26 April, 2024
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Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge 72 “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione” e gli emendamenti nn. 4, 5, 7, 131, 129, 134, 135, 136, 137, 138. L’Aula ha anche approvato tre ordini del giorno: “Sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’art. 12 della legge regionale 9/2000”, “sull’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione” e “sulla Croce Rossa italiana”.

Al mattino, la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti al Disegno di legge 72/A – Giunta regionale – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sul titolo e non essendoci iscritti a parlare ha messo in votazione l’emendamento n.50 col parere negativo del relatore Salvatore Demontis (Pd) e dell’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, a nome della Giunta; l’emendamento è stato respinto con 29 voti contrari e 14 favorevoli. Successivamente l’Aula ha approvato il titolo della legge.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale 31 del 1998 (Ambito di applicazione)”.

Il consigliere Mario Floris (gruppo Sardegna) ha comunicato la sua decisione di non presentare emendamenti perché, ha spiegato, «si tratta di una legge che non chiude alcun ciclo, anzi apre la strada alla ripetizione di quanto accaduto nella Regione negli ultimi 30 anni». «La sfida che abbiamo di fronte – ha sostenuto – è quella di conciliare le istanze dei dipendenti della Regione con i cambiamenti della società e non partiamo da zero, c’è stato un lungo confronto ed il lavoro di uno specifico tavolo tecnico, abbiamo quindi un quadro normativo solido su cui operare ma resta aperto il problema del rapporto fra politica e burocrazia». Il compito della politica, ha detto Floris, «è dettare obiettivi, indirizzi, controllare sul raggiungimento dei risultati per creare una Regione di eccellenze politiche e professionali, superando la errata convinzione di molti politici di essere al potere in eterno». Il nuovo modello di Regione  che dobbiamo perseguire, secondo il consigliere, «presuppone non solo la riforma dell’organizzazione della macchina amministrativa ma anche un nuovo Statuto, una nuova legge elettorale, una legge statutaria, un nuovo rapporto con Enti locali, con lo Stato e l’Europa, c’è poi l’esigenza di coordinare la riforma rispetto alle modifiche del Titolo V della Costituzione e della nuova normativa in materia di lavoro». «Se non saremo capaci di fare questo – ha concluso – consumeremo il nostro tempo in una sarabanda che non merita di essere considerata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha sottolineato la grande attenzione sulla legge nell’opinione pubblica al di là degli addetti ai lavori, precisando però che «il provvedimento non si propone come legge sul personale della Regione ma è un primo passo importante sulla riorganizzazione della macchina burocratica che introduce alcuni concetti nuovi come il sistema regione e la stretta relazione fra esecutivo e burocrazia». «I temi del personale e del trattamento di settore – ha chiarito Deriu – sono state in questa fase accantonate perché devono confluire in un provvedimento specifico; il fatto di essere partiti da un intervento di modifica della legge 31 ha indotto molti in un equivoco,in realtà la commissione ha introdotto alcuni miglioramenti frutto di un clima di collaborazione fra maggioranza ed opposizione e del confronto aperto fra due posizioni culturali». «L’obiettivo comune – ha concluso Deriu – è quello di lavorare per ricostruire un disegno che riporti al centro la capacità dell’amministrazione di essere incisiva nella realtà sociale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definto la legge una operazione con cui si è voluto «concentrare l’attenzione sull’idea di fondo di una riforma che incide sull’organizzazione, anche se forse si è voluto accelerare troppo». «In commissione – ha poi ricordato, – si è lavorato in modo molto duro, con la maggioranza che apparentemente ha tenuto una posizione rigida anche se, nei fatti, anche l’opposizione ha potuto contribuire alla costruzione del testo». Secondo l’esponente di Forza italia, «il tema centrale nel dibattito della pubblica amministrazione è il rapporto fra politica e burocrazia e in questo si inserisce positivamente il nuovo sistema di valutazione della dirigenza, ma il quadro sanzionatorio indicato fa capire che difficilmente arriveranno risultati concreti, perché ciò che limita il dirigente è la paura di non far ricadere le proprie azioni nell’ambito dell’interesse pubblico». La vera questione, a giudizio di Tunis, «è coinvolgere le strutture apicali nella mission dell’azione politica, ed intervenire sull’elemento motivazionale».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha messo in luce la novità rappresentata dall’introduzione del sistema regione, che «incide profondamente sia sulla mobilità che sulla valutazione della performance». La mobilità, in particolare, consentirà a parere di Demontis «una vera integrazione con Enti ed Agenzie rendendo possibile la mobilità larga, un risparmio di risorse, una migliore possibilità di scelta delle diverse figure professionali, dando vita ad una Regione regista». Il disegno di legge della Giunta, ha detto infine il consigliere del Pd, «apre la strada alla modifica della macrostruttura con la revisione legge 1 che va certamente cambiata laddove suddivide gli assessorati secondo uno schema tipico degli anni ‘90 molto rigido e superato nei fatti, ed orientata verso risultati ed obiettivi».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha parlato di una «legge di organizzazione ma non ancora di una vera e propria riforma con alcune cose condivisibili, con particolare riferimento all’idea di delegificare attribuendo alla Giunta il potere di organizzare la macchina regionale per realizzare il programma di mandato». Nella realtà, tuttavia, secondo Truzzu accade molto spesso che «gli obiettivi non sono chiari a causa di contrasti fra esecutivo, maggioranza e personale e sullo sfondo resta il divario forte fra elaborazione ed attuazione delle idee, il personale non è un esercito senza forma e senza confini, deve essere ben guidato e ben diretto, coinvolto nelle azioni che si intendono fare».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «tutti si sono spesi in una legge che rappresenta una opzione organizzativa in cui si parla anche di rapporti di lavoro del personale, allargando il perimetro con un percorso singolare che inizia stranamente modificando la 31anticipando un pezzo della riforma che avrebbe richiesto un vero chiarimento delle questioni aperte nell’ottica complessiva di una riforma organica della Regione». «Una riforma – ha spiegato Solinas – che deve prevedere fra l’altro le nuove competenze della Giunta, del Presidente e la riduzione degli assessorati in linea con la riduzione dei consiglieri e delle commissioni, mentre qui si è cominciato dalla fine con il personale che dovrebbe essere in stretto rapporto con gli organi di governo». Dopo aver lamentato che una sua proposta di legge sulla stessa materia non è stata accorpata al disegno di legge in esame, Solinas ha concluso affermando che «il testo contiene alcuni spunti interessanti alcuni spunti interessanti sul sistema regione, il sistema autonomie ed il sistema di valutazione della dirigenza, ma prima andava fatta la legge statutaria e poi, a cascata, bisognava operare sull’ assetto organizzativo, così si è fatta una anticipazione che fa perdere organicità».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione e ha messo in votazione gli emendamenti. L’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale n. 31 del 1998 (Ambito applicazione)” è stato approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

Sull’articolo 01 e sugli emendamenti sono intervenuti più volte Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Mario Floris (Uds), Michele Cossa (Riformatori sardi), e il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), il quale ha spiegato all’Aula che il Dl nasce dall’urgenza di intervenire verso l’omogeneizzazione del comparto Regione, poi successivamente dovranno essere risolte le grandi differenze contrattuali ed economiche all’interno del comparto.

Il presidente ha, quindi, aperto la discussione sull’articolo 1 “Inserimento dell’articolo 8 bis nella legge regionale n. 31 del 1998 (Valutazione della dirigenza)” e sugli emendamenti.

Il primo iscritto a parlare è stato Salvatore Demontis (Pd), il quale ha subito spiegato che «l’articolo 1, insieme con l’emendamento 130, è l’articolo di maggior rilievo del disegno di legge». «Stiamo proponendo l’attuazione della legge 150/2009 e prevedendo l’istituzione dell’organismo di valutazione». Per Demontis il mancato recepimento delle linee di mandato è la non coincidenza degli obiettivi tra classe politica e classe gestionale. La classe politica deve dare gli obiettivi di mandato, ha continuato, e deve valutare durante tutto l’anno il raggiungimento di tali obiettivi strategica. Questo è il compito della politica. «Ora i dirigenti verranno valutati non da organismi interni all’amministrazione ma dall’Oiv, e solo se la valutazione sarà positiva si potrà corrispondere la parte economica legata agli obiettivi raggiunti». Demontis ha anche evidenziato che  il “ciclo delle performance” stabilisce anche delle responsabilità per i risultato non raggiunti.

Per il consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, con questa riforma si stanno soltanto colmando alcuni vuoti normativi della legge 31, come la valutazione dei dirigenti, «ma sarà difficile fare tali valutazioni perché si opera in una macchina scollegata». «Credo si debba intervenire – ha proseguito Zedda – su un’armonizzazione delle valutazioni tra Regione ed enti. Non ci possono essere dirigenti di serie A e di serie B, devono raggiungere gli obiettivi ma devono essere messi nelle condizioni di farlo». Per l’esponente azzurro manca ancora molta strada per poter valutare le performance nei tempi utili e si rischia di penalizzare i dirigenti che hanno raggiunto i risultati previsti. D’accordo con la collega anche Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), il quale ha proposto l’inserimento di una clausola di salvaguardia per garantire i dirigenti, con l’applicazione del contratto di lavoro, nel caso in cui la valutazione non venga data nei tempi previsti. «L’articolo 1 è molto importante – ha affermato Truzzu – perché permette di equiparare i principi di valutazioni in base alla legge Brunetta, legge che, se fosse stata applicata nella sua interezza, avrebbero consentito di avere delle amministrazioni più efficienti». Sulla valutazione dei dirigenti Truzzu ha detto di essere d’accordo nel merito, ma nel metodo ha stigmatizzato ancora una volta l’utilizzo di un emendamento completamente sostitutivo, che «rende difficile lavorare e si rischiano pasticci».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Stefano Tunis: «Stiamo compiendo un atto dovuto, ma ricorrere a valutazioni esterne, vuol dire che c’è una carenza nella nostra organizzazione interna, ed è un elemento di debolezza».

Per Tunis quella in esame è una riforma di destra, perché nell’utilizzo della risorsa umana si punta al raggiungimento dell’obiettivo e ha consigliato alla Giunta e alla maggioranza di accettare i suggerimenti dell’opposizione per attenuare questo aspetto destrorso della riforma.

Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere su tutti gli emendamenti. Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato il parere favorevole soltanto per l’emendamento n. 130 e contrario per tutte le altre proposte di modifica.

L’assessore del Personale, Gianmario Demuro, ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione gli emendamenti n. 12, 73 e 152 che non sono stati approvati dall’assemblea. Si è proceduto quindi con votazione elettronica palese all’emendamento 130, sostitutivo totale dell’articolo 1 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) con parere favorevole del relatore e della Giunta. Al termine della votazione il presidente Ganau ha proclamato l’esito: presenti: 52; votanti: 51; favorevoli: 34 e contrari 17.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato decaduto l’emendamento 74 ed ha posto in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento n. 34. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Paolo Truzzu (“FdI-Sardegna”) “favorevole” e il relatore della maggioranza Salvatore Demontis (Pd) “contrario”. L’emendamento 34 non è stato approvato (votanti: 52; favorevoli: 18; contrari: 34). Non è stato approvato neppure l’emendamento 168 (votanti: 52; favorevoli: 16; contrari: 36) mentre l’emendamento n. 72 è stato dichiarato inammissibile.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 2 “Modifiche all’articolo 13 della legge regionale n.31 del 1998 (Istituzione strutture)” e sugli emendamenti.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato che l’articolo 2 “delegifica le procedure d’istituzione, modifica e soppressione delle direzioni generali e dei servizi, attribuendo alla Giunta il compito di definire le linee fondamentali dell’organizzazione amministrativa regionale”. Demontis ha inoltre affermato che la previsione in legge del numero massimo delle direzioni generali, 24, deriva dal fatto che non è possibile stabilirne la riduzione prima della definizione della nuova pianta organica. Il relatore della maggioranza ha quindi sottolineato piena condivisione nella norma che pone in capo al presidente della Giunta la facoltà di stabilire le direzioni regionali e non già, come è attualmente, al Consiglio regionale che procede con apposita legge.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) si è detto negativamente “sorpreso” dalla “chiusura pregiudiziale” da parte della maggioranza verso i contributi migliorativi dell’intero Consiglio e anche per quelli che arrivano «da parte di chi da oltre quarant’anni si occupa dell’amministrazione regionale». Floris ha quindi ricordato la riforma sull’organizzazione regionale presentata nella passata Legislatura per poi affermare che «le norme gentili che vengono proposte oggi hanno un nome e un cognome in ciascuno degli articoli». L’ex presidente della Giunta ha quindi criticato la scelta dell’attuale maggioranza di governo di delegare al presidente della Regione anche “il numero delle direzioni regionali” ed ha espresso contrarietà per il mantenimento di 24 direzioni, proponendone 13 («una per la presidenza e una per ciascuno degli assessorati»).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha espresso il dubbio di una sottovalutazione dell’impatto che le norme del dl 72 avranno sull’intero sistema organizzativo regionale. Cherchi ha criticato la scelta della maggioranza di «voler procedere con le deleghe ai direttori generali e ai funzionari» di compiti che, a suo giudizio, devono restare in capo all’organo politico.

L’esponente dell’opposizione ha quindi rimarcato contrarietà per le 24 direzioni regionali e invitato l’Aula a ridurne sensibilmente il numero. Oscar Cherchi ha auspicato una sospensione dell’esame dell’articolo 2 ed ha definito “un gravissimo errore” quello di «delegare la funzione politica alla parte tecnica».

Stefano Tunis (Fi) ha ribadito le critiche all’impostazione del Dl 72 ed ha insistito sul fatto che la legge sembra voler «dare vita propria alla parte amministrativa regionale». Tunis ha inoltre sottolineato le difficoltà di applicazione e la inopportunità delle disposizioni riferite al direttore generale a cui vengono attribuiti anche compiti sulla gestione delle risorse umane.

L’esponente della minoranza ha definito il comma 7 dell’articolo 2 “troppo blando” nella determinazione del vincolo tra l’indirizzo politico e la direzione generale ed ha auspicato, in proposito, una positiva valutazione dell’emendamento n. 167.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore Demuro per la replica della Giunta. Il responsabile del Personale nell’esecutivo Pigliaru ha dichiarato di rimettersi alle valutazioni del relatore di maggioranza.

Il relatore Demontis ha quindi dichiarato, su invito del presidente Ganau, il parere sugli emendamenti, esprimendo parere favorevole soltanto sull’emendamento 128 (sostitutivo parziale) primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco.

Il presidente Ganau ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti 13, 122 e 151 che non sono stati approvati con 32 voti contrari e 18 favorevoli.

Non approvati gli emendamenti n. 123 (18 favorevoli e 33 contrari); n. 125 (20 favorevoli e 30 contrari); n. 127 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 117 (20 favorevoli e 33 contrari); n. 119 (20 favorevoli e 33 contrari); n.121 (19 favorevoli e 34 contrari); n. 111 (18 favorevoli e 30 contrari).

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento 126 sul quale hanno formulato dichiarazione di voto i consiglieri Gianluigi Rubiu (favorevole) e Salvatore Demontis (Pd). L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento n. 126 e l’emendamento 116.

In votazione con procedura elettronica gli emendamenti 68 e 167 non sono stati approvati (favorevoli 19 e contrari 31).

L’assemblea ha invece approvato (38 favorevoli e 13 contrari) l’emendamento 128 (parere favorevole del relatore e della Giunta) che sostituisce il punto 7 dell’articolo con la seguente dicitura: “I servizi sono istituiti, modificati o soppressi con decreto dell’assessore competente per materia, su proposta del direttore generale sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale ai sensi del comma 6”.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’articolo 2 che è stato approvato con 32 favorevoli e 19 contrari. Non approvati gli emendamenti aggiuntivi n.124 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 118 e n. 120.

Il presidente del Consiglio, ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 3 “Inserimento dell’articolo 13 bis della legge regionale 31 del 1998 (Comitato di coordinamento delle direzioni generali)” e sugli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il nuovo organismo previsto dal dl 72 «un parlamentino dei direttori generali, luogo in cui la nuova classe dominante si ritrova col presidente della Regione per decidere le priorità della Regione». Su questo, ha auspicato, «serve un meditato passo indietro; non si capisce che fine farebbero nel parlamentino le sintesi politiche raggiunte faticosamente nella maggioranza».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha criticato la scelta di dare vita ad un organismo in cui vengono concentrate decisioni e competenze operative e strategiche. Ricordando un episodio della sua esperienza assessoriale, Cherchi ha raccontato di una riunione in cui, per accelerare le procedure interne relative alle autorizzazioni per impianti di energie rinnovabili, si organizzò una grande riunione con tutti i direttori generali, dove tutti si misero a disposizione per dare una mano autorizzando anche trasferimenti di personale. «Naturalmente – ha concluso – non venne trasferito nessuno, questo per dire il parlamentino che viene immaginato non serve a niente, anche perché il presidente convoca i direttori generale quando vuole».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che è sbagliato parlare di parlamentino, «è un organismo di coordinamento e non c’è cessione di poteri, si parla degli obiettivi trasversali ed interassessoriali sui quali gli stessi dirigenti saranno valutati, si stabilisce chi fa cosa e a quale valutazione sarà sottoposto». «Si sta parlando – ha precisato – degli obiettivi più importanti per una amministrazione, proprio che non vengono mai raggiunti e non si capisce mai di chi sia la responsabilità».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua posizione contraria alle legge, che pure contiene alcune parti positive. Quest’articolo, ha affermato, «senza sulla togliere alla dirigenza non fa altro che codificare una cosa che può essere gestita in via amministrativa, con una delibera o un atto di indirizzo». «Se invece lo si vuole scrivere in una legge – ha avvertito – ho il dubbio che dietro ci sia una ragione nascosta, perché chi ha ricevuto un potere difficilmente lo restituisce, stiamo approvando ennesima norma rigida che non serve a niente».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha dichiarato che il provvedimento «dimostra tutti i rischi di una riforma che va per la sua strada trascurando il quadro di insieme; c’è già un passaggio della legge 1, in vigore, che attribuisce al Presidente l’unità di indirizzo politico della Giunta». «In altre parole –ha detto ancora Solinas – è sbagliato procedere a pezzi, ci saranno nell’ordinamento regionale due norme che dicono cose diametralmente opposte e la maggioranza non dovrebbe avere il timore di prendersi un po’ di tempo per migliorare il testo».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau si è detto convinto che «il comitato va incontro ad una esigenza molto sentita coordinando la macchina amministrativa su obiettivi trasversali, quadro che si rafforza con altri articoli contenuti nella legge, fermo restando che la guida della Regione rimane all’organo politico».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ironicamente corretto i colleghi Tunis e Cherchi sostenendo che, in realtà, «le ragioni di questa norma risiedono nella necessità di rispondere all’inadeguatezza della Giunta ed alla incapacità di alcuni assessori, serve in altre parole a supplire all’inadeguatezze dell’organo politico e a rafforzare la Giunta che ora riceve indirizzi e lavoro su una strada tracciata da altri,  segno di debolezza fisiologica».

L’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, intervenendo a nome della Giunta per la replica, ha tenuto a precisare che «l’indirizzo politico resta in capo all’organo di governo come previsto dall’art. 97 della Costituzione; il comitato di coordinamento è invece un intervento di tipo organizzativo incaricato di svolgere compiti operativi, uno strumento di maggiore collaborazione per affrontare questioni che non sono più settoriali ma devono essere inquadrate in un’ottica sistematica, proprio per garantire la migliore attuazione dei propri programmi politici».

Dopo aver acquisiti i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti, entrambi contrari, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 182, approvato, e quelli n. 14, 153 e 132, respinti. Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art. 3.

E’ quindi incominciata la discussione generale dell’art. 3/bis “Modifiche dell’articolo 14 della legge regionale 31 del 1989 (Posizioni dirigenziali di staff e ispettive)” e degli emendamenti.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha precisato che si tratta della definizione del contingente numerico dei cosiddetti “dirigenti ispettivi”, contingente che sarà rideterminato dal presidente della Giunta, di cui non si prevede aumento.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che occorre invece puntare alla riduzione di questo contingente ai minimi termini, per mettere a regime professionalità non sfruttate nel modo adeguato.

Il Consiglio ha poi respinto l’emendamento n.15 ed approvato il testo dell’articolo.

Al termine dello scrutinio il presidente ha avviato la discussione sull’art 4.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il provvedimento «uno sforzo ingegneristico in cui si immagina un modo di contingentare il personale da qui a tre anni lavorando poi con obiettivi annuali; serve invece maggiore elasticità nella gestione delle risorse umane».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha tenuto a precisare che «si parla del programma triennale di fabbisogno del personale ma ha ovviamente una valenza annuale, è una procedura già in vigore nel sistema delle autonomie».

Non essendoci altri scritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri sugli emendamenti del relatore e della Giunta, entrambi negativi, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti presentati: l’Aula ha respinto gli emendamenti n. 16, 112, 154, 113 e 114.

Sul n.115 il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «si tratta di rendere giustizia ai lavoratori dell’Ente Foreste che da anni svolgono mansioni superiori; prima dei concorsi e del riordino degli organici sarebbe opportuno un corso-concorso aperto ai dipendenti».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha chiarito che, in base agli accordi di maggioranza, «si è scelto di non introdurre nella legge contenuti che riguardano il personale, al quale si penserà dopo con un provvedimento specifico».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito la fondatezza scelta della maggioranza, anche perché occorre una riflessione molto attenta su una problematica giuridicamente molto complessa, anche per ciò che concerne la spesa.

L’emendamento 115, sottoposto al voto dell’Assemblea, è stato respinto.

Dopo lo scrutinio il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 5.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’Articolo 5 “Inserimento dell’articolo 15 bis (Variazione dei contingenti organici delle direzioni generali)” e sugli emendamenti. Dopo il parere del relatore e della Giunta sugli emendamenti, il presidente ha messo in votazione testo dell’articolo che è stato approvato.

Sull’emendamento 8, bocciato dopo essere stato ritirato dal proponente Emilio Usula (Soberania e Indipendenzia) e fatto proprio dall’opposizione, c’è stata una lunga discussione. Il testo prevedeva di risolvere il problema del transito dalla categoria A alla categoria B per quei dipendenti che per anni hanno svolto mansioni superiori. Nella discussione sono intervenuti i rappresentanti della maggioranza: il proponente dell’emendamento Emilio Usula (capogruppo Soberania e Indipendentzia), Pietro Cocco (capogruppo Pd), Efisio Arbau (capogruppo Sardegna Vera), Daniele Cocco (capogruppo Sel), Roberto Desini (capogruppo Cd), Anna Maria Busia (Cd), Franco Sabatini (Pd) e Salvatore Demontis (Pd).

Gli esponenti della maggioranza, prima di tutti il proponente dell’emendamento, Emilio Usula, hanno spiegato di aver ritirato l’emendamento per evitare interventi spot sul personale, visto la Giunta ha l’obiettivo di presentare entro sei mesi un disegno di legge organico in materia di personale. La maggioranza ha annunciato un ordine del giorno che impegnerà l’esecutivo a rispettare il termine di sei mesi.

Per la minoranza sono intervenuti, Pietro Pittalis (capogruppo FI), che ha fatto suo l’emendamento ritirato dalla maggioranza, Stefano Tunis (FI), Oscar Cherchi (FI), Michele Cossa (Riformatori sardi), Alessandra Zedda (FI), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Gianluigi Ribiu (capogruppo Udc), Christian Solinas (capogruppo Psd’Az), Mario Floris (Uds). Tutti hanno affermato che l’approvazione dell’emendamento era necessaria e urgente perché sarebbe andata a risolvere un caso noto da tempo di ingiustizia e che non c’era alcun bisogno di rinviare ancora a una futura legge organica sul personale. L’opposizione ha evidenziato che ci sono tante persone che aspettano da anni la risoluzione del problema. (eln)

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n.69.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato il suo voto favorevole «perché -ha spiegato – si tratta di assicurare il transito di un contingente di lavoratori, composto da vincitori di concorso, dalla categoria C alla categoria D». Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto dall’Aula che, subito dopo, ha respinto anche l’emendamento n. 158.

Successivamente, il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo e sospeso la seduta; i lavori sono ripresi nel pomeriggio, sempre sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti all’art.6 del Dl 72/A – Giunta regionale –- Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che l’Arpas ha presentato le mappe bio-climatiche della Sardegna, disegnando attraverso i fenomeni eco ambientali la Sardegna del futuro, ha invitato il presidente dell’Assemblea ad intervenire presso la Giunta per garantire che tutti i consiglieri regionali abbiano a disposizione quel documento

Il presidente ha assicurato il suo intervento ed ha comunicato, sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, che al termine dell’esame del DL 72 sarà esaminato un ordine del giorno in materia di contributi alle associazioni sportive non professionistiche.

Successivamente ha avviato la discussione sull’art.6 e, non essendoci iscritti a parlare, ha acquisito i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti; entrambi hanno espresso parere contrario tranne per il n. 36 per cui si invita il proponente al ritiro.

Subito dopo l’Aula ha respinto tutti gli emendamenti presentati ed approvato il testo dell’art.6.

Sull’emendamento n.36 il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha annunciato il suo voto favorevole «perché la definizione di un sistema-Regione appare lo strumento migliore per agevolare i processi di mobilità interna». Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha affermato che la proposta di ritiro nasceva proprio dalla considerazione che «il sistema-Regione è espressamente previsto dal disegno di legge in esame».

Messo in votazione, l’emendamento n. 36 è stato respinto.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato la discussione dell’art.6/bis e, non essendoci iscritti a parlare, ha messo in votazione il testo dell’articolo, che è stato approvato.

Al termine di questa votazione, il presidente ha avviato la discussione dell’art.7 e, non essendoci iscritti a parlare, ha invitato il relatore e la Giunta ad esprimere il prescritto parere sugli emendamenti presentati. Entrambi hanno espresso parere negativo, fatta eccezione per il n. 131 ed il n. 129. L’Aula ha quindi proceduto alla votazione, respingendo gli emendamenti nn. 20, 81,149 e 169 approvando invece gli emendamenti n. 131 (Compiti del dirigente assegnato a studi e ricerche, Unità di progetto) e 129 (Equiparazione del trattamento economico dei coordinatori delle Unità di progetto, finalizzato al conseguimento degli obiettivi, al contratto di lavoro dell’area dirigenziale), quest’ultimo a scrutinio segreto con 30 voti favorevoli e 20 contrari.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.8 con la discussione generale dell’articolo e degli emendamenti.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha manifestato la sua meraviglia perché l’articolo «è l’unica norma sul Corpo Forestale mentre è opportuno che eventuali modifiche siano inserite nell’apposita legge di riforma; del resto stamattina la stessa maggioranza aveva detto che non dovevano esserci norme sul personale». «Siamo davanti ad una follia – ha protestato Oppi – non è mai successo che un dirigente della Regione andasse al vertice del corpo: se uno non ci ha mai lavorato non sa nemmeno di cosa si occupa, soprattutto per ciò che concerne il settore investigativo che opera per delega della magistratura». La vera svolta, ha continuato il consigliere, «sarebbe quella di portare il corpo sotto la competenza dello Stato, visto che è l’unico autonomo nel panorama regionale e costa alla Sardegna 30 milioni l’anno». «Quella che state facendo è una marchetta chiara e lo vedremo subito», ha concluso Oppi rivolto alla maggioranza annunciando con forza il suo voto contrario.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha iniziato il suo intervento dichiarando che il consigliere Oppi ha usato il termine migliore: «E’ una norma aberrante secondo la quale un dirigente esterno potrebbe ricoprire un ruolo in cui è previsto il requisito di ufficiale di polizia giudiziaria, compito delicatissimo riservato a figure altamente specializzate». E’impensabile, ha concluso Crisponi, «che anche che il miglior dirigente della Regione, in forza di una legge, possa ricoprire quella funzione al vertice di un esercito di 1400 uomini, è un percorso con fotografia, un articolo sbagliatissimo».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha condiviso le osservazioni contenute negli interventi precedenti, ricordando fra l’altro che «il ministro della Funzione pubblica Madia ha presentato un disegno di legge che va verso la riunificazione corpi di polizia per cui, in questo nuovo contesto, sarebbe davvero auspicabile riportare in capo allo Stato la competenza del corpo forestale». In ogni caso, ha proseguito, «è chiaro che nessuno, sia pure con grandi capacità, può avere conoscenze e competenze adatte in un contesto così speciale». Per quanto riguarda il nuovo regime che il testo prevede per le figure dirigenziali, secondo Zedda la strada maestra sarebbe quella di una progressiva diminuzione, fermo restando che «occorre prestare attenzione a quelle figure professionali dei cosiddetti facenti funzioni che, in molti casi, hanno sopperito a situazioni complesse mandando avanti l’attività dell’amministrazione regionale in tanti settori».

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha illustrato i contenuti dell’articolo 8 “modifiche all’articolo 28 della legge regionale 31 del 1998 (Attribuzioni delle funzioni dirigenziali)” sottolineando il fatto che la norma va nel segno della semplificazione e della continuità amministrativa con la possibilità di designazione dei dirigenti. Demontis ha evidenziato inoltre come oggi la figura del direttore generale sia da considerarsi alla stregua di un manager e quindi non è più necessario rivolgersi ad un esperto. Il riferimento vale, a giudizio del relatore indicato dalla commissione, per la disposizione contenuta nell’articolo 8 a proposito della possibilità di attribuire l’incarico di direttore generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale ai dirigenti dell’amministrazione regionale in possesso di comprovata professionalità ed esperienza nelle materie di competenza del Corpo forestale.

Il consigliere della maggioranza ha quindi rimarcato le misure di contenimento della spesa pubblica derivanti dalle disposizioni dell’articolo 8, in particolare per quanto attiene il divieto per gli enti e le agenzie regionali di compensi ai ruoli apicali superiori a quelli attribuiti ai direttori generali dell’amministrazione regionale. «Inoltre – ha spiegato Demontis – è previsto l’indirizzo per enti e agenzie ad istituire una sola posizione dirigenziale che deve svolgere anche le funzioni di direttore di servizio». A giudizio del consigliere del Pd va inoltre rimarcata la possibilità di revoca degli apicali al momento dell’insediamento della Giunta regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’articolo 8 “il banco di prova per la maggioranza per dimostrare la sua credibilità in ordine all’inserimento nel Dl 72 di norme che riguardano il personale”. A giudizio del capogruppo della minoranza, infatti, la maggioranza contraddice se stessa e al punto d) dell’articolo 8 ha inserito proprio norme che riguardano il personale e che – stando alle dichiarazioni dei consiglieri del centrosinistra – dovrebbero essere oggetto di un apposita legge. «Se passano i contenuti dell’articolo 8 – ha incalzato Pittalis – allora non ci sono giustificazioni perché non possano essere approvati gli emendamenti riguardanti il personale dell’Ente foreste».

L’esponente del centrodestra ha quindi definito “un’operazione spericolata” la volontà della maggioranza di “assoggettare” il Corpo Forestale alla volontà politica invece che alla magistratura per quanto attiene i compiti che il corpo regionale svolge al servizio delle Procure. «Con l’articolo 8 – ha ammonito Pietro Pittalis – create i presupposti per la nomina di qualche dirigente regionale che avete già individuato ed in più puntate al controllo delle attività investigative del Corpo Forestale».

Pietro Pittalis ha concluso invitando il Consiglio a cassare l’articolo 8 del Dl 72.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha rinunciato all’intervento ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere agli emendamenti presentati all’articolo 8.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere favorevole agli emendamenti 134 e 137 e contrario per tutti gli altri. L’assessore Demuro ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore. Si è proceduto dunque con la votazione dell’emendamento 21 che non è stato approvato (17 favorevoli e 29 contrari) mentre con 30 voti a favori e 17 contrari è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale n. 134 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) in materia di attribuzione temporanea di funzioni, che sostituisce gli articoli 4 bis, 4 ter, 4 quater, 4 quinquiens della lettera d) dell’articolo 8 del Dl 72.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato decaduti gli emendamenti nn. 164, 39 e 38 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 8 che è stato approvato dall’Aula con 33 voti favorevoli e 18 contrari.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 105 che è non è stato approvato (17 favorevoli e 35 contrari) mentre è stato approvato con 34 favorevoli e 18 contrari, l’emendamento aggiuntivo n. 137 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 8 dopo il comma 1 aggiunge il comma 1 bis che così recita: “Le disposizioni legislative o contrattuali che riconoscono un trattamento economico parametrato alla retribuzione di posizione prevista per le funzioni di dirigente con compiti di studio, ricerca e consulenza sono da intendersi riferite alla misura attualmente prevista dal contratto collettivo per la suddetta posizione”.

Il presidente ha aperto quindi la discussione sull’articolo 9 “Modifiche all’articolo 30 della legge regionale 31 del 1998 (Sostituzione dei direttori generali e dei direttori di servizio)” e agli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare il presidente ha invitato il relatore a formulare il pare sugli emendamenti presentati. Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 9 (nn. 27, 95, 96 e 104) e la Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore. Con medesimo risultato (18 favorevoli e 34 contrari) non sono stati approvati gli emendamenti n. 27, 95, 96 e 104.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo 9 che è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contrari.

Il presidente Ganau ha dichiarato soppresso l’articolo 10 ed ha aperto al discussione dell’articolo 11 “Modifiche all’articolo 33 bis della legge regionale 31 del 1998 (Conferimento di funzioni dirigenziali presso altre amministrazioni)” e degli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare, il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato parere contrario per l’unico emendamento presentato il n. 29. Parere conforme a quello del relatore è stato espresso dalla Giunta con l’assessore Demuro.

Verificato che l’unico emendamento presentato (il n. 29) è “soppressivo totale”, il presidente Ganau ha posto in votazione l’articolo 11 nella formulazione originaria del Dl 72. L’Aula ha quindi approvato l’articolo 11e il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione all’articolo 12 “Sostituzione dell’articolo 39 della legge regionale 31 del 1998 (Variazione provvisoria delle dotazioni organiche, mobilità nel sistema Regione)” e degli emendamenti presentati. Non essendoci iscritti a paralare, il relatore Demontis ha espresso il parere sugli emendamenti, formulandolo positivo solo per gli emendamenti nn. 136, 5 e 4; contrario per tutti gli altri. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore. L’Aula non approvato gli emendamenti nn. 30 e 83; il n. 160 mentre ha approvato l’emendamento soppressivo parziale n. 136 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che sopprime all’articolo 12, comma 1 il punto 1. Nelle successive votazioni non sono state approvati gli emendamenti nn. 98 e 107; i nn. 87 e 109.

Il presidente Ganau, a seguito dell’approvazione dell’emendamento 136 ha dichiarato decaduti gli emendamenti n. 166, 84, 86 e 108. Non approvato, invece, l’emendamento 82. Approvato, invece, l’emendamento sostitutivo parziale n. 5 (primo firmatario il consigliere Roberto Deriu, Pd) che così riformula il punto 3 del comma 1 dell’articolo 12: “L’assessore competente in materia di bilancio è autorizzato ad apportare con proprio decreto le necessarie variazioni compensative, anche fra diverse unità di voto del bilancio di previsione della Regione, ivi comprese quelle relative ai contributi di funzionamento di enti, agenzie e istituti, nei limiti delle spese per il personale conseguenti ai trasferimenti disposti in attuazione del presente articolo”.

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’intero articolo 12 che è stato approvato ed ha proceduto con le votazioni degli emendamenti aggiuntivi. L’Aula ha approvato l’emendamento aggiuntivo n. 4 (primo firmatario il consigliere di Sel, Agus) che così recita: “Nel punto 2 del comma 1 dell’articolo 12 dopo la parola – complessiva – sono inserite le seguenti: – del sistema regionale -“.  Non approvati, invece, gli emendamenti 85, 40, 88 e 110, 51.

Il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 13 “Sostituzione dell’articolo 40 della legge regionale 31 del 1998 (Trasferimenti, assegnazioni e comandi, mobilità tra il sistema Regione e altre pubbliche amministrazioni)” e degli emendamenti presentati.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha segnalato all’Aula l’emendamento n. 52 ed il presidente Ganau ha fatto presente che sarà discusso nel corso dell’esame dell’articolo 15 bis. Il capogruppo del Psd’Az. Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento di cui è presentatore, il n. 58.

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis, ha espresso il parere favorevole solo per l’emendamento 138 e contrario per tutti gli altri emendamenti presentati. La Giunta ha dichiarato parare conforme a quello del relatore.

L’Aula con votazioni consecutive non ha approvato gli emendamenti: 31, 89, 99; 90 e 100; 91 e 101; 92 e 102. Il presidente Ganau ha dichiarato inammissibili i due emendamenti 93 e 103 e l’Aula ha approvato l’emendamento sostituivo parziale n. 138 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 13, comma 1, sostituisce il punto 3 con la seguente dicitura: “I comandi di cui ai commi 1 e 2 sono attivati secondo i criteri stabiliti dalla Giunta regionale, sentiti i dipendenti interessati, con provvedimento del direttore competente in materia di personale in ciascuna amministrazione del sistema Regione”.

Il Consiglio ha quindi approvato l’intero articolo 13 e si è passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento 57, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato il voto a favore, mentre il consigliere Demontis ha ribadito il voto contrario. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 57 e si è proceduto con le dichiarazioni di voto sull’emendamento 41, formulate dal consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna): favorevole; e dal capogruppo dei Riformatori, Dedoni: favorevole. Il Consiglio non ha approvato l’emendamento n. 41 e con votazione a scrutinio elettronico (16 favorevoli e 34 contrari) non ha approvato l’emendamento 58.

Il presidente del Consiglio ha aperto la discussione sull’articolo 13 bis “Inserimento dell’articolo 40 bis della legge regionale 31 del 1998” e sugli emendamenti. Preso atto del ritiro dell’unico emendamento presentato all’articolo 13 bis, il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 14 “Modifiche all’articolo 27 della legge regionale n. 32 del 1988 sulla composizione degli uffici di gabinetto” e sugli emendamenti. Il primo consigliere a intervenire è stato Stefano Tunis (FI), il quale ha chiesto all’Aula un chiarimento su quale funzione debbano avere gli Uffici di gabinetto. Tunis ha ricordato che in Commissione è stata respinta all’unanimità la possibilità, prevista nel testo della Giunta, di aumentare i consulenti dell’Ufficio di gabinetto del presidente della Regione da due a tre. «Non vorrei che nel corso del dibattito, attraverso qualche emendamento, si riaprisse la porta all’aumento dei consulenti». Immediata la risposta del consigliere del Pd, Salvatore Demontis, il quale ha spiegato che il voto negativo in Commissione è stato dovuto a un difetto di comunicazione tra Giunta e Commissione. L’Esecutivo, ha spiegato Demontis, ha comunicato che il terzo consulente andrà all’ufficio di Roma, visto che il Servizio di Roma verrà soppresso. Quindi, per Demontis, non solo non c’è un aggravio di spese ma c’è un risparmio.

Ha dichiarato il voto a favore dell’articolo il consigliere Roberto Deriu (Pd), ma con riserva. L’esponente della maggioranza ha affermato che è fondamentale per l’attività del presidente della Regione che quest’ultimo possa scegliere il proprio staff. Devono essere in primo luogo  persone godono della fiducia del presidente, figure duttili e con competenze specifiche. «Dobbiamo riuscire a disegnare attorno al vertice politico un ufficio che lo aiuti a governare, a conoscere e a comandare». E ha concluso: «Il presidente si deve scegliere le persone che lo possano aiutarlo meglio a governare». D’accordo anche Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi) perché il presidente e gli assessori devono avere «una struttura di supporto quanto più qualificata possibile». Dedoni si è detto contrario al continuo utilizzo del comando, mentre è favorevole alla mobilità.

Il presidente ha dato poi la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Non so se la maggioranza si sia resa conto di cosa stia approvando con l’articolo 14. Abbiamo un testo presentato dalla Giunta regionale che prevede tre consulenti, un testo esitato dalla Commissione che riporta a due i consulenti e tra gli emendamenti ce n’è uno che ripristina le tre unità. È un modo schizofrenico di agire». Pittalis ha dato ragione all’on. Deriu sul fatto che gli assessori e il presidente della Regione devono potersi scegliere lo staff e ha ricordato che  il punto 3 dell’articolo 14 dice che il personale dell’Ufficio di gabinetto è scelto tra i dipendenti del sistema Regione e che gli Uffici di gabinetto attuali, se passasse la norma, dovranno essere modificati.

In risposta al capogruppo Pittalis è intervenuto l’assessore Demuro, il quale ha rassicurato l’esponente dell’opposizione sul fatto che resta in vigore il comma 4 dell’articolo 27 della Legge regionale n. 32 del 26 agosto del 1998. Il comma prevede che “Il Capo di Gabinetto, il segretario particolare ed i consulenti che devono essere dotati di alta e specifica professionalità, possono essere scelti fra i funzionari in servizio presso altre amministrazioni pubbliche, da comandarsi presso l’Amministrazione regionale, o anche fra estranei all’Amministrazione regionale”.

Il presidente Ganau ha messo, quindi, in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 135 (Pietro Cocco e più) che porta i consulenti del presidente della Regione da due a tre. L’emendamento è stato approvato con 29 voti favorevoli e 22 contrari. L’Aula ha poi approvato anche il testo dell’articolo 14.

Sull’emendamento 42 uguale al 173, che è stato bocciato, che prevedeva l’istituzione della vice dirigenza sono intervenuti Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) e Alessandra Zedda (FI), presentatori del testo. Gli esponenti della minoranza hanno messo in evidenza l’importanza di questa nuova figura di supporto al dirigente, che renderebbe più efficiente l’amministrazione e più responsabilizzato il personale. La vice dirigenza, ha spiegato Zedda, esiste già a livello nazionale.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.15.

Il relatore e la Giunta hanno espresso il parere su emendamenti, contrario tranne che per il n. 156 (Attività delle conferenze e servizio di Roma)

Non essendoci iscritti a parlare l’Aula ha respinto il n.24 ed ha approvato il testo dell’articolo 15. Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 47, 165, e 52.

Sull’emendamento n.53 il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sottolineato che «si intende rendere giustizia a quanto hanno avuto un inquadramento dirigenziale dopo aver vinto un concorso, senza però veder riconosciuto il livello retributivo». L’emendamento è stato poi respinto, con 17 voti favorevoli e 32 contrari. A seguire sono stati respinti anche gli emendamenti n.140, 141, 142, 143, 144, 145 e 146.

Sull’emendamento n.156 il primo firmatario Anna Maria Busia (Sardegna Vera-Cd) ha annunciato il ritiro, precisando che «ci sono state date rassicurazioni che si interverrà sul punto con un atto amministrativo della Giunta ma è importante che se ne sia parlato». Gli uffici di Roma, ha ricordato, «sono di proprietà del Banco di Sardegna e costano circa 250.000 l’anno; è opportuno, nel quadro del contenimento delle spese, ridimensionare questa struttura anche perché i suoi compiti possono essere svolti utilmente dalla conferenza Stato-Regioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha comunicato di voler fare suo l’emendamento, riservandosi poi di decidere sul ritiro. «Siamo davanti – ha detto – ad una contraddizione incredibile, prima si aumentano i consulenti del presidente, poi si parla contenimento di spese: al contrario, penso che l’ufficio vada potenziato e rinforzato, perché in questi mesi è emerso che il ruolo della Regione deve contare soprattutto a Roma, nel rapporto con lo Stato». Pittalis ha infine annunciato il ritiro dell’emendamento, auspicando che si trovi il modo per affrontare la questione sotto ogni aspetto».

Sull’emendamento n. 43 il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha espresso parere favorevole, perché «si prevede il recupero di una norma nazionale che assegna una riserva del 50% di posti nei concorsi pubblici al personale dipendente; questo non significa che si vincono i concorsi in modo surretizio ma la precedenza scatta solo se vince, sarebbe il riconoscimento di giuste aspirazioni per chi è entrato nell’amministrazione magari con un livello inferiore».

Messo in votazione, l’emendamento n.43 è stato respinto insieme al n. 170.

Il presidente Ganau ha quindi avviato la discussione dell’art. 15/bis e degli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «questa riforma, alla fine, è diventata il “cavallo di Troia” per arrivare al commissariamento delle Province, per il desiderio irrefrenabile di commissariare qualunque cosa». Dopo aver chiesto ai commissari di verificare tutto si comunica la loro sostituzione, un fatto su cui, secondo Tunis, «c’è persino poca letteratura giuridica; chiederemo ai nuovi se tutto va bene ma sarà dura sostenerlo davanti all’opinione pubblica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha evidenziato che «dopo le  invettive sulla precedente amministrazione ora si chiude il cerchio: resterà solo qualche commissariato di polizia da commissariare». Dopo aver ripercorso l’iter di abolizione delle Province, Cossa ha affermato che ci si trova di fronte «ad una norma brutale che dà ai commissari un termine di 15 giorni per fare non si sa bene che facendo scattare poi la sostituzione o la conferma degli stessi commissari; è una norma che non sta in piedi, sarebbe stato molto più ragionevole indicare un termine vero che darebbe un senso ad una vera riforma delle autonomie locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che in poco tempo si è passati «dalla competenza al potere per evitare pasticci e migliorare la qualità dell’amministrazione, consolidata anche oggi dai continui richiami a leggi organiche, ad una pura follia giuridica». E’vero, ha riconosciuto, «che chi vince ha il diritto di governare, però commissariare i commissari è davvero troppo, questa legge è diventata lo strumento per commissariare i commissari sgraditi senza nemmeno salvare le apparenze, l’ennesima porcata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd), riprendendo la metafora del cavallo di Troia, ha affermato che in realtà manca il cavallo, mentre è vero che prima c’era Ponzio Pilato come ha detto il consigliere Cossa; «qui si vuole sostituire le gestioni provvisorie mettendo ordine in una situazione giuridica mostruosa e non si può accusare noi di sostituire i commissari se queste figure le avete inventate voi con i vostri podestà, noi stiamo ricostruendo un tessuto istituzionale profondamente lesionato».

Non essendoci altri iscritti a parlare, relatore e Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti, sempre negativo tranne che per il n. 133 “commissari per le gestioni provvisorie delle Province e modifica dell’articolo 4 della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13”.

L’Aula ha quindi respinto gli emendamenti n.44 e 54.

Sull’emendamento n.133 il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «per l’ennesima volta si cambia del tutto un articolo e, nel merito, occorre precisare il riferimento ai requisiti dei commissaria, che dovrebbero essere almeno dirigenti enti locali o ex segretari comunali, in coerenza con norme nazionali che vietano incarichi a pensionati».

Il presidente Ganau ha precisato che la legge richiede che i dirigenti in pensione prestino la loro opera per non più di un anno ed a titolo gratuito.

L’emendamento 133 è stato poi approvato con 33 voti favorevoli e 16 contrari.

Subito dopo è stato approvato il testo dell’articolo e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti n.163 (a scrutinio segreto, 22 favorevoli e 28 contrari) e n. 66.

Al termine di quest’ultima votazione è iniziata la discussione dell’art.15/ter.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha dichiarato di trovarsi «in grossa difficoltà nel dover esprimere un voto favorevole a questo articolo perché, se stralciamo le questioni del personale bisogna poi avere un trattamento uniforme e rispettare l’orientamento comune dei capigruppo». «Le mie remore sono intellettuali – ha chiarito Manca – ma anche dal punto di vista formale ho grossi dubbi; c’è un aumento di spesa nascosto, si sta derogando alla durata degli incarichi che non possono avere durata superiore ad un anno». Dopo aver aggiunto che «non si possono fare figli e figliastri», Manca ha annunciato che non parteciperà alla votazione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che «nella maggioranza qualcuno si rende conto di quanto sta succedendo, prima ha detto di voler procedere con una legge organica, poi si è arrivati a questo capolavoro di fantasia, con stabilizzazioni mascherate e personale trattato perfino meglio di quello in ruolo». «Da una parte – ha riconosciuto Truzzu – si vuole ovviare ad un problema ma di questi problemi ce ne sono a centinaia; se si apre questa porta generazioni di giovani sardi non avranno nemmeno la possibilità di provare a fare un concorso».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha dichiarato che la posizione di Manca evidenzia una obiezione vera, anche se «sulla questione specifica va precisato che non è una stabilizzazione né una eccezione alle deroghe; c’è un gruppo di ragazzi che regge di fatto l’assessorato dell’Urbanistica, un gruppo che non potrebbe più lavorare mancando tutti gli obiettivi della Regione». Resta comunque, ha concluso Arbau, «l’impegno previsto nell’ordine del giorno ad intervenire sul personale in modo organico, in modo che tutti abbiano risposte».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che si è parlato più volte del problema, anche in fase di assestamento. «La realtà dell’assessorato dell’Urbanistica – ha continuato – è che quel gruppo di lavoro fornisce assistenza ai Comuni per i Puc, alla Regione per la legge edilizia e urbanistica, alla nuova stesura del Ppr». Solinas ha poi negato che si tratti di una stabilizzazione: «Si conclude un percorso con cui si possono dare risposte alla Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha ammesso che «si sta parlando di professionalità di alto livello che sono necessarie, tuttavia resta il problema del metodo perché i trattamenti diversi ci sono eccome». «Se l’amministrazione regionale ha problemi – ha affermato – vanno risolti tutti al di là della volontà della maggioranza, avremo creato meno errori e creato meno aspettative mentre si poteva e si doveva fare molto meglio».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha detto «che non può passare inosservato l’atteggiamento a corrente alternata della maggioranza e Manca ha fatto bene ad evidenziarlo: quella del personale regionale dipendente o precario è un problema che non può essere trattato usando due pesi e due misure». «Non sono in discussione – ha proseguito – ruolo, funzione ed utilità del gruppo di lavoro, ma il metodo è censurabile, qui ci sono 840.000 euro per alcuni e niente per altri, a cominciare dai lavoratori dell’Ente foreste che hanno gli stessi diritti».

Al termine della discussione, relatore e Giunta hanno espresso parere contrario sull’unico emendamento presentato, il n. 45.

Il primo firmatario dell’emendamento Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha tenuto a precisare che «non è in discussione la qualità persone, il loro ruolo ed i loro e compiti: non si parla dei singoli ma del metodo e se sarà sempre questo non risolveremo mai nulla».

L’emendamento è stato respinto dall’Aula e, successivamente, è stato approvato il testo dell’art.15/ter con 31 voti a favore, 3 contrari e 14 astenuti.

Sull’articolo 15 quater (piano per il superamento del precariato) e sull’emendamento 159 sull’ente foreste (bocciato),  sono intervenuti, anche più volte, i consiglieri Peru (Forza Italia Sardegna), Antonio Solinas ( Pd), Demontis (Pd), Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel), Arbau (Sardegna Vera), Dedoni (Riformatori sardi), Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente sulla situazione dell’ente foreste.

In rapida successione sono stati approvati gli articoli 15 quater, il 16, il 16 bis, il 16 ter, il 16 quater e il 16 quinquies.

Sull’articolo 16  sexies, e sugli emendamenti presentati, sono intervenuti: Cristian Solinas (Psd’az), Paolo Truzzu (Sardegna), Attilio Dedoni (Riformatori sardi). L’articolo è stato approvato.

Sull’emendamento 157, presentato dalla consigliera Busia e fatto proprio da Pietro Pittalis sono intervenuti, oltre al capogruppo di Forza Italia Sardegna, Pietro Cocco (Pd). L’emendamento è stato bocciato.

Sull’articolo 17 e sugli emendamenti sono intervenuti Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna), Salvatore Demontis (Pd), Approvato il testo dell’articolo e l’emendamento 7 (Busia e più) che aggiunge un articolo che prevede l’entrata in vigore della legge nel giorno della pubblicazione sul Buras.

L’aula ha approvato anche tre ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito dall’articolo 12 della legge regionale 9/2006.

Questo odg impegna la giunta regionale ad adottare entro 120 giorni dall’approvazione dell’ordine del giorno, con propria deliberazione, su proposta dell’assessore degli affari generali, previo parere della commissione competente, le linee guida per l’equiparazione dei trattamenti retributivi del personale del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’articolo 12 della legge regionale 9/2006, in armonia con i principi che regolano il lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e nel rispetto delle norme sull’ordinamento degli enti locali.

Il secondo ordine del giorno approvato (Arbau e più) riguarda l’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione. In particolare questo documento impegna la giunta regionale a predisporre, entro sei mesi, un apposito disegno di legge sul personale che affronti e risolva le questioni solevate in materia di personale durante la discussione sul DL n. 72. L’esecutivo, inoltre deve garantire, nell’applicazione del DL 72, la prosecuzione di importanti funzioni, assicurando la continuità lavorativa del personale precario coinvolto. La Giunta è stata anche impegnata a emanare direttive precise all’Ente foreste per attivare immediatamente la procedura ad evidenza pubblica che risolva alla radice, ed in tempi rapidi, la questione attinente alle assegnazioni temporanee di mansioni superiori. Il terzo ordine del giorno approvato, che è stato illustrato da Alessandra Zedda) riguarda la Croce Rossa italiana che sarà posta in liquidazione dal primo gennaio 2015. L’ordine del giorno impegna il presidente della Regione a porre in essere tutte le azioni necessarie anche per rispettare il profilo pubblico dell’ente e per salvare i livelli occupativi inserendo i militari della Sardegna in una lista di esaurimento per essere destinati alla protezione civile o ad un coinvolgimento per il servizio del 118.

Per dichiarazione di voto sul DL 72 sono intervenuti: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha espresso voto contrario perché non si sono applicati criteri uguali per tutti. Michele Cossa (Riformatori Sardi) ha parlato di legge negativa perché inquinata da norme intruse. Agus ha espresso, invece, voto a favore. Si tratta di una legge importante che apre un processo di riforma ed è un primo tassello di un puzzle complicato. Pietro Cocco (Pd) ha espresso un parere favorevole sulla legge e ha detto che la riorganizzazione della Regione è un tema che si è affrontato da tempo, ma nessuno ha mai risolto il problema. Noi abbiamo fatto un primo passo. Questa legge è l’inizio di un percorso. Per Arbau (Sardegna Vera) si tratta di una buona legge. E’ stata l’ennesima prova per questa maggioranza superata con intelligenza. Ma questa tecnica legislativa di stravolgere l’attività fatta in commissione in Consiglio, non funziona più. Il DL 72 è stato approvato (votanti 46, sì 32, no 14). 

Pl 141 (Pietro Cocco e più) “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”

Il presidente Ganau ha annunciato quindi la presentazione per la discussione in Consiglio con la procedura d’urgenza di cui all’articolo 102 del regolamento, della Pl 141, siglata da tutti i capigruppo, primo firmatario Pietro Cocco (Pd), dal titolo: “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha chiesto la sospensione dell’esame del Dl 141 e il rinvio del testo in commissione, definendo la proposta “invotabile”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato di accogliere l’invito del collega di gruppo Ruggeri per il rinvio del testo in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto “basito” per la decisione comunicata dal capogruppo dei democratici ed ha definito un’autentica “sconfessione” quella ricevuta da Pietro Cocco. «Ma il punto non è questo – ha aggiunto l’esponente dell’opposizione – ma il rischio concreto dei fallimenti che si fa correre alle società dilettantistiche dello sport isolano».

Pittalis ha invitato il gruppo del Pd ed i consiglieri della maggioranza a procedere con l’esame della Pl 141, evidenziando come sia frutto di un’intesa tra tutti i capigruppo del Consiglio regionale. «Se così non sarà – ha concluso Pittalis – non firmeremo più alcuna procedura d’urgenza con il ricorso all’articolo 102 del regolamento».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha definito un “simpatico siparietto” quello andato in scena in seno al gruppo del Pd ma si è detto pronto a “sfilarsi” dal voto sulla Pl 141 seppure in autonomia rispetto al suo gruppo e alla minoranza. Crisponi ha lamentato una scarsa azione a difesa delle sponsorizzazioni di società che competono tra i professionisti, facendo esplicito riferimento alla revoca delle sponsorizzazioni di “Sardegna promozione” alle squadre del Cagliari calcio e alla Dinamo basket.

La consigliera del Centro democratico, Anna Maria Busia, ha invitato alla prudenza e ha dichiarato di condividere le perplessità e le richieste avanzate dal consigliere Ruggeri per la sospensione dell’esame della Pl 141. «Lo sport è importante – ha conclusa la consigliera della maggioranza – e gli accordi tra capigruppo vanno rispettati ma le emergenze della Sardegna sono altre». Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione per alzata di mano la pregiudiziale avanzata dal consigliere Luigi Ruggeri che è stata approvata dall’Aula.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori ed ha comunicato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

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Il Centro Democratico ha presentato questa mattina due emendamenti (prima firmataria Anna Maria Busia) al disegno di legge 72 Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”, le cui finalità sono l’eliminazione degli uffici del Servizio di Roma della Regione e del Consiglio regionale e la soppressione del Crel.

Il consigliere Busia ha evidenziato come sia fondamentale potenziare il ruolo della Regione nella Conferenza Stato-Regioni, garantendo un presidio operativo a Roma, ma non spendendo un canone locativo di 250mila euro per una sede di 800 metri quadri con 10 posti auto, come avviene oggi. «Sarebbe opportuno, per esempio – ha proseguito Busia – verificare la disponibilità di ambienti al Cinsedo (Centro interregionale di studi e  documentazioni), di cui sono soci le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, con un contributo di 180mila euro l’anno che viene erogato della Sardegna.» Tra l’altro il Cinsedo supporta la Conferenza Stato-Regioni e sarebbe, secondo l’esponente della maggioranza, il luogo più idoneo per coordinare e rendere più efficace l’azione dell’Isola a Roma. «La spesa sostenuta per il Servizio di Roma, trasformato da Settore a Servizio dalla Giunta Cappellacci, non è in linea con l’obiettivo di contenere la spesa e ridurre i costi non necessari. Sono sicura che l’assessore Demuro accoglierà con favore i nostri emendamenti».

Nel secondo emendamento, l’on. Busia ha proposto la soppressione del Crel (Consiglio regionale dell’economia e del lavoro). «Abbiamo già presentato una proposta di legge, ma crediamo che potrebbe essere inserito, attraverso l’emendamento – ha continuato Anna Maria Busia – nel Dl 72, nella logica della razionalizzazione delle spese e delle competenze della Regione. Il lavoro svolto dal Crel può essere eseguito dalle Commissioni consiliari, con un risparmio economico notevole».

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Anna Maria Busia (Cd), ha espresso soddisfazione per l’approvazione dell’ordine del  giorno unitario (Truzzu e più) sull’Istituzione del Coordinamento della Sanità penitenziaria.
«E’ un passaggio importantissimo perché finalmente viene centralizzata l’organizzazione dell’assistenza sanitaria penitenziaria in assessorato». Anna Maria Busia ha ricordato che a seguito del passaggio delle competenze dallo Stato alla Regione, ogni azienda sanitaria applicava procedure differenti, in quanto mancava un coordinamento.
«Due anni fa avevo presentato, come avvocato, assieme con Roberto Frongia, una diffida all’assessorato della Sanità affinché ci fosse uniformità di trattamento delle persone detenute».
Il consigliere regionale ha ricordato che le persone detenute hanno necessità di interventi differenziati rispetto ai malati liberi, in quanto presentano patologie molto varie e viene richiesto da parte dei medici un continuo confronto con l’autorità giudiziaria. Anna Maria Busia ha auspicato, infine, che venga valorizzata l’esperienza dei medici che hanno lavorato in carcere, perché conoscono  le diverse problematiche con cui ci si deve scontrare nell’assistenza sanitaria penitenziaria.

Il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 5 (Case della Salute) della proposta di legge 71/A (Cocco Pietro e più)  “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale” ed ha concluso la discussione generale sull’articolo 6. I lavori riprenderanno mercoledì, 12 novembre, alle 10.00, con la conclusione dell’esame della proposta di legge, per poi passare all’esame del DL 72Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione dell’art. 5 e degli emendamenti alla proposta di legge 71/A.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha ricordato che l’Aula deve ancora votare l’art. 4 e, in particolare, l’emendamento n. 248 sulla sanità penitenziaria. Il presidente ha precisato che l’emendamento non è ancora pervenuto e pertanto si può procedere sull’art. 5.

Prima di avviare la discussione generale, il presidente ha dato lettura degli emendamenti presentati e successivamente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Lorenzo Cozzolino, del Pd.

Lorenzo Cozzolino, soffermandosi sulla novità della legge rappresentata dalle case della salute ha affermato che «queste strutture sono state programmate come un luogo in cui vengono erogate cure primarie da parte di personale sanitario e del servizio sociale, professionisti che hanno in carico il cittadino assicurando continuità assistenziale 24 ore al giorno e 7 giorni su 7, compreso il servizio di prenotazione». «Le case della salute – ha proseguito Cozzolino – sono parte integrante del distretto, il cui modello di base è dimensionato attorno ai 30.000 abitanti, in alcun realtà della Sardegna saranno quindi necessariamente più grandi».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invitato l’Assemblea ad una riflessione su una legge con tante lacune ma comunque importante perché «per l’ennesima volta, con un emendamento successivo si sta completamente riscrivendo la legge: un modo di procedere censurabile che riduce il testo ad un aggregato di enunciazioni di principio». «Sarebbe opportuno – ha proposto – tornare almeno per una giornata in commissione per riflettere sul lavoro svolto». «Con questo modo di procedere – ha continuato Zedda – viene svilito il ruolo del Consiglio da una azione invasiva della Giunta che ha bacchettato la maggioranza richiamandola all’ordine costringendola a riscrivere le parti più importanti della legge; una legge che comunque resta piena di contraddizioni, da una parte si introducono nuove figure e addirittura nuove aziende ma non si dice nulla, ad esempio, di guardie mediche e poliambulatori».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito l’articolo «l’ennesimo tassello di un puzzle che non riesce a comporsi; le case della salute nascono con tante buone intenzioni che non si sono realizzate, ora si vuole raddrizzare la situazione ma occorre interrogarsi sul risultato di quella esperienza, purtroppo senza dati in grado di supportare una analisi approfondita». «Bisogna intervenire – ha sostenuto Cossa – con cognizione di causa e questa legge non lo fa, è impensabile ad esempio che ogni casa della salute debba sviluppare un proprio modello informatico, vuol dire che non abbiamo nemmeno una vaga idea di cosa comporterebbe mentre, casomai, dovrebbe essere il sistema Sisar ad occuparsi di informatizzare la rete territoriale».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha sottolineato che l’istituzione delle “case della salute” è un processo irreversibile nel verso dell’integrazione dei servizi nel territorio. «Il punto – ha aggiunto l’esponente della minoranza – è scrivere una buona norma che ne espliciti funzioni e ne garantisca le finalità istitutive». Locci ha quindi affrontato il tema dei bacini di utenza per l’istituzione delle case della salute ed in riferimento alle affermazioni fatte in proposito dal consigliere Cozzolino ha espresso contrarietà all’ipotesi di assumere come bacino di utenza minimo quello dei 30mila abitanti. Ignazio Locci ha affermato che serve tener conto di tutti i territori dell’Isola, ad incominciare da quelli di frontiera. «Non perdiamo di vista i nostri paesi e le esigenze dei loro abitanti», ha dichiarato il consigliere Fi, che ha sollevato dubbi sull’effettivo inserimento dei medici di base all’interno delle costituende case della salute.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ribadito dubbi sulla Pl 71 e si è detto perplesso per quanto disposto dall’articolo 5 a proposito delle forme organizzative delle cure primarie all’interno delle case della salute. L’esponente della minoranza ha quindi insistito nelle critiche all’emendamento della maggioranza all’articolo 5 comma 5 («di fatto stravolge l’intera norma»). Cherchi ha inoltre invitato alla riflessione sui contenuti del comma 3, lettera c) dell’articolo 5, laddove si prevede la promozione di un lavoro di equipe tra le varie figure professionali con il coinvolgimento anche dei medici di base che – a giudizio dell’ex assessore dell’Agricoltura – sono già impegnati 24 ore su 24 con i rispettivi assistiti («meglio sarebbe stato rivolgersi agli specializzandi e specializzati di medicina interna»).

Cherchi ha chiesto lumi sul futuro delle guardie mediche ed ha concluso proponendo lo stop all’esame del testo di legge in Consiglio ed il ritorno della Pl 71 in Commissione.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha accusato la maggioranza di procedere con “giochi di prestigio” e ha ricordato lo stanziamento di 30 milioni di euro per l’introduzione delle case della salute. L’esponente della minoranza ha ricordato il piano dell’allora assessore Liori ed ha affermato che nessuna di quelle case è in funzione e addirittura a Giba la casa della salute si trova all’interno di un ambulatorio.

Oppi ha quindi invitato a considerare come indispensabile un supporto anche di tipo economico per il coinvolgimento dei medici di base nelle costituende case della salute. Il leader dei centristi ha dunque ribadito la necessità di prevedere un adeguato stanziamento di risorse e ha evidenziato la sua contrarietà al punto “i” dell’articolo 5 perché – a suo giudizio – si traduce in una disponibilità di immobili di grandi dimensioni. Giorgio Oppi ha concluso rivolgendosi direttamente all’assessore Arru perché garantisca una posta finanziaria adeguata ed ha definito “insufficiente” quella prevista per l’istituzione dell’Areu.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito le critiche all’impianto normativo ed al modo di procedere attraverso l’approvazione di emendamenti che stravolgono nei fatti il testo esaminato nella commissione consiliare della Sanità. Nello specifico, l’esponente della minoranza ha denunciato il rischio che, così come è ipotizzata nella Pl 71, “la casa della salute diventi una Rsa senza testa e senza coda”. «Ho grandi dubbi sul palinsesto della legge – ha concluso Dedoni – una legge che non è utile perché non produce alcuna riforma».

Per il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, anche le case della salute rappresentano teoricamente una realtà importante, ma ha evidenziato che ai commi 1 e 2 vengono definite le funzioni teoriche, «copiate ma non pensate per il nostro territorio». Per Rubiu «mancano dati, percentuali, programmazione, non definisce una strategia, e non risponde ai bisogno dei sardi». Per quanto riguarda il comma 3 per l’esponente dell’opposizione, si tratta di pura fantasia. «Il più divertente è il comma 4», ha affermato, perché non individua «né le risorse né i soggetti di cui stiamo parlando». E ha aggiunto: «Siete bravi nel copia e incolla ma incapaci di pensare ai reali strumenti per dare risposte. L’aspetto che mi duole di più e che avremmo potuto discutere di misure urgenti per la sanità, invece abbiamo davanti un testo fittizio». Rubiu ha esortato la maggioranza a ritirare il testo e riportarlo in Sesta commissione. Il consigliere del Pd, Roberto Deriu si è detto confuso per le affermazioni della minoranza che parlano a loro volta di confusione con affermazioni contraddittorie. «Intervengo  – ha affermato Augusto Cherchi (Partito dei sardi) – perché stiamo cercando di discutere di argomenti importanti, seri, senza dare quel contorno di serietà che merita. Io riparto dal titolo: norme urgenti». Cherchi  ha affermato che il 118 va riformato in modo urgente e che l’assistenza territoriale, quella di cui tutti hanno più bisogno, deve essere riorganizzata, passando da un concetto di cura a quello di prendersi cura. Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Se questo dibattito aveva bisogno di un momento di chiarezza lo ha fatto il collega Roberto Deriu, che mi dovrà spiegare il suo intervento». E ha aggiunto: «Questo è lo specchio di quello che la maggioranza ha in animo di fare con buoni propositi, con obiettivi pomposamente esaltati come enunciazioni» senza un piano concreto e operativo. Per Pittalis questa legge sta creando preoccupazione tra gli operatori sanitari, visto che la maggioranza non ha tenuto conto delle riflessioni fatte dagli organismi sindacali e di categoria in commissione. «Vi aspettiamo ai primi di giugno per vedere cosa riuscirete a fare. Se c’è confusione questa è dalla vostra parte», e ha concluso: «Per fare pasticci di questa natura sarebbe stato meglio non fare nulla».

Per la Giunta, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha dichiarato che non si sta procedendo col metodo della tabula rasa e, quanto al confronto con gli operatori, ha annunciato che fin da domani partirà “una 48 ore” di confronto a tutto campo con gli addetti ai lavori in collaborazione con l’Università Sant’nna di Pisa, a partire dai medici di famiglia. «Il nostro obiettivo – ha spiegato – è quello di trovare una alternativa all’ospedale per le acuzie e per questo lavoreremo molto sugli uomini e sulla loro motivazione». Arru ha citato in proposito l’esempio della blue tongue, ricordando che «prima c’erano oltre 100.000 capi morti mentre oggi sono appena 15 ma non abbiamo fatto niente di speciale, abbiamo solo messo assieme le risorse umane esistenti». La tendenza internazionale, ha concluso Arru, «è quella di attivare alla luce delle dinamiche demografie negative una alternativa alla centralità dell’ospedale, anche perché in Sardegna avremmo l’indice di vecchiaia più alto di tutta Italia insieme alla Liguria».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sugli emendamenti all’articolo 5. Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha espresso parere favorevole all’emendamento 369 e ha formulato un invito al ritiro per l’emendamento 67 ed ha quindi espresso parere contrario per gli emendamenti: 187, 188, 221, 350, 82, 182, 220, 83, 183, 219, 84, 185, 234, 351, 189, 190, 87, 192, 191, 379.

Il presidente del Consiglio ha chiesto alla Giunta di formulare il parere di competenza. L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dichiarato di rimettersi al parere espresso dal relatore di maggioranza.

Il presidente Gianfranco Ganau ha posto in votazione gli emendamenti: 64, 168, 275, 337. Sono intervenuti per dichiarazione di voto: Alessandra Zedda (Fi), favorevole; il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, contrario; il consigliere di Fi, Ignazio Locci, favorevole; il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, favorevole; il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, contrario; il consigliere di Fi, Marco Tedde, favorevole; la consigliere del Cd, Anna Maria Busia, contraria; il consigliere di Fi, Oscar Cherchi, favorevole; il consigliere di Fi, Stefano Tunis, favorevole; il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, favorevole; il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, favorevole. Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente Ganau ha dichiarato aperta la votazione (52 votanti, 21 a favore e 31 contrari) con la quale l’Aula ha respinto gli emendamenti 64, 168, 275, 337.

Il presidente ha dichiarato inammissibile l’emendamento 262 ed ha proceduto con la votazione degli emendamenti 68, 169, 236, 338 (52 votanti, 20 a favore e 31 contrari) che sono stati respinti. Respinti con successive votazioni a scrutinio elettronico palese gli emendamenti 69, 170, 232, 339, 70, 171, 231, 340, 71, 172, 230, 341, 72, 173, 229, 342, 73, 174, 228, 343, 74, 175, 233, 344, 75, 176, 227, 345, 76, 177, 226, 346, 77, 178, 225, 347, 78, 179, 224, 348, 79, 180, 223, 80, 181, 222, 349, 81, 184, 221, 350, 82, 182, 220, 83, 183, 219, 84, 185, 234, 351, 85, 186, 235, 352.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 65. Per dichiarazione di voto sono intervenuti i consiglieri: Ignazio Locci (Fi), favorevole; Oscar Cherchi (Fi), favorevole; Alessandra Zedda (Fi), favorevole; Marco Tedde (Fi), favorevole. L’Aula ha quindi respinto l’emendamento 65 con 20 voti favorevoli e 31 contrari.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento 66. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri: Ignazio Locci (Fi), favorevole e Michele Cossa (Riformatori), favorevole. Il Consiglio ha respinto l’emendamento 66 con 20 voti a favore e 30 contrari. Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 86 che a conclusione della dichiarazione di voto a favore del consigliere, Oscar Cherchi (Fi), è stato respinto con 21 voti a favori e 31 contrari. Respinto con 20 voti a favore e 31 contro anche l’emendamento 107.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 369 (primo firmatario il capogruppo del Pd, Pietro Cocco), con parere favorevole della commissione e della Giunta che prevede la sostituzione del comma 5 dell’articolo 5 della Pl 71 con la seguente dicitura: «La Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, disciplina funzioni e organizzazione della case della salute, prevedendo livelli e tipologie differenziati per la modulazione delle attività di cui al precedente comma 3, in base alle caratteristiche territoriali e alla programmazione delle reti assistenziali, garantendo una localizzazione equilibrata delle strutture in tutto il territorio regionale che tenga conto di quelle già esistenti o previste nei piani sperimentali approvati, nonché delle aggregazioni funzionali territoriali e delle unità complesse di cure primarie di cui alla normativa vigente». Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri: Lorenzo Cozzolino (Pd), favorevole; Ignazio Locci (Fi), contrario; Alessandra Zedda (Fi), contraria; Giorgio Oppi (Udc), contrario.

L’emendamento 369 è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contro.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato che a seguito dell’approvazione dell’emendamento 369 sono decaduti gli emendamenti: 67, 87, 192  e 191 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 5 della proposta di legge n. 71.

In sede di dichiarazione di voto il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è dichiarato contrario ed ha ribadito le critiche espresse nel corso del dibattito verso l’intero provvedimento ed in particolare su quanto previsto per le case della salute soprattutto per ciò che attiene i cosiddetti bacini di utenza.

Il consigliere di Fi, Oscar Cherchi, ha dichiarato il voto contrario denunciato il pericolo che le case della salute si traducano in un caos con conseguenze dannose per la sanità sarda.

Il capogruppo dell’Udc, Luigi Rubiu, ha dichiarato il voto contrario ed ha ribadito la necessità di una vera riforma sanitaria vicina ai bisogni dei cittadini sardi ed ha paventato il rischio che le case della salute producano lo sfascio delle casse regionali.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, non ha nascosto la parziale fondatezza di alcune perplessità espresse dai consiglieri della minoranza ma ha dichiarato il voto favorevole all’articolo 5 perché – così ha spiegato Arbau – rappresentano una sfida per una nuova classe dirigente sarda.

Il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto contrario, sottolineando come il testo in esame rappresenti un “sistema disomogeneo e disarmonico”. «Non siamo contro le case della salute – ha spiegato l’esponente della minoranza – ma siamo contro le case della salute come sono normate all’articolo 5 della Pl 71».

Concluse le dichiarazioni di voto si è proceduto con la votazione dell’emendamento 369 che è stato approvato con 31 voti a favore e 19 contrari.

Il presidente Ganau è quindi passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 5 ed ha posto in votazione l’emendamento 187. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Michele Cossa (Riformatori), favorevole; il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau che ha espresso la disponibilità ad affrontare in sede di riforma l’ipotesi contenuta, nell’emendamento presentato da Cossa,  di inserire gradualmente nelle case della salute i servizi dell’area socio assistenziale. Il consigliere Ignazio Locci (Fi) favorevole; mentre la consigliere del Pd, Rossella Pinna, si è dichiarata “assolutamente contraria”. Il consigliere dei Riformatori sardi, Luigi Crisponi, ha dichiarato il voto a favore ed ha polemizzato con la consigliere del Pd, Rossella Pinna.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 187 che è stato respinto con 20 voti a favore e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 6 “Ospedali di Comunità” e sugli emendamenti. Per il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, si tratta di «un altro pezzo disarmonico di questo provvedimento legislativo. Tutte cose potenzialmente buone prese singolarmente, il quadro d’insieme che viene fuori è però disastroso. Vengono istituiti gli ospedali di comunità senza spiegare esattamente cosa sono, prenderanno il posto dei piccoli ospedali? Sono le cosiddette Rsa? Questo non è chiaro». Cossa ha poi aggiunto: «Se fossero un veicolo per eliminare quelle duplicazioni di offerta sanitaria che sono presenti in varie parti dell’Isola, allora ci potremmo anche ragionare. Però questo non è chiaro». Per l’esponente della minoranza si tratta di un testo è generico che crea confusione.

Per Ignazio Locci (Forza Italia) gli ospedali di comunità rappresentano il mezzo per razionalizzare la rete ospedaliera a discapito dei piccoli ospedali di periferia. «Mi auguro che non sarà così perché a me stanno molto a cuore gli ospedali di periferia, che non sono la causa di tutti i mali della sanità, anzi». Per Locci l’articolo 6 non è  uno strumento utile all’avvio della riforma sanitaria. Il vice presidente del gruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha ribadito che sarebbero serviti maggiori approfondimenti, perché gli ospedali di comunità sono una buona soluzione, ma manca un’analisi attenta delle strutture da riconvertire, dei costi, (“lo farà la Giunta in un secondo momento?”), in che modo incideranno sui piccoli ospedali, sui poliambulatori. Zedda ha proposto alla maggioranza di fare una pausa e ragionare insieme «per migliorare quello che stiamo andando ad approvare». L’esponente azzurro ha ricordato che alla base della norma c’era la riduzione dei costi, mentre finora è stata approvata soltanto l’istituzione di altre strutture. Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha affermato che nel merito si trovava d’accordo con quanto stabilito dall’articolo 6, ricordando che gli ospedali di comunità risalgono agli anni ’20 in Gran Bretagna e che i primi in Italia sono stati istituiti in Emilia Romagna (“loro ne hanno soltanto tre”). Cherchi ha manifestato preoccupazione per come possano essere recepite queste strutture nei territori che le vedranno contrapporsi agli ospedali di periferia e alla sanità privata. Lorenzo Cozzolino (Pd) ha spiegato che «gli ospedali di comunità garantiscono la cura di tutte quelle persone che necessitano di cure per non acuti, riducendo i ricoveri negli ospedali». E ha aggiunto che anche nel Patto della Salute ci sono gli ospedali di comunità, che nasceranno dalla riconversione di strutture già esistenti e nell’ambito della razionalizzazione della rete ospedaliera.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd), relatore del provvedimento, ha invitato l’Aula ad interpretare correttamente la definizione di ospedali di comunità «come momento di ristrutturazione della rete ospedaliera ed anello di congiunzione fra territorio e rete ospedaliera, luogo in cui trattare in maniera efficace il paziente che ha un modesto bisogno di cure uscendo dalla visione ospedalo-centrica». «Su questo terreno – ha precisato – ci può essere un punto di incontro, fermo restando che ognuno che ognuno deve fare il suo mestiere in un certo territorio e che le funzioni dovranno essere svolte in raccordo con il bacino di utenza».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni si è detto disponibile a convergere con quanto affermato da Ruggeri nell’ottica di una razionalizzazione ma il problema, ha avvertito, «è che questa razionalizzazione non c’è in una legge fatta di segmenti disomogenei: sul territorio, ad esempio, ci sono ospedali che vanno messi in rete restituendoli ad una funzione più efficace ma esistono anche territori privi di strutture, serve insomma una analisi molto approfondita che nella legge manca».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle esperienze degli ospedali di comunità portati avanti nelle altre Regioni e successivamente ha messo l’accento sulla proposta della maggioranza parla che parla di interventi di “ristrutturazione” della rete ospedaliera. «Non vorrei – ha detto – che fosse una foglia di fico per nascondere operazioni di taglio dei posti letto, magari legati in qualche modo all’operazione San Raffaele». «Bisognerà pur dare qualche risposta – ha detto Pittalis – agli ospedali periferici di Bosa come di Sorgono, di Thiesi come di Iglesias e su questo occorre da parte dell’assessore una parola di chiarezza». Quanto all’emendamento che prevede il commissariamento delle aziende sanitarie, il capogruppo di Forza Italia, si è espresso in modo fortemente critico; «viene motivato con la riorganizzazione ma, oltre alla figura del commissario, si prevedono quelle di un coordinatore amministrativo e uno sanitario». Rivolto alla maggioranza, Pittalis l’ha invitata ad «evitare questa vergogna perché, fra l’altro, sarà difficile sostenere questa tesi davanti al giudice amministrativo, è una porcheria!».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha affermato che «tutto va visto nell’ottica della circolarità superando le tante barriere artificiali individuando il servizio migliore per il paziente che ha superato la fase di acuzie e deve poter restare in un ambiente protetto». «Non vogliamo tagliare – ha aggiunto – ma siamo obbligati a fare scelte complesse dal Patto della salute e comunque speriamo di poter accedere ad una quota di fondi nazionali ma, al di là di questo aspetto, non esistono alternative: o garantiamo integrazione e continuità delle cure o perderemo la battaglia, continuando ad avere un surplus di codici bianchi al pronto soccorso e reparti di geriatria non efficienti». Rispondendo all’osservazione del consigliere di Forza Italia Pittalis sul commissariamento delle aziende sanitarie, l’assessore ha affermato che «la Giunta ha fatto una riflessione, ritenendo necessaria la presenza di figure di supporto, accanto al commissario, per poter gestire in modo efficiente situazioni particolarmente complesse che caratterizzano le aziende di grandi dimensioni».

Dopo l’intervento dell’assessore il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno mercoledì prossimo, 12 novembre, alle 10.00, con la prosecuzione della discussione sugli articoli della Proposta di Legge 71/A fino al voto finale sul provvedimento.  A seguire l’Aula sarà impegnata nell’esame del disegno di legge n. 72 (Giunta regionale) – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione – che sarà esaminato dalla Prima commissione, per il parere, nella seduta convocata per lo stesso, mercoledì 12 novembre, alle 9.00.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Ospedale Brotzu Cagliari 4

Il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 1 della proposta di legge 71/A (Cocco Pietro e più) “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”, modificato dall’emendamento 385 della Giunta.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Il primo degli iscritti a parlare, è stato il consigliere Alessandra Zedda, di Forza Italia.

Nel suo intervento, il consigliere ha annunciato il voto favorevole agli emendamenti presentati, «perché non si tratta di una riforma vera e propria che deve essere invece più articolata e rispondente alla realtà; è importante, inoltre, precisare la natura del provvedimento».

Il consigliere Marco Tedde (Forza italia) ha condiviso le argomentazioni della Zedda, osservando che «lo stesso titolo della legge è “intruso” rispetto al contenuto del testo e parlare di riforma è un affronto al diritto e alla tecnica legislativa».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ha apprezzato il contenuto degli emendamenti presentati, posto che «tutte le forze politiche hanno convenuto sul fatto che il provvedimento in esame è cosa diversa dalla riforma, fermo restando che è sbagliata la stessa definizione di norme urgenti, dopo che ci si è lavorato per ben 5 mesi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza italia) ha affermato che «sarebbe il caso che l’Aula prestasse più attenzione a questa fase del dibattito e la stessa maggioranza e la Giunta avrebbero dovuto presentare emendamenti in proposito, dato che nella sua formulazione il testo è privo di ogni requisito di urgenza».

Il consigliere Paolo Truzzu (gruppo “Sardegna”) ha dichiarato parere favorevole all’emendamento del gruppo Udc per la modifica del titolo della legge con la seguente dicitura “disposizioni urgenti in tema di centrale regionale di committenza, di emergenza e urgenza, di funzionamento dei distretti socio-sanitari, case della salute e ospedali di comunità”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che non solo i consiglieri della maggioranza ma anche quelli dell’opposizione hanno affermato in sede di discussione generale che la Pl 71 non rappresenti un testo di riforma. «Soltanto il capogruppo del Pd – ha concluso Truzzu – ha definito la Pl 71 una vera riforma del sistema sanitario regionale».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, primo firmatario dell’altro emendamento per la sostituzione totale del titolo della Pl 71 con la dicitura “Disposizioni urgenti per la razionalizzazione ed il contenimento della spesa sanitaria regionale” ha definito “altisonante” il titolo scelto dai presentatori della proposta di legge ed ha invitato la maggioranza a favorirne una dicitura più pertinente.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di condividere le dichiarazioni dei colleghi della minoranza ed ha evidenziato come gli emendamenti presentati dalla giunta e dalla maggioranza di fatto stravolgono il testo originario della Pl 71. «La maggioranza – ha dichiarato il capogruppo dell’opposizione – dovrebbe presentare una modifica al titolo della legge che calzi con le novità che tentano di introdurre nel provvedimento in discussione in Aula». «Non si pensi però – ha ammonito Pittalis – di introdurre norme che riguardano l’organizzazione degli enti». L’esponente del centrodestra ha parlato di “furia commissariale” da parte della maggioranza ed ha stigmatizzato la decisione della giunta di procedere col commissariamento dell’Ente foreste proprio mentre il Consiglio si apprestava ad approvare il relativo disegno di legge. Pietro Pittalis ha quindi definito “una fuga in avanti inaccettabile” gli emendamenti della maggioranza tesi a commissariare l’Istituto zooprofilatico. «Attendo di conoscere in proposito – ha concluso il capogruppo FI – il giudizio sull’ammissibilità regolamentare di simili iniziative».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore della Sanità, Luigi Arru, per il parere della Giunta che è stato dichiarato “contrario”. 

Sugli emendamenti al titolo sono intervenuti per dichiarazione di voto: Michele Cossa (Riformatori sardi), Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna), Angelo Carta (Psd’Az), Gigi Ruggeri (Pd), Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna), Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna), Edoardo Tocco (Forza Italia Sardegna), Marco Tedde (Forza Italia Sardegna), Paolo Truzzu (Sardegna), Marcello Orrù (Psd’Az), Luigi Crisponi (Riformatori sardi), Giorgio Oppi (Udc), Anna Maria Busia (Centro Democratico Sardegna), Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna).

Gli emendamenti presentati al titolo sono stati bocciati. Approvato il titolo della legge.

Il presidente Ganau ha, quindi, aperto la discussione sull’articolo 1 “Principi generali” e sugli emendamenti. La Commissione e la Giunta hanno dato parere favorevole soltanto all’emendamento sostitutivo totale n. 365 della Giunta. Il testo prevede: “La Regione, con la presente legge, avvia il processo di riforma del sistema sanitario regionale, mediante disposizioni urgenti finalizzate a : a) garantire la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività; b) riorganizzare il sistema sanitario regionale mediante il rafforzamento delle attività territoriali e la razionalizzazione della rete ospedaliera; c) adeguare l’assetto istituzionale e organizzativo, prevedendo una riduzione del numero delle aziende sanitarie locali, rispetto all’attuale, in coerenza con le norme di riordino del sistema degli enti locali; d) garantire il miglioramento della qualità e dell’adeguatezza dei servizi sanitari e sociosanitari, di prevenzione e promozione della salute in ogni territorio, attraverso il rafforzamento di quelli esistenti, l’efficientamento delle strutture organizzative e la realizzazione di nuove pratiche di partecipazione democratica nella distribuzione dei servizi; e) attuare politiche di prevenzione delle malattie e di promozione della salute e del benessere delle persone, incentivando la diffusione di corretti stili di vita sotto i profili dell’attività motoria, della pratica sportiva e dell’educazione alimentare e ambientale; f) rafforzare il governo del servizio sanitario regionale, anche mediante la riassunzione nell’assessorato dell’Igiene e sanità e dell’Assistenza sociale delle funzioni già assegnate all’Agenzia regionale della Sanità; g) ridurre il disavanzo della spesa regionale sanitaria in applicazione della normativa nazionale in materia di fabbisogni e costi standard; h) riorganizzare il sistema dell’emergenza-urgenza e della rete territoriale di assistenza, della medicina del territorio”.

Il presidente ha dato la parola al consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il quale ha chiarito che i principi generali, elencati nell’emendamento 365 della Giunta,  sono condivisibili. Il problema, secondo l’esponente dell’opposizione, è che da un lato viene annunciato il taglio delle Asl e dall’altro la legge crea un’altra azienda sanitaria.  Cossa ha poi riproposto il mantenimento di un’unica Asl e ha invitato la Giunta e la maggioranza a rivedere il modello organizzativo. In conclusione Cossa ha espresso parere favorevole sulla soppressione dell’Agenzia regionale della sanità. Rossella Pinna (Pd) ha affermato che «questa legge è figlia di un lavoro di concertazione tra Esecutivo e maggioranza consiliare. L’articolo 1 e  l’emendamento chiariscono, se ce ne fosse bisogno, il titolo, ossia che si tratta dell’avvio del progetto della riforma, che va fatta con urgenza». Per il consigliere «c’è un paziente gravemente malato: la sanità sarda», che ha aumentato dal 2009 il disavanzo di 110 milioni di euro e ha aggiunto che «i 379 milioni destinati al ripianamento alle spese della sanità sono state sottratti agli investimenti per lo sviluppo economico». La legge, secondo l’esponente di maggioranza, consentirà un risparmio sicuro, ma allo stesso tempo ha l’obiettivo di migliorare i servizi sanitari con un’attenzione particolare ai territori, soprattutto a quelli più deboli. Per il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, l’emendamento della Giunta è condivisibile come principio generale (nella parte in cui parla di prevenzione e promozione di uno stile di vita sano) che potrebbe essere il cardine della prossima riforma della sanità sarda. Per Tedde, però, si tratta di principi astratti perché poi non trovano rispondenza nei contenuti della proposta. Critico anche sul metodo adottato dalla maggioranza su un argomento tanto importante: «Stiamo procedendo a tentoni – ha detto – stiamo lavorando al buio».

La presidenza è stata assunta dal vice presidente, Antonello Peru (FI), il quale ha dato la parola al collega, Ignazio Locci (FI). L’esponente dell’opposizione ha condiviso l’intervento del collega Tedde e ha sottolineato che, nell’articolo 1 e nell’emendamento 365, c’è soltanto un elenco freddo di principi generali che non si trovano poi nella norma. Locci ha esortato l’Aula a  ricordare l’articolo 32 della Costituzione (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) e ha sottolineato che avrebbe voluto trovare nella legge contenuti etici e democratici.

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha evidenziato che «finalmente si prevede una riduzione del numero delle aziende che andrà inserita nel contesto più ampio delle riforma degli enti locali, un contesto in cui è bene sottolineare che i territori manterranno la loro autonomia». Per Cozzolino, inoltre, «è importante dare valore strategico alla prevenzione che, in prospettiva, assicurerà una riduzione dell’incidenza delle malattie». Quanto alla nuova agenzia di emergenza-urgenza Areu, Cozzolino ha precisato che «nascerà solo contestualmente alla riduzione delle aziende sanitarie sul territorio».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza italia) ha affermato che «dagli interventi precedenti si deduce che nel provvedimento in esame non c’è logica; la stessa elencazione dei principi generali di governo della sanità pubblica è condivisibile, però lascia perplessi il richiamo all’urgenza e la generica volontà di razionalizzare la spesa, dato che non ci sono numeri a supporto ed anzi l’unica certezza è un aumento di spesa».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna) si è detto convinto che «la legge rischia di essere figlia di nessuno perché è stata condivisa fra maggioranza e Giunta in una intesa poi smentita dalle molte correzioni in corsa, frutto della pressione delle parti sociali, degli operatori e della stessa opposizione». Il consigliere ha poi apprezzato la decisione di sopprimere l’Agenzia regionale della salute, «proposta peraltro presentata dall’opposizione e bocciata più volte». Truzzu ha poi ribadito le critiche sulla natura del provvedimento, «una finta riforma che nasconde la volontà di commissariare le aziende sanitarie».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd) ha sostenuto che «la proposta ha avuto l’attenzione che merita e costituisce un passaggio irrinunciabile per arrivare ad una riforma organica, da tutti avvertita». Meloni ha poi respinto con fermezza «le ricostruzioni giornalistiche relative al nuovo assetto territoriale della sanità sarda, del tutto slegate da decisioni che la maggioranza non ha assunto». Il consigliere del Pd, inoltre, ha contestato l’equivalenza “riduzione delle aziende e risparmi di spesa”, dichiarandosi contrario a «fusioni a freddo in contrasto con la cultura, la lingua e le tradizioni dei territori».

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha affermato che dal dibattito emerge una «sostanziale condivisione sulle azioni descritte nei principi generali» contenute nell’articolo 1 della Pl 71 e nell’emendamento 365 presentato dalla giunta. «Nei principi – ha spiegato il relatore di maggioranza – riassumiamo misure concrete e diciamo quali azioni facciamo e verso quali obiettivi».

Ruggeri ha sottolineato come nelle modifiche proposte al testo esitato dalla competente commissione consiliare «non si sia trascurato l’apporto della minoranza». L’esponente dei democratici ha citato ad esempio i costi standard e la previsione di istituire l’Areu in costanza del riassetto e della riduzione delle Asl.

Il consigliere di Forza Italia, Alberto Randazzo, ha replicato ad alcune dichiarazioni rese dal consigliere Busia ed ha affermato che il significato della legge in discussione è quello che emerge dall’emendamento 368, dove si fa esplicito riferimento ai commissariamenti. L’esponente della minoranza si è quindi riferito alle dichiarazioni del consigliere Giuseppe Meloni (Pd) a proposito delle anticipazioni di stampa riguardo all’accorpamento delle Asl e all’istituzione dei maxidistretti. Randazzo ha quindi ribadito l’esigenza di disporre dei dati relativi al sistema sanitario ed ha criticato le modifiche proposte dalla giunta in riferimento al tentativo di commissariare anche l’Izs: «Sono norme intruse che devono essere espunte». Il consigliere di Fi ha quindi domandato alla giunta e alla maggioranza di esplicitare in quali atti si traducono le affermazioni di principio per la riduzione del disavanzo e la riduzione della spesa sanitaria.

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha evidenziato come con i due emendamenti della giunta e della maggioranza (365 e 385) si sia arrivati alla quarta riscrittura dell’articolo 1 della Pl 71. L’esponente della minoranza ha definito condivisibili i principi dichiarati nel testo ma ha sottolineato che «il provvedimento pone in capo alla giunta la riforma della sanità in Sardegna». Carta ha insistito nel domandare quali siano i modi nei quali si concretizzano i principi enunciati nell’articolo 1. «Servono norme chiare – ha concluso il consigliere Psd’Az – trasparenti e comprensibili dai cittadini e dagli operatori».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi,  ha accusato il centrosinistra di non voler indicare in legge il numero delle Asl «per problemi di “campanile” all’interno della maggioranza». L’esponente della minoranza ha quindi ammonito: «E’ opportuno che si sappia che il buco in sanità nel 2014 sarà più grande di quello registrato nel 2013». Oppi ha quindi elencato e specificato le voci di costi in aumento che faranno lievitare il “rosso” della sanità sarda ed ha dichiarato piena condivisione sull’istituenda centrale unica di committenza. «Un’iniziativa già intrapresa nel passato – ha spiegato l’ex assessore della Sanità – ma che è stata contrastata dai primari ospedalieri».

Giorgio Oppi ha quindi auspicato azioni di contenimento per la spesa dell’”Adi” e anche per la farmaceutica ed ha concluso ricordando che «dal 2015 bisognerà conteggiare i 53 milioni di euro in più per l’ospedale del Qatar». 

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha ribadito l’urgenza di questo intervento per «la gravità della situazione in cui versa il sistema sanitario regionale». «L’obiettivo della legge – ha chiarito Cocco – non è commissariare le aziende sanitarie», «faremo anche quello», spiegando che lo avrebbero potuto decidere anche senza bisogno di questa proposta di legge. Cocco ha ribadito l’importanza dell’istituzione dell’Areu, che porterà un risparmio consistente e un servizio efficiente. Il capogruppo del Pd ha anche sottolineato che probabilmente il disavanzo potrà crescere, ma non per colpa dell’attuale maggioranza, ma a causa della situazione ereditata. Rispondendo all’on. Oppi, ha spiegato che tra i fondi stanziati nell’assestamento di bilancio 35 milioni di euro sono stati destinati agli interinali che dal 2013 lavorano nelle aziende sanitarie e 20 milioni di euro per il funzionamento del cup, che è stato dato in gestione all’esterno. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha annunciato che aspetteranno fiduciosi la fine del 2015 per capire  la capacità della maggioranza di gestire il sistema sanitario e di controllare i conti. «La responsabilità sarà tutta vostra», ha affermato Pittalis ricordando che, nella scorsa legislatura, la maggioranza aveva approvato una norma che riportava il tetto per gli interinali al 2 per cento. «Chi ha sforato questo tetto ne risponderà. Ci dia, assessore, questi dati. Siamo ansiosi anche noi di sapere». Pittalis ha aggiunto che il richiamo, nei principi generali,  al diritto alla salute dei cittadini, è scontato visto che si tratta di un diritto già sancito dalla Costituzione.

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione gli emendamenti e l’articolo. (eln)

Sull’articolo 1 e sugli emendamenti sono intervenuti i consiglieri: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) e Pietro Cocco (Pd). Il Consiglio ha approvato l’emendamento 385 all’emendamento n. 365, sostitutivo totale dell’articolo 1,  su cui c’era il parere favorevole della giunta e della commissione. Questo emendamento prevede “La Regione, con la presente legge, avvia il processo di riforma del sistema sanitario regionale, mediante disposizioni urgenti finalizzate a : a) garantire la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività; b) riorganizzare il sistema sanitario regionale mediante il rafforzamento delle attività territoriali e la razionalizzazione della rete ospedaliera; c) adeguare l’assetto istituzionale e organizzativo, prevedendo una riduzione del numero delle aziende sanitarie locali, rispetto all’attuale, in coerenza con le norme di riordino del sistema degli enti locali; d) garantire il miglioramento della qualità e dell’adeguatezza dei servizi sanitari e sociosanitari in ogni territorio, attraverso il rafforzamento di quell esistenti, l’efficientamento delle strutture organizzative, garantendo forme di partecipazione democratica e mantenendo autonomia dei territori periferici nelle politiche socio-sanitarie; e) attuare politiche di prevenzione delle malattie e di promozione della salute e del benessere delle persone, incentivando la diffusione di corretti stili di vita sotto i profili dell’attività motoria, della pratica sportiva e dell’educazione alimentare e ambientale; f) rafforzare il governo del servizio sanitario regionale, anche mediante la riassunzione nell’assessorato alla Salute delle funzioni già assegnate all’Agenzia regionale della Sanità; g) ridurre il disavanzo della spesa regionale sanitaria in applicazione della normativa nazionale in materia di fabbisogni e costi standard; h) riorganizzare il sistema dell’emergenza-urgenza e della rete territoriale di assistenza, della medicina del territorio”.

Tutti gli altri emendamenti all’articolo 1, su cui c’era il parere contrario di giunta e commissione sono stati bocciati.

I lavori si sono conclusi. Riprenderanno martedì 4 novembre, alle ore 16.00.

Anna Maria Busia 81 copia

Anna Maria Busia (Centro Democratico), ha espresso perplessità questa mattina, in commissione Bilancio, sul parere finanziario dato alla proposta di legge 71 Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”.

«Ho deciso di astenermi in sede di votazione – ha affermato Anna Maria Busia – in quanto ho perplessità sulla copertura finanziaria, in particolare, per la nuova Agenzia per l’emergenza, in quando tale copertura comporterebbe tagli alle spese correnti della Sanità regionale, quindi alle Aziende universitarie e alle Asl.». 

Consiglio regionale B copia

Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno unitario contro la paventata soppressione della sezione staccata di Sassari della #Corte d’Appello di Cagliari.

La seduta statutaria del Consiglio, prevista dall’art.20 dello Statuto, si è aperta sotto la presidenza del presente Gianfranco Ganau.

A prendere per primo la parola è stato il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, primo firmatario dell’interpellanza del gruppo “sull’imposizione degli oneri di servizio pubblico per i collegamenti aerei minori in regime di continuità territoriale (c.d. CT2)”.

Il consigliere Cossa ha sottolineato la stretta attualità del tema «perché la situazione attuale prevede 3 giorni alla settimana senza alcun collegamento con importanti scali della Penisola, mentre dal 27 ottobre sarà operativa solo la linea Cagliari-Napoli che, secondo le intenzioni di Meridiana, dovrebbe diventare il suo nuovo hub del Mezzogiorno». «Per i passeggeri sardi – ha sostenuto Cossa – questa situazione è causa di gravissimi problemi soprattutto per i viaggi a scopo sanitario; quindi occorre sapere perché la Regione non ha ancora emanato il bando per queste rotte, bando che peraltro poteva interessare la compagnia Meridiana che ha sempre operato su questi scali.»

L’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, ha ricordato che «a fronte dei 10 collegamenti originari della c.d. CT2, 4 sono stati cancellati in questi anni e ne restano solo 6, in un regime privo di contribuzione e di copertura degli oneri di servizio pubblico». «La scelta della compagnia #Meridiana di fare base su Napoli – ha proseguito l’assessore – è stata unilaterale». «Per quanto riguarda il bando – ha poi precisato Deiana – è stato comunicato all’Unione europea che aveva aperto una procedura di informazione su presunti abusi nell’imposizione di oneri di servizio pubblico, su segnalazione di alcune low cost come Ryanair e della stessa Meridiana». «Nelle interlocuzioni con Bruxelles – ha ricordato Deiana – ci è stato raccomandato di evitare alcune criticità come la sovrapposizione di rotte onerate con rotte esistenti, soprattutto sull’area commerciale Firenze e Pisa con vettori in libero mercato, ma anche su Torino e in Sicilia». «Questi rilievi – ha concluso l’assessore dei Trasporti – ci hanno indotto a rivedere l’imposizione oneri di servizio pubblico ma la situazione è ancora in movimento perché non ci sono garanzie per il mantenimento delle rotte su 12 mesi.»

Nella sua replica il consigliere Cossa si è dichiarato “non soddisfatto”. «Comprendo l’impegno – ha detto – ma c’è la necessità di rivedere completamente il sistema di continuità compresa la la c.d. CT1 senza peraltro mettersi interamente nelle mani delle compagnie low cost, coniugando le esigenze del libero mercato con quelle della Sardegna, altrimenti la Sardegna marcerà sempre più velocemente verso l’isolamento.»

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha illustrato l’interpellanza n. 7 «sulla necessità di interventi di somma urgenza per la messa in sicurezza e la funzionalità del porto industriale di Oristano» ed ha rimarcato la necessità di azioni adeguate per salvaguardare operatività e funzionalità dello scalo marittimo oristanese. Il presidente della Commissione Infrastrutture del Consiglio regionale ha evidenziato inoltre l’assenza di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria insieme con le conseguenti penalizzazioni che ne derivano alle imprese concessionarie che operano nell’area. Il consigliere Antonio Solinas ha quindi ricordato il sopralluogo effettuato nell’infrastruttura oristanese con l’assessore regionale dei Trasporti e lo ha invitato a procedere con le interlocuzioni a livello ministeriale e ad informare il Consiglio degli eventuali sviluppi.

L’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, ha dichiarato di aver bene presente la situazione in cui versa il porto industriale di Oristano ed ha ricordato le carenze in ordine alle manutenzioni ad incominciare dai problemi inerenti l’illuminazione dei piazzali e quelli legati al cattivo funzionamento delle cosiddetta torre faro. Un problema, quest’ultimo, così ha affermato l’assessore, che impedisce l’utilizzo dello scalo oristanese nelle ore notturne.

L’esponente dell’esecutivo ha quindi spiegato che il porto di Oristano è stato classificato come scalo di rilevanza nazionale e come tale le competenze e le responsabilità delle manutenzioni sia ordinarie che straordinarie sono poste in capo allo Stato. Nonostante l’assenza di competenze dirette da parte della Regione sarda, l’assessore Deiana ha ribadito disponibilità e impegno per sensibilizzare il ministero sulla necessità di interventi urgenti e per favorire una soluzione tempestiva al problema delle torri faro. In particolare, l’assessore Deiana, ha mostrato favore per l’iniziativa concordata con il comandante del porto che prevede l’anticipazione dei costi necessari per la riparazione delle torri faro, da parte dei concessionari privati che operano nel porto di Oristano.

Nello spazio riservato alla replica è intervenuto il primo firmatario dell’interpellanza n .7, il consigliere del gruppo Pd, Mario Tendas che si è dichiarato soddisfatto della risposta della Giunta. L’esponente della maggioranza ha ribadito l’urgenza di interventi per garantire la piena operatività dello scalo marittimo di Oristano.(Am)

Ha quindi preso la parola il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas per illustrare l’interpellanza n. 62/A “sulle politiche culturali e linguistiche e il progressivo depauperamento dei relativi capitoli di spesa del bilancio regionale”.

«Quello che proponiamo – ha esordito Solinas – non è un tema da salotto, si tratta di un’affermazione di principio che sta alla base di tutte le altre politiche di settore. Se non si capisce questo, sarà difficile fare sintesi su tutte le altre questioni

Solinas ha quindi elencato le criticità che impediscono di sviluppare una seria politica linguistica: «I tagli degli stanziamenti decisi nell’assestamento di bilancio per i settori della lingua e della cultura sono inquietanti – ha evidenziato Solinas – tutto questo avviene in un contesto di particolare difficoltà, oggi non si riesce a gestire nemmeno uno scavo come quello di Monte Prama». Secondo l’esponente del Psd’Az è necessario dare una svolta alla politica regionale e puntare sull’economia della cultura che in altre nazioni europee sta dando eccellenti risultati: «Si aprono vertenze in tutti i settori mentre per la lingua e la cultura non si fa nulla – ha detto ancora il consigliere sardista – oggi si propone come capitale della cultura Cagliari, città dove i registi teatrali riprendono a fare gli artisti di strada e dove si rinuncia all’insegnamento della lingua sarda». 

«I temi della cultura e della lingua sarda non sono né secondari né trascurati da questa giunta – ha replicato l’assessore regionale alla Cultura Claudia Firino – le difficoltà di bilancio hanno avuto come conseguenza la riduzione dei capitoli di spesa». Firino ha poi spiegato che il Piano triennale sulla lingua è scaduto nel 2013: «la precedente Giunta non ha avviato l’iter per l’adozione di quello nuovo, per cui sarà prorogato il piano triennale 2011-2013 in modo da programmare, con il coinvolgimento di tutti gli operatori, il nuovo piano triennale che vedrà la luce nel 2015».

L’assessore ha poi rivendicato gli interventi urgenti fatti dalla Giunta per consentire di programmare “a tempo di record” le iniziative per Sa Die de sa Sardigna e pagare gli stipendi agli operatori degli sportelli linguistici, che «rappresentano la struttura portante per la promozione della lingua nel territorio».  Sui tagli ai capitoli di spesa del bilancio regionale, Firino ha affermato che «non sono tagli veri e propri, si tratta di una riduzione di risorse che nel 2014 non potevano essere erogate. Il plafond a disposizione di ogni assessorato ci impedisce di far fronte a tutte le spese». In conclusione del suo intervento, Firino ha ribadito che la Giunta lavora per l’introduzione del sardo nelle scuole: «Una lingua rimane viva solo se le nuove generazioni se ne faranno carico – ha detto l’esponente dell’esecutivo – l’introduzione del sardo a scuola e la sperimentazione dell’insegnamento veicolare sono i punti caratterizzanti delle nostre politiche linguistiche. Ricordo che nella finanziaria 2014 la precedente Giunta non aveva previsto nessun stanziamento su questo versante».

Il consigliere Solinas, in sede di replica, ha dichiarato la propria insoddisfazione per la risposta dell’assessore. «Non ho colto nel suo intervento l’intenzione di nominare il direttore del servizio lingua sarda, posto oggi vacante, né l’intenzione di sostenere un settore spesso sacrificato per  le esigenze di bilancio».

«Dire che se la situazione è grave non è sufficiente – ha aggiunto Solinas – come se lo Stato, per difficoltà di bilancio rinunciasse a insegnare l’italiano. La lingua è una questione fondamentale. La Giunta regionale ha approvato un assestamento di bilancio che stabilisce una variazione di circa 200 milioni di euro. Nulla è stato stanziato per la lingua, secondo noi, si potevano fare valutazioni diverse». Il consigliere sardista ha poi evidenziato le difficoltà che stanno vivendo gli operatori del cinema e del teatro: «Le scelte della Giunta – ha concluso Solinas – metteranno a rischio tutto il sistema culturale della Sardegna». 

Il presidente Ganau ha dato la parola ad Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, per l’illustrazione dell’interpellanza n. 31 “sulle scuole dell’infanzia paritarie”. La prima firmataria del documento ha evidenziato come l’interpellanza sia stata presentata a giugno «ma come purtroppo sia ancora attualissima». Zedda ha ricordato all’assessore Firino che le scuole paritarie, 264, frequentate da 10mila bambini, siano in una situazione di grave difficoltà a causa dei ritardi accumulati dalla Regione nell’erogazione dei contributi dell’anno appena concluso e dell’anno in corso. «Con la Finanziaria 2014 credevamo di avere risolto il problema – ha spiegato Zedda – ma ancora oggi il problema è ancora attuale. Zedda ha ricordato che non esiste un’istruzione di serie a e di serie b, ma un’istruzione di qualità che viene offerta ai nostri bambini.»

Nel testo dell’interpellanza il vice capogruppo di Forza Italia ha ricordato che «risulta pertanto in forte ritardo l’erogazione della seconda parte dell’acconto (siamo a giugno) relativo all’anno scolastico 2013/2014;  risulta in ritardo l’erogazione del saldo, relativo all’anno scolastico 2012/2013, già rendicontato dalle scuole entro dicembre 2013» e che «tali ritardi ed inadempienze derivanti dalla trascuratezza da parte delle istituzioni pubbliche gravano sulle spalle di 264 scuole» che «sopperisce alla carenza di strutture pubbliche adeguate, che offre un servizio di qualità in conformità alle norme previste del MIUR, e che non ha finalità di lucro». Zedda ha anche evidenziato come ci siano situazioni di particolare emergenza a Olbia per i danni causati dall’alluvione e che «la spesa per le scuole dell’infanzia paritaria non risulta tra nessuna delle tipologie prioritarie indicate nella delibera n. 15/1 del 2014 relativa all’utilizzo del plafond sul patto di stabilità». Zedda ha annunciato all’assessore che molte di questi istituti stanno per chiudere, a causa dei ritardi della Regione che hanno costretto le scuole paritarie a contrarre mutui e sostenere ingenti interessi passivi.

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino, la quale ha ricordato che «il tema delle scuole non è mai stato sottovalutato da questa Giunta, e che quando è stato possibile l’erogazione dei contributi è stato fatta con la massima celerità». L’assessore ha sottolineato che a luglio scorso è stato saldato l’anno 2012-2013, per quanto riguarda il 2013-2014 «stiamo predisponendo l’ulteriore erogazione del 17 per cento per arrivare all’80 per cento complessivo». Per quanto riguarda l’anno appena iniziato, la legge stabilisce che le scuole hanno tempo fino al 30 settembre per inviare all’assessorato la certificazione della riapertura, «quindi a breve sarà erogato l’acconto del 30 per cento per l’anno in corso». L’assessore ha garantito che non soltanto non si vuole mettere in crisi le scuole paritarie, ma potenziare la qualità dell’offerta.

Il consigliere Zedda si è detta parzialmente soddisfatta per gli annunci fatti dall’assessore, «in attesa di vedere la trasformazione degli annunci in atti concreti».

Successivamente il presidente ha dato la parola al consigliere Salvatore Demontis (Pd), primo firmatario dell’interpellanza «sul pericolo di inquinamento ambientale derivante dal fallimento della società Vinyls ubicata nella zona industriale di Porto Torres».

Il consigliere Demontis ha ricordato che la Vinyls è stata dichiarata fallita nel luglio 2013 e resterà in esercizio provvisorio fino al prossimo 7 dicembre, esprimendo preoccupazione sia per le decine di tonnellate di sostanze pericolose da smaltire sia per i pericoli di cedimento dei serbatoi che le contengono. «Il problema principale – ha affermato Demontis – è che il curatore fallimentare della società ha comunicato il 17 settembre scorso di non avere risorse per sicurezza del sito e la bonifica e inoltre, dal 7, provvederà a licenziare le unità ancora in organico». Ora, ha osservato il consigliere del Pd, «il Decreto legislativo n°152 dice che deve bonificare il sito inquinato il responsabile dell’inquinamento, altrimenti gli enti pubblici e in particolare il ministero dell’Ambiente devono esercitare poteri sostituitivi, essendo quello di Porto Torres un sito di interesse nazionale».  Demontis ha suggerito quindi l’attivazione di un tavolo presso il Ministero «per capire chi fa cosa in tempi rapidi».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha dichiarato che quello della bonifica dei siti inquinati «è un problema aperto nei confronti del Ministero su cui occorre un forte impegno istituzionale e politico». «Alcuni impianti di Porto Torres – ha rilevato – sono stati tenuti in esercizio per ragioni di sicurezza ma è stata evidenziata una alta criticità ambientale, nonostante siano state completate le procedure di smaltimento di molti materiali pericolosi e la bonifica dei serbatoi, perché restano da bonificare altre aree a cura della società americana che ha acquisito l’impianto per lo smontaggio». «L’assessorato – ha concluso – ha chiesto al ministero dell’Ambiente già dal mese di giugno un incontro per la soluzione dei problemi più urgenti a partire dalla sostituzione in danno dello stesso Ministero in luogo dei responsabili, mentre a luglio è stato inviato un sollecito relativo alla accurata analisi del sito».

Il consigliere Demontis si è detto soddisfatto dell’esposizione dell’Assessore, mettendo in evidenza tuttavia che «occorre mantenere una forte attenzione presso il Ministero, del quale molto spesso abbiamo lamentato l’inerzia ad intervenire sui siti sensibili».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha illustrato l’interpellanza n. 50 in tema di gestione delle Aziende sanitarie regionale ed ha contestato indebite ingerenze del governo regionale nell’attività di gestione delle Asl di competenza dei direttori generali. Al centro delle critiche del consigliere Tedde la delibera 28/17 approvata dalla Giunta lo scorso 17 luglio che ha imposto ai direttori delle Asl la sospensione dell’efficacia degli atti aziendali e di non adottare atti eccedenti l’ordinaria amministrazione in difetto di preventiva valutazione da parte dell’assessorato all’Igiene e Sanità.

Per Marco Tedde, tale provvedimento contraddice quanto contenuto nelle dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione Pigliaru, in ordine alla necessità di scongiurare commistioni tra poteri di indirizzo e programmatori e compiti di gestione, per proteggere il servizio sanitario regionale da indebite pressioni ed ingerenze politiche. L’esponente della minoranza ha concluso l’illustrazione dell’interpellanza chiedendo alla Giunta il ritiro della deliberazione 28/17.

L’assessore alla Sanità, Luigi Arru, ha ribadito la correttezza dell’operato dell’esecutivo regionale e, dopo aver elencato le norme statali e regionali, ha ribadito l’efficacia e l’opportunità della deliberazione dello scorso luglio, con particolare riferimento alla necessità di contenere i costi del sistema sanitario e procedere con le necessarie iniziative per la razionalizzazione dei posti letto e l’individuazione dei così detti “standard” di costo e di qualità dei servizi.

«La deliberazione dello scorso 17 luglio – ha proseguito l’assessore Arru – è in linea con funzioni di governo attribuite dalla normativa nazionale e regionale». Il rappresentante dell’esecutivo ha concluso annunciando che il 30 settembre 2014, la Giunta ha approvato la costituzione di un comitato permanente di monitoraggio delle attività di gestione delle Asl in Sardegna.

Il consigliere Marco Tedde si è quindi dichiarato insoddisfatto della risposta articolata dall’assessore Luigi Arru ed ha ribadito le critiche alla deliberazione dello scorso luglio insieme con i pericoli di commistioni e condizionamenti politici verso i direttori delle aziende sanitarie. Tedde ha poi definito la costituzione di un comitato permanente di valutazione per le Asl «un preoccupante messaggio non perfettamente rettilineo verso i direttori generali».

Il presidente Ganau ha quindi deciso di procedere alla discussione congiunta dell’interpellanza n. 57/A (Arbau e più) e la mozione n.76 (Tedde e più) sul rischio chiusura della sezione staccata di Sassari della Corte d’Appello di Cagliari.

Efisio Arbau, capogruppo di “Sardegna Vera”, illustrando l’interpellanza, ha definito una “sciagura” la paventata soppressione della sede giudiziaria della Corte d’Appello nel Nord Sardegna. «Alcuni territori dell’Isola, come la provincia di Nuoro, sono già fortemente penalizzati – ha detto Arbau – il rischio è che si arrivi a un caso di giustizia negata». Secondo il consigliere regionale, la situazione della Sardegna per condizioni geografiche e alto tasso di criminalità in alcuni territori» merita un’attenzione particolare da parte dello Stato: «E’ necessario che la Giunta – ha concluso Arbau – intervenga presso il Governo per sollecitare scelte diverse».

Sullo stesso argomento è poi intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha invece illustrato la mozione firmata da tutti i gruppi d’opposizione. «La sezione distaccata di Sassari della Corte d’Appello di Cagliari  – ha ricordato Tedde – venne istituita nel ‘92 grazie alle sollecitazioni provenienti dai rappresentanti politici e istituzionali del Nord Sardegna. Nel 2011 gli ispettori del Ministero della Giustizia, riconoscendo le particolari condizioni della Sardegna, auspicarono l’istituzione di una Corte d’Appello autonoma a Sassari. Oggi si va in una direzione diversa. Si tratta di tagli lineari. C’è da temere in modo forte la chiusura della sezione. Noi puntiamo all’autonomia mentre il Ministero punta alla soppressione. Se questo accadesse si verificherebbe un arretramento dello Stato in alcuni territori dell’Isola». Tedde ha quindi sollecitato l’apertura di un tavolo istituzionale con la partecipazione di tutti i parlamentari sardi per impedire la soppressione della sede di Sassari. Dal consigliere azzurro, infine, anche la richiesta alla Giunta di intervenire con urgenza presso il ministero della Giustizia «per rappresentare le ragioni che stanno alla base della richiesta di autonomia per la sezione staccata di Sassari della Corte d’Appello di Cagliari.»

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere del Pd, Salvatore Demontis, il quale si è detto favorevole sia alla mozione Tedde sia all’interpellanza Arbau sulla soppressione della sezione staccata di Sassari della Corte d’Appello di Cagliari. Demontis ha affermato di non vedere alcun vantaggio economico, ma soltanto svantaggi: il reperimento dei locali con l’eventuale onere della locazione, i costi dei trasferimenti del personale e dei detenuti, e un sicuro blocco delle attività. Demontis ha evidenziato i notevoli disagi che ci sarebbero anche dalla chiusura del Tribunale dei minori e del Tribunale di sorveglianza e ha infine esortato l’Aula a fare fronte comune e approvare un ordine del giorno unitario.

Per il consigliere del Centro Democratico, Annamaria Busia, è arrivato il momento che il presidente Pigliaru e tutto il Consiglio regionale si occupino della giustizia in Sardegna. «Non è pensabile – ha affermato – che la sezione di Sassari venga portata a Cagliari». Una decisione scellerata secondo l’esponente della maggioranza che ha sollecitato il presidente a chiedere conto al governo centrale di questa decisione, come di quella di portare in Sardegna un numero consistente di detenuti sottoposti al 41 bis, ossia al “carcere duro” per i delitti più gravi tra cui mafia, terrorismo e sequestri di persona. «La popolazione detenuta sarda è in crescente aumento, ma anche qualitativamente molto pericolosa e comporterà un aumento di lavoro per il Tribunale di sorveglianza», portando a un collasso del sistema. «Dichiaro il mio voto a favore – ha concluso Busia – ma chiedo anche che sia l’occasione per ridiscutere il sistema giustizia in Sardegna».  Favorevole alla mozione anche Peppino Pinna (Udc), il quale ha evidenziato come non ci sarebbe alcun risparmio, ma soltanto enormi costi legati ai trasferimenti dei detenuti e del personale. Pinna ha anche ricordato che la legge prevede che le diverse sedi della Corte d’Appello non devono essere distanti più di 150 chilometri e tra Sassari e Cagliari la distanza è superiore

Il consigliere Daniele Cocco (Sel) ha detto di condividere le considerazioni dei consiglieri che lo hanno preceduto per ragioni evidenti che sarebbe perfino inutile ripetere. «Non è sopportabile – ha sostenuto – che la cosiddetta spending review incida sulla legalità; da troppo tempo assistiamo in Sardegna ad uno stillicidio di provvedimenti che riguardano tribunali, caserme, presidi dello Stato». Il consigliere di Sel ha infine auspicato un ordine del giorno unitario del Consiglio condiviso da tutte le forze politiche, «in modo che il presidente Pigliaru possa rappresentare al meglio le istanze Sardegna in materia di diritti costituzionali e civili«.

A nome della Giunta, il presidente Pigliaru ha manifestato apprezzamento per i contenuti esposti nell’interpellanza. «Davanti ai tagli lineari – ha ribadito – abbiamo sempre una forte percezione di iniquità, come per il carcere Macomer dove i tagli sbagliati hanno indotto il Ministero ad una retromarcia». Quelli del Consiglio, ha continuato il presidente della Regione, «sono argomenti molto ragionevoli, non solo per 220 chilometri fra Sassari e Cagliari che sarebbero comunque tanti se avessimo treni normali, in realtà sono più di 600 se consideriamo gli attuali tempi di percorrenza; mentre da Milano è possibile raggiungere  Roma in poco più di 2 ore, da i tempi sono il triplo». «Sostenere una politica di tagli lineari – secondo Pigliaru – significa quindi essere ciechi rispetto alla Sardegna, per questo siamo pronti a fare la nostra parte per sostenere che la chiusura della sezione staccata della Corte d’Appello di Sassari sarebbe un probabile disastro per la giustizia nella nostra Regione».«Siamo il Paese che ha il grande problema di non riuscire ad attrarre investimenti dall’estero proprio a causa dell’inefficienza del nostro sistema giudiziario – ha concluso il presidente – ed è evidente che non possiamo sostenere costi molto più alti proprio per la giustizia; anche per questo è auspicabile un ordine del giorno di tutto il Consiglio, che certamente renderà più forte la nostra azione.»

Il consigliere Efisio Arbau (Sardegna Vera) è intervenuto per annunciare la sua rinuncia alla replica.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso il suo apprezzamento per i precedenti interventi dei consiglieri a cominciare da quelli della maggioranza, aggiungendo che, in effetti, la sua mozione intendeva sollecitare il voto unanime di tutto il Consiglio. Tedde ha poi fornito alcuni dati numerici, qualitativi e quantitativi, che a suo giudizio confermano d al là di ogni interpretazione la necessità di mantenere a Sassari una sezione della Corte d’Appello. «A Cagliari sono in organico 21 magistrati e a Sassari 11 ma, nonostante questa differenza, la sezione di Sassari ha altissimi indici di produttività; gli uffici di Sassari hanno definito 184 fascicoli rispetto ai 174 di Cagliari, ed i fascicoli iscritti sono 200 a Sassari e 144 a Cagliari, Sassari ha un bacino di oltre 650.000 abitanti che rappresenta la maggioranza in Sardegna: sono numeri che segnalano una grande efficienza che merita riconoscimento». Avviandosi alla conclusione, l’esponente di Forza Italia ha invitato il presidente della Regione ad attivare proficui contatti con i magistrati sassaresi che hanno individuato una sorta di emendamento da trasferire ai parlamentari che, a breve, dovranno votare il progetto di riforma della giustizia.

Il presidente Ganau ha comunicato che la votazione dell’ordine del giorno unitario del Consiglio in materia di giustizia sarà posticipata alla fine della mattinata, al termine della discussione della mozione sulla compagnia Meridiana.

I lavori sono proseguiti con la discussione congiunta dell’interpellanza n.52 (Arbau e più) “sulla vertenza Meridiana e sulla necessità di costituire un sistema aeroportuale della Sardegna” e della mozione 77 (Busia e più) «sulle misure da adottare per far fronte alla crisi della compagnia aerea Meridiana e garantire la continuità territoriale».

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha sottolineato con favore l’istituzione del tavolo ministeriale sulla vertenza Meridiana e rimarcato l’impegno in tal senso della Giunta regionale e dell’assessore dei trasporti, in particolare.

L’esponente della maggioranza ha ricordato le varie fasi della vertenza ed ha invitato l’esecutivo e la politica sarda a richiamare la compagnia aerea alle proprie responsabilità. «Non possiamo permetterci di perdere le professionalità presenti in Meridiana – ha dichiarato Efisio Arbau – e ricordiamoci che dobbiamo partire dal capitale umano, cioè dai dipendenti che oggi sono in protesta».

Arbau ha inoltre illustrato la parte dell’interpellanza che chiede alla Ginuta regionale di lavorare per la creazione di un sistema aeroportuale sardo che comprenda anche gli scali di Tortolì e Oristano e non solo quelli di Cagliari, Sassari e Olbia.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola alla consigliere del Centro Democratico, Anna Maria Busia che ha illustrato la mozione n. 77 incentrata sulla crisi di Meridiana. La consigliere Busia ha rivolto pesanti critiche verso i contenuti del piano industriale che prevede il taglio delle rotte e, soprattutto, il licenziamento di migliaia di lavoratori sardi. L’esponente della maggioranza ha quindi dichiarato di condividere le denunce mosse dai dipendenti di Meridiana in ordine alla strategia dell’attuale management volta a trasferire le attività e le azioni di rilancio verso Air Italy.

«Serve un nuovo piano industriale – ha dichiarato Anna Maria Busia – che garantisca il diritto alla mobilità dei sardi e non faccia ricadere sui lavoratori sardi le responsabilità dell’attuale management».

La consigliere del Cd ha infine ricordato la disponibilità offerta dai dipendenti per ridiscutere la complessiva organizzazione del lavoro ed i relativi livello di costo.

Per Giuseppe Fasolino (Forza Italia), la difficile situazione della compagnia dell’#Aga Khan rischia di diventare drammatica. «E’ sufficiente pronunciare la parola Meridiana – ha detto Fasolino – per provocare emozioni e preoccupazioni. Meridiana è quel vettore che ci ha permesso di contare a livello internazionale. E’ l’azienda più importante dell’Isola, un gioiello creato dal principe ismaelita che ha consentito di rompere l’isolamento e internazionalizzare l’immagine della Sardegna. Oggi è però il simbolo della crisi». Fasolino ha poi espresso preoccupazione per i lavoratori di Meridiana: «Ci sono 1.600 posti di lavoro in ballo – ha rimarcato il consigliere della minoranza – e un intero sistema turistico a rischio. Inutile oggi analizzare le cause che hanno portato a questa situazione, però non si possono non ricordare gli incentivi per le compagnie low cost che hanno penalizzato Meridiana. La priorità, adesso, è evitare un collasso sociale ed economico».  Per Fasolino, infine, l’andamento negativo del mercato non può pesare esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. «Serve un impegno straordinario – ha concluso l’esponente azzurro – Governo e Regione coinvolgano l’azionista di maggioranza per tentare di trovare una via d’uscita».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato la necessità di difendere la nostra “compagnia di bandiera”. «Il marchio Meridiana è indissolubilmente legato alla Sardegna. Ci troviamo a combattere per difendere famiglie nate e cresciute con Meridiana. Il provvedimento annunciato dalla compagnia aerea produrrà effetti devastanti». Tocco ha quindi ricordato i numeri drammatici che riguardano Meridiana: «Servirebbero circa 120 milioni di euro all’anno per tamponare la falla, c’è bisogno di interventi straordinari». Il consigliere di Forza Italia, rivolgendosi all’assessore ai Trasporti e al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ha auspicato per Meridiana una soluzione simile a quella adottata per il salvataggio di Alitalia: «Presidente e assessore – ha concluso Tocco – si facciano portatori di questa proposta. In certi momenti bisogna avere il coraggio di affrontare una strategia differente».

Secondo Michele Cossa (Riformatori sardi), la vicenda Meridiana sconta “importanti carenze gestionali”. «Ho sentito parlare di compagnia amica della Sardegna – ha detto Cossa – ma Meridiana non si è rivelata sempre amica dell’Isola. In passato ci sono state scelte strane, come quella di non partecipare ai bandi della continuità territoriale o di ricorrere al leasing di altri vettori da una compagnia aerea della Bulgaria». Il consigliere dei Riformatori sardi ha quindi avanzato una proposta: «La Giunta per sbloccare la situazione deve accelerare sulla CT2 (continuità territoriale verso gli scali minori). Questa operazione potrebbe rappresentare un’opportunità per Meridiana. Se la compagnia partecipa e si aggiudica queste rotte si creerebbe un vincolo più difficile da rompere. Il Governo – ha concluso Cossa – non può accettare un impoverimento così drammatico dell’offerta di collegamenti da e per la Sardegna. Non credo che non si possano applicare a Meridiana le stesse logiche applicate ad Alitalia. In quel caso sono state buttate cifre enormi, adesso occorre stanziare risorse per salvare i posti di lavoro». 

Il presidente ha dato la parola al consigliere dei Riformatori sardi, Luigi Crisponi, il quale ha sottolineato la necessità di non perdere la compagnia aerea e tutelare «i nostri 1600 fratelli che hanno diritto ad avere il loro posto di lavoro». Crisponi ha evidenziato che l’azienda ha fatto numerosi errori manageriali sia dal punto di vista dell’organizzazione sia per quanto riguarda le previsioni. Il consigliere di minoranza ha auspicato un intervento concreto della Giunta affinché #Meridiana mantenga i livelli occupazionali e garantisca una migliore circolazione dei passeggeri da e per la Sardegna con mezzi rinnovati e con un livello di sicurezza più elevato.

Per Stefano Tunis (Forza Italia) è fondamentale tutelare il capitale umano che fa parte di Meridiana, le tante professionalità che rischiano di essere perse. Tunis ha ricordato che è sicuramente una vertenza nazionale, ma la Sardegna deve fare la sua parte per garantire i livelli occupazionali. L’esponente di minoranza ha proposto di creare un gruppo di lavoro che possa seguire sul piano politico e tecnico questa vertenza. Per Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia-Sardegna) stiamo pagando e stanno pagando i lavoratori scelte manageriali sbagliate. Il compito della politica in questa situazione e quella di creare il clima favorevole per creare impresa. Fondamentale per Truzzu è la tutela dei posti di lavoro dei dipendenti di Meridiana sardi.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ringraziato l’Aula per aver affrontato, sia pure tardivamente, il problema del trasporto aereo e di Meridiana, in particolare, che ha scritto pagine importanti della storia della Sardegna. «Ci sono stati sicuramente errori del management – ha affermato – ma non va dimenticata la proficua collaborazione con la compagnia fin dal nascere della continuità territoriale». E’vero anche, ha riconosciuto Cherchi, che «in questi anni sono cambiati profondamente l’economia mondiale ed il comparto del trasporto aereo ma oggi l’obiettivo fondamentale è la salvaguardia dei posti di lavoro, perché Meridiana appartiene a tutti i Sardi». La Regione, quindi, secondo il consigliere di Forza Italia «deve essere presente, attivare tutte le sinergie possibili, anche se la vertenza è all’attenzione del livello nazionale». Su tutto, però, ha aggiunto Cherchi, «c’è l’esigenza di difendere la nostra autonomia, il nostro turismo, la nostra economia, evitando di perdere credibilità e specificità come purtroppo avviene da alcuni anni a questa parte». Ci aspettiamo dunque, ha concluso il consigliere, “la definizione di un percorso chiaro dal governo regionale perchè non possiamo permetterci di perderci una bandiera che ha volato in tutto il mondo; non basta limitarsi all’attivazione di un tavolo, peraltro partito in ritardo, chiediamo alla Giunta interventi concreti ed efficaci”.

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che, proprio ieri, «il Governo nazionale ha deliberato il piano aeroporti che prevede ad esempio, per la Sicilia, uno scalo orientale a Catania ed uno a Palermo per l’area occidentale dell’Isola. E’evidente che anche la Sardegna deve essere capace di gestire le sue infrastrutture aeroportuali con due scali forti, uno a nord e uno a sud, per dare risposte alle esigenze concrete di mobilità dei sardi, in quadro generale in cui la Sardegna non ha un sistema di trasporti efficiente». «Non dimentichiamo tuttavia – ha detto ancora Dedoni – che c’è in gioco il destino di 1600 persone e delle loro famiglie, giusto il richiamo alla necessità di una gestione regionale del trasporto aereo ma oggi serve una iniziativa di approfondimento, sollecitando una solidarietà reale dello Stato che in altre occasioni è mancata». 

Il consigliere Daniele Cocco (Sel), ha invitato il Consiglio a non dimenticare che «non stiamo parlando di numeri bensì di famiglie e di progetti di vita che sono a rischio». Cocco si è detto poi ottimista sull’esito del tavolo costituito presso il Governo nazionale, arricchito dalle conoscenze e dalle competenze espresse dalla nostra Regione. Per il consigliere di Sel «non è il momento delle dietrologie, che fanno perdere di vista il problema dei posti di lavoro: bisogna invece ripartire proprio da qui, perché i lavoratori di Meridiana non se ne fanno niente della nostra solidarietà». «La replica del presidente Pigliaru a proposito del problema della giustizia – ha dichiarato il consigliere Cocco – ci ha convinto e ci rassicura, per questo l’ordine del giorno unitario appare uno strumento in grado di far sentire, anche sulla vertenza Meridiana, la forza dell’unità del Consiglio regionale e di tutti i Sardi».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha ricordato come con la vertenza Meridiana si paga il conto di una serie di politiche errate messe in campo dai vertici aziendali. L’ex assessore dei Trasporti della giunta Cappellacci ha quindi rimarcato come la Regione sarda partecipi da socio con Meridiana nella gestione dello scalo aeroportuale di Olbia e alle attività della “Meridiana Maintenance”. Solinas ha poi evidenziato le pesanti criticità aziendali, ad iniziare dal costo passeggero pari a 180 euro contro i 153 euro dell’Alitalia, passando per l’inadeguatezza della flotta, fino al sottodimensionamento della rete internazionale dei collegamenti. L’esponente dell’opposizione ha quindi fatto riferimento al generale contesto di crisi del comparto aereo al livello europeo, insieme con la sempre più marcata presenza di compagnie mediorientali che vantano organici ridotti e possono contare sul basso costo di carburante. Ma al di là delle difficoltà e della crisi che minaccia il comparto, a giudizio di Christian Solinas, la vertenza Meridiana è frutto delle direttive comunitarie in materia di continuità territoriale. L’esponente sardista ha quindi concluso affermando che la vertenza #Meridiana deve essere rivolto con un intervento in sede europea che riconoscendo la condizione dell’isola e il diritto dei sardi alla mobilità, consenta un intervento di natura pubblica.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha sottolineato come la crisi di Meridiana arrivi da lontano. «Il presidente della Quarta commissione consiliare ha invitato a considerare la realtà che vive la compagnia e che – così ha affermato Solinas – è quella emersa nel tavolo ministeriale. «Significa – ha spiegato l’esponente della maggioranza – avere ben presente che siamo davanti a 1.630 esuberi su un totale di 2500 dipendenti». Solinas ha quindi ricordato la decisione del tribunale di Tempio con la quale, di recente,  sono stati stabilizzati circa 1.400 lavoratori stagionali per ribadire che, dai dati presentati dal management i costi della compagnia Meridiana appaiano insostenibili. Antonio Solinas ha infine rimarcato il ruolo prettamente politico della Regione nella vertenza ed ha invitato l’assessore dei Trasporti e la Giunta a proseguire nella strada intrapresa.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto all’esecutivo regionale di sgomberare il campo da “atteggiamenti di accondiscendenza” verso quelli che ha definito “atteggiamenti irresponsabili” condotti dai vertici della compagnia aerea. «Diteci – ha incalzato l’esponente dell’opposizione – se volete porvi come la stampella del management di Meridiana oppure al fianco dei dipendenti per difendere i posti di lavoro e il futuro dell’azienda».

Pittalis ha quindi ricordato come nel 2011 i dipendenti di Meridiana abbiano rinunciato a parte della retribuzione per favorire i progetti di rilancio della compagnia.

Pittalis ha concluso il suo intervento invitando il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, «a portare fino a Palazzo Chigi la vertenza Meridiana». «E’ una vertenza nazionale non una semplice crisi aziendale», ha dichiarato Pietro Pittalis, prima di offrire la disponibilità dell’opposizione a contribuire in modo unitario («ma senza posizioni e atteggiamenti al ribasso») ad una definizione della crisi. «Ma – ha ammonito Pittalis – l’azienda Meridiana può salvarsi solo se si salveranno i 1600 posti di lavoro».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola all’assessore dei Trasporti Massimo Deiana per la replica.

Prima di entrare nel merito della questione, l’esponente dell’esecutivo ha voluto precisare alcune questioni. «Non si giustifica un bel niente – ha detto Deiana rivolgendosi al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. A noi sono stati riferiti dei numeri e sulla base di quelli abbiamo detto che la situazione è difficile. La Regione – ha aggiunto – sta giocando fino in fondo il suo ruolo. Grazie al nostro impegno abbiamo messo intorno a un tavolo azienda, sindacati e istituzioni, cosa che non accadeva da tempo. Ciò ha consentito di raggiungere un importante risultato, seppur interlocutorio: convincere l’azienda a revocare le lettere di licenziamento». Deiana ha poi ricordato il calendario di incontri concordato nel tavolo istituzionale: dopo la prima riunione tecnica di ieri ce ne saranno altre due il 3 e 7 ottobre prossimi, il 14 ci sarà invece una verifica dello stato delle trattative, per poi arrivare all’incontro decisivo del 21 ottobre.

L’assessore ha poi ribadito che la Regione, dopo essere riuscita a bloccare la procedura di licenziamento, metterà in campo tutte le energie per difendere i posti di lavoro. «Siamo pronti – ha detto – a sostenere tutte le azioni per garantire la continuità aziendale e aprire prospettive di sviluppo e non di liquidazione. Con una precisazione: la Regione non predispone piani industriali di un’azienda privata». L’esponente dell’esecutivo ha quindi sottolineato la necessita di pensare a nuovi scenari che consentano a Meridiana di trovare partner internazionali e lavorare a un nuovo progetto. «Su un punto rassicuro il Consiglio – ha detto Deiana – abbiamo chiesto con forza al Governo di estendere ai lavoratori Meridiana gli ammortizzatori sociali utilizzati per #Alitalia».

Perplessità da parte dell’esponente esecutivo, invece, su alcuni interventi che hanno associato la vertenza Meridiana alla questioni relative alla continuità territoriale. «L’intera partita dei voli a tariffe agevolate – ha spiegato Deiana – garantirebbe solo un centinaio di posti di lavoro. Anche se la compagnia dell’Aga Khan partecipasse a tutti i bandi, vincendoli, non sarebbe sufficiente a risolvere la situazione».

Il lavoro della Regione – ha assicurato Deiana, continuerà nei tavoli tecnici. «Saranno messe in campo tutte le azioni necessarie per garantire lo sviluppo dell’azienda e scongiurare i tagli occupazionali. L’esito non dipende da noi ma dalla volontà dell’azienda. Il problema di Meridiana non è soltanto il costo del lavoro ma anche quello industriale. Il costo medio di “sedile per km” è attualmente al di fuori da qualunque media europea. Su questo noi abbiamo poca possibilità di incidere – ha concluso Deiana – ma faremo di tutto per creare le condizioni favorevoli perché si possa competere».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Efisio Arbau (La Base – Sardegna vera) per la replica. Arbau si è detto formalmente soddisfatto della risposta dell’assessore, ma insoddisfatto della situazione in cui verte la compagnia Meridiana. «Una situazione drammatica che va affrontata in maniera unitaria, senza strumentalizzazioni». Arbau ha proposto un ordine del giorno, condiviso da tutti, e ha ribadito la necessità  di creare il sistema aeroportuale che sia in grado di attrarre i vettori, visto che il traffico di passeggeri da e per la Sardegna consente a qualunque compagnia di fare utili. Il consigliere del Centro Democratico, Annamaria Busia, ha chiesto la sospensione dell’esame della mozione per predisporre un ordine del giorno da portare in aula nel pomeriggio. Il presidente ha acconsentito e ha poi sospeso la seduta per cinque minuti in attesa dell’ordine del giorno sulla #Corte d’Appello di Sassari. Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che era pervenuto l’ordine del giorno unitario, sottoscritto da maggioranza e opposizione, sulla «necessità di scongiurare la paventata soppressione della Sezione distaccata di Sassari della Corte d’Appello di Cagliari e sulla necessità di trasformarla in sezione autonoma».
Il documento impegna il presidente della Regione a «costituire un tavolo, con la partecipazione di tutti i parlamentari sardi, al fine di sostenere presso le competenti sedi istituzionali, compresa quella parlamentare, le istanze del Comitato per l’autonomia della Sezione distaccata di Sassari della Corte d’Appello di Cagliari; di intervenire con urgenza presso il ministero della Giustizia, rappresentando in maniera puntuale e forte le ragioni che stanno alla base della necessità dell’autonomia per la Sezione distaccata di Sassari della Corte d’Appello di Cagliari; promuovere, con la collaborazione del Consiglio regionale, tutte le iniziative politiche e culturali che riterrà utili per il raggiungimento dell’obiettivo; a porsi alla “guida” di azioni di “sensibilizzazione” verso il Governo italiano per la riconsiderazione delle ipotesi di riduzione al sistema giudiziario isolano per evitare un ulteriore disimpegno dello Stato dai nostri territori e l’ennesimo sopruso alla specialità della Sardegna».
L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità (51 favorevoli e 1 astenuto).

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«L’on.le Busia non smette mai di stupire con le sue originali prese di posizione anche nel campo della sanità nella sua forte tentazione di cercare visibilità ad ogni costo. Questa volta le sue dichiarazioni sono davvero stupefacenti ed errate». Lo dicono i consiglieri regionali dei Riformatori sardi, in riferimento alle dichiarazioni dell’on. Busia, secondo la quale il Direttore generale della #Asl 7 di Carbonia, Maurizio Calamida, si dovrebbe dimettere per cattiva gestione della sanità.

«La Busia – proseguono i consiglieri regionali dei Riformatori sardi – confonde, infatti, gli  atti della Giunta regionale con i provvedimenti amministrativi adottati dai funzionari. Gli atti della Giunta sono quelli a carattere cogente per le amministrazioni, quali le ASL, con i quali vengono delineati gli atti di indirizzo politico e gestionale in genere, che gli amministratori devono osservare e seguire nell’ambito della loro gestione; l’inosservanza di queste direttive della Giunta può comportare conseguenze anche sotto il profilo del rapporto fiduciario, determinando in taluni casi gravi addirittura la sua  rottura. Altro ambito è invece quello dei provvedimenti adottati dai funzionari degli Assessorati relativamente alle attività di verifica e controllo, come il caso che riguarda il direttore generale della Asl di Carbonia.»

«L’on. Busia – concludono i Riformatori sardi – addirittura grida allo scandalo per “il palese spreco di danaro pubblico” per il fatto che il Direttore generale si rivolge ad un legale per la tutela degli interessi della ASL che egli ritiene lesi dal provvedimento di un funzionario regionale, quasi che quest’ultimo fosse infallibile.»

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Durissimo attacco di Anna Maria Busia, consigliera regionale e responsabile nazionale Giustizia per il #Centro Democratico, nei confronti del direttore generale della Asl 7, Maurizio Calamida, che nei giorni scorsi ha affidato ad un avvocato esterno l’incarico di intraprendere un’azione legale contro la Regione Sardegna, contestando all’amministrazione regionale la bocciatura di una parte del Bilancio 2012 della stessa azienda sanitaria.

«Fare causa alla Regione per aver bocciato il bilancio 2012 della Asl n° 7 – attacca Anna Maria Busia – è l’ennesimo atto sconsiderato del manager dell’Azienda sanitaria di Carbonia. Ci auguriamo che sia anche l’ultimo, e chiediamo le immediate dimissioni di Maurizio Calamida.»

 «Questo atto, in linea con i provvedimenti assunti in questi anni da Calamida, è un palese spreco di denaro pubblico, che poteva e doveva essere evitato – spiega Anna Maria Busia -. Il manager della Asl di Carbonia conferma con i fatti la cattiva gestione della Sanità che ha contraddistinto il suo mandato alla guida dell’azienda sanitaria sulcitana. Considerando che, come è risaputo, sta per avvenire un cambio di gestione, l’attuale direttore generale ha adottato un atto quantomeno inopportuno, tra l’altro agendo in totale dispregio delle indicazione dell’assessorato regionale alla Sanità, che ha più volte invitato i manager in carica a limitarsi a svolgere l’ordinaria amministrazione delle Aziende – aggiunge la consigliera regionale -. Come già denunciato dai rappresentanti di #Centro Democratico Sardegna del Sulcis, in passato Calamida si è distinto per avere assunto decisioni tutt’altro che condivise, come il trasferimento di strutture sanitarie importanti da Iglesias a Carbonia, dimostrando una totale indifferenza nei confronti delle esigenze del territorio e dei cittadini. Ora si permette di sprecare soldi pubblici per fare causa alla Regione. Ci sembra che sia arrivato davvero il momento per Calamida di presentare le sue dimissioni, rimettendo la gestione della Asl 7, e quindi della Sanità pubblica, nelle mani di persone più capaci e scrupolose.»

Consiglio regionale 42 copia

Seduta animata, come ampiamente previsto, ieri pomeriggio, in Consiglio regionale, per il dibattito sulle comunicazioni del presidente, Francesco Pigliaru, sul grave incidente verificatosi la scorsa settimana a #Capo Frasca.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha rivolto il saluto dell’Assemblea ad una delegazione di sindaci ed amministratori locali dei territori della Sardegna interessati, a vario titolo, al problema delle servitù militari, presenti ai lavori. Successivamente, ha dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ai sensi dell’art. 121 del regolamento, per riferire al Consiglio sull’incidente avvenuto il 4 settembre scorso nel poligono militare di Capo Frasca e più in generale sul problema delle servitù militari in Sardegna. Sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, ha informato il presidente, il presidente della Regione avrà a disposizione 20 minuti mentre 10 minuti a testa saranno assegnati ad ogni gruppo fatta eccezione per i gruppi del Pd e di Forza Italia, che avranno a disposizione 15 minuti.

Il presidente Pigliaru ha esordito affermando che «chi guida ha il dovere di svolgere al meglio le sue funzioni nei luoghi a ciò dedicati e governare significa anche saper interpretare anche i bisogni di chi protesta». «Vogliamo risultati concreti che perseguiremo con fatica, disciplina, forza, capacità e coesione – ha continuato il presidente – ed abbiamo detto con chiarezza ciò che vogliamo.» Ricordando l’intervento dell’allora assessore regionale dell’Ambiente Mario Melis, nel 1981, alla prima conferenza sulle servitù militari, Francesco Pigliaru ha sottolineato alcune valutazioni politiche ancora di attualità, sulla pace e sull’art. 11 della #Costituzione.

«Quella cornice resta invariata – ha precisato Francesco Pigliaru – ed ancora oggi la Sardegna ha pagato e paga un prezzo troppo altro rispetto ad altre regioni d’Italia e forse d’Europa, al netto ritiro Usa da La Maddalena; 3 poligoni c’erano allora e 3 ce ne sono oggi». Una situazione che, secondo Pigliaru, deve cambiare secondo il percorso tracciato dal Consiglio e seguito dalla Giunta, «aprendo un conflitto istituzionale con Stato sui poligoni, negando l’assenso alle servitù, un conflitto che proseguirà senza un accordo serio, posizione rafforzata che sentiamo rafforzata dall’insofferenza e dal disagio dell’opinione pubblica sarda».

Il presidente ha poi riassunto i fatti verificatisi a #Capo Frasca il 3 e il 4 settembre scorso: «Due incendi prima sulla superficie di un ettaro, poi un secondo su 13 ettari e mezzo, provocati dall’aviazione tedesca che paga allo Stato per effettuare esercitazioni, due incendi domati grazie all’intervento di uomini e mezzi del Corpo forestale regionale, uno dei quali sviluppatosi a soli 50 metri dagli operatori di soccorso, costretti a lavorare in condizioni di sicurezza molto precarie».

Conseguenze degli incidenti, ha riassunto il presidente, «33 ettari di territorio bruciati, 86 lanci elicottero, 20.000 euro  spese che fattureremo alla Difesa al netto dei danni ambientali». Dal ‘98 ad oggi, ha aggiunto, «si sono verificati sempre incendi, che hanno distrutto oltre 440 ettari di bosco, c’è un pericolo reale, contrastato con norme e misure inadeguate, mentre da oggi ci sarà la sorveglianza della forestale per proteggere ambienti e popolazioni, sulla base di un piano dell’assessorato dell’Ambiente che sta integrando prescrizioni della Regione, che dovranno sempre essere rispettate dal 1 giugno al 30 settembre».

«Ciò rafforza la nostra convinzione – ha aggiunto il presidente della Regione – che la prospettiva servitù non può più essere incerta, serve una dismissione significativa in questa legislatura, combatteremo con armi legali, attraverso il confronto istituzionale ed il conflitto se occorre conflitto, non con manifestazioni verbose accompagnate da richieste di dismissione immediata.»

«La posizione della Giunta è quella uscita da quest’Aula con un ordine del giorno votato all’unanimità», ha detto ancora Pigliaru, confermando che l’Esecutivo proseguirà su questa strada fino alla stipula di una nuova intesa con lo Stato che dovrà essere approvata dal Consiglio. «Chiediamo in altre parole – ha continuato – un impegno del Governo per riequilibrio del gravame militare sull’Isola, la dismissione di alcuni siti e la riconversione di altri, per questo non abbiamo firmato l’intesa: chiediamo giustizia, certezza del diritto, equa distribuzione dei doveri.»

Soffermandosi sulle iniziative di maggiore attualità, il presidente ha affermato di aver scritto qualche giorno fa al ministero della Difesa chiedendo segnali chiari ed ottenendo la sospensione delle esercitazioni fino al 15 settembre, «risposta che apprezziamo come apertura di dialogo ma che non ci soddisfa nella sostanza perché mostra la difficoltà da parte dello Stato a porsi in sintonia con volontà dei sardi, valuteremo le azioni percorribili, consapevoli che ciò non significa rinunciare ad una prospettiva ma aprirla e che alcune cose potranno essere ottenute mentre per altre servirà un lavoro nel medio termine».

Allo Stato, ha concluso Pigliaru, «chiediamo un forte riequilibrio in tempi certi e con percorsi chiari, pronti a sederci ad un tavolo ma tenendo ferma la richiesta della dismissione di Capo Frasca e la definizione dei tempi per la riduzione e la dismissione di #Teulada, sono le richieste del parlamento confermate da consiglio, questa è la base incomprimibile: nello stesso tempo ci opporremo al rinnovo della convenzione per la base di #Santo Stefano a #La Maddalena, scaduta il 3 marzo e per noi legalmente morta».

«Ad oggi – ha concluso il governatore – non esiste una stima del costo pagato dalla Sardegna per le servitù ed esiste quindi anche una sete di giustizia e di documentare la verità, lo faremo con cifre e dati redatti seguendo standard internazionali e convocheremo la seconda conferenza regionale sulle servitù militari per aumentare conoscenza e confrontarci con la comunità sarda.»

Il presidente del Consiglio regionale ha quindi concesso la parola al consigliere, Gavino Sale (Irs). Il capogruppo del “Misto” ha sottolineato la rilevanza del tema delle servitù militari ma ha evidenziato come Capo Frasca e i poligoni rappresentino solo la punta di un iceberg di una serie di questioni vitali per la nostra Isola (dai trasporti all’energia). A giudizio di Gavino Sale le servitù militari sono la “negazione del principio di sovranità” e, a questo proposito l’esponente di Irs ha rimarcato condivisione per il dispositivo dell’ordine del giorno unitario approvato in Consiglio regionale lo scorso 17 giugno nella parte in cui si afferma l’impegno per la Giunta «per la graduale dismissione dei poligoni ed il loro superamento».

Il consigliere di Irs ha quindi ribadito l’impegno per la battaglia contro le servitù ed ha affermato che «l’attuale maggioranza manterrà la promessa fatta ai sardi, al contrario di quanto ha fatto coloro che hanno preceduto il centrosinistra al governo dell’Isola». Sale ha dunque confermato apprezzamento per la decisione, a suo tempo assunta dal presidente della giunta, di non sottoscrivere nuovi accordi con il #ministero della Difesa ed ha annunciato la partecipazione di Irs alla manifestazione in programma il prossimo 13 settembre a #Capo Frasca per dire no alle servitù militari in Sardegna.

Il capogruppo del “Misto” ha quindi rivolto l’invito ai presidenti di Giunta e Consiglio, e a tutti i consiglieri, perché partecipino alla manifestazione di Capo Frasca, ed ha concluso ricordando la possibilità di indire un referendum consultivo sulle servitù. «Sul tema delle servitù militari – ha affermato Gavino Sale – Irs non arretrerà di un millimetro né in quest’Aula, né al di fuori dell’Aula consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ricordato come il Consiglio regionale, anche di recente, si sia espresso con chiarezza sul tema delle servitù, oggetto delle comunicazioni rese dal presidente della Giunta all’Aula sugli incidenti a #Capo Frasca. Il consigliere dell’opposizione ha citato sommariamente i numeri dell’occupazione dei territori sardi e sottolineato una generale assenza di correttezza istituzionale negli atteggiamenti politici intrapresi dallo Stato italiano verso la regione sarda.

Attilio Dedoni ha quindi fatto riferimento a quanto accade in Friuli, dove tante aree sottoposte al vincolo militare sono state liberalizzate e rese disponibili per fini produttivi. «A Capo Frasca – ha quindi dichiarato Dedoni – il problema non è una manifestazione ma risolvere un problema che si trascina da anni». Il capogruppo dei Riformatori sardi ha proseguito elencando le ulteriori penalizzazione cui va incontro la Sardegna in ordine ai trasporti, all’energia e al credito ed ha evidenziato polemicamente, in riferimento a #Teulada, come «allo Stato italiano sia consentito bombardare i nuraghi e i nostri beni identitari». «Serve serietà – ha concluso Dedoni – e serve affrontare con determinazione il problema delle servitù, perché la Sardegna sta tornando indietro e rischia di non avere più sviluppo e occupazione.»

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, in apertura del suo intervento, ha ricordato il contenuto dell’ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio lo scorso 17 giugno con il quale si impegnava la giunta regionale a rivendicare, nei confronti del Governo nazionale, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. «Il sentimento del popolo sardo è di assoluta contrarietà alla presenza delle servitù militari nell’Isola – ha detto il consigliere della maggioranza – per questo servono percorsi istituzionali da portare avanti con fermezza: solo così si potrà chiedere la dismissione e la riconversione dei poligoni». Cocco ha quindi ricordato il peso della presenza militare nell’isola pari al 61% dell’intero territorio nazionale: «Da oggi si cambia pagina – ha aggiunto Cocco – indipendendisti e sovranisti non saranno soli nella battaglia che vorranno intraprendere contro le servitù militari. Sel sarà presente il 13 settembre alla manifestazione di Capo Frasca. E’ il momento di avviare una nuova fase nei rapporti tra lo Stato e la Regione. Questa volta riusciremo ad affermare la volontà del popolo sardo e la sua contrarietà alle servitù».

Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato all’Aula l’intervento pronunciato da Mario Melis nel 1981 alla Conferenza Nazionale Stato-Regione sulle servitù militari. «Ho riletto anch’io l’intervento di Melis. In 33 anni non è cambiato nulla: ci ritroviamo a discutere delle stesse cose. Perché in tanto tempo non si è riusciti ad ottenere nessun risultato? Non so dare una risposta posso fare però una constatazione: finché non saremo uniti non otterremo nulla». Carta ha quindi lanciato la proposta per un grande progetto di riconversione e di sviluppo dei poligoni militari. «Regione e Comuni pensino a un’iniziativa comune, all’interno delle servitù ci sono persone contrarie alle dismissioni perché hanno un lavoro sicuro. Se non si riparte da un progetto, fra 30 anni saremo nelle stesse condizioni di oggi. Occorre andare oltre gli steccati – ha concluso il consigliere sardista – altrimenti assisteremo ad altri disastri come quello accaduto nei giorni scorsi a Capo Frasca».

Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) ha denunciato in aula la «la politica arrogante dello Stato italiano nei confronti della Sardegna, una condizione che potrà essere superata solo dalla costituzione di uno Stato sardo. Fino a quando non ci sarà una Sardegna sovrana non riusciremo a ottenere la dismissione dei poligoni». «Per questo – secondo Cherchi – occorre oggi puntare a risultati concreti: «L’azione della Giunta – ha detto l’esponente del PdS – va nella giusta direzione con la richiesta della progressiva smilitarizzazione dell’Isola». Cherchi ha quindi lanciato la proposta di una raccolta di firme per un referendum consultivo che chieda ai sardi se sono favorevoli o meno alla chiusura delle basi militari. «Il risultato del referendum – ha concluso il consigliere sovranista – darà più forza all’azione della Giunta nei confronti del governo nazionale.»

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda) ha fatto una premessa storica ricordando il momento in cui «per accedere al piano Marshall l’Italia ed il governo di De Gasperi dovettero obbedire a molte ordini fra cui l’esclusione dal governo di Togliatti, leader di un partito democraticamente eletto; la Sardegna divenne da allora una grande area strategica e luogo adatto per servitù al servizio di equilibri strategici mondiali sia pure sotto l’ombrello del patto atlantico». «Un dazio pesante pagato per anni – ha lamentato Anedda – di cui si occuperanno gli torici ma oggi il clima è cambiato e le servitù non hanno ragione d’essere, sono un peso effettivo e ingiusto, come è profondamente ingiusto scambiare lavoro e tutela della salute, dobbiamo piuttosto tutelare i lavoratori danneggiati dai poligoni nei settori dell’agroalimentare e del turismo.» Anedda ha poi respinto l’interpretazione secondo la quale le servitù sarebbero un fatto ineluttabile: «Nel ‘69 Orgosolo impedì la nascita di un nuovo poligono di tiro a Pratobello e non era nemmeno scontata, molti anni più tardi, la partenza degli americani da La Maddalena». Dopo aver criticato l’espansione dell’industria italiana degli armamenti anche per la sua enorme capacità di inquinamento, il consigliere Anedda ha auspicato il passaggio delle aree ora gravate da servitù al demanio regionale, attivando nello stesso tempo procedure di rigoroso controllo dell’inquinamento con esperti della Regione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato di volersi attenere ai fatti, «evitando di ergersi a portavoce della difesa nazionale senza rinunciare – ha detto – a denunciare il solito armamentario anti-militarista». «La disoccupazione dilagante della Sardegna – ha dichiarato Truzzu – non dipende certo dai poligoni perchè i numeri dicono altro: se è vero che il 65% delle servitù sono in Sardegna, è vero anche che i militari garantiscono alla Regione 5000 stipendi, mentre il territorio occupato è solo lo 0.5% della superficie regionale e rappresenta il 4 % della popolazione, dov’è lo scandalo per l’esplosione di materiali inerti dopo attività addestrative?». Il vero problema, a giudizio del consigliere di Fdi, «è rendere compatibili gli obiettivi della difesa nazionale compatibili con le esigenze dello sviluppo economico e gli esempi di riconversione di siti militari in Sardegna non sono certo esaltanti: La Maddalena, Monte Urpinu e Calamosca non hanno visto un solo progetto di riqualificazione e proprio queste alternative di sviluppo, casomai, ci avrebbero resi forti di fronte al governo». Paolo Truzzu ha concluso esprimendo forti critiche all’operato del ministro della Difesa Pinotti e suggerendo che gli indennizzi corrisposti dal governo per le servitù siano liberati dai vincoli del patto di stabilità, «questo significherebbe davvero dimostrare coraggio, con cose forti in grado di portare a risultati concreti.»

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha aperto il suo intervento ricordando le dichiarazioni dell’allora ministro della difesa tedesca, quando nel 2004 annunciò la chiusura di 105 basi militari in Germania, per ribadire l’impegno, assunto all’unanimità dal Consiglio regionale, per la dismissione dei poligoni militari in Sardegna. Busia ha quindi manifestato apprezzamento e sostegno per l’azione fino ad ora condotta dal presidente della giunta, Francesco Pigliaru, ed ha dichiarato condivisione per la proposta finalizzata all’indizione del referendum consultivo sul tema delle servitù militari. L’esponente della maggioranza ha infatti ricordato come sia importante e opportuno tenere nella dovuta considerazione anche l’opinione di quella parte della popolazione sarda che vive nei territori laddove le basi militari insistono.

Anna Maria Busia si è quindi soffermata sull’opportunità di una raccolta firme per promuovere la consultazione popolare, sulla base di quanto stabilito dalla legge 20 del 1957 e sulla necessità di predisporre un quesito referendario “inattaccabile” sotto l’aspetto giuridico e costituzionale. La consigliera del centrosinistra ha dunque invitato il presidente Pigliaru a valutare l’opportunità di procedere con la costituzione della #Regione sarda come parte civile nel processo in corso a Lanusei per i veleni e le morti sospette nel poligono di Quirra. La Busia ha concluso il suo intervento auspicando la rapida istituzione del “registro tumori” («sarà così possibile evidenziare il diverso peso dei casi tumorali nei diversi territori dell’Isola»).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas. Il presidente della Quarta commissione si è congratulato col presidente della giunta «per la determinazione dimostrata, dopo cinque anni di silenzio in Regione». Solinas ha ricordato le dimensioni delle servitù che insistono nell’Isola ed ha definito “antistorica” una presenza militare che i sardi ormai percepiscono oltremodo “sproporzionata”.

L’esponente della maggioranza ha quindi sollevato il caso del poligono di tiro sul lago Omodeo che è oggetto, ormai da tempo e con cadenza quotidiana, di ripetuti divieti al transito per le persone e gli animali, emanati con apposito decreto della prefettura. Antonio Solinas ha chiesto al presidente Pigliaru di inserire nel confronto con il #ministero della Difesa anche la questione del lago Omodeo. «Gli amministratori e le popolazioni – ha spiegato Solinas – vedono nelle attività turistiche e produttive che possono svilupparsi lungo l’Omodeo un’autentica opportunità di crescita  che rischia però di essere vanificata da quella che è diventata nei fatti una nuova servitù». Il consigliere del Pd ha quindi ricordato le diverse proposte alternative per lo svolgimento delle esercitazioni, formulate dai sindaci in occasione degli incontri col prefetto e il questore di Oristano. «Proposte – così ha affermato Solinas – rimaste, al momento senza seguito.»

Per Marcello Orrù Psd’Az, l’incidente intollerabile avvenuto a Capo Frasca non deve essere utilizzato strumentalmente per sparare a zero sulle #Forze Armate in un momento molto complesso per l’Europa e per l’Italia. «L’esercito merita rispetto – ha detto Orrù – occorre evitare un antimilitarismo fine a se stesso.»

Orrù, rivolgendosi al presidente Pigliaru, ha poi detto di aver apprezzato il suo rifiuto di sottoscrivere il protocollo con il Ministero e la sua determinazione nel chiedere trasparenza e chiarezza. «Peccato – ha detto l’esponente della minoranza – che nonostante ciò il ministro Pinotti ed il governo nazionale abbiano dato a quel rifiuto un’importanza pari allo zero». Secondo Orrù serve oggi un’azione forte da parte della Giunta con la richiesta di dimissioni del ministro Pinotti «per la leggerezza, la superficialità nel gestire un incarico cosi importante e soprattutto perché nell’ultimo mese ha calpestato più volte una Regione a Statuto speciale e la sua dignità». 

A questo proposito il consigliere del Psd’Az ha  ricordato «la missione balneare del ministro al #poligono di Teulada nel periodo di ferragosto senza che né il #presidente Pigliaru né alcun altra rappresentante sardo delle istituzioni ne sapesse nulla, è stato un gesto gravissimo che ha manifestato in pieno l’arroganza del governo nei confronti della nostra Regione. Non soddisfatto, il ministro Pinotti, all’inizio di settembre, nonostante la mancata firma da parte della Sardegna del protocollo con il ministero sulle esercitazioni e ignorando il parere negativo fornito dal comitato paritetico, ha autorizzato le esercitazioni e ha dato l’ok alle stesse. Se a tutto questo, si aggiunge che dagli uffici ministeriali, se pur in maniera informale, l’incendio di 26 ettari di terreno intorno a #Capo Frasca sarebbe stato definito incendio di qualche sterpaglia, dobbiamo ammettere di trovarci di fronte ad un’arroganza reiterata da parte dell’attuale governo che, così come il governo Monti e il governo Letta, ogni giorno prende a schiaffi la nostra terra».

In conclusione del suo intervento, Orrù ha invocato le dimissioni del ministro della Difesa e citato lo scrittore sardo Sergio Atzeni: «Sono sardo, sono italiano e sono anche Europeo». «Presidente Pigliaru – ha detto Orrù – accetti questo consiglio gratuito: queste parole non le scordi mai. Sardi innanzitutto e prima di tutto e tutti.»

Efisio Arbau capogruppo di Sardegna Vera ha rivolto un saluto alla delegazione dei sindaci presente nelle tribune del Consiglio. «Dai sindaci e dai territori che rappresentano – ha detto Arbau – bisogna ripartire. I primi cittadini hanno il polso della situazione. Oggi bisogna richiedere la progressiva dismissione dei poligoni militari con proposte serie. Pensare che dopo 40 anni di chiacchiere si possa ottenere la loro chiusura è un’utopia.» Arbau ha quindi sottolineato la necessità di un’azione unitaria per arrivare a un risultato: «Distinguere tra filo militaristi e rivoluzionari non serve a nulla – ha aggiunto Arbau – i passi che si sono fatti tutti assieme in queste settimane sono importanti. Pigliaru ha detto con onestà qual è lo stato dell’arte. Le servitù sono sempre più odiose, a quelle militari si aggiunge la servitù del patto di stabilità. Serve uno spirito unitario sulle grandi questioni. Altrimenti non si andrà da  nessuna parte».

Secondo il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu «gli ultimi eventi di Capo Frasca sono la classica goccia che fa traboccare il vaso. Uno schiaffo ai sardi e al Consiglio regionale». Rubiu ha quindi ricordato i dati sulla presenza militare nell’Isola pubblicati oggi sull’Unione sarda. «Sono dati inquietanti – ha sottolineato il capogruppo dell’Udc – in un paese civilizzato pensare a un ministro che da turista decide di visitare un poligono senza avvisare il presidente della Regione non è tollerabile, è un’offesa a tutto il popolo sardo. Un fatto del genere avrebbe dovuto indignare tutta la politica e portare a una richiesta unanime di dimissioni del ministro». Gianluigi Rubiu ha poi ricordato l’eccessivo peso delle servitù militari nell’Isola: «Il popolo sardo è stanco – ha detto – la Sardegna non deve diventare il tiro a segno degli eserciti di tutto il mondo». L’esponente della minoranza ha quindi ricordato le mancate bonifiche delle aree militari nelle quali si svolgono le esercitazioni: «Tutto questo è inaccettabile – ha detto Rubiu – è un’invasione  che non porta benefici alla Sardegna, gli indennizzi non coprono i costi del mancato sviluppo». Il capogruppo dell’Udc ha quindi evidenziato la pericolosità delle sostanze usate nelle esercitazioni. «Ci sono testimonianze di ex militari che parlano dell’utilizzo di gas nervino e altre sostanze pericolose nei poligoni – ha detto Rubiu – le bonifiche ambientali sono urgenti ma finora nulla è stato fatto. La giunta dica basta a questo scempio.»

Al termine del suo intervento, il capogruppo dell’Udc ha chiesto al presidente Ganau «di valutare l’opportunità di una convocazione straordinaria del Consiglio regionale a Roma per manifestare davanti a Montecitorio il disappunto dei sardi di fronte a uno Stato patrigno».

Il consigliere Emilio Usula (Sardegna vera-Pds) ha rivolto in apertura un «plauso convinto alle posizioni espresse dal presidente Pigliaru, anche per la presenza compatta della Giunta e degli amministratori dei territori interessati». Trentamila ettari di territorio occupati, tredicimila ettari interdetti al libero utilizzo, ottanta km di costa non accessibili rappresentano per Usula un primato europeo che la Sardegna non più sopportare. «Sovranità vuol dire responsabilità – ha detto Usula – e quindi riduzione, bonifica e messa in sicurezza dei territori della Sardegna gravati da servitù per restituirli ad un uso produttivo». Il consigliere Usula ha quindi illustrato le proposte dei Rossomori: progressiva dismissione dei poligoni, avvio di un percorso di riqualificazione, realizzazione entro 3 mesi di interventi di riduzione delle servitù, in vista della dismissione di Capo Frasca e Teulada, riqualificazione di Quirra, eliminazione di ogni attività suscettibile di danni alla salute di persone ed animali, ampliamento della finestra estiva di sospensione delle esercitazioni, pagamento degli indennizzi senza vincoli del patto di stabilità, bonifica delle aree liberate, finanziamento per attività alternative. Usula ha infine rinnovato il mandato al presidente per negoziare con il governo «a schiena dritta, pretendendo pieno rispetto per il Consiglio regionale: questa è sovranità».

Il consigliere Modesto Fenu (Misto-Zona Franca) ha espresso apprezzamento per le parole del presidente Pigliaru, quando ha detto di non credere a governi amici, perché «è giusto trattare col governo con un patto di lealtà reciproca, anche se la congiuntura internazionale impone di evitare false demagogie pur non essendo scritto da nessuna parte che la situazione della Sardegna non debba cambiare, continuando a subire la slealtà dello Stato». Secondo Fenu è arrivato il momento «di ridiscutere tutto e chiedersi se, invece, non ci sia la volontà del governo nazionale di mantenere la Sardegna come piattaforma militare del #Mediterraneo, anziché come isola di crescita economica e sociale di quell’area». «Il nodo del problema – ha continuato Fenu – è che il governo non si è mai posto il problema di compensare svantaggi così pesanti per la nostra Isola; continuerò a sostenere posizioni del presidente Pigliaru su questo punto ma resto preoccupato per l’atteggiamento del governo e mi chiedo: quali saranno le nostre azioni se il governo manterrà il suo atteggiamento sleale? Cosa faranno i sovranisti? Quali posizioni assumeremo? Chiediamo pure ai Sardi di esprimersi con un referendum, ma assicuriamo fin da ora che rispetteremo la loro volontà.»

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco quello che è accaduto l’altro giorno a #Capo Frasca, è stato la classica «goccia che ha fatto traboccare il vaso». Cocco ha espresso preoccupazione per l’incidente avvenuto nel poligono e ha assicurato la massima attenzione, il pieno appoggio e la condivisione per l’azione svolta dal presidente Pigliaru e dalla Giunta.« Non è, infatti, tempo di polemiche ma di ricerca di unità per portare avanti risultati concreti. La Sardegna – ha aggiunto – ha già dato tanto. I poligoni oggi possono essere fatti in altre regioni.»  

«L’argomento delle servitù militari – ha ricordato Pietro Cocco – era stato già affrontato in una seduta del Consiglio regionale del giugno scorso che era terminata con l’approvazione di un ordine del giorno. Un documento che ha rafforzato l’azione dell’esecutivo che ha partecipato a una conferenza di servizi convocata dopo ben 33 anni. Cocco ha criticato l’atteggiamento del centrodestra che “fa attacchi continui e ingiustificati”.» Pietro Cocco ha annunciato che una delegazione del Pd parteciperà all’assemblea organizzata per il 13 settembre a #Capo Frasca da alcuni partiti indipendentisti.

L’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, in premessa al suo intervento ha escluso l’intenzione di alimentare ulteriori polemiche e ha invitato il presidente Pigliaru a considerare in termini costruttivi i rilievi critici formulati dall’opposizione in Consiglio. L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato le parole della giovane Giulia La Torre (figlia del marò prigioniero in India) per evidenziarne i toni di sfogo verso lo Stato, accusato, nella circostanza, di aver abbandonato il padre. «E’ un grido di dolore contro uno Stato fattosi patrigno – ha incalzato Cappellacci – ed è questa la voragine che si è ormai aperta tra lo Stato e la comunità». Il consigliere dell’opposizione ha quindi rivolto apprezzamento e riconoscenza per l’operato dei tanti militari italiani impegnati nel Mondo per garantire la pace ed ha ribadito come il centrodestra «non abbia mai avuto e non ha un approccio antimilitarista». «La nostra indignazione – ha proseguito Cappellacci – è rivolta contro una politica e una burocrazia che si dimostra sorda verso i bisogni e i diritti della Sardegna e che continua a vedere la nostra Isola solo come una terra utile solo per proseguire nelle esercitazioni di guerra o ad essere destinata a Cayenna». «La nostra controparte – ha spiegato l’ex governatore – non è qui in quest’Aula ma è il governo italiano e in questa circostanza è rappresentata dal comportamento del ministero della Difesa». Ugo Cappellacci ha quindi sottolineato con tono polemico la differente condotta tenuta nella passata legislatura dall’allora opposizione ed ha rimarcato come anche in occasione della polemica per la recente visita del ministro Pinotti alla Maddalena, il centrodestra non abbia ricercato “il caso” contro il presidente Pigliaru ma abbia con nettezza chiesto le dimissioni del ministro Roberta Pinotti. Cappellacci ha definito la titolare del dicastero della Difesa “una irresponsabile” ed ha ricordato che la firma sul decreto che ha autorizzato le esercitazioni nei poligoni sardi sia arrivata dopo l’incontro con il presidente Pigliaru e con il parere contrario formulato dal Comitato misto paritetico sulle servitù militari. «Ma l’episodio della visita della Pinotti alla Maddalena (la polemica ha riguardato il fatto che la Regione non fosse stata tempestivamente informata) – ha aggiunto il consigliere di Fi – serve a dimostrare che aldilà dei buoni rapporti di facciata tra la Giunta ed il Governo, nella realtà continui ad esistere una questione sarda che è da considerare come una ferita ancora sanguinante della Repubblica italiana». «Anche per queste ragione – ha proseguito l’ex governatore – invito l’esecutivo e la maggioranza a far cessare l’atteggiamento di supponenza che fino ad oggi li ha caratterizzati e a mettere gli interessi della Sardegna al primo posto e al di sopra delle appartenenze.»

Ugo Cappellacci ha quindi sollevato perplessità sull’efficacia del referendum («mi auguro non serva ad allungare il brodo») e sulla opportunità della riunione del Consiglio per le comunicazioni del presidente della giunta sull’incidente a #Capo Frasca («auspico che non serva per offrire una scappatoia alle responsabilità»). Per il consigliere della minoranza il Consiglio, infatti, sul tema delle servitù militari si è già espresso con chiarezza lo scorso 17 giugno «con un ordine del giorno unitario e sulla cui validità dei contenuti non sono stati sollevati dubbi». Cappellacci ha quindi rivolto critiche a Pigliaru per alcuni incontri definiti “riservati” ed in particolare per quello tenuto con il #sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ed ha definito la sospensione delle esercitazioni militari fino al 15 settembre «un’autentica presa in giro». Ugo Cappellacci ha concluso con l’invito rivolto al presidente della giunta «perché trasformi l’incidente di #Capo Frasca in un momento storico, chiedendo l’immediato ridimensionamento delle servitù militari in Sardegna, evitando di proseguire nel confronto con lo Stato con il metodo utilizzato nella vertenza sul Patto di stabilità». «Presidente – è stata la sfida dell’esponente di Forza Italia – porti risultati e non proclami e progetti in corso.» 

Conclusi gli interventi dei gruppi, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al presidente della Regione per la replica finale.

Francesco Pigliaru ha mostrato soddisfazione per l’esito del dibattito e si è dichiarato “contento” per l’ordine del giorno approvato dall’Aula lo scorso 17 giugno. «Quel documento indica la strada per il confronto con il Governo nazionale.» Il capo dell’esecutivo ha quindi rivendicato alcuni importanti passi in avanti e l’aggiornamento delle prospettive rispetto al contenuto del documento votato dal Consiglio: «Lavoriamo per la graduale riduzione della presenza militare in Sardegna – ha detto – c’è la massima determinazione da parte nostra per raggiungere il risultato». Il presidente Pigliaru ha poi definito “poco rilevanti” le critiche avanzate dall’ex presidente della Regione Cappellacci: «La lettera al ministro Roberta Pinotti non è un passo indietro. Ho fatto riferimento a uno dei punti dell’ordine del giorno votato dall’Aula nel quale si chiedeva la sospensione delle esercitazioni militari dal 1° giugno al 30 settembre». Per Pigliaru non si deve gridare allo scandalo se ci sono incontri informali con il Governo. «C’è una strategia chiara. Vogliamo raggiungere risultati in tempi certi. Ministro e comandi militari fanno fatica a comprendere il clima che si respira in Sardegna. Questa difficoltà dovrà essere superata in tempi rapidi. Il ministro ha fatto aperture che in passato non sono state fatte. Per il momento sono solo parole, occorrerà vigilare perché alle parole seguano i fatti.»

Il presidente ha poi ribadito l’obiettivo della sua Giunta: la riduzione dei poligoni in Sardegna nel corso di questa legislatura. «Siamo ambiziosi – ha detto Pigliaru – credo sia giunto il momento di  ottenere risultati concreti. Puntiamo alla dismissione in tempi rapidi di Capo Frasca e al ridimensionamento di Teulada. Non possiamo garantire risultati ma possiamo assicurare la nostra determinazione per portare avanti le aspirazioni del popolo sardo. Per fare valere le nostre ragioni dobbiamo essere seri e convincenti,  occorre raccogliere dati e dimostrare fatti che finora sono sconosciuti all’opinione pubblica». Da Francesco Pigliaru, infine, la richiesta al Consiglio regionale perché valuti l’opportunità di indire la seconda Conferenza sulle servitù militari: «Sarebbe l’occasione – ha concluso il presidente della Regione – per dare concretezza alle nostre prospettive».