25 April, 2024
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Dopo l’esecuzione dell’inno ufficiale della Regione “Procura de moderare” da parte del Coro parrocchiale Santa Maria degli Angeli di Flumini, del Gruppo Cuncordia – launeddas e del Coro a tenore Murales di Orgosolo, ha preso la parola lo storico Luciano Carta, presidente del comitato Sa Die de sa Sardigna.

Luciano Carta si è soffermato su alcuni dettagli del nuovo inno istituito l’anno scorso con specifica legge regionale, sollecitando l’approvazione del regolamento di attuazione, per definire in particolare le modalità di esecuzione e lo spartito. Su questi punti, ha spiegato Luciano Carta, la nostra proposta è quella di adottare la melodia del canto gosos, tradizione radicata in tutte le comunità regionali, con una variante per le occasioni festive. Per quanto riguarda i versi, rispetto alle 47 strofe originali, ne sono state scelte 6 che riguardano complessivamente rapporto fra governanti e bene comune,  contesto storico, rispetto dell’autonomia e dell’identità sarda come terra non chiusa al mondo esterno, volontà di costruire una società più giusta, superamento del sistema feudale attraverso il risveglio della ragione dopo secoli di oscurantismo, lotta contro gli abusi.

Un altro storico, Nicola Gabrielli, ha ripercorso i passaggi che portarono alla legge istitutiva de Sa Die nel’93, ricordando che «allora nelle scuole non si parlava di questo periodo storico”. In questi anni invece, ha affermato, si è fatto tanto proprio per merito degli storici, facendo emergere che proprio la storia è un elemento costitutivo dell’identità, e la stessa scelta di definire Sa Die una festa del popolo non in riferimento ad istituzione ma alla comunità, riporta alla situazione di allora quando il mondo delle istituzioni era sconosciuto al popolo, un po’ come oggi». Il concetto fondante, ha proseguito Nicola Gabrielli, resta quello di una rivendicazione plurisecolare non solo dell’autonomia sarda ma anche del rinnovamento economico-sociale. Senza dimenticare, ha aggiunto, l’affermazione di un sentimento patriottico che, in condizioni estremamente difficili, riuscì ad avere la meglio sia sulla propaganda francese che sulla monarchia piemontese che allora parlò di eversione, mentre era stata proprio la dinastia sabauda a non convocare il parlamento per quasi un secolo allo scopo di accreditarsi di fronte alle altre monarchie assolutiste del tempo. Di particolare significato, inoltre, la scelta dei sardi di auto-convocare l’assemblea parlamentare in seduta permanente, seme di una riforma costituzionale comprendente l’abolizione del feudalesimo che purtroppo sarebbe arrivata molto più tardi.

Il professor Gianni Loy, infine, ha parlato dei movimenti culturali che hanno portato alla decisione di istituire Sa die: «Il senso di questa festa è nell’aspirazione, manifestata nella società sarda negli anni ’70, di esprimere le culture del popolo sardo senza confinarle nell’esteriorità del folklore. Questo processo democratico è ancora in corso e ha fornito indirizzi alle istituzioni: sono state le istituzioni sindacali ed i lavoratori che hanno iniziato a dibattere recuperando la lingua sarda. E non solo loro: ci sono stati poi, sempre in quegli anni, gli intellettuali come Antonello Satta, Eliseo Spiga, Giovanni Lilliu e altri che, in modo trasversale rispetto ai partiti, hanno chiesto di riformulare lo statuto di autonomia e portare la Sardegna all’autogoverno. E ancora, a metà degli anni ’80, è nata l’idea di una festa per il popolo sardo il 28 aprile. Questo è documentato e lo dobbiamo a Umberto Cardia, Nino Carrus, Michele Columbu, Sebastiano Dessanay, Francesco Masala, Domenico Pili, Gianmario Selis e altri che si riunirono per questo a Cagliari. Abbiamo davanti a noi non una celebrazione qualunque ma “la” celebrazione di una nazione, di un popolo che abita la sua terra. Un popolo è sempre in cammino e anche il popolo sardo è in cammino per un mondo di pace per la quale dovrà vincere le tentazioni degli egoismi». 

Giovanni Del Rio

L’Associazione Nino Carrus in collaborazione con il comune di Sindia e con il Circolo Culturale “Cabuabbas” organizza per venerdì 26 giugno 2015, a Sindia, un incontro per raccontare la storia politica del “Presidente Giovanni Del Rio”. Autorevoli relatori, quali Pietrino Soddu, Attilio Mastino e Antonello Arru, con il coordinamento del giornalista Romano Cannas, ci accompagneranno nel cammino di questa storia. Vi aspettiamo alle ore 18,00 presso la sala parrocchiale di Sindia, in corso Umberto.

Una storia politica importante, segnata da momenti fortemente significativi e determinanti per la vita sociale, economica e politica della Sardegna. Ne ricordiamo alcuni: la prima fase dell’autonomia, l’organizzazione burocratica della Regione, l’attuazione dello Statuto sardo, il Piano di Rinascita, l’industrializzazione della Sardegna centrale, la riforma agraria, l’inchiesta della Commissione parlamentare sulla criminalità in Sardegna, la nuova fase della programmazione regionale, ecc. Una storia da protagonista, da vero uomo di governo.

Una storia costruita assieme ad altri autorevoli rappresentanti della politica sarda come Corrias, Dessanai, Crespellani, Cardia, Catte, Contu, Melis, Dettori, Soddu per ricordarne solo alcuni. Una classe dirigente di grande livello politico e culturale che ha governato la Sardegna, in maggioranza e all’opposizione, negli anni più difficili della nostra storia, in una Sardegna dove manca tutto: lavoro, servizi, infrastrutture, istituzioni, leggi. In una Sardegna insomma da costruire da cima a fondo.

L’esperienza e la storia politica di Giovanni del Rio continuano, si arricchiscono e si completano a Roma nel 1976, quando viene eletto deputato per due legislature e ricopre importanti incarichi di governo come Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, alla Difesa, ai Trasporti, alla Presidenza del Consiglio. Una storia politica forse unica, sempre con ruoli importanti sia nelle diverse esperienze di governo della cosa pubblica sia nella vita politica del partito in cui ha sempre militato, la Democrazia Cristiana.

E, infine l’incarico, come consigliere della Corte dei Conti.

L’Associazione Nino Carrus organizza questo incontro perché Giovanni Del Rio fa parte del gruppo di persone che ha fondato nel 2005 l’Associazione che vuole ricordare l’Amico a cui Del Rio era profondamente legato, Nino Carrus. “L’amico più caro e più grande che serberò nel cuore per tutta la vita” (dall’intervento di Giovanni Del Rio – 29 ottobre 2005 – durante l’inaugurazione dell’aula consiliare del comune di Borore intitolata alla memoria di Nino Carrus).

Mercoledì 28 maggio a partire dalle 18,30, presso la sala congressi del #CICC della Grande Miniera Serbariu, Marino, Pino e Roberto, i componenti della band sulcitana “Intreccio”, hanno allietato, pur toccando un tema di profonda riflessione, la serata degli oltre 150 spettatori, che attendevano con grande entusiasmo e curiosità la presentazione del loro ultimo video dal titolo “Vorrei”.

L’esibizione degli Intreccio ha inizio con la proiezione di “Combattere”, il loro primo video, interamente girato all’interno di un capannone, ormai dismesso, della zona industriale di Portovesme. Tra gli applausi generali del pubblico presente in sala, c’è stato qualche momento di profonda commozione quando il cantante del gruppo, Marino Usai, ha voluto ricordare l’amico Nino Carrus, che è venuto a mancare di recente e che faceva parte della stessa band.

Come anticipato all’interno dell’evento creato su Facebook, il video lancia un messaggio molto “forte”, poiché fa esplicito riferimento al tema dei suicidi legati in modo inevitabile, direttamente o indirettamente, al tema della mancanza di posti di lavoro. L’incipit del video è caratterizzato dalla messa in atto dei tentativi di suicidio dei tre protagonisti, che sono proprio i tre componenti del gruppo musicale, per poi trovare un’ancora di salvezza nel desiderio di reagire, mosso dallo svolgersi di un corteo di manifestanti, che instillano un motto di reazione nell’animo di coloro che avevano deciso di rassegnarsi, decidendo di compiere l’estremo gesto.

Il tema del desiderio di riscatto, ha voluto evidenziare nel corso del dibattito il regista Bruno Mameli, è la molla che blocca il meccanismo perverso che porterebbe al suicidio; solo chi si sente parte di un gruppo e lotta per far sentire la propria voce può evitare il peggio: che venga messo in discussione il senso della propria vita.

La serata è stata patrocinata da CGIL, CISL e UIL, sotto il coordinamento del noto scrittore ed antropologo Giacomo Mameli, che non ha potuto fare a meno di evidenziare la bravura ed il continuo riferimento al tema della crisi industriale, che accompagna gli ultimi due video della nota band. Infatti, anche “Vorrei”, come “Combattere”, è principalmente incentrata sul problema della disoccupazione, legata in primis alla crisi del polo industriale di Portovesme. Proprio per questo, durante il dibattito svoltosi dopo l’esibizione, si sono susseguiti gli interventi di alcuni sindacalisti della ex Alcoa e dei tre Segretari generali di CGIL, CISL e UIL, che hanno evidenziato le gravi ripercussioni sociali della crisi del territorio e il disagio psicologico che ne è conseguito per tanti lavoratori e per le loro famiglie.

«Giustamente – sostengono i segretari sindacali – tra i lavoratori regna la convinzione di dover rivendicare con forza la riapertura della loro fabbrica. Ci rammarichiamo e continuiamo a dare loro tutto il supporto necessario per la prosecuzione della lotta, che di recente, il 20 maggio ultimo scorso, ha portato alcuni di essi ad andare incontro alla condanna per interruzione di pubblico servizio, per il blocco dell’aeroporto di Cagliari Elmas».

Il tutto si è concluso con l’intervento del dott. Antonio Laddomada, che, in qualità di responsabile del reparto di psichiatria dell’ospedale Sirai di Carbonia, non ha potuto fare a meno di fornire i numeri allarmanti degli interventi di pronto soccorso e dei ricoveri ospedalieri, relativi a gravi situazioni di disagio psicologico, che troppo spesso sono causati dalla chiusura in sé di chi vive un trauma come quello della perdita di una persona cara, ma anche di una disagiata situazione economica e familiare conseguente alla perdita del posto di lavoro.

A questo punto, carissimi lettori, non ci resta che augurarvi buon ascolto e buona visione dell’ultimo video degli Intreccio, caricato sul web dal 29 maggio!

Elisabetta Fois 

Segreteria CGIL Sulcis Iglesiente