9 November, 2024
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Aveva solo 5 anni la piccola Carla Borlenghi deceduta a Parma per una chetoacidosi diabetica che le ha provocato un edema cerebrale. La chetoacidosi è un’emergenza molto diffusa nei casi di diabete giovanile. Una recente ricerca condotta dala SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica), ha segnalato che dei 14.493 bambini seguiti dai Centri di Diabetologia Pediatrica, 2.453 hanno presentato esordio di malattia nel biennio 2012-2013. Tra questi bambini ed adolescenti, circa il 38,5% è stato ricoverato in chetoacidosi diabetica, di cui il 10.3% aveva una forma grave. La frequenza di chetoacidosi diabetica sale al 72% se si prendono in considerazione i bimbi di età prescolare, nei quali la forma grave interessa il 16,6%. In generale la chetoacidosi diabetica è gravata da un tasso di mortalità dello 0,15-0.30% ma, quando compare l’edema cerebrale, conseguenza diretta di questa grave emergenza, il rischio di mortalità può aumentare significativamente.

L’importante è effettuare una diagnosi precoce ma troppe volte, denunciano le associazioni pazienti, le strutture sono impreparate a fronteggiare un’emergenza clinica di questo tipo.

«Amarezza e sconforto sono le uniche parole che mi vengono in mente in questo momento – è il commento di Antonio Cabras, presidente della Federazione nazionale diabete giovanile -. Malgrado gli appelli e le campagne di sensibilizzazione che abbiamo condotto sui media nazionali in collaborazione con la SIEDP, in Italia si continuano a trascurare i primi sintomi del diabete: eccesso di sete e pipì.

La mia idea è che non ci sia ancora resi conto che ci troviamo difronte a un nemico invisibile, ma molto pericoloso, che richiede l’impiego di risorse non solo economiche, ma culturali. La cultura del diabete è un punto fondamentale nella lotta a questa malattia subdola ma con conseguenze devastanti che spesso, come nel caso della piccola Carla, possono avere conseguenze letali.

Oggi abbiamo un nuovo Governo e sarà mia cura intervenire presso il Ministro per sensibilizzarlo su questa nuova impostazione: creare cultura del diabete nelle scuole, nei centri pediatrici, nelle famiglie. Sarà un lavoro lungo, ma è necessario iniziare a muoversi in questa direzione.»

Il diabete di tipo 1 si manifesta prevalentemente nell’infanzia e adolescenza. In Italia questa patologia ha un tasso di incidenza variabile: da 6/7 casi a 40 casi per 100.000 bambini con età 0-14 anni, a seconda delle regioni. Nel nostro Paese si calcola che le persone con diabete di tipo 1 siano circa 200.000, molte delle quali hanno avuto esordio in età pediatrica. Il 10%, circa 20.000, ha età inferiore a 18 anni.