20 April, 2024
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Il problema dei trasporti aggrava seriamente la già difficile situazione del carcere di Uta.

La recente relazione dell’UILPA del segretario generale Eugenio Sarno, ed i colloqui con gli assistenti dell’AUSER Cagliari, mettono in rilievo una serie di criticità intorno alle condizioni di vita dei carcerati. La struttura ospita 525 detenuti su una capienza complessiva di 558, si trova quindi in condizioni di forte affollamento. Nel corso del 2015 sono stati registrati 200 casi di autolesionismo, 43 tentati suicidi, 1 suicidio, 106 scioperi della fame, sette manifestazioni collettive di protesta, 63 aggressioni contro agenti di polizia penitenziaria. Le evidenze fotografano, quindi, una condizione di sofferenza molto grave.

Un dato in particolare, rivelato dal direttore Gianfranco Pala, è sintomatico dello stato di abbandono e di isolamento sociale dei detenuti: nessuno dei 135 aventi diritto ha chiesto la detenzione domiciliare. Come dire: nessuno ha una famiglia o degli amici da cui tornare.

Alle durissime condizioni di vita nell’interno del carcere quindi, si aggiunge la distanza dalla società in cui i detenuti dovrebbero essere reinseriti.

A partire da queste valutazioni, è necessario considerare le difficoltà legate ai mezzi di trasporto pubblici, e la conseguente gestione dei contatti tra l’interno e l’esterno del carcere.

Il carcere di Uta è praticamente isolato dal territorio circostante.

L’ARST non prevede linee dirette col capoluogo, i collegamenti con Cagliari sono assicurati solo dal CTM che, tuttavia, offre un numero di corse molto limitato (ogni 4 ore, nella fascia oraria meglio servita) e difficilmente conciliabile con le esigenze dei detenuti, dei familiari e del personale.

La situazione attuale obbliga i viaggiatori a delle lunghe attese senza la possibilità di un riparo dalle intemperie e di un luogo di ristoro.

In queste condizioni, i detenuti vedono vanificate parte delle ore di permesso giornaliero in inutili attese ed i familiari sono costretti a lunghissimi viaggi per fare visita ai loro cari. La conseguenza è un ulteriore allontanamento dei detenuti dalla società e un effetto estremamente negativo sui rapporti affettivi che li legano alla loro comunità di appartenenza.

Pensiamo che tutti i cittadini sardi debbano avere accesso ai servizi essenziali in condizioni di uguaglianza e crediamo che una situazione del genere non sia umanamente tollerabile né conveniente.

Per questi motivi, in accordo con l’AUSER Cagliari, abbiamo presentata un’interpellanza, firmata anche dai consiglieri Usula, Cocco D., Lai e Pizzuto, alla Giunta che chiede un progetto di lungo periodo per una rete di collegamenti razionali con il carcere di Uta.

Abbiamo sollecitato delle misure concrete che rendano più conciliabili gli orari delle linee di trasporto urbano per il Carcere con le esigenze di tutti i cittadini che, per ragioni diverse, vi si recano.

Abbiamo chiesto, inoltre, che la Regione si attivi in un opera di persuasione con ARST e CTM per dotare il capolinea di Uta delle infrastrutture minime.

Ci sembra un atto di civiltà.

Paolo Zedda

Gruppo Soberania e Indipendentzia

del Consiglio regionale

Il consigliere regionale Edoardo Tocco (FI) critica il piano di trasferimento dei detenuti al carcere di Uta. Tocco, in una nota, sottolinea l’esodo massiccio, con circa trecento detenuti che dal carcere di Buoncammino sono stati trasferiti nel nuovo presidio penitenziario che si estende sugli sterrati di Macchiareddu in territorio di Uta. I reclusi sono stati trasportati a bordo di sei autobus della polizia penitenziaria, utilizzati per il trasloco, con il controllo sul percorso delle forze dell’ordine con l’ausilio di alcuni elicotteri. Il tratto di viale Buoncammino, nei dintorni del carcere, è stato chiuso al traffico. Un esilio che non è stato per nulla semplice.

Il consigliere regionale di Forza Italia mette l’accento sulle criticità emerse, soprattutto le carenze riguardanti i familiari dei carcerati. Sulla questione sarà presentata un’interrogazione urgente al Presidente della Regione. Francesco Pigliaru ed al sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. «Il trasferimento dei detenuti da Buoncammino al nuovo complesso penitenziario di Uta, purtroppo, sta creando non pochi problemi ai congiunti degli stessi reclusi – commenta Tocco – Il nuovo presidio è molto distante da Cagliari. Per questo non è per nulla facile raggiungere il caseggiato di Macchiareddu per i tanti parenti». Una grande fetta dei familiari dei detenuti giungono da altri centri dell’Isola. «In tanti tra l’altro senza un mezzo di trasporto – aggiunge l’esponente di Forza Italia -. Purtroppo, il trasferimento è stato effettuati senza un piano adeguato da parte della Regione e del Comune, con tanti familiari che hanno assistito al trasporto dei loro congiunti sui pullman per Uta sostando davanti al carcere cagliaritano. Una pagina davvero dolorosa e difficile da dimenticare, con l’impossibilità per tanti di raggiungere il nuovo caseggiato».

E’ mancato un piano appropriato, dunque. «L’amministrazione penitenziaria, ed in particolare il direttore del carcere cagliaritano, Gianfranco Pala – continua Tocco – è stato lasciato da solo nell’organizzazione del trasloco». Il forzista si proietta sul futuro, evidenziando la necessità di un intervento immediato. «Penso sia opportuno dare la possibilità ai parenti dei detenuti, ormai da oggi ospitati nel nuovo carcere di Uta, di poter arrivare per i colloqui settimanali nel sito. E’ necessario attivare da subito un bus che venga messo a disposizione dei familiari nei giorni previsti per gli incontri, Una corsa che parta dalla vecchia sede del carcere di Buoncammino, per poi raggiungere l’area di Macchiareddu in modo semplice ed agevole. I parenti e gli amici potranno pagare un biglietto a costo minimo, ma si garantirà loro un servizio utilissimo. Auspico per questo – conclude Tocco – che la Regione trovi le risorse per colmare i costi di trasporto. E’ un servizio fondamentale sotto il punto di vista sociale, poiché permette alle famiglie di stare vicino ai detenuti che vivono una non facile situazione psicologica».

«La messa a punto del sistema di sicurezza, con particolare attenzione ai diritti dei detenuti, è l’impegno prioritario del nuovo comandante della Polizia penitenziaria di Buoncammino che ha assunto il comando del reparto in attesa dell’apertura del #Villaggio penitenziario di Cagliari-Uta». Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento al cordiale colloquio con la dott.ssa Alessandra Uscidda, commissario capo, alla quale ha evidenziato diverse criticità.

«Uno degli aspetti organizzativi che la comandante Uscidda intende conseguire, con la collaborazione delle aree trattamentale e sanitaria, è – sottolinea Maria Grazia Caligaris – un sistema integrato della sicurezza con la responsabilizzazione di tutti gli operatori e dei cittadini privati della libertà. Nei programmi la volontà di costruire un carcere ricco di opportunità così come accade in altre realtà della Penisola dove l’integrazione con il territorio, comprese aziende e amministrazioni locali, contribuisce a trasformare il periodo di perdita della libertà in un’occasione per costruire una prospettiva nuova.»

«Tra le priorità anche quella di garantire ai detenuti un calmiere dei prezzi del sopravvitto. E’ stata avviata, infatti, la nuova rilevazione dei prezzi dei prodotti attuando – evidenzia ancora la presidente di SDR – un sistema di acquisto secondo la normativa vigente che prevede si faccia riferimento al supermercato più vicino all’Istituto penitenziario. Nei giorni scorsi il blocco del sistema informatico per la gestione della spesa (SICO) ha provocato un forte malcontento tra i detenuti che non hanno potuto effettuare gli acquisti.»

«Le criticità di Buoncammino consistono ancora prevalentemente nelle caratteristiche strutturali della casa circondariale a cui finora si è sopperito, almeno in parte, con una forte umanizzazione dei rapporti tra agenti e detenuti. L’auspicio è che il trasferimento a Uta e le conseguenti radicali novità logistiche, non ultima la distanza dal centro urbano, possano trovare un positivo equilibrio. La sicurezza non può prescindere dalla riabilitazione di coloro che hanno commesso reati per abbattere la recidiva richiede quindi il contributo significativo della società. Alla nuova comandante – conclude Maria Grazia Caligaris – vanno gli auguri di buon lavoro di SDR.»

Alessandra Uscidda, 41 anni, laureata in Giurisprudenza, commissario capo, è stata comandante di reparto per 4 anni a #Milano-Bollate e negli ultimi tre anni ha rivestito lo stesso incarico nell’Istituto penitenziario di Aosta. Sarà affiancata dal vice comandante Barbara Caria che ha retto il settore sicurezza della casa circondariale di Cagliari dopo l’assegnazione del commissario Michela Cangiano al #Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria. Attualmente Uscidda ha alle sue dipendenze circa 300 agenti che diverranno circa 400 non appena aprirà Uta. Resta invece alla Direzione della casa circondariale Gianfranco Pala.