23 April, 2024
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Sardegna e Corsica sono da oggi più vicine. Le assemblee legislative delle due isole, al termine della seduta solenne congiunta in occasione delle celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna, hanno costituito la Consulta interistituzionale nel segno del diritto all’autodeterminazione, dell’autonomia, del federalismo e del pieno riconoscimento dell’insularità da parte dell’Unione Europea.

La mozione per la costituzione della Consulta, firmata da tutti i capigruppo del Consiglio regionale e concordata con il presidente Talamoni e i presidenti dei gruppi dell’Assemblea corsa, è stata approvata all’unanimità. Il documento ribadisce le ragioni della specialità e la necessità di dare più forza alla propria sovranità anche con l’approvazione di nuovi statuti che riaffermino il ruolo delle rispettive assemblee elettive.

Con l’adesione alla Consulta, Sardegna e Corsica si impegnano a predisporre atti, documenti e ogni iniziativa finalizzata al conseguimento di obiettivi comuni e alla salvaguardia dell’identità del popolo sardo e del popolo corso.

Tra gli obiettivi indicati: la rivendicazione di maggiori spazi di autogoverno nei confronti degli stati italiano e francese e il pieno riconoscimento dell’insularità come condizioni di svantaggio da parte dell’Unione Europea. Particolare attenzione sarà inoltre riservata alla promozione e valorizzazione delle lingue autoctone e il loro utilizzo nelle scuole, nei media e nell’amministrazione pubblica.

Della Consulta faranno parte i presidenti delle assemblee sardo-corse e i presidenti dei gruppi consiliari. La prima seduta si terrà entro 60 giorni, in quell’occasione sarà approvato il regolamento per il suo funzionamento.

L’approvazione del documento è stata preceduta dagli interventi dei rappresentanti istituzionali  di Sardegna e Corsica. Ad aprire la seduta solenne, il presidente del Consiglio regionale della Sardegna Gianfranco Ganau che, in premessa, ha ricordato l’importanza di celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna: «Quella data del 28 aprile 1794, giorno in cui i sardi cacciarono il Viceré piemontese e la sua corte, è oggi simbolo dell’orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e bel suo ampliamento verso il pieno riconoscimento della sovranità e dell’autodeterminazione del popolo sardo».

Il presidente Ganau ha quindi sottolineato le situazioni storiche e politiche simili vissute da Sardegna e Corsica, caratterizzate da dominazioni straniere, da imposizioni, angherie e soprusi.  «Le isole hanno però mostrato forza di popolo che sa unirsi e ribellarsi. Giovanni Maria Angioy in Sardegna e Pasquale Paoli in Corsica, nella seconda metà del ‘700, si misero a capo dei movimenti popolari contro i dominatori.   Situazioni storiche che, ancora oggi, rappresentano riferimenti utili ed indicano la strada di una moderna sovranità, compatibile con i principi fondanti l’Europa dei popoli e con quelli caratterizzanti un moderno federalismo democratico».

Gianfranco Ganau ha quindi evidenziato le difficoltà vissute oggi da Sardegna e Corsica e le questioni comuni  che non riescono a trovare risposte adeguate dai rispettivi Stati madre. «Si pensi ai temi della continuità territoriale, più in generale dei trasporti e delle infrastrutture interne, alla creazione delle condizioni per lo sviluppo delle attività produttive, compresi quello della disponibilità di energia a basso costo, della fiscalità, del problema delle zone interne e del progressivo spopolamento – ha detto Ganau – situazioni che non hanno trovato e non trovano ad oggi adeguata risposta nelle interlocuzioni e vertenze aperte con gli stati centrali. Questi temi, uniti a quelli di carattere più identitario per noi fondamentali, quali quelli della valorizzazione della lingua e della cultura, accomunano le nostre comunità e sono ragione di una nuova consapevolezza nella possibilità di un percorso condiviso attraverso gli spazi che l’Unione Europea consente, a iniziare dal pieno riconoscimento della condizione di insularità causa di indiscutibili e severi svantaggi strutturali che danno luogo a situazioni di forte divario rispetto alle altre regioni europee».

Il presidente del Consiglio ha poi affrontato il tema delle riforme istituzionali che minacciano le autonomia regionali: «Oggi ci troviamo di fronte ad una riforma dell’assetto istituzionale della Repubblica che, giustificata da motivazioni prevalentemente di natura economico finanziaria, legate al contenimento della crisi, modifica l’assetto dello Stato in senso fortemente centralista. Deve essere chiaro che nel nostro Paese oggi è in discussione non solo l’assetto statale ma la stessa sopravvivenza dell’organizzazione regionale. In questo quadro la stessa autonomia deve essere considerata in pericolo. E’ evidente che questo sarebbe per i sardi inaccettabile e che l’obiettivo e l’aspirazione è l’esatto contrario, cioè l’estensione dell’autonomia e non una sua contrazione. Mentre in tutta Europa crescono le pulsioni all’autodeterminazione e all’indipendenza, noi chiediamo innanzitutto il rispetto ed il riconoscimento dei diritti paritari, nella convinzione che solo il raggiungimento di questi, un’estensione vera dell’autonomia, possano rispondere alle esigenze di futuro della nostra isola».

Per queste ragioni, secondo il presidente, l’intesa tra Sardegna e Corsica assume un valore ancora più significativo: «Crediamo in un percorso dove le comuni difficoltà e rivendicazioni possano trovare risposte all’interno di un confronto e un’alleanza di intenti che pensi sin da ora alle nostre due isole e comunità alleate in Europa, come una vera e propria macro regione. È evidente che si tratta di un cammino che ha necessità del pieno coinvolgimento dei cittadini, attraverso un processo culturale e di partecipazione, volto a far maturare la fratellanza fra i due popoli e la piena condivisione delle scelte. Per questo è necessario un impegno forte, come emerso anche dai primi confronti, per la conoscenza, diffusione e valorizzazione della lingua, della storia e delle tradizioni locali   a partire dalle scuole e dalle Università».

Positivo, infine, il giudizio sulla decisione di costituire la Consulta sardo-corsa permanente. «E’ un ottimo strumento di governo di questo percorso, sede di approfondimento, condivisione di pratiche, elaborazione e perfezionamento di proposte, utile a far progredire nel modo migliore la rinnovata alleanza. Un vero strumento di indirizzo, coordinamento e consultazione. Oggi celebriamo un evento storico – ha concluso Gianfranco Ganau – dipende da noi se si tratterà solo di una vuota celebrazione o del primo passo per il pieno riconoscimento dei diritti dei nostri popoli».

Ha quindi preso la parola il presidente dell’Assemblea della Corsica Guy Talamoni che, in apertura del suo intervento, ha spiegato il significato della presenza della delegazione corsa alla celebrazioni di Sa die de sa Sardigna: «C’è la volontà comune di rafforzare i rapporti di fratellanza, di cooperazione culturale, ambientale, economica e politica tra le nostre isole e i nostri popoli – ha detto Talamoni – siamo qui per costruire un ponte tra le nostre isole e un altro ponte fino a Bruxelles».

Talamoni, ha poi ricordato le ragioni storiche che per secoli hanno tenuto lontano le due isole: «I nostri popoli sono rimasti intrappolati tra gli interessi di potenze nemiche, sono stati ingabbiati da governi stranieri contrari a una nostra vicinanza e a un nostro agire comune. Nonostante questo abbiamo mantenuto un rapporto stretto, come testimonia la somiglianza della parlata gallurese con la lingua corsa. Gli scambi economici e culturali tra il Sud della Corsica e il nord della Sardegna non sono stati mai interrotti ».

Il presidente dell’Assemblea della Corsica ha poi parlato dell’importanza della vittoria dei partiti indipendentisti e autonomisti alle ultime elezioni corse. «E’ il new deal per le nostre isole – ha detto Talamoni – il disamore verso l’Europa non è determinato da un venir meno di un sentimento europeista ma dalla prepotenza degli Stati nazionali. Come si spiega altrimenti l’assenza di un rappresentante della Corsica al Parlamento europeo? La costruzione dell’Europa passa attraverso la costruzione di euro-regioni politiche che si riconoscono nel loro territorio naturale al di là dei confini storici e ideologici degli Stati-nazione»

Per Talamoni la Consulta sardo-corsa rappresenta un passo simbolico verso la costruzione di una nuova governance. «La Corsica oggi cerca di conquistare spazi più ampi di autodeterminazione, di superare le limitazioni imposte dalla vecchia ideologia del governo francese. L’Assemblea corsa ha votato recentemente provvedimenti che vanno nell’interesse di tutti, ha saputo lavorare per il bene comune superando le differenze di sensibilità dei partiti. Per la prima volta, dopo il governo di Pasquale Paoli del XVIII secolo, la Corsica è governata da una maggioranza indipendentista e autonomista».     

Il presidente dell’Assemblea corsa ha infine invitato la Sardegna a scrivere insieme le linee d’azione per il futuro: «Abbiamo in comune pezzi di storia e, soprattutto, una grande amicizia tra i nostri popoli. Siamo venuti nel vostro Parlamento per parlare di questioni istituzionali e fiscali, di trasporti, di cooperazione economica, di lingua e cultura. Le nostre università lavorarono già insieme, è arrivato il momento di favorire i progetti di ricerca e gli scambi tra studenti. In quest’opera collettiva – ha concluso Talamoni – siamo sicuri di ricevere il vostro sostegno, noi vi daremo il nostro».

E’ poi intervenuto il presidente della Regione Francesco Pigliaru che, in premessa, ha ricordato l’incontro avuto lo scorso 14 marzo ad Ajaccio con il presidente della Corsica Simeoni dal quale è scaturita la volontà comune di dare alla cooperazione una dimensione strategica per promuovere i propri interessi, non solo nei confronti degli Stati centrali ma anche dell’Europa. «Insieme intendiamo assumere un ruolo di ponte tra le sponde sud e nord del Mediterraneo – ha detto Pigliaru – Sardegna e Corsica sono depositarie di una storia comune e di condizioni geografiche che uniscono i due popoli con evidenti punti d’incontro su basi linguistiche, culturali e di organizzazione socio economica. La Sardegna e la Corsica ritengono che tale vicinanza geografica debba essere rafforzata attraverso una visione dì macroregione mediterranea con adeguati collegamenti tra i rispettivi territori. Il popolo corso e sardo credono nella promozione di forme più avanzate di democrazia nell’area mediterranea e ritengono che la presenza di una macroregione insulare possa favorire le relazioni dell’Europa con la sponda Sud del Mediterraneo. La Sardegna e la Corsica credono, al contempo, che il rafforzamento delle forme di autonomia politica possano creare migliori condizioni di attuazione di una democrazia realmente partecipata».

Francesco Pigliaru ha poi indicato nell’insularità la principale ragione del deficit infrastrutturale e del mancato sviluppo della Sardegna. «E’ il tema della collaborazione che può produrre risultati immediati e concreti. La condizione di insularità, che ci contraddistingue, non è solo un dato geografico ma è innanzitutto uno sviluppo storico differenziato, una cultura che ha creato una forte identità ma anche un importante svantaggio competitivo. Una situazione, questa, che influisce non solo sul livello del benessere della nostra regione, ma influenza anche le nostre prospettive di crescita».
Francsco Pigliaru ha poi sottolineato la mancata attuazione del Trattato di Lisbona che riconosceva, con l’art. 174, un’attenzione particolare alle regioni insulari con esenzioni e deroghe rispetto al regime ordinario dell’Unione, nonché un trattamento differenziato nell’ambito della definizione dei fondi.

«Neanche l’attuale programmazione 2014-2020, sembra sia riuscita a tenere sufficientemente conto degli obiettivi dell’art. 174 in riferimento alle Regioni insulari – ha proseguito Pigliaru – nonostante le richieste più volte avanzate dalle nostre regioni, l’impressione è che il rispetto del principio di insularità sia stato, se non completamente, almeno parzialmente, tradito. Credo che ben possiamo affermare che se da una parte le disposizioni normative comunitarie riconoscono che l’insularità è una condizione di svantaggio strutturale e un ostacolo per lo sviluppo economico e sociale di alcuni territori dell’Unione, dall’altra a tale riconoscimento non sono ancora corrisposte specifiche linee di finanziamento mirate o azioni specifiche, che siano indirizzate in maniera esclusiva alle regioni insulari in quanto tali».
Il presidente della Regione Sardegna  ha poi ricordato di aver consegnato in proposito un corposo dossier al premier Renzi «Per quanto ci riguarda, è chiaro che viviamo una disparità che è palese violazione del principio di eguaglianza. È necessario costruire un percorso istituzionale che porti al riconoscimento della condizione di insularità così da poter usufruire di vantaggi tali da ridurre il divario con le altre realtà. Credo che siamo tutti consapevoli dell’impossibilità di affrontare questi problemi da soli.  C’è necessità di agire insieme ad altre realtà che soffrono lo stesso problema. E’ ora di inaugurare con la Corsica una nuova stagione di rapporti politici e istituzionali da declinare in atti concreti».

Un percorso che ha preso avvio lo scorso 14 marzo ad Ajaccio ma che, secondo Pigliaru, deve estendersi ad altre realtà che condividono i problemi e le difficoltà di Sardegna e Corsica. «Per questi motivi, abbiamo convenuto con il presidente Simeoni sulla necessità di rafforzare il nostro tradizionale rapporto, di consolidare le nostre relazioni istituzionali e di svilupparne ulteriori con altre realtà insulari del Mediterraneo, a partire dalle Isole Baleari. Per essere più forti nei confronti dei nostri Stati e dell’Unione Europea».

Il presidente Pigliaru ha quindi concluso il suo intervento annunciando la presentazione di un pacchetto di richieste “serio e tecnicamente inattaccabile” da sottoporre all’attenzione dell’Unione Europea. «Il lavoro che ci attende è lungo, vogliamo sfruttare il potenziale di crescita. Insieme Sardegna e Corsica cambieranno la condizione di insularità da vincolo a comune opportunità di crescita e di benessere per la nostra gente».

E’ poi intervenuta Anne Laure Santucci in rappresentanza del Presidente del Consiglio esecutivo della Corsica Gilles Simeoni.

Santucci ha confermato gli impegni sottoscritti ad Ajaccio lo scorso 14 marzo dal capo del governo corso e sottolineato la necessità di agire presto per fa valere le ragioni di Sardegna e Corsica nei confronti degli stati centrali e dell’Europa.

«La storia ci ha diviso ma oggi abbiamo la possibilità di perseguire obiettivo comuni – ha detto Santucci – Sardegna e Corsica vogliono poter decidere sul proprio destino».

Il consigliere Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha dato il benvenuto agli ospiti corsi, ringraziando «Istituzioni, partiti sovranisti ed anche Gavino Sale che hanno fatto molto per questa giornata». Le isole, ha aggiunto, «potevano avere grandi opportunità, finora non le hanno avute e non le avranno saranno se ci fermeremo alle enunciazioni di principio; siamo sempre stati figli di Stati patrigni e di una Europa matrigna e per questo la rivendicazione comune deve essere molto più forte»-– ha ricordato Cocco – come spopolamento, fiscalità, trasporti, turismo e scambi culturali ma ora siamo sulla strada giusta per iniziare un percorso virtuoso ed è arrivata l’ora della cooperazione e della concretezza; noi siamo d’accordo e non ci tireremo indietro rispetto ad uno scenario molto difficile, per celebrare al meglio la giornata dell’orgoglio dei sardi».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, si è detto «lieto di festeggiare con i corsi Sa die de sa Sardigna, in modo non formale ma sostanziale perché i fattori identitari sono l’humus che radica i nostri popoli nelle rispettive Regioni». Dedoni ha poi citato una proposta degli anni ’70 che immaginava una macro Regione europea fra le due isole, dichiarando che «quella ipotesi è ancora viva ed anzi rappresenta la migliore risposta alle tendenze centraliste che si stanno affermando ed è questo il senso della nostra iniziativa comune che guarda allo sviluppo ed all’occupazione». «Noi sardi – ha aggiunto – oggi festeggiamo l’orgoglio delle nostre radici ma rivendichiamo i nostri diritti nei confronti degli Stati e di una Europa ancora lontana dalle esigenze dei popoli, possiamo fare molto proprio nella Ue con l’allargamento della nostra unione ad altre realtà insulari, per un nuovo protagonismo regionale». «L’Europa di oggi – ha concluso – non sarà quella di domani e dovrà accogliere le istanze locali, spetta a noi costruire ponti per una nuova stagione di pace e prosperità».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, parlando in dorgalese, ha auspicato che «le celebrazioni del 28 aprile possano rappresentare davvero l’inizio di un cammino nuovo per la nostra Isola ed una occasione utile per riaffermare insieme con le ragioni della nostra specialità quelle, quanto mai attuali, delle forze indipendentiste che si vanno affermando come forze di governo in Corsica come in Catalogna, nei Paesi baschi come in Scozia; queste esperienze ci insegnano che l’unità di queste forze è una strada politica percorribile ed un progetto realizzabile, questa è la sfida che attende nel futuro non solo i sardisti ma intellettuali e classi dirigenti della Sardegna». «Guardare ad un progetto sardo aprendosi alle realtà più vicine per storia tradizione e cultura – ha sostenuto – sarà il terreno su cui si misureranno le nostre capacità, per confrontarsi ma fare sintesi anche con chi ha pensato che per arrivare a Bruxelles bisogna sempre passare per Roma».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia), intervenendo in sardo, ha messo l’accento sul fatto che «forse oggi, per la prima volta nella storia, si presenta in modo chiaro la possibilità di decidere con volontà unanime di avviare un percorso comune tra due popoli, quello sardo e quello corso, che pur essendo fratelli di sangue non hanno mai avuto la possibilità di costruire insieme il loro destino». «Sardegna e Corsica – ha ricordato – sono due terre antiche  che hanno subito una serie di dominazioni e solo per un breve periodo della loro storia si sono resse indipendenti, la Corsica con Pasquale Paoli nel 1755, pochi anni sufficienti a dare vita alla repubblica corsa, e la Sardegna nel periodo giudicale, con la scrittura del più antico codice di leggi in lingua neolatina, la Carta de Logu». «Poi – ha detto ancora – Italia e Francia ci hanno accolto nei loro Stati, con grandi promesse poche volte mantenute; tuttavia la storia non è riuscita a cambiare il nostro animo, ci sentiamo rappresentati da una bandiera e le nostre terre sono ancora molto simili, ed oltre alle similitudini abbiamo problematiche comuni: continuità territoriale, politica energetica, affermazione di una identità linguistica, promozione del turismo». Un detto sardo antico, ha affermato in conclusione – ricorda che «no est a pesai chitzi, est a intzartai s’ora. Speriamo di aver colto l’attimo».

La consigliera Marie Helene Casanova Servas, presidente del gruppo Femu a Corsica, ha dichiarato di essere onorata di partecipare ad un incontro con le Istituzioni della Sardegna, in una data simbolica come Sa Die, «per costituire la Consulta che sigilla le nostre relazioni, dimostrando la volontà comune di collaborare in modo concreto per la salvaguardia di identità, cultura, patrimonio ambientale ed economico sociale». «La nostra – a suo avviso – è una unione naturale e guardare assieme alle Istituzioni europee sottolineando la nostra condizione di insularità costituisce una nuova spinta per rinforzare e rilanciare azioni strategiche comuni su fiscalità, sostegno all’ economia, protezione della bio diversità e valorizzazione dell’identità culturale». Oggi, ha concluso, «le nostre speranze possono essere realizzate e la cooperazione fra le nostre isole può essere messa in pratica, ed la nostra vicinanza ci permetterà di sviluppare ancora di più la nostra amicizia».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano popolari socialisti, parlando in maddalenino e ricordando che per la prima volta quella lingua fa ingresso nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna, ha messo in evidenza che il valore simbolico della ricorrenza de “Sa Die” testimonia da un lato «la forza ed il coraggio del popolo sardo e dall’altro rappresenta il contesto più favorevole per celebrare una giornata storica per due Regioni sorelle e rendere omaggio al popolo corso, con cui stabiliamo un patto di collaborazione per essere protagonisti nella nuova Europa dei popoli». «Noi maddalenini in particolare – ha continuato Zanchetta – siamo molto vicini alla Corsica culturalmente e geograficamente, siamo quasi la stessa cosa, abbiamo anche molti problemi da affrontare insieme». Il primo, ha affermato, «è quello del parco delle Bocche di Bonifacio che dobbiamo garantire alle future generazioni come ricchezza ambientale e del mare e patrimonio unico del Mediterraneo; una realtà che dovremo governare insieme in modo autonomo da Roma e da Parigi, perché è finito il tempo della solitudine, adesso la storia la facciamo noi». In Corsica, ha concluso, «si dice che la diversità e ricchezza ed ora ci deve essere riconosciuta, pace e salute a tutti».

Fabrizio Anedda, presidente del gruppo Misto, riprendendo alcuni temi di un incontro con cui poche settimane fa è stata ricordata all’Università di Cagliari la figura di Renzo Laconi, si è soffermato sull’influenza «delle dominazioni straniere che in Sardegna hanno ostacolando sia lo sviluppo che la formazione di una coscienza unitaria, tanto è vero che fino a 200 anni fa i sardi erano citati solo per vicende conquistatori, un oggetto della storia per greci romani e spagnoli che nominavano proconsoli e riscuotevano le tasse». In proposito, Anedda ha citato anche il falso storico delle “Carte di Arborea” con cui si tendeva a costruire passaggi storici mai accaduti per accreditare versioni di comodo, allo scopo di attenuare contraddizioni e sottomissione al conquistatore di turno. Da queste vicende, a suo giudizio, «emerge l’immaturità della borghesia sarda, soprattutto delle città, mentre in altre parti d’Europa si dava vita alla civiltà industriale; a questo punto non so se se si debba celebrare Sa Die, ma direi che ci vuole meno palazzo, meno folklore e più studio, per spiegare ai sardi ed ai giovani il nostro ruolo nella storia ed i valori di un popolo che esiste finalmente dopo l’89, con le lotte di contadini, lavoratori ed operai, che si sono guadagnati il rispetto di tutti».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sovranità, democrazia e lavoro) ha sostenuto che Sardegna e Corsica sono accomunate dal «quotidiano impegno politico per la piena soggettività dei nostri popoli in quadro europeo che può prendere nuove forme; noi consideriamo superata la fase autonomistica e guardiamo all’indipendenza come logico approdo che consegnerà alla storia un modello insufficiente per la realizzazione del nostro popolo». Ma sappiamo anche, ha precisato, «che questo processo passa attraverso la creazione di una soggettività adatta alla Sardegna, proprio nel momento in cui sono in atto riforme che rappresentano una involuzione rispetto alla nostra specificità». «Anzi – ha concluso – «proprio per contrastare queste tendenze dobbiamo superare le nostre frammentazioni per non ripetere l’errore di dividerci fra riformisti e cautamente riformisti».

Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu ha detto che «ci troviamo di fronte ad una delle ricorrenze più significative della Sardegna, che per noi è una delle vittorie più importanti del nostro popolo che ha espresso forza e determinazione nei confronti di un governo oppressivo, versando tanto sangue per conquistare libertà e diritti». Dopo 222 anni, ha proseguito, «si avverte ancora il bisogno di rivendicare diritti verso un governo che non pone i cittadini al centro della sua azione, che non recepisce i cambiamenti e limita le nostre opportunità di crescita, provocando un grande malcontento nei confronti della politica». Con la prossima riforma costituzionale, secondo Rubiu, «si mette in pericolo la nostra potestà autonomistica riconosciuta all’alba della Repubblica e ciò favorisce In Sardegna spinte indipendentiste che anch’io inizio a condividere, purchè l’obiettivo sia quello di portare la Sardegna in una Europa diversa». Ho conosciuto sindaci corsi, ha ricordato il consigliere, «portatori di innovazioni e passione ed anche in Sardegna c’è un autonomismo forte, questo ci deve spronare a lavorare tutti assieme, con azioni concrete, con le risorse che abbiamo a disposizione e soprattutto con la schiena dritta, ad un grande progetto per le nostre comunità».

La consigliera Maria Guidicelli, del gruppo Prima a Corsica, ha espresso gioia ed onore di essere qui perché, «al di là dell’insularità sardi e corsi hanno similitudini da condividere come la posizione nel Mediterraneo e la cultura, ed anche questioni comuni da affrontare: siamo fra le Regioni più povere d’Europa, abbiamo problemi per la mancanza di posti lavoro e per l’accesso ai fondi europei». Abbiamo anche, ha aggiunto, «elementi importanti attorno ai quali costruire una azione comune, come il mare ed il parco delle Bocche, e confrontarci sulle cose da fare, anche per difendere i nostri paesaggi e le nostre bellezze che molti ci invidiano da una attrattività che genera appetiti lontani dalla nostra cultura». Le nostre isole, ha continuato, «non sono merci ma un bene universale del popolo che deve essere messo in equilibrio con l’autonomia energetica e nuove politiche turistiche in una filiera di economia sostenibile». Abbiamo insomma molti argomenti di cui parlare insieme, ha detto, «in uno spazio europeo e mediterraneo in cui crescano le opportunità di cooperazione e si creino le condizioni per eleborare proposte più attente alle nostre realtà particolari al servizio dei sardi e dei corsi, in una armonia perfetta come quella che abbiamo ascoltato dai tenores».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), intervenendo in gallurese, ha auspicato «la continuazione delle politica di amicizia fra le nostre regioni, su tanti temi che vanno dall’economia alla cultura alla cooperazione in ambito europeo». Noi crediamo molto, ha dichiarato, «nell’idea di una macro Regione del Mediterraneo allargata alle Baleaari e ad altre realtà insulari mettendo al centro della nostra azione comune temi come difesa dell’ambiente, energia, trasporti, commercio e turismo». Oggi, ha concluso, «ricordiamo Sa Die quando i sardi cacciarono i piemontesi oppressori ed i sardi non contavano in casa loro; anche per questo la nostra amicizia ha radici lontane e noi crediamo che questa amicizia possa diventare sempre più forte grazie al rapporto fra Istituzioni e comunità».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha ringraziato in modo sentito il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau «per aver reso possibile questa occasione storica, che non è un avvenimento episodico ma una bella pagina di storia della politica sarda». Dopo aver rivolto espressioni di benvenuto alla delegazione della Corsica che, ha sottolineato, «moltiplica il carico simbolico della nostra giornata di Sa Die, ricordando storie comuni per appartenenza e identità che ci uniscono fin dai secoli remoti ed hanno diviso le nostre terre solo per la cupidigia della lotta per la supremazia fra le Nazioni» Pittalis si è detto convinto della necessità di «tenere vive libertà e autodeterminazione di ciascun sardo e ciascun corso, perché sono valori che hanno subito affronti arroganti e prepotenti che oggi si manifestano in altre forme, in particolare con una offensiva neo centralista senza precedenti del governo centrale italiano in nome di un presunto interesse nazionale». Abbiamo il dovere di reagire, ha affermato il capogruppo di Forza Italia, «per difendere identità, storia, cultura e lunga, anche di fronte all’omologazione europeista asservita ai poteri finanziari, che sta perdendo di vista l’obiettivo di una Europa federale dei popoli». Sardegna e Corsica oggi iniziano un percorso comune, ha concluso Pittalis, «ed è un avvenimento che può scrivere la storia senza subirla, ma il punto è: siamo pronti a lanciare questa sfida agendo da sardi?». Questa è la domanda di fondo, secondo Pittalis, «perché la Consulta ha un senso se è proiettata verso la nascita della macro Regione di fronte all’Europa».

Il presidente del gruppo Corsica Libera Petr’Antoni Tomasi ha parlato dell’incontro fra Sardegna e Corsica come di una grande sfida e di un onore per essere assieme ai Sardi nel giorno della festa più importante dell’Isola e nell’Aula del Consiglio regionale dove si ascoltano lingue come il gallurese e il maddalenino. Siamo di fronte, a giudizio di Tomasi, «ad una speranza rinnovata per le nostre popolazioni che nasce dall’azione comune delle due Regioni, e dà senso a questa giornata che vuole costruire una realtà nuova nelle nostre due Regioni ed in Europa, superando il lungo periodo storico in cui siamo stati vicini eppure lontani, separati da un piccolo braccio di mare». Ora, ha proseguito, «siamo chiamati ad inventare nuovi modelli economici per dare ancora più valore alle nostre bellezze ed alle nostre ricchezze ed all’Europa diciamo in modo chiaro che vogliamo più partecipazione puntiamo ad una Europa di popoli; una realtà nuova che vogliamo costruire cominciando dalla cultura e dalle nostre radici profonde che vengono da lontano che oggi vogliamo rilanciare con la nostra volontà comune di rendere più forti le nostre relazioni». La strada è lunga, ha concluso Tomasi, «ma, come diceva un grande italiano, ci sentiamo tutti impegnati a far prevalere sul pessimismo della ragione l’ottimismo della volontà».

Dopo l’intervento del rappresentante di Corsica Libera l’Aula ha potuto apprezzare le sonorità ancestrali delle launeddas grazie ai suonatori di villaputzu Andrea Pisu e Gianfranco Mascia. Precedentemente si era esibito il tenore di Bitti “Remunnu ‘e Locu”.

Il presidente Ganau ha dichiarato la seduta. Il Consiglio si riunirà nuovamente martedì 3 maggio per l’esame della legge  su servizi e le politiche per il lavoro