28 March, 2024
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La percezione sullo stato reale della Sanità nostrana è dura. Le esperienze quotidiane dei pazienti sanno spesso di solitudine ed abbandono come esemplificato da questi due casi recentissimi.
Primo esempio: un signore si sveglia al mattino e scopre d’avere paralizzata la parte destra del corpo. Ricovero immediato; TAC ed esami. Diagnosi: trombosi di una importante arteria cerebrale; dimissione dopo due giorni. Il posto letto deve essere libero per il prossimo ricoverato. Questo è il perfetto schema di gestione del paziente acuto. L’hanno ideato eminenti intelligenze economiche di scuola bocconiana milanese. Tuttavia, tra la nostra assistenza sanitaria e quella di Milano, c’è
una bella differenza. Il paziente del Sulcis Iglesiente viene riportato nel proprio domicilio. Se ha soldi e familiari affettuosi, verrà assistito con grande dispendio delle energie parentali. Se non ne ha, scompare dal mondo e nessuno può assisterlo nel dramma della sofferenza e dell’inabilità, finché giunge la morte a graziarlo.

A Milano non è così: tra l’Ospedale ed il domicilio esiste una filiera assistenziale che provvede a ricoverare il paziente, nutrirlo, sottoporlo a riabilitazione e cura della persona, fino al raggiungimento di un’autonomia tale da consentirgli di lavarsi, nutrirsi, vestirsi e tornare in pubblico per le necessità usuali. Avrà sempre un tutor dell’assistenza sociale che sovrintenderà al suo recupero sociale.

Nel Sulcis iglesiente abbiamo un problema; siamo passati da 700 posti letto a 180 circa. Quei 500 posti in più che avevamo, che vennero eliminati per “razionalizzare” il sistema, fungevano da supplenza alla mancanza della filiera assistenziale post-ospedaliera. Qualcuno ha dimenticato di mettere in funzione quel tipo di filiera assistenziale che a Milano è posta tra Ospedale e proprio domicilio. Incredibilmente, si è affrettato a chiudere i posti letto dei nostri Ospedali e a rendere ultrarapidi i ricoveri e le dimissioni. Lo scopo? Dare una parvenza di efficienza milanese nella tempistica del ricambio dei ricoverati. Una volta dimesso, il nostro paziente sulcitano-iglesiente è solo.
Nessuno reagisce: tutti zitti!

Secondo esempio: Un adulto attempato del Sulcis iglesiente ha un tumore diagnosticato tempestivamente e curabile con la radioterapia. Viene messo in lista. L’inizio del ciclo avverrà fra un mese. Alla data prevista l’apparecchio è “guasto”. Passano due mesi. L’apparecchio è sempre “guasto”. Viene fissata la data dopo altri due mesi, ma «con tante scuse … la preghiamo di aspettare altri due mesi». E’ passato un anno e ancora non gli viene assicurata una data certa per iniziare la cura radioterapica. Qualcuno può immaginare che quel reparto sia rimasto chiuso per un anno. Invece no. Ha lavorato sempre a pieno ritmo. ON Y SOIT QUI MAL Y PENSE.
C’è un problema: nel Sulcis iglesiente non abbiamo un reparto di radioterapia e dobbiamo, per forza, rivolgerci agli Ospedali cagliaritani. La sensazione suscitata da questo secondo episodio è di sconforto. Chi deve risolvere il problema?. Chi è il referente per i cittadini del nostro territorio che vorrebbero ottenere assistenza sanitaria nella città capoluogo? Non esiste.
Poi tra febbraio e marzo è esploso il Covid ed abbiamo assistito alla strage di anziani e giovani nel Nord Italia. Gli italiani non erano preparati ad un’epidemia mortifera. Non sapevano come comportarsi. Le uniche notizie scientifiche venivano dalla Cina. Quella prima ondata ha risparmiato il Sud Sardegna. Noi non l’abbiamo vissuta. Oggi, però, sta arrivando. Allora chiedemmo mascherine al mondo intero. Giunsero medici Cubani, Russi, Albanesi, Rumeni e Cinesi. Non bastarono le fosse comuni e i forni crematori per trattare le salme. Il Governo, abituato a legiferare in tempi lunghi si adattò a decretare (DPCM) in tempi brevi, anche nell’arco di 24 ore. E avvenne un fatto nuovo: la sospensione di Diritti Costituzionali (spostamenti fuori dal proprio domicilio; Giustizia; Religione; Scuola; Ospedali; Sport; Commercio; Trasporti). Era il “lockdown”. Fu un coprifuoco più duro di quello della Guerra.

Quell’aspra esperienza e quelle paure hanno maturato nei cittadini la cosiddetta “Coscienza popolare”. Oggi è fortissima la percezione del valore della diritto Costituzionale a godere del Servizio Sanitario Nazionale, che è lo strumento per raggiungere la Buona Salute e la Felicità, valore, quest’ultimo, riconosciuto dal
giurista italiano Gaetano Filangieri; condiviso da Benjamin Franklin nel prologo alla Costituzione americana; sostenuto dall’Assemblea nazionale francese nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino. Ambedue i valori sono proclamati dagli articoli 32 e 2 della Costituzione Italiana.
E’ vero che “sono tutte belle parole”, però sono anche Diritti reali certificati dalla Madre di tutte le leggi e siamo legittimati a pretenderli.
In tutti i casi, questa esperienza ha fatto maturare la coscienza di quanto sia necessario avere una Sanità efficiente e onnipresente, vicino alla residenza dei Cittadini.
Associata a questa consapevolezza, l’esperienza dell’Estate scorsa ha fatto percepire la pericolosità insita nello “spostamento di masse umane”, dannosissima anche in regioni naturalmente protette come la Sardegna (vedi il caso del Billionaire e delle coste turistiche da cui sono promanati i focolai attualmente recrudescenti nei nostri territori).
«Nulla sarà come prima neppure nella nuova urbanistica post-Covid». L’ha detto l’architetto urbanista Massimiliano Fuksas. Egli sostiene che le periferie-dormitorio delle grandi città sono polveriere epidemiogene a causa della estrema densità di popolazione e l’eccesso di contatti umani. In futuro sarà necessario  invertire la rotta dell’inurbamento e facilitare il ripopolamento nelle cittadine del territorio. Ciò rende necessario che il capoluogo, piuttosto che grande accentratore, si limiti ad essere sede esclusiva degli atti amministrativi della Politica e lasci che i Servizi tornino dentro i maggiori centri abitati della provincia.
Questo concetto è stato chiaramente esposto tra i principi che devono ispirare i programmi di spesa del RECOVERY FUND e del MES. Secondo il documento programmatico del finanziamento europeo bisogna produrre progetti finalizzati a riequilibrare i Servizi nei Territori. I Servizi espressamente citati dalla Commissione Europea sono: GIUSTIZIA – OSPEDALI – SCUOLA.
Entro il 15 ottobre, l’Italia dovrà presentare alla Commissione europea Il PNRR. Si tratta del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Il termine “Resilienza” indica il principio fisico per cui certi oggetti, quando vengono deformati da una forza che viene loro impressa, hanno la capacità di riprendere la “forma” che avevano prima di ricevere il colpo (per esempio un oggetto in gomma elastica).
L’”oggetto” di cui qui si tratta è la Sanità. Essa ha subito un durissimo colpo che deformandola l’ha degradata. Oggi la nostra Sanità non riesce a riprendere l’efficienza precedente, a causa di due meccanismi inibitori che ne impediscono la “resilienza”. Essi sono:

A – La “miopia” dei Politici che espulsero i rappresentanti dei Territori dal controllo amministrativo delle ASSL;

B – L’“assenza di potere dei Sindaci” in tema di sicurezza sanitaria.

Da ciò sono derivati:
1 – L’esistenza di amministratori della Sanità avulsi dal Territorio;
Si tratta di personale molto preparato nella pratica contabile ma impreparato nell’interpretazione delle istanze provenienti dalla Popolazione.
2 – Lo svuotamento degli Ospedali in termini di:
– Uomini di scienza e
– Strumenti aggiornati di Diagnosi e cura.
3 – La mancata produzione dal territorio di Medici e Professionisti delle Scienze infermieristiche, destinati a risiedere accanto all’Ospedale con le proprie famiglie.
4 – Il distacco culturale degli Ospedali, in termini di dotazione tecnologica, di ricerca e aggiornamento rispetto ai grandi Centri europei.

Il nostro territorio ha oggi queste esigenze strutturali immediate. L’istituzione di:
1 – Un laboratorio di VIROLOGIA, microbiologia, immunologia, associato ad un settore dedicato alla Biologia Molecolare (DNA – RNA) e ad un Centro di Ricerca.
Deve essere dotato di un Primario e di Personale dedicato.
2 – Un REPARTO DI INFETTIVOLOGIA (Ospedale Santa Barbara; oggi previsto per i Covid sintomatici).
3 – Un organico di VIGILI SANITARI per il controllo territoriale dei pazienti in isolamento.
4 – Un PREVENTORIO per l’isolamento dei casi sospetti e dei portatori sani;
5 – Un Reparto di PNEUMOLOGIA con CAMERA IPERBARICA e Riabilitazione respiratoria, con Primario;
6 – Un REPARTO DI NEUROLOGIA, con Primario.
7 – Un reparto di PEDIATRIA
8 – Un REPARTO di ONCOLOGIA MEDICA
9 – Un SERVIZIO DI RADIOTERAPIA.
10 – Un reparto di CHIRURGIA ONCOLOGICA
11 – Un reparto di CHIRURGIA VASCOLARE
12 – Un servizio di EMODINAMICA con Primario
13 – Un HOSPICE
E’ necessario istituire subito il reparto di terapia intensiva per pazienti Covid al Santa Barbara e liberare gli Ospedali generali dall’impegno di assistenza ai Covid positivi, garantendo la ripresa di tutte le attività di: MEDICINA, CHIRURGIA, ORTOPEDIA, PRONTO SOCCORSO.
Programmare l’evoluzione del Sistema Sanitario del Sulcis Iglesiente è facile. E’ difficile trovare i REALIZZATORI.
I finanziamenti esistono, sono: il RECOVERY FUND ed il MES.
Tutto questo è necessario, per evitare il ritorno ai tempi bui del depotenziamento degli Ospedali.

Mario Marroccu