26 April, 2024
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Nuovo duro attacco del coordinatore dei Riformatori Sardi, Michele Cossa, alla Giunta regionale sulla gestione del sistema dei trasporti.

«Bastano le parole della commissione europea per capire in che mani è il trasporto in Sardegna – scrive Michele Cossa in una nota -: “Il livello di maturità è scarso. L’impatto è debole in quanto sono mostrati solo alcuni benefici economici”. Parole dell’Ue su un progetto da quasi 10 milioni di euro per la rete ferroviaria sarda. Ecco a che punto siamo: anche l’Europa ci sbeffeggia.»

«Se a questo aggiungiamo che il ministro Delrio giudica una spesa inutile il treno veloce in Sardegna perché non abbiamo una rete che lo supporta – conclude Michele Cossa – la bocciatura della Giunta, che aveva promesso i treni veloci per quest’estate è clamorosa. Adesso basta: con questa superficialità la giunta regionale sta demolendo la nostra economia.»

Stazione ferroviaria di Cagliari

«Che l’assessore Deiana non voglia prendere atto del fatto che il principio di continuità territoriale si sia dissolto nei fatti, e anzi continui a fare annunci privi di sostanza è diventato offensivo nei confronti dei sardi. Aveva annunciato 15.000 posti in più per il ponte del 2 giugno, quando la Sardegna è rimasta praticamente isolata, e ne sono arrivati meno della metà; aveva annunciato i treni veloci per questa estate, e invece di essi si sono perse le tracce. Gli annunci non si contano più, i risultati invece sì, e sono assai modesti.»

Lo dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Adesso – prosegue Cossa – l’ultima trovata è il “bridge” con 14 tratte giornaliere su Roma. Ovviamente la Regione non ha i soldi per farlo e ha chiesto al Governo Renzi, che a tutto sta pensando tranne che alla Sardegna (salvo che come terreno per canne da biocarburante), di finanziarlo. Geniale. Peccato che ai sardi Deiana non abbia detto alcune cose: con 65 milioni di euro (tanto costa il progetto) non sarebbe difficile per nessuno fare un’operazione del genere; il governo si è già liberato da anni del problema della continuità territoriale sarda, che con l’accordo Soru-Prodi è stato derubricato da questione di interesse della comunità nazionale ad affare dei soli sardi, che pagano con le loro tasse i biglietti scontati.»

Aerostazione Elmas 1 copia

Presa di posizione del coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, sullo stato della riforma degli Enti locali in Consiglio regionale.

«La riformina di Cristiano Erriu – ha detto Cossa – si sta rivelando sempre di più una vera e propria legge truffa ai danni dei 525mila sardi che avevano votato per l’abolizione delle Province: con un colpo di mano il centrosinistra le resuscita, cambiandone forse il nome ma sostanzialmente lasciando tutto come era prima.»

«Cercando di mediare con le varie anime dello sgangherato centrosinistra – ha aggiunto Cossa – l’assessore degli Enti locali sta avvallando una legge che non solo non cancella le Province ma addirittura le resuscita. Un insulto per i sardi e per tutto il movimento referendario. A tutto questo noi reagiremo non solo in Consiglio regionale ma anche fuori dal Palazzo con una grande manifestazione. Scenderemo in piazza contro questa vera e propria truffa mascherata da riforma.»

Palazzo Vice Regio 17 copia

L’assessorato regionale dell’Ambiente ha varato le nuove regole per il sistema integrato di salvamento balneare, nel quale è stata accolta gran parte delle osservazioni presentata da Comuni e Province.
Le risorse disponibili ammontano ad oltre 400.000 euro e potranno essere utilizzate sia per investimenti – torrette di avvistamento, mezzi nautici di soccorso, attrezzature specifiche, primo soccorso e rianimazione – sia per costo del personale. L’ammontare delle spese dipende dalla disponibilità̀ di attrezzature e mezzi necessari a supportare il piano di salvamento.
Spetta alle amministrazioni locali pianificare e programmare le attività di salvamento sulla base degli indirizzi dati dalla Giunta regionale.

San Nicolò Buggerru 6

I Riformatori sardi hanno presentato una proposta di legge per il riordino degli Enti locali. Il trasferimento alla Regione delle funzioni e del patrimonio delle quattro province abolite dal referendum del 2012 (Olbia Tempio, Carbonia Iglesias, Medio Campidano e Ogliastra); un piano (entro sei mesi) della Giunta per il trasferimento ai Comuni o ad altri enti pubblici delle funzioni e delle relative risorse umane e finanziarie; mantenimento in regime commissariale delle quattro province storiche (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano) fino alla definitiva approvazione della modifica costituzionale all’esame del Parlamento.

E’ questa la proposta di riordino degli Enti locali che i Riformatori contrappongono al disegno di legge della Giunta (in discussione nella Prima commissione) e che il coordinatore Michele Cossa, ha definito “paludoso”, “incerto nei tempi” e “pericoloso” perché rischia di moltiplicare apparati e organismi. «Addirittura – ha detto Cossa – davanti alla proposta inemendabile della Giunta, affermiamo che è meglio tenersi le otto province piuttosto che ritrovarci con decine di Unioni di Comuni».

Il disegno di legge dei Riformatori, redatto in collaborazione con l’ufficio studi del partito, rappresentato, nel corso dell’incontro di questa mattina con la stampa, dagli ex consiglieri regionali Franco Meloni e Franco Pisano e dal già assessore del Turismo, Roberto Frongia, si compone di soli 4 articoli, il terzo dei quali norma la delicata questione del personale in carico agli enti intermedi. Si prevede, dunque,  il trasferimento del personale delle amministrazioni provinciali alla Regione, garantendo il mantenimento della posizione giuridica ed economica. Il costo che ne deriverebbe per le casse regionali – così è scritto nel testo di legge – andrebbe in detrazione dal fondo unico degli Enti locali.

Sede Provincia via Mazzini Sede Provincia Medio Campidano 1 copia

«Un conto è fare scelte oculate, un altro abbandonare le rotte: le dieci originarie erano troppe, ma su Verona, Bologna e Napoli Bruxelles non potrebbe fare nessuna obiezione.Sono tratte molto frequentate dai sardi che studiano fuori o sono costretti a viaggiare per esigenze sanitarie e non c’è un servizio per la Sardegna. Il problema vero però è quello del modello: affidare le rotte ad un unico vettore crea alla Sardegna un danno enorme». Lo scrive, in una nota, il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Difficile da comprendere – dice ancora Cossa – una “continuità europea” del tipo di quella proposta da Massimo Deiana. Oggi è più facile arrivare a Londra o Parigi che a Roma in certi periodi dell’anno. Ed è sbagliato anche solo prendere in considerazione ai fini della continuità i vettori low cost, per il semplice motivo che essi non offrono alcuna garanzia né nel prezzo (estremamente variabile) né di continuità del servizio (viaggiano solo quando conviene loro). Inoltre non può continuare un sistema in cui la Regione paga a pioggia i vettori: vista la scarsità di risorse niente regali alle compagnie aeree ma meccanismi premiali, che stimolino il miglioramento della qualità del servizio. Con una spesa complessiva di non più di 70 milioni di euro, si può applicare sia alla CT1 che alla CT2.»

Michele Cossa

Traghetti Arbatax e La Maddalena copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge sulla continuità territoriale tra la Sardegna e le isole minori. Autorizzazione all’individuazione di un soggetto idoneo allo svolgimento delle attività di supporto tecnico, economico-finanziario e legale alla correlata procedura di gara. Il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il consigliere di Sardegna Vera Michele Azara.

Azara ha ricordato i passaggi principali del testo in commissione dove, sia pure con l’astensione dei gruppi di opposizione, sono state condivise  finalità ed obiettivi del provvedimento, utilizzando il ricorso all’advisor, secondo la procedura che sarà seguita anche per la privatizzazione della Saremar.

Secondo il relatore di minoranza Giuseppe Fasolino, di Forza Italia, le motivazioni dell’astensione dell’opposizione riguardano essenzialmente gli effetti del provvedimento sulla mobilità marittima, «perché manca una inversione di tendenza rispetto alla situazione attuale nella prospettiva di una gestione razionale del settore che garantisca anche il superamento delle attuali tensioni occupazionali». Sono fatti già emersi in Consiglio in occasione del dibattito su una mozione dedicata all’argomento, ha ricordato Fasolino, criticando il provvedimento anche perché «così come è stato proposto rappresenta un inconsapevole giudizio di sfiducia nell’assessorato regionale dei Trasporti che avrebbe potuto gestire direttamente le procedure di gara».

A nome della Giunta, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha espresso un giudizio positivo, conforme a quello della commissione.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta, prima di passare alla votazione. Il presidente Ganau ha accolto la richiesta.

Alla ripresa della seduta il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli del provvedimento, che il Consiglio ha approvato con 26 voti favorevoli e 19 astensioni.

Successivamente l’Assemblea ha approvato i 3 articoli del disegno di legge 198 e, con 25 voti favorevoli, il provvedimento nel suo complesso.

La seduta si era aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Disegno di legge n. 199/A (Giunta regionale) – Interventi in materia di consorzi di garanzia fidi. Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd).

Sabatini ha ricordato in apertura il voto unanime commissione, al termine di un articolato percorso di audizioni che ha visto protagonisti gli operatori del settore. Scopo della legge, ha affermato, «è quello di rafforzare il sistema semplificandolo, attraverso la creazione di un unico fondo di garanzia sotto il controllo dell’assessorato della programmazione, la riduzione del numero dei consorzi che diventeranno però molto più forti e in grado di fornire maggiori garanzie gli operatori economici». Va sottolineato inoltre, ha proseguito Sabatini, «il ruolo positivo della Sfirs anche per quanto riguarda il nuovo istituto dell’osservatorio che dovrà seguire con grande attenzione l’evoluzione del fenomeno; ci sono le condizioni, in altre parole, per mettere a disposizione del sistema delle imprese uno strumento per superare il problema strutturale di accesso al credito delle aziende sarde come dimostrato anche recentemente dal report di Bankitalia sull’economia regionale». Resta sullo sfondo sotto questo profilo, ha precisato il consigliere del Pd, «la questione delle condizioni di credito ancora troppo alte per le imprese sarde rispetto al mercato nazionale, ed è auspicabile che anche su questo punto l’osservatorio operi con la massima attenzione; per quanto riguarda le risorse c’è l’impegno comune ad aumentarle e ad utilizzare a fondo, nello stesso tempo, le disponibilità residue».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda), in una breve premessa, ha sintetizzato l’evoluzione storica dei consorzi fidi in Sardegna, «nati dall’intelligenza delle piccole imprese con l’aiuto delle istituzioni, diventando però nel tempo potentati politici e finanziari che hanno drenato una massa ingente di risorse pubbliche impiegandone una parte, quella dell’aggio sulle risorse erogate, con finalità improprie». La Regione, ha poi lamentato il consigliere Anedda, «in questi anni non si è preoccupata di vigilare sull’andamento dei consorzi e di controllare l’efficacia della loro azione sul sistema economico sardo, così come la Regione non è intervenuta per sostenere le imprese che avevano difficoltà di accesso ai progetti ed ai fondi europei». Oggi i confidi, ha detto ancora Anedda, «sono essi stessi imprese in difficoltà, a partire dal mantenimento dei circa 500 lavoratori del settore e, con questa legge, stiamo facendo un intervento di assistenza; serve perciò chiarezza perché queste non sono politiche attive del lavoro e non produrranno niente per la Sardegna, fermo restando che la riforma serve ed i controlli sono necessari, ma occorre in realtà un nuovo ruolo per questi organismi, che devono occuparsi di ristrutturare i debiti delle aziende per farle sopravvivere e, soprattutto, farle ripartire».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha condiviso in parte le considerazioni del consigliere Anedda, sottolineando che «c’è molto bisogno di fare chiarezza in un mondo che ha inciso spesso negativamente sull’economia sarda». Il testo, secondo la Zedda, «presenta poi alcune lacune, perché va bene la creazione di un unico fondo presso la programmazione regionale ma la dotazione finanziaria è del tutto inadeguata; basti pensare 5 milioni erano negli anni passati la dotazione del solo settore commercio; è auspicabile dunque che le norme di attuazione e direttive servano a risolvere i gravi problemi di accesso al credito per le imprese sarde, svantaggiate anche dalla normativa nazionale ed europea, e sarà importante sotto questo profilo fare un buon regolamento ma ancora di più incrementare la disponibilità finanziaria». Se ben impiegate, ha sostenuto il vice capogruppo di Forza Italia, «sono risorse ben spese per l’economia sarda». Sulla concreta applicabilità della nuova legge, Zedda ha espresso qualche riserva, soprattutto per ciò che concerne «i criteri di ammissibilità e premialità che non sono del tutto chiari ed il percorso di accorpamento dei consorzi che forse non tiene conto delle specificità da salvaguardare; tutte ragioni che ci impongono di partire con il piede giusto, senza dimenticare la necessità di un nuovo rapporto con l’Unione europea per definire i possibili contrasti fra questa legge e le norme europee in materia di tutela dalla concorrenza e aiuti di stato». La Zedda ha infine annunciato l’astensione del gruppo di Forza Italia.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi ha rimarcato la centralità delle imprese per il sistema economico isolano. «Parlare oggi di Consorzi Fidi significa parlare di impresa – ha detto Crisponi – finora si sono affrontate le emergenze, oggi si discute una proposta di legge che cerca di dare una mano d’aiuto al sistema produttivo isolano».

L’esponente della minoranza, pur riconoscendo l’importanza del provvedimento in discussione, ha rilevato la necessità di procedere ad ulteriori approfondimenti. «I Consorzi Fidi nell’ultimo decennio sono stati l’unico elemento a fianco delle imprese, un polmone al quale poter attingere per contrastare la carenza di liquidità al contrario del sistema del credito che ha rappresentato spesso un ostacolo. Per questo – ha sottolineato Crisponi – vanno potenziati».

Secondo il consigliere dei Riformatori, la proposta della Giunta lascia aperte una serie di problematiche e criticità, prima fra tutte l’esiguità delle risorse messe in campo: «Cinque milioni di euro sono pochi – ha rimarcato Crisponi – c’è poi l’assenza di un programma dettagliato per l’individuazione del fabbisogno dei vari comparti e la conseguente distribuzione dei fondi. La decisione di destinare le risorse a un fondo unico è sbagliata».

Crisponi ha quindi proposto di affidare alla Sfirs la gestione diretta delle risorse e l’individuazione in legge di alcuni obiettivi da raggiungere in modo da eliminare i profili di discrezionalità: «Si può pensare per esempio ad un sistema di restituzione delle somme non utilizzate».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «prosegue il momento difficile per l’economia sarda nonostante i trionfalismi di qualche amministratore regionale. Dopo 17 mesi la Giunta non è ancora riuscita a disegnare un orizzonte di prosperità per il sistema economico isolano».

Tedde ha poi parlato di un’incoerenza di fondo tra gli enunciati e gli atti concreti. «Nelle dichiarazioni programmatiche della Giunta la creazione di un ambiente favorevole per gli investimenti era ritenuta un pilastro per affrontare la crisi – ha sottolineato Tedde – così non è stato. Non c’è stata semplificazione burocratica, non è stato facilitato l’accesso al credito, si è invece evidenziata una scarsa attenzione verso le imprese con la mancata proroga del piano casa  e l’aumento dell’Irap».

Il consigliere di Forza Italia ha poi rimarcato l’insufficienza dei fondi messi a disposizione: «Questo disegno di legge è un pannicello caldo caratterizzato da un fondo asfittico, cinque milioni non bastano».

Dubbi da parte di Tedde anche sulla riorganizzazione dei Consorzi Fidi: «L’articolo 1 sembra andare verso una razionalizzazione del sistema ma negli articoli successivi si parla di altre cose».

Tedde, annunciando l’astensione del suo gruppo, ha comunque assicurato un contributo fattivo alla legge: «Noi siamo al fianco delle imprese – ha concluso – quello che voi state facendo non è sufficiente».

E’ poi intervenuto il consigliere dei Riformatori Michele Cossa che ha parlato di legge necessaria per venire incontro alle difficoltà delle piccole e medie imprese.

«La norma introduce elementi di certezza che erano assolutamente necessari per un sistema ormai incancrenito. Tra questi, il ruolo attribuito alla Sfirs e la decisione di affidare a un solo assessorato la gestione unitaria del sistema dei Consorzi Fidi».

Cossa ha poi espresso alcune perplessità sulla dotazione finanziaria della legge: «Cinque milioni di euro non bastano – ha detto l’esponente della minoranza – gli operatori ne chiedevano venti. In questo modo la legge rischia di essere inefficace». Secondo Cossa, infine, occorre dare attuazione concreta ai provvedimenti: « C’è la necessità di indicare priorità e indirizzi per superare le lentezze del sistema burocratico».

Giudizio positivo sul disegno di legge da parte del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. «Si vuole migliorare il rapporto tra Regione e i Confidi – ha detto Carta – bene l’individuazione di un unico assessorato per la gestione del sistema, così come la creazione del fondo di stabilizzazione: «E’ una bella trovata, la Regione manda un messaggio ai Confidi perché si aggreghino, in questo modo si cerca di mettere rimedio alla frammentazione. I Confidi avranno 18 mesi di tempo per decidere». Carta ha infine criticato l’esiguità della dotazione finanziaria ma nel complesso promosso il disegno di legge che – ha concluso – «cerca di dare risposte al mondo delle imprese e alle difficoltà di accesso al credito».

Il presidente ha quindi dato la parola all’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, il quale ha ringraziato il relatore e tutti i consiglieri per i contributo dato alla legge di riforma, «attesa da decenni, che faceva parte delle dichiarazioni programmatiche dei diversi presidenti che si sono succeduti». Paci ha poi elencato i punti fondamentali della legge, che riconosce il ruolo del Consiglio regionale, e che ha l’obiettivo di evitare la frammentazione, individua meccanismi di premialità per i confidi, introduce il fondo di stabilizzazione con meccanismi di salvaguardia e istituisce l’osservatorio dei Confidi. L’idea di razionalizzare il sistema, ha spiegato l’assessore, è nata dalla volontà di creare un sistema che sia favorevole e funzionale alle imprese. Si tratta di una legge che cerca di dare un ulteriore contributo al settore produttivo, ha spiegato Paci, che non ha però l’ambizione di risolve il problema del credito e delle imprese. Per quanto riguarda i fondi assegnati, Paci ha affermato che 5 milioni sono scarsi, ma in questo momento non era possibile fare di più. Paci ha reso noto all’Aula che la Regione sta pagando i residui passivi pari a 22 milioni. Allo stato attuale, ha concluso, ne sono stati già erogati 16 milioni.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato conclusa la discussione generale sul Dl n.199 ed ha concesso la parola al consigliere Fabrizio Anedda per la dichiarazione di voto sul passaggio agli articoli. Il capogruppo del Misto ha preannunciato voto favorevole pur ribadendo perplessità in ordine ai rilievi circa l’esiguità delle somme stanziate a favore dei consorzi Fidi ed ha ricordato come siano le banche a scegliere il consorzio fidi a cui affidarsi e non le imprese.

La vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha dichiarato il voto di astensione ed ha ribadito che le somme a favore dei consorzi Fidi sono insufficiente “perché gli stanziamenti previsti nel recente passato derivano da stime appropriate e opportune valutazioni”. «Maggiore risorse destinate ai consorzi – ha concluso Alessandra Zedda – significa favorire l’effetto moltiplicatore dei positivi effetti nell’accesso al credito da parte delle imprese».

Il voto di astensione è stato preannunciato anche dal consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha ricordato che  le imprese hanno necessità dei Consorzi Fidi ma che questi devono avere obiettivi prestabiliti e risorse consistenti.

L’Aula ha quindi proceduto con l’approvazione del passaggio agli articoli ed il presidente dell’assemblea, Gianfranco Ganau, ha posto in votazione l’articolo 1 (Finalità ed ambito di applicazione) che è stato approvato con 32 sì, un voto contrario e 19 astenuti.

Aperta la discussione sull’articolo 2 (Fondo unico destinato all’integrazione dei fondi rischi dei confidi) nei quali è indicata la dotazione annuale di 5 milioni di euro, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al consigliere Marco Tedde (Fi) per l’illustrazione dell’emendamento aggiuntivo che proponeva la limitazione, nel territorio della Sardegna, dell’intervento del fondo di garanzia nazionale (art. 2 comma 100, lettera a) della legge 13.12.1996 n. 662) alla controgaranzia dei fidi iscritti al registro delle imprese della Sardegna, per importi fino ai 100mila euro. L’esponente dell’opposizione ha auspicato l’introduzione in legge del correttivo al fine di garantire maggiore sostegno alle imprese, limitando l’intervento del fondo nazionale di garanzia che comporta rating e condizioni più restrittivi che non agevolano l’accesso al credito.

Il presidente della III commissione, Franco Sabatini (Pd), ha espresso il parere negativo della commissione, seguito da quello dell’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, che pur riconoscendo la correttezza e la serietà della questione posta con l’emendamento Tedde, ha sottolineato il rischio della creazione di potenziali condizioni di “protezionismo per i consorzi fidi” attraverso la limitazione al ricorso al fondo nazionale. «Il tutto – ha concluso Paci – a discapito della concorrenza e con danno all’impresa».

Il capogruppo del Psd’Az. Angelo Carta, è intervenuto a sostegno dell’emendamento: «Non è protezionistico e sono le banche che scelgono il consorzio fidi, non le imprese».

Posto in votazione l’articolo 2 è stato approvato con 33 voti favorevoli e l’Aula non ha approvato l’emendamento aggiuntivo a firma Tedde e più.

In sequenza e con distinte votazioni a scrutinio elettronico sono stati approvati l’articolo 3 (Regime di aiuto); l’articolo 4 (Fondo di stabilizzazione); l’articolo 5 (Osservatorio dei confidi) e l’articolo 6 (Abrogazione).

Il presidente del Consiglio a quindi annunciato all’Aula la presentazione dell’emendamento orale del consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che punta all’eliminazione delle parole “decorsi i quali se ne prescinde” alla fine del comma 1 dell’articolo 7 (disposizioni transitorie e finali) in riferimenti al termine indicato in legge per il parere delle commissione alle deliberazioni della Giunta sui criteri di ammissibilità, sui settori prioritari e quanto dunque previsto al comma 23 dell’articolo 2; al comma 3 dell’articolo 4 e all’articolo 5 del testo di legge.

Dopo una serie di chiarimenti, preso atto che l’emendamento del consigliere Cossa modifica in ordinatorio, il termine perentorio indicato nel testo di legge a proposito dei pareri della commissione, il presidente del Consiglio l’ha dichiarato accolto, insieme con un altro emendamento orale, proposto dal consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha registrato il sostegno anche del presidente della V commissione, Luigi Lotto (Pd) e che modifica la parola “commissione” in “commissioni”, stabilendo dunque che deve essere acquisto il parere della commissione III e della commissione V (entrambi competenti sulla materia).

Posto in votazione con le modifiche intervenute per effetto dell’accoglimento dei due emendamenti orali, l’articolo 7 è stato approvato con 34 voti favorevoli, così anche l’articolo 8 (Entrata in vigore) con 33 sì. L’Assemblea ha quindi proceduto con la votazione finale della legge che è stata approvata.

Il nuovo sindaco di Sestu sarà donna, scaturirà dal ballottaggio tra Maria Paola Secci (Riformatori-FI) che ha ottenuto 3.114 voti, il 36,38% (con i Riformatori sardi al 23,64% – Sestu è la cittadina di Michele Cossa, ex sindaco, ex deputato e attuale consigliere regionale e coordinatore regionale del partito – e Forza Italia all’11,94% di lista) e Annetta Crisponi (Centrosinistra – coalizione di cinque liste: PD, “Sestu domani”, “Polo civico per Sestu”, SEL e Rosso Mori-Rifondazione-PDCI)), 2.990 voti, il 34,93%.

Seguono, fuori dal ballottaggio, Maria Fabiola Cardia, del Movimento 5 Stelle beppegrillo.it, 1.597 voti, il 18,66%; Maria Cristina Perra, della lista civica “Ricostruiamo liberamente”, 538 voti, 6,28%; e, infine, Antonio Mura, della lista civica “Alternativi ai partiti“, 319 voti, 3,72%.

A Sestu si è registrato probabilmente un record al contrario sulla cosiddetta parità di genere, questa volta non garantita ma a scapito del genere maschile, avendo registrato la presenza di quattro candidati a sindaco donne su cinque (peraltro l’unico candidato uomo si è classificato ultimo con il 3,72% dei voti, il che significa che il 96,28% dei cittadini elettori sestesi hanno scelto un candidato sindaco donna).

Strada statale 3 copia

Nasce un comitato per eliminare l’Anas dalla gestione delle strade sarde e attribuire la competenza alla Regione. E’ l’obiettivo che si prefiggono i promotori di “Fuori l’Anas dalla Sardegna”. L’iniziativa è stata presentata alla stampa questa mattina dal coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, dal capogruppo dello stesso partito, Attilio Dedoni, e da alcuni sindaci dell’Isola. A fine giugno, è prevista una manifestazione a Roma per dire basta alla gestione delle strade da parte dell’Anas.

«Al comitato hanno già aderito più di 120 amministratori senza distinzioni di partito: Riformatori sardi, Pd, liste civiche e Udc. Sono state raccolte già 2000 firme e coinvolto tutti i primi cittadini della Bassa Marmilla. E’ da due legislature – ha affermato Cossa – che noi Riformatori stiamo cercando di far regionalizzare la rete stradale oggi di competenza dello Stato. Anche la mozione presentata dal gruppo, primo firmatario l’on. Dedoni, ha l’obiettivo di dare gli indirizzi alla Commissione paritetica Stato-Regione. I sardi  ha proseguito il coordinatore regionale dei Riformatori  hanno il diritto-dovere di assumersi per intero le responsabilità connesse all’accessibilità e alla mobilità all’interno della propria terra».

Michele Cossa ha poi sottolineato che si tratta di un’iniziativa trasversale che ha a cuore solo gli interessi della Sardegna e dei sardi e non quelli dei partiti. Per questo motivo ha voluto sottolineare che anche una mozione presentata da una parte del centrosinistra va nella stessa direzione. Cossa ha poi attaccato l’assessore dei Lavori pubblici: «Visto che tra i promotori ci sono anche consiglieri sovranisti, l’assessore dovrebbe essere conseguente».

«La Sardegna non è collegata tra nord e sud per non parlare delle zone come il Sulcis, l’Ogliastra e la Gallura – ha detto il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni -. C’è la possibilità di riuscire a trasferire la competenza alla Sardegna: altre Regioni lo hanno già fatto, ma è necessario avviare una trattativa con lo Stato senza sconti affinché le risorse per la gestione siano trasferite ogni anno e nell’entità giusta, ma tenendo conto degli investimenti destinati alla Sardegna negli dieci anni. Purtroppo lo Stato spesso è stato negletto nei confronti della Sardegna.»

D’accordo anche il sindaco di Segariu, Marino Tronci, il quale ha parlato dell’Anas come di una specie ministero con cui è difficile dialogare e ottenere semplici autorizzazioni. Danilo Artizzu, sindaco di Siurgus Donigala, ha ricordato che la Statale 128 è ancora chiusa, mentre il consigliere comunale di Turri, Vinicio Casu, ha, infine, parlato di una questione di civiltà che ha l’obiettivo di garantire in primo luogo la sicurezza degli automobilisti.

“La burocrazia del sistema creditizio, in molti casi ottusa quanto quella della pubblica amministrazione, rappresenta un grave danno per le imprese e l’economia della Sardegna.”
Lo ha denunciato il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa che, assieme a Roberto Frongia e Marina Adamo del Centro studi del partito, ha presentato, fra l’altro, alcuni dati relativi ai bandi Pia avviati dalla Regione nel 2008, per i quali la stragrande maggioranza delle imprese (complessivamente 293 in nei settori industriale, turistico, artigiano e dei servizi) non ha ancora ricevuto i contributi assegnati.
«Assistiamo poi a situazioni paradossali – ha aggiunto Cossa – come quella del microcredito, strumento che in passato ha avuto un grande successo, in cui la Sfirs chiede sia la domanda on-line che quella cartacea, con una inutile perdita di tempo ed un corto circuito che alimenta errori formali da cui deriva un numero troppo elevato di domande respinte; su questo ad altri problemi analoghi presenteremo al più presto una interrogazione.»
L’avvocato Roberto Frongia ha parlato di tante «storie di ordinaria follia burocratica e bancaria che, sulla gestione delle leggi di incentivazione, hanno coinvolto il 50% delle imprese sarde interessate, trasformando gli incentivi al sistema economico nel loro esatto contrario: un collo di bottiglia che nei casi più estremi può addirittura portare le aziende alla chiusura.»
Roberto Frongia ha quindi auspicato “regole più chiare e semplici e tempi più veloci”, assicurando su questo argomento il massimo impegno istituzionale dei Riformatori sardi.
Marina Adamo si è poi soffermata in modo particolare sulle vicende che anno accompagnato i Pia (Piani integrati d’area) del 2008.
«Le aziende – ha ricordato – hanno fatto la loro parte, predisponendo i progetti, presentando la documentazione ed investendo le loro risorse, spesso ottenute attraverso il ricorso alle fidejussioni (prestate sempre dal sistema creditizio) ma il risultato finale è che, a così tanto tempo di stanza senza ricevere i contributi assegnati, molte imprese hanno chiuso ed altre hanno di gran lunga peggiorato la loro posizione economica a causa della loro esposizione presso le banche». «La colpa di tutto questo – ha aggiunto – è certamente della burocrazia del mondo bancario ma, in parte, anche della Regione che non ha valutato correttamente il timing delle procedure; è poi singolare che non siano previste penali per la banca come soggetto attuatore dell’investimento, per una serie di comportamenti anomali che vanno dalla richiesta continua di documenti alla sostituzione dei responsabili del procedimento e perfino alla mancata risposta a domande degli imprenditori formulate attraverso la posta elettronica certificata».
«Insomma – ha concluso la Adamo – i Pia sembravano bellissimi e coerenti con le finalità della Regione di sostenere il sistema produttivo e migliorarne la competitività, ma si sono trasformati in un girone infernale».