26 April, 2024
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Il vaccino anti Covid funziona e protegge anche le persone con malattie autoimmuni e non si rileva alcuna differenza di efficacia tra soggetti sani e persone con malattie infiammatorie immunomediate in terapia per quanto riguarda la risposta al vaccino a mRNA anti-Covid-19. La conferma arriva da un importante studio di Azienda ospedaliero-universitaria e Università di Cagliari. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Clinical and Experimental Medicine, è frutto del lavoro di diversi medici e ricercatori, in particolare Luchino Chessa, Davide Firinu, Stefano Del Giacco e Marcello Campagna (Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica), Andrea Perra (Scienze Biomediche), Roberto Littera, medico immunogenetista afferente alla SC di Genetica Medica del Binaghi e Ferdinando Coghe, direttore sanitario e direttore del Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia dell’AOU di Cagliari.

«I soggetti immunodepressispiega Luchino Chessa sono considerati fragili per il maggior rischio di infezione e per le possibili gravi complicanze. Per questo sono stati inseriti come categoria prioritaria nel calendario vaccinale nazionale anti-Covid 19.»

L’obiettivo degli scienziati cagliaritani era di capire se effettivamente il vaccino fosse efficace anche in questa fascia di popolazione.

La ricerca si è sviluppata nell’ambito dello studio Corimun, un ampio progetto condotto dai ricercatori dell’Università degli Studi di Cagliari che prende in considerazione la suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2 e la gravità del relativo quadro clinico nella popolazione sarda. L’obiettivo è stato di confrontare la risposta anticorpale alla vaccinazione per SARS-CoV-2 in soggetti con malattie infiammatorie immunomediate rispetto a persone sane. Un aspetto di grande attualità legato al fatto che anche adesso, a quasi due anni dall’inizio della pandemia, molti pazienti con malattie infiammatorie immunomediate sono esitanti a sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid 19.

Lo studio ha dunque preso in considerazione persone con malattie infiammatorie immunomediate e operatori sanitari dell’Aou di Cagliari, sottoposti a partire da dicembre 2020 a vaccinazione con mRNA della Pfizer Comirnaty, con successiva determinazione del livello sierico degli anticorpi IgG anti-S-RBD del SARS-CoV2, eseguiti nel giorno del richiamo e poi successivamente uno e cinque mesi dopo. Sono stati inclusi nello studio 551 soggetti sani naïve ad infezione da SARS-CoV-2 e 102 soggetti tra quelli affetti da malattie infiammatorie immunomediate, con un’analisi separata per quelli trattati con farmaci anti-CD20 come rituximab o ocrelizumab, usati in alcune malattie autoimmuni sistemiche e nella Sclerosi Multipla.

Un mese dopo il completamento del ciclo vaccinale con due dosi, il 100% dei soggetti sani ed il 94% dei soggetti con malattie infiammatorie immunomediate mostrava una risposta anticorpale e questi ultimi avevano un titolo anticorpale significativamente ridotto rispetto ai controlli, sia nel giorno del richiamo che un mese dopo, mentre non vi erano differenze cinque mesi dopo.

Non sono state trovate differenze tra sottogruppi di patologie o in relazione al trattamento con immunosoppressori, corticosteroidi e farmaci biotecnologici diversi da quelli anti-CD20, un tipo di farmaci che agiscono interferendo con la risposta B-linfocitaria. Andando poi ad analizzare i pazienti in trattati con anti-CD20, la proporzione dei responders e l’ampiezza della risposta anticorpale era significativamente ridotta.

«La conclusione di questo studio di “real-life” – conclude Luchino Chessa – evidenzia che non ci sono differenze sostanziali di efficacia tra soggetti sani e persone con malattie infiammatorie immunomediate in terapia per quanto riguarda la risposta al vaccino a mRNA anti-COVID-19, mentre rimane il problema dei pazienti che sono in terapia con farmaci che deprimono la risposta B-cellulare, ma la cui vaccinazione è in ogni caso consigliata.»

Maurizio Calamida e Giuseppe Casti 2 Asl 7 - Comune di Carbonia 2

Questa mattina, alle ore 11.30, presso la Direzione Generale della Asl 7 in via Dalmazia 83, a Carbonia, al termine di una conferenza stampa, il direttore generale della Asl 7, Maurizio Calamida, e il sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, hanno sottoscritto il protocollo d’intesa “Una firma per la vita”, finalizzato alla promozione, informazione e raccolta delle volontà sulla donazione degli organi.

Hanno partecipato il vice sindaco di Carbonia, Maria Marongiu; i componenti della commissione Sanità del comune di Carbonia; il coordinatore per i trapianti e prelievi d’organo della Asl 7, Leonardo Tola; il responsabile del centro regionale trapianti, Carlo Carcassi; il dirigente medico dello stesso centro, Roberto Littera; la responsabile dell’Aido di Carbonia, Maria Mereu; e, infine, il presidente dell’associazione Prometeo, Giuseppe Argiolas.

Con il protocollo d’intesa, Asl 7 e comune di Carbonia si impegnano a promuovere l’informazione e a raccogliere la volontà espressa dai singoli cittadini residenti nel comune di Carbonia in merito alla donazione di organi e tessuti a fini di trapianto; il comune di Carbonia potrà attuare forme di informazione attraverso il proprio sito telematico istituzionale, anche mediante un collegamento al sito istituzionale della Asl 7; quali responsabili dell’esecuzione del protocollo sono stati indicati rispettivamente il dirigente Affari Generali del comune di Carbonia e per la Asl 7 il coordinatore locale trapianti.

«E’ uno strumento che ha un significato molto importante», ha dichiarato il direttore generale Maurizio Calamida. «Non è solo l’impegno di due amministrazioni, ma qualcosa di concreto che agirà a livello di sensibilizzazione e sarà operativo da subito. Quest’anno nella nostra Azienda Sanitaria sono state effettuate due donazioni di organi.»

Per il sindaco di Carbonia Giuseppe Casti il protocollo d’intesa «rappresenta una grande opportunità per i cittadini. Abbiamo già realizzato diverse iniziative in collaborazione con la ASL, ad esempio quelle per sensibilizzare la popolazione a donare il sangue». Giuseppe Casti ha ringraziato il vice sindaco Maria Marongiu e la Commissione comunale alle Politiche sociali, presieduta da Orlando Meloni, per l’impegno profuso in questa iniziativa.

Soddisfazione è stata espressa anche dal responsabile del Centro Regionale Trapianti Carlo Carcassi: «Con questa procedura si libera il familiare, nel momento peggiore, dall’incombenza di decidere quali sarebbero state le volontà del congiunto. A questo proposito, è giusto ricordare che la Sardegna è una delle regioni con il più basso indice di opposizioni al prelievo d’organi».

«In Italia – ha spiegato Leonardo Tola, coordinatore per i trapianti e prelievi d’organo della Asl 7 – oggi sono oltre 9.000 i pazienti in attesa di un organo per poter sottoporsi ad un trapianto, 236 di questi sono bambini. In Sardegna la lista d’attesa vede presenti 85 pazienti per il trapianto di rene, 12 per il trapianto di fegato e 5 per il trapianto di cuore. Dall’inizio dell’anno, nell’Isola sono stati effettuati 20 trapianti di rene, 18 trapianti di fegato e 4 trapianti di cuore.»

«Noi proseguiamo con la nostra opera di informazione nelle scuole – ha detto Giuseppe Argiolas, presidente dell’associazione Prometeo -. Siamo entusiasti di questa intesa fra ASL e Comune, e ci auguriamo che tanti altri comuni seguano questa strada.»

Questa mattina, alle ore 11.30, presso la Direzione Generale della Asl 7 in via Dalmazia 83, a Carbonia, è in programma una conferenza stampa nel corso della quale la Asl 7 e il Comune di Carbonia sottoscriveranno il protocollo d’intesa “Una firma per la vita”, finalizzato alla promozione, informazione e raccolta delle volontà sulla donazione degli organi.

Saranno presenti il direttore generale della Asl 7, Maurizio Calamida; il sindaco di Carbonia Giuseppe Casti; il vice sindaco, Maria Marongiu; i componenti della commissione Sanità del comune di Carbonia; il coordinatore per i trapianti e prelievi d’organo della Asl 7, Leonardo Tola; il responsabile del centro regionale trapianti, Carlo Carcassi; il dirigente medico dello stesso centro, Roberto Littera; la responsabile dell’Aido di Carbonia, Maria Mereu; e, infine, il presidente dell’associazione Prometeo, Giuseppe Argiolas.Centro direzionale ASL 7