19 May, 2024
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«Dopo le segnalazioni di alcuni nostri cittadini, questo pomeriggio siamo andati a fare un sopralluogo e come si può vedere dalle foto, purtroppo, regna il totale degrado.
Oltre ad immondizie di ogni genere, panchine e barbecues vandalizzati da anni, abbiamo trovato tantissimi alberi abbattuti con la motosega.»

La nuova denuncia di disastro ambientale arriva dal Comitato di quartiere di Cortoghiana.

«Abbiamo visto diverse radure ormai prive di alberi e ci chiediamo per quanto tempo debba durare ancora questo scempio? Come è possibile che un patrimonio boschivo di questo valore possa essere lasciato abbandonato a se stesso, deturpato e violato quotidianamente nell’indifferenza di tutti, soprattutto di chi dovrebbe invece valorizzarlo e custodirlo con rispetto. Bisogna intervenire immediatamenteconclude il Comitato di quartiere di Cortoghiana e, mettere la parola fine a questa vergogna.»

 

«Non solo i fieristi ma anche gli organizzatori di eventi non lavorano ormai da un anno e dei soldi promessi dal Governo Conte II e nel Decreto Rilancio, la cui graduatoria dei beneficiari è uscita il primo dicembre, molti non hanno ancora ricevuto nulla e non riescono ad avere  spiegazioni in merito.»

La denuncia arriva dal deputato di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda che, con il collega Marco Osnato, ha presentato un’interrogazione per sapere i motivi del ritardo e quando, chi ne ha diritto, riceverà i soldi. I due parlamentari di FdI hanno raccolto le proteste degli operatori durante gli incontri virtuali e le iniziative di piazza.

Una bottiglia in faccia, la ferita ad un occhio e sette giorni di infortunio. E’ successo ieri ad un infermiere della clinica psichiatrica dell’Ospedale Sirai di Carbonia, aggredito da un paziente, accompagnato dalle forze dell’ordine al nosocomio, durante un TSO.

«Una situazione ormai insostenibile per noiha detto Marco Zurru, dirigente del NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, e rappresentante RSU e RSL -. Abbiamo più volte segnalato la realtà nella quale siamo costretti a lavorare: siamo un numero insufficiente di professionisti e siamo impauriti, senza tutele, ripetutamente aggrediti dai pazienti. Abbiamo chiesto più volte che ci venisse assegnata almeno una guardia giurata: niente è stato fatto. Siamo inascoltati. Ieri è avvenuta l’ennesima aggressione ai danni di un infermiere, colpito – durante un TSO – con un violento colpo di bottiglia in faccia, con conseguente trauma al viso e all’occhio e la rottura degli occhiali. Tutto questo è gravissimo, e poteva andare molto peggio.»

Gli infermieri, attraverso il rappresentante del NurSind, si dichiarano sotto pressione e tensione psicologica per la situazione al limite della tolleranza. «Siamo soli, isolati, e trattiamo pazienti aggressiviha concluso Marco Zurru siamo anche in piena emergenza Covid ed aggiungo che molto personale è andato in pensione, non sostituito. Altri si sono licenziati ed altri ancora avevano contratti a tempo determinato. Mi chiedo, dopo tutto questo e tutte le nostre lettere, cosa stia aspettando la dirigenza ad intervenire». 

A poche ore dalla firma dell’ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, che da lunedì 22 marzo metterà la Sardegna in zona arancione, sono 102 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore nell’Isola, su 2.889 test eseguiti, con una percentuale del 3,53%.

Salgono a 43.081 i casi di positività  dall’inizio dell’emergenza. In totale sono stati eseguiti 896.813 tamponi.

Si registrano 2 nuovi decessi (1.205 in tutto). Sono invece 175 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (-1), mentre sono 22 (-3) i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 12.701. I guariti sono complessivamente 28.793 (+69), mentre le persone dichiarate guarite clinicamente nell’Isola sono attualmente 185.
Sul territorio, dei 43.081 casi positivi complessivamente accertati, 10.634 (+63) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 6.836 (+14) nel Sud Sardegna, 3.554 (+14) a Oristano, 8.473 a Nuoro, 13.584 (+11) a Sassari.

 

«Il prossimo affidamento del bando di gara dei lavoratori ex Ifras genera nuovo precariato e determina lo stop delle attività di Igea S.p.A. Un film che non vogliamo rivedere!!!»

In una nota diffusa stamane, la RSU IGEA esprime «una forte preoccupazione sul futuro operativo della Società Igea».

«Forti criticità emerse si erano già riscontrate dopo la presentazione delle linee guida del piano industriale, a nostro avviso, trasformava la società in stazione appaltantesi legge nella nota -. Purtroppo, con gli ultimi eventi, questi timori sembrerebbero sempre più fondati determinando una situazione addirittura più seria e preoccupante.

In particolare: il prossimo affidamento del bando di gara dei lavoratori ex Ifras alla terza società partecipante determina la fuoriuscita dei lavoratori attualmente impegnati in pieno nei ruoli di Igea. Questo nonostante la scrivente Rsu e le OO.SS. Territoriali e Regionali, in diversi incontri, abbiano ribadito all’Azionista l’impossibilità, sia amministrativa sia operativa, in cui si sarebbe trovata Igea, con la conseguente chiusura di diversi cantieri operativi, Masua, Funtana Raminosa per citarne alcuni. Ma di fatto si comprometterebbero interi reparti anche nella sede di Campo Pisano.»

«Se prima la preoccupazione era solo quella di vedere la trasformazione di Igea in stazione appaltante oggi il rischio più che concreto è la totale inoperatività della Società che di fatto rischia di collassare riportandoci al 2014. Purtroppo rispetto a questi temi abbiamo ricevuto solo silenzio e rinvii!rimarca la RSU IGEA -. Questa fuoriuscita inoltre, non garantirebbe neanche la stabilizzazione dei colleghi, in quanto il contratto che verrà proposto sarà per due anni; da tempo chiediamo di avviare una discussione per un percorso di stabilizzazione nel pieno rispetto delle norme vigenti.»

«Non meno importante, la comunicazione di qualche giorno fa, da parte di RAS alla società Igea del mancato rinnovo della convenzione per le spese di manutenzione dei siti minerari. Questa decisione, oltre a ridurre il numero dei lavori in carico ad Igea, crea un problema non di poco conto sulla sicurezza dei siti, con il rischio di una nuova chiusura al pubblicoconclude la RSU IGEA. Nei prossimi giorni sarà convocata un’assemblea delle lavoratrici e lavoratori per decidere quali iniziative mettere in campo, contestualmente verrà formalizzata una richiesta di incontro all’Amministratore e all’Assessorato. Siamo stanchi delle riunioni convocate, disertate o rinviate, questo orami è diventata la regola da giugno 2020 a oggi; non permetteremo a nessuno che si distrugga quanto ricostruito con fatica in questi anni.»

«Secondo me le battaglie bisogna farle “giuste”. Non credo ci sia alcun “complotto” – se non per la temporalità – contro la Sardegna sulla zona arancione: c’è un algoritmo che è il medesimo che ci ha condotto in zona bianca (poi non mi sfugge il fatto che la zona arancione sia stata determinata da alcuni cluster ben determinati e da comportamenti non esemplari e diffusi nelle nostre comunità) e che, nei calcoli, ci ha fatto ripiombare in zona arancione.»

Sono queste le parole pronunciate dal presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, che aggiunge: «Se c’era una recriminazione da avanzare contro il Governo è il fatto di non aver fatto nulla per “difendere” la Zona Bianca e trattarla come “speciale” attivando una campagna a tappeto sui vaccini per rendere un “suo” (sic!) territorio libero dal virus già ad aprile (unico caso in Europa)».

«In Sardegnaconclude Emiliano Deiana -, per una volta, dovevano essere dirottati vaccini a sufficienza per rendere la zona bianca inespugnabile dal virus. Draghi ha fallito su questo. Non su un algoritmo che ha mostrato spesso limiti evidenti.»

Antonio Caria

Nuovo, ristretto, asettico, controllato, freddo, essenziale… l’elenco degli aggettivi potrebbe continuare ad allungarsi, ma bastano questi per scatenare in me forti emozioni… descrivo così il Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia che ieri pomeriggio, dalle 13.30 alle 20.54, mi ha ospitato in seguito ad un piccolo infortunio sul lavoro. (Pronto soccorso a cui assegno gli stessi aggettivi che assegno alla vita di noi tutti da ormai più di un anno!)

Gentilezza al momento dell’accoglienza, parole di conforto, tampone all’ingresso ed attesa in auto.

Dopo 2 ore primo problema… non certo dipendente da loro… i servizi non ci sono più, ma d’altronde non esiste più neanche la saletta d’attesa, che è diventata per necessità “Covid” una saletta di vestizione che ha inglobato i bagni che erano destinati ai pazienti registrati, in attesa di poter essere valutati e dei pazienti ancora in attesa di triage. Gli unici bagni, tra l’altro sempre puliti e riforniti di tutto, si trovano all’ingresso del nosocomio dove, per arrivarci dal P.S., bisogna passare dalla strada che prima portava al vecchio ingresso… il disagio potrebbe essere ovviato facendo passare il paziente dalla porta antipanico posta ad un passo dal P.S. che in 2 minuti permette di raggiungere il bagno.

Perché chi di dovere non lavora a questa soluzione? Aspettiamo risposte…

Raggiungo i servizi con non poca fatica, continuo a convivere col dolore alla mano che però nel frattempo è aumentato, mi riaffaccio in P.S. e chiedo numi ma scopro che, nonostante sia pomeriggio inoltrato, all’ingresso c’è ancora il signore con cui avevo precedentemente scambiato poche parole… è accomodato su una sedia a rotelle ed aspetta come un “paziente tanto paziente”.

Sente che chiedo alla guardia se c’è la macchinetta per prendere qualcosa da bere o da mangiare… ma registro un’ulteriore sparizione! Eppure si poteva mettere, io che giro ospedali in realtà come Iglesias e Cagliari le vedo…perché non poterne avere una anche nel P.S. del Sirai?

Non si capisce ed attendiamo risposte…

Il tempo passa, il signore mi offre un suo panino ed io colpita per la sua sensibilità “rifiuto e vado avanti”, regole anticovid ormai radicate in me non mi permettono di accettare. Fortunatamente, tra gimkane di ambulanze e pazienti “più aventi diritto di me”, sento chiamare il mio cognome… evviva tocca a me! Registrazione di routine e piccolo passo avanti, all’interno del P.S. mi accomodo su una sedia lontana da tutti…sono letteralmente intirizzita dal freddo… Non esiste riscaldamento e non capisco come mai… ok, regole anticovid, ma negli altri ospedali del territorio non esiste questo problema, gli impianti di riscaldamento sono accesi…

Non si capisce ed attendiamo risposte…

Mi guardo intorno, in tutto siamo circa una dozzina di “ospiti” tra “inquilini” in astanteria e “parcheggiati” nell’andito. Tutti distanti… incombe il terrore… il Covid è nell’aria ma ci si potrebbe rilassare…”siamo tutti tamponati e negativi” sennò non potremmo essere lì!

Non si parla, ci si osserva attraverso la mascherina, le storie dei pazienti le capisci ugualmente, cogli la loro preoccupazione, la solitudine, la stanchezza, il disorientamento, non tutti sono autosufficienti, alcuni si lamentano e chiedono se possono avere a fianco un loro parente… La tristezza è palese ma per fortuna ci sono “loro”! Bardati per l’occasione, nascosti dietro mascherine e guanti, stanchi e provati da questa pandemia che come una spada di Damocle pende sulla testa di tutti indistintamente da ruoli o caste sociali di appartenenza. Vanno e vengono, è un via vai continuo che li mette a dura prova ma… neanche per un attimo perdono la pazienza, al contrario rassicurano, cercano di calmare, rispondono alle domande, fanno “le battute”, fanno sorridere, ascoltano e continuano a dire «stia tranquillo ancora un pochino e rientrerà a casa»… venerdì sera in un paio d’ore lo hanno detto ininterrottamente ogni 5 minuti ad esempio alla nonnetta che chiede se i suoi figli sono stati avvisati che lei è lì, sola e dolorante…

Intorno alle 17.00, mi accompagnano a fare la lastra e noto subito che non tutte le carrozzine sono elettriche… alcune vanno spinte e non è certo semplice, tenuto conto della “salitina” presente al P.S. e neanche tutti i letti lo sono… per ovviare «si potrebbero iscrivere gli operatori gratuitamente in palestra» ma… forse sarebbe più semplice attrezzare l’importantissimo centro “smistamento infortunati e malati”, alias Pronto Soccorso, di carrozzine e lettini più consoni alla situazione.

In Radiologia si respira lo stesso clima sereno, la stessa pulizia, la stessa attenzione e disponibilità precedentemente descritta, così come la professionalità e tutto il resto si distinguono anche in Traumatologia.

La mia avventura iniziata alle 13.30 si conclude intorno alle 21.00! Dopo ben 7 ore e mezza…

Esco con un “palmarino” al braccio sinistro per una frattura al metacarpo 1 dito mano sinistra… il dolore è momentaneamente attenuato da una flebo di antidolorifici.

Ciò che però non si attenua in me è la necessità di raccontare di una categoria di lavoratori che “si adoperano senza sosta” ormai da più di un anno, lavoratori che colpa di questa pandemia hanno e continuano a rischiare di ammalarsi, senza contare che ad alcuni è anche successo ed ancora risentono delle conseguenze fisiche e psicologiche, una categoria di lavoratori che spesso ha dovuto mettere le distanze con i propri familiari per evitare rischi di contagio…

Ci tengo a precisare, perché immagino che qualcuno leggendo l’articolo possa pensarlo, che non conoscevo nessuno degli operatori incontrati tra oss, infermieri e medici (se non un solo infermiere ed un medico incontrati in uscita) e che loro non conoscevano me e la mia passione come giornalista svolta come seconda attività lavorativa, pertanto, il loro lavoro non è in alcun modo influenzato dalla mia presenza ed il mio racconto è schietto e sincero in ogni sua parte.

Perché nasce?

Nasce con l’obiettivo ben preciso, “in primis” di ringraziare tutte le figure professionali che ieri ho visto all’opera ed in secondo luogo avere risposte «da chi ha il dovere di darle» e magari con un po’ di umiltà «si concentri ad ascoltare chi l’ospedale lo vive come paziente»

Auspico una collaborazione tra cittadini che suggeriscano soluzioni intelligenti e figure autorevoli che nell’ATS possano soddisfare “i diritti del malato”, una sorta di tavolo di lavoro, perché non possiamo permettere che il nostro territorio continui a “piangere lacrime di sangue” in un momento di vita davvero complicato per tutti.

Perché non possiamo permettere che il nostro territorio perda le eccellenze presenti al Sirai…

Aiutateci a salvare il “nostro ospedale”!

Colgo l’occasione per ricordare alcuni annosi problemi legati all’ospedale Sirai ed ancora in cerca di soluzioni definitive che prendano il posto dei “tamponamenti occasionali”!

Emodinamica: quante vite sono state salvate dallo staff del reparto di Emodinamica che soffre di una contrazione oraria che da h 24 è diventato 8/16 in settimana corta “in seguito alla mancanza di personale”, ormai da oltre quattro anni (29 novembre 2016),  uno dei fiori all’occhiello del nosocomio Sirai

Pronto Soccorso: mancanza di personale, organizzazione pazzesca di turni che addirittura vedono il primario fare il turno di notte.

Dialisi: terapia notturna a rischio (temporaneamente salvata con una proroga fino al 30 giugno 2021) per penuria personale.

Ortopedia: mancanza di personale e flussi continui di pazienti

E sono solo alcuni esempi!!!

Ecco, alla luce di questi fatti…

I cittadini, tutti e di loro mi faccio portavoce perché continuamente depositaria di esperienze sanitarie, chiedono a gran voce che, “chi può”, faccia qualcosa di concreto, che si esponga, che si dia da fare affinché almeno la Sanità possa dar tregua alle sofferenze di un territorio devastato economicamente, con famiglie allo stremo, con tassi di disoccupazione sempre in crescita e con livelli di depressione preoccupanti.

Certa di aver analizzato i fatti esposti in maniera obiettiva, attendo risposte, in quanto solo collaborazione e sinergia possono essere la carta vincente per VIVERE e non SOPRAVVIVERE!!!

Grazie per l’attenzione

Nadia Pische

Carbonia, 20 marzo 2021

«Se dal punto di vista, per lo meno formale, la notizia dell’avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale attraverso il PAUR, riveste un grande interesse per i lavoratori interessati e per il mondo del lavoro in genere, in quanto conferma la volontà dichiarata di realizzazione del progetto di ripartenza dello smelter, diventa quasi paradossale che questo avvenga durante la settimana successiva in cui la legge regionale che regolamenta il PAUR viene messa in discussione dal Governo.»

A dirlo è Antonello Congiu, segretario generale della Camera del Lavoro CGIL della Sardegna Sud Occidentale.

«Considerato, infatti, che le osservazioni presentate dall’ufficio legislativo del ministero della Transizione Ecologica alla Legge Regionale n. 2 del 11 febbraio 2021, istitutiva del PAUR (Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale) sembrano, alla luce della giurisprudenza consolidata della Corte Costituzionale in occasioni di pronunciamenti incidentali, molto fondateaggiunge Antonello Congiu -, la CGIL esprime la massima preoccupazione rispetto alle conseguenze che nel territorio potrebbero derivare dall’annullamento della legge regionale istitutiva del PAUR o dallo slittamento dei tempi necessari per la sua applicazione, soprattutto per le realtà produttive della stessa SiderAlloys ed Eurallumina.»

In particolare appare fortemente condivisibile il passaggio in cui l’Ufficio legislativo evidenzia che: «La disciplina della VIA è mossa dalla necessità di affiancare alla tutela ambientale anche la semplificazione, razionalizzazione e velocizzazione dei procedimenti: esigenze che sarebbero frustrate da interventi regionali che, incidendo sul relativo procedimento, finiscano per incidere negativamente sul relativo assetto, in aperta contraddizione con le scelte del legislatore statale. Il timore, insomma, è che complicazioni di natura burocratica, soprattutto se evitabili o se scaturiscono dalla approssimazione con il quale si affrontano i problemi, da qualsiasi parte arrivino, possano rimandare per l’ennesima volta la ripresa delle attività del polo industriale trasformando l’attuale dramma occupazionale del territorio in un dramma sociale dagli esiti incerti».

«Sarebbe opportuno quindi che la Regione Sardegna adottasse con assoluta priorità, autorevolezza e buon senso TUTTI gli atti necessari a garantire la certezza normativa in materia, rassicurando le parti sociali, già dai prossimi incontri calendarizzati, sulle procedure necessarieconclude Antonello Congiu -. Nel contempo che tutte le aziende interessate, avessero comportamenti coerenti con la necessità di riprendere e rilanciare il polo industriale di Portovesme quale condizione irrinunciabile per la ripresa e resilienza.»

 

Gli agenti della Squadra Volante del Commissariato di Carbonia, ieri sera hanno arrestato un 23enne di origini nigeriane per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

I poliziotti, intorno a mezzanotte, in pieno orario di coprifuoco, hanno notato un individuo che transitava a piedi in via Ospedale. Alla vista degli agenti, il ragazzo ha lanciato un involucro di plastica sull’erba posta a bordo della strada, cercando di darsi alla fuga.

Gli agenti sono riusciti subito a raggiungere l’uomo e a bloccarlo, recuperando anche quello di cui si era liberato poco prima: un guanto in lattice dove all’interno vi erano quattro ovuli contenenti 40 grammi di cocaina ed eroina.

L’Anas ha aggiunto un nuovo tassello per il completamento della strada statale 195 “Sulcitana”, compresa tra i territori comunali di Sarroch e Pula. La società del Gruppo FS Italiane ha reso di aver concluso gli interventi di installazione degli impianti di illuminazione a Led e dei portali di segnaletica nel nuovo tratto a 4 corsie.
«Gli interventisottolineano dall’Anas che sta anche intervenendo nella strada statale 131 all’altezza di Siligo, e tra Marrubiu e Uras, per il ripristino della pavimentazione stradale ormai deterioratasono stati eseguiti nell’ambito dei lavori di completamento del lotto 3, già aperto al traffico.»
Antonio Caria