25 April, 2024
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La drammatica situazione in cui versa la Sanità nel Sulcis Iglesiente, precipitata negli ultimi giorni nel servizio di emergenza-urgenza, è emersa ancora una volta questa mattina davanti al Centro direzionale della Asl 7, in via Dalmazia, a Carbonia. All’arrivo di un corridoio di ambulanze e di decine di volontari del 118 provenienti da tutto il Sulcis Iglesiente, ha voluto essere presente il sindaco di Carbonia Pietro Morittu, affiancato dalla sindaca di Domusnovas Isangela Mascia e dal vicesindaco di Teulada Alessandro Serafini.

«Ci tenevo ad accogliervi e a supportarviha detto il sindaco Pietro Morittu -: sentiamo tutti la pressione di dover affrontare il tema della salute e dell’assistenza primaria. Per questo motivo volevo esserci per manifestare la vicinanza che ogni Amministrazione ha nei confronti di chi si impegna e ha una vocazione assistenziale verso il prossimo. Il problema investe tutti noi, continuiamo le interlocuzioni su più fronti e credo che l’emergenza possa essere risolta con l’apertura di un tavolo di confronto serio.»

«Per i volontariha spiegato il presidente del Socor Pier Paolo Emmolo -, è sempre più difficile prestare servizio, a causa di una serie di problematiche segnalate da tempo come le lunghe attese a cui i pazienti vengono sottoposti. Da qui l’iniziativa del tutto pacifica e volta a trovare una soluzione con i vertici della Asl n. 7 che hanno accolto una delegazione di volontari per un confronto.»

In via Dalmazia, dopo una prima tappa all’ospedale Sirai, c’erano i volontari dell’Auser di Carbonia e quelli di numerose altre associazioni di volontariato provenienti da Calasetta, Carloforte, Sant’Antioco, San Giovanni Suergiu, Narcao, Giba, Sant’Anna Arresi, Domusnovas, Portoscuso, Gonnesa ed Iglesias.

I rappresentanti Primo Soccorso – Sardegna e Soccorso di Emergenza 118 – Sardegna, hanno scritto una lettera appello al presidente della Regione, Christian Solinas e all’assessore della Sanità, Mario Nieddu, sulla situazione di emergenza nei Pronto Soccorso della Sardegna.
«La situazione negli ospedali, in particolare del Cagliaritano e nell’intero Sud Sardegna, sta diventando sempre più esplosiva, nel disinteresse generalescrivono i delegati delle Associazioni “Libere” afferenti alla C.O. di Sassari, Marco Dente e alla C.O. di Cagliari, Pier Paolo Emmolo; “ANPAS”, Lucia Coi; “Misericordie”, Giovanni Mura; Cooperative Sociali afferenti alla C.O. di Sassari, Francesco Ladinetti, ed alla C.O. di Cagliari, Marco Usai –. Le ambulanze sostano per tantissime ore, davanti ai pronto soccorso, sotto il sole, senza nessun tipo di assistenza, senza l’opportunità di utilizzare servizi igienici. Condizioni disumane per pazienti e operatori. La Protezione Civile, invitata anche da noi ad intervenire, non appare che abbia intenzione, o sia nelle condizioni, di affrontare il problema.»
«L’Areus, più volte chiamata in causa, pur essendosi manifestata disponibile a sostenere le nostre richieste, appare impotente e continua a subire i disservizi che vengono causati dall’assenza del sistema di soccorso in intere aree territorialiaggiungono -. L’ATS, non sembra si renda conto della gravità del problema, non abbozza soluzioni e lascia campo libero anche a infermieri e/o medici che, nei Pronto Soccorso, inventano procedure o soluzioni estemporanee, che alimentano la confusione e la rabbia degli operatori e dei pazienti. Le forze politiche regionali, a suo tempo coinvolte e informate, hanno dichiarato un generico impegno “ad affrontare la situazione”, senza, però, che nulla cambiasse. Alcune dichiarazioni in cui si afferma che “la situazione è sotto controllo”, sortiscono il solo effetto di rendere più nervosi tutti gli operatori che, così, si rendono conto che nulla si vuol fare. Nel frattempo, i pazienti, comprensibilmente esagitati dopo attese lunghissime ed estenuanti, scaricano la loro tensione sui nostri operatori, costretti ad un’attività di assistenza, non prevista nel loro ruolo, ma propria del personale del Pronto Soccorso, con una funzione consona solo a tamponare le gravi carenze del sistema sanitario regionale.»
«A loro volta, alcuni degli stessi operatori, necessitano di cure dovute alle disumane condizioni sostenute nell’attesa. Non si può andare avanti così. Chiediamo un incontro urgentissimo, con il Presidente della Regione e con il vertice della Sanità in Sardegna affinché si possa discutere sull’emergenza in atto, che lasciata in questa forma, è destinata ad aggravarsi sempre di più, nella speranza che sussista la volontà di ridurre i disagi e si evitino ulteriori, non auspicabili, ripercussioni di gravità inimmaginabile concludono Marco Dente, Pier Paolo Emmolo, Lucia Coi, Giovanni Mura, Francesco Ladinetti e Marco Usai -. In assenza di qualsiasi riscontro, siamo disposti ad attivarci per forme di protesta civile e l’eventuale ricorso alla magistratura.

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Le associazioni e le cooperative sociali che svolgono il servizio di Emergenza di base per il 118 sono pronte a interrompere la loro attività se non verranno dotate di opportune e adeguate scorte di dispositivi di protezione individuale contro il Coronavirus e se gli operatori del 118 non verranno equiparati agli operatori sanitari, con l’esecuzione dei tamponi per tutti i volontari e con l’adozione di adeguati protocolli d’emergenza per la gestione dei soccorsi previsti nella attuale situazione. Lo hanno comunicato ieri, al presidente della Regione Christian Solinas, all’assessore della Sanità Mario Nieddu, ai direttori generali della Protezione Civile Antonio Pasquale Belloi, dell’Areus Giorgio Lenzotti e dell’Ats Sardegna Giorgio Steri, i rappresentanti di otto sigle che assicurano, con 198 mezzi e cinquemila tra volontari e soci di cooperative sociali, un servizio capillare in tutta l’isola. La lettera è stata inoltre inviata per conoscenza ai prefetti e ai responsabili delle Sale Operative del 118 di Cagliari e Sassari.

«Come abbiamo sempre dichiarato, è nostra intenzione non voler abbandonare la popolazione in questo grave momento di crisi e ci viene da piangere doverlo solo immaginare, ma reputiamo impossibile dover operare così», scrivono nella nota Federico Pintus (rappresentante delle associazioni “Libere” afferenti alla Centrale operativa di Sassari), Pier Paolo Emmolo (associazioni Libere della Centrale operativa di Cagliari), Lucia Coi dell’Anpas, Giovanni Mura delle Misericordie, Antonio Dettori dell’Avis, Angelica Fresi della Croce Rossa Italiana, Francesco (delle cooperative sociali afferenti Centrale operativa di Sassari) e Marco Usai (delle cooperative sociali della Centrale operativa di Cagliari).

«Vi chiediamo semplicemente di immaginare lo stato d’animo dei nostri operatori, che, per forza di cose, sono soggetti a soccorrere persone contagiate dal Covid-19, come crediate possano sentirsi, dovendolo fare senza le adeguate protezioni.»

Le associazioni dichiarano inoltre di essere restate «attonite nell’apprendere della presenza di maschere protettive nelle giacenze delle Aziende Sanitarie», una dichiarazione resa nel corso di una trasmissione televisiva dall’assessore alla Sanità Mario Nieddu. «Da giorni, i nostri operatori sono mandati a svolgere le attività di soccorso senza le dovute ed adeguate protezioni, o con dispositivi ottenuti grazie all’approvvigionamento a prezzi inimmaginabili, a cui si provvede in proprio. Forniture, comunque, divenute difficoltose o impossibili», continua la nota.

«Non abbiamo ricevuto alcun supporto dalle aziende sanitarie, solo ieri alcune associazioni hanno ricevuto una fornitura minimale e ridicola di mascherine, altre, addirittura, non ne hanno avuto per niente, tutto ciò con criteri di distribuzione incomprensibili. Capite che per chi ha anche la responsabilità, di questi uomini e queste donne, la situazione non è più procrastinabile.»

Per questo motivo le associazioni e le cooperative sociali hanno chiesto al presidente Solinas e all’assessore Nieddu «l’immediata considerazione del problema sicurezza degli operatori 118, predisponendo la fornitura di opportune e adeguate scorte di dispositivi di protezione individuale e il trattamento degli operatori 118, alla stessa stregua degli operatori sanitari, con l’esecuzione per tutti i volontari, dei tamponi e degli adeguati protocolli d’emergenza per la gestione dei soccorsi previsti nella attuale situazione» 

«Ci duole davvero dirlo ma senza le garanzie richieste il nostro supporto non potrà essere garantito», concludono le associazioni.