23 December, 2025
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Michele Cossa

I #Riformatori sardi hanno presentato una mozione in Consiglio regionale su quello che hanno definito il “bluff” del #Patto di stabilità, primo firmatario il coordinatore regionale del partito, Michele Cossa, nel quale denunciano come l’accordo siglato dalla Giunta regionale con il Governo costerà alla Sardegna 1 miliardo di euro in meno in tre anni di spese possibili. Un salasso per le casse che costringerà la Regione a tagliare i fondi per strade, scuole, imprese, lavoro e cassa integrazione. Per questo i Riformatori sardi chiedono alla Giunta di accertare effettivamente a quanto ammonteranno le entrate e di ridiscutere l’accordo capestro col governo. La questione delle entrate è rilevante dal momento che dal 2015 la Regione sarà soggetta al pareggio di bilancio e, dunque, potrà spendere effettivamente quanto entra nelle sue casse. Entrate che saranno soggette, però, stando all’accordo, all’accertamento preventivo da parte della #Ragioneria dello Stato. Una sorta di commissariamento della Sardegna.

«Il 29 maggio 2014 – ricordano i Riformatori sardi nella mozione – la Giunta regionale ha raggiunto un accordo con il Governo della Repubblica che prevede, tra l’altro, di avviare un percorso per superare l’attuale impianto di regole che consenta di giungere già nel 2015 al sistema di pareggio di bilancio, che rappresenta la soluzione strutturale al problema della regione Sardegna, all’interno di un progetto più ampio che riguardi tutte le regioni a statuto speciale.»

I Riformatori sardi sottolineano che per il 2014 il Governo ha concesso alla Sardegna un incremento della spesa di 320 milioni per un livello di spesa (euro compatibile) pari a 2696 milioni (al netto della sanità e delle altre spese fuori patto). «In cambio – dicono i Riformatori sardi – il Governo ha ottenuto subito la rinuncia a tutti i ricorsi pendenti e futuri davanti alla #Corte Costituzionale (ad esempio le accise), l’impegno ad abrogare la norma del 2013 che rende non assoggettabili al patto di stabilità il Fondo unico per gli enti locali l’impegno a recepire le norme statali che attribuiscono in via esclusiva allo Stato il potere di accertare le entrate dovute alla Sardegna. I conti sono presto fatti: nel 2013 le spese erano state di 6.293 milioni (comprensivi di 2.513 milioni di spese a cui si sono aggiunte i 480 milioni del fondo unico degli Enti locali e i  3.300 della sanità); per il 2014 l’accordo col governo prevede una spesa di spesa 2.696 milioni (spese correnti 2.418 milioni) + 3.300 milioni per la sanità per un totale di 5.996 milioni; nel 2015 con la variazione, in diminuzione, le entrate previste si assesteranno attorni ai 6 miliardi di euro e che quindi al netto della spesa sanitaria (ammettendo che non ci siano variazioni, di 3 miliardi e 300 milioni) le spese effettivamente possibili saranno di 2 miliardi e 700 milioni.»

«Dunque – spiegano i Riformatori sardi – la Regione potrà spendere assai meno rispetto al 2013 (- 297 mln nel 2014 e – 300 nel 2015), Senza considerare che cambiano le modalità  ma resta la contribuzione della Sardegna al risanamento del debito pubblico e la rinuncia ai ricorsi contro il governo ed agli effetti positivi di eventuali pronunce sottraggono potenziali risorse: solo per le accise la partita è stimata attorno a 1 miliardo di euro l’impegno ad approvare in Consiglio le norme sull’armonizzazione dei bilanci sono una gravissima forma di sottomissione della Regione allo Stato, oltre che una lesione delle prerogative del Consiglio.»

A parere dei Riformatori sardi, «la Giunta regionale ha preso impegni che si traducono sostanzialmente nella rinuncia alla specialità statutaria, senza considerare i forti dubbi che la Giunta possa assumersi questa responsabilità, coinvolgendo il Consiglio regionale solo a posteriori. Di fatto la Regione il totale affidamento dell’accertamento delle entrate nelle mani della Ragioneria dello Stato determina incertezza delle risorse e in definitiva rinuncia a tutte quelle partite (giochi, lotto, etc.) che la Regione continua a iscrivere in bilancio ma che non vengono riconosciute dallo Stato, per un valore complessivo di circa 1 miliardo di euro».

Per questo motivo la mozione chiede al presidente della Regione ed alla Giunta regionale di valutare i costi effettivi di tale accordo e di accertare a quanto effettivamente ammonti la spesa, al netto della spesa della sanità, considerando le entrate effettive e stimate e «di adottare senza indugio, tutti i provvedimenti necessari per tutelare la Regione Sardegna ed il suo bilancio, ivi compera la denuncia dell’accordo col Governo ove la compressione della capacità di spesa della Regione fosse quella indicata nelle premesse».

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«Altro che #continuerà territoriale: la cancellazione di 40 voli per lo sciopero dei controllori di volo è un fatto gravissimo: i sardi non hanno la possibilità, come chi vive nella Penisola, di spostarsi con altri mezzi se non con aereo o navi: lo sciopero e la cancellazione dei voli rappresenta un vero e proprio sequestro.» Lo ha detto oggi Michele Cossa, coordinatore regionale dei #Riformatori sardi.

«L’accaduto – ha aggiunto Michele Cossa – significa che il sistema va largamente  rivisto. Anche perché, è bene ricordarlo, è la Regione che paga di tasca la continuità territoriale che, dunque, è interamente a carico dei sardi. Non è ammissibile che, per un motivo o per l’altro, la Sardegna possa essere isolata dal resto del mondo. La Regione deve intervenire formalmente sul Garante per impedire che uno sciopero possa arrecare un danno così grave a cittadini sardi e turisti.»

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I Riformatori sardi hanno presentato un esposto dettagliato alla Corte dei Conti sulla gestione commissariale delle Province, illustrato questa mattina in una conferenza stampa dal coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, e dall’avvocato Roberto Frongia. I commissari liquidatori delle Province – secondo i Riformatori sardi – che non hanno liquidato nulla, anzi si sono comportati come se le Province esistessero ancora, in qualche caso provvedendo anche ad assunzioni, ed un Consiglio regionale e una Giunta immobili sul fronte della riforma degli enti locali ed il trasferimento delle competenze delle ex Province, abolite dai sardi. Col serio rischio di trovarci tra poco più di sette mesi a dover votare per il rinnovo di enti che non esistono più. Con responsabilità sia politiche che amministrative ed erariali.

Nell’esposto presentato alla Corte dei Conti, i Riformatori sardi denunciano «che la situazione di grave ritardo negli adempimenti legislativi derivi da un concorso di responsabilità sia dei soggetti politici che hanno omesso di approvare una legge di riforma organica dell’ordinamento degli enti locali e/o di adottare le scelte di indirizzo necessarie o comunque hanno omesso di verificare l’adeguatezza di tali scelte al contesto normativo, sia dei soggetti che, preposti alla gestione liquidatoria delle Province con l’incarico di Commissari, non hanno adottato alcuna iniziativa amministrativa volta al raggiungimento degli obiettivi di legge».

«Ad oggi, dall’esame degli atti approvati dai Commissari – hanno aggiunto Cossa e Frongia – non è stato nemmeno avviato quanto previsto dalla Legge regionale del 28 giugno 2013, n. 15, tanto è vero che la Giunta Regionale con Deliberazione N. 23/20 del 25.6.2014 ha sentito la necessità di dettare un “Atto di indirizzo ai Commissari per le Province di Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia Tempio” fissando dei paletti che però non sempre vengono rispettati. I Commissari sembrano pertanto aver indirizzato la propria azione amministrativa verso una “gestione ordinaria” piuttosto che ottemperare al dettato legislativo, che imponeva loro di predisporre entro sessanta giorni tutti i documenti indispensabili al trasferimento delle loro funzioni.» 

«Siamo di fronte ad un palese dispregio della democrazia che non è più sopportabile nemmeno per un istante. La volontà espressa dal corpo elettorale con i referendum e le leggi regionali adottate in conseguenza di essi vengono quotidianamente calpestati. La stagnazione non è dovuta alla difficoltà di attuare la riforma ma alla volontà in entrambi gli schieramenti di non farla. D’altra parte in due mesi e stata pensata e confermata con il voto la riforma del Senato e la Sardegna che era la regione più avanzata sotto questo profilo in due anni non riesce a fare quella delle province. Ora – hanno concluso il coordinatore regionale e l’ex assessore regionale del Turismo – rischiamo davvero di diventare la barzelletta d’Italia.»

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I Riformatori sardi tornano alla carica sulle Province, commissariate da oltre un anno, dopo che il referendum ha cancellato le quattro nuove Province di Carbonia Iglesias, Olbia Tempio, Ogliastra e Medio Campidano.

«I commissari delle ex nuove Province stanno violando la legge e l’atto di indirizzo che la Giunta Pigliaru ha varato – tuona Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi -, non si stanno comportando come commissari liquidatori ma spendono con totale discrezionalità i fondi, non hanno fatto alcuna ricognizione dei beni e non hanno preparato alcunché per il passaggio dei beni e del personale. Uno scandalo in piena regola – aggiunge Cossa – su cui brilla la totale assenza di controllo da parte della Giunta regionale. Una Giunta che nulla sta facendo per varare la riforma, senza la quale tra sette mesi diventeremo la barzelletta d’Italia: i primi ad abrogare le Province grazie ai referendum e gli unici a votare per il rinnovo di enti che dovevano essere morti e sepolti: rischiamo di avere presidenti, assessori e consiglieri provinciali sino al 2020.» 

«Il 25 giugno del 2013 – sottolinea Cossa – la Giunta, su proposta dell’assessore Cristiano Erriu, ha varato gli atti di indirizzo per i commissari delle cosiddette ex nuove Province, soppresse dai referendum. Una circolare restrittiva che elencava cosa avrebbero dovuto fare i commissari: a iniziare dallo stop a consulenze, alla recisione degli incarichi di direttore generale, al blocco delle utenze e così via. I commissari, invece, se ne sono infischiati ed hanno continuato ad agire come se nulla fosse. In totale disprezzo della legge regionale che ha commissariato le Province e della direttiva.»

«Ma ancora più sorprendente – prosegue il coordinatore regionale dei Riformatori sardi – è l’assenza totale da parte della Giunta regionale che non ha neppure avviato il controllo sull’attività dei commissari. E come se non bastasse, continua a non presentare nessuna riforma di riordino degli enti locali per il passaggio delle competenze delle ex Province. Senza questa legge, in primavera i sardi saranno chiamati votare per il rinnovo di presidenti e consigli provinciali: oltre al danno la beffa. Saremo gli unici in Italia ad avere sino al 2020 enti che i sardi hanno abolito. Uno scandalo – conclude Michele Cossa – che non potrà restare impunito.»  

Michele Cossa.

Michele Cossa.

La Regione ha abbandonato i Comuni ed i volontari, costretti a fare da soli per fronteggiare l’emergenza immigrazione. Lo ha denunciato ieri sera il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, che ha annunciato anche un’interrogazione «sul comportamento gravemente omissivo tenuto dalla Regione sulla vicenda immigrati».

Michele Cossa, in particolare, ha denunciato il curioso appello della Regione al Governo, affinché affidi nuove risorse alla Sardegna per i centri di accoglienza.

«Prima la Giunta accetta di accogliere gli immigrati poi chiede i soldi da destinare ai territori – ha detto Michele Cossa – e questo sempre perché la Giunta è il tappetino di Roma: una Giunta che fa gli interessi della Sardegna avrebbe prima dovuto assicurarsi di avere le risorse e poi procedere con piani di accoglienza che, invece, sono sulle spalle dei Comuni.»

«Al #Tavolo di coordinamento regionale su accoglienza e immigrazione riunitosi in Prefettura a Cagliari il 4 agosto scorso – ha ricordato Michele Cossa – la Regione aveva assicurato piena collaborazione con le istituzioni nazionali e locali impegnate a gestire le nuove politiche sull’accoglienza dei profughi, alla luce del Piano approvato recentemente dalla #Conferenza Stato-Regioni, che prevedeva l’invio in Sardegna di 944 profughi.»

La Regione in quell’occasione, ha proseguito il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, «ha anche rivolto un curioso appello alla Prefettura perché intervenga sul Governo circa le risorse da destinare ai centri di seconda accoglienza in Sardegna» non senza precisare che «i fondi devono stare fuori dal Patto di stabilità altrimenti il rischio è di averli a disposizione ma di non poterli utilizzare».

«Un atteggiamento remissivo di tal fatta – ha concluso Michele Cossa – non è nuovo per questa giunta regionale, la quale non si era comunque mai spinta a chiedere l’intercessione della Prefettura verso il Governo. Ma la cosa più grave è che da quel momento la Regione si è dileguata, facendo mancare totalmente il proprio sostegno agli enti locali interessati. Protestare a posteriori contro il Governo anziché far valere le proprie ragioni nelle sedi appropriata (la conferenza stato-regioni e il tavolo costituito presso la Prefettura) espone la Sardegna ad una grave perdita di credibilità. Ma, soprattutto, la situazione complessiva che si va delineando rischia di portare a livelli di guardia la già diffusa intolleranza verso gli immigrati.»

Michele Cossa.

Michele Cossa.

«La Fondazione Banco di Sardegna deve mettere a disposizione della Regione i suoi fondi per andare in soccorso delle famiglie sarde.»

Lo chiede il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Secondo i dato diffusi dalla Carta di Zuri – spiega Michele Cossa – ben 120mila famiglie sono senza reddito  e ben 142mila (circa 400mila sardi) hanno un reddito inferiore ai mille euro. Un disastro sociale che impone scelte radicali. E in questo quadro la Fondazione Banco di Sardegna, che gestisce soldi dei sardi, non può non fare la sua parte.»

Il coordinatore regionale dei Riformatori sardi chiede che la Fondazione metta a disposizione della Regione sarda, i milioni di euro che, discrezionalmente, elargisce senza rispondere a nessuno.

«In una situazione drammatica come questa – dice ancora Cossa – chi amministra i soldi dei sardi, anche se in maniera privatistica, deve metterli a disposizione della collettività. La Fondazione amministra soldi non suoi ma della Sardegna. Dunque non può chiudere gli occhi e far finta di non vedere e continuare a elargire contributi a chi meglio crede. È necessaria una programmazione condivisa supervisione con la Regione su come e allocare le risorse per lenire le difficoltà di quel mezzo milione di sardi che patisce la fame.»

«Con i cento milioni di euro per il #Medio Campidano la Giunta può realizzare un nuovo ospedale, visto che il vecchio è in condizioni disastrose ma, evitando progetti faranoici, inutili e insostenibili,  puo’ anche tagliare le tasse per le imprese e creare nuove opportunità di lavoro.»

Lo hanno detto i #Riformatori sardi durante la conferenza stampa di questa mattina davanti all’ospedale di San Gavino. Il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, ed il deputato e presidente della commissione Sanità della Camera, Pierpaolo Vargiu che, hanno poi visitato la struttura, guidati dal sindaco di San Gavino Carlo Tomasi e dal direttore amministrativo della Asl Paolo Cannas, incontrando medici, operatori sanitari e gli esponenti del Comitato per il nuovo ospedale di San Gavino.

Cossa e Vargiu sono stati categorici: «Se ci sono davvero i 100 milioni di euro, i Riformatori sardi propongono che l’intera cifra resti comunque nel territorio di San Gavino e del Medio campidano, che ne hanno vitale bisogno». Secondo i Riformatori sardi, “una parte di questa cifra servirebbe a costruire un «ospedale a misura di sanità moderna», senza iperbolici monumenti alla “medicina dei primariati” e alla industria dei posti letto, insostenibili economicamente, con grande attenzione invece alle esigenze dell’hospice e della riabilitazione e della lungodegenza. «I possibili risparmi dovrebbero essere  destinati a potenziare l’assistenza sanitaria nel territorio, mentre la restante cifra, sarebbe comunque “di proprietà” del Medio Campidano, che potrebbe decidere cosa farne: potrebbe decidere ad esempio di cancellare interamente l’Irap per tutte le imprese che operano nel Medio Campidano, utilizzando davvero i soldi nel modo più utile all’interesse generale, sia quando è necessario tutelare la salute degli individui, sia per rilanciare lo sviluppo economico di una zona che, se muore definitivamente, purtroppo non avrà più neppure bisogno dell’Ospedale».

«Ci preoccupa – ha aggiunto Cossa – lo stato confusionale del debolissimo assessore Arru, che rinuncia a qualsiasi logica di programmazione complessiva e sembra ingoiare passivamente le imposizione della politica, dal San Raffaele al finto “super ospedale” di San Gavino, senza riuscire a dare un’idea della sanità futura che la Giunta ha in mente.»

«Ancora una volta, siamo gli unici che scelgono di non prendere in giro i residenti di San Gavino e degli altri comuni interessati. La sanità sarda è in disavanzo di circa 400 milioni di euro l’anno. Con il nuovo # San Raffaele di Olbia diventeranno 450. Siamo sicuri che ci siano davvero i 68.4 milioni di euro o è la solita bufala di agosto? E, se anche ci fossero i 68 milioni di euro, come si farebbe a realizzare un ospedale da 250 posti letto, che già nel settembre 2008 si prevedeva che sarebbe costato 95 milioni di euro (Soru dixit?). I sangavinesi  (e non solo loro!) sono ancora disponibili a frasi prendere in giro? Noi crediamo di no.»

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Forse per la prima volta nella recente storia italiana, parte dalla Sardegna una delle più importanti “novità” della politica, che aspira a dare un riferimento di modernità e di innovazione a quella parte di società civile che non si riconosce nel centrosinistra e che vuole cambiare metodi e facce di questo centrodestra, ormai vecchio e superato nei programmi e nelle persone. L’iniziativa è stata presenta questa mattina nella sede regionale dei #Riformatori sardi dal deputato Pierpaolo Vargiu e dal coordinatore del partito Michele Cossa.

I “Riformatori” sardi sbarcano, dunque, oltre Tirreno e nascono i #Riformatori italiani che raccolgono subito l’adesione di cinque deputati e di centinaia tra amministratori locali ed esponenti della società civile che vogliono finalmente far ripartire l’economia e la speranza del Paese.

«La sfida del merito, delle capacità e dei talenti, contro il freno a mano tirato della conservazione dei privilegi e della lentezza della burocrazia – hanno detto Vargiu e Cossa – può oggi far ripartire gli ascensori sociali di un Paese che ha bisogno di discontinuità con le scelte del passato.» 

Oltre a Pierpaolo Vargiu, tra i promotori della nuova associazione de “I RIFORMATORI ITALIANI” ci sono i parlamentari Andrea Causin (leader di un movimento civico del Veneto), Stefano Dambruoso (lombardo, magistrato, notissimo per il suo impegno contro il terrorismo), Salvatore Matarrese (pugliese, si dimise dalla vicepresidenza dell”Associazione Nazionale Costruttori per svolgere il suo nuovo ruolo di deputato) e Paolo Vitelli (imprenditore piemontese, titolare dell’azienda nautica Azimut Benetti).

«Ma soprattutto – ha spiegato Vargiu – c’è l’entusiasmo di centinaia di sottoscrittori del MANIFESTO dei RIFORMATORI ITALIANI, che vengono dalle amministrazioni locali di tutta Italia, dal mondo delle professioni, delle associazioni, dell’impegno civile e stanno già costituendo i gruppi di lavoro regionali in molte realtà italiane.»

Si apre ora una fase di “adesioni on line”, aperta a tutti coloro che vogliono contribuire a “costruire il centrodestra che non c’è”, attraverso il nuovo sito www.riformatori.eu, che consentirà di contribuire ad estendere il definitivo MANIFESTO dei RIFORMATORI ITALIANI, che verrà approvato nel corso di una grande manifestazione nazionale, prevista per il SABATO 4 OTTOBRE, a Roma.

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Nuovo attacco dei #Riformatori sardi alla maggioranza di centrosinistra che sostiene la Giunta Pigliaru sul tema delle riforme e, nello specifico, sulla cancellazione delle #Province.

«Tra otto mesi – dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa – i sardi torneranno a votare per le ex Province perché la Giunta regionale e il Pd si rifiutano di approvare la legge che trasferisce competenze e funzioni. Oltre il danno, la beffa: i sardi hanno abolito le Province ma se le dovranno comunque tenere sino al 2020, pagando presidenti, assessori e consiglieri provinciali. Tutto questo mentre il Senato ha votato la modifica del Titolo V che cancella dalla Costituzione la parola Province.»

«Nostro malgrado – prosegue Cossa – la Sardegna sta per diventare la barzelletta d’Italia: i sardi sono stati i primi ad abolire le Province con i referendum due anni e tre mesi fa, ma il Consiglio regionale sia nella passata legislatura sia in questa si ostina a non approvare la legge che trasferisce le competenze delle ex Province ai Comuni. Questo fatto porterà i sardi tra otto mesi a dover votare nuovamente per il rinnovo dei Consigli provinciali, mantenendo in pedi sino al 2020 strutture costose e inutili che gli elettori hanno cancellato. Uno scandalo vero e proprio, che dimostra quanto sia resistente al cambiamento il partito trasversale dei conservatorismi.»

«Ma – conclude il coordinatore regionale dei Riformatori sardi – noi non ci fermeremo e faremo di tutto, con tutti i mezzi che i regolamenti e le leggi ci mettono a disposizione, per evitare l’ennesima brutta figura di una politica che usa l’autonomia sarda per continuare a fare ciò che vuole a dispetto del volere dei sardi.»

Ospedale Civile di Cagliari

E’ battaglia, politica, in commissione sanità, sulla proposta di legge di riforma del sistema sanitario regionale. Tra i più agguerriti oppositori alla maggioranza di centrosinistra, il gruppo dei Riformatori sardi che ha presentato circa duecento emendamenti, provocando di fatto un sensibile allungamento dei tempi.

«Con la nostra iniziativa – ha detto Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi – abbiamo fermato una proposta di legge dannosa. Ora siamo disponibili ad un confronto a tutto campo per una sanità al servizio del cittadino e non degli interessi della politica.»

«Una sola Asl al posto delle otto attuali o delle 12 della proposta del centrosinistra – ha aggiunto Michele Cossa -. E’ questo uno dei principali emendamenti, presentati dai Riformatori sardi. Ovviamente a subire il taglio non è la parte assistenziale ma esclusivamente tutto l’apparato di manager, direttori sanitari ed amministrativi di nomina politica. La Asl unica, (che è chiamata Asl Sardegna) proprio per rafforzare il sistema sanitario e di assistenza nel territorio, sarà divisa in otto circoscrizioni sanitarie, coincidenti con il territorio delle ex Province. Questo proprio perché, a essere presi di mira, sono i costi inutili delle Asl (come le poltrone e gli incarichi di consulenza), sottraendo così la spesa sanitaria al controllo delle maggioranze di turno. In questo modo, finisce l’era della moltiplicazione degli appalti che fa salire i costi della sanità e soprattutto si ha un sistema più efficiente e al servizio del cittadino.»

«Gli altri emendamenti intervengono per correggere le storture di una proposta che crea solo strutture in più e non risolve alcun problema: viene eliminata dalla proposta l’Azienda delle emergenze che rischia di complicare il sistema delle urgenze e dei pronto soccorso sottraendoli agli ospedali, e viene aumentata la dotazione degli organici delle Centrale di committenza, quella struttura che dovrebbe espletare gare ed appalti per l’intera sanità sarda ma che, stando alla proposta del centrosinistra – ha concluso Michele Cossa – sarebbe dotata di appena cinque persone.»