28 March, 2024
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Per il decimo anno l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna ha presentato alcune delle ricerche più rilevanti svolte dai suoi laboratori negli ultimi due anni. Presso la sala convegni della Promocamera di Sassari si sono dati appuntamento i ricercatori che operano nel campo della salute animale e della sicurezza alimentare dell’Isola, per fare il punto sullo stato dell’arte della ricerca negli ultimi due anni e sulle prospettive normative e finanziarie.

Dal convegno è emerso come sia prioritario mantenere alti standard di qualità e di quantità della ricerca, per poter accedere ai fondi messi a disposizione annualmente dal ministero della Salute (la cosiddetta ricerca corrente). I requisiti dei diversi enti di ricerca vengono valutati annualmente dal Ministero, tramite una serie di indicatori che monitorano il carattere innovativo della ricerca e la sua  ricaduta nei diversi ambiti sanitari (numero delle pubblicazioni, produzione di protocolli e metodi sperimentali, numero di report tecnici prodotti, personale coinvolto nella ricerca ecc.).

«Questi parametri – evidenzia il direttore dell’Istituto Zooprofilattico Alberto Laddomada – negli ultimi anni sono in costante miglioramento. Nel 2018 i progetti che fanno capo alla ricerca corrente ammontano a 607.000 euro, il finanziamento per l’Istituto è dunque cresciuto di 50.000 euro rispetto al 2017. Così come sono aumentate considerevolmente le collaborazioni, cooperazioni comunitarie o internazionali.»

Nel triennio passato, la mole complessiva di attività e di finanziamenti per la ricerca dell’Istituto è cresciuta anche in base alla capacità di attrarre ulteriori finanziamenti che si aggiungono a quelli sulla ricerca corrente. Solo nel corso del 2018 ai finanziamenti per progetti di ricerca corrente si sono aggiunti circa 480.000 di risorse esterne. Fra questi, un programma di ricerca per l’utilizzo degli scarti di macellazione (progetto PRISMA), che vede un importo di più di € 68.000, un progetto relativo ad uno studio sulla Peste Suina Africana, finanziato con 100.000 euro, e un progetto strategico del Ministero dell’Università e Ricerca finanziato per circa 150.000 euro.

La previsione per il 2019 è di incrementare ulteriormente sia la ricerca corrente che, soprattutto, la ricerca derivante da progetti specifici. In cantiere l’Istituto ha già due importanti attività.

Uno è il progetto Helix, progetto per il recupero della sostanza mucosa dalle chiocciole a fini cosmetici e farmaceutici, finanziato dal ministero della Ricerca e dal Fondo Europeo di Coesione  per un totale di € 3.283.999 (di cui € 1.281.000 all’Istituto Zooprofilattico come capofila di un partenariato nazionale).

L’altro importante progetto, finanziato recentemente, riguarda la ricerca sul vaccino per la PSA, nella sua variante differente da quella sarda che sta aggredendo est Europa e Oriente del mondo, presentato sui finanziamenti Horizon 2020. E’ il progetto VACDIVA – A safe DIVA sus scrofa vaccine for African Swine Fever control – vedrà un finanziamento per l’Istituto di circa € 400.000 per quattro anni.

Pierfrancesco Catarci, della Direzione Generale della Sanità animale e farmaci veterinari, ha illustrato poi confortanti prospettive per la stabilizzazione dei precari della ricerca dell’Istituto attraverso la prossima finalizzazione della cosiddetta “Piramide della ricerca”, che prevede una loro stabilizzazione all’interno del comparto del Servizio Sanitario Nazionale.

La giornata è proseguita con la presentazione di alcune delle ricerche condotte dall’Istituto negli ultimi due anni: uno studio sulla Leptospirosi (a cura di Maria Nicoletta Ponti), su lentivirus di ovini e suini (responsabile Ciriaco Ligios), peste Suina africana (Annalisa Oggiano) su microrganismi patogeni emergenti (Sebastiano Virgilio), su vibrioni ittici in molluschi bivalvi (Fulvio Salati), sugli allergeni ittici negli alimenti (Bruna Vodret) e infine sugli stafilococchi coagulasi-negativi (Sebastiana Tola)

IzsSardegna_Giovanna Sanna IzsSardegna_Il team di ricerca_Al centro Giovanna Sanna a destra Sebastiana Tola

Giovanna Sanna, ricercatrice dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, è la vincitrice di uno dei cinque premi messi in palio al congresso nazionale della Società italiana di patologia e allevamento degli ovini e dei caprini (#Sipaoc), tenutosi nelle scorse settimane a Foggia. Il premio le è stato assegnato per la ricerca “Determinazione della vitalità del Mycoplasma agalactiae in campioni di latte ovino mediante immunocattura”, durata un anno, e svolta dalla biotecnologa dell’Izs, sotto il coordinamento della responsabile del laboratorio Ricerca e sviluppo dello stesso Istituto, Sebastiana Tola. Si tratta di un lavoro inedito, esclusivo, realizzato dall’ente di via Duca degli Abruzzi e, al momento, utilizzato soltanto a Sassari. Il lavoro è stato finanziato dal ministero della Salute con i fondi riservati alla ricerca corrente.

Quest’anno, per la prima volta, i premi (iscrizione gratuita al congresso #Sipaoc 2014) erano riservati a giovani ricercatori con meno di 35 anni e non strutturati, il cui nome risultasse essere il primo nella lista degli autori della ricerca.

Il Mycoplasma agalactiae causa l’agalassia contagiosa che colpisce le pecore e le capre. Si tratta di una patologia che rappresenta un grosso problema per l’allevatore per il mancato reddito, dovuto non solo alla perdita di latte e di animali ma anche ai costi delle terapie. Si capisce, pertanto, la necessità di una diagnosi celere della malattia, per evitare o limitare il contagio all’interno di un allevamento. L’Izs è anche centro di referenza nazionale per le mastiti degli ovini e caprini e il compito del laboratorio, allora, è anche quello di migliorare la diagnosi e le profilassi delle malattie che causano le mastiti.

«I micoplasmi – spiega Sebastiana Tola – sono microrganismi che crescono lentamente nei terreni colturali e la diagnosi per l’identificazione delle colonie di batteri richiede tempi che si aggirano tra i 7 e i 14 giorni». Tempi troppo lunghi per cercare di fermare il contagio. «Ecco perché negli anni – riprende la responsabile del laboratorio Ricerca e sviluppo – abbiamo messo a punto un metodo che permette l’individuazione dei micoplasmi vivi e vitali nei campioni di latte e l’amplificazione del loro DNA. Tale metodo è in grado di fornire la diagnosi della malattia nell’arco di 5 o 6 ore».

Un enorme passo in avanti, a vantaggio degli allevamenti e a tutela del benessere animale.

«La metodica che abbiamo elaborato – spiega la biotecnologa Giovanna Sanna – consente di riconoscere le proteine dei micoplasmi soltanto quando questi sono vivi». Ad una piccola quantità di latte vengono aggiunte micro-biglie magnetiche di 40 nanometri alle quali sono stati legati anticorpi che riconoscono specifiche proteine dei batteri. La novità è data dal fatto che il laboratorio di via Vienna è riuscito a produrre questi anticorpi e a legarli alle biglie magnetiche.

«L’Istituto – ha aggiunto il direttore generale dell’Izs Sardegna, Antonello Usai – ha investito negli ultimi tre anni 4 milioni e mezzo di euro, oltre ai finanziamenti ministeriali. Le numerose pubblicazioni su riviste scientifiche, nazionali e internazionali, e i numerosi premi assegnati ai nostri giovani ricercatori dimostrano come sia necessario investire in questo campo, individuando ogni possibilità di stabilizzazione di questi giovani ricercatori.»

La ricerca, pubblicata anche sul Journal of Applied Microbiology, ha visto al lavoro anche un team affiatato di giovani ricercatrici: Grazia Cillara, Nives Maria Rosa, Carla Longheu, Marisa Fusco e Maria Giovanna Manca.

L’Agalassia contagiosa è una malattia contagiosa che può colpire le pecore e le capre causata principalmente da Mycoplasma agalactiae. Altre specie di micoplasmi come M. capricolum subsp. capricolum, M. mycoides subsp. capri e M. putrefaciens sono responsabili di una malattia clinicamente simile che colpisce prevalentemente le capre e può essere accompagnata da polmonite. Nel 2012 sono stati segnalati 93 focolai (81 ovini e 12 caprini) di agalassia contagiosa da Mycoplasma agalactiae. Rispetto all’anno precedente si evidenzia un incremento del 21 per cento per gli ovini (433 allevamenti controllati) e un incremento del 17 per cento per i caprini (54 allevamenti controllati) degli allevamenti positivi per agalassia contagiosa.

L’Izs della Sardegna produce un vaccino specifico che viene fornito gratuitamente (costi a carico della Regione) agli allevatori in caso di focolaio di agalassia contagiosa.

L’Istituto da anni ha maturato esperienze nello studio dei micoplasmi, in particolare di quelli responsabili di patologie nei piccoli ruminanti; ha messo a punto metodi di identificazione dei micoplasmi basati su tecniche biomolecolari, integrati, quando necessario, dal sequenziamento.