17 May, 2024
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Questa mattina il consigliere regionale Daniele Cocco ha presentato un’interrogazione sulla precaria situazione della figura del terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (TNPEE) evidenziando il fatto che la dotazione organica del personale sanitario dell’ATS Sardegna comprende solamente 9 figure professionali TNPEE (3 assunti con contratto a tempo indeterminato e 6 assunti con contratto a tempo determinato) distribuiti nelle ASSL di Sassari (5 TNPEE), Olbia (3 TNPEE) e Sanluri (1 TNPEE) e che nelle restanti ASSL della regione (Nuoro, Lanusei, Oristano, Carbonia-Iglesias e Cagliari) vengono utilizzate altre figure professionali non specificamente formate per l’età evolutiva.

Come spiega il capogruppo di “Art. 1 – Sinistra per la Democrazia e il Progresso” in Consiglio regionale Daniele Cocco, il terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva è un professionista sanitario che svolge – in collaborazione con altri professionisti dell’area pediatrica – importantissimi interventi di prevenzione, cura e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili, nelle aree della neuropsicomotricità, della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo.
L’interrogazione chiede al presidente della Regione ed all’assessore della Sanità, di porre immediatamente in essere un’iniziativa che consenta l’assunzione in ruolo di nuovo personale TNPEE anche attraverso procedure concorsuali o di stabilizzazione.

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Dopo l’approvazione della proposta di legge che riconosce il  componimento melodico tradizionale “Sa patriottu sarda a sos feudatarios”, noto anche come “Procurade ‘e moderare” di Francesco Ignazio Mannu quale inno ufficiale della Regione sarda, i lavori sono  proseguiti in seduta non formale con la manifestazione celebrativa de “Sa Die de sa Sardinia” e dei 70 anni dalla promulgazione dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna. Dopo l’inno della Sardegna, è intervenuto il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau che ha ricordato che la ricorrenza de “Sa Die de sa Sardinia”, giornata della festa nazionale dei Sardi, fu istituita dal Consiglio nel 1993 con la legge n. 44. «La classe politica di allora – ha affermato – capì che la Sardegna aveva bisogno di una sua festa nazionale per unire idealmente l’isola intorno a valori condivisi e scelse quella lontana data del 1794 per il significato simbolico di quell’evento storico che parla di sardi che dopo secoli di rassegnazione e sfruttamento decidono di dire basta». «Un momento esaltante – ha proseguito Gianfranco Ganau citando Giovanni Lilliu – che segnò il passaggio da una Sardegna asservita al feudalesimo a una Sardegna libera, fondata sull’autonomia, l’identità di popolo ed una nuova patria sarda. A quasi venticinque anni da quella legge – ha aggiunto il presidente – è tempo di riflettere sul significato profondo di questa giornata che va al di là dell’affermazione di un’identità sarda e deve rappresentare un monito per tutta la comunità perché sia capace di costruire il proprio destino e futuro e riaffermi nell’agire quotidiano e soprattutto nell’agire politico la sua autonomia, oggi più di ieri necessaria in un sistema di poteri modificato dove il nostro interlocutore non è più solo lo Stato centrale ma anche l’Europa». «La nostra – ha sostenuto il presidente dell’Assemblea – è un’autonomia giovane se paragonata ai millenni della nostra storia e possiamo esserne orgogliosi perché, nonostante difficoltà ed errori, sono stati settant’anni di straordinario avanzamento economico e sociale per la nostra terra che si affacciava povera e sfruttata all’alba della Repubblica italiana democratica e antifascista».

Ma, soprattutto, quello dell’autonomia, secondo Gianfranco Ganau, «è un percorso che va ancora perseguito e costruito con un’assunzione di responsabilità comune che veda istituzioni, associazioni, scuole, università e finanche singoli cittadini, impegnati a compiere ogni giorno una rivoluzione».

Il presidente si è poi soffermato sul significato che il Consiglio ha voluto attribuire alla ricorrenza di “Sa Die” nel corso della legislatura, dal NO al deposito delle scorie nucleari del 2015 alla prima riunione congiunta delle assemblee di Sardegna e Corsica nel 2016; dal vertice fra tutte le Regioni a Cagliari sulle prospettive del regionalismo dopo la mancata approvazione del referendum costituzionale fino ad oggi, col riconoscimento come inno della Sardegna del componimento musicale noto come “Procurare ‘e moderare” di Franciscu Ignazio Mannu, inserendolo all’interno della legge n. 10 del 1999 con la quale venne adottata la bandiera della Regione Sardegna.

«La prima esecuzione ufficiale del nuovo inno sarà dedicata – ha annunciato Gianfranco Ganau – ai nostri conterranei che numerosi sono presenti in questa aula e attraverso loro a tutti quelli che popolano l’Italia e il mondo senza mai dimenticarsi la loro terra; quella dell’emigrazione sarda è la storia di un popolo che ha dovuto lasciare la sua terra in cerca di un futuro migliore ma è soprattutto la storia di vite incredibili, difficili e combattute ma spesso di grande riscatto.»

Il presidente ha affrontato successivamente il tema dell’insularità, per osservare che da essa «discendono indubbiamente profili di peculiarità identitari, da valorizzare e declinare in positivo ma anche, è evidente, elementi di svantaggio oggettivi che richiedono l’impiego di maggiori risorse per assicurare alla comunità pari opportunità in termini di sviluppo e per evitare quelle situazioni che, oggi come ieri, hanno spinto tanti, troppi sardi, ad emigrare non per scelta ma alla ricerca di un futuro». «Per questo – ha precisato con un riferimento all’attualità – dico che sbaglia chi minimizza il significato della battaglia per il riconoscimento in costituzione del principio d’insularità, perché è una battaglia identitaria che deve diventare una battaglia di popolo per coinvolgere e convincere tutti i sardi».

Dopo aver lamentato la presenza di troppe remore nei partiti e in alcuni settori della società sarda civile rispetto a questo percorso, il presidente Gianfranco Ganau ha espresso apprezzamento per un nuovo percorso, condiviso dalla FASI, che consiste in una legge di riforma costituzionale di iniziativa popolare con l’obiettivo «di ottenere un diritto egualitario che l’Italia deve riconoscere alla Sardegna e alle isole minori; abbiamo una storia da scrivere e possiamo farlo tutti insieme, gli emigrati e i sardi rimasti a casa».

Serafina Mascia, presidente della Fasi, ha salutato con favore l’approvazione da parte del Consiglio dell’inno sardo.  «Noi siamo qui – ha detto – come delegati, ma siamo popolo sardo. Noi siamo sardi e portiamo fuori dalla Sardegna la sardità. Serafina Mascia ha ripercorso la storia dell’emigrazione e il ruolo della Regione nei confronti degli emigrati. Noi abbiamo sempre la bandiera dei quattro mori pronta da far sventolare in qualsiasi nazione», perché siamo orgogliosi di essere sardi. I problemi però sono sempre gli stessi. Prima di tutto il lavoro e i trasporti. L’isola, grazie alle moderne tecnologie  è connessa con il resto del mondo – ha aggiunto – ma questo non basta. L’isola deve essere collegata alla terraferma. Quindi la battaglia sull’insularità deve essere portata avanti. Perché l’insularità deve essere un’opportunità e non più un impedimento. L’identità e l’appartenenza – ha concluso – sono il nostro punto di forza. La sardità non è solo legata alla territorialità».

Aprendo la serie degli interventi dei capigruppo Attilio Dedoni, per i Riformatori sardi, ha salutato con affetto le associazioni degli emigrati che, ha detto, «sono la migliore testimonianza di una nazione senza stato con radici vive e profonde». «Tuttavia – ha sostenuto – il concetto di autonomia fatica ad affermarsi in Italia ed in Europa anche per responsabilità della Sardegna e delle occasioni che non ha saputo cogliere, servono perciò un nuovo progetto ed una nuova stagione di confronto con lo Stato in condizioni paritarie e senza sudditanze».

Paolo Truzzu, di Fdi, ha affermato provocatoriamente che «dell’autonomia non ce ne facciamo niente nel senso che non abbiamo chiaro cosa vogliamo fare della nostra terra, è un po’ come il vestito delle grandi occasioni che si mette un giorno e poi lo si conserva nell’armadio». «Smettiamola di dare le colpe ad altri ed assumiamoci le nostre responsabilità – ha esortato – perché in questi 70 anni è mancata una visione capace di progettare il futuro; ora è il momento delle grandi decisioni riportando tutti i sardi al centro di un progetto forte ed aggredendo i nodi strutturali dello sviluppo».

Daniele Cocco, capogruppo di Art. 1 – Mdp, ha sottolineato che «l’incontro di oggi non può essere un momento di liturgia e tutti siamo chiamati a tenere in grande considerazione il discorso della presidente degli emigrati: combattere con voi la battaglia dell’insularità rafforza la rivendicazione delle istituzioni regionali». «L’autonomia da sola – ha ammonito – però non serve se la politica non è capace di metterla in moto indicando priorità ed obiettivi, per questo la Sardegna deve riuscire a farsi ascoltare dallo Stato ma anche essere capace di una chiara rivendicazione unitaria, partendo dagli accantonamenti che lasciano allo Stato ogni anno 800 milioni di euro».

Pierfranco Zanchetta, presidente del gruppo Cps, ha citato un’istanza di Giuseppe Garibaldi (che amava la sua Caprera) al presidente del Consiglio dei ministri di allora con cui si chiedeva di intervenire con urgenza per alleviare la gravissima situazione della Sardegna, liberandola una volta per tutte dal malgoverno; in sostanza chiedeva tribunali, corte d’appello, opere pubbliche ed una amministrazione efficiente, incontrando però la solita indifferenza di tutti i governi. «Ora ci sentiamo impegnati nella battaglia per l’insularità – ha concluso – insularità significa anche attenzione ai problemi delle isole minori».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che «larga parte del popolo sardo esprime un giudizio negativo sui risultati concreti ottenuti da una autonomia che, ad esempio, non riesce ad arrivare al diritto alla mobilità che invece viene esercitato in tutte le altre isole minori, in un quadro dove l’insularità viene riconosciuta a livello europeo ma non a livello nazionale dove l’azione della Regione si è mostrata inefficace». Una quota di Sardegna, ha proseguito, «chiede maggiori poteri o meglio veri poteri, passando da una autonomia imperfetta ad una perfetta fondata sull’autocoscienza del popolo e su una profonda azione riformatrice».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, dopo aver espresso una valutazione altamente positiva sulla «testimonianza preziosa degli emigrati», ha dichiarato che «autonomia è sentimento e passione ma anche una lunga marcia verso l’autogoverno della Sardegna, partita dalla seconda metà dell’800 ed arrivata, 70 anni, fa all’approvazione dello Statuto nel ’48, che dette una prima risposta ad un territorio trascurato e marginale in una condizione difficilissima». «L’autonomia – ha concluso – ci ha permesso di fare molti passi in avanti rispetto ad allora ma a 70 anni di distanza, il nostro Statuto deve essere aggiornato ed adeguato perché lo richiedono il contesto nazionale ed internazionale oltre che i grandi cambiamenti della società: sotto questo punto di vista l’insularità va bene ma c’è bisogno di aggiornare i contenuti della carta autonomistica rivedendo i rapporti con lo Stato».

Alessandra Zedda, capogruppo Fi, ha evidenziato il poco positivo rapporto con lo Stato per ciò che attiene le risorse negate alla Regione sarda ed ha posto l’accento sulla richiesta di una più consapevole e forte autonomia, insieme con il riconoscimento della condizione di insularità. «I sardi – ha dichiarato l’esponente della minoranza consiliare – si sentono nuovamente sudditi nei confronti di un governo nazionale arrogante e non siamo più disposti a fare passi indietro sul tema dell’Autonomia». «L’autonomia non è domanda di assistenzialismo – ha affermando Alessandra Zedda – e siamo pronti ad accettare la sfida per la revisione dello Statuto, aprendo una fase nuova di contrattazione con lo Stato».

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, intervenendo in conclusione della seduta informale e celebrativa di Sa Die de Sa Sardigna ha ricordato alcune delle principali azioni poste in essere dal governo regionale nel corso della Legislatura ed ha approfondito il tema della insularità («è la nostra grande sfida») e delle riforme («non si misurano con gli annunci e neppure sulla quantità delle risorse ma sulla capacità di incidere nella vita delle persone»), alla luce anche dei rapporti con lo Stato e l’Unione europea.

Il capo dell’esecutivo ha insistito sulla clausola di insularità riservata alle regioni insulari periferiche ed ha denunciato le difficoltà e le penalizzazioni che derivano ai sardi per effetto delle interpretazioni restrittive che in sede europea permangono in materia di aiuti di Stato. «La soluzione che auspichiamo è una deroga – ha spiegato Francesco Pigliaru – per tutti i fondi europei e nazionali impiegati per mitigare i costi associati all’insularità, al fine della loro esclusione dalla disciplina degli aiuti di Stato».

Il presidente ha quindi definito “profondamente ingiusto” il livello degli accantonamenti imposto dallo Stato alla Regione sarda ed ha elencato le riforme approvate nel corso della Legislatura a guida centrosinistra: sanità, lavoro, Enti locali e Reis. Non è mancato il riferimento alla nuova legge urbanistica («auspico il varo di una spero legge di alto livello che raccolga consenso e superi le attuali divisioni») e al caso Ottana («abbiamo chiesto il riconoscimento dello stato di crisi di area complessa»). «Lavoriamo insieme – ha concluso Francesco Pigliaru, riferendosi alle parole dell’inno del Mannu – perché “tesi i fili dell’ordito dobbiamo continuare a tessere”»

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Nella seduta odierna, il Consiglio regionale ha approvato l’inno ufficiale della Regione sarda e Nanni Lancioni (Psd’Az) ha giurato in Consiglio ed è subentrato al senatore Christian Solinas (Psd’Az).

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la Proposta di legge n. 503/A (Cocco Pietro e più), sottoscritta da numerosi consiglieri di maggioranza ed opposizione, istitutiva dell’inno ufficiale della Regione.

Il presidente ha dato quindi la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco, relatore della legge, per illustrarne il contenuto.

Prima dell’intervento di Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che da questa mattina hanno iniziato sciopero della fame 7.000 lavoratori della scuola, insegnanti abilitati con diploma magistrale che, in base ad una legge dello Stato, rischiano di essere esclusi dalle graduatorie e dal lavoro. Di questi, ha ricordato Gianfranco Congiu, 1.200 sono sardi e 102 sono già di ruolo, ed è necessario che il Consiglio regionale intervenga urgentemente presso il governo

Il presidente Ganau ha assicurato che il problema sarà affrontato nella prossima riuniond dei capigruppo.

Sempre sull’ordine dei lavori il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ringraziato il collega Congiu per aver sollevato il problema ed espresso molta preoccupazione per il rischio concreto che 1.200 insegnanti sardi perdano il lavoro. Un rischio, ha aggiunto, che dobbiamo scongiurare con una azione molto determinata presso il governo centrale.

Successivamente è intervenuto il relatore della legge Pietro Cocco, capogruppo del Pd, che ha messo l’accento in apertura sulla coincidenza simbolica della giornata di Sa Die, festa dei sardi, dei 70 anni statuto e infine dell’istituzione del nuovo inno. La legge istitutiva dell’inno, ha poi ricordato, «fu proposta per la prima volta dal presidente Ganau in sede di conferenza dei capigruppo dove si registrò un consenso quasi unanime, dando il via ad un percorso che ha coinvolto la commissione Autonomia». Il brano melodico tradizionale prescelto, ha proseguito, «ci propone contenuti estremamente attuali come l’esigenza di cambiamento e di una svolta, l’appartenenza al proprio territorio e la lingua, che devono ispirare ogni azione di governo contro ingiustizie, soprusi e disuguaglianze, mettendo le istituzioni al servizio del bene comune». Quasi tutti i gruppi hanno riconosciuto questo inno come quello che rappresenta meglio la nostra terrea, ha concluso, «poi è naturale che ci siano opinioni differenti e tuttavia auspico che una riflessione unitaria porti ad un voto unanime».

Christian Solinas, esponente del Psd’Az, ha dichiarato che «l’inno esprime con i suoi simboli i più autentici valori fondanti di una comunità antica, riconosciuti per l’impegno del Partito Sardo d’Azione, scritti nel suo statuto e poi in quello della Regione, a conclusione di un percorso che viene da lontano ed appartiene tanto ai sardi che ai sardisti, grazie ad un lavoro che viene dalla migliore esperienza di generazioni di sardisti fin dagli anni ’80». Solinas, eletto senatore, ha poi annunciato dimissioni da Consiglio, e ha detto di sentire su di se «tutto l’onore e l’onere di riportare il Psd’az dopo 22 anni in Parlamento per restituire ai sardi (anche quelli del mondo) orgoglio e speranza». Il nuovo sardismo, ha sostenuto, «punta oggi ad un ampio progetto di auto governo della Sardegna, seguendo una idea che affonda le sue radici nella Costituente, insomma ci siamo ancora oggi e contiamo di esserci anche quando arriveremo alla nazione sarda». Oggi abbiamo di fronte nuovi feudatari da affrontare e nuove emergenze, ha continuato il consigliere: «continuità territoriale, entrate, zona franca ed autogoverno e, come diceva Mario Melis, affermare un nuovo concetto di democrazia che passa attraverso il diritto al lavoro, perché l’economia è importante ma quelli che contano sono i valori». In proposito, Solinas ha fatto un riferimento alla legge sulla lingua «che ancora non c’è ma non deve prestare il fianco a nuove divisioni». Infine il neo senatore ha ringraziato tutti, dal presidente Ganau al personale del Consiglio,  per la collaborazione fornitagli durante i suoi due mandati.

Paolo Zedda, consigliere di Art. 1 – Mdp, ha parlato di un simbolo che completa nostra comunità con musica e parole ed ha ricordato il significato profondo del componimento di Ignazio Francesco Mannu:  «Procurad’e moderare incita il popolo sardo ad alzarsi e a combattere un regime intollerabile. I sardi hanno capito da subito che questo era il canto che li poteva rappresentare».

Secondo Paolo Zedda, le alternative proposte da altre forze politiche non avrebbero lo stesso valore della poesia del Mannu: «Non poto reposare, proposto dai Riformatori, è un canto d’amore. “Dimonios”, suggerito dal Gruppo Sardegna, è una marcetta militare. C’è un inno musicato da Rachel con le parole di Montanaru, o “Salvet deus sa reina” che ha le stesse parole dell’inno corso. Il popolo sardo però vuole come simbolo della sua unità questo canto che stiamo proponendo».

Il consigliere di Art1-Mdp ha poi ricordato che l’inno non si compone di soli versi ma è anche musica. «La melodia di Procurad’e moderare ha un profondo legame con la tradizione musicale sarda. E la stessa dei goccius, i canti sacri della Sardegna accompagnati dalle launeddas, e del ballo cantato a tenore. Quando sentiamo le prime note capiamo che è un canto sardo».

Zedda, infine, rispondendo al consigliere Christian Solinas, ha rivendicato la bontà della proposta di legge sulla lingua sarda. «Non è vero che la legge 26 è ancora valida, è la prima legge per la lingua scritta in Italia ma non ha mai funzionato. La lingua infatti sta morendo, i bambini non la parlano più. Vi prego di non lasciar passare la legislatura senza l’approvazione di una legge che può essere la salvezza del sardo».

Per i Riformatori il consigliere Michele Cossa, riprendendo i principali temi del dibattito, ha affermato che «il confronto ha fatto emergere posizioni differenti come era logico avvenisse in Sardegna, nazione senza Stato dove è presente un forte sentimento identitario, una appartenenza profonda che deve essere rappresentata, perché come la bandiera l’inno tocca le corde dei nostri sentimenti». La proposta di oggi, a suo avviso, «incarna certamente la ribellione dei sardi ma ce ne sono anche altre compresa l’ipotesi di scriverlo ex novo (in Russia, per esempio, hanno lasciato la musica sovietica cambiando le parole); la legge in effetti dice che l’inno lo deve scegliere il Consiglio ma forse non è la strada migliore non è quella di confinarla nel palazzo». In Sardegna, ha proseguito Cossa, «ci sono tante idee ma anche tanta passione; noi comunque non faremo barricate anche se la nostra proposta, quella presentata per prima, non è stata nemmeno presa in esame; inoltre, oggi che siamo impegnati a livello nazionale sull’insularità anche col contributo dei sardi nel mondo, sarebbe stato meglio coinvolgere l’opinione pubblica sarda».

Il consigliere Gennaro Fuoco (Fdi), premettendo di non voler fare polemiche che sarebbero fuori luogo su un argomento come l’inno, ha però lamentato anche come vice presidente della commissione Autonomia che «la commissione non ha esaminato nulla e nemmeno votato e, quanto al merito, per noi la legge parte da premesse sbagliate perché noi sosteniamo l’inno della Brigata Sassari che riporta alla memoria dei sardi una epopea in cui si sono imposti con il loro sacrificio all’attenzione di tutto al popolo italiano». L’inno “Dimonios”, ha ricordato, «non parla di guerra e comunque non siamo convinti che sia l’unica proposta ma la migliore, fermo restando che è sbagliato il metodo perché l’argomento meritava e merita una condivisione maggiore; forse sarebbe bastato servirsi di internet, noi in ogni caso non voteremo contro perché su certe cose non ci si deve dividere».

Emilio Usula, dei Rossomori, ha sostenuto che «la festa di Sa Die non deve essere la commemorazione rituale dei moti insurrezionali del ‘700 ma l’occasione per riflessione sulla condizione attuale della nostra terra». Per questo, ha protestato, «denuncio oggi qui che mentre si approva un inno contro la tirannia si manca di rispetto alla Sardegna e le si impedisce di avere i suoi spazi di autogoverno». Spetta poi alla politica utilizzare al meglio la democrazia, ha continuato, «ed anche il voto non può essere ridotto ad un rito ingannevole, la nostra legge elettorale è una porcheria che ha escluso oltre 120.000 sardi che hanno votato, tradendo la loro volontà». In questi mesi, ha detto ancora Usula, «molti hanno preso le distanze dalla legge proponendo questo o quel cambiamento ma alla fine non si è fatto nulla; la verità è che i grandi partiti sono d’accordo per difendere le loro quote di rappresentanza ma Rossomori denuncia questo sopruso oggi lanciando appello a cittadini ed istituzioni per cambiare una legge che va contro la volontà popolare».

Annamaria Busia (Misto) ha messo in evidenza che «le date che oggi ricordiamo hanno come denominatore comune la volontà del popolo sardo di avere maggiori spazi di governo e, sotto questo profilo, oggi c’è la stessa insoddisfazione di tanti orsono contro piemontesi e aragonesi». Spero tuttavia, ha auspicato, «che il nuovo inno arrivi ai tanti giovani che non lo conoscono e partecipino ad una nuova stagione che, come quella dei moti anti feudali in cui i sardi chiedevano impieghi e poteri per le scelte locali, si caratterizzi per nuovi poteri alla Sardegna anche all’interno della nuova cornice costituzionale». La Regione non è stata in grado di esercitare pienamente la sua autonomia, ha proseguito la Busia, «come dimostra lo scarso utilizzo di uno strumento importante come le norme di attuazione: in 70 anni la Sardegna ne ha approvate solo 29 a differenza delle 182 del Trentino-Alto Adige».

A nome di Fdi, il consigliere Paolo Truzzu si è dichiarato «soddisfatto del dibattito, sia per la nostra provocazione che per le posizioni espresse dai Riformatori, segno che esistono sensibilità diverse e segno, soprattutto, che questa discussione dovevamo farla molto prima anche per arrivare ad una scelta unitaria». Rispondendo al collega Zedda, Truzzu ha respinto la sua interpretazione, precisando che «Dimonios non è affatto una marcetta militare e se qualcuno lo pensa vuol dire che non conosce la storia; è vero che è stato scritto nel ’94 ma dietro c’è la storia antica della brigata Sassari ed una bandiera che vide 108.000 sardi per la prima volta uniti e ben 13.000 furono i caduti». Una comunità che non ricorda il passato non ha futuro, ha ammonito Truzzu, «il dibattito sul nuovo inno ha occupato più i giornali che il Consiglio regionale, che fra l’altro ha dimenticato che fino a pochi anni fa la festa della Regione era il 28 gennaio, giorno della battaglia dei Tre Monti che avviò la riscossa italiana dopo Caporetto, sono grandi imprese note in tutto il mondo e dovremmo anche rendere giustizia a tutti i nostri antenati, proprio con Dimonios che identifica tutta la Sardegna».

Dopo l’on. Paolo Truzzu ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu (Pds), che ha detto: “E’ davvero una giornata particolare: da un lato c’è l’enfasi propria della ricorrenza dei 70 anni dell’Autonomia e dall’altro con un inno ci riconosciamo nazione. I sardi oggi vivono la loro sardità e vorrebbero che i figli la ricevessero in eredità ma io come sardo nel 2018 non mi riconosco in una protesta ribellista. Chi può essere oggi il feudatario? Chi esercita oggi la tirannide contro i sardi? Al di là delle celebrazioni l’autonomismo mostra le sue rughe e il nuovo modello della Sardegna deve portarci a riappropriarci dei diritti statuali originari. In questo senso i moti ribelli del passato, l’inno baronale alla rivolta, nulla c’entrano col mondo che conosciamo.

Noi non abbiamo una visione cupa e pessimistica e non ce ne facciamo nulla: la nostra sardità è inclusiva, ci consente di riconoscerci gli uni con gli altri. “Adiosa”, ovvero “No potho reposare”, è il messaggio di solidarietà e di fratellanza di cui abbiamo bisogno per la Sardegna: sono personalmente stufo di piangermi addosso. L’inno del Mannu ha senso solo se riconosciamo che il feudatario di oggi è lo Stato italiano”.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) “al termine di questo dibattito è giusto essere uniti, ma solo dopo che abbiamo sviscerato sino in fondo questo tema. Mi fa piacere aver ascoltato il discorso appena pronunciato dall’avvocato Congiu ed è giusto chiedersi oggi chi sia il padrone più cattivo che si schiera contro i sardi. E forse il barone più cattivo siamo proprio noi stessi, che non siamo capaci di metterci tutti d’accordo per riaffermare davanti allo Stato i valori dello Statuto come l’articolo 8 e l’articolo 13”. Per l’oratore “la Sardegna di oggi è quella dei sindaci abbandonati a se stessi e la fretta che ci state mettendo nel presentare questa proposta di legge dedicata all’inno del Mannu vi farà fare i gattini ciechi. Non arriveremo così a una soluzione che unisca tutti e questo non è giusto per tutti i sardi che in Italia e in Europa hanno conquistato posizioni e fatto grandi cose”.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli e poi gli articoli. Approvato il primo. Sul secondo articolo sono stati presentati emendamenti, favorevole il parere del relatore Cocco sull’emendamento 1. Conforme il parere della Giunta.

Per l’on. Gianni Lampis (Fdi) “oggi qualcuno dentro la maggioranza ha voluto forzare la mano con un metodo che è stato privo di dialogo e di condivisione. Quando si sente l’inno della Sassari la gente riconosce che arrivano i sardi ed è questo il nostro inno. Quello che dovremmo adottare oggi per la Sardegna. Vi chiediamo dunque un momento ulteriore di riflessione”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “il testo è stato messo all’ordine del giorno della prima commissione per tre volte e i colleghi dell’opposizione lo hanno avuto, ovviamente, da subito. In queste tre sedute si è discusso di tutte le proposte in campo”. L’on. Annamaria Busia (Centro democratico) ha affermato invece che “la contrapposizione fra le fazioni in campo si può affrontare pensando che l’Inno del Mannu è quello che più rappresenta la nostra storia e il nostro presente. Non un inno militare né una canzone d’amore”.

E’ intervenuto in campidanese l’on. Zedda, che ha spiegato. “Non c’è dispregiativo nella parola marcetta che ho impiegato, perché è un termine musicale. Mi suscita una grande emozione ma non è la musica che più rappresenta la nostra isola”.

L’Aula ha respinto l’emendamento 5 (Brigata Sassari) con 30 contrari.

Approvato, invece, l’emendamento 1 (“patriota”) con parere favorevole del relatore e della Giunta.

L’on. Pietro Cocco (Pd) ha dato parere favorevole anche all’emendamento 2 e l’Aula si è conformata.

Approvato, poi, il testo dell’articolo 2 come emendato. Ritirati, invece, gli emendamenti 3 e 4.

Approvato poi senza discussione l’articolo 3, il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione il testo della legge. L’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha annunciato l’astensione: “Non è stata sentita la popolazione sarda e non vorrei che accadesse che non tutti i sardi si riconoscano nell’Inno del Mannu”.

Favorevole, invece, l’on. Angelo Carta a nome del Psd’Az: “Se andassimo a Orgosolo, ad esempio, probabilmente gli orgolesi vorrebbero che Pratobello fosse l’inno sardo. Ma è difficile che troviamo oggi l’accordo, forse lo saremo col tempo portando nelle scuole il nuovo inno dei sardi”.

Anche il gruppo di Forza Italia ha annunciato l’astensione con la capogruppo Alessandra Zedda: “Non abbiamo nulla da osservare ma forse è stata persa l’occasione di poter fare un minimo di confronto. Invitiamo il presidente Pigliaru a chiedere ai sardi se l’inno che stiamo scegliendo oggi è gradito davvero. Proviamo ad arrivare all’ultimo dei cittadini della nostra regione”.

L’on. Roberto Desini (Pds) ha detto che “anche dentro il nostro gruppo ci sono state posizioni differenti ma quello che è accaduto a Ottana la scorsa settimana noi abbiamo coniato uno slogan che rappresenta una svolta. “Mai più divisi”: ecco perché voterò a favore di questo inno. Se davvero vogliamo dare un futuro ai nostri figli dobbiamo avere il coraggio di sperimentare l’unità”.

Per i Riformatori l’on. Luigi Crisponi ha detto che “quando il testo di un inno non fa venire il brivido e non una volta richiama il fortza paris probabilmente la decisione è affrettata. Per questo alla fine ci asterremo e perché è mancato quel dibattito che probabilmente avrebbe acceso le luci su questo tema”.

Anche il capogruppo del Pds, on. Gianfranco Congiu, ha annunciato il voto di astensione ma ha detto: “No potho reposare cantato da Andrea Parodi  suscita quei brividi che l’Inno non dà ma da oggi sarà l’Inno del Mannu il simbolo della nazione di Sardegna. Dunque, anche da parte nostra ci sarà un voto di astensione”.

Per l’on. Mariano Contu (FI) “noi siamo abituati a riconoscere un inno nei suoi contenuti ma anche nella musica. Qual è esattamente la versione dell’inno che stiamo approvando? Non si sa. Ecco perché la nostra astensione”.

“Voglio parlare in sardo, nella lingua del mio Goceano”, ha esordito l’on. Daniele Cocco. E ha detto: “Le posizioni possono essere differenti, io avrei preferito Bella ciao, per rispondere al collega Truzzu. Ma questa non è una decisione di una parte sola ma di tutto il Consiglio. In questo periodo storico valgono ancora le cose che diceva Mannu e il feudatario contro i sardi c’è sempre, è lo Stato italiano. Alla fine, tutti i nostri figli e nipoti canteranno quest’inno e ora il prossimo passo è la legge sulla lingua sarda, che sarà un fatto molto importante per il nostro popolo”.

Il relatore, on. Pietro Cocco, ha dato parere favorevole anche a nome del Pd. “Oggi abbiamo un inno ufficiale e dico chiaramente che la proposta era ed è condivisa. Certo sapevamo che potevano esserci opinioni differenti ma abbiamo ritenuto importante andare in Aula oggi per dare appunto oggi alla Sardegna il suo inno. Quale parte dell’inno utilizzeremo nelle manifestazioni ufficiali lo deciderà con decreto il presidente della Regione e fino ad allora utilizzeremo il testo integrale. Ma le parole di questo testo sono assolutamente attuali e sono quelle che meglio rappresentano la situazione odierna”.

Anche il presidente Francesco Pigliaru ha preso la parola e ha detto: “Intervengo a titolo personale, non della Giunta, e vi dico che adoro “Dimonios” ma è questa la scelta giusta perché l’Inno ha un bel messaggio: ribellarsi contro chi ci impone ingiustizie è sempre giusto. Ecco il valore dell’Inno che stiamo adottando oggi: ribellione contro ogni oscurantismo, contro i rischi di chiusure e di nuovi pericolosi oscurantismi”.

L’Aula ha approvato la legge.

Il presidente Gianfranco Ganau ha formulato gli auguri all’on. Christian Solinas a seguito delle sue dimissioni, delle quali l’Aula ha preso formalmente atto. Al posto dell’on. Christian Solinas è stato surrogato dalla Giunta per le elezioni il primo dei non eletti nel collegio di Cagliari per il Psd’Az, Nanni Lancioni, che ha giurato davanti al presidente Gianfranco Ganau e si è dunque insediato in Consiglio regionale. La seduta è stata poi dichiarata chiusa.

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«E’ stato un incontro molto utile che darà ulteriore impulso all’attività dei tavoli tecnici da tempo al lavoro sui problemi di Ottana e complessivamente della Sardegna centrale, problemi che tutto il Consiglio continuerà a seguire col massimo impegno.»

Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau al termine dell’incontro dei capigruppo con una delegazione di amministratori del territorio di Ottana, al quale hanno partecipato il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, e l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras.

Nelle sue conclusioni, il presidente Francesco Pigliaru ha sottolineato che la scelta del governo regionale è stata quella di affrontare la crisi dell’area di Ottana puntando su «scommesse condivise con i territori, che sono più forti anche se a volte richiedono più tempo. I principali pilastri della nostra azione – ha proseguito – sono sviluppo dal basso, contrasto al disagio delle persone con gli interventi di sostegno del Rei nazionale e del Reis regionale, i nuovi strumenti del piano Lavoras a cominciare dai bonus occupazionali».

«Sul Nuorese abbiamo investito molte risorse – ha concluso il presidente della Regione – e riteniamo che l’area di Ottana, per il suo passato industriale che ancora esiste in qualche forma, abbia potenzialità da sfruttare e possa essere attrattiva per gli investitori, una soluzione che stiamo esplorando con Invitalia; anche quella di Alcoa sembrava una strada senza uscita eppure le cose sono cambiate».

L’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras ha invece fatto il punto sull’istanza di riconoscimento del sito di Ottana come area di crisi complessa, che la Regione sottopose al Governo dopo una nozione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale nel maggio dell’anno scorso. «Da allora – ha ricordato – abbiamo costruito un percorso di re-industralizzazione assieme alle amministrazioni locali, i sindacati e le organizzazioni datoriali che punta sulle infrastrutture materiali ed immateriali (la formazione) e lo sviluppo di alcune filiere come gomma, ambiente ed energia».

Ad esporre i gravi problemi di Ottana e del territorio il sindaco del centro del Nuorese Franco Saba, quello di Mamoiada Luciano Barone, il commissario straordinario della provincia di Nuoro Costantino Tidu ed il presidente di Anci Sardegna Emiliano Deiana.

Franco Saba, in particolare, ha ricordato che alla base della scelta industriale della Sardegna centrale, trenta anni fa, c’era l’esigenza di combattere criminalità ed arretratezza ma oggi «c’è per molti aspetti lo stesso malessere di allora e dobbiamo disinnescarlo partendo dai giovani e da tanti disoccupati di 40 anni che non hanno più prospettive».

A nome dell’Anci, Emiliano Deiana ha sollecitato per il Nuorese una grande alleanza istituzionale, sul modello di quella messa in campo per il Sulcis, che sia in grado di attrarre investimenti e sviluppare formazione di qualità «senza lasciare nessun lavoratore da solo, a cominciare dagli ex Legler».

Aprendo la serie degli interventi dei capigruppo Pietro Cocco (Pd) ha valutato positivamente la concretezza del confronto su temi strategici per il Nuorese come il riconoscimento di area di crisi complessa accompagnato da un piano di riqualificazione. Assicurando che i capi gruppo lavoreranno per tenere alta l’attenzione della politica.

Daniele Cocco, di Art. 1 – Mdp, ha affermato che sulla vicenda di Ottana “andremo in fondo in fondo per ottenere risposte compiute anche da alcuni soggetti imprenditoriali che, usufruendo di fondi pubblici, devono mettere da parte certe rigidità.”

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sostenuto che «lo sviluppo delle zone interne non passa solo per l’industrializzazione ma soprattutto per una programmazione inclusiva che comprenda tutti i territori della Sardegna».

Da Forza Italia, attraverso il vice capogruppo Alessandra Zedda, è arrivato un appello a concentrare l’attenzione su iniziative realizzabili come l’allargamento dell’accesso a Lavoras per i disoccupati del Nuorese e la formazione.

Per il Pds Gianfranco Congiu ha definito Ottana il simbolo della crisi profonda della Sardegna scandita da sprechi e promesse mancate, una crisi che va affrontata prima mettendo in sicurezza il tessuto sociale e poi accompagnando il territorio verso una prospettiva nuova.

Secondo il sardista Angelo Carta al passato di occasioni mancate che hanno rappresentato il fallimento dell’industria e della politica bisogna contrapporre un futuro di soluzioni pratiche e semplici a cominciare dal collegamento coste-interno.

Pier Franco Zanchetta (Cps), infine, ha messo l’accento sul riconoscimento di Ottana come area di crisi complessa, che a suo avviso costituisce un passaggio indispensabile per il rilancio della zona. Per l’immediato ha suggerito l’adozione di misure straordinarie, alcune delle quali sono all’interno del “pacchetto Lavoras”.

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I consiglieri regionali del gruppo consiliare Art. 1 – SDP, Eugenio Lai, Daniele Cocco, Luca Pizzuto e Paolo Zedda, chiedono che la Regione vada a fondo e si costituisca parte civile nell’eventuale processo che riguarda gli agnelli sardi IGP “taroccati”. La questione costituisce sicuramente un danno economico per il comparto ovino sardo dovuto alla contraffazione del bestiame proveniente da altri stati e venduto come sardo.

«E’ compito del presidente e della Giunta regionale – affermano i consiglieri regionali di Art. 1 – SDP – schierarsi in maniera inequivocabile a difesa e tutela di uno dei prodotti che più caratterizza il mercato alimentare sardo e difenderlo dal commercio sleale, letale per l’economia regionale.»

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I consiglieri regionali Eugenio Lai e Daniele Cocco, a nome del gruppo consiliare Art. 1 – Sdp, nel corso della prossima riunione dei capigruppo chiederanno che venga portata immediatamente in aula la proposta per le modifiche contrattuali dei dipendenti dell’agenzia Forestas.

«I tempi sono maturi – sostengono i consiglieri Lai e Cocco – per approvare le modifiche che tutelano i lavoratori di Forestas. Ogni consigliere si assuma le sue responsabilità. Noi ci auguriamo che la legge venga votata all’unanimità.»

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La commissione Sanità del Consiglio regionale presieduta da Raimondo Perra (Cps-Psi) ha visitato questa mattina l’ospedale “Antonio Segni” di Ozieri che, in base alla riforma ospedaliera approvata nell’ottobre scorso dal Consiglio regionale, dovrebbe costituire unico presidio con le strutture sanitarie di Alghero.

La commissione ha compiuto un breve giro fra i reparti con particolare attenzione a quelli di Ortopedia, Neurologia e Radiologia, oltre ai laboratori ed alle attrezzature diagnostiche. Successivamente nella sala riunioni del “Segni” i commissari hanno ascoltato i numerosi interventi dei primari e dei medici della struttura, che hanno esposto le problematiche più significative legate al funzionamento della struttura: carenza di personale, difficoltà di coprire alcune posizioni specialistiche e di fornire (pur essendo un ospedale) veri servizi e propri di assistenza territoriale, fronteggiando le crescenti richieste degli utenti, che continuano a percepire l’ospedale come un luogo di cura “generalista”.

Per quanto riguarda più in dettaglio le tematiche riguardanti la riforma della rete ospedaliera, i medici dell’ospedale di Ozieri hanno sottolineato con preoccupazione l’oggettiva complessità di far funzionare con efficienza un presidio diviso in due stabilimenti anche fisicamente lontani come Ozieri ed Alghero, aggiungendo che non tutta la sanità sarda si deve esaurire nei due hub principali.

Nel dibattito hanno preso la parole numerosi consiglieri regionali: Giorgio Oppi dell’Udc, Daniele Cocco di Art.1-Mdp, Antonello Peru e Marco Tedde di Forza Italia, Augusto Cherchi del Pds e Domenico Gallus del Psd’Az – La Base.

Nelle conclusioni, il presidente della commissione Raimondo Perra ha ricordato che il sopralluogo di Ozieri è il primo effettuato dalla commissione nel “dopo-riforma”, a testimonianza del fatto che «la politica non può e non deve limitarsi a fare leggi ma deve anche essere capace di verificare sul campo se le stessi leggi hanno un impatto positivo sui cittadini, capacità che nel nostro caso è quanto mai necessaria visto che ci occupiamo di salute. Abbiamo ascoltato con molta attenzione i temi sollevati dai medici del “Segni” – ha concluso Raimondo Perra – ed assicuro anche a nome della commissione che saranno valutati con la massima attenzione in sede di attuazione concreta della riforma della rete ospedaliera».

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Le criticità degli ospedali nel nord Sardegna, le emergenze della sanità sul territorio e la necessità di nuovi investimenti per i servizi, saranno al centro del vertice in programma questa sera, alle 17.30, nel municipio di Piazza Gallura, con il sindaco di Tempio Pausania Andrea Biancareddu. Il vicepresidente della commissione salute Edoardo Tocco (FI) avrà la lente d’ingrandimento sulle condizioni del presidio ospedaliero “Paolo Dettori”. Probabile anche una perlustrazione all’interno del nosocomio.

«La riforma della sanità sta cancellando anche in Gallura pezzi fondamentali della rete ospedaliera – spiega Edoardo Tocco – mettendo a rischio il diritto alla salute.»

Domani mattina, alle 10.30, appuntamento ad Ozieri, nell’ospedale “Antonio Segni”, per un sopralluogo della commissione Sanità del Consiglio regionale. Una perlustrazione del parlamentino, presieduto dal consigliere Raimondo Perra (esponente dei socialisti), che conta tra le sue fila anche l’ex assessore della Sanità Giorgio Oppi ed il rappresentante del territorio Daniele Cocco, per valutare le condizioni della struttura.

«Anche il nosocomio di Ozieri è stato depotenziato dai provvedimenti della Giunta Pigliaru – aggiunge Edoardo Tocco – con le sforbiciate dei reparti e la cancellazione di diversi servizi indispensabili per i cittadini. Il riordino della rete ospedaliera sta producendo effetti devastanti, con la drastica riduzione dei dipartimenti all’interno dei presidi sanitari. L’esecutivo deve rivisitare questa legge, con misure urgenti per salvaguardare i pazienti costretti lunghe liste d’attesa o, ancora peggio, viaggi della speranza per le cure necessarie.»

Il presidente della commissione indica le finalità del sopralluogo: «Sarà – conclude Raimondo Perra – un momento di verifica sullo stato organizzativo dell’ospedale, per capire da medici, personale e pazienti se ci sono condizioni e margini di miglioramento all’interno della riforma, per dare risposte più adeguate ed efficienti ai cittadini del territorio».

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«Giunta e Consiglio regionale si occupino della vicenda del Tanka Village di Villasimius in procinto di passare dalla Valtur, ora in concordato preventivo, ad un’altra azienda leader del settore turistico.»

La richiesta è contenuta in una mozione del gruppo consiliare di Art. 1 – Mdp (primo firmatario Eugenio Lai) con cui, auspicando l’intervento della Regione in un settore strategico per lo sviluppo della Sardegna, si ricorda fra l’altro che attorno al Tanka Village gravita un indotto di oltre 500 unità riconducibili ad aziende sarde attive nella gestione dei vari segmenti del resort.

Il concordato preventivo, ricordano in particolare i consiglieri di Art. 1 – Mdp Eugenio Lai, Daniele Cocco, Luca Pizzuto e Paolo Zedda, «espone questa importante realtà a gravissimi rischi, a cominciare dal mancato pagamento delle retribuzioni ai lavoratori e dei crediti maturati dalle aziende sub-appaltatrici; rischi che vanno scongiurati con la costituzione di un tavolo negoziale in cui la nuova azienda sia affiancata dalla Regione e dai sindacati nella ricerca delle migliori soluzioni per il rilancio della struttura, salvaguardando i posti di lavoro e le professionalità acquisite».

 

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«Apprezziamo l’apertura del presidente Francesco Pigliaru e dell’assessore Cristiano Erriu su alcuni punti della nuova legge urbanistica ora all’esame della commissione, così come valutiamo positivamente la disponibilità a riflettere su altri, per noi troppo divisivi e dannosi per la Sardegna.»

Lo hanno dichiarato i consiglieri regionali di Art. 1 – Mdp Eugenio Lai, Daniele Cocco, Luca Pizzuto e Paolo Zedda secondo i quali tuttavia «sarebbe opportuna una riunione di maggioranza prima di affrontare, nei prossimi giorni, i passaggi-chiave dell’impianto della nuova legge urbanistica, senza forzature di calendario né imposizioni di scadenze».

«Per noi – hanno concluso Eugenio Lai, Daniele Cocco, Luca Pizzuto e Paolo Zedda – la priorità resta quella di un provvedimento sostenibile dal punto di vista ambientale, la vera cornice entro la quale è possibile parlare di sviluppo senza mettere a rischio quel patrimonio immenso di ricchezze naturali che la Sardegna possiede e deve, semmai, pienamente valorizzare.»