19 April, 2024
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Il 27 aprile alle 16,00, tra le mura dell’Auditorium Ente Cassa di Risparmio di Firenze, il poeta Enzo Tafuri riceverà il Primo Premio in Memoria di Ettore Malosso nella Sezione “Poesia Edita” per il libro “Fiori di limoni. Amalfi e i suoi dintorni” ed il Primo Premio ex-aequo Giglio Blu di Firenze 2019 nella Sezione “Poesia Inedita” per la silloge inviata.

“Fiori di limoni. Amalfi e i suoi dintorni”, ha fruttato al poeta il simbolico riconoscimento da parte della scrittrice e critica letteraria Lia Bronzi, in qualità di Presidente Emerito della Camerata dei Poeti di Firenze, di “Pablo Neruda della costiera amalfitana”. La poetessa e critica letteraria nella prefazione della penultima raccolta di Tafuri giustificava così l’importante accostamento tra i due poeti: ”Per le implicazioni semantiche contenute nei suoi versi allusivi ed evocativi, carichi di risonanze” (Foglio Bianco, Pegasus Editore, 2017).

Con “Fiori di limoni. Amalfi e i suoi dintorni” (Graus Edizioni, 2018), Tafuri conferma le sue capacità immaginifiche nell’evocare le paradisiache immagini della costiera amalfitana attraverso un delicato, raffinato e sapiente uso delle parole. Il senso di bellezza e di pace che traspaiono dai versi di Tafuri vanno ben oltre i confini regionali, anche grazie al testo a fronte in lingua spagnola a cura di Patricia Martelli Castaldi e Paolo Tomasi, che contribuisce, in alcuni componimenti in particolare, a conferire alla poetica dell’autore una venatura tendente al melanconico, che strizza l’occhio a una certa poesia introspettiva dell’area sudamericana.

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Legambiente ha presentato oggi i risultati del monitoraggio di Goletta Verde delle spiagge e delle foci della Sardegna.

Su ventinove punti monitorati, cinque sono risultati con cariche batteriche molto elevate, due con cariche batteriche elevate. E sono in particolare i fiumi a continuare a riversare in mare scarichi non depurati, che rischiano di compromettere la qualità del mare in quei precisi tratti di costa, con conseguenze non soltanto per l’ecosistema marino ma anche per la stessa salute dei bagnanti. È questo il bilancio del lavoro svolto lungo le coste sarde dall’équipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al sostegno di CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea (Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio). L’istantanea regionale sulle acque costiere è stata presentata stamane nel corso di una conferenza stampa a Olbia, alla quale hanno partecipato Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente, Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna e Marta Battaglia direttrice regionale di Legambiente.

«Anche quest’anno la Goletta Verde naviga lungo tutta la costa italiana per la tutela del mare e degli ecosistemi marini e costieri – ha commentato nel corso della conferenza stampa Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente – promuovendo le eccellenze e l’immenso patrimonio naturalistico, e denunciando azioni, interventi e fenomeni che ne minacciano lo stato di salute, dalla presenza delle plastiche e dei rifiuti in mare e lungo le spiagge, al cemento.»

«Proprio questo è l’obiettivo del nostro monitoraggio scientifico, che si concentra sui punti maggiormente critici della costa, andando ad individuare la presenza di scarichi fognari che arrivano in mare – ha evidenziato Giorgio Zampetti – ancora oggi infatti, nonostante siano passati 37 anni dall’approvazione della direttiva europea sulla depurazione, soprattutto attraverso fiumi, fossi o canali, riscontriamo la presenza di inquinamento da mancata depurazione o per la presenza di scarichi abusivi che minacciano la salute del mare e a volte ne compromette anche la fruizione da parte dei bagnanti stessi. La segnalazione di queste situazioni e la richiesta alle autorità competenti di intervenire per risolverle sono gli obiettivi principali del nostro monitoraggio.»

Un’attenzione particolare la meritano gli scarichi illegali o i depuratori ancora non conformi, spesso alla base dell’inquinamento registrato dai nostri tecnici, su cui occorre intervenire quanto prima per rimuovere le cause dell’inquinamento. A questo proposito già dal 2016 sono diversi gli interventi e le situazioni risolte grazie all’applicazione della legge sugli ecoreati, la n. 68/2015, che inserisce i reati ambientali nel codice penale e che può e deve essere applicata anche a queste situazioni.

«Anche in Sardegna quest’anno abbiamo maggiormente concentrato il monitoraggio sulle foci di fiumi e dei fossi che arrivano a mare – ha dichiarato Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna – riteniamo, infatti, importante andare ad individuare le situazioni maggiormente critiche lungo la costa regionale e quelle che mettono a rischio la salute del mare e della costa circostante.»

«I risultati del nostro monitoraggio – ha aggiunto Annalisa Columbu – ci confermano che alla radice del controllo degli scarichi ci sono i corsi d’acqua che partono dalle aree interne e sfociano a mare. Infatti, anche nella nostra regione, il mare è ricettore di scarichi, per questo l’attenzione di Legambiente è sempre più alta verso queste fonti di inquinamento. Importante segnalare, infine, che spesso le foci dei fiumi attraversano anche la spiaggia, e chi va a fare il bagno non è sempre consapevole della non balneabilità delle foci, anche perché abbiamo riscontrato delle gravi carenze nella cartellonistica informativa.»

In nessuno dei 29 punti monitorati, infatti, è stata riscontrata dai tecnici la presenza della cartellonistica informativa sulle condizioni del mare, i rischi da inquinamento, lo stato di qualità delle acque, obbligatoria per legge da anni e a carico dei Comuni costieri. I cittadini e i bagnanti purtroppo continuano a navigare in un mare di disinformazione anche in Sardegna.

Nella classifica delle illegalità compiute nel 2017 ai danni del mare, contenuta nel dossier Mare Monstrum, basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di Porto, e presentato da Legambiente alla partenza nazionale della Goletta Verde da Legambiente, la Sardegna è la migliore regione in Italia, con un tasso di 0,6 infrazioni per chilometro, con numeri in media con la classifica generale per quanto riguarda le illegalità nel ciclo dei rifiuti e del cemento, la pesca di frodo e le violazioni al codice della navigazione. Come numeri assoluti la Regione occupa invece l’ottavo posto (su quindici regioni) con 1070 infrazioni accertate (il 6,3% del totale nel Paese), 1403 persone arrestate e denunciate e 175 sequestri effettuati. La regione, invece, si piazza al quinto posto nella graduatoria dei prodotti ittici sequestrati. In generale, Mare Monstrum ci consegna una situazione mediamente positiva, considerando l’importanza che ricopre il turismo in regione.

Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

Il monitoraggio di Goletta Verde è stato eseguito dalla squadra di tecnici di Legambiente tra il 18 e il 21 giugno scorsi in ventinove punti (di cui quindici a mare), e prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli); abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (D.lgs. 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

Tra i ventinove punti monitorati, cinque sono stati giudicati “fortemente inquinati”, di cui tre in provincia di Sassari e due in provincia di Cagliari.

In provincia di Sassari i punti giudicati “fortemente inquinati” si trovano tutti vicino a tratti di spiaggia libera: in località San Giovanni ad Alghero, sulla foce del corso d’acqua nei pressi di via Garibaldi, dove è stato riscontrato forte odore di zolfo; sulla foce del fiume Silis, presso la discesa a mare numero 9, nel territorio comunale di Sorso e, infine, sulla foce del Rio Cuggiani, a San Pietro a Mare, nel comune di Valledoria. In quest’ultimo caso il prelievo è stato ripetuto anche nel tratto di mare nei pressi della foce, risultando entro i limiti.

In provincia di Cagliari due i punti monitorati e successivamente giudicati come “fortemente inquinati”: sulla foce del canale presso la spiaggia di Santa Margherita di Pula e sulla foce del Rio Foxi, nell’omonima località del comune di Quartu Sant’Elena.

Due anche i punti risultati “inquinati” in regione: sulla spiaggia presso via Tramontana a Pittulongu di Olbia, in provincia di Sassari, e sulla foce del Rio Mannu in località Portixeddu a Fluminimaggiore, nella provincia del Sud Sardegna.

Risultati entro i limiti di legge per gli altri ventidue punti rimanenti lungo le coste sarde.

Per quanto riguarda la provincia di Sassari, entro i limiti le spiagge La Marmorata, in località Rena Bianca a Santa Teresa di Gallura, Cala d’Ambra di San Teodoro, Isola Rossa a Trinità D’Agultu; Scoglio Lungo a Porto Torres, Maria Pia ad Alghero e Lu Bagnu a Castelsardo. In provincia di Nuoro nessun problema per Li Cucutti di Budoni, Mattaperu di Posada, Santa Maria di Orosei, sulla foce del Rio Siniscola a Siniscola, sulla foce del rio Foddeddu a Tortolì e a Iscrixedda di Lotzorai.

Entro i limiti di legge anche tutti i sei punti monitorati in provincia di Oristano: a Marceddì di Terralba; sullo sbocco a mare dello stagno di Corru S’Ittiri; sulla foce del fiume Tirso in località Torre Grande, a Oristano, sulla foce del canale di stagni di Cabras, a Marina di Torre Grande, sempre nel capoluogo; sulla spiaggia fronte Rio Jana a Porto Alabe, nel territorio comunale di Tresnuraghes, e a Bosa, dove sono stati analizzati i punti sulla spiaggia fronte foce del ruscello Modolo e sulla foce del fiume Temo.

Nella provincia del Sud Sardegna tre i punti monitorati che non hanno evidenziato criticità: la spiaggia di Porto Pino, di fronte allo Stagno del Corvo a Sant’Anna Arresi; la foce del Rio Chia, nei pressi della Spiaggia Su Portu a Domus De Maria e la spiaggia fronte fiume Flumendosa a Porto Corallo, nel territorio comunale di Villaputzu. Infine, nessun problema per la spiaggia fronte villaggio dei pescatori in località Giorgino, a Cagliari.

Quest’ultimo, allo sbocco dello stagno di Santa Gilla, assieme ai punti sullo stagno di Corru S’Ittiri e sulla foce del canale di stagni di Cabras a Marina di Torre Grande, sono stati scelti perché avevano presentato delle particolari criticità dopo le intense piogge dello scorso maggio. Ci fa piacere constatare che in occasione del nostro monitoraggio non sono emerse criticità per quanto riguarda l’inquinamento da presenza di scarichi fognari.

Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Sardegna il Consorzio ha recuperato 3.175 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa.

«La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese.»

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Il bilancio sui 29 punti monitorati da Goletta Verde lungo le coste della Sardegna dal 15 al 18 giugno è molto positivo. I risultati sono stati presentati questa mattina ad Alghero. Su un totale di ventinove punti monitorati dai tecnici di Goletta Verde cinque presentavano valori di contaminazione elevata: nel mirino finiscono ancora una volta le foci di alcuni fiumi e corsi d’acqua. Punti critici che in alcuni casi Legambiente segnala da anni sui quali è necessario una immediata verifica da parte delle autorità preposte.

È questo il bilancio del monitoraggio svolto in Sardegna dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al sostegno del CONOU – Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e dei partner tecnici Aquafil, Novamont, Nau. L’istantanea regionale sulle acque costiere è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa ad Alghero da Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde; Luciano Deriu, Direttivo Legambiente Sardegna e Roberto Barbieri, Responsabile Mare di Legambiente Sardegna e presidente di Legambiente Alghero, alla presenza di Raniero Selva, Assessore all’Ambiente del comune di Alghero ed Antonio Cossu, segretario regionale sindacato medici italiani.

Il monitoraggio di Goletta Verde (eseguito dalla squadra di tecnici di Legambiente tra 15 e il 18 giugno 2017) prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. I punti che sono stati giudicati “fortemente inquinati” o inquinanti rientrano proprio in questa casistica. Si tratta dei campionamenti effettuati alla foce del ruscello Modolo in località Turas di Bosa e alla foce del corso d’acqua presso via Garibaldi a San Giovanni di Alghero (punto quest’ultimo che riceve lo stesso giudizio per il terzo anno consecutivo). Stesse criticità riscontrate per i monitoraggi effettuati in prossimità della foce del Rio Fodeddu a Tortolì (Og) e alla foce del Riu Mannu a Portixeddu di Fluminimaggiore (che lo scorso anno fu giudicato “inquinato”). Ricevono il giudizio di “inquinato” anche le acque prelevate alla foce del Rio Cuggiani a San Pietro a Mare, nel comune di Valledoria.

Molto da fare, invece, sul fronte dell’informazione ai bagnanti. La cartellonistica in spiaggia è ancora troppo scarsa, nonostante da tre anni sia scattato l’obbligo per i Comuni costieri di apporre pannelli informativi circa la qualità delle acque. Rispetto ai 29 punti monitorati dai tecnici, soltanto in tre i tecnici hanno potuto riscontrare la presenza di questi cartelli che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi quattro anni), i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa.

«Il nostro è un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni – spiega Serena Carpentieri, Portavoce di Goletta Verde -. Il nostro obiettivo non è fermarsi alla semplice denuncia, ma avviare un approfondimento e confronto per fermare l’inquinamento da mancata depurazione che si riversa in mare. Il mare della Sardegna conferma un buono stato di salute, con tutti i prelievi eseguiti in corrispondenza delle spiagge che rientrano nei limiti previsti dalla legge. Diversa però la situazione per quanto riguarda fiumi e canali che arrivano in mare. Si tratta di criticità già segnalate da anni sulle quali occorre intervenire subito.»

La salute dei nostri mari è sempre più a rischio a causa della maladepurazione, dei rifiuti galleggianti e spiaggiati e delle continue illegalità ambientali, che seguitano a sfregiare coste e territori italiani. Un assalto che non si ferma, come dimostrano i dati del dossier Mare Monstrum di Legambiente sul mare illegale basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto: la Sardegna con 910 infrazioni accertate (il 5,8% a livello nazionale) 1367 persone denunciate e arrestate e 162 sequestri effettuati si piazza all’ottavo posto nella classifica italiana del mare illegale e in coda alla classifica per km di costa con 0,5 infrazioni/km. Un dato in leggero calo rispetto allo scorso anno. Una riduzione generalizzata a livello nazionale dovuta soprattutto alla forza deterrente della nuova legge sugli ecoreati che colpisce soprattutto inquinamento e disastro ambientale.

«Il primato della Sardegna deve continuare ad essere quello del mare pulito – dichiara Marta Battaglia, Direttore Legambiente Sardegna –. Per questo motivo, insieme a Goletta Verde, vigiliamo sui casi di insufficiente depurazione dei reflui anche in collaborazione, da qualche anno, con Abbanoa e vogliamo spronare le amministrazioni a fare di più, anche per individuare scarichi illegali in mare e lungo i fiumi. Chiediamo ai Comuni interessati di cogliere questa occasione per aprire un tavolo di confronto su questo tema, studiando e pianificando durante tutto l’anno proposte di miglioramento e la messa in campo di strumenti efficaci per contrastare questi fenomeni che, anche se isolati, continuano a minacciare la salute del mare. Appello che ovviamente estendiamo alla Giunta Regionale affinché venga ulteriormente migliorato il sistema della depurazione.»

«I risultati di Goletta Verde ci lasciano sicuramente soddisfatti, ma se negli stessi punti si riscontra da anni una criticità è evidente che c’è qualche problema che va approfondito e risolto al più presto, coinvolgendo nella ricerca delle responsabilità sia i comuni costieri che dell’entroterra – dichiara Roberto Barbieri, Responsabile mare di Legambiente Sardegna e presidente di Legambiente Alghero -. Non è, inoltre, più tollerabile l’assenza di cartelli informativi sulla qualità delle acque. L’accesso all’informazione è un diritto di cittadini e turisti e un dovere per le autorità competenti e per tutti i comuni costieri, cosi come previsto dalla normativa sulla balneazione. Ad di là dei cartelli sulle spiagge, ai tanti turisti che arrivano in Sardegna è opportuno dare maggiori informazioni sullo stato della balneazione locale, ruolo che potrebbero svolgere con facilità gli info-point turistici già esistenti.»

Tornando ai dati del dossier Mare Monstrum, tra le tipologie di reato in Sardegna spiccano quelli legati all’insufficiente depurazione e agli scarichi inquinanti: 290 le infrazioni accertate con 419 denunce e 77 sequestri. A seguire i reati legati al ciclo del cemento lungo la costa (237 quelli accertati nell’ultimo anno, con 501 persone denunciate e 56 sequestri effettuati) e quelli i legati alle violazioni al codice della navigazione (228 accertati, 242 persone persone denunciate) e infine la pesca di frodo con 155 infrazioni accertate, 205 persone denunciate e 24 sequestri (24.604 kg i prodotti ittici finiti sotto sequestro).

Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo, anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 33 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 95% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. In Sardegna, nel 2016, il Consorzio ha raccolto 3.460 tonnellate di oli usati. «La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese».

I RISULTATI DELLE ANALISI DI GOLETTA VERDE DEL MARE IN SARDEGNA*

*prelievi effettuati tra il 15 e il 18 giugno 2017 PV

COMUNE

LOCALITÀ

PUNTO

GIUDIZIO

CARTELLI INFORMATIVI**

SS

Sassari

Argentiera

Spiaggia Argentiera

Entro i Limiti

No

SS

Castelsardo

Lu Bagnu

Spiaggia Lu Bagnu

Entro i Limiti

Si

SS

Valledoria

San Pietro a mare

Foce Rio Cuggiani

Inquinato

No

OT

Trinità d’Agultu

Isola Rossa

Spiaggia Isola Rossa

Entro i Limiti

No

OT

Santa Teresa di Gallura

Rena Bianca

Spiaggia Rena Bianca

Entro i Limiti

No

OT

Arzachena

Cannigione

Spiaggia Cannigione fronte foce canale

Entro i Limiti

No

NU

Budoni

Marina di Porto Ottiolu

Spiaggia a destra del porto

Entro i Limiti

No

NU

Siniscola

Foce Rio Siniscola

Entro i Limiti

No

OT

S. Teodoro

Cala d’Ambra

Spiaggia Cala d’Ambra fronte foce

Entro i Limiti

No

NU

Posada

S. Giovanni

Spiaggia S. Giovanni

Entro i Limiti

No

NU

Dorgali

Cala Gonone

Spiaggia Cala Gonone

Entro i Limiti

No

OR

Oristano

Marina di Torre Grande

Foce canale di stagni di Cabras

Entro i Limiti

Si

OR

Cuglieri

Borgata S’Archittu

Spiaggia Borgata S’Archittu

Entro i Limiti

No

OR

Tresnuraghes

Porto Alabe

Spiaggia fronte rio Jana

Entro i Limiti

No

OR

Bosa

Bosa Marina

Foce fiume Temo

Entro i Limiti

No

OR

Bosa

Turas

Foce ruscello Modolo

Fortemente Inquinato

No

SS

Alghero

Maria Pia

Spiaggia Maria Pia

Entro i Limiti

No

SS

Alghero

San Giovanni

Foce corso d’acqua presso via Garibaldi

Fortemente Inquinato

No

OG

Tortolì

Foce Rio Foddeddu

Fortemente Inquinato

No

OG

Lotzorai

Iscrixedda

Spiaggia fronte Rio Girasole

Entro i Limiti

No

OG

Baunei

Santa Maria Navarrese

Spiaggia centrale S.M.Navarrese

Entro i Limiti

No

SU

Fluminimaggiore

Portixeddu

Foce Riu Mannu

Fortemente Inquinato

No

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Le dune e Porto Pino 1 copia

I risultati conclusivi di Goletta Verde 2016, la storica campagna estiva di Legambiente, realizzata grazie al sostegno del Consorzio obbligatorio degli oli usati (COOU) e dei partner tecnici NAU e Novamont, sono stati presentati oggi a Roma da Serena Carpentieri e Giorgio Zampetti, rispettivamente responsabile Campagne e responsabile Scientifico di Legambiente e da Andrea Di Stefano di Novamont, che hanno illustrato il quadro emerso dalla campagna di monitoraggio scientifico, durante i due mesi di viaggio di Goletta Verde partita dalla Liguria e conclusasi in Friuli Venezia Giulia.

I punti di prelievo sono stati selezionati grazie al lavoro dei circoli di Legambiente e alle segnalazioni dei cittadini giunte attraverso il servizio SOS Goletta. Il monitoraggio di Goletta Verde ha l’obiettivo di rilevare e denunciare la presenza di scarichi non depurati che continuano a riversarsi in mare e non vuole sostituirsi a quello delle autorità preposte ai controlli sulla balneazione. Proprio per questo, i prelievi sono concentrati nei punti critici: foci di piccoli e grandi corsi d’acqua, di fossi, canali e scarichi, che costituiscono i principali veicoli dell’inquinamento da batteri fecali in mare, dove sussiste il “maggior rischio” di contaminazione.

I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto del ministero della Salute del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

Su 265 campioni di acqua analizzati, il 52% è risultato con cariche batteriche elevate. Circa 25% della popolazione italiana ancora non coperta da depurazione. Scarichi non depurati peggiori nemici del turismo. Scarsa l’informazione ai cittadini: pochi i cartelli di divieto di balneazione e quelli informativi sulla qualità delle acque. Ma un modello positivo esiste: le aree marine protette che favoriscono la ricerca, promuovono il turismo sostenibile, creano occasioni di buona economia.

Un punto inquinato ogni 54 km di costa, ancora una volta sotto accusa la mancata depurazione. Dei 265 punti monitorati, uno ogni 28 km di costa, dal laboratorio mobile di Goletta Verde di Legambiente, il 52% è risultato inquinato o fortemente inquinato. L’88% di queste criticità è in corrispondenza di foci di fiumi, fossi, canali o scarichi presenti lungo la costa. Più della metà di questi sono in prossimità di spiagge e stabilimenti e quindi frequentati da bagnanti.

«Purtroppo i risultati deludenti in prossimità di foci, fossi e canali non ci sorprendono – commenta Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – dal momento che il problema riguarda non solo le aree costiere ma interessa gran parte del territorio nazionale. Nonostante siano passati 11 anni dalle scadenze previste dalla direttiva europea sulla depurazione, l’Italia, infatti, è ancora in fortissimo ritardo.  Circa il 25% della popolazione non è coperta da un adeguato servizio di depurazione e un terzo degli agglomerati urbani a livello nazionale è coinvolto da provvedimenti della Commissione europea. Sul nostro Paese pesano già due condanne e una terza procedura d’infrazione. Oltre i costi ambientali, ci sono inoltre quelli economici a carico della collettività: a partire dal 2016, il nostro Paese dovrà pagare 480 milioni di euro all’anno, fino al completamento degli interventi di adeguamento.»

Nel fare un bilancio del monitoraggio di Goletta Verde, è importante specificare che le differenti condizioni meteorologiche riscontrate al momento dei prelievi, la variabilità del numero di presenze nelle località costiere e le caratteristiche morfologiche che variano da regione a regione, non consentono di stilare una classifica nazionale. Si distingue positivamente la Sardegna, con poche criticità riscontrate solo in corrispondenza di foci di corsi d’acqua o canali. Buona anche la performance della Puglia, in cui si è registrato un miglioramento rispetto allo scorso anno. Mentre in alto Adriatico la situazione migliore si registra in Veneto. Le situazioni più critiche si trovano, invece, in Calabria, interessata nelle ultime settimane anche da diverse proteste da parte delle comunità locali per “mare sporco”, da divieti di balneazione e da interventi delle forze dell’ordine per irregolarità nel servizio di depurazione, nelleMarche e in Abruzzo, regioni penalizzate anche dall’elevato numero di corsi d’acqua, canali e fossi che sfociano in mare.

Se nell’edizione 2016 oltre la metà dei punti sono risultati inquinati, 1 su 5, soffre di ‘inquinamento cronico’, in quanto dal 2010 ad oggi è risultato fuori i limiti di legge per almeno 5 volte. Di questi il 94% corrisponde a foci di fiumi, torrenti, scarichi e canali. Tutte le regioni costiere hanno almeno un punto “malato cronico“, ma in alcune la situazione è particolarmente rilevante, con almeno 5 punti campionati che risultano inquinati ormai da anni (Marche, Liguria, Lazio, Campania e Calabria).

«Gli scarichi non depurati sono i peggiori nemici del turismo – aggiunge Giorgio Zampetti -. Il nostro monitoraggio ha l’obiettivo di non fermarsi alla sola denuncia, ma soprattutto di avviare un approfondimento e confronto per fermare l’inquinamento da mancata depurazione che si riversa in mare. Per alcune situazioni critiche da diversi anni, grazie alla stretta collaborazione con le forze dell’ordine e le amministrazioni locali, si è arrivati a individuare le cause e risolvere il problema. Ora c’è la legge sugli ecoreati, che prevede anche il reato di inquinamento ambientale, valido strumento contro chi continua a scaricare illegalmente nei fiumi e nel mare.»

Tra le foci di fiumi, i fossi e i canali monitorati da Legambiente quest’estate, 1 su 3 non viene campionato dalle autorità competenti perché si tratta di luoghi non adibiti alla balneazione stando ai profili di costa redatti a inizio stagione da Regioni e Comuni. Spesso, però, sono frequentati dai bagnanti perché mancano i cartelli di divieto di balneazione, a cui dovrebbero provvedere i Comuni: assenti nell’74% dei punti visitati dai tecnici di Goletta Verde.

Ancora peggiore il dato sulla presenza dei cartelli informativi in spiaggia, che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi quattro anni), i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa. Secondo la normativa, i Comuni costieri sono obbligati ad apporli ormai da due anni ma i tecnici di Goletta Verde li hanno avvistati solo nel 5% dei casi.

«Durante l’estate abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni di mare sporco da parte dei bagnanti grazie al servizio Sos Goletta – racconta Serena Carpentieri, responsabile Campagne di Legambiente -. Le persone sono spesso disorientate, non sanno a chi rivolgersi per denunciare casi di inquinamento, dove consultare i dati ufficiali, come capire se stanno facendo il bagno in acque sicure e controllate. È indispensabile che il Ministero della Salute istituisca un numero verde per raccogliere le segnalazioni di cittadini e turisti e avvii, in collaborazione con le Regioni e gli enti locali, una chiara campagna informativa. Infine, non è più tollerabile l’assenza di cartelli di divieto di balneazione nelle aree dove non si può fare il bagno e i cartelli informativi sulla qualità delle acque. L’accesso all’informazione è un diritto di cittadini e turisti e un dovere per le autorità competenti e per tutti i comuni costieri, cosi come previsto dalla normativa sulla balneazione.»

Va evidenziato, inoltre, l’inquinamento da rifiuti, che arrivano dai fiumi, dal mare e da terra e che accomunano tutti i 265 luoghi esaminati da Goletta Verde. Solo nel 14% di questi non è stata rinvenuta spazzatura, che molto spesso, invece, si accumula in vere e proprie discariche in mezzo alla sabbia. A farla da padrona è la plastica ma non mancano i rifiuti che derivano dall’inefficiente depurazione; le foci dei corsi d’acqua e i canali portano con sé non solo batteri ma anche rifiuti solidi buttati nel wc e che per mancata depurazione o scarichi illegali arrivano sulle spiagge. Cotton fioc, assorbenti, blister, addirittura deodoranti da wc che sono stati ritrovati nei pressi dei punti di campionamento nel 18% dei casi. E non è un caso che nell’83% di questi luoghi siano state riscontrate cariche batteriche oltre la norma, derivanti dalla stessa cattiva depurazione. Questi i primi elementi che emergono dai nuovi dati raccolti da Goletta Verde sulla presenza e la tipologia dei rifiuti in ambiente marino, nell’ambito di un’indagine, condotta con il contributo di Novamont e la collaborazione di Enea, che avrà come risultato non solo la quantificazione ma anche la caratterizzazione dei rifiuti presenti sulle spiagge e in mare.

«L’acquisizione di importanti dati, sempre più approfonditi grazie allo sforzo di Goletta Verde, è uno degli obiettivi che spinge Novamont a sostenere le attività condotte dalla campagna – sottolinea Andrea Di Stefano, Responsabile Progetti Speciali – una fotografia puntuale dei problemi rappresenta un’opportunità per la ricerca di soluzioni che possano da una parte ridurre il rischio di inquinamento e dall’altra favorire l’adozione di stili di vita più sostenibili e all’insegna della minimizzazione dei rifiuti non riciclabili alla fonte.»

Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è stato il main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 32 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 90% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. «La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del COOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese».

Il viaggio di Goletta Verde è stato accompagnato dalla mostra itinerante “30 anni dalla parte del mare”, realizzata con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare e la collaborazione del parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e delle aree marine protette di Cinque Terre, Secche di Tor Paterno, Regno di Nettuno, Costa degli Infreschi e della Masseta, Capo Carbonara, Isole Egadi e Isola di Ustica e di Federparchi. Per illustrare come negli ultimi trent’anni sia cresciuta l’attenzione e la sensibilità del Paese verso le azioni di tutela e valorizzazione della risorsa mare. Dalle battaglie degli anni ‘80 contro gli scarichi selvaggi in mare, alla legge sulle aree protette e sulla conservazione degli ecosistemi e della biodiversità, passando per la prima commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, le battaglie contro i condoni edilizi e gli abbattimenti degli ecomostri, termine coniato da Legambiente nell’avviare la grande battaglia contro gli abusi, molti dei quali realizzati a picco sul mare e in aree di pregio. Infine la legge tanto attesa sugli ecoreati, il collegato ambientale e l’approvazione il 15 giugno scorso della norma sulle agenzie ambientali, che rappresenta il terzo anello di una serie di riforme ambientali indispensabili per avviare una riconversione ecologica dell’Italia. Importanti traguardi che consentono di misurare quanta strada sia stata fatta e indicare il modello di sviluppo da mettere in campo. Il modello concreto è quello delle Aree marine protette che favoriscono la ricerca, promuovono il turismo sostenibile, creano occasioni di buona economia e pratiche virtuose che sono diventate modello ed esempio per i territori circostanti rappresentando un vero e proprio volano economico e da questa consapevolezza occorre ripartire.

 

I RISULTATI DELLE ANALISI DI GOLETTA VERDE 2016

(I prelievi sono stati effettuati dal 08 giugno al 08 agosto 2016)

Regione

Km di costa

Punti

monitorati

Totale oltre

i limiti

Dati di dettaglio punti inquinati

Fortemente
inquinati

Inquinati

Abruzzo

126

9

7

6

1

Basilicata

62

4

3

3

0

Calabria

714

24

18

15

3

Campania

470

31

20

16

4

Emilia Romagna

163

12

3

1

2

Friuli Venezia Giulia

117,8

8

3

1

2

Lazio

361,5

23

16

13

3

Liguria

349

24

16

12

4

Marche

173

12

9

9

0

Molise

35,4

3

2

1

1

Puglia

865

30

7

6

1

Sardegna

1731

29

6

5

1

Sicilia

1484

26

17

17

0

Toscana

601

19

9

8

1

Veneto

160

11

1

1

0

TOTALI

7.412,6

265

137

114

23

Su www.legambiente.it/golettaverde in sezione Analisi, è possibile visualizzare la mappa interattiva del monitoraggio, con i punti di campionamento e i risultati delle analisi.

LEGENDA

Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e Decreto del Ministero della Salute del 30 marzo 2010) i giudizi di Goletta Verde si esprimono sulla base dello schema seguente:

INQUINATO = Enterococchi intestinali maggiori di 200 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli maggiori di 500 UFC/100ml

FORTEMENTE INQUINATO = Enterococchi intestinali maggiori di 400 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli maggiori di 1000 UFC/100 ml

Stato delle inadempienze e condanne a carico dell’Italia nei confronti dell’attuazione della Direttiva 91/271/CE.

Regione/

Prov. Autonoma

Tot agglomerati* 2013 (Istat)

Totale agglomerati* in infrazione e/o condannati

% agglomerati in infraz. o condannati sul totale regionale

C 565-10

C 85-13

Proced. Infraz.

2014-2059

Campania

151

122

81%

10

0

115

Sicilia

336

244

73%

62

5

175

Calabria

239

148

62%

18

0

130

Marche

91

47

52%

0

2

47

Basilicata

85

41

48%

0

0

41

Lombardia

391

125

32%

0

14

114

Liguria

60

18

30%

9

0

9

Sardegna

240

66

28%

0

3

64

Puglia

171

44

26%

6

2

37

Friuli Venezia Giulia

84

20

24%

2

10

8

Umbria

38

9

24%

0

0

9

Abruzzo

137

28

20%

1

1

26

Toscana

229

42

18%

0

0

42

Veneto

222

37

17%

0

1

37

Valle d’Aosta

20

3

15%

0

1

2

Prov di Bolzano

34

2

6%

0

0

2

Emilia Romagna

207

10

5%

0

0

10

Lazio

196

8

4%

1

1

6

Prov di Tento

57

2

4%

0

0

2

Piemonte

171

4

2%

0

1

3

ITALIA

3159

1020

109

41

879

* Agglomerato: Comune o insieme di comuni interessati dallo stesso sistema di depurazione

 

Fonte: Unità di Missione del Governo “Italia Sicura” e Istat (Censimento acque giugno 2014 (dati 2012) – Elaborazione Legambiente. Nb: nella lettura dei dati si consideri che alcuni agglomerati sono coinvolti sia in una delle due condanne che nell’ultima procedura d’infrazione.

Le Regioni con più della metà degli agglomerati interessati dalle procedure europee sono la Campania con l’81% degli agglomerati a livello regionale condannati o interessati in procedure d’infrazione, la Sicilia, con il 73%, a Calabria con il 62% e le Marche con il 50,5%. Le Regioni costiere con il minor numero di agglomerati coinvolti sono il Veneto 17%, la Toscana 18% e il Friuli Venezia Giulia 24%.

Causa C 565/10 (dalla procedura d’infrazione 2004/2034): relativa agli agglomerati > 10.000 a.e. che scaricano in aree cosiddette “sensibili”. L’inadempienza dello Stato italiano è relativa agli obblighi di predisposizione dei sistemi di raccolta (Dir. 91/271/CEE, art. 3) e dei sistemi di trattamento (art. 4 e 10). La Sentenza della Corte di Giustizia è del 19 luglio.

Causa C-85/13 (dalla procedura d’infrazione 2009/2034): relativa allo stato di attuazione per gli agglomerati > 2.000 a.e.. L’inadempienza dello Stato italiano è relativa agli obblighi di predisposizione dei sistemi di raccolta (Dir. 91/271/CEE, art. 3) e dei sistemi di trattamento (art. 4 e 10). La Sentenza della Corte di Giustizia è del 10 aprile 2014.

Procedura d’infrazione 2014/2059, relativa agli agglomerati con carico generato superiore a 2.000 a.e.. La contestazione riguarda la non conformità agli articoli 3, 4 e 5 della direttiva 91/271/CEE.

 

Importo delle sanzioni da condanne UE per i ritardi sulla depurazione

(dal 1 gennaio 2016 fino a completamento degli interventi).

Regione

Milioni di Euro / anno

Sicilia

185

Lombardia

74

Friuli Venezia Giulia

66

Calabria

38

Campania

21

Puglia

19

Sardegna

19

Liguria

18

Marche

11

Abruzzo

8

Lazio

7

Valle d’Aosta

5

Veneto

5

ITALIA

476

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È una fotografia sicuramente molto positiva quella scattata da Goletta Verde in Sardegna, ma che evidenzia comunque delle criticità che vanno affrontate subito. Sui 27 punti monitorati lungo le coste della Sardegna, infatti, quattro presentano un carico batterico elevato: nel mirino finiscono foci di fiumi e canali, nei quali confluiscono evidentemente scarichi non depurati adeguatamente o addirittura scarichi illegali. Nello specifico non passano l’esame i campionamenti eseguiti alla foce del canale sul lungomare Barcellona in località San Giovanni di Alghero; alla foce del canale Modolo in località Turas a Bosa; alla foce del canale Fontanamare di Gonnesa e alla foce del rio Foxi a Quartu Sant’Elena. Da qui l’appello alle Amministrazioni comunali, sia della costa che dell’entroterra, per affrontare il deficit depurativo ancora presente. È questa la richiesta avanzata dalla storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che ieri ha chiuso la sua tappa in Sardegna. L’istantanea regionale sulle acque costiere dell’equipe tecnica dell’imbarcazione ambientalista è stata presentata ieri mattina, in conferenza stampa ad Alghero da Stefano Ciafani,vicepresidente Nazionale Legambiente, e Luciano Deriu, segreteria Legambiente Sardegna,alla presenza di Mario Bruno, sindaco di Alghero, Gianni Carbini, vicesindaco di Sassari e Sandro Murtas, direttore Generale Abbanoa.

«Questa Regione ha già fatto più volte da apripista in Italia sulla tutela ambientale, proprio per questo confidiamo che si prosegua su questa strada e si possa far sempre meglio anche sul fronte della depurazione – dichiara Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente -. Occorre non abbassare la guardia come dimostrano i punti critici scovati dai nostri tecnici. Questa splendida isola va difesa, così come abbiamo denunciato in questi giorni, anche dall’assalto delle compagnie petrolifere pronte a trivellare per cercare idrocarburi in quello che rappresenta un vero paradiso per una scellerata scelta di politica energetica portata avanti dal Governo nazionale che avvantaggia soltanto la lobby dell’oro nero. Così come va affrontato con urgenza il tema delle bonifiche, ancora ferme al palo dopo quasi quindici anni».

L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde èquello di individuare le pressioni inquinanti che ancora gravano sulla costa, analizzando il carico batterico che arriva in mare prevalentemente dalle foci di fiumi, canali o scarichi non depurati. Il nostro è quindi un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né assegniamo patenti di balneabilità, ma restituiamo comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. «Ci sono delle criticità individuate da Goletta Verde che vanno subito analizzate per capire le cause dell’elevato carico batterico rilevato – commenta Luciano Deriu, segreterio Legambiente Sardegna -. Un esempio su tutti è quello riscontrato a San Giovanni ad Alghero, dove ci sono state diverse segnalazioni da parte dei bagnanti, alcuni dei quali hanno accusato anche malori. Sicuramente il carico antropico in estate arriva a picchi altissimi in tutta la Sardegna, ma questa non può essere una scusante. È evidente che ci sono in alcune aree i problemi sono strutturali, di una rete fognaria obsoleta e non adeguata e con probabili scarichi abusivi. Gli stessi campionamenti Arpas ad Alghero nei mesi scorsi hanno dato esiti negativi e per questo chiediamo al sindaco e a tutti i soggetti coinvolti, anche attraverso il Tavolo tecnico convocato dallo stesso sindaco, di mettere in atto al più presto le dovute azioni per risolvere questi problemi. Appello che ovviamente estendiamo alla Giunta Regionale affinché affronti i nodi ancora aperti sul fronte della depurazione».

Secondo l’Istat (dati 2012) in Sardegna ad essere trattati in maniera adeguata è il 61,4% del totale del carico generato, rispetto ad una media del Mezzogiorno del 55,3 per cento. Diverse criticità ancora da risolvere sono state evidenziate anche nell’ultima procedura d’infrazione aperta dall’Ue nei confronti dell’Italia che comprende anche 64 agglomerati urbani sardi (il 26% rispetto ai 242 agglomerati urbani dell’Isola). Inadeguatezza che, secondo i calcoli del Governo, comporterebbe, a partire dal 2016 e fino al completamento degli interventi di adeguamento richiesti, una multa da parte dell’Unione Europea di 19 milioni di euro all’anno (11,6 euro pro capite). Per far fronte alla prima condanna dell’Italia del 2012 era stato stimato un fabbisogno per questa regione di circa 55 milioni e 600mila di euro e di questi la delibera CIPE 60/2012 ne stanziava 46 milioni (più altri 9 milioni e mezzo da altre risorse). Ad oggi sono state sbloccate 13 opere per un totale di circa 48 milioni mentre restano bloccate due opere per 7 milioni e mezzo di euro. Le analisi di Goletta Verde I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 24 e il 27 luglio scorso. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori. Come detto sono in totale 27 i punti totali monitorati. Oltre i 4 campionamenti che hanno evidenziato cariche batteriche elevate, tutti gli altri hanno superato gli esami con esiti di inquinanti contenuti entro i limiti di legge. Si tratta dei campionamenti effettuati alla foce del fiume Coghinas e del Rio Cuggiani in località San Pietro a Mare a Valledoria. Per quanto riguarda la foce del Cuggiani, nonostante sia risultato entro i limiti, le cariche batteriche riscontrate nel campione si avvicinano alla soglia rendendo quindi necessari ulteriori controlli e verifiche per risolvere la situazione. Sempre in provincia di Sassari gli altri campioni sono stati prelevati alla spiaggia di Porchile a Sorso; a sud della spiaggia de La Pelosa a Stintino; alla foce del canale spiaggia di Mugoni e alla spiaggia di aria ad Alghero. Passando alla provincia di Oristano i campionamenti positivi sono quelli effettuati alla spiaggia presso Rio Jana a Tresnuraghes; alla foce del fiume Temo a Bosa Marina; allo sbocco del canale di stagni di Cabras a Marina di Torre Grande a Oristano. Passando alla provincia di Carbonia Iglesias entro i limiti i prelievi alla foce del canale Paringianu a Portoscuso e alla foce del Rio Palmas a San Giovanni Suergiu. In provincia di Cagliari alla foce Rio presso viale Nereidi a Pula; alla spiaggia del Poetto a Cagliari; alla spiaggia presso il fiume Flumendosa a Villaputzu. Nella provincia di Ogliastra i due prelievi sono stati effettuati alla spiaggia Sarrala, presso Rio Manna a Tertenia e alla spiaggia presso il Rio Girasole a Lotzorai. Tre campionamenti in provincia di Nuoro: alla foce del fiume Cedrino a Orosei; alla foce del rio Siniscola; alla spiaggia a destra del porto a Marina di Porto Ottiolu a Budoni. Entro i limiti anche i quattro campionamenti nella provincia di Olbia Tempio: alla spiaggia Cala d’Ambra a San Teodoro; alla foce del Rio Bados a Olbia; alla spiaggia presso la foce del Rio Sarru a Palau; alla spiaggia Villaggio Maya a Trinità d’Agultu. Da migliorare anche l’informazione ai cittadini. La vigente direttiva sulle acque di balneazione impone, infatti, ai Comuni di divulgare l’informazione sulla qualità dei singoli tratti di mare, secondo la media degli ultimi quattro anni di prelievi (qualità scarsa, sufficiente, buona, eccellente). Eppure in nessuno dei punti campionati, né nelle immediate prossimità, i nostri tecnici hanno trovato traccia della cartellonistica informativa. Anche in alcuni punti critici che non vengono campionati dalle autorità competenti non sono presenti cartelli informativi che sconsiglino la balneazione: si tratta, ad esempio, di foci di fiumi e canali dove spesso si trovano diversi bagnanti. Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. Attivo da 31 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale, che vengono poi avviati al recupero. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare.

«La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione», ha spiegato il presidente del COOU Paolo Tomasi. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese.

Fontanamare 1 bis copia