27 April, 2024
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«Ritengo che sia giunta l’ora che il nostro assessore all’Agricoltura e l’intero Governo regionale intervengano in maniera decisa e definitiva per garantire l’immediata erogazione degli stipendi arretrati ai lavoratori ARAS, arrivati ormai allo stremo delle proprie forze.»

Il consigliere regionale del Partito dei Sardi, Piermario Manca, sollecita la Giunta Pigliaru e l’assessore Pierluigi Caria ad adottare una soluzione definitiva per rispondere alle giuste esigenze e richieste dei lavoratori dell’Associazione regionale allevatori della Sardegna.

 L’ARAS da oltre 35 anni,  con l’ausilio di circa 270 dipendenti assunti a tempo indeterminato e per la quasi totalità in possesso di laurea in scienze agrarie e medicina veterinaria, presta le proprie attività a servizio degli allevatori ovini, bovini e suini attraverso il supporto finanziario della Regione Sardegna, che, dal canto suo, attraverso l’Associazione regionale allevatori, offre gratuitamente tale servizio alle aziende zootecniche beneficiarie accollandosi il 100% il costo finanziario dei servizi resi dall’ARAS.

Inizialmente, dai primi anni ’80 e sino all’introduzione della misura comunitaria relativa al benessere animale (misura 215 PSR 2007-2013 e misura 14 PSR 2014-2020), si è operato con i piani comunitari di lotta alla ipofertilità e mortalità neonatale per gli allevamenti ovicaprini e successivamente con l’erogazione di servizi di assistenza tecnica e sanitaria, a carattere non specialistico, su tutto il territorio regionale mirati al miglioramento quantiqualitativo delle produzioni animali. Oggi è di supporto all’Agenzia Regionale Laore per l’assolvimento degli impegni previsti dalla misura comunitaria relativa al benessere degli animali, garantendo il servizio di formazione ed informazione specifico alle aziende beneficiarie, oltre 10mila su tutto il territorio regionale. Quindi è solo la Regione Sardegna che attraverso l’associazione regionale allevatori, offre gratuitamente tale servizio alle aziende zootecniche beneficiarie accollandosi il 100% il costo finanziario dei servizi resi dall’ARAS.

«Voglio precisare che tutti i finanziamenti regionali risultano pertanto indispensabili a garantire la retribuzione dei suddetti lavoratori e il rimborso delle spese visto che quest’ultimi da sempre utilizzano le proprie autovetture per svolgere quello che in realtà risulta a tutti gli effetti un servizio pubblico. Quest’ultimo aspetto appare senza alcun dubbio paradossale e rende sufficientemente chiaro quale sia lo stato d’animo di tutti i lavoratori dell’ARAS che hanno oramai iniziato il quarto mese senza ricevere gli stipendi dovuti», spiega Piermario Manca.

Il Consiglio regionale, con l’ultima finanziaria, ha stanziato la somma necessaria per lo svolgimento delle attività per tutto il 2018, per un importo complessivo pari a 13,8 milioni di euro, un terzo dei quali (4,6 milioni di euro) già erogati e trasferiti all’Agenzia regionale Laore, la quale in data 23/02/2018 (determina di Laore n° 81) ha accreditato questa prima tranche del finanziamento all’ARAS.

«Non è dato di capire per quale motivo i dipendenti di quest’ultima risultino ancora privi del proprio stipendio e continuino ad anticipare le spese per svolgere le attività attingendo a risorse personali o più realisticamente accedendo a prestiti e fidi bancari per garantire il servizio agli allevatori», aggiunge il consigliere regionale del PdS. «È notizia di questi giorni che il nuovo presidente e vicepresidente dell’ARAS, dopo aver di fatto esautorato i vertici tecnici e amministrativi della stessa associazione, in totale dispregio dei lavoratori, invece di procedere repentinamente a erogare gli stipendi e i rimborsi ai dipendenti, hanno provveduto a trasferire i conti bancari e il relativo finanziamento regionale fuori dall’Isola, presso una cassa di risparmio del nord Italia», spiega ancora Manca.

«Se da un lato è legittimo lo stato di malessere dei lavoratori ARAS, amplificato dall’amarezza che la Regione  Sardegna non abbia dato applicazione alla Legge per la stabilizzazione (L.R. n. 3/2009), dall’altro ci si chiede come sia possibile che l’assessore regionale all’Agricoltura non approfondisca queste problematiche e soprattutto perché non intervenga facendosi portavoce presso l’intera Giunta regionale affinché sia salvaguardata la professionalità e l’utilità di questi lavoratori che costituisco patrimonio della Regione Autonoma della Sardegna – continua Piermario Manca -. Sono fortemente convinto che i tempi sono maturi per trovare una soluzione definitiva al problema di questi lavoratori e delle loro famiglie riconoscendone definitivamente il ruolo, le competenze e la professionalità. Personalmente ritengo doveroso percorrere la strada dettata dalla già citata Legge regionale n° 3 del 2009 art. 2, comma 40 che prevede di inquadrare il personale negli organici regionali. Questa possibile soluzione, unita a altre di più difficile applicazione, come per esempio la costituzione di una società in house, ci permette di riportare tutte le competenze in Sardegna. Così hanno già fatto altre Regioni a statuto speciale, spezzando definitivamente un anacronistico cordone ombelicale con l’AIA (Associazione italiana allevatori), che nulla ha a che vedere con le attività svolte in Sardegna dall’ARAS, decidendo autonomamente della nostra zootecnia, razionalizzando i costi che, comunque sono a carico anche attualmente della Regione – conclude Piermario Manca -, ed evitando che i finanziamenti pubblici regionali utili per rendere un servizio ai nostri allevatori siano gestiti in Italia senza aver alcun controllo, da adesso in poi, sulla loro reale destinazione.»

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«Ieri, con una nota più trionfalistica del solito, l’assessore all’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha annunciato la risoluzione delle problematiche legate al refresh delle “pratiche locali tradizionali” grazie all’intervento del ministro Maurizio Martina. Forse non dovremmo esultare per questa notizia che ha il sapore amaro di una risoluzione dettata da esigenze di propaganda, ma non di una effettiva risoluzione di una delle tante problematiche che da anni vive l’agricoltura isolana.» Lo sostiene il consigliere regionale del Partito dei Sardi, Piermario Manca.

Il refresh, che è una foto-interpretazione con immagini aeree usata per determinare l’uso dei macrosuoli, viene portato avanti da AGEA con cadenza triennale, e col tempo sono stati persi irrimediabilmente decine di migliaia di ettari che sono diventati bosco e quindi senza diritto ad avere quote di sostegno (premio unico), nonostante da secoli vi si sia praticata tradizionalmente l’attività di pascolo.

Ma andiamo con ordine: il 20 febbraio 2018 la commissione agricoltura della conferenza stato-regioni ha fatto approvare l’ordine del giorno della regione Basilicata finalizzato a richiedere l’audizione urgente al ministero delle Politiche agricole sulla corretta gestione dei pagamenti PAC. L’audizione è stata richiesta perché l’audit della commissione Europea aveva introdotto nuove norme ponendo a rischio i premi delle misure a capo e a superficie per il 2017 con l’aggravante di richiedere anche il recupero delle annualità già erogate.

L’audit della commissione Europea aveva determinato due anomalie sulle pratiche locali tradizionali (plt):

1) Particella non presente nelle comunicazioni delle regioni ad AGEA;

2) Particella presente nella comunicazione ma senza indicazione della tara indicata dalla regione al 50%.

Nella realtà a seguito della mozione della regione Basilicata si sta provando a recuperare una situazione generata da un errore burocratico determinato dalla mancata comunicazione ad AGEA, da parte della Regione, delle particelle soggette a Pratiche Locali Tradizionali con indicazione delle tare specifiche per permettere il recupero parziale delle superfici che con il refresh del 2016 venivano individuate come Bosco e quindi perse.

«Alcuni, purtroppo con grosse responsabilità, esultano per l’aggiustamento temporaneo delle pratiche del Premio Unico, senza rendersi conto che in Sardegna il settore primario vive una situazione drammatica, da me denunciata da tempo. Credo che l’atteggiamento deva essere ben diverso – aggiunge Piermario Manca -. Dopo due anni di crisi dovuta a una delle peggiori siccità dell’ultimo secolo e alla remunerazione irrisoria delle materie prime, in particolare del latte ovino, che non ha permesso l’organizzazione produttiva delle aziende agricole forse la vera soluzione, ancora attesa dalla maggioranza delle aziende del settore, sarebbe quella più naturale nel far avere gli aiuti comunitari a loro spettanti dal 2016.»

Il vero disastro sono i mancati pagamenti che ormai viaggiano mediamente con 18 mesi di ritardo. Siamo nel 2018 quindi al quarto anno della Programmazione 2014-2020 e a oggi per quanto riguarda i vari bandi a Misura, la situazione è drammatica:

– Biologico, (nuova programmazione), difesa del suolo e produzione integrata, non risultano pagate le annualità 2016 e 2017

 Indennità compensativa, pagato solo in parte perché molte pratiche risultano ancora con problematiche

 Benessere animale (nuova programmazione), erogato anticipo del 2016 manca saldo 2016 e intero pagamento 2017

La situazione è ancora più grave sui bandi a progetto legati agli investimenti delle aziende del settore primario:

 Misura 4.1 a distanza di oltre un anno si registrano solamente i decreti cartacei, perché ancora mancano gli applicativi, e difatti a ora non sono stati dati ancora anticipi.

 Misura 4.2 mancano gli applicativi per i pagamenti.

 Misura 6.1 semplici a distanza di un anno si sono istruite le pratiche ma a oggi non si vedono decreti

 Misura 6.1 pacchetto giovani non si capisce ancora se esiste una graduatoria in quanto le pubblicazioni degli elenchi delle pratiche appaiono e scompaiono e a oggi si parla di «esiti elaborazione domande rilasciate sul SIAN».

E per una previsione insensata sono stati stanziati i soldi per finanziare 800 pratiche rispetto alle circa 3.000 che hanno fatto domanda di finanziamento, le quali per un’assurda burocrazia non potranno usufruire della medesima domanda in futuro, in quanto costretti all’apertura di partita IVA secondo il dettato del bando.

«Del resto a suo tempo avevamo denunciato che la siccità andava pagata a tempo congruo, e a oggi dei famosi 20 milioni di euro stanziati dal Consiglio Regionale destinati ad alleviare la situazione del comparto zootecnico, non si conosce come verranno destinati alle aziende agricole», sostiene Piermario Manca.

«Si potrebbe continuare ma a poco serve, come del resto a poco servono i proclami a cadenza quindicinale, serve solo maggior rispetto verso un settore produttivo che ad oggi è ancora la spina dorsale dell’economia sarda», conclude il consigliere regionale del PdS.

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Pascolo locale tradizionale

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«Gli agricoltori hanno necessità di avere certezze sulla disponibilità della risorsa idrica per programmare le colture e la propria attività produttiva. Qualche settimana fa con i colleghi assessori di Lavori pubblici, Ambiente e Industria ci siamo messi attorno a un tavolo, che io vorrei fosse permanente, per discutere della gestione dei problemi attuali e sulle attività da intraprendere nell’immediato futuro.» Lo ha detto ieri l’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, intervenendo a Oristano all’iniziativa organizzata da Confagricoltura Sardegna dal titolo: «Gestione ottimale della risorsa irrigua». Ai lavori hanno partecipato la vice presidente nazionale dell’associazione di categoria agricola ed ex assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, il presidente di Confagricoltura Sardegna, Luca Sanna, e il direttore nazionale dell’area ambientale Confagricoltura, Donato Rotunno. E poi il vice presidente di ANBI, Giovanni Tamburini, l’amministratore unico di Enas, Giovanni Sistu, il presidente di ANBI Sardegna, Gavino Zirattu, e Andrea Abis, commissario del Consorzio di bonifica di Oristano. In sala numerosi operatori del settore, agricoltori e rappresentanti dei sindacati di settore.
Cambiamenti climatici, riduzioni delle precipitazioni, siccità, disponibilità di acqua negli invasi e disponibilità per gli usi agricoli. Questi i maggiori argomenti che hanno caratterizzato l’incontro e che, nello specifico delle attività agricole, hanno toccato anche i temi delle manutenzioni delle reti irrigue, dei costi dell’acqua per gli agricoltori e dell’installazione dei contattori.
«Tutti i soggetti coinvolti devono avere il dovere di lavorare assieme condividendo i dati in proprio possesso e mettendoli a sistema. Così possiamo dare un ordine di priorità agli interventi da mettere in atto – ha osservato Pierluigi Caria -, riducendo i tempi di attuazione ed evitando sprechi di risorse. Sugli interventi di ripristino delle reti irrigue, un vero colabrodo in certi territori, non possiamo pensare di fare un unico grande intervento in una sola volta. Sarebbero necessarie troppe risorse. Ecco perché dobbiamo agire per obiettivi raggiungibili in tempi rapidi e con risorse certe, pianificando quanto più possibile ogni tipo di percorso. Nell’estate del 2017 – ha aggiunto l’assessore – abbiamo stanziato 30milioni di euro di fondi FSC per l’irriguo e quindi per i Consorzi di bonifica. 30milioni a fronte di circa 160milioni di progetti presentati in Regione.»
L’assessore dell’Agricoltura ha poi ricordato che in questi mesi sono al vaglio degli uffici due macro azioni: il recupero dei reflui e l’uso di dissalatori. «Nel primo caso – ha spiegato Pierluigi Caria – siamo al lavoro con progetti e finanziamenti già operativi che migliorino l’esistente e creino reti nuove, mentre nel secondo siamo ancora in fase embrionale e stiamo raccogliendo opinioni e idee da parte dei tanti portatori di interesse coinvolti. Anche in questo caso – ha concluso l’assessore dell’Agricoltura – vogliamo arrivare a una decisione condivisa, frutto del massimo confronto possibile».

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«Abbiamo molto chiara la situazione e interverremo per le opportune correzioni: c’è un problema complessivo non di risorse ma di funzionamento efficiente dell’apparato burocratico della Regione che ha effetti particolarmente negativi nel settore agricolo.»

Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau al termine dell’incontro dei capigruppo, con la partecipazione degli assessori dell’Agricoltura Pierluigi Caria e della Sanità Luigi Arru, con una ampia delegazione del Comitato spontanei degli allevatori del comparto ovino, recentemente costuitosi a Bolotana.

I rappresentanti degli allevatori, che hanno consegnato ai capigruppo un documento dettagliato con le loro richieste, hanno sollecitato soprattutto l’accelerazione degli interventi finanziari della Regione contro la siccità e sui premi previsti dal Psr (Piano di sviluppo rurale), entrambi in forte ritardo, mentre le aziende sono ancora alle prese con una forte mancanza di liquidità.

L’assessore Pierluigi Caria ha replicato ricordando che sono disponibili risorse per 20 milioni, la cui destinazione sarà definita lunedì prossimo dal c.d. “tavolo verde”, luogo di rappresentanza delle varie componenti del mondo agricolo. Decideremo insieme, ha aggiunto, “utilizzando come riferimento i danni causati alle aziende dalla siccità e la delibera relativa allo stato di calamità naturale, tenendo presente anche che ulteriori 25 milioni dovrebbero essere assegnati alla Sardegna dal Governo nazionale in tempi brevi”. Per quanto riguarda i premi del Psr l’assessore ha ribadito che i rallentamenti delle procedure sono stati registrati in tutta Italia per problemi di gestione informatica dei dati, comunque in via di soluzione, e solo la Lombardia ha potuto erogare anticipazioni ricorrendo ad una società finanziaria.

L’assessore della Sanità Luigi Arru, rispondendo ad un quesito specifico sulle vaccinazioni bovine a carico degli allevatori a differenza di quanto avviene nel comparto ovi-caprino, ha precisato che «non si tratta di una decisione della Regione ma dello Stato: i farmaci del cosiddetto siero 4 mancavano dappertutto e, in ogni caso, sono prodotti che non rientrano fra i Lea (Livelli essenziali di assistenza)».

Nel dibattito hanno preso la parola i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, del Pds Gianfranco Congiu, dell’Udc Gianluigi Rubiu, di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco e del Pd Pietro Cocco, oltre al consigliere Luigi Crisponi, a nome dei Riformatori sardi.

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La Giunta regionale proporrà una rimodulazione del Psr per dare risposte ai giovani esclusi dai bandi per il primo insediamento in agricoltura.

E’ l’impegno assunto dall’assessore regionale dell’Agricoltura Pierluigi Caria al termine dell’incontro con i rappresentanti della Coldiretti e la commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale dopo la protesta dei giovani agricoltori per le vie di Cagliari.

«La Regione ha ricevuto 2.985 domande per le misure del pacchetto giovani – ha detto Pierluigi Caria – di queste ne sono state finanziate 883 con 70 milioni di euro. Restano fuori 2100 richieste per le quali cercheremo di trovare una soluzione. Questa passa necessariamente attraverso una rimodulazione del Psr con lo spostamento di risorse verso gli investimenti.»

Per soddisfare tutte le domande, servirebbero tra gli 80 e i 100 milioni di euro. «La questione sarà affrontata lunedì prossimo nel Tavolo verde convocato in Regione – ha aggiunto Pierluigi Caria – in quella sede dovrà essere indicata una strada da percorrere per presentare una piattaforma unitaria a Bruxelles. Il primo marzo sarà in Sardegna una delegazione della Commissione Europea che ascolterà le nostre proposte. La Ue non esclude una rimodulazione del Psr ma, per ottenere il via libera dalle istituzioni europee, occorre aver prima aver “lanciato” tutte le misure del Piano».

Dall’assessore Pierluigi Caria è arrivata anche una precisa presa di posizione sulle modalità da seguire per dare ristoro ai giovani che hanno presentato le domande: «Credo che la soluzione migliore sia quella di uno scorrimento delle graduatorie del primo bando anche se il Psr prevede la pubblicazione di un secondo bando – ha affermato Pierluigi Caria – se così fosse ci batteremo perché siano rispettati i requisiti previsti nel primo bando e non ci siano esclusi per sopravvenuti limiti di età».

I giovani della Coldiretti, accompagnati da alcuni agronomi e dai sindaci di Villasor e di Barrali, hanno raccontato le loro vicissitudini nella presentazione delle domande. «Chiedere di insediarsi prima di aver ottenuto il via libera al finanziamento – hanno spiegato i ragazzi della Coldiretti – ha creato grosse difficoltà di natura finanziaria a noi ed alle nostre famiglie». Contestata anche la scelta di procedere con i bandi a sportello.

D’accordo sulla necessità di trovare una soluzione per i giovani aspiranti agricoltori tutti i componenti della Commissione agricoltura.

«Non si possono mandare a casa 2.000 ragazzi che hanno creduto in questa possibilità – ha detto il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu – la Commissione e la Giunta si attivino per individuare il percorso migliore». Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri rappresentanti della minoranza. «Siamo pronti a dare il nostro contributo – ha detto Antonello Peru (Fi) – solo la politica può trovare una soluzione. Occorre mettercela tutta». Secondo Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) «il futuro della Sardegna passa attraverso l’agricoltura. Gli errori del bando sono imputabili alla politica e alla burocrazia regionale. C’è l’obbligo politico e morale a trovare una soluzione». Anche per Luigi Crisponi (Riformatori) occorre dare una risposta al più presto: «Se così non fosse potremmo parlare di totale fallimento del Piano di sviluppo rurale».

Favorevoli ad una rimodulazione del Psr anche i consiglieri di maggioranza Antonio Gaia (Upc), Mario Tendas e Piero Comandini del Pd. «La Commissione si faccia carico di verificare quali risorse possono essere recuperate per procedere a una modifica del Piano – ha detto Antonio Gaia – in caso affermativo sarebbe meglio procedere a uno scorrimento delle graduatorie del primo bando». Per Mario Tendas occorre guardare in faccia alla realtà:  «Nel bilancio regionale non ci sono risorse disponibili, la rimodulazione del Psr è una scelta obbligata». Stesso giudizio da parte di Piero Comandini: «Ai giovani deve essere data una risposta, gli appuntamenti delle prossime settimane con i rappresentanti della Commissione Europea saranno decisivi. La protesta di oggi deve essere il punto di partenza per costruire un percorso comune e ottenere la rimodulazione del Psr».

Il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto ha garantito l’impegno del parlamentino per trovare una soluzione percorribile che soddisfi le richieste dei giovani. «L’assessore ha indicato una via – ha detto Lotto – la Commissione farà la sua parte fino in fondo».

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Hanno giurato oggi nell’Aula di via Roma, due nuovi consiglieri regionali: Valerio Meloni (Pd) e Gian Filippo Sechi (Udc). La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proceduto alla surroga del consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna, recentemente deceduto. Al suo posto è subentrato il primo dei non eletti Gian Filippo Sechi. Successivamente l’Assemblea ha esaminato le dimissioni del consigliere del Pd Salvatore Demontis. Le sue dimissioni sono state accolte con votazione a scrutinio segreto, nella quale si sono espressi a favore 25 consiglieri, 20 hanno votato contro e 3 sono stati gli astenuti, i consiglieri Christian Solinas del Psd’az, Paolo Dessì del Misto e Alessandro Unali del Pds. Al termine dello scrutinio il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso la seduta per convocare la Giunta per le elezioni che dovrà indicare il sostituto di Salvatore Demontis.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha dato lettura della delibera della Giunta per le elezioni cui è stato indicato Valerio Meloni come subentrante.

Conclusi gli adempimenti legati alla composizione dell’Assemblea,il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge n. 483 (disposizioni urgenti in materia di elezioni dei presidenti delle Province e dei Consigli provinciali).

Poco dopo, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha espresso la sua difficoltà a stare in Aula, «come tanti altri consiglieri impegnati in campagna elettorale», senza la presenza dell’assessore dell’Agricoltura «che deve riferire all’Aula la situazione dell’Aras, il mancato trasferimento dei fondi a Laore, e le difficoltà dei lavoratori Apa 7 dei quali, in queste ore, hanno ricevuto lettere di licenziamento, fatto di inaudita gravità». Su questi temi, ha sostenuto, «c’è la sensibilità dei colleghi di tutti gli schieramenti per cui il Consiglio deve occuparsene con urgenza e dare risposte chiare». Chiedo quindi, ha concluso, «un incontro dell’assessore con i lavoratori, anche dopo i lavori del Consiglio».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato che «sui problemi di Aras il Consiglio ha lungamente dibattuto e c’è anche una proposta di legge del Pd sulla stabilizzazione, per cui nostro orientamento è da sempre favorevole come abbiamo ribadito anche recentemente in sede di conferenza dei capigruppo». Stiamo parlando, ha aggiunto Cocco, «di un patrimonio professionale notevole della Regione che opera in tutti i territori della Sardegna, i cui costi sono sostenuti da fondi regionali così come per l’Apa; il problema riguarda la definizione delle procedure, in tempi molto rapidi, tenendo conto delle novità normative nel frattempo intervenute anche a livello nazionale».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ricordato che, sulla vicenda, «ci sono percorsi avviati ma non conclusi da troppo tempo; ora occorre accelerare nel rispetto della volontà di tutto il Consiglio perché non si tratta di argomenti da campagna elettorale ma di problemi seri che riguardano la comunità regionale».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «è il momento di mettere a regime quei lavoratori che hanno fornito alla Regione un servizio fondamentale per la tenuta del sistema agricolo sardo; ne parliamo da molte legislature senza risultati ed è giunto il momento di decidere, senza dimenticare la riforma complessiva degli enti regionali agricoli che ad oggi producono solo burocrazia».

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha ricordato che, oltre alla legge che va applicata, «vi sono comportamenti adottati in senso positivo in altre situazione uguali e simili, come per esempio i lavoratori del San Giovanni Battista di Ploaghe, questi lavoratori sono retribuiti quindi l’intervento è a costo zero per la Regione».

Il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto (Pd) ha manifestato il suo  dispiacere nel vedere il Consiglio regionale continuare una discussione «a 9 anni dall’applicazione della legge che prevedeva la stabilizzazione di questi lavoratori all’interno di Laore; non è giusto, insomma, che un problema del genere si lasci morire nella disattenzione di ben due esecutivi, a questo punto se la legge non va bene si cambi, altrimenti la si applichi, in modo che ognuno si assuma le proprie responsabilità».

Per il Pds il consigliere Piermario Manca ha condiviso la richiesta di un confronto con l’assessore dell’Agricoltura in Aula, ricordando che Consiglio ha fatto grandi sforzi per approvare il bilancio in tempi regolari mentre poi, da 2 mesi, i lavoratori non ricevono lo stipendio». L’Unione europea, ha proseguito, «ha cambiato alcune normative sugli alberi genealogici e può essere una buona occasione per decentrare tutte le competenze in Sardegna».

Il neo consigliere Valerio Meloni ha dichiarato che «l’ampio consenso sui problemi dei lavoratori Aras ed Apa, manifestato in numerose occasioni, riguarda in realtà un percorso (attraverso interlocuzioni con associazioni di categoria e lavoratori) per la ricerca delle migliori soluzioni». In altre parole, a giudizio di Valerio Meloni, «la volontà comune c’è ma occorre stare dentro il tetto delle assunzioni imposto dal Governo nazionale».

Giovanni Satta, del gruppo Misto, si è detto «allibito perché su questo argomento non c’è niente di politico, Pietro Pittalis ha parlato di 7 lettere di licenziamento e vorremmo che fosse data una risposta a questi lavoratori che, come tanti altri, hanno operato al servizio della Regione per decine di anni: la Regione è in ritardo, anche rispetto lle tendenze nazionali di riforma e non c’è dubbio che gli assessori Raffaele Paci e Pierluigi Caria debbano dare risposte chiare».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha criticato in modo forte la «rincorsa ai licenziamenti fino a portare in Aula in modo inaccettabile il dibattito; è necessaria la presenza del’assessore e c’è anche una nostra mozione sulla quale non torniamo indietro e riguarda la mancata disponibilità di fondi presso Laore». La cosa più grave, secondo Congiu, «è che i licenziamenti vengono pensati altrove e questo mi fa rabbrividire, pur essendo la Regione una sorta di socio di maggioranza». «Oggi – ha concluso Gianfranco Congiu – il quadro legislativo consente di accentrare in Sardegna queste competenze e io sono stufo di subirle».

A nome della Giunta il vice presidente Raffaele Paci, dopo aver annunciato la disponibilità dell’assessore Caria al confronto in Aula, ha annunciato che «i pagamenti destinati a Laore per il pagamento degli stipendi ai lavoratori sono stati formalizzati il 13 febbraio scorso, per cui gli stipendi arriveranno con sollecitudine, fermo restando che i tempi tecnici del dopo finanziaria sono quelli che sono». «Per il resto – ha aggiunto Raffaele Paci – si sta lavorando ad una riforma complessiva di unificazione di Ara ed Apa nel cui ambito sarà affrontato il problema delle stabilizzazioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ribadito di non aver detto niente sul merito delle questioni insistendo però sulla richiesta di confronto con l’assessore perché, ha nuovamente sottolineato, «in ballo ci sono 350 posti in organico che non vorrei fossero già assegnati in altri settori, a parte il fatto che commissari gestiscono la situazione da Roma mentre qui i licenziamenti intanto vanno avanti».

Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che gli uffici stanno verificando la disponibilità dell’assessore Pierluigi Caria a partecipare ai lavori dell’Aula.

Poco dopo il Consiglio ha cominciato l’esame del disegno di legge 483 sulle elezioni delle Province e dei Consiglio provinciali, sulla base dell’art. 102 del regolamento e di un accordo unitario dei capigruppo.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha brevemente riassunto i termini della questione ricordando che, rispetto alla prima scadenza del 31 dicembre 2017, «si è registrato il ricorso di alcuni Sindaci i quali, di fronte alla scadenza, hanno sostenuto che non avrebbero potuto partecipare e quindi essere rappresentanti; per questo spostare termine è quanto mai opportuno, magari prolungando la scadenza di 45-120 giorni». Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu è condivisibile la proposta all’attenzione del Consiglio «che rende giustizia e riporta la democrazia nel sistema Province che era venuta meno con lunghi commissariamenti». Abbiamo contrastato la scadenza del 31 dicembre, ha affermato, «a favore di una norma sulla rappresentanza che di fatto reinserisce il 50% dei Comuni sardi; siamo poi disponibili ad individuare di comune accordo un ulteriore allungamento del termine».

Il presidente della commissione Autonomia Francesco Agus (Campo progressista) ha osservato che «è preferibile arrivare ad un accordo con tutti i Comuni per prolungare il termine; è vero poi che questo è un piccolo intervento su legge riforma che non deve far dimenticare la necessità di riprenderla in mano, soprattutto perché è una legge modellata sulla Delrio e sul referendum costituzionale ma le cose poi sono andate diversamente e bisogna prenderne atto con nuovi contenuti e nuove risorse».

Per il Pds il consigliere Roberto Desini ha parlato di «piccoli accorgimenti giusti per togliere le Province dalla mano dei burocrati ma è opportuno che, da qui a giugno, ci si metta al lavoro per rivedere il sistema regionale delle Province e la riforma del 2016, ormai completamente superata ma formalmente in vigore e rilevante anche dal punto di vista finanziario, perché costringe la Regione a forti interventi finanziari per consentire agli enti intermedi di chiudere i bilancio». Sono contro le elezioni di secondo livello, ha aggiunto, «perché sono una grande ipocrisia mentre tutti sanno che un Sindaco fare bene nel suo Comune e contemporaneamente nell’esecutivo provinciale».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha espresso la posizione favorevole del suo gruppo per uno spostamento dei termini ma, ha avvertito, «senza andare troppo in là».

L’assessore Cristiano Erriu si è detto favorevole alla proposta di rinvio delle elezioni ma ha suggerito un differimento della data. «C’è la necessità di alcuni adempimenti organizzativi. Sarebbe meglio fissare le elezioni dopo il 45° giorno dal voto per il rinnovo dei consigli comunali stabilendo come termine ultimo il 15 ottobre 2018.

Luca Pizzuto (Art. 1 – Mdp) ha annunciato il suo voto favorevole al provvedimento ma, allo stesso tempo, ha invocato una modifica della legge di riordino degli enti locali. «L’assetto delle province deve essere rivisto alla luce dell’esito del referendum sulle province e delle indicazioni dell’Unione Europea che ha sottolineato la necessità di scegliere gli organi rappresentativi attraverso elezioni dirette e non di secondo livello. Oggi noi votiamo la proroga ma chiediamo di rimettere in discussione la legge. Le province non stanno funzionando».

La consigliere di Forza Italia Alessandra Zedda ha invece annunciato la sua decisione di uscire dall’Aula e di non partecipare al voto.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo mette in votazione il passaggio agli articoli. Il Consiglio ha approvato in rapida successione gli articoli 1” Modifiche all’articolo 26 della legge regionale n. 2 del 2016 (presidente della provincia)” e 2 “Modifiche all’articolo 27 della legge regionale n. 2 del 2016 (Consiglio provinciale). Via libera anche all’emendamento orale proposto dall’assessore Erriu con il quale si stabilisce che la data delle elezioni dei nuovi consigli provinciali sarà fissata a partire dal 45° giorno dalla elezione dei consigli comunali e non oltre il 15 ottobre 2018.

Successivamente sono stati approvati anche gli articoli 3 “Norma finanziaria” e 4 “Entrata in vigore”. Si è poi passati alla votazione del testo finale della legge che è stato approvato all’unanimità (46 favorevoli su 46 votanti).

Ha quindi chiesto la parola il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, per sollecitare ancora una volta la presenza in aula dell’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria.

All’esponente della minoranza ha risposto il presidente Gianfranco Ganau: «L’assessore Caria si trova fuori Cagliari, gli uffici stanno contattando la sua segreteria per verificare la disponibilità ad essere presente in Aula prima della conclusione dei lavori».

Il Consiglio è quindi passato all’esame della proposta di legge n. 482 “Disposizioni varie in materia sanitaria”.

Pietro Cocco, capogruppo del Pd e primo firmatario del provvedimento, ha spiegato gli obiettivi della proposta. «Interveniamo sulla sanità convenzionata che costituisce il perno della riforma delle cure primarie. Questa proposta mette ordine sul tema delle indennità da corrispondere ai medici del 118 e di continuità assistenziale. Il comma 3 dell’art. 1 ha lo scopo di adeguare gli stanziamenti destinati al finanziamento delle indennità aggiuntive della continuità assistenziale che, nei precedenti accordi integrativi sono stati fortemente sottodimensionati».

Pietro Cocco ha quindi annunciato la presentazione di un emendamento, firmato da tutti i capigruppo, che interviene sulle aziende ospedaliere e l’Ats per garantire il funzionamento dei servizi.

Augusto Cherchi (Pds)  pur riconoscendo l’urgenza di sanare una situazione sul fonte delle indennità dei medici in continuità assistenziale ha posto un problema per il futuro. «Cosa succederà da dicembre in poi? Questa legge sana una situazione pregressa. Il rischio è di pagare le prestazioni solo se effettivamente svolte. Verrà pagato solo l’atto di salire in ambulanza. Così si sminuisce il lavoro dei medici».

Per Marco Tedde (Fi) la sanità sarda attraversa un momento molto difficile. «Mancano i farmaci, gli strumenti per le sale operatorie, l’acqua calda nel reparto di neurochirurgia a Sassari. E’ un disastro totale. Da novembre dello scorso anno ci sono problemi anche nella sanità convenzionata che è un perno del sistema. Da allora l’Ats ha comunicato ai medici di base e di guardia medica la sospensione delle loro indennità. Oggi si cerca di fare una sorta di condono intervenendo sull’autonomia privata con una legge. Il problema va risolto ma con gli strumenti giusti. Intervenire con una legge su un contratto collettivo non è possibile. La Regione Sardegna non ha queste competenze».

Sulla stessa lunghezza d’onda Edoardo Tocco (Forza Italia). «La sanità convenzionata ha un ruolo importante, in alcuni casi sta implodendo per una problematica di sistema – ha detto Tocco – la riforma ha creato un distacco completo dai territori. Perché si va avanti con gli atti aziendali senza attendere la risposta del Mef? E’ vero che si vogliono tagliare le guardie armate nelle guardie mediche?».

Critico anche l’intervento di Giorgio Oppi (Udc): «Sarebbe stato opportuno andare in Commissione prima di portare la legge in aula – ha detto Oppi – i problemi della sanità sono sotto gli occhi di tutti, da dicembre la situazione peggiorerà. Sul Mater Olbia, volete dire qualcosa? A oggi non esiste nessuna deroga, è solo un “pour parler”. Dire che si partirà a giugno è una buffonata».

Ha quindi preso la parola per la replica l’assessore alla sanità Luigi Arru: «Stiamo cercando di porre rimedio a una situazione partita nel 2017 che riguarda sia il contratto collettivo nazionale che l’integrativo regionale. La delibera vuole dare un’interpretazione corretta su ambedue. Le regioni sono state sollecitate a farlo. Riteniamo strategico il ruolo dei medici di continuità e del 118 nell’ottica dell’integrazione dei servizi territoriali e di quelli ospedalieri». L’assessore ha poi indicato gli obiettivi dell’azione della Giunta: «Vogliamo impegnare e valorizzare i giovani medici anche nelle forme contrattuali, si vuole fare ragionamento con i sindacati per valorizzare le guardie mediche nella Case delle salute. Ci interessa cambiare la modalità di fare medicina. Il disegno di legge ci permette di dare un’interpretazione alla norma nazionale. La delibera consente di chiarire molti punti e di tranquillizzare operatori che svolgono ruolo importante».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Successivamente sono stati approvati gli articoli 1 “Disposizioni in materia di sanità convenzionata” e 2 “Norma finanziaria” e i relativi emendamenti.

Il testo finale è stato approvato con 30 voti a favore su 30 votanti. 16 gli astenuti

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato conclusa la seduta annunciando che l’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria parteciperà alla Conferenza dei capigruppo convocata per le 13.30.

Il Consiglio si riunirà il prossimo 26 febbraio alle 10.30, in seduta solenne, per le celebrazioni del 70° anniversario dell’approvazione dello Statuto speciale alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. 

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mucche
 La Giunta regionale, su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha licenziato nei giorni scorsi la delibera che autorizza il trasferimento di 13,8 milioni di euro a favore dell’Agenzia regionale Laore Sardegna per le attività di assistenza tecnica in zootecnia svolte dall’Associazione regionale allevatori della Sardegna (Aras). Il trasferimento verso l’associazione privata, che svolge prestazioni per conto della Regione, riguarda le attività previste per il 2018 dal Programma operativo annuale (Poa).

L’Aras presenta all’Agenzia Laore il Programma operativo annuale e ne cura la sua realizzazione organizzando omogeneamente le proprie attività su tutto il territorio regionale. È, infatti, in capo ad Aras l’assistenza tecnica nelle aziende per l’attuazione della Misura sul benessere degli animali. L’Agenzia Laore fornisce quindi al soggetto attuatore le direttive in ordine alla predisposizione del Poa in linea con le esigenze della programmazione regionale. Le attività svolte devono essere controllabili e verificabili sulla base di un protocollo definito tra Laore Sardegna e l’Aras che specifica nel dettaglio procedure, compiti e tempi di esecuzione e il sistema di valutazione dei risultati conseguiti.
Nel piano operativo di quest’anno si sta valutando l’ipotesi di estendere le attività, come per esempio la vaccinazione dei bovini per la Blue tongue, da far svolgere direttamente ai veterinari Aras presso le aziende.

«La Giunta – ha detto l’assessore del Personale, Filippo Spanu – riserva la dovuta attenzione alla vicenda dei lavoratori dell’Aras. Dopo aver chiesto, nelle scorse settimane, al ministero per la Pubblica Amministrazione, con il quale è in corso una interlocuzione su questo tema, di valutare una deroga ai rigidi vincoli assunzionali, continuiamo a sollecitare una risposta in tempi rapidi. La Giunta vuole capire, con esattezza, se sia possibile derogare – ha concluso Filippo Spanu – alle norme nazionali per poter inserire stabilmente, tramite concorso, i lavoratori dell’associazione privata, che presta attività di assistenza tecnica in agricoltura, nell’ambito dell’Agenzia Laore.»

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«Il comparto dei produttori primari dell’ovicaprino viene da una stagione difficile, caratterizzata da problemi climatico-ambientali e di mercato, con un prezzo del latte sceso ai minimi storici. Per superare questa emergenza e sostenere le nostre aziende, abbiamo messo a correre 45 milioni di euro che stiamo liquidando per le quasi “Quale ruolo dei formaggi Dop nel mercato mondiale? La posizione dei Consorzi di tutela.»

È questo il tema che ha animato oggi il convegno organizzato dal Consorzio di tutela del pecorino romano Dop nelle tenute Sella & Mosca di Alghero dove si sono ritrovati i maggiori portatori di interesse del comparto nazionale ed europeo.

«Il comparto dei produttori primari dell’ovicaprino viene da una stagione difficile, caratterizzata da problemi climatico-ambientali e di mercato, con un prezzo del latte sceso ai minimi storici. Per superare questa emergenza e sostenere le nostre aziende, abbiamo messo a correre 45 milioni di euro che stiamo liquidando per le quasi 11mila domande ricevute.» Lo ha detto l’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ripercorrendo le azioni messe in campo dalla Regione negli ultimi mesi per far fronte alle criticità che hanno investito l’intera filiera del lattiero-caseario ovicaprino.
Ad aprire l’incontro la relazione del presidente del Consorzio del pecorino romano, Salvatore Palitta, e quindi la relazione introduttiva sullo stato di salute del settore nel panorama internazionale illustrata da Angelo Rossi, della Fondazione Clal (Centro studi dedicato al mondo del lattiero-caseario). E poi gli interventi di Gianfranco Gaias (Ufficio studi pecorino romano) sull’informazione e la diffusione dei dati nel settore, del presidente del Consorzio di tutela del parmigiano reggiano Dop, Nicola Bertinelli, e del direttore del Consiglio di regolazione del Queso Manchego (il rinomato formaggio ovino spagnolo), Pedro Condes Torres, che hanno raccontato le peculiarità di filiera e di posizionamento sul mercato delle proprie produzioni. Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, impossibilitato a partecipare all’incontro, ha inviato un video messaggio che è stato proiettato in sala. Sempre in rappresentanza del Mipaaf ha preso la parola il dirigente Luigi Polizzi che segue per il Ministero le politiche di tutela delle Dop. Ricordando lo strumento del pegno rotativo, ideato dalla Regione in collaborazione con le banche per garantire liquidità soprattutto alle cooperative di trasformazione, Giuseppe Cuccurese, direttore generale del Banco di Sardegna, si è confrontato con Torres sugli eventuali stati di giacenza nei magazzini del Manchego.

«A fine stagione – ha spiegato il direttore della Dop spagnola – le cantine sono vuote. Non abbiamo problemi di prodotto invenduto.»

Il convegno è stato anche occasione di confronto tra i relatori e la platea composta da addetti ai lavori: associazioni di categoria agricola, produttori primari, trasformatori privati e del mondo delle cooperative, e rappresentanti delle altre Dop di pecorino. Sul piano istituzionale ha portato i saluti della città catalana il sindaco Mario Bruno. Un saluto ai partecipanti lo ha dato anche il padrone di casa, Vittorio Moretti, titolare dell’azienda che lo scorso anno ha acquisito la Sella & Mosca.

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L’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha firmato il decreto, che sarà inviato a Roma all’Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura (AGEA), dove sono individuate le ulteriori superfici sulle quali sono svolte pratiche locali tradizionali di pascolamento in Sardegna. L’aggiornamento di questi dati, una volta riconosciuti da Agea, permetterà a molti allevatori di poter inserire nei propri fascicoli aziendali, superando così le anomalie che hanno determinato il blocco di numerose pratiche, le particelle che il rilevamento aerofotogrammetico aveva invece classificato come bosco e quindi non godibili di finanziamento. I dati erano stati trasmessi in Regione all’inizio della scorsa settimana da Agea per il completamento e le integrazioni di competenza assessoriale. Nelle superfici oggetto del decreto e su quelle già comunicate con i decreti degli scorsi anni (18 marzo 2015, 28 maggio 2015, 28 ottobre 2016) la copertura di erba e altre specie erbacee da foraggio non è prevalente, ma sulle stesse insistono essenze della macchia mediterranea con erbacee tradizionalmente pascolate che, unitamente all’erba e alle piante da foraggio, coprono oltre il 50% della superficie. Questi suoli potranno avere pertanto, secondo le norme vigenti in materia e le indicazioni proposte dall’Assessorato, una percentuale di ammissibilità e quindi di riconoscimento all’eleggibilità dei premi pari al 50%.

«Si tratta di un traguardo molto atteso dall’intero comparto zootecnico isolano. L’invio di questi dati determinerà lo sblocco delle pratiche con superfici in anomalia riguardanti la Domanda unica e le altre Misure del Programma di sviluppo rurale – ha detto l’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria -. Le nuove particelle saranno caricate da Agea nel sistema informatico che gestisce le superfici rientranti nei suoli agricoli che percepiscono aiuti comunitari. I nostri uffici, così come annunciato a tutti i portatori di interesse e alle associazioni di categoria durante il tavolo verde tenuto lo scorso 23 gennaio in Assessorato, hanno lavorato questa settimana per risolvere positivamente tali criticità. Permettere ai pastori sardi – ha concluso Pierluigi Caria – di poter allevare i propri animali secondo la tradizione e valorizzando i pascoli tipici della Sardegna, ricchi di essenze arbustive e arboree della macchia mediterranea, ha garantito il sostentamento di centinaia di migliaia di animali colpiti dalla forte riduzione delle foraggere seguita alla siccità.»
Il provvedimento andrà ad impattare, oltre che sulla Domanda unica, anche sulle Misure del Benessere animale piuttosto che su quelle a superficie, come l’indennità compensativa per le zone svantaggiate e montane, o su alcune Sottomisure agro-climatiche ambientali.