27 April, 2024
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Si è tenuta questo pomeriggio, nella sala riunioni del Centro direzionale della ASSL, in via Dalmazia, a Carbonia, una seduta della Conferenza socio-sanitaria presieduta dal sindaco di Carbonia Paola Massidda, nel corso della quale sono state esaminate le criticità del Punto nascite del CTO di Iglesias, la cui “sopravvivenza” è posta a rischio dalle disposizioni del Decreto Ministeriale 2 Aprile 2015 n. 70 – Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi l’assistenza ospedaliera che prevede un numero minimo di 500 parti annui.

L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, recentemente ha annunciato la volontà della Giunta regionale di richiedere alcune deroghe al Governo Conte ma, ad oggi, non ci sono certezze. Nel corso del confronto tra i sindaci, il primo cittadino di Sant’Antioco ha fatto una proposta “provocatoria”, a suo parere l’unica in grado di consentire il superamento dell’attuale situazione critica che rischia di portare alla cancellazione del Punto nascite del CTO di Iglesias: il ripristino del Punto nascite del Sirai di Carbonia, affiancato al Punto nascite del CTO di Iglesias.

Vediamo l’intervista che abbiamo realizzato termine della seduta della conferenza, con Ignazio Locci.

 

«Con questo contributo la Regione dà un forte segnale di vicinanza a tutte le donne che lottano contro un male terribile. Le cure chemioterapiche sono uno strumento irrinunciabile nella battaglia contro i tumori, ma l’alopecia è un effetto collaterale ancora molto temuto e per questo traumatico sotto il profilo psicologico.»

L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha espresso soddisfazione per il provvedimento teso a sostenere le pazienti oncologiche. Nella seduta di oggi la Giunta ha, infatti, approvato le linee di indirizzo per l’attuazione dell’articolo 4, comma 21, della legge regionale numero 20, approvata il 6 dicembre 2019, che autorizza il finanziamento di 200mila euro per un contributo all’acquisto di parrucche a favore delle pazienti colpite da alopecia in seguito alla chemioterapia.

«Puntiamo a migliorare la qualità della vita delle persone sottoposte a cure oncologiche, dove gli aspetti psicologici e sociali non sono secondari. Per paura di perdere i capelli alcune pazienti arrivano persino a rifiutare di sottoporsi alle terapie. La parrucca non è un semplice accessorio con finalità di carattere puramente estetico. Il contributo della Regione aiuterà in modo particolare chi, per difficoltà economiche, non può permettersi di acquistarne una», ha concluso l’assessore regionale della Sanità.

Le linee di indirizzo approvate, oltre alla ripartizione delle risorse per le 8 aree socio-sanitarie dell’Isola su base demografica, stabiliscono l’importo massimo del contributo (150 euro a persona). Sarà compito di Ats individuare le modalità di erogazione.

In Sardegna, sebbene con 600 casi in meno rispetto all’anno precedente, nel 2019 sono stati 4.200 i nuovi casi di tumore riferibili a donne, per un totale di 2.000 pazienti sottoposte a cure chemioterapiche.

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La consigliera regionale Carla Cuccu che ha presentato una nuova interrogazione al presidente della Regione Christian Solinas e all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu. La consigliera pentastellata ha espressamente chiesto ai rappresentanti del governo sardo se i criteri per l’attuazione del programma sperimentale – relativi alla legge regionale del 6 dicembre 2019, n. 20 – siano stati approvati o siano di prossima approvazione e soprattutto quali misure siano state poste in essere per l’erogazione di contributi per i servizi di supporto domiciliare a favore di bambini di età inferiore a 3 anni impossibilitati a frequentare i nidi e micronidi in quanto affetti da gravi patologie croniche.

«Continuerò a battermi affinché questa giunta regionale sostenga le famiglie favorendo misure che concilino la vita familiare con l’accesso e la permanenza nel mondo del lavoro delle donne», spiega Carla Cuccu – ho presentato un’interrogazione scritta perché i cittadini chiedono risposte riguardo il programma sperimentale finalizzato a garantire a tutte famiglie la soddisfazione dei bisogni di conciliazione vita-lavoro e ad assicurare, tra l’altro, l’accesso e la permanenza nel mercato del lavoro. E’ giusto, e mi batterò per questo – conclude Carla Cuccu – che l’assessorato garantisca un contributo anche a quelle famiglie i cui figli sono impossibilitati a frequentare i nidi e micronidi in quanto affetti da gravi patologie croniche per le quali si avvalgono di servizi assistenziali domiciliari. Il mio lavoro continua, senza sosta, per dare risposte ai sardi e rilanciare concretamente la nostra splendida Regione.»

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Falso allarme coronavirus in Sardegna, esclusa l’infezione in un caso sospetto.

«Abbiamo attivato l’unità di crisi in seguito alla segnalazione del caso di una persona che ha manifestato sintomi compatibili con uno stato influenzale al rientro da un viaggio in Cina – ha detto l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu -. Un sospetto che sin dai primi accertamenti si è presentato debole, ma su cui siamo intervenuti subito per escludere ogni rischio. La risposta è stata immediata e sono state applicate tutte le procedure indicate dal ministero, così come abbiamo previsto nei giorni scorsi. In Sardegna sono presenti i test specifici e questo ci ha consentito in tempi rapidi di escludere in modo scientifico la presenza di un’infezione da coronavirus. La macchina dell’emergenza funziona e siamo pronti a ogni evenienza.»

La segnalazione di una sospetta infezione da coronavirus registrata in Sardegna, riguarda il caso di una persona residente nell’Isola il cui quadro clinico, al rientro da un viaggio in Cina, ha fatto scattare l’intervento della ‘task force’ regionale, operativa da alcuni giorni, e le verifiche che hanno portato a escludere la presenza del virus.

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«L’attività di donazione e trapianti ha registrato nel 2019 numeri positivi sul nostro territorio, con una considerevole inversione di tendenza rispetto all’anno precedente. Un aspetto che testimonia il grande potenziale di un ambito che in Sardegna esprime eccellenze e grandi professionalità. Come Regione mettiamo in campo ogni possibile strumento per far crescere un settore da cui dipendono la salute e la speranza di vita di tante persone.»

Sono le parole dell’assessore della Sanità, Mario Nieddu, che oggi, nel corso di un incontro a Cagliari, insieme al coordinatore del Centro regionale trapianti, Lorenzo D’Antonio, ha presentato il report sull’attività di donazione e trapianti in Sardegna nel 2019.

«Un ruolo significativo sulla crescita lo hanno avuto le segnalazioni dei soggetti che potrebbero essere idonei alla donazione, a riprova della capacità del nostro sistema di fare rete – spiega Mario Nieddu -. Nell’anno che si è appena concluso le segnalazioni (persone per cui è stata accertata la morte celebrale) 92, il 30% in più rispetto al 2018. Insieme a tutti gli altri indici sono cresciute anche le opposizioni che si attestano attorno al 23,9%, un dato comunque inferiore al 30% della media nazionale, ma che ci spinge a fare delle riflessioni e intervenire. Avvieremo una grande campagna di sensibilizzazione, per informare i cittadini in modo corretto.»

Nel 2019 i trapianti in Sardegna sono stati complessivamente 76 (contro i 64 del 2018): 27 i trapianti di fegato (compreso trapianto combinato fegato-rene) contro i 23 del 2018; 46 i trapianti di rene (compreso trapianto combinato fegato-rene) contro i 37 del 2018; 3 trapianti di cuore, contro i 2 dell’anno precedente.

Più che triplicati i prelievi di cornea (34).

Gli organi ceduti e trapiantati presso centri extraregionali nell’ambito dei programmi nazionali (pediatrico e iperimmuni) sono stati 64.

Sui tempi necessari a ricevere il trapianto la Sardegna registra attese inferiori rispetto alla media nazionale: 63 giorni per il trapianto di fegato (150 giorni media nazionale), 85,3 per il cuore (contro 360 giorni) e 240 giorni il rene (750 media nazionale).     

Nell’anno che si è appena concluso è inoltre cresciuto l’impegno del Centro Regionale Trapianti nella formazione e nell’informazione sia dei cittadini sia degli operatori sanitari. In particolare sono stati realizzati incontri con gli studenti delle scuole superiori e con le Forze Armate, con finalità di divulgazione della cultura della donazione e incontri di formazione in collaborazione con la facoltà di Scienze Infermieristiche dell’Università di Cagliari, con l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Cagliari e con il personale in servizio all’anagrafe dei Comuni della Sardegna nell’ambito del progetto ‘Una scelta in Comune’.

Sono circa 138.000 i cittadini sardi che hanno dichiarato ai Comuni la propria volontà. Di questi il 79,1% ha espresso il proprio consenso alla donazione (lo stesso dato a livello nazionale è del 70%), mentre le opposizioni si sono attestate al 20,3% (analogo dato a livello nazionale è del 30%).

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«La nostra battaglia sindacale è una battaglia che riguarda tutti. La salute e le buone cure sono infatti un diritto primario di ogni persona e di ogni cittadino. Oggi siamo venuti qui in Prefettura, e per noi è un primissimo passo essere riusciti a mettere insieme almeno tutte le parti intorno a un tavolo, per discutere dei gravi problemi che riguardano il settore infermieristico in tutta l’isola. Con grande rammarico abbiamo notato la pesante assenza della parte politica, come quella del presidente della Regione Solinas e dell’assessore della Sanità Mario Nieddu, al quale avevamo rivolto l’invito a presentarsi oggi al tavolo di conciliazione. Una assenza che riteniamo pesante e indicativa della scarsa attenzioneche si sta prestando alle rivendicazioni della categoria, e di conseguenza ai pazienti

A dirlo, a margine della tavola rotonda in Prefettura è il coordinatore regionale del NurSind, Fabrizio Anedda. Data, infatti, la proclamazione dello stato di agitazione – e la minaccia di sciopero da parte dei lavoratori rappresentati dal NurSind – il coordinamento regionale ha richiesto la convocazione di questo incontro, che era finalizzato all’espletamento della procedura di raffreddamento e conciliazione (legge n. 146/90).

«L’incontro di oggi non ha prodotto i risultati minimi sperati – ha detto Fausta Pileri, componente del direttivo nazionale NurSind e vicecoordinatore regionale – pertanto, come rappresentanti sindacali abbiamo intenzione di mobilitare tutto il personale infermieristico sanitario, con l’obiettivo di rendere edotti gli utenti sul progressivo declino del sistema sanitario regionale, fanalino di coda in Italia per quanto attiene i livelli essenziali di assistenza.
Oggi stesso ci riuniremo per prendere le decisioni sul prossimo futuro: non saremo complici di questo immobilismo politico e amministrativo, e se necessario scenderemo in piazza a manifestare per un diritto che è evidentemente collettivo.»

Lo stato di agitazione. Il sindacato delle professioni infermieristiche NurSind ha proclamato (ormai da tempo) lo stato di agitazione da parte della categoria per tutta l’isola. E’ lungo l’elenco delle rivendicazioni stilato dai rappresentanti dei lavoratori e sottoposto già all’attenzione delle più alte cariche politiche: al Presidente della Regione Christian Solinas, all’assessore della Sanità Mario Nieddu e chiaramente al Prefetto Bruno Corda.

Alcune delle richieste. Nella nota dei rappresentanti sindacali si evidenzia una situazione ormai al collasso, che mette – sottolineano – a serio rischio la salute del paziente ricoverato e può compromettere la buona riuscita di un intervento. Tutto questo è dovuto, in estrema sintesi alla lamentata grave carenza di personale che riguarda l’intera Sardegna.
Nella nota si legge infatti della persistente carenza di personale infermieristico, ostetrico e di supporto, con conseguente incongruo rapporto tra operatori e utenza. «Per dare una idea concreta del problema, lo si può tradurre in un pratico esempio numerico: se per legge il rapporto dovrebbe essere 1 a 6, ovvero un operatore sanitario ogni sei pazienti, in Sardegna si toccano picchi – in certe unità operative – di 1 a 25», ha dichiarato Anedda.
Si legge ancora nella nota della mancanza della figura dell’OSS in tutti i turni di servizio, e in tutte le unità operative, la carenza di personale turnista. «Questo accade perché la differenza di stipendio – ha proseguito il coordinatore del NurSind – non incentiva a coprire le ore notturne. Ed esiste anche una mancata applicazione dello straordinario per servizio prestato durante le festività infrasettimanali, e le mancate corrette procedure di mobilità per l’avvicinamento dei lavoratori al luogo di residenza».

Si sottolinea ancora e inoltre l’inaccettabile utilizzo dei posti letto, che sono eccedenti rispetto agli accreditamenti strutturali, e un gravissimo fenomeno delle aggressioni nei confronti del personale sanitario.

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Il test di screening avanzato non invasivo per le principali trisomie, per le donne sarde considerate a rischio alto e intermedio, deve essere gratuito!
È la richiesta che arriva dai consiglieri regionali dei Riformatori sardi, che in un’interrogazione indirizzata al presidente della Giunta Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu, puntano un faro sulle difficoltà delle donne sarde che non possono accedere al test NIPT, attendibile al 99%, perché troppo costoso.
Nell’interrogazione a firma Michele Cossa, Alfonso Marras, Aldo Salaris e Giovanni Antonio Satta, i consiglieri chiedono che venga istituito un tavolo tecnico con genetisti e ginecologi, finalizzato all’attivazione di un progetto extra LEA che consenta anche alle donne sarde a rischio intermedio/alto di anomalia cromosomica fetale di accedere sin d’ora al test NIPT in modo gratuito, evitando il rischio di aborto dell’amniocentesi.

«Il servizio deve rientrare tra quelli a carico del sistema sanitario, affinché tutte le donne abbiano le stesse opportunità e possano vivere con la stessa serenità tutti i nove mesi di gravidanza», è il monito dei consiglieri, che parlano di “battaglia di buon senso e civiltà”.
In altre Regioni italiane, come Toscana, Piemonte e Puglia ed di recente in Emilia Romagna, nell’attesa della piena rimborsabilità del NIPT da parte del Sistema Sanitario Nazionale, vengono comunque finanziati progetti extra LEA, mentre in Sardegna tutto tace e l’esame può essere eseguito esclusivamente presso il laboratorio di genetica dell’Ospedale A. Cao a totale carico economico delle pazienti al costo di 460 euro o in alternativa presso laboratori privati nazionali o stranieri a costi compresi tra i 500 e i 700 euro e oltre.
«Il test NIPT, pur introdotto all’interno dei LEA nel 2017, non è ancora erogato direttamente dal Sistema Sanitario Nazionale in quanto non è stata ancora completata l’indispensabile revisione del Nomenclatore tariffario – spiegano i consiglieri dei Riformatori sardi -. Si tratta di un’anomalia che rende bene l’idea della condizione di arretratezza nella quale ci troviamo. Nonostante l’Ospedale A. Cao dell’Azienda Brotzu sia da tempo all’avanguardia nelle attività di screening e diagnosi prenatale per le anomalie cromosomiche fetali e nonostante la Regione Sardegna abbia effettuato importanti investimenti in tecnologia e risorse umane presso il Presidio Ospedaliero proprio per rafforzarne la capacità diagnostica e di supporto alle donne gravide a rischio concludono i consiglieri dei Riformatori sardi – oggi ci ritroviamo in una condizione di assoluto ritardo che non fa bene alla Sardegna e ai sardi.»

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Il presidente della Regione, Christian Solinas, è intervenuto stamane alla firma del contratto con cui Ats ha affidato alla società Inso, aggiudicataria dell’appalto, la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori per la realizzazione del nuovo ospedale di San Gavino Monreale. All’incontro, che si è tenuto questa mattina a Cagliari, hanno partecipato gli assessori regionali della Sanità, Mario Nieddu, e della Difesa dell’ambiente, Gianni Lampis, unico esponente del Medio Campidano nella Giunta Solinas, il commissario straordinario di Ats, Giorgio Steri, il sindaco di San Gavino Monreale, Carlo Tomasi, ed il direttore dell’attuale nosocomio, Sergio Pili.

«Stiamo mantenendo gli impegni con il territorio – ha detto Christian Solinas –. I sardi devono poter ricevere le cure in strutture moderne e adeguate. San Gavino Monreale e il Medio Campidano attendono da tempo risposte e oggi diamo un segnale forte a tutta la Sardegna.»

«Abbiamo compiuto un passo fondamentale per la realizzazione di un’opera necessaria per il Medio Campidano e di grande importanza per tutte le aree circostanti – ha aggiunto l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu -. Una struttura sanitaria moderna concepita sugli attuali modelli per intensità di cure ed assistenza.»

La struttura, finanziata per 68 milioni di euro, sorgerà in un’area attigua al vecchio ospedale e avrà uno sviluppo in prevalenza orizzontale. Fra le caratteristiche principali, la suddivisione in tre blocchi: il blocco centrale, a corte, adibito alle degenze, e due fabbricati ‘di testata’ in cui troveranno posto, rispettivamente, la piastra tecnologica e l’accoglienza. Distaccati dall’ospedale, invece, gli edifici che ospiteranno l’asilo nido e la Centrale tecnologica.

La struttura ospedaliera è concepita in modo da destinare ai servizi diurni le aree più vicine all’accettazione e accoglienza, riservando la Piastra tecnologica ai servizi di diagnosi e cura a maggiore intensità.

«Ora lavoreremo affinché l’opera vada avanti senza ulteriori ritardi. La Sardegna ha bisogno di nuovi ospedali. Si spendono risorse importanti per la manutenzione di strutture vecchie e ormai obsolete per i moderni criteri di organizzazione sanitaria. Per essere efficiente la sanità ha bisogno anche di strutture adeguate ed il nuovo ospedale di San Gavino sarà in grado di dare risposte in termini di qualità dei servizi e delle cure», ha spiegato l’assessore della Sanità.

«Una battaglia – ha concluso l’assessore regionale dell’Ambiente, Gianni Lampis – lunga oltre vent’anni. Era il 1997 quando fu stilata la prima relazione in cui si rappresentava l’esigenza di dare al territorio del Medio Campidano una nuova struttura ospedaliera. Amministratori locali, organizzazioni sindacali e i cittadini oggi possono festeggiare insieme alla politica regionale la vera discontinuità rispetto al passato: dopo tante illusioni sono arrivati i fatti.»

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Nuova interrogazione della consigliera regionale Carla Cuccu, rappresentante del M5S in commissione Sanità, al presidente della Regione Christian Solinas che all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, sulla presunta vendita del “Mater Olbia”.«In questi giorni, leggendo i giornali, ho appreso dalla stampa la notizia della probabile fuga dello stato arabo del Qatar dai suoi investimenti in Sardegna. Apprendo, soprattutto, della fuga dalla vicenda del Mater Olbia, con il passaggio dell’ospedale ad una società abruzzese specializzata in cliniche private, che conta circa una ventina di istituti ospedalieri», spiega la consigliera regionale pentastellata Carla Cuccu.

«Il progetto nasceva con l’ambizione di integrare il sistema sanitario regionale fornendo prestazioni sanitarie di eccellenza in grado di elevare la qualità dell’offerta assistenziale della Regione – aggiunge Carla Cuccu –, puntando ad intercettare la cosiddetta mobilità passiva extra regionale e ad incrementare la mobilità attiva verso la Regione.» 

«Quindi, è chiaro che sono state completamente disattese quelle che erano le finalità del progetto in questione. La realtà dei fatti – conclude Carla Cuccu – si è dimostrata distante dalle aspettative, confermando per l’ennesima volta quanto questa amministrazione non stia lavorando correttamente per il benessere dei sardi e della Sardegna. I cittadini attendono risposte.»

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Il sindacato delle professioni infermieristiche NurSind ha proclamato lo stato di agitazione da parte della categoria per tutta l’isola. Il lungo elenco delle rivendicazioni stilato dai rappresentanti dei lavoratori – e già sottoposto al presidente della Regione Christian Solinas, al prefetto Bruno Corda e all’assessore della Sanità Mario Nieddu – si può sintetizzare in un unico grande punto: la gravissima carenza di personale infermieristico, ostetrico, e di supporto, con un conseguente incongruo rapporto tra numero di pazienti e personale sanitario, che potrebbero causare – si sottolinea nella nota sindacale – reali rischi per le persone ricoverate.

Data la proclamazione dello stato di agitazione – e la minaccia di sciopero da parte dei lavoratori rappresentati dal Nursind – il coordinatore regionale Fabrizio Anedda ha richiesto la convocazione di un incontro finalizzato all’espletamento della procedura di raffreddamento e conciliazione (legge n.146/90). L’incontro si terrà in Prefettura (Piazza Palazzo Cagliari) mercoledì 29 gennaio, alle ore 11.00.

Oltre ai vertici sindacali di tutte le province sarde, saranno presenti il Commissario della ATS Sassari, il Dg Azienda Ospedaliera Brotzu, Il Dg dell’areus, Il Dg della AOU (Monserrato), il Dg AOU Sassari e l’assessore della Sanità Mario Nieddu. E’ stato inoltre invitato un rappresentante della Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.