problema».

Secondo Paolo Truzzu (Fd’I) la proposta può essere accolta perché aiuta le fasce più deboli della popolazione. Rispondendo al collega Deriu (Pd), Truzzu ha detto che il vero ideatore del provvedimento si trova fuori dall’Aula: «Oggi – ha concluso – pagate le scelte del passato e l’accordo Soru-Prodi che ha caricato sulle spalle della Regione l’intero peso della spesa sanitaria».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha chiesto alla maggioranza di consentire all’opposizione di svolgere il proprio ruolo: «Anziché censurare i nostri emendamenti dovreste censurare le spese pazze dei commissari delle Asl che portano consulenti dalla penisola».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha difeso l’azione della minoranza: «Ci accusate di non presentare proposte, questa è la nostra risposta: cerchiamo di intervenire a favore delle fasce più deboli azzerando le tasse a loro carico».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha svelato di aver appreso da ambienti vicini alla Giunta la notizia della presentazione di un emendamento per l’introduzione della Asl unica dal 1° luglio 2016. «E’ una proposta condivisibile – ha detto Carta – va verso la riduzione della spesa». Carta ha poi annunciato il suo voto favorevole all’emendamento che consentirebbe di addolcire la pillola ai contribuenti.

Al termine degli interventi per dichiarazioni di voto, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 170 che è stato respinto dall’Aula.

Si è aperta quindi la discussione sull’emendamento n.169 presentato dalla Giunta regionale che sostituisce l’intero testo dell’articolo 1. La proposta dell’esecutivo prevede la riduzione delle aliquote Irpef, per le diverse fasce di reddito, rispetto alla formulazione iniziale e cancella la retroattività della norma stabilendo l’applicazione della nuova tassa a partire dal 2016.

L’emendamento della Giunta introduce un’aliquota dello 0,95% per i redditi fino a 15mila euro; dell’1,20% per quelli oltre i 15mila e fino a 28mila; del 2,70% per redditi oltre i 28mila e fino a 55mila; del 3,20% oltre i 55mila e fino ai 75mila; del 3,33% per i redditi oltre i 75mila euro.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha accusato la maggioranza di aver abbandonato la strada dell’Autonomia, dimenticato lo spirito sardista, e omologato le politiche regionali a quelle nazionali. «Il piano di rientro del disavanzo della sanità è truccato con norme incomprensibili – ha detto Locci – il vostro obiettivo è stare dentro le logiche nazionali».

Michele Cossa (Riformatori) ha annunciato il suo voto contrario: «Non riusciamo a dare un senso a questa proposta. Gli incrementi di spesa secondo i dati della Ragioneria non sono cosi eclatanti».

Alessandra Zedda ha puntato l’indice contro la Giunta: «Il vostro approccio al confronto è di bassissimo livello. Il testo dell’emendamento è stato pubblicato dai giornali prima di essere presentato in Aula, si tratta di un atto di scortesia istituzionale». Zedda ha poi rivolto un invito alla maggioranza: «Sarebbe il caso che verifichiate l’applicabilità dell’articolo con il quale è stata reintrodotta l’Irap con aliquota intera. Potrebbe palesarsi un profilo di illegittimità».

Marco Tedde (Forza Italia) ha accusato la Giunta di avete annunciato la riduzione dell’Irap del 25% come panacea di tutti i mali e di averla poi reintrodotta a pochi mesi di distanza. «Gli imprenditori insorgono ma da parte vostra c’è distrazione totale sulle ragioni dell’impresa».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sostenuto che il provvedimento colpisce la piccola impresa, il commercio e l’artigianato. «I commissari delle Asl non hanno risolto il problema dell’aumento della spesa sanitaria. In due anni non si sono mai presentati davanti alla Commissione Sanità».

Secondo Paolo Truzzu (Fd’Italia), la maggioranza non dimostra di voler porre fine a un sistema. «Mi sembra invece che lo si voglia incrementare e allo stesso tempo si voglia dare un colpo mortale all’economia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato alla Giunta di aver annunciato, pochi mesi fa, la riduzione dell’Irap come strumento per lo sviluppo: «Abbiamo votato insieme per l’abbattimento della tassa sulle attività produttive e oggi la cancelliamo con un colpo di spugna. E’ un intervento che allontana la Sardegna da prospettive di benessere e di crescita».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di grave separazione tra buona e cattiva politica. «L’impressione è che la maggioranza mostri fastidio nei confronti di chi cerca di approfondire un problema rilevante per cittadini e filiera produttiva».

Molto critico l’intervento di Attilio Dedoni (Riformatori): «State facendo del male a chi non può difendersi – ha affermato il consigliere di minoranza – state colpendo famiglie che hanno bisogno».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.169 che è stato approvato con 30 voti a favore e 19 contrari.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha domandato al presidente del Consiglio una verifica sull’effettiva decadenza di tutti gli emendamenti all’articolo 1 in quanto, a suo giudizio, nella sostanza non interveniva nel secondo comma e pertanto gli emendamenti ad esso riferibili non sarebbero decaduti.

Il presidente del Consiglio ha confermato la decadenza di tutti gli emendamenti in quanto l’emendamento approvato è stato classificato come “sostitutivo totale” e sostituisce dunque l’intero articolo 1. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la presentazione di tre emendamenti soppressivi totali (152, 165 e 166) all’articolo 2 (entrata in vigore) e che pertanto si è proceduto con la discussione delle proposte di modifiche ma la votazione ha riguardato il mantenimento dell’articolo così come formulato nel testo approdato all’esame dell’Aula. che  presidente Ganau conferma la decadenza.

I consiglieri Cossa e Pittalis hanno invitato il presidente del Consiglio a rivedere la decisione ed hanno ricordato precedenti interpretazioni differenti rispetto a quella assunta dalla presidenza. Il presidente Ganau ha confermato la decadenza di tutti gli emendamenti.

Alessandra Zedda (FI), ha rivolto un ulteriore invito alla maggioranza per valutare «il combinato disposto che deriva dall’approvazione dell’emendamento». «Con questo provvedimento – ha dichiarato l’esponente della minoranza – contribuite a complicare la sopravvivenza dei sardi, soprattutto amplificate le difficoltà del ceto medio che sopporta l’incidenza maggiore degli aumenti: avete intrapreso una strada aguzzina».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato il voto favorevole agli emendamenti soppressivi ed ha contestato la decisione della presidenza sulla decadenza degli emendamenti all’articolo 1. L’esponente della minoranza ha concluso affermando: non c’è giustificazione legata al deficit sanitario per adottare un provvedimento lacrime e sangue.

Marco Tedde (Fi) ha criticato l’interpretazione della presidenza sulla decadenza degli emendamenti ed ha concluso: «Con l’articolo 2 mettete il suggello ad una legge infausta e dopo il mutuo che ha indebitato i sardi aumentate Irpef e Irap».

Ignazio Locci (Fi) ha rivolto pesanti critiche al Ganau: «Sta dando corso a ciò che ha detto il capogruppo del Pd sul fatto che la minoranza non può neppure proporre emendamenti e l’emendamento della giunta è una escamotage che lei ha avvallato». «Non sta garantendo lo svolgimento democratico della discussione», ha insistito l’esponente della minoranza, «dando il destro alla maggioranza che vuole scappare dal confronto e che vuole imporre tempi e scelte in quest’Aula e alla Sardegna».

Il capogruppo Attilio Dedoni (Riformatori), ha proseguito con le proteste rivolte alla presidenza ed ha affermato che «la democrazia va rispettata anche quando commettete il grave errore di, mettere le mani nelle tasche dei sardi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha insistito sulla decadenza degli emendamenti all’articolo 1 ed ha dichiarato che nella precedente legislatura presidenza del Consiglio e funzionari avrebbero dato una differente interpretazione. «Ci attrezzeremo anche per contrastare le furberie – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e preannuncio proteste e raccolte firme per opporci anche fuori da quest’Aula a questa vostra nefandezza».

Il presidente del Consiglio ha quindi invitato i consiglieri al rispetto dei dirigenti e dei funzionari del Consiglio ed ha ricordato l’ultima interpretazione della presidente del Lombardo in ordine alla decadenza degli emendamenti dopo l’approvazione di un sostitutivo totale in occasione dell’esame della legge statutaria regionale.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’articolo 2 che è stato approvato con 32 voti favorevoli e 19 contrari.

L’Aula ha poi esaminato un ordine del giorno (Mario Floris e più) sulla ricontrattazione con lo Stato della copertura dei costi del Servizio sanitario regionale. Questo ordine del giorno impegna il presidente della Regione e la giunta a ricontrattare con urgenza gli accordi a suo tempo raggiunti in ordine alla copertura dei costi del Sistema Sanitario regionale, riportando a carico dello Stato una quota sufficiente a garantire la sostenibilità finanziaria del sistema fino al raggiungimento di un adeguato regime di entrate e di trasferimenti, che tenga conto dello stato di insularità e dei relativi svantaggi strutturali e permanenti. Il parere della giunta su questo ordine del giorno è stato negativo.  

Sull’ordine del giorno sono intervenuti: Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna)che ha sottolineato l’importanza del tema che si vuole affrontare in questo ordine del giorno, Michele Cossa (Riformatori sardi)che ha detto che questo ordine del giorno ha il pregio di risollevare il problema della rinegoziazione, Mario Floris (Misto) che ha espresso delusione per il parere contrario espresso dalla giunta. L’ex presidente della Regione ha ribadito che bisogna riaprire la vertenza Sardegna e che la Sardegna deve liberarsi di una giunta di professori convinta che bisogna evitare ogni conflittualità con Roma. E’ poi intervenuto Ugo Cappellacci (FI) che ha espresso stupore per il parere negativo della giunta sul provvedimento. Pietro Cocco (Pd) ha detto che voterà no perché l’argomento è talmente importante che merita ben altro che un ordine del giorno e ha auspicato che l’argomento sia affrontato al più presto dal Consiglio. Angelo Carta (Psd’Az) sono d’accordo che gli ordini del giorno sono carta straccia ma approvarlo sarebbe stata un’occasione per esprime una volontà del Consiglio sull’argomento. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha ammesso  che un odg rappresenta poco, ma il parere del centrosinistra doveva essere positivo.

Mario Floris ha ritirato l’ordine del giorno.

Dopo il ritiro dell’ordine del giorno il presidente Ganau ha messo in votazione il DL 291/A. Per dichiarazione di voto sono intervenuti: 

Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha dichiarato che questo provvedimento è un’ingiustizia sociale. Sarà un incubo per i sardi. L’auspicio è di trovare una maggioranza più aperta al confronto

Michele Cossa (Riformatori sardi) che ha detto che questo è un provvedimento di straordinaria gravità che avrà un devastante effetto depressivo dell’economia. Noi scenderemo in piazza per impedire che questo crimine contro i sardi sia portato a termine.

Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha aggiunto che “il dado è tratto”, la maggioranza ha deciso che la pressione fiscale aumenta, vi prenderete tutte le responsabilità. Noi da domani metteremo in campo ogni iniziativa per far conoscere ai sardi cosa avete fatto.

Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha detto che il premier Renzi ha appena annunciato agli italiani  che viene abbassata l’imposizione fiscale, invece in  Sardegna la pressione fiscale aumenta. I sardi sono cittadini di serie B. E’ una sconfitta per la Sardegna.  

Antonello Peru (Forza Italia Sardegna) che ha sottolineato che questo disegno di legge è la peggiore soluzione per risolvere i problemi della sanità.

Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari socialisti) che ha chiesto a tutti senso di responsabilità. E’ un provvedimento impopolare ma che serve ad arginare il disavanzo sanitario.

Roberto Desini (sovranità, democrazia e lavoro) ha detto che oggi è stato uno dei giorni più difficili da quando è in Consiglio regionale. Questo provvedimento è contrario a quello che sto facendo nel mio comune, ma capisco che chi governa deve prendere delle responsabilità. Roberto Desini ha fatto un appello al Presidente Pigliaru: noi oggi stiamo approvando un provvedimento che non vorremmo approvare, chiediamo che il nostro presidente adotti i provvedimenti necessari per creare una sanità migliore.

Alberto Randazzo (Forza Italia) ha dichiarato il voto contrario al disegno di legge e ha  chiesto al presidente se sono pervenuti emendamenti al Dl 293.

Il presidente Ganau  ha risposto che sono stati presentati 212 emendamenti.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha dichiarato il voto contrario alla legge. 

Il disegno di legge, messo in votazione con voto elettronico palese, è stato approvato (votanti 50, sì 31, no 19).

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Consiglio regionale 3 copia

E’ iniziato stamane, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge 291/A “Disposizioni urgenti in materia fiscale”. Il provvedimento della Giunta è stato approvato dalla Terza commissione nella seduta del 15 dicembre 2015 con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza, il voto contrario dei gruppi di opposizione e l’astensione del consigliere regionale Busia. L’obiettivo è la  rimodulazione dell’addizionale regionale Irpef per dare copertura al disavanzo riscontrato in ambito sanitario.

Dopo gli adempimenti di rito, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto di sapere dalla giunta se, come riportato dalla stampa, avevano intenzione di presentare emendamenti al testo. Il presidente Ganau ha risposto che ne sono stati presentati 170 e che erano in fase di distribuzione. Marco Tedde (FI), sull’ordine dei lavori, ha ribadito la  necessità di sapere tempestivamente, quando viene convocato il Consiglio, l’ordine del giorno. Tedde ha anche ricordato che c’è una sentenza della Corte costituzionale che  vieta alle regioni  di approvare  aumenti di aliquote Irpef se non sono collegate all’economia. Il presidente Ganau, sul primo punto posto dal consigliere Tedde,  ha risposto che l’ordine del giorno era stato comunicato ai capigruppo al momento di decidere la data della seduta odierna.

Ha poi preso la parola il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni che ha parlato di “atto forzato e illegittimo” e ha chiesto il rinvio del DL 291 in commissione. Per Dedoni è  opportuno che il Consiglio rifletta prima di fare atti irreversibili e illegali.  A favore della proposta di Dedoni si è espresso il capogruppo di FI  Pietro Pittalis che ha detto che il Consiglio si sta arrogando  competenze che non sono previste in legge, quindi questa legge sarà impugnata e il problema del disavanzo non sarà risolto. Pittalis ha detto di essere d’accordo con il parere della collega Busia e che non è utile porsi in una situazione illegittima. Il capogruppo di Forza Italia ha fatto un appello alla presidenza del Consiglio per evitare che sia approvato un provvedimento palesemente in violazione di norme statali.  Il capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro Roberto Desini ha chiesto di sospendere i lavori per 20 minuti. Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu ha detto di essere favorevole a riportare il DL in commissione perché  è un provvedimento iniquo e ingiusto. Per Angelo Carta (Psd’az) il ritorno del DL 291 in commissione gioverà ai lavori del Consiglio. Di parere contrario il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha detto che i lavori devono procedere, perché  il provvedimento è stato già approvato in commissione. Annamaria Busia (Sovranità, Democrazia e Lavoro), sottolineando che non c’è nessuno spirito polemico, ha ribadito che sarebbe utile fare ulteriori approfondimenti, anche alla luce delle ultime risoluzioni approvate. Pertanto, la consigliera ha dichiarato di fare proprie le osservazioni fatte dall’opposizione e ha detto che è assolutamente necessario un approfondimento in commissione. Antonio Gaia (Cristiano popolari socialisti) ha detto di condividere le osservazioni fatte dalla consigliera  Busia e ha chiesto un parere dell’assessore. L’aula ha bocciato la richiesta di rinvio in commissione del provvedimento.

Il presidente ha poi messo in votazione la proposta di sospendere la seduta: i Lavori sono sospesi per 15 minuti.

Il relatore della maggioranza, Franco Sabatini (Pd), ha evidenziato le ormai croniche difficoltà dei diversi governi regionali che si sono succeduti, nel mettere un argine alla spesa sanitaria nell’Isola che ha registrato una crescita costante. Il presidente della commissione Bilancio ha quindi sottolineato le responsabilità diffuse nel mancato rientro del disavanzo sanitario e non ha nascosto le difficoltà del contingente momento politico: «Siamo di fronte ad una situazione gravissima e difficilissima».

A giudizio di Sabatini la scelta della maggioranza di procedere con l’innalzamento dell’aliquota Irpef è necessitata dai cinque anni di disavanzo in sanità che hanno caratterizzato il governo del centrodestra in Regione. «Il problema – ha dichiarato l’esponente del Pd – è che per le coperture di questi disavanzi si sono praticati tagli che hanno riguardato in maggior misura i capitoli di spesa riferiti alle politiche sociali e cioè si sono ridotti fondi e stanziamenti destinate alle fasce più deboli della popolazione». «Oggi – ha proseguito il consigliere ogliastrino – assumiamo responsabilmente la decisione di innalzare l’aliquota Irpef  per preservare le fasce più deboli e addirittura a queste riduciamo le tasse mentre chiediamo uno sforzo maggiore a chi ha di più». 

Franco Sabatini ha quindi ricordato che insieme con la manovra Irpef si propone un piano di rientro del debito in sanità e una serie di riforme  che metteranno alla prova il Consiglio. «E’ una sfida importante – ha dichiarato il presidente della Terza commissione – perché assumiamo l’impegno di mettere sotto controllo la spesa sanitaria in Sardegna».

Franco Sabatini ha auspicato una riduzione della spesa del personale, una spesa farmaceutica “controllata” e con la rapida istituzione della centrale unica d’appalto:  «Non si può pensare di mettere sotto controllo la spesa solo con le modifiche organizzative o con il piano sanitario».

Il relatore della minoranza, Christian Solinas (Psd’Az), ha rappresentato l’approccio con il quale le forze della minoranza hanno affrontato il tema del deficit in sanità («non ci interessa andare a rincorrere responsabilità vere o presunte del passato») ed ha sottolineato che «la preoccupazione è stata quella di affrontare il tema del contenimento della spesa e del disavanzo, insieme con una pluralità di interventi strutturali». L’esponente sardista ha quindi insistito sulle difficoltà della minoranza nell’avere a disposizione la documentazione relativa al deficit della sanità sarda e all’annunciato piano di rientro del disavanzo.

A giudizio di Christian Solinas il provvedimento proposto dall’esecutivo non è in linea con le norme nazionali e contrasta con le indicazioni del ministero dell’Economia («sostiene che la maggiorazione dell’aliquota Irpef non possa superare lo 0.5%») ed anche con il novellato articolo 10 dello Statuto sardo («le modificazioni possono intervenire per interventi destinati allo  sviluppo dell’Isola mentre la proposta della giunta è rivolta solo a dare una copertura al disavanzo della sanità»).

«Da tutto l’insieme – ha dichiarato il consigliere dei Quattro Mori – emerge la preoccupazione che questo strumento non sia applicabile e non risolva il problema del deficit della sanità ma che si traduce nel tentativo di far pagare le deficienze del sistema sanitario ai contribuenti sardi»

«Il richiamo che formuliamo – ha concluso Christian Solinas – è ripensare il provvedimento e ritirare questa proposta per evitare che i cittadini paghino due volte l’inefficienza della sanità sarda, come pazienti e come contribuenti».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sul contenuto del provvedimento. «Si utilizza il comma 3 dell’articolo 29 della Finanziaria regionale per consentire il piano di rientro. Si fa però riferimento alla normativa nazionale senza essere commissariati – ha detto Locci – la Giunta decide di far sostenere ai sardi tutto il peso della copertura del deficit della Sanità anche se le leggi nazionali consentono di accedere a fondi statali. Noi, invece, anche per le scelte fatte in passato, decidiamo di caricarci sulle spalle tutto il peso del piano di rientro».

Locci ha quindi criticato la decisione di aumentare le tasse per pagare il disavanzo: «Non sappiamo ancora se questo piano sarà sottoposto all’attenzione del ministero della Salute – ha rimarcato il consigliere di minoranza – riteniamo che non ci sia un’azione convinta per la riduzione della spesa. Dire che è fuori controllo senza intervenire sugli sprechi non serve: vanno cambiati l’azione di governo e i meccanismi di controllo».

Critico anche l’intervento del consigliere Giuseppino Pinna (Udc). «In altri tempi con provvedimenti simili avremmo assistito a un vero linciaggio politico – ha detto Pinna – oggi invece si sta in silenzio come se venisse somministrato ai sardi un farmaco purificatore».

Secondo l’esponente dell’Udc la situazione, in oltre un anno di governo del centrosinistra, è peggiorata. «Nonostante i proclami – ha concluso Pinna – non si intravedono barlumi di miglioramento. Questo provvedimento è una tassa sul lavoro. L’aumento della pressione fiscale è di competenza nazionale, prima di fare figuracce è opportuno verificare con certezza altre opportunità per la copertura del disavanzo».

Per il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) non si può continuare a chiedere sacrifici ai sardi. «La gente si sarebbe attesa altre decisioni dalla Giunta dei professori – ha sottolineato Tocco – con queste decisioni non si fa altro che incattivire i cittadini contro la politica. Di fatto si applicherà l’Irap sulle perdite delle attività commerciali».

Alessandra Zedda (Forza Italia), in apertura del suo intervento, ha ammonito l’Aula sulle “difficoltà giuridiche” a cui potrebbe andare incontro il provvedimento.

Poi ha attaccato il centrosinistra sulle decisioni assunte in passato: «La madre di tutti i problemi è l’accordo fatto da Soru con Prodi che ha portato la sanità a totale carico della Regione – ha detto la consigliera azzurra – è vero che noi, in passato, abbiamo creato disavanzo ma in ogni caso non abbiamo fatto ricorso alle tasse. Il deficit lo abbiamo coperto con la riduzione storica dell’Irap».

Alessandra Zedda ha poi accusato la Giunta di aver fatto un “accordo-patacca” con il Governo: «I risultati sono più tasse e azioni non risolutive. L’annunciata riforma della sanità è ancora nebulosa, l’unico atto significativo è il prolungamento dei commissari, anche di quelli che hanno contribuito ad aumentare la spesa».

L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato anche le mancate risposte della Giunta sul fronte dei trasporti e accusato la maggioranza di favorire gli sprechi: «Non voteremo questo piano di risanamento perché è una rapina per i sardi».

Ignazio Tatti (Udc Sardegna) ha detto che è assurdo che nella stessa giornata si chiedano ulteriori sacrifici ai sardi e subito dopo siano prorogati i commissari delle Asl, che sono tra gli artefici di questa situazione. Il giudizio del consigliere Tatti su questo provvedimento è decisamente negativo. Da una parte si chiedono soldi ai sardi, si vogliono far crescere le tasse, si aumentano i sacrifici e dall’altra  gli sprechi continuano ad aumentare. Una situazione insostenibile che tartassa una regione già in ginocchio.

Il vice presidente Antonello Peru ha poi dato la parola a Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che non ha usato mezzi termini:  questo DL è uno sconcio, ed è un’ingiustizia autentica. Per Crisponi è grottesco che Pigliaru e Paci, dopo tanti proclami,  colpiscano l’impresa. Irpef e Irap sono medaglie che la giunta si mette al collo per risanare la sanità. Anziché dare premi agli imprenditori che riescono a stare in piedi in questo periodo di crisi, la giunta entra a gamba tesa chiedendo nuovi balzelli. Crisponi stigmatizza anche il comportamento di questa giunta che con arroganza aggiunge una zavorra ulteriore alla competitività delle imprese. Si tratta di un’operazione maldestra che contribuisce alla devastazione economica del territorio. 

Per Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) questo DL rappresenta “un tentativo di rapina a mano alzata” deciso da una “giunta sanguisuga” nei confronti della comunità sarda. Tedde si è soffermato a lungo sul metodo utilizzato dalla giunta regionale che, nonostante l’obiettivo della Trasparenza contenuto nel programma del presidente Pigliaru, fa calare dall’alto provvedimenti dell’ultima ora non sentendo le parti sociali, i sindacati, le associazioni di categoria. Inoltre, nel programma del presidente della Regione, l’obiettivo era quello di ridurre gli sprechi, di arginare la spesa sanitaria e di perseguire efficienza. Tutti obiettivi miseramente naufragati.

Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto di svolgere il più difficile degli interventi, perché costretto a constatare che la giunta comunica al popolo sardo che tutto quello su cui è basato il proprio programma è drammaticamente fallito. Per Tunis, nel momento attuale, drenare anche un solo euro ai sardi è un’ingiustizia gravissima tanto più che è stata decisa per appagare la superbia intellettuale dell’esecutivo. Il consigliere di FI ha accusato la giunta di spingere la Sardegna in un tunnel e questo DL è una rapina, è  un atto meschino che ruba i soldi ai sardi. Quindi, non solo si vogliono drenare soldi, ma si vuole drenare anche la speranza. Tunis ha chiesto ai colleghi della maggioranza di ribellarsi, di dire alla giunta che non siete d’accordo a essere complici. Perché non ci sono giustificazioni. In finanziaria la maggioranza aveva detto che  le tasse sarebbero diminuite, invece i balzelli continuano ad aumentare.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi), rivolgendo parole di apprezzamento per l’intervento del collega di partito e di gruppo Stefano Tunis ha chiesto polemicamente il sostegno dei colleghi della maggioranza «per far comprendere alla Giunta che l’aumento dell’aliquota Irpef non risolverà il problema del deficit in sanità ma distruggerà i precari equilibri di bilancio nelle famiglie e nelle imprese».

L’esponente della minoranza ha ricordato la precedente esperienza di assessore del Bilancio, dell’attuale presidente della Regione, e citando la favola della rana e dello scorpione  ha dichiarato: «La rana tradita dallo scorpione è il popolo sardo mentre lo scorpione che l’ha punta dopo averne ricevuto l’aiuto è la Giunta regionale che tradisce la fiducia ricevuta dal popolo sardo per governare la Sardegna».

Sul tema del risanamento dei conti nella sanità, Oscar Cherchi ha auspicato un confronto approfondito ma ha dichiarato: «E’ vero però che dopo due anni di governo del centrosinistra i risultati attesi non si sono registrati e la maggioranza chiede al Consiglio un’ulteriore proroga dei commissari delle Asl».

«Questa è una maggioranza in confusione – ha concluso Oscar Cherchi – e forse l’unica possibilità per il rilancio dell’azione amministrativa è rappresentato dal rimpasto in Giunta che sembra imminente».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha accusato l’assessore del Bilancio di «essersi lasciato andare a dichiarazioni fuori dalle righe quando ha parlato di casse regionale devastate dal centrodestra e di spesa sanitaria per troppi anni senza controllo».  «Se quelle affermazioni fossero vere – ha spiegato Cossa – il governo nazionale avrebbe commissariato la Regione, così come è vero invece che in sanità i disavanzi vanno obbligatoriamente coperti entro l’anno successivo».

Il consigliere della minoranza ha quindi elencato una serie di dati che, a suo giudizio, evidenziano come la spesa sanitaria sia cresciuta negli anni di governo del presidente Soru ed ha accusato l’assessore Paci di aver provocato una “catastrofe” nella sanità sarda con la riduzione degli stanziamenti nello scorso esercizio. «Perché l’assessore Paci non ha tagliato gli sprechi nel 2014? – ha insistito Cossa – e che cosa ha ridimensionato nel 2015? Non certo la spesa per le consulenze e le convenzioni che continuano a proliferare». Michele Cossa ha quindi concluso elencando una serie di esempi che dimostrerebbero la mancanza di volontà dell’esecutivo nel ridurre la spesa («perché ad Igea si fanno nuove assunzioni?») e che confermerebbero invece la volontà del centrosinistra di «aumentare le tasse non già per risanare i bilanci della sanità ma per finanziare nuova spesa pubblica».

Il consigliere del Pd, Gigi Ruggeri, ha dichiarato di apprezzare l’intervento del relatore della minoranza,  Christian Solinas, «perché ha svolto considerazioni di natura tecnica e non è entrato nel merito del disavanzo della sanità, né sulle sue case e sulle responsabilità». «Si assiste in quest’Aula – ha proseguito il consigliere della minoranza – ad un’inversione delle responsabilità e si danno dati confusi e fuorvianti che mettono sullo stesso piano “lo stanziato” piuttosto che il “determinato” dal Cipe». Ruggeri ha contestato le affermazioni del collega Cossa («ai tempi della Dirindin non c’era il disavanzo mostruoso di cui si parla e nel 2014 con i commissari abbiamo ridotto il trend di crescita del fondo sanitario regionale»).

L’esponente dei democratici ha escluso inoltre che i problemi della sanità sarda possano ricondursi all’intesa istituzionale del 2007 Soru-Prodi ed ha evidenziato che con il provvedimento in discussione non si sta “pagando” il fabbisogno sanitario nuovo ma che si è fatto emergere il debito degli anni passati.

«La differenza tra noi e voi – ha concluso Ruggeri – è che voi avete rinunciato a governare i processi strutturali della crescita della spesa sanitaria mentre noi li affrontiamo per risolverli ed evitiamo dunque di mettere la polvere sotto il tappeto come ha fatto chi ci ha preceduto.»

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fd’I) ha riproposto la critica per la carenza di documentazione nella disponibilità dei consiglieri della minoranza ed ha ribadito contrarietà per la riproposizioni di modifiche da parte dell’esecutivo tali da stravolgere il testo in discussione in Aula.

L’esponente del Misto ha quindi riaffermato dubbi sulla legittimità della norma che si propone di aumentare l’aliquota Irpef  ed ha sottolineato il rischio «di proceder con l’approvazione di una legge impopolare e che non produrrà risultati ma che genererà conflitti e ricorsi che non faranno entrare nelle casse regionali le risorse utili per ripianare il debito della sanità».

«Nei due anni del vostro governo – ha concluso Truzzu – non avete posto rimedio all’ingerenza della politica nella sanità né avete revisionato la spesa ma in compenso avete sbagliato la programmazione e nell’assestamento non sono arrivate le risorse e così mettete le mani nelle tasche dei sardi mentre continuano le consulenze gli sprechi.»

Il consigliere Gianni Lampis (Fd’I) ha definito “coraggiosa” la scelta della maggioranza di portare in aula un provvedimento di “macelleria sociale”.

«La Giunta mette le mani in tasca ai sardi – ha detto Lampis . avete scelto il modo più semplice per coprire il disavanzo. Attribuite la colpa a chi vi ha preceduto ma riproponete gli stessi errori: il deficit non è diminuito in questa legislatura, l’azione dei commissari delle Asl non è stata efficace.»

Secondo l’esponente di FdI il provvedimento non farà altro che aggravare una situazione resa già difficile dalla crisi. «Si poteva scegliere un’altra strada – ha insistito Lampis – noi eravamo disponibili a dare un nostro contributo ma voi avete optato per una scelta muscolare. Risparmiate questo nuovo balzello ai sardi perché altrimenti la condanna sarà inevitabile.»

Per Alberto Randazzo (Forza Italia) le percentuali di aumento dell’Irpef fanno pensare a una regione ricca. «Viste le tabelle dell’Agenzia delle Entrate – ha detto Randazzo – Bolzano applica aliquote più basse della Sardegna».

L’esponente di Forza Italia ha poi criticato l’azione di governo della maggioranza: «Si chiedono sacrifici ai sardi  poi però si approvano provvedimenti per il reddito di cittadinanza (legge sperimentale per 5000 famiglie licenziata ieri in Commissione Sanità) – ha rimarcato il consigliere azzurro – ammiro il Governo nazionale che prima di deliberare altre tasse incide sulla spending review». Il consigliere azzurro ha quindi stigmatizzato il mancato contenimento della spesa pubblica: «Apprendiamo di nuovi concorsi all’Igea, dell’aumento delle cooperative sociali a Sassari, di mille nuove assunzioni ad Abbanoa, i giornali ci svelano gli sprechi delle Asl, con presidi ospedalieri dove giacciono attrezzature per 30 milioni di euro. Se si decide di risparmiare su queste voci – ha concluso Randazzo – noi siamo pronti a fare una battaglia comune per chiedere allo Stato di dare alla Sardegna risorse aggiuntive».

Fuori dal coro, tra i banchi della maggioranza, l’intervento della consigliera del PD Daniela Forma che ha definito “non indolore” il provvedimento varato dalla Giunta  per far fronte al disavanzo della sanità.

«All’aumento della spesa non corrisponde un miglioramento del sistema, i costi sono ormai diventati insostenibili – ha detto Forma – non può passare il messaggio che cittadini e imprese debbano far fronte alle inefficienze del sistema pubblico».

La consigliera del Partito Democratico ha quindi auspicato un giro di vite nel contenimento della spesa pubblica: «Se è vero che non è possibile fare tagli e risparmi immediati è altrettanto chiaro che si possono cercare soluzioni per rimettere in equilibrio il sistema e rimediare ai debiti pregressi – ha sottolineato Daniela Forma – l’intervento su Irap e Irpef frena invece la possibilità di inserirsi nel clima di ripresa economica che cominciava a respirarsi anche in Sardegna».

Forma ha poi parlato di “responsabilità trasversali” nell’attuazione di politiche che negli anni hanno favorito la creazione di “stipendifici” e contribuito ad “ingrossare il settore pubblico”. «Non siamo più in grado di farci carico di queste pretese,  occorre trovare le soluzioni per il contenimento della spesa all’interno del sistema regionale. Ho provato a portare queste considerazioni all’interno della mia maggioranza chiedendo di verificare, per esempio, i 600 milioni di euro destinato al  Fondo Unico per gli Enti Locali, ma sembra un tabù. Pur essendo contraria a questo provvedimento non mi tirerò indietro – ha concluso Daniela Forma – ma non mi si chiami più ad avallare scelte come questa».

Consiglio regionale 2 copia

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THotel 42 copia

Giovedì 26 novembre, al THotel di Cagliari, alle ore 17,30 si svolgerà il convegno “Salvare una vita si può…entro cinque minuti”, organizzato dal Centro Democratico Sardegna e dall’EMD 118 Sardegna.

L’incontro, che ha come tema la cardio-protezione con l’utilizzo del defibrillatore, sarà coordinato dal capogruppo in Consiglio regionale, Roberto Desini, e vedrà la partecipazione di numerosi esperti del mondo sportivo e della sanità.

Al dibattito sono previsti gli interventi del presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, dell’onorevole Roberto Capelli (parlamentare alla Camera dei deputati), di Andrea Delpin, presidente Comitato regionale Sardegna FIGC, di Maurizio Siddi, presidente del Comitato provinciale di Cagliari del Centro sportivo italiano, dell’onorevole Annamaria Busia (consigliera regionale del Centro Democratico Sardegna), del responsabile Italia EMD 118, Simone Madiai, di Luigi Cadeddu (membro del Comitato scientifico Società nazionale salvamento) e di Simona Buono, responsabile Sardegna dell’EMD 118.

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Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Sono iniziate oggi nella III commissione del Consiglio regionale, presieduta da Franco Sabatini (Pd), il ciclo di audizioni sulle proposte e il disegno di legge tendenti all’istituzione dell’agenzia sarda delle Entrate.

Franciscu Sedda, in rappresentanza del comitato “Fiocco Verde”, l’organizzazione che nel 2012 ha presentato la proposta di legge di iniziativa popolare n. 5 Proposta di istituzione e disciplina del servizio di riscossione dei tributi e di altre entrate nella Regione autonoma della Sardegna, ai sensi degli articoli 5, 6, 7, 8 e 9 
della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3” ha evidenziato, in apertura del suo intervento, il sostegno trasversale registrato per l’iniziativa che è stata supportata da 31.000 sottoscrittori e da circa 100 ordini del giorno approvati nei diversi Comuni dell’Isola. Sedda ha ribadito la validità della proposta a suo tempo presentata in Consiglio regionale ma ha riconosciuto nel disegno di legge n. 246, approvato dalla Giunta lo scorso 3 agosto, una sintesi efficace ed un testo adeguato per raggiungere gli obiettivi che hanno caratterizzato l’iniziativa di “Fiocco Verde”. «Invertire i flussi di tutti i tributi compartecipati dalla Regione – ha dichiarato il segretario del Partito dei sardi – nel senso di procedere con la riscossione in Sardegna e il trasferimento della quota parte dovuta allo Stato, è tra questi, insieme con il raggiungimento della certezza delle risorse a disposizione della nostra Regione».

Franciscu Sedda ha quindi affermato che una esperienza analoga a quella che si propone con la costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate ha avuto successo nella Regione Friuli, anche per ciò che attiene la riscossione dei tributi per conto delle amministrazioni locali.

Un’ulteriore positiva novità, a giudizio di Sedda, è rappresentato dalla prevista istituzione della ragioneria generale sarda e dal costo non eccesivo della struttura dell’agenzia sarda dell’entrate, stimato in circa 2 milioni di euro annui e con una dotazione organica pari a venti unità.

«Auspico – ha dichiarato il coordinatore di Fiocco Verde – che non si indietreggi rispetto al testo proposto dalla Giunta e mi auguro che la legge per le entrate sarde sia approvata dal Consiglio prima della fine dell’anno così da essere operativi a partire dal 2016».

Dopo quella di Sedda, erano in programma le audizioni dei rappresentanti di Anci e Cal che a causa di una serie di impegni concomitanti hanno inoltrato richiesta al presidente Sabatini per la concessione del rinvio alla prossima settima delle rispettive audizioni.

Audizioni disertate invece dai sindaci di Cagliari, Sassari, Nuoro, Tempio, Lanusei, Tortolì, Carbonia, Villacidro e Sanluri. A fronte di tale assenze, il presidente della commissione Franco Sabatini ha dichiarato: «Prendo atto che i sindaci non hanno raccolto l’invito formulato dalla Terza commissione ma confermo la volontà di procedere speditamente e con maggiore determinazione verso l’approvazione del provvedimento che istituisce l’agenzia sarda delle entrate». Sulla mancata partecipazione dei primi cittadini delle città capoluogo delle vecchie province hanno espresso rilievi critici anche la consigliera del Centro democratico, Annamaria Busia («dispiace che non sia stata colta l’opportunità offerta per un confronto su un tema così importante») e il consigliere del Pd, Walter Piscedda («assistiamo a comportamenti non troppo piacevoli tra rappresentanti delle istituzioni»).

Ninni Chessa e Gianfranco Montis, sono invece intervenuti in rappresentanza delle rispettive amministrazioni di Olbia e Iglesias, dove entrambi ricoprono l’incarico di assessore al Bilancio.

Chessa e Montis hanno espresso favore all’istituzione dell’agenzia sarda delle entrate ed hanno incentrato i loro interventi sul problema della riscossione dei tributi locali e sul servizio reso da Equitalia. A tale proposito, in vista della scadenza del 31 dicembre 2015 (data oltre la quale non sarà possibile per gli Enti locali avvalersi del servizio di riscossione di Equitalia) gli assessori Chessa e Montis hanno formulato l’auspicio che tale compito possa essere svolto con maggiore efficacia, correttezza e trasparenza dalla istituenda agenzia sarda ed hanno rimarcato l’inopportunità di una parcellizzazione del servizio di riscossione dei tributi in Sardegna.

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Anna Maria Busia 81 copia

Annamaria Busia, responsabile nazionale Giustizia del Centro Democratico e consigliera regionale, esprime contrarietà all’ipotesi di soppressione degli uffici della Corte d’Appello di Sassari.

«Chiudere la Corte d’Appello di Sassari – dice Annamaria Busia – sarebbe un atto gravissimo, con ripercussioni negative su l’intero sistema giudiziario e carcerario sardo.»

«È impensabile che, in un momento storico come questo, in cui la Sardegna viene via via trasformata nell’Isola dei detenuti, il Ministero anziché potenziare servizi e organici, pensi di cancellare uffici strategici e indispensabili come la Corte d’Appello di Sassari – aggiunge Annamaria Busia -. La struttura sassarese svolge dei compiti e una mole di lavoro essenziali per il buon funzionamento del sistema giudiziario in Sardegna. Non si pensi solo ai servizi svolti dalla Sezione staccata della Corte d’Appello, ma anche all’enorme lavoro sviluppato dal Tribunale dei minori, e dal Tribunale di sorveglianza, considerato, appunto il forte incremento della popolazione carceraria nell’Isola.»

«Sarebbe invece auspicabile – conclude Annamaria Busia – che il Ministero si preoccupasse quanto prima di potenziare gli organici fortemente carenti sia negli uffici giudiziari sia nelle carceri sarde, risolvendo un problema che da anni sta ingessando l’intero sistema regionale e che peggiora di anno in anno, avvicinandosi sempre più velocemente al collasso.»

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Franco Sabatini 2 copia

«Sarà una sottocommissione guidata dal presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini a definire il percorso legislativo che porterà alla costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate.»

Lo ha annunciato lo stesso Sabatini al termine di una di un’audizione dell’assessore della Programmazione Raffaele Paci in cui sono stati illustrati il disegno di legge della Giunta e le proposte di legge presentate dai consiglieri regionali Annamaria Busia (Sdl) e Christian Solinas (Psd’Az); sulla materia è stata presentata, infine, una proposta di iniziativa popolare.

La sottocommissione che all’unanimità abbiamo deciso di costituire, ha poi spiegato Sabatini, «avrà il compito di definire i passaggi successivi del provvedimento e decidere, in particolare, se mettere a punto un testo-base unificato o procedere con l’esame comparato delle diverse proposte; del nuovo organismo faranno parte lo stesso assessore Paci, i firmatari delle due proposte di legge consiliari, ed i consiglieri Gianfranco Congiu (Pds) ed Alessandra Zedda (Forza Italia)».

«Nello stesso tempo – ha aggiunto il presidente della commissione – predisporremo un calendario di audizioni sentendo, fra gli altri, i rappresentanti del mondo delle imprese e delle associazioni dei contribuenti». «Per noi, inoltre, sarà molto importante il contributo dell’Anci perché il sistema della riscossione dei tributi locali ora affidato ad Equitalia è destinato a cambiare dal 31 dicembre del 2016; i Comuni potranno assegnare la riscossione all’esterno attraverso bandi specifici o all’Agenzia sarda delle entrate, se costituita».

«La materia che stiamo esaminando – ha concluso il presidente Sabatini – è di grande rilevanza per la nostra Regione e presenta aspetti complessi e delicati anche dal punto di vista tecnico-giuridico, senza dimenticare che, sul piano politico, si affianca ad una fase importante della vertenza entrate che proprio in questi giorni vede impegnati la Giunta regionale ed il ministero dell’Economia.»

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Riprenderanno la prossima settimana i lavori  delle commissioni permanenti del Consiglio regionale. Questo il calendario delle sedute:

Martedì 27 ottobre, alle 9.30, in Seconda Commissione “Lavoro, Cultura e Formazione professionale”, presieduta da Gavino Manca, è in programma l’audizione degli assessori della Programmazione e del personale sulle problematiche del precariato. All’ordine del giorno anche l’esame del D.L n.176 sul riordino degli Enti locali per il parere di competenza.

I lavori della Commissione proseguiranno giovedì 29 ottobre: all’attenzione dei commissari, la delibera della Giunta regionale sui criteri e le modalità per l’attribuzione dei contributi alle emittenti televisive locali previsti dalla legge regionale n.12 del 2015.

Alle 10.00, la Terza Commissione “Bilancio”, presieduta da Franco Sabatini, inizierà l’esame delle diverse proposte di istituzione dell’Agenzia Sarda delle Entrate. Quattro i documenti all’attenzione dell’organismo consiliare: il disegno di legge della Giunta n. 246, la proposta di legge n. 187 del centrodestra (primo firmatario), la n.145, presentata dai consiglieri del Centro Democratico Annamaria Busia e Roberto Desini e la proposta di legge di iniziativa popolare n. 5 presentata nel 2012 dal comitato promotore “Associazione ricerca e progetto”. All’ordine del giorno anche il parere di competenza sul disegno di legge n.172 (Interventi urgenti a favore dei privati e delle attività produttive danneggiati a seguito di eventi calamitosi in Sardegna – Manovra finanziaria 2015-2017).

Sempre martedì 27 ottobre, ma nel pomeriggio, alle 15.30, si riuniranno la Prima, la Quarta e la Quinta Commissione.

La Commissione “Autonomia”, presieduta da Francesco Agus, proseguirà la discussione sul disegno di legge di riordino degli Enti locali.

La Commissione “Governo del Territorio”, guidata da Antonio Solinas, sentirà l’assessore ai trasporti Massimo Deiana sul D.L. n. 267 (Riconoscimento passività pregresse Arst). All’ordine del giorno anche il parere sul D.L. n.176 (Riordino degli Enti Locali) e l’esame del D.L n. 218 (Legge Forestale). Su quest’ultimo provvedimento, l’organismo consiliare ha programmato anche l’audizione del Direttore Generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Sardegna che si terrà mercoledì 28 ottobre, alle 10.00,

La Commissione “Attività produttive”, presieduta da Luigi Lotto, proseguirà invece l’esame del Testo Unico sull’Energia: prevista l’audizione delle Associazioni di categoria degli artigiani. In programma anche la discussione del P/77 “Fondo di capitale di rischio (venture capital) per investimenti in equità per la creazione e lo sviluppo di imprese innovative – PO FESR Sardegna 2014-2020. Direttive di attuazione” e il parere di competenza al disegno di legge di riordino degli Enti Locali.

Mercoledì 28 ottobre, alle 9.30, è convocata, infine, la Sesta Commissione “Sanità” per l’approvazione definitiva del DL 172 (Interventi urgenti a favore dei privati e delle attività produttive danneggiati a seguito di eventi calamitosi in Sardegna (Manovra finanziaria 2015-2017) e per il parere di competenza sul Disegno di legge di riordino degli Enti locali.

         I lavori della Commissione presieduta da Raimondo Perra, proseguiranno nel pomeriggio, alle 16.30 con le audizioni del Direttore scolastico regionale, del Presidente dell’Ordine degli Psicologi e dell’Associazione Onlus Neuropsicopedagogia sul Testo Unico sulla dislessia.

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Palazzo del Consiglio regionale A

I consiglieri regionali di Sinistra Ecologia e Libertà, Luca Pizzuto, Daniele Cocco, Francesco Agus e Eugenio Lai, unitamente ai consiglieri regionali Emilio Usula, Paolo Zedda, Valter Piscedda, Annamaria Busia e Roberto Desini, hanno presentato nei giorni scorsi un’interrogazione e una mozione in Consiglio regionale per chiedere al presidente Pigliaru e alla Giunta un intervento presso il Governo nazionale e il ministero della Difesa in relazione alla fase operativa dell’operazione “Trident Juncture 2015” che prenderà il via domani 22 ottobre principalmente presso il poligono militare di Capo Teulada, la più massiccia esercitazione militare dopo la guerra fredda, che coinvolgerà 30 Paesi, 36.000 uomini, 60 tra navi e sottomarini e circa 140 aeromobili: una vera e propria guerra simulata che si svolgerà in terra, mare e cielo tra Italia, Spagna e Portogallo.

Stamane presso il Consiglio regionale si è tenuta la conferenza stampa per precisare i punti e le richieste al presidente Pigliaru e la sua Giunta: «Riteniamo che, benché si tratti di temi di carattere internazionale e in capo al ministero della Difesa, sia necessario ribadire che la Sardegna è una Regione di pace e che, pur dovendo contribuire alle direttive militari nazionali e internazionali, si debba tenere conto della volontà di tutti quei cittadini e associazioni sarde che non vogliono più essere soggetti passivi rispetto alle decisioni sull’uso del proprio territorio. Chiediamo che la Regione Sardegna, tramite atti e interlocuzioni formali, blocchi o attenui l’impatto di queste operazioni e richieda formalmente al Governo che tipo di implicazioni sociali, economiche e ambientali avrà la Trident Juncture sui territori interessati. Con questa mozione – dichiarano ancora i firmatari – vogliamo portare all’attenzione della Giunta e del Presidente anche l’annosa questione delle servitù militari e chiedere conto dell’attuazione dell’ordine del giorno n. 9 approvato dal Consiglio il 17 giugno 2014».

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Anna Maria Busia 81 copia

Diritti negati ai detenuti sardi affetti da patologie psichiche reduci dagli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) e destinati, per legge, a un’accoglienza nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS). «I pazienti sardi – denuncia Annamaria Busia, consigliera regionale e responsabile nazionale Giustizia del Centro Democratico – non possono essere accolti nella REMS di Capoterra perché i posti disponibili sono occupati da pazienti residenti nella Penisola, in violazione di un accordo istituzionale siglato il 24 febbraio 2015 dalla Conferenza Unificata, che impone l’applicazione del principio di territorialità per il recupero dei pazienti già internati negli OPG».

Una violazione paradossalmente giustificata dal ministero della Giustizia che, in risposta a una diffida inviata da Annamaria Busia al DAP, proprio per intimare la corretta applicazione dell’accordo sancito in sede di Conferenza Unificata, spiega testualmente che, «pur riassegnando i pazienti non residenti nella regione Sardegna in strutture residenziali di altra regione, la REMS di Capoterra non sarebbe comunque in grado di accogliere i propri pazienti, avendo la struttura raggiunto la capacità ricettiva massima».

«La spiegazione del Ministero, arrivata con lettera firmata dal direttore generale Calogero Roberto Piscitello, conferma le disposizioni indicate dall’Accordo, ma è contraddittoria e inaccettabile nelle sue conclusioni – protesta Annamaria Busia -. Negare il principio di territorialità sancito dall’Accordo del 26 febbraio 2015 ha delle conseguenze gravissime sui diritti e sul futuro dei pazienti. La legge 81/2014, con cui è stata disposta la chiusura degli OPG e il conseguente trasferimento degli internati alle REMS, stabilisce che il percorso di recupero dei pazienti debba avvenire nel territorio di residenza degli stessi. Negando il principio di territorialità si nega ai pazienti l’inizio del corretto percorso di recupero sanitario e sociale», conclude la consigliera del Centro Democratico.

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Il Consiglio  regionale oggi ha approvato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della Prefettura di Oristano ed ha gettato le basi per un documento unitario anche per la situazione della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le mozione n.176 e 177 e interpellanza 95/A, tutte riguardanti la chiusura della Prefettura di Oristano. Il Presidente ha quindi dato la parola al consigliere del Pd Antonio Solinas, primo firmatario della mozione n.176 e dell’interpellanza 95/A.

Nel suo intervento, Antonio Solinas ha ricordato innanzitutto la sua interpellanza del dicembre scorso, immediatamente successiva al trasferimento del prefetto di Oristano, non nominato per un anno e mezzo mentre, «nel frattempo – ha aggiunto Solinas – il decreto del governo ha indicato Oristano fra le 23 Prefetture da sopprimere sul territorio nazionale, decreto che sta alla radice di una azione forte della Giunta, poi condivisa anche dalle opposizioni». Il tema di fondo, ha detto ancora il consigliere del Pd, «è quello della presenza dello Stato in Sardegna e non è un fatto localistico perché l’esperienza di questi anni alimenta le nostre preoccupazioni perché, in realtà, la razionalizzazione dei servizi pubblici ha coinvolto tutta la Sardegna e razionalizzazione ha significato spesso chiusura, dagli uffici della Banca d’Italia Bankitalia, alle caserme dei Carabinieri, dagli uffici postali ad altri presidi dello Stato». «Nell’Oristanese – ha affermato inoltre Solinas – tutto il territorio ha espresso una posizione molto ferma contro l’ulteriore ridimensionamento degli uffici statali in un contesto come quello della Sardegna mentre lo Stato mantiene le Prefetture in territori molto meno estesi e a piccola distanza dai capoluoghi; l’accorpamento con Nuoro è fatto sulla carta dove tutto è possibile però non si conosce la realtà, dato che Oristano dista da Nuoro 90 chilometri ed altri comuni fino a 140 chilometri, distanze enormi che significano costi e disagi per i cittadini». «Per questo – ha concluso – non chiediamo un ufficio distaccato ma il mantenimento della Prefettura, chiediamo che Giunta chieda a Renzi e ad Alfano di revocare il provvedimento ed aprire un negoziato di merito, a combattere una battaglia di civiltà che va fatta da tutto il Consiglio perché è una battaglia di tutta la Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che il 2 luglio del ’74 la Camera approvò l’istituzione della provincia di Oristano ed uno dei proponenti, l’on. Pietro Riccio, sostenne fra l’altro che l’accoglimento delle istanze della popolazione «dovevano rappresentare sono solo una tappa di un autentico sviluppo del territorio provinciale che merita l’amministrazione periferica dei suoi interessi». «Oggi nel 2015 – ha lamentato Cherchi – siamo tornati indietro, siamo all’ultima mannaia che cade su Oristano ma deve essere respinta da tutta la Sardegna perché delle due l’una: o le Prefetture si cancellano tutte e ragioniamo in modo differente o quella Prefettura non può essere chiusa perché svolge funzioni pubbliche fondamentali, dall’immigrazione alla protezione civile, dall’ordine pubblico alla sicurezza, per cui la preoccupazione è fortissima innanzitutto per l’immigrazione e non meno per la protezione civile e per essa parlano i fatti della settimana scorsa; sono funzioni non possono essere cancellate o decentrate e anche per questo l’accorpamento con Nuoro deve essere respinto e quanto all’ordine pubblico va sottolineato che nell’Oristanese c’è una struttura penitenziaria come Massama con una altissima presenza di boss della malavita organizzata, e non va tralasciata nemmeno la questione delle scorie nucleari con Oristano che potrebbe essere una delle destinazioni possibili». «Non basta dire – ha protestato il consigliere – che l’importante è il mantenimento dei servizi, devono essere gli stessi servizi senza se e senza ma e ciò vale per tutti gli uffici statali; si è commesso un errore firmare la delega al Governo Renzi e un parlamentare sardo non avrebbe dovuto votarla, resta il fatto che se cancelliamo Prefettura e Questura i servizi non potranno mai rimanere identici così come il personale». «Ora il Consiglio – ha concluso – deve mostrare il massimo dell’unità con l’obiettivo chiaro di dire no all’accorpamento della Prefettura di Oristano con quella di Nuoro, recuperando anche i ritardi della Giunta nei confronti del territorio, dall’aeroporto  a all’ospedale S. Maria Bambina, ora tutti siamo chiamati a cambiare passo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha condiviso le argomentazioni del collega Cherchi, sottolineando che «in questione non c’è solo Oristano ma tutta la Sardegna, come dimostra la presenza dei sindaci a difesa delle aree marginali della Regione; l’arretramento dello Stato va fermato col messaggio che sottende, con cui cioè si invitano i cittadini a trasferirsi nelle grandi città dove ci sono salute servizi ed opportunità, andando in controtendenza rispetto alla proclamata attenzione verso le zone interne ed alle pari opportunità per tutti». «Lo stesso Governo – ha affermato poi Sabatini – parla di questione meridionale e sembra consapevole del fatto che se non si recupera in Mezzogiorno l’Italia non riparte ma ciò vale anche per la Sardegna ed i suoi territori ed questa è la questione vera, senza dimenticare che in Sardegna non è che sia mancato il tentativo di decentrare i servizi; anzi si voleva trasferire, ad esempio, la formazione professionale ma non si è riusciti a farlo e in fondo anche le quattro province regionali erano il tentativo di decentrare la presenza pubblica verso le aree marginali». «Cosa ci fanno – si è chiesto Sabatini – l’Ente foreste, il Corpo forestale e la Protezione civile a Cagliari; la verità è che c’è una resistenza fortissima, che ho denunciato già dal dibattito sul programma della Giunta Pigliaru, portata avanti da poteri politici, burocratici ed economici; il Consiglio deve dare una risposta forte e sostenere l’impegno straordinario della Giunta nei confronti del Governo centrale».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps) ha detto in apertura che «il provvedimento del Governo ha una portata devastante e forse non c’è più tempo per tornare indietro, ma ci sono responsabilità politiche a monte e comportamenti che hanno favorito certe decisioni». «Quella della Prefettura di Oristano, ha continuato, «è una struttura di eccellenza che va mantenuta come baluardo di legalità che svolge un ruolo essenziale per la comunità e per le amministrazioni locali del territorio, dalla sicurezza al raffreddamento dei conflitti sociali; sono dati che non possono essere disconosciuti e dimostrano che la Prefettura di Oristano deve continuare ad esistere, soprattutto nel momento di grande difficoltà che la Sardegna attraversa, un momento  che rende la decisione del Governo ancora più sbagliata e intempestiva, contro gli interessi dei lavoratori e dei cittadini». «Non si capisce che senso abbia – ha concluso – la strategia nazionale per le zone interne condivisa dalla Giunta se poi concretamente si traduce in decisioni come questa».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha messo l’accento sul fatto che sull’argomento in discussione «ci sono valutazioni comuni e lo dico da consigliere eletto da Nuoro; qui nessuno guadagna ma tutti perdono e soprattutto perde la Sardegna che ha un grande territorio». Lo stesso governo Monti, ha ricordato, «sosteneva che la province sarde dovevano essere 9 o 5 ed anche in un’ottica di razionalizzazione questo dato emerge nella sua oggettività perché la nostra Regione resta dunque un territorio da presidiare». «Ecco perché non possiamo accettare – ha dichiarato Deriu – la diminuzione della presenza dello Stato, in un momento in cui della Sardegna si parla di meno e non si percepisce la specialità secondo una certa tesi che spesso si accetta anche in Sardegna per una sorta di complesso di inferiorità; dobbiamo invece difendere la nostra autonomia e in questo contesto lo Stato deve fare la sua parte, anche perché la storia non si cancella, Arborea è stata in epoca storica uno Stato sovrano che ha dato molto al diritto europeo, mentre l’Oristano di oggi simboleggia il degrado di una cultura amministrativa e giuridica cui ci si deve opporre, per questo il presidente della Regione deve essere fortissimo nei confronto del Governo dicendo tutta la verità».

Il consigliere Marco Tedde (FI) ha riaffermato che il problema contingente è rappresentato dalla soppressione della prefettura di Oristano ma che il vero tema è però “la desertificazione istituzionale della Sardegna”. «Siamo la vera e unica isola isolata – ha dichiarato il consigliere della minoranza – e viviamo un momento e una situazione terribile per quanto attiene i trasporti mentre lo Stato arretra con la cancellazione di motorizzazione, camere di commercio, prefetture etc.».

Tedde ha criticato inoltre i rappresentanti in Parlamento del territorio di Oristano che «hanno votato la delega al Governo per sopprimere le prefetture». L’esponente di Forza Italia ha parlato di un “atteggiamento remissivo nei confronti di Renzi” da parte dei parlamentari del territorio e della Regione. A giudizio di Tedde, i servizi ai cittadini garantiti dagli uffici della prefettura di Oristano non potranno essere conservati ed ha sottolineato le caratteristica peculiari della Sardegna ad incominciare dal basso indice di densità demografica a fronte di un territorio assai vasto.

«Lo Stato – ha insistito il consigliere di Fi – lo vediamo da lontano mentre come sardi ci paghiamo la Sanità e la Continuità territoriale ed è anche per questa ragione affermo che Oristano non può tollerare cancellazione di ulteriori servizi essenziali e vedere a rischio la sicurezza». Tedde ha concluso con l’auspicio di una forte presa di posizione unitaria del Consiglio regionale per contrastare l’avanzata di un “impoverimento istituzionale che non riguarda solo Oristano ma l’intera comunità sarda».

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd), ha ringraziato in apertura del suo intervento il presidente del Consiglio e la conferenza capigruppo per la tempestività con la quale è stato portato all’attenzione dell’Aula il tema della soppressione della prefettura di Oristano. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato come la “vertenza” sia particolarmente  avvertita nel territorio dell’oristanese che unitariamente e con forza “esprime forte contrarietà per l’arretramento dello Stato nel territorio”. Tendas ha ricordato quindi i tagli programmati con la spending review ed ha affermato che tra i criteri utilizzati per individuare le prefetture da sopprimere deve essere tenuta in considerazione anche l’estensione territoriale dell’oristanese. «Un conto – ha dichiarato Tendas – è accorpare la prefettura di Chieti con Pescara che dista 20 chilometri, così come Prato da Pistoia, ma Oristano dista da Nuoro oltre novanta chilometri ed è carente la viabilità e il servizio offerto dal trasporto pubblico è disastroso». Tendas ha quindi auspicato “l’apertura di un tavolo per scongiurare la soppressione della prefettura di Oristano”.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ha affermato che è in corso ormai da tempo, un piano di dimagrimento della pubblica amministrazione, da parte dello Stato italiano ed ha citato, a titolo d’esempio, la cancellazione delle province. «Un intento nobile quello della razionalizzazione dei costi – ha detto il consigliere di maggioranza – ma che si sta traducendo in un nuovo tentativo accentratore da parte dello Stato, come dimostra l’intervento inopportuno fatto con la soppressione della prefettura di Oristano». Cherchi ha quindi ribadito la distanza tra Oristano e Nuoro per evidenziare il livello dei disagi cui andranno incontro i cittadini e i lavoratori ed ha insistito: «Se si vuole abolire la prefettura, allora si aboliscano tutte». Augusto Cherchi ha quindi citato il modello della regione Valle d’Aosta («non ha né prefetture e né province») ed ha auspicato «un ridisegno di funzioni e servizi per governare da noi il nostro territorio come dobbiamo fare su trasporti, sanità e scuola e riscossione tributi».

Il consigliere, Gianni Lampis (Misto-Fd’I) ha espresso solidarietà ai sindaci del’oristanese perché – così ha detto – vedranno i loro uffici pieni di cittadini che lamentano ulteriori disagi e nuove penalizzazioni. «E’ facile – ha aggiunto – abolire la prefettura di Monza ma in Sardegna il ragionamento che vale in Lombardia non si può fare per via dei trasporti e della viabilità». Il consigliere della minoranza ha quindi citato il caso di San Nicolò d’Arcidano: un cittadino che vi risiede per arrivare a Nuoro con i mezzi pubblici dovrebbe partire il giorno precedente». Lampis ha definito i cittadini e i lavoratori della prefettura “vittime di tagli fatti senza raziocinio”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha inoltre sottolineato le difficoltà del Medio Campidano: «E’ una sorta di terra di mezzo che vede aumentare i reati e la fuga dello Stato allarga i confini della terra di mezzo aggregando oggi Oristano».

«Non è questo il futuro che vogliamo per la Sardegna – ha concluso Lampis – e oggi dobbiamo dare prova di unità per difendere la prefettura perché presidio dello Stato nell’Isola».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), ha ricordato la storica contrarietà dei sardisti alla presenza delle prefetture nell’Isola ed ha precisato: «Non siamo per la desertificazione della presenza pubblica nell’Isola ma vogliamo essere noi lo Stato in Sardegna». «C’è un rigurgito centralista che taglia le periferie e porta verso Roma servizi e funzioni», ha proseguito il consigliere della minoranza, «ed è questa una precisa idea di paese che questo governo sta portando avanti». Christian Solinas ha quindi invitato la Regione a “dare il buon esempio” per non allontanare i servizi dai cittadini e censurando i tagli dello Stato. Il rappresentante del Psd’Az ha sottolineato l’esigenza di una rivisitazione della Regione («perché non portare gli enti agricoli a Oristano?») e dimostrare che «quest’Aula davanti allo Stato ha un’idea di presenza delle istituzioni e dei servizi che non penalizza e marginalizza nessuno».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha rivolto apprezzamento per gli interventi dei consiglieri delle altre province, diverse da quelle di Oristano, «perché dimostrano di aver colto il senso “vero” della discussione». Il consigliere della minoranza ha quindi domandato “Qual è la logica che ha spinto lo Stato a sopprimere la prefettura di Oristano?”. Dedoni ha ricordato quindi l’esigenza di garantire i servizi ai cittadini  e le necessarie tutele per i lavoratori della prefettura. Il consigliere dei Riformatori ha insistito sulle difficoltà nei collegamenti e sulla distanza che corre tra Oristano e Nuoro: «L’Italia non è il Lombardo-Veneto e non può essere quella la misura con cui si decidono i taglia in Sardegna».  Dedoni ha concluso con una critica: «I rappresentanti del popolo sardo non sono stati all’altezza per reggere un confronto alto e aspro con il governo e rivendicare tutto ciò che il governo toglie alla Sardegna, ad incominciare dai presidi di cultura e civiltà».  

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, che ha ricordato la visita del ministro dell’Interno Alfano in Sardegna in occasione della mobilitazione contro gli attentati agli amministratori locali. «Alfano, allora, prese l’impegno di un rafforzamento dei presidi dello Stato nell’Isola – ha detto Cocco – il risultato è stato la chiusura di caserme, la scomparsa della scuola di polizia di Foresta Burgos, la soppressione di alcune Camere di Commercio e uffici postali. Ancora una volta le zone interne vengono penalizzate. In nome della spending review si fanno tagli lineari. Questo Governo non è padre né patrigno ma solo carnefice».

Cocco si è detto molto pessimista sulla possibilità di ottenere qualcosa da Roma. «Noi 60 consiglieri abbiamo il dovere di riaffermare i valori dell’autonomia e della specificità sarda. I sindaci non se ne fanno niente della nostra solidarietà. Servono atti che si traducono in fatti concreti».

Dello stesso tenore l’intervento del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, secondo il quale “lo Stato farà quello che ha deciso di fare disconoscendo i diritti dei sardi”.

Carta ha ricordato le visite in Sardegna dei ministri dell’Interno Maroni e Alfano e il mancato rispetto degli impegni assunti: «E’ il segno che la politica sarda ha fallito – ha affermato Carta – ciò che farà oggi il Consiglio non porterà a nessun risultato. Dobbiamo rivendicare responsabilità per noi stessi occupando gli spazi vuoti». Il capogruppo sardista ha invocato un processo di decentramento della Regione: «Alla chiusura della Prefettura di Oristano la Regione risponda spostando l’assessorato dell’agricoltura in quella provincia o l’assessorato dell’Ambente a Nuoro. Il Cagliari-centrismo spinto toglie velleità alle zone interne. Lo Stato abbandona le aree marginali, la Regione vada ad occuparle».

Carta, infine, ha sottolineato la necessità di portare avanti una trattativa complessiva con lo Stato e non più su singoli argomenti. «Occorre definire un rapporto diverso con lo Stato – ha concluso l’esponente dei Quattro Mori – apriamo una battaglia per ottenere maggiori spazi e responsabilità».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Aps, ha annunciato l’uscita del suo gruppo dal partito nazionale “Area Popolare Sarda”: «Vogliamo dare un segnale forte – ha detto Rubiu – Alfano ha tradito la Sardegna e noi non vogliamo fare più parte del suo partito. Da domani verrà ricostituito il gruppo “UDC Sardegna”, forza autonoma dai partiti romani. Non possiamo essere succubi di nessuno. L’abbandono di Aps è un segno di protesta verso il ministro che non ha mantenuto le promesse. Il partito non ci rappresenta più. Invito ai colleghi di maggioranza e opposizione a fare lo stesso con i loro partiti di riferimento».

Rubiu ha poi contestato la decisione di tagliare la prefettura di Oristano: «E’ il segnale della decadenza economica e sociale di un intero territorio. Occorre salvaguardare la storia. La Regione utilizzi tutto il suo peso politico per scongiurare la chiusura».

Il capogruppo del PD Pietro Cocco (Pd) ha convenuto sulla necessita di maggiore prudenza nel processo riformatore avviato dal Governo. «Si tratta di riforme necessarie – ha detto Cocco – ma quando si interviene in aree che soffrono lo spopolamento e si chiudono i servizi le battaglie vanno fatte».

Il capogruppo del Pd ha poi ricordato gli sforzi fatti dalla Regione per mandare avanti la riforma degli Enti locali: «Una riforma – ha sottolineato – che dovrà prevedere la città metropolitana di Cagliari ma allo stesso tempo dovrà tutelare le zone marginali.

Le prefetture sono presidi che devono essere mantenuti. Quella di Oristano è storica, non può essere messa nello stesso calderone delle altre province. Significherebbe dire che in un territorio lo Stato sta smantellando. Per questa ragione abbiamo presentato la mozione che spero si traduca in un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha esordito citando la vertenza Saremar «L’accoglienza riservata all’assessore ai trasporti Massimo Deiana a Carloforte è un fatto emblematico che dimostra come reagisce la gente quando non si sente tutelata – ha detto l’esponente azzurro – che credibilità abbiamo nel confronto con lo Stato quando non siamo capaci di tutelare al nostro interno gli interessi dei sardi? La pongo come riflessione, non per farne motivo di polemica, ma per evidenziare quel silenzio assordante che caratterizza l’azione della Giunta rispetto all’arbitrio del Governo nazionale che fa tutto ciò che vuole».

Pittalis ha poi ricordato la chiusura di importanti presidi istituzionali, il rischio della realizzazione del deposito delle scorie radioattive in Sardegna, il pericolo che si consumino ulteriori pasticci sulla scuola. «Una situazione che dà l’idea di uno Stato lontano dagli interessi della Sardegna. Questo Governo ha un’idea egoista, centralista che è tarda a morire. Doveva rappresentare la modernizzazione ma usa invece solo la scure».

Secondo Pittalis, il Consiglio deve fare sentire la sua voce e dare un mandato forte alla Giunta. Il capogruppo di Forza Italia, dopo aver auspicato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della prefettura di Oristano, ha infine criticato l’atteggiamento di alcuni parlamentari sardi «che in Sardegna dicono una cosa e a Roma si comportano diversamente. Se non si è d’accordo – ha concluso Pittalis – si deve avere il coraggio di dire no. Non basta qualche incontro estemporaneo».

A nome della Giunta, il presidente Pigliaru ha detto in apertura, polemizzando con il capogruppo di Forza Italia Pittalis, che «il riferimento alla vicenda della Saremar è del tutto gratuito e bisogna essere sereni e leali». Sul piano politico, il presi9dente ha affermato che l’Esecutivo è impegnato «in un dialogo costante col Governo e guardamo con fiducia alla possibilità di avere risultati e risposte su alcuni nodi centrali del più ampio problema dell’insularità: istruzione, infrastrutture, viabilità, mobilità interna ed esterna, energia; siamo certi di essere ascoltati e confidiamo che il Governo saprà cogliere l’occasione storica di cambiare la condizione della Sardegna».

Ho sostenuto in molte occasioni, ha ricordato Pigliaru, che «senza il Mezzogiorno l’Italia non riparte e non esce dalla grave situazione di squilibrio con la parte più ricca del Paese come è riuscita a fare la Germania includendo il suo territorio ad est, ed ho anche contribuito al dibattito, all’interno ed all’esterno del partito per cui voto, sul come arrivare a questa inversione di tendenza». Istruzione, legalità e infrastrutture, ha proseguito, «sono fondamentali per generare attività economiche ed investimenti, ma fondamentali anche per convincere le popolazione che il clima è cambiato, che le Istituzioni difendono i cittadini per bene e che i cittadini possono tornare a fidarsi delle Istituzioni; senza questo non c’è crescita non c’è speranza per il Mezzogiorno». Così come, ha concluso il presidente, «in Italia (e parlo al Governo nazionale) non si può usare nessuno schema lineare ed intervenire sul sistema usando gli stessi parametri in Emilia e in Calabria, allo stesso modo sarebbe un errore grave ridurre i presidi di legalità nella nostra Regione».

Successivamente il Consiglio è passato alla fase delle dichiarazioni di voto « per impedire la chiusura della Prefettura di Oristano» e l’attivazione «di un tavolo di confronto con il Governo al fine di ridiscutere l’assetto organizzativo dell’amministrazione periferica pubblica, mantenendo e potenziando il miglioramento dei servizi ai cittadini, tenuto conto delle condizioni d’insularità della Regione».

Il consigliere Mario Floris (Misto), ha annunciato il suo voto a favore precisando però che «queste cose non servono a nulla, serve piuttosto una grande vertenza fra Regione e Stato, applicando lo Statuto che prevede presenza del Presidente della Regione in Consiglio dei Ministri ogni qualvolta sia in discussione un tema che riguarda la Sardegna». La realtà, ha proseguito Floris, è che «abbiamo svenduto per quattro lire continuità territoriale, trasporto pubblico locale e sanità, mentre della copertura di queste risorse deve farsi carico lo Stato che poi deve sostenerci in Europa; non turberò il clima unitario del Consiglio ma va ricordato che con gli ordini del giorno non abbiamo prodotto niente».

Il consigliere Pierfranco Zanchetta (Cps) ha voluto affermare in primo luogo di non aver mai sentito la mancanza delle Prefetture «ma sindaci hanno ragione nel chiedere il mantenimento della presenza delle Istituzioni sul territorio, anche se in realtà chi garantisce la presenza dello Stato è la Regione autonoma; se dimentichiamo questo concetto stiamo dimenticando il nostro ruolo e perfino la nostra Costituzione». Zanchetta ha comunque annunciato il voto favorevole del suo gruppo, lamentato però che nessuno abbia parlato della Sardegna dopo il referendum della Catalogna: «è sbagliato perché qui si sta riaprendo una stagione di un autonomismo vero che sa farsi valere garantendo in primis i cittadini».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è espresso in modo critico sugli interventi di alcuni colleghi «distanti dall’oggetto dell’ordine del giorno come Pittalis e Floris, che hanno dimenticato come sulla continuità si stia cercando di superare difficoltà ereditate». Soru non ha svenduto nulla, ha risposto ancora Cocco, «ma ha ottenuto 1600 milioni di euro per la Sardegna, mentre Floris non ha mai fatto vertenze con lo Stato e nemmeno Pittalis è intervenuto su problemi concreti della nostra Isola». La situazione complicata, ha concluso, «ma è opportuno che ognuno operi nel suo ambito con senso di responsabilità senza strumentalizzare un problema serio come quello della Prefettura di Oristano».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che voterà SI all’ordine del giorno con grandissima convinzione «nonostante il capogruppo Cocco abbia in effetti depotenziato l’intervento del presidente Pigliaru; l’obiettivo comune è quello dell’unità del Consiglio, ci interessa che il Presidente difenda la Sardegna con il massimo della forza e della convinzione senza casacche politiche, e senza rivolgersi continuamente al passato, forse altre battaglie le abbiamo perdute perché non eravamo uniti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha preannunciato il voto favorevole sull’ordine del giorno «di cui però è difficile prevedere la concretezza, nonostante il mandato al Presidente per far valere tutta la forza della Regione». Ho apprezzato il riferimento del presidente al per Mezzogiorno e la sua opposizione alla logica dei tagli lineari: «su questo la sosterremo liberandoci dalle appartenenze politiche». Al capogruppo del Pd Pietro Cocco, Pittalis ha però ricordato «i 29 ricorsi alla Corte costituzionale, strumenti della democrazia che voi avete ritirato; avevamo ed abbiamo idee diverse e su questo il confronto resta aperto».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco si è rammaricato del fatto che il Consiglio abbia perso una occasione per mostrarsi unito; «siamo preoccupati per l’arretramento dello Stato, è la stessa preoccupazione della Giunta, cosa che non avevo visto nella legislatura precedente».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che il suo gruppo non romperà l’unità del Consiglio ma ha precisato che «è necessario riaprire una vertenza con lo Stato chiedendo una delega piena per la Regione, non ho sentito dal presidente una posizione specifica sul punto specifico della Prefettura di Oristano». Quanto alla continuità territoriale, ha concluso, «ricordo che primi biglietti dei sardi sono stati emessi con Giunta Floris, esprimo solidarietà all’assessore Deiana ma senza dimenticare che la privatizzazione era un obbligo di legge e non la causa della crisi della compagnia».

Il presidente Francesco Pigliaru ha poi preso nuovamente la parole per un chiarimento sulle sue precedenti dichiarazioni. Ribadisco, ha detto, «che istruzione, legalità, infrastrutture sono il cardine della nostra azione di governo: ho detto NO ai tagli lineari in una Italia che lineare non è perché il Mezzogiorno ed anche Sardegna sono parti di un Paese che ha bisogno di fiducia e fiducia vuol dire nessun passo indietro sulla legalità; Oristano è parte di questo ragionamento».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha affermato che voterà a favore in modo convinto «ma con qualche dubbio dopo intervento del Presidente che forse non coglie il nocciolo della questione perchè Oristano è il simbolo dell’arretramento dello Stato dalla Sardegna, il rapporto con lo Stato va ricostruito e ripensato ed allora bisogna cercare di aver un rapporto diverso». Su istruzione, infrastrutture e legalità siamo d’accordo, ha osservato Truzzu, «però è sbagliato continuare sulla logica della leale collaborazione che finora non ha prodotto nulla; per leale collaborazione bisogna essere in due, mentre la Sardegna mette soldi propri per le infrastrutture cui invece deve pensare lo Stato».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha annunciato voto favorevole convinto, sottolineando tuttavia che «non siamo uniti, siamo un’unica cosa, concentrati su un obiettivo comune, un clima interrotto da un intervento stizzito che rischia di compromettere tutto; speriamo che non accada perchè non si può scherzare col fuoco». L’unità va ricercata, secondo Tedde, «ma anche difesa e tutelata; ricordiamo che il campanello d’allarme è suonato a dicembre e non è stato ascoltato da chi doveva farlo, la leale collaborazione non può essere a senso unico e non c’è da parte del governo Renzi e dello Stato come dimostrano molte vicende, dalle trivelle alla buona scuola».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) si è detto a favore «purchè l’unità non sia solo di facciata per tutelare servizi essenziali per la comunità».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps), anch’egli a favore, ha ringraziato il suo gruppo «per il segnale forte inviato al Ministro dell’Interno di rompere con il partito».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha ricordato che «Pigliaru ha in mano uno strumento, è stata approvata recentemente dalla Camera una mozione sulla vertenza Sardegna dove c’è anche la Prefettura di Oristano; il Governo centrale dunque deve essere richiamato a comportamenti coerenti, senza dimenticare che ad Oristano e a Nuoro chiuderanno le Camere di commercio ed altri presidi dello Stato, facendo emergere la mancanza di un corrispettivo in termini di servizi ed è su questo che bisogna puntare».

Il consigliere Alessandro Collu (Soberania-Indipendentzia) ha parlato di un voto favorevole «che segna un cambio di mentalità rispetto al passato; ben venga, anche se nel 2012, quando si chiusero molti tribunali (e non si tratta di un servizio privo di incidenza) non si mosse niente».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), a favore, ha ringraziato tutto il Consiglio perché «si è riusciti ad andare al di là del proprio territorio, fatto senza precedenti anche se con fatica; bene Pigliaru che ha evitato il ricorso alla polemica politica, la posizione della Giunta è chiara e non si possono mischiare temi diversi tornando ad un passato in cui molti hanno peraltro scheletri nell’armadio». La cosa essenziale, ha concluso, «è che il presidente abbia un mandato forte per rappresentare tutta la Sardegna».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) voterà a favore ma senza entusiasmo «perché riteniamo che le Prefetture siano importanti solo come servizi per il cittadino ma le carenze dello Stato sono enormi e non possono essere dimenticate; noi preferiamo che la Sardegna segua il modello della Val d’Aosta e del Trentino Alto Adige».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che il Consiglio ha approvato all’unanimità, con 53 voti.

Il presidente del Consiglio ha quindi comunicato l’inversione nell’ordine del giorno dei lavori dell’Aula ed ha annunciato la discussione della mozione e delle interpellanze (n.112, 125 e 126) inerenti le problematiche e la gestione della fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe.

Il primo firmatario della mozione n. 107, il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha ricordato sinteticamente le caratteristiche della struttura socio sanitaria di Ploaghe che offre servizi di sostegno alla persona e conta 165 dipendenti. Il consigliere della minoranza ha evidenziato che la fondazione è in regime commissariale dal 2007 e che nell’arco di otto anni si sono succeduti cinque commissari che avrebbero dovuto risanare l’azienda e ridurre l’indebitamento. Tedde ha quindi ricordato lo stanziamento della Regione del 2012, pari a 25 milioni di euro, con lo scopo di  ripianare debiti e risanare la gestione. «E’ ora indispensabile – ha proseguito Marco Tedde – trasformare la fondazione in “Azienda per servizi alla persona” tenendo conto del debole equilibrio finanziario, del costo del personale (incide per l’80% sui costi complessivi) e della necessità di incrementare la produzione dei servizi e dunque i ricavi».

Tedde ha poi spiegato che le perdite, quantificate in circa centomila euro\mese, derivano anche dal ridotto utilizzo dei posti letto e dalla mancata introduzione di nuovi servizi. L’esponete di Fi ha quindi auspicato la riorganizzazione della Fondazione ed ha affermato che servirebbe renderla “il primo fornitore delle Asl sarde”. Il consigliere del centrodestra non ha quindi nascosto la preoccupazione per l’incremento del debito ed ha paventato un possibile rischio di insolvenza. «Chiediamo l’impegno della giunta per chiudere la lunga riflessione sul futuro della fondazione», ha spiegato Tedde, «e ci auguriamo che si decida in tempi rapidi quale debba essere il futuro per la struttura di Ploaghe e i suoi lavoratori».

Il consigliere, Gaetano Ledda  (Misto – la Base), presentatore dell’interpellanza n. 125 ha rivolto un saluto alla delegazione dei lavoratori della fondazione presenti nelle tribune riservate al pubblico ed ha sommariamente esposto i contenuti del documento a suo tempo presentato dal gruppo “Sardegna Vera”. L’esponente della maggioranza ha ricordato il dettato della legge 23 del 2015 per quanto attiene la trasformazione della fondazione in azienda per i servizi alla persona ed il vincolo del pareggio di bilancio. Ledda ha concluso con l’auspicio di una rapida soluzione del problema ed ha invitato la commissione Sanità a prendere in esame il progetto che era stato predisposto dall’ex commissario Foddai.

Il consigliere Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) presentatore dell’interpellanza n. 126, datata luglio 2014, ha evidenziato in apertura del suo intervento il lungo periodo di commissariamento della fondazione di Ploaghe. «Se c’è il commissario dal 2007 – ha affermato Desini – è evidente la situazione di precarietà che caratterizza la gestione e soprattutto il rapporto con i lavoratori». L’esponete della maggioranza ha quindi affermato che un tempo così lungo di commissariamento «fa comodo solo alla politica, a tutta la politica». «Pretendiamo chiarezza e correttezza – ha proseguito il capogruppo di Sdl – perché con la precarietà si tengono al guinzaglio le persone e non possiamo più accettare una situazione incerta e poco chiara che continua a produrre debiti».

La consigliere del Pd, Rossella Pinna, ha ricordato la vicenda che nella scorsa legislatura ha portato alla cessazione dei servizi della “fondazione Guspini per la vita” («un centro di riabilitazione che dava risposte dare risposte ai cittadini sardi che cercavano cure e speranza al di fuori della Sardegna»). «Nel 2012 – ha affermato l’esponente della maggioranza – ero tra il pubblico quando in finanziaria il centrodestra propose il salvataggio della fondazione di Ploaghe e stanziò 25 milioni di euro». Rossella Pinna ha definito la decisione assunta allora “irresponsabile” perché – a suo giudizio – “non si potevano mettere risorse pubbliche in un pozzo senza fondo”.  La consigliere del Pd, pur riconoscendo la necessità di tutelare i posti di lavoro della fondazione di Ploaghe,  ha sottolineato i ritardi accumulati nella precedente legislatura per un’efficace azione di ristrutturazione della struttura e della gestione. Rossella Pinna ha quindi proposto la commissione Sanità come sede idonea per compiere le opportune valutazioni sul caso.

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), ha evidenziato la drammatica situazione in cui versa la fondazione d ha posto l’accento sul mancato pagamento delle ultime quattro mensilità ai 160 lavoratori. «Serve una soluzione chiara e coraggiosa – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e la fondazione può crescere e svilupparsi se si superano i problemi logistico strutturali, lo scarso utilizzo di posti letto e si garantisce maggiore autonomia alla struttura di Ploaghe».

Peru ha ricordato il favore che assessore, amministrazione comunale e sindacati hanno mostrato per la trasformazione della fondazione in “Asp” ed ha sottolineato che tale ipotesi non può concretizzarsi in un semplice cambio della ragione sociale ma deve tradursi in una profonda riorganizzazione che abbia al centro l’incremento della produzione dei servizi.

A giudizio di Antonello Peru la trasformazione in “Asp” è un obiettivo di difficile realizzazione e richiederebbe l’impiego di ulteriori risorse quantificabili in circa 10 milioni di euro. «E’ difficile ad esempio – ha insistito il consigliere di Fi – garantire  le commesse di tutte le Asl, i finanziamenti diretti della regione in luogo delle fatture ed un pareggio di bilancio a 14 milioni di euro».

Peru ha quindi concluso con l’invito all’assessore a rendere i noti i percorsi amministrativi e politici posti in essere per dare un futuro alla struttura di Ploaghe.

Il consigliere del Pd, Gianni Ruggeri si è detto “spaventato” dalla situazione creatasi alla fondazione San Giovanni Battista e l’ha definita “paradigmatica” «per come si muovono le questioni intono alla sanità in Sardegna». «Si produce la spesa – ha spiegato il consigliere della maggioranza – si genera un servizio senza attenzione tra costi e ricavi e poi si propone alla mano pubblica il compito di riparare le storture insite nel meccanismo di produzione del servizio».

«Parliamo di cifre pazzesche – ha incalzato l’ex sindaco di Quartu – parliamo di 25 milioni buttati in un pozzo senza fondo e se ne ipotizzano altri 7 o 8 milioni per far quadrare i conti». Ruggeri ha proposto la discussione dell’annoso tema in commissione Sanità ed ha così concluso: «Serve mettere la parola fine ai carrozzoni».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda, Giorgio Oppi, che ha fornito alcuni dati sulla struttura sanitaria di Ploaghe. «Il personale incide per il 90% sui costi di gestione della SGB – ha detto Oppi – i posti letto coperti sono il 70% di quelli disponibili, il fatto che gli altri non vengano occupati spiega il deficit».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato i ritardi nel pagamento delle prestazioni da parte della Asl e le voci principali che incidono sul debito della Fondazione San Giovanni Battista: le sanzioni amministrative, gli interessi da pagare all’INPS e un  mutuo contratto 20 anni fa.

Oppi ha poi ricordato che la struttura non è a norma e per questo non si sono potuti portare a termine alcune interventi. L’ex assessore alla Sanità ha poi invitato ad evitare scambi di accuse e a pensare a una soluzione per i lavoratori.

Secondo Salvatore Demontis (Pd), la strada da seguire è quella indicata dall’assessore:  la trasformazione da Ipab ( Istituti pubblico di assistenza e beneficenza)   in Asp (Azienda di servizi alla persona). «C’è da chiedersi perché non si è riusciti a farlo fino ad ora pur avendo stanziato 25 milioni di euro – ha sottolineato Demontis – è un problema di governance, è evidente che tutti i commissari hanno fallito l’obiettivo».  Demontis ha infine difeso l’operato dell’assessore Arru e indicato la strada per il futuro: «Prima di pensare a nuovi servizi, l’azienda va risanata».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha auspicato una soluzione definitiva: «E’ impensabile chiamare il Consiglio a ripianare i buchi a distanza di 5-6 anni – ha detto Lotto – il problema va risolto guardando all’interesse dei lavoratori ma cercando di individuare un percorso che dia alla struttura una prospettiva futura».

Lotto ha poi invitato l’assessore Arru ad andare avanti nella strada individuata che prevede il ricorso a risorse nazionali per il rilancio della SGB.

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) ha concordato sul fatto che vadano prioritariamente difesi i diritti dei lavoratori ma ha anche espresso qualche perplessità sulla situazione della struttura sanitaria del Nord Sardegna: «Ho l’impressione che si parli di un contenitore vuoto che non crea utili e non dà servizi ai cittadini».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha sottolineato la necessità di avere a disposizione i bilanci degli ultimi anni per capire come sono stati utilizzati i soldi: «Si tratta di trovare soluzioni adeguate per tranquillizzare i lavoratori e fare in modo che le istituzioni regionali siano maggiormente coinvolte. In passato il Santa Maria Bambina di Oristano ha avuto problemi che la Regione non ha sanato, lo stesso è avvenuto per il Santa Maria Assunta di Guspini che è stato costretto a chiudere o per il centro di Villamar che non è mai decollato. Non si possono sanare tutte le situazioni, occorre pensare di inserire le strutture in una rete che faccia parte del servizio sanitario regionale».

Annamaria Busia (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha puntato l’indice contro la precedente Giunta regionale che aveva deciso di trasformare la SGB in una residenza dei dismessi dagli Opg. «Il fatto che non sia stata realizzata la Rems non è stato un capriccio – ha detto Busia – non poteva essere realizzata perché la struttura era fatiscente e il personale non adeguato. Il San Giovanni Battista non era idoneo eppure è stato individuato come potenziale Rems. Quel progetto è fallito».

Busia ha poi ricordato il percorso individuato dal precedente commissario della SGB  Costantino Foddai.  «Era una soluzione che imponeva scelte coraggiose – ha rimarcato Busia – metteva in evidenza una struttura superiore agli standard attuali con 32 unità in eccesso, un surplus di personale che causava un buco di un milione di euro in bilancio».

Secondo Daniele Cocco (Sel) i 25 milioni erogati nel 2010 alla Sgb di Ploaghe hanno impedito di trovare una soluzione definitiva. «Oggi c’è la necessità di dare una risposta ai 200 lavoratori – ha detto Cocco – la proposta fatta da Ganau è quella in questo momento più praticabile. Occorre trovare le risorse per pagare subito gli stipendi ai lavoratori, poi la Giunta cercherà di risolvere definitivamente il problema».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha espresso preoccupazione per le posizioni di alcuni esponenti del PD che in aula hanno parlato di “carrozzoni” e di “scelte irresponsabili”.

«La questione non può essere liquidata in questo modo – ha detto Pittalis – la Sgb è una struttura unica in Sardegna, per questo ha la sua ragion d’essere. Noi riteniamo che quando si è deciso di dare 25 milioni per la Fondazione è stata una scelta responsabile».

Pittalis ha poi manifestato apprezzamento per la decisione del presidente del Consiglio di convocare una conferenza dei capigruppo ad hoc con gli amministratori locali e i sindacati.  «Siamo pronti a risolvere subito la questione anche con un provvedimento urgente, preoccupiamoci di mettere a disposizione le risorse da qui a un paio di mesi per i lavoratori. Se si è sbagliato prima non possiamo continuare a sbagliare – ha concluso Pittalis – si  pensi a un programma serio ma intanto si dia la certezza degli stipendi arretrati ai dipendenti».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato i colleghi alla calma. «Le posizioni assunte in conferenza dei capigruppo non sono cambiate – ha detto Cocco –  nessuno vuole speculare sulla vicenda,  non ci sono buoni e cattivi, nel 2010 ho presentato una mozione per la trasformazione della SGB da Ipab a Asp. Io ero firmatario del documento,  non ricordo che Pittalis abbia sostenuto un’idea di questo tipo».

Sui 25 milioni erogati alla Sgb, il capogruppo del Partito Democratico ha ricordato  la convergenza di tutte le forze politiche. «Credo però che i lavoratori abbiano bisogno adesso di certezze e prospettive  –  ha concluso Cocco – si pensi a pagare gli arretrati e si dia alla Giunta e al Consiglio il tempo di ragionare sulle questioni che riguardano la struttura di Ploaghe».

Intervenendo a nome della Giunta, l’assessore della sanità Luigi Arru ha voluto rassicurare in primo luogo i lavoratori sull’impegno per una soluzione positiva della situazione del San Giovanni Battista che, ha precisato, «deve rientrare nella riorganizzazione della rete sanitaria regionale, mentre la soluzione di ospitare in quel sito pazienti ex Opg non era percorribile». I margini ci sono, ha proseguito Arru, «anche perché nella stessa Asl di Sassari ci sono cinquanta persone nelle barelle che hanno superato la fase acuta e devono poter essere collocate altrove per poter seguire un percorso di riabilitazione presso le strutture pubbliche; non solo quindi c’è la massima attenzione dell’assessorato ma c’è anche l’impegno a verificare tutte le ipotesi possibili per accedere, in tempi brevi, a 16 milioni di fondi nazionali, a partire dalla trasformazione del San Giovanni in Asp, senza riduzioni di personale ma anzi potenziando le risorse umane e restando all’interno degli standard previsti dalla legge». Nessuno vuole chiudere il San Giovanni Battista, ha ribadito l’assessore della Sanità, «ma inquadrare quella struttura in una visione complessiva mentre, nell’immediato, occorre che i Comuni sistemino le loro esposizioni nei confronti del San Giovanni come ha fatto la Regione accelerando le procedure per il pagamento delle prestazioni». Ribadisco inoltre, ha concluso l’assessore, «l’impegno per la soluzione del problema degli arretrati maturati dai lavoratori lavorando, nello stesso tempo, per una assetto stabile della struttura in un quadro di razionalizzazione della nostra rete sanitaria che rappresenti un beneficio concreto anche per alcune tipologie di pazienti come gli autistici ed i malati di Alzheimer e le loro famiglie; stiamo lavorando a questo obiettivo per il quale abbiamo necessità di un certo periodo di tempo per definire compiutamente il percorso giuridico della trasformazione dell’ex Ipab in Azienda di servizi alla persona».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha chiesto una breve sospensione della seduta in modo da concordare le modalità di prosecuzione dei lavori.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «la vertenza in discussione non può vedere la politica divisa e per questo abbiamo cercato di fare un discorso di sintesi, senza nascondere le criticità esistenti e quelle in prospettiva; ragioni che portano il Consiglio ad esaminare, già nella prossima riunione, un provvedimento per mettere in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori e dare alla Giunta il tempo necessario, due-tre mesi, per individuare una soluzione strutturale».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito che «è necessario mettere in sicurezza gli stipendi dei lavoratori con l’impegno, nei prossimi mesi, di valutare la situazione con attenzione la situazione del San Giovanni Battista e di altre strutture presenti in Sardegna».

Il presidente Ganau ha preso atto della volontà comune di predisporre un ordine del giorno unitario ed ha sospeso la seduta, riconvocando il Consiglio per domattina alle 10.00.