25 April, 2024
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Si è conclusa la seconda attività del progetto di residenze artistiche diretto da Simonetta Pusceddu, che ha visto in programma a Carloforte da settembre a dicembre 2023 un nutrito calendario di attività tra incursioni in tutta l’isola e nella zona urbana attraverso i tre progetti di residenza artistica: “Un uomo una pietra” della Compagnia Klak. Stories for Artists, dall’11 al 26 settembre, con Denise Aimar, visual designer e fotografa e Andrès Fernandez Aguirre, artista performer, tutor Stefano Mazzotta; “Eleonorae” di Rachele Montis, dal 18 settembre al 2 ottobre, tutor Anthony Mathieu e Susanna Mannelli; “Teatime daydream” di Elisa Vizioli, dal 1° al 16 dicembre, tutor Daniele Sgroi.

Danza contemporanea, teatro fisico, movimento, arte circense, arte visiva, manipolazione di oggetti, musica, per indagare il senso dell’esistenza, le fragilità umane, i dubbi tra luce e oscurità, o l’aspetto rituale dell’antichissima pratica della tessitura in Sardegna, come espressione profonda del corpo e dell’anima, in un percorso di ricerca e creazione artistica che attraversa paesaggi lambiti dal mare, dal vento, dal silenzio. Partita a settembre si è conclusa il 16 dicembre la seconda edizione di “Rizomi, nell’ambito del progetto per l’insediamento e sviluppo delle residenze artistiche “Artisti nei Territori”, spettacolo dal vivo, triennio 2022-2024, con il contributo del MIC e Regione Autonoma della Sardegna, il patrocinio del comune di Carloforte e la collaborazione logistico-organizzativa dell’associazione Botti Du Shcoggiu.

Un intervento artistico, sociale e poetico sul territorio che si è svolto tra le residenze di quattro artisti multidisciplinari attraverso il tutoraggio di tre professionisti per lo sviluppo di tre progetti: “Un uomo una pietra” della Compagnia Klak. Stories for Artists, dall’11 al 26 settembre, con Denise Aimar, visual designer e fotografa e Andrès Fernandez Aguirre, artista performer, tutor Stefano Mazzotta; “Eleonorae” di Rachele Montis, dal 18 settembre al 2 ottobre, tutor Anthony Mathieu e Susanna Mannelli; “Teatime daydream” di Elisa Vizioli, dal 1° al 16 dicembre, tutor Daniele Sgroi.

Il calendario di “Rizomi” si è articolato nel periodo dall’11 settembre al 16 dicembre e si è sviluppato in tre fasi, una per ogni compagnia selezionata: tappe importanti di costruzione artistica nel percorso di ricerca in residenza che hanno animato i luoghi più suggestivi e storici del centro abitato e dell’Isola di San Pietro per poi restituire le creazioni al pubblico negli spazi pubblici come Giardino di Note, Casa del Duca, Torre San Vittorio; o i luoghi paesaggistici quali Saline di Carloforte, Capo Sandalo, Guardia dei Mori, Punta del Capo e Tonnara della Punta, Parco del Canale del Generale e i luoghi meno convenzionali come lo Spazio Teatrale laboratoriale La Bottega.

“Rizomi” nasce per superare i confini identitari e stimolare un arricchimento basato sui linguaggi contemporanei dell’arte, sulla creatività, le differenze, il pluralismo e l’interscambio tra i giovani artisti multidisciplinari. «È l’attraversamento di artisti multidisciplinari e compagnie le cui attività di residenza vanno a svilupparsi e a prosperare all’interno di un paesaggio unico come quello dell’Isola di San Pietro con le sue bellezze naturali. Una straordinaria isola nell’isola in cui è presente un patrimonio identitario peculiare e unico da indagare, divulgare e promuovere», spiega Simonetta Pusceddu, direttrice artistica.

Il progetto di residenze artistiche a Carloforte “Rizomi”, tra gli organismi selezionati con Determinazione n. 25152 rep. n. 2038 del 05.10.2022, nell’ambito del progetto per l’insediamento e sviluppo delle residenze artistiche “Artisti nei Territori”, spettacolo dal vivo, triennio 2022-2024,

 

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Sentimenti e disabilità. L’amore che supera ogni ostacolo e va oltre ogni forma di tabù. L’amore che accoglie la diversità, ne coltiva i sogni e i desideri, l’amore vissuto nell’emotività, nell’affettività, e nel corpo. Il diritto umano a vivere la propria sfera di intimità e a intrattenere relazioni interpersonali sotto il profilo psicoaffettivo, emotivo e sessuale anche per chi si trova in una condizione di ridotta autosufficienza a livello di mobilità e motilità o a causa di un aspetto fisico lontano dai modelli estetici dominanti e ritenuti attraenti.

Il regista Giovanni Coda, da oltre venticinque anni attivo sul fronte del cinema sperimentale con una forte connotazione sociale che porta avanti con la militanza di genere temi e storie difficili o lontane dai canoni comuni, dopo il grande successo di critica e pubblico internazionale dei recenti e pluripremiati lavori cinematografici “Il rosa nudo” (2013), “Bullied to Death” (2015) e l’ultimo “Xavier” (2017), annuncia il via alle riprese nei prossimi giorni del suo nuovo film “Mark’s Diary”, che si ispira a tante storie vere e al libro (unico in Italia) “Loveability” di Maximiliano Ulivieri, edito da Erickson che ne ha concesso i diritti di utilizzo per la realizzazione del film. Il primo libro italiano basato su testimonianze dirette e scritto dalla prospettiva anche di ricercatori, decisori politici e operatori, che affronta il tema dell’assistenza sessuale per disabili, una realtà ormai consolidata in gran parte dell’Europa e quasi sconosciuta in Italia.

Mark e Giacomo, i protagonisti, sono due ragazzi colpiti da una grave disabilità che ne limita i movimenti in modo quasi totale. Quando si incontrano esplode tra loro un’attrazione ed un amore reciproco tanto profondo quanto impossibile da realizzare perché non hanno alcuna possibilità di poter entrare in una qualsiasi forma di intimità. Affideranno così le proprie emozioni e i propri sentimenti a due personaggi di fantasia. Un amore virtuale-visionario-onirico, un sogno lungo un giorno, e la consapevolezza che nulla sarà più lo stesso e che la lotta per il diritto all’amore è solo all’inizio. Il Diario di Mark, le sue pagine, sono la sua vita, costellata dal dolore e dalla frustrazione di non poter esprimere se stesso se non attraverso comportamenti stereotipati sempre e comunque mediati da altre persone (quasi sempre genitori, assistenti sanitari o badanti).

“Mark’s Diary”, sarà un lungometraggio di 75 minuti, la cui uscita nelle sale cinematografiche è prevista a ottobre/novembre 2018. Scritto e diretto da Giovanni Coda, verrà girato interamente in Sardegna, tra Cagliari e Oristano. Prodotto dalla University of Derby (UK) e A.C. Labor (Italy), produttore associato Atlantis Moon Productions (USA), e sostenuto da New Renaissance Film Festival Amsterdam, Social Justice Film Festival Seattle e dalla Fondazione Sardegna Film Commission, in collaborazione con Zamuner Circus, vede nel cast costituito da attori americani e italiani: Mark Cirillo (L.A. – USA), Caleb Spivak (Atlanta – USA), lo stesso Maximiliano Ulivieri (Livorno/Bologna), Giacomo Curti (Roma – Italia), Rachele Montis (Cagliari – Italia), Luca Massidda (Cagliari – Italia), Alessandro Angioni (Cagliari – Italia), Davide Vallascas (Cagliari – Italia), Valentino Bistrussu (Cagliari – Italia), Duo Spezie – Zamuner Circus (Italia). Musiche originali a cura di Cosimo Morleo, Andrea Andrillo, Arnaldo Pontis e Les Stik Fluo.

Il progetto filmico “Mark’s Diary” si riferisce, come tutta la produzione del regista cagliaritano, a quell’area cinematografica sperimentale in cui l’estetica fotografica trova linfa vitale al confine tra il cinema e l’arte visiva, quella terra di mezzo dove tutto è possibile ed ogni risvolto artistico è assolutamente imprevedibile. Siamo nel territorio del cinema d’avanguardia in cui lo stesso Coda trova nei filoni della sinfonia visiva (a cui si ispira per le scene urbane in esterni) e del cinema astratto (scene in interni) il suo habitat creativo ideale. Film d’autore e di ricerca che rielabora il cinema sperimentale della tradizione italiana e riconsidera in chiave contemporanea la relazione creativa tra arte, fotografia e immagine filmica, già anticipata dai futuristi nelle loro teorie esposte nel “Manifesto della Cinematografia” del 1916, tesa alla ricostruzione di un ricco e affascinante panorama visivo-visionario. Nuove forme di linguaggi in cui la matrice videoartistica e fotografica, che da sempre caratterizza le opere del regista, autore, sceneggiatore e fotografo indipendente, si fonde tra fiction e cinema del reale. Al centro di questa ultima opera i due protagonisti, l’impossibilità fisica di amarsi e la loro devastante emotività, libera di esprimersi a ogni latitudine attraverso i movimenti del corpo dei danzatori e dei loro “avatar”.

«La società si sforza di venire incontro alle persone con disabilità per ogni loro bisogno che non possa essere svolto in completa autonomia. Le aiutiamo a vestirsi, spogliarsi, mangiare e lavarsi. Diamo loro carrozzine elettriche per muoversi, macchine con comandi speciali, computer dotati delle più sofisticate tecnologie, dotiamo le loro case di soluzioni robotiche che consentano loro una vita, la più possibile, indipendente – spiega il regista – Eppure, di tutti questi diritti, di cui nessuno metterebbe in dubbio la legittimità, ce n’è uno che viene sistematicamente taciuto, omesso, rimosso: quello alla sessualità. Toccarsi ed essere toccati, necessità naturale per chiunque, diventano questioni scabrose, disturbanti, scomode, se riferite alle persone con disabilità.»

Un tema complesso e molto delicato che l’autore tratta nel suo film attraverso la letteratura, la danza, la musica, la poesia e la sensibilità che contraddistingue tutti i suoi lavori, con il fine non solo artistico ma anche di interesse sociale, per descriverne accuratamente le istanze, porsi delle domande e sensibilizzare verso queste problematiche, aprire un varco e una discussione e sostenere la causa portata avanti da Maximiliano Ulivieri, blogger con disabilità, fondatore e presidente dell’Associazione “LoveGiver”, Comitato promotore per l’introduzione legalizzata dell’”assistenza sessuale” alle persone con handicap fisici e psichici. Co-autore inoltre del libro “Loveability” (Erickson 2014) insieme a Debora De Angelis, Fabrizio Quattrini, psicologo, psicoterapeuta, sessuologo, Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università «G. D’Annunzio» di Chieti-Pescara e presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica di Roma, Sergio Lo Giudice, docente di Filosofia e Storia al liceo «Copernico» di Bologna, Giulia Garofalo Geymonat, ricercatrice in Scienze sociali presso il dipartimento di Gender Studies dell’Università di Lund in Svezia e Maurizio Nada, docente nei corsi per educatori e operatori socio-sanitari, autore di testi e pubblicazioni nell’ambito della disabilità. Un testo che prende il titolo dal sito omonimo, nato da una idea dello stesso Ulivieri per raccogliere le molteplici testimonianze, richieste ed esigenze, pervenute negli anni seguenti la pubblicazione delle sue personali esperienze sul suo blog.

«L’assistenza alla sessualità a persone con Disabilità rappresenta un concetto che racchiude allo stesso tempo “rispetto” e “educazione”, che solo per un paese civile può rappresentare la massima espressione del “diritto alla salute e al benessere psicofisico e sessuale», si legge nel testo che introduce il progetto sul sito dedicato “lovegiver.it”.

Il libro vuole essere d’aiuto a chi – disabili e familiari – vive ogni giorno sulla propria pelle le conseguenze di una vita in cui sessualità e affettività sono negate, ma anche di stimolo a indurre alla riflessione e a liberare da tabù e pregiudizi, portando all’attenzione del dibattito pubblico il tema del rapporto tra sessualità e disabilità.

«In paesi come la Danimarca, Paesi Bassi, Germania e Svizzera, la professione dell’Assistente sessuale per individui diversamente abili è già da tempo una realtà. In Italia siamo ancora lacerati nell’affrontare l’argomento “disabilità” dal punto di vista delle conquiste esistenziali che molti disabili riescono a raggiungere quando hanno modo di accedere al loro più intimo potenziale, compreso quello sessuale – precisa Giovanni Coda -. Mark e Giacomo sono innamorati, ma non possono amarsi, perché disabili e perché le loro famiglie sostengono che il loro amore è sbagliato, contro natura e che in quanto “angeli” non hanno bisogno di carezze, sguardi e sentimenti. Sono eterni bambini. L’unica cura possibile: i farmaci. Come se fossero affetti da chissà quale grave malattia. Erano solo innamorati, e forse, nonostante le avversità della vita, ora lo sono ancora di più.»