29 March, 2024
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«L’incontinenza urinaria femminile interessa il 25 per cento delle donne nell’arco della loro vita, aumenta con l’aumentare dell’età e colpisce sino al 60 per cento delle donne in postmenopausa. Una situazione che altera la qualità della vita, con importanti costi per la società per disabilità associate e assenze dal posto di lavoro.»

Lo ha detto Salvatore Dessole, direttore dell’unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari, in apertura del corso sulle patologie del pavimento pelvico femminile, l’incontinenza urinaria femminile e il prolasso degli organi pelvici che si è aperto ieri mattina nell’aula magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ateneo sassarese.

Una patologia che – è stato detto – riguarda la «terza fase della maturità» della donna, cioè dopo i 60 anni. Tra i vari fattori che possono determinare e aumentare il fenomeno, a esempio, vengono elencati il parto naturale che “stressa” la regione pelvica, poi alcuni interventi chirurgici come quello di rimozione dell’utero e, ancora, ereditarietà, malattie neurologiche e il prolasso genitale. «Questa patologia – ha aggiunto Salvatore Dessole – intacca la qualità di vita, mentre noi vorremmo che si invecchiasse sempre di più e bene».

Da qui la necessità di un inquadramento diagnostico-terapeutico della malattia, con i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali mirati alla cura dell’incontinenza urinaria femminile e del prolasso degli organi pelvici.

Il corso, organizzato dall’unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari e incentrato sull’aspetto di un’azione multidisciplinare, ha visto alternarsi al tavolo dei relatori medici specialisti in Ginecologia e ostetricia, in Urologia, in Chirurgia generale, in Colon-proctologia. Il confronto scientifico ha visto anche la partecipazione di ostetriche e fisioterapisti.

«L’approccio di questo corso – ha sottolineato il direttore generale dell’Aou Antonio D’Urso – è nuovo e non si concentra sulla malattia in senso stretto ma sul percorso del paziente e vede protagonisti ginecologi, urologi, ostetriche, fisioterapiste e altri professionisti che del pavimento pelvico fanno il centro del loro interesse professionale. Un approccio che ha due effetti: sull’efficacia clinica del trattamento e sull’efficienza, importante in un momento in cui le risorse sono limitate e definite», ha chiuso Antonio D’Urso.

Una patologia invalidante quindi dal punto di vista della vita di relazione, con risvolti psicologici. Una malattia di cui non si conosce ancora l’incidenza, con un range che oscilla tra il 5 e il 65 per cento della popolazione femminile. «Una malattia silenziosa – ha detto Pier Luigi Cherchi, direttore della scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia di Sassari – le donne si rifiutano di parlarne ma che, se non curata in tempo, peggiora progressivamente». Dall’incontro è emerso che le donne sono più colpite degli uomini, con una casistica di nove a uno. «Una sitazione dovuta, in parte, al parto vaginale naturale che determina uno sfiancamento del pavimento pelvico, con riflessi su prolassi e incontinenza urinaria», ha aggiunto Pier Luigi Cherchi.

Spesso in molte donne quindi c’è anche un vissuto di solitudine, di tristezza che può sfociare anche in una depressione. «È chiaro che prevenire queste malattie e curarle in tempo – ha detto Alberto Porcu, direttore del dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Aou – deve essere l’obiettivo di una moderna società che vuole assicurare una vita più lunga e una buona qualità di vita».

Prima dell’inizio dei lavori, durante i quali i maggiori professionisti sardi della materia si sono succeduti al tavolo dei relatori, sono intervenuti anche il preside della Facoltà di Medicina di Sassari Giuseppe Passiu, Maddalena Tedde presidente dell’ordine delle Ostetriche della provincia di Sassari e Olbia-Tempio e Andrea Piana coordinatore del dottorato di ricerca in Scienze Biomediche.

Durante i lavori si è parlato di terapia riabilitativa e medica, dei pro e dei contro dell’approccio chirurgico mininvasivo, alla luce anche dei dati provenienti dalle nuove pubblicazioni scintifiche. Sono state presentate le nuove terapie chirurgiche dell’incontinenza urinaria da sforzo. Sono state discusse, poi, le innovative terapie del prolasso genitale che prevedono l’utilizzo di protesi di ultima generazione biocompatibili, efficaci nella risoluzione del difetto anatomico e funzionale e, al tempo stesso, sicure in mani esperte.

L’incontro si è svolto sotto l’egida della associazione italiana di Uroginecologia (Aiug) e con il patrocinio del dottorato di ricerca in Scienze Biomediche dell’Università di Sassari.