21 December, 2025
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Il 19 e 20 luglio la Piazza Pegli di Carloforte si trasforma in un vivace crocevia di sapori, saperi e comunità: torna Ortoforte, la manifestazione dedicata alla biodiversità agroalimentare della Sardegna Sud Occidentale, giunta alla sua quarta edizione. Promossa dal Comune di Carloforte con la collaborazione dell’Agenzia Laore Sardegna, Ortoforte è ormai un appuntamento atteso per chi crede nella forza delle produzioni locali e nella tutela delle varietà biodiverse vegetali e animali. Accanto al Canale delle saline, nel cuore pulsante del paese, e a pochi passi dal Portico dei pescatori, produttori, agricoltori, allevatori ed esperti daranno vita a due giornate ricche di esposizioni, degustazioni, forum e momenti di festa aperti a tutta la comunità. Il cuore dell’evento sarà il mercato della terra: 20 espositori, tra produttori, allevatori e agricoltori custodi faranno da guida nella scoperta di una straordinaria varietà di prodotti rari e identitari, che si potranno anche acquistare. Presenti anche i membri della rete IncoMunis, nuova realtà territoriale impegnata nella tutela e valorizzazione dell’agrobiodiversità e dei saperi legati al cibo. Il racconto del cibo passerà anche per la tavola.

Per l’occasione verranno proposti piatti originali ispirati alla biodiversità locale, realizzati con ingredienti selezionati, dell’Isola di San Pietro e del territorio circostante. Un viaggio nel gusto che è anche un invito a riflettere su cosa portiamo nel piatto ogni giorno. Il 19 e il 20 luglio, a partire dalle ore 21.00, sarà possibile partecipare alle degustazioni: – Aperiorto in salina – nello spazio del Portico dei pescatori -, coi prodotti PAT rivisitati da Carolina Rossino e dal Ristorante pescheria Sandolo. Hosteria dell’orto – in Piazza Pegli, una degustazione aperta al pubblico a cura di Degustibus e Convivium. Ortoforte sarà anche un momento di confronto. Oltre ai gazebo, in piazza Pegli, che saranno allestiti per promuovere il territorio della Sardegna sud Occidentale, due talk aperti al pubblico metteranno al centro i temi legati ad ambiente, cibo, salute e sviluppo locale. Il primo incontro – sabato 19 luglio sarà dedicato ad “IncoMunis”, esempio concreto di Comunità territoriale che attraverso la valorizzazione delle biodiversità locali contribuisce alla crescita economica e sociale della Sardegna sud occidentale, alla presenza di amministratori locali e regionali. Il secondo – domenica 20 luglio coinvolgerà esperti e operatori del settore agroalimentare per discutere di sostenibilità e benessere. Come ogni festa che si rispetti, non mancheranno momenti di socialità. Animazione musicale e attività per grandi e piccoli animeranno le due giornate, rendendo l’evento accessibile e coinvolgente per ogni fascia d’età. Perché la biodiversità è un bene comune che si protegge anche attraverso la condivisione.

Concerti

19 luglio ore 22.30 Mollys Chamber

20 luglio ore 22.30 Balentes

Laboratori, ore 21.00 – Piazza Pegli

19 luglio “Orto in cassetta” con gli agricoltori custodi del Cece di Musei a f iori bianchi, Cece di Musei a fiori viola, Giovanni Portas e Simone Franzina.

20 luglio “Mani in pasta” con Antonella Buzzo della “Pasta fresca & Dolci tipici da Giorgia”

Fervono i preparativi per il Festival Letterario di San Gavino Monreale, momento di grande rilevanza culturale per il territorio.

«Anche quest’anno siamo felici di annunciare una nuova edizione del Festival Letterario di San Gavino Monreale, giunto alla sua settima edizione – dice l’assessore della Cultura del comune di San Gavino Monreale, Riccardo Pinna -. Si comincia a luglio con un’unica data di anticipazione, pensata come assaggio di ciò che accadrà a settembre con l’intero programma del festival. In questa giornata sarà già possibile ammirare tre presentazioni di grande interesse, con autori e autrici di rilievo, a conferma del livello qualitativo raggiunto dal nostro evento. Il format della manifestazione è stato confermato, perché in questi anni si è rivelato vincente: ha saputo portare il nostro festival tra i più riconosciuti del panorama letterario sardo e nazionale, grazie alla forza delle idee, alla qualità delle proposte e alla passione di chi lo costruisce. Come sempre, sarà un’impresa collettiva che coinvolge tantissimi soggetti, volontari e realtà locali, per offrire alla comunità momenti di cultura e aggregazione autentica».

«Un festival in linea con le edizioni precedenti, ma con qualche innovazioneprecisa Riccardo Pinna -. Per l’edizione 2025 abbiamo in serbo anche alcune gustose novità, che renderanno l’esperienza ancora più ricca e coinvolgente. Ma non dimentichiamo mai lo scopo che ci guida: i festival letterari sono strumenti preziosi per avvicinare le persone alla lettura, per rendere la cultura del libro accessibile, viva, popolare.»

Come nelle precedenti edizioni la direzione artistica del Festival, che sarà ospitato nella corte di Casa Mereu, è affidata a Francesca Spanu e Giovanni Follesa.

La serata del 19 luglio inizierà alle 19.45 con Michela Capone, giudice minore del Tribunale di Cagliari e scrittrice, che porterà all’attenzione del pubblico “La madre certa” (Castelvecchi), un romanzo che si concentra su temi delicati quali l’adozione e le relazioni familiari. Al suo fianco ci sarà Francesca Spanu.

Alle 20.45 , si proseguirà con Giampaolo Cassitta e Pier Luigi Piredda, rispettivamente educatore penitenziario e giornalista, autori del saggio “Aria mossa” (Il Maestrale), in cui si ripercorrono i terribili fatti accaduti il 3 aprile 2000 nel carcere di San Sebastiano a Sassari in seguito a una protesta pacifica dei detenuti. Con gli autori dialogherà Francesco Capula.

L’ultimo incontro della serata sarà alle 21.30 e vedrà protagonista l’attore pluripremiato Alessio Boni , che vanta una lunga carriera nel cinema, in televisione ea teatro. A San Gavino Monreale porterà il libro autobiografico “Mordere la nebbia” (Solferino), in cui racconta al proprio figlio il suo percorso da persona di umili natali che ha lottato per costruire il proprio destino. Con Boni converseranno Francesca Spanu e Giovanni Follesa.

 

Sono aperte le iscrizioni al semestre filtro dell’Anno Accademico 2025/2026 per i corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria, così come previsto dal Decreto ministeriale n. 418 del 30 maggio 2025.

Sarà possibile iscriversi entro il 25 luglio, mentre il 1° settembre inizieranno le lezioni del semestre filtro, un percorso formativo iniziale obbligatorio che consente allo studente di sostenere tre insegnamenti (ciascuno da 6 CFU): Chimica e propedeutica biochimica, Fisica, Biologia.

Riguardo le modalità di frequenza, i corsi del semestre filtro potranno essere seguiti in presenza, negli spazi che saranno individuati dall’ateneo sulla base del numero di iscritti. È prevista la possibilità di seguire le lezioni anche online in modalità sincrona, per agevolare la partecipazione di tutti gli studenti e le studentesse.

«Obiettivo dell’Ateneo è la massima efficacia didattica, garantendo una interazione diretta tra studenti e docenti – ha detto il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari, Francesco Mola -, per questo, le lezioni si terranno in presenza. Tuttavia, come sempre, l’Ateneo presta la massima attenzione all’inclusione: per questo, sarà garantita anche la possibilità di seguire le lezioni a distanza.»

L’iscrizione avviene in due passaggi. Il primo è l’iscrizione tramite il portale www.universitaly.it, a partire dalle ore 10.00 del 23 giugno 2025 e fino alle ore 17.00 del 25 luglio 2025. Il secondo è il perfezionamento dell’iscrizione, sempre entro le ore 17:00 del 25 luglio 2025, sulla piattaforma attivata sul sito dell’Università degli Studi di Cagliari.

Quest’ultima fase includerà anche il pagamento del contributo forfettario di 250 euro. Saranno previsti riduzioni o esenzioni in funzione del reddito familiare.

Informazioni più approfondite su iscrizione, esami di superamento del semestre filtro, graduatorie e prosecuzione degli studi sono pubblicate alla seguente pagina sul sito istituzionale https://web.unica.it/unica/it/fac_medicinachirurg_ciclo_uni.page

Per assistenza tecnica o chiarimenti è possibile contattare l’indirizzo e-mail orientamedicina@unica.it  oppure consultare il portale ministeriale www.universitaly.it

Andrea Meloni è il nuovo presidente del Carbonia Calcio. Lo ha eletto questa sera l’assemblea dei soci, convocata dopo le dimissioni del presidente Stefano Canu. L’assemblea ha eletto anche Mirco Brai vice presidente e Marco Lambroni componente del Consiglio di presidenza. Andrea Meloni, 55 anni, farmacista, è alla prima esperienza, Mirco Brai faceva parte del consiglio di presidenza uscente. L’elezione del nuovo consiglio di presidenza rappresenta il primo passo per portare fuori il Carbonia Calcio dalla crisi e avviare la costruzione del futuro. Un passo indispensabile per provvedere all’iscrizione della squadra al campionato di Eccellenza regionale 2025/2026, per poi procedere alla costruzione di un gruppo dirigente solido, in grado di affrontare la situazione lasciata in eredità dalla precedente gestione e di programmare la nuova stagione. Solo in una seconda fase verrà affrontata la costruzione dell’organico che verrà messo a disposizione dell’allenatore che verrà scelto per l’avvio della preparazione, che non sarà Diego Mingioni, accordatosi con la Villacidrese, squadra che disputerà il prossimo campionato di Promozione regionale. Diego Mingioni, a Villacidro, avrà ancora al suo fianco il preparatore atletico Andrea De Fraia.

Giampaolo Cirronis

Nella foto di copertina Andrea Meloni, nuovo presidente del Carbonia Calcio

L’appuntamento è mercoledì 9 luglio, alle ore 17,30, a casa Fenu, a Villamassargia, dove Enti pubblici, cittadini, imprese, associazioni e Terzo Settore potranno ricevere informazioni utili su come costruire una CER, comunità energetica rinnovabile, e quali vantaggi sussistono.
«È certamente un progetto ambizioso, ma immediatamente cantierabile per il nostro Comune che ha già iniziato un percorso ecosostenibile nella produzione di energia pulitaspiega la sindaca di Villamassargia Debora Porrà -. Con la partecipazione dei cittadini, si potrà raggiungere un ulteriore obiettivo con chi aderirà alla CER.»
Attualmente il comune di Villamassargia, infatti, ha già installato pannelli fotovoltaici da dieci kilowatt nella scuola primaria e sul palazzo municipale per circa sette kilowatt che saranno attivati a breve per autoprodurre energia e coprire i consumi energetici del Comune. I due interventi, da 50mila euro l’uno, sono stati ottenuti grazie al finanziamento del ministero dell’Interno per l’efficientamento energetico.
«Abbiamo un progettoha sottolineato la sindacada 1 milione 900mila euro per l’installazione di nuovi pannelli in corso d’esame all’assessorato regionale dell’Industria che permetterà di accedere ai fondi del Just Transition Fund.»
La linea ribadita dal Comune è non sottrarre suolo ad agricoltura, turismo, commercio e artigianato, le attività portanti dell’economia locale, e sfruttare le coperture degli immobili comunali e delle aree degradate.
Privati e aziende, realizzando un proprio impianto fotovoltaico, potranno beneficiare di incentivi per l’autoconsumo e contribuiranno alla transizione energetica in un modo intelligente: è importante sapere che si può far parte della comunità anche se non si possiede un impianto.
L’energia prodotta dai pannelli – sono autorizzati quelli nuovi o entrati in esercizio a inizio anno – viene immessa nella rete elettrica e poi utilizzata tra i membri, sulla base dei consumi rilevati e dei criteri stabiliti dalla comunità.
Anche il comune di Villamassargia, così come tutti gli enti al di sotto dei 50mila abitanti, potrà ricevere, grazie al MASE, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi per la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili e delle infrastrutture necessarie.
Per informazioni si può navigare sul sito istituzionale del comune di Villamassargia digitando www.comune.villamassargia.it oppure si può telefonare allo 0781.7580215.
 

Nella Storia, chi fosse l’autorità competente a gestire il “fine vita”, non venne mai messa in discussione: era per tutti un’esclusiva del “destino”. Per questo i medici, dall’antichità fino al 1800-1900 ritennero d’avere solo il compito di alleviare le sofferenze del malato e non si illusero mai d’avere il potere di contrastare la morte. Agli inizi del 1800, Edward Jenner diffuse la vaccinazione antivaiolosa e avvenne per la prima volta il crollo della la mortalità ritenuta obbligata. Città come Londra o Napoli, che avevano 40.000 morti l’anno per vaiolo, videro crollare il numero dei morti a poche centinaia l’anno. Fu un successo entusiasmante e la medicina ufficiale cominciò a pensare che fossero maturi i tempi per attenuare l’ineluttabilità della morte e si iniziò ad alimentare l’illusione di poterla domare prevenendola, o ritardandola, o impedendola, o, perlomeno, programmandola. Coi successi della medicina del ventesimo secolo si passò dalla illusione alla certezza che con la “morte” si possa aprire una trattativa. I medici cominciarono ad opporle tecniche di “rianimazione” sempre più avanzate, terapie efficaci contro le infezioni batteriche: gli antibiotici. Sempre nel 1900, si scoprirono i gruppi sanguigni e il metodo di rendere il sangue incoagulabile: ne conseguì il sereno uso delle emotrasfusioni. Poi, più recentemente, comparvero le tecnologie per il sostegno automatizzato alle funzioni vitali del cuore, polmoni e reni; infine, giunsero i trapianti d’organo e lo sviluppo di una nuova scienza: l’Immunologia.
I veri successi erano iniziati con la fine della Seconda Guerra Mondiale: la grande macelleria conclusasi con la strage delle bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki.
– Nell’anno 1948 il nuovo Governo Italiano, approvò la Costituzione della Repubblica. Essa, negli articoli 2 e 32 dichiarava il diritto fondamenta le di ogni individuo alla vita e alla salute.
– Nello stesso anno 1948 iniziò la diffusione in Italia dell’antibiotico “penicillina” scoperto da Fleming.
Con gli antibiotici, e le nuove tecnologie di rianimazione, la sopravvivenza dei malati alle malattie mortifere aumentò sempre più; anche quelli ritenuti gravissimi iniziarono a sopravvivere per molti mesi, seppur condannati da mali incurabili. Allora cominciò a circolare una nuova espressione: “accanimento terapeutico”. Con questa espressione si intendeva indicare l’impiego illimitato di terapie, che pur efficaci e costose, non modificavano il triste destino finale del paziente.
– Nel 1957 il papa Pio XII fece uno storico discorso agli anestesisti. In esso, pur incoraggiandoli ad applicare tutti i loro sforzi rianimatori, sostenne che la Chiesa riteneva illecito l’impiego di pratiche inutili assimilabili ad un “accanimento terapeutico”. Sostenne invece la liceità della “sedazione profonda” nei pazienti con dolore intollerabile, per malattie incurabili, e destinati ad un fine vita sotto atroci sofferenze.
– Negli stessi anni, dal 1950 in poi, prese piede l’impiego esteso delle “cure palliative” per pazienti incurabili. Il termine “palliativo” viene dal latino “pallium” che tradotto è il “mantello”. Come un mantello che serve ad attenuare il freddo quelle cure non mirano alla guarigione ma alla gestione del dolore e delle altre sofferenze per portare un po’ di benessere al paziente e alla famiglia. Le cure palliative servono a migliorare la qualità della vita finale.
– Dal 1990 circa si diffusero le RSA (Residenze Sanitarie Assistite) e contemporaneamente iniziò la riduzione dei posti letto negli ospedali pubblici. I malati incurabili finirono i loro giorni nella casa di famiglia oppure come ospiti delle RSA.
Il “diritto” alla salute e alla vita dichiarati nella Costituzione sono un nobile intento, tuttavia la concreta realizzazione di quel principio inviolabile ha ancora un percorso lungo e difficile da fare. Il conflitto tra ciò che si desidera e ciò che è realmente possibile, sta facendo emergere altre esigenze che prima erano impensabili e che oggi i Governi devono affrontare.
– Il successo tecnologico della medicina, mirato all’allungamento della possibilità di sopravvivenza, sta facendo entrare in gioco l’articolo 13 della Costituzione. Esso tutela l’”autodeterminazione” del cittadino, cioè il diritto alle “libertà personali”. Tale libertà si esplica anche nella libera scelta sull’accettazione o meno dei trattamenti sanitari. La stessa “carta dei diritti fondamentali” della Comunità Europea, oltre a stabilire il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione, stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne casi particolari previsti dalla legge.
– La legge n. 219 del 2017 confermò l’importanza del “consenso informato” ai trattamenti sanitari e il diritto del paziente di imporre le proprie “Disposizioni Anticipate di Trattamento” (DAT).

In sostanza: dal 1948 ad oggi, sia le autorità morali religiose che quelle laiche hanno dichiarato che nessuno dovrebbe subire trattamenti sanitari contro la propria volontà. Ognuno è libero di decidere se sottoporsi o meno alle cure, dopo essere stato adeguatamente informato sui rischi e benefici e implicazioni sulla qualità della vita futura.
Le DAT sono le dichiarazioni del paziente che, in previsione di una futura ipotetica malattia invalidante che comporti l’incapacità di autodeterminarsi, servono ad orientare i curanti sulla loro azione terapeutica senza andare contro la volontà del paziente.
Questa legge è stata utilizzata da pazienti che non intendevano curarsi, ma preferivano accelerare i tempi del decesso tramite l’assunzione di farmaci in dosi letali. In questo nuovo scenario sono entrate nuove figure: i sanitari che hanno somministrato i farmaci letali. Quando questo è avvenuto vi è stata anche l’autodenuncia pubblica degli autori della somministrazione. Al chè l’autorità giudiziaria non ha potuto esimersi dall’intervenire contestando il reato ipotizzato dall’articolo 580 del Codice Penale; “istigazione al suicidio”.
Il processo si concluse a favore dei medici somministratori dei farmaci in dose letale.
– Nel 2019 la Corte Costituzionale, con sentenza n. 242, dichiarò l’incostituzionalità del suddetto articolo 580 del C.P. con questa motivazione: «… non è punibile chi agevola una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che essa reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli di porre fine alla propria vita, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una STRUTTURA PUBBLICA DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE previo parere del COMITATO ETICO territorialmente competente» (sentenza sul caso Cappato).
Oggi, dalle varie parti politiche in Parlamento, viene avanzata la richiesta di regolamentare con legge il “fine vita” e recentemente è stato pubblicato il testo proposto dal Governo.
Sintesi della legge sul “fine vita” da discutere in Parlamento:
– Articolo 1: sostiene che la Repubblica assicura la tutela della vita di ognuno senza distinzione.
– Articolo 2: “non è punibile chi agevola una persona, nel proposito di morire, qualora sia maggiorenne, capace di intendere e volere, sotto cure palliative, tenuta in vita da trattamenti sostitutivi delle funzioni vitali, e che sia affetta da patologie irreversibili, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili, le cui condizioni siano state accertate dal Comitato Nazionale di valutazione (legge 833/78).
– Articoli 3 e 4: indicano l’iter burocratico per accedere al Comitato di Valutazione che dichiari la validità della richiesta di autorizzazione. Inoltre, indica in AGENAS il compito di fungere da osservatorio sulle Regioni che devono approntare un piano per le cure palliative domiciliari che possa raggiungere almeno il 90 per cento dei cittadini.
– Articolo 4: alla fine di questo articolo è stata inserita una postilla che così dice: «Il Personale del Servizio Sanitario Nazionale, gli strumenti e i farmaci dello stesso NON POSSONO essere impiegati al fine della agevolazione del proposito di fine vita considerato dalla sentenza della Corte Costituzionale del 22 Novembre 2019, n. 242».
In sostanza, si sostiene che le procedure di “ fine vita” programmate non possono essere offerte dal Servizio Sanitario Nazionale. Ne consegue che il paziente che ha ottenuto l’autorizzazione dal Comitato di Valutazione deve accedere al “fine vita” attraverso canali privati. La procedura sarà, dunque, da eseguirsi in luoghi privati, con medici e infermieri privati, con strumenti e farmaci a spese del richiedente.
Da quanto elencato, si evince che questo iter è complesso e costoso. Così pure è complessa e costosa la proposta del piano di allestire un servizio per le cure palliative domiciliari. Sembrerebbe molto difficile sia per la carenza specifica di specialisti, sia per la coesistenza degli enormi problemi organizzativi ed economici in cui si dibatte il Servizio Sanitario Nazionale. Si può supporre che le difficoltà saranno esaltate sia dall’intervento sul tema delle diverse sensibilità morali, religiose e laiche, sia per l’impegno burocratico che renderà necessaria una complessa struttura “ad hoc” di nuova organizzazione.
Le “cure palliative” oggi sono prevalentemente in mano alle famiglie che, in solitudine devono sostenere spese importanti sia per i professionisti sanitari da compensare, sia per il consumo di presidi, sia per l’adattamento degli ambienti casalinghi.
Nel caso della “sedazione profonda” il tutto si complica. Essa consiste nella induzione di una sorta di “coma farmacologico” nel paziente che lo ha richiesto. Questa tecnica si avvale di farmaci ipnotici rapidi, di oppiacei analgesici e di sedativi, allo scopo di ridurre l’ansia, il dolore, e anche la memoria.

L’associazione dei tre farmaci elimina lo stato di coscienza con perdita totale del controllo del cervello.
Ciò è necessario per rimuovere la percezione del dolore, l’angoscia, e la memorizzazione della sofferenza. Lo scopo che si deve porre colui che esegue la procedura è quello di rendere incosciente il cervello, ma stando attento a non far danni al centro nervoso del respiro che sta nel cervello. Ciò rende necessario l’avere a disposizione tre strumenti:
1 – farmaci dosati accuratamente;
2 – apparecchi respiratori di soccorso in caso di apnea;
3 – personale addestrato.
In sostanza, si deve creare un ambiente simile ad una piccola “Rianimazione” ospedaliera.
Si può fare la procedura a domicilio del paziente come si fa con le cure palliative? Sì, ma sarebbe molto costoso. Gli ambienti adatti sono gli ospedali e gli hospice. In questi luoghi si porrà il problema del personale e dei posti letto. Ieri, 6 luglio 2025, l’Unione Sarda dedica le pagine 1, 2 e 3 allo enorme problema della carenza di personale e dei posti letto negli ospedali pubblici sardi. Questo è quanto si prospetta per pazienti comuni di routine.
Il problema che emergerà con i pazienti moribondi che vogliono accedere al “fine vita” è molto più grande. Vi sarà il problema della formazione e funzionamento delle Commissioni Valutative che dovranno programmare la dinamica conclusiva. Non vanno trascurati i problemi etici e psicologici che interesseranno gli operatori e i familiari. E’ bene specificare che, nonostante la terminologia contenuta nell’espressione “suicidio assistito”, questi poveri pazienti non vanno assimilati al comune suicida per motivi esistenziali, che soffre per il motivo stesso di esistere e “non vogliono” vivere. Nel nostro caso si tratta di pazienti morenti per un male incurabile, che “vogliono” vivere ma senza soffrire. La sofferenza e l’angoscia della morte, comunque imminente, fanno optare per l’assunzione di farmaci che fanno perdere la coscienza e, con essa, le attività vitali del sistema respiratorio e cardiocircolatorio.
Esiste un altro problema etico procedurale: al fine di estraniare il più possibile gli operatori dalla dinamica che indurrà il “fine vita”, una parte del mondo politico vuole che sia il paziente stesso ad auto-somministrarsi la miscela di farmaci letali. Si può immaginare che vi sarà opposizione sia su questo punto sia sulla indisponibilità del Sistema Sanitario Nazionale a queste funzioni.
Sarà una discussione incredibile che rimetterà tutto in gioco: l’accanimento terapeutico, la sedazione profonda, il Sistema Sanitario Nazionale, la morale.

Mario Marroccu

La Direzione di SiderAlloys-GMS intende ribadire con fermezza la propria volontà di proseguire e portare a completa conclusione gli impegni assunti per il rilancio dello stabilimento di alluminio primario di Portovesme.

La recente e costante serie di visite presso lo stabilimento, inclusi potenziali partner esteri e delegazioni istituzionali e private, testimonia la vivacità del progetto e la fiducia riposta nella bontà delle nostre prospettive industriali. Tali incontri non solo confermano l’interesse verso la nostra iniziativa, ma rafforzano anche la nostra determinazione nel perseguire gli obiettivi prefissati.

Per quanto riguarda la questione dello smaltimento dei rifiuti, desideriamo rassicurare che il processo sta procedendo nel migliore dei modi possibili, con l’obiettivo di garantire la piena conformità ambientale e la ripresa operativa dei reparti interessati, con le conseguenti e rilevanti, positive ricadute, se non altro, sull’occupazione del personale in Azienda.

In merito ai recenti ritardi nel pagamento delle retribuzioni e alla questione della cassa integrazione per le lavoratrici e i lavoratori di GMS, la Direzione conferma che si e trattato di problematiche di natura prettamente tecnica, le quali sono state prontamente individuate e risolte. Stiamo adottando tutte le misure necessarie per prevenire il ripetersi di tali inconvenienti e assicurare ta regolarità di tutti i pagamenti futuri.

La Direzione di SiderAlloys-GMS è fiduciosa nella propria visione e prosegue con determinazione nel percorso di rilancio, convinta che, attraverso un dialogo costruttivo ed intellettualmente onesto e la collaborazione di tutte le parti, si possano raggiungere gli obiettivi di stabilità e sviluppo per lo stabilimento e per I’intero territorio. Per contro, si stigmatizza, con vivo stupore, ogni intervento che appaia – oltre ogni ragionevole dubbio – non incentrato sulle problematiche occupazionali e di ripresa produttiva, bensì espressamente orientato a Volere creare difficoltà ed ostacoli ai processo di ripresa produttiva aziendale.

Sider Alloys ltalia spa

Ing. Andrea Garau

Ing. Massimiliano Orrù

Dott.ssa Carla Cicillonì

lng. Lucio Caruso

Dott. Francesco Leone

 

Durante la seduta di giovedì 3 luglio, la Giunta comunale di Carbonia ha approvato sei importanti delibere per la candidatura al finanziamento di progetti di riqualificazione e messa in sicurezza delle palestre scolastiche in diversi istituti della città: via Pozzo Nuovo a Bacu Abis, via della Vittoria, Cortoghiana, via Roma, via Lombardia e via Mazzini.
«Si tratta di un passo fondamentale nel percorso di progettazione e valorizzazione degli spazi scolastici, per renderli più accessibili, sicuri e adeguati ai bisogni educativi e sportivi delle nuove generazionidice il sindaco Pietro Morittu -. Le delibere approvate rientrano nel mandato della coalizione e dell’Amministrazione nella sua interezza, e sono il frutto di un lavoro condiviso e fortemente sostenuto dal sindaco Pietro Morittu e dall’assessore dei Lavori pubblici Manolo Mureddu.»
«La partecipazione del Comune al bando nazionale finanziato con fondi europei del Programma “Scuola e Competenze 2021-2027” (FESR) rappresenta un’azione strategica: le palestre scolastiche assolvono non solo a una funzione di completamento dell’attività didattica, ma anche alla promozione dell’attività sportiva e del benessere socialeaggiunge Pietro Morittu -. Un ventaglio di proposte, a cui si aggiunge l’intervento già finanziato dalla Protezione civile per il rifacimento dell’impermeabilizzazione della scuola secondaria di I grado “Pascoli” di via Balilla, e quello finanziato con fondi PN FSC 2021-2027 per la scuola secondaria di I grado “Don Milani” di via Dalmazia conclude Pietro Morittu -. Continuiamo a lavorare per una scuola pubblica più sicura, moderna e vicina alle reali esigenze delle nuove generazioni.»
 

Massimo Fadda, presidente del Centro Commerciale Naturale Carbonia Produce, ha commentato su Facebook l’articolo “Gli 8 Centri commerciali naturali del Sulcis Iglesiente insieme per promuovere al meglio il territorio” pubblicato su “La Provincia del Sulcis Iglesiente” il 4 luglio 2025,
«Tutte le iniziative finalizzate alla promozione del Sulcis Iglesiente sono positive ha scritto Massimo Fadda -. E quelle che riescono a mettere in rete le risorse dei vari Comuni del territorio, attraverso il lavoro dei Centri Commerciali Naturali, sono ancora più meritorie. Premesso ciò, dall’articolo parrebbe che tutti i CCN del Sulcis Iglesiente siano stati coinvolti per questo progetto e ciò evidentemente non corrisponde al vero. Il CCN Carbonia Produce, che tra l’altro annovera tra i suoi soci anche lo stesso Comune di Carbonia, dal 2018 è impegnato attivamente per promuovere il tessuto economico cittadino, non è stato invitato a partecipare ha concluso Massimo Fadda -. Per rispetto verso le decine di attività imprenditoriali del nostro circuito, ciò era necessario sottolinearlo.»

Anche d’estate, conferire correttamente gli imballaggi in acciaio fa la differenza, ed è questo il messaggio che RICREA, il Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio che fa parte del sistema CONAI, porta lungo le coste italiane con “Cuore Mediterraneo” , la campagna itinerante estiva di sensibilizzazione ambientale sulle qualità ei valori degli imballaggi in acciaio durante la quale l’inviata speciale Alice incontra turisti e bagnanti invitandoli a scoprire i molteplici benefici derivanti dal corretto conferimento e dal riciclo dell’acciaio, un materiale che può essere riciclato al 100% e all’infinito.

In occasione della tappa sarda, RICREA ha consegnato uno speciale riconoscimento al comune di Carloforte per i risultati raggiunti e l’impegno nella raccolta differenziata dell’acciaio. Le tempistiche per il 2025 parlano chiaro: nella città verranno raccolte 28 tonnellate di imballaggi in acciaio, con un incremento del +3,7% rispetto all’anno precedente.

«Anche d’estate, è fondamentale ricordare quanto sia importante conferire correttamente gli imballaggi in acciaio come barattoli per frutta e vegetali, scatolette, fusti, latte, secchielli, bombolette, tappi corona e chiusure in acciaio – afferma Roccandrea Iascone, responsabile comunicazione di RICREA -. Le nostre campagne itineranti puntano sul contatto diretto con i cittadini, perché crediamo che l’educazione ambientale sia la chiave per costruire una filiera circolare sempre più consapevole ed efficace.»

«Il servizio di raccolta porta a porta estesa su tutto il territorio dell’Isola di San Pietro, l’eliminazione delle isole ecologiche ed il rafforzamento della frequenza di raccolta per le attività non domestiche ha determinato un risultato eccellente in termini di raccolta differenziata, attestandosi ad un valore pari a 89,5% e conseguentemente un ottimo risultato di raccolta degli imballaggi in acciaio», afferma il sindaco del comune di Carloforte Stefano Rombi.

«La corretta gestione dei Rifiuti, un dialogo costante con l’utenza e campagne informative dedicate determinerà un progressivo incremento della raccolta sia in termini quantitativi che qualitativi in un futuro ecosostenibile dell’Isola», aggiunge l’assessore Giovanni Verderosa.

Oltre al Comune, è stata premiata anche TeknoService Srl che si occupa della gestione della raccolta dei rifiuti su tutto il territorio del Comune e la piattaforma di selezione ECOSANSPERATE scrl dove vengono lavorati gli imballaggi in acciaio raccolti in città.

«Gli elementi distintivi del nostro servizio di raccolta degli imballaggi in acciaio per stimolare la partecipazione di cittadini e turisti sono sicuramente un controllo continuo e giornaliero durante la raccolta della frazione sia per le utenze domestiche che commerciali. Noi abbiamo un’intensa campagna di comunicazione con il nostro ufficio marketing e in futuro abbiamo intenzione di implementare questa comunicazione e sensibilizzazione dell’utenza. E poi un grazie al comune che ci supporta anche con la polizia municipale affinché tutte le raccolte, sopratutto quelle dell’acciaio siano conformi», afferma Marina Piroddi di TeknoService.

«Il raggiungimento e il mantenimento di standard di qualità elevati nella raccolta differenziata sono possibili solo ed esclusivamente se tutte le parti interessate collaborano sinergicamente e il Comune di Carloforte, ne è un esempio. La nostra società, da sempre impegnata nella selezione e avvio a recupero dei rifiuti urbani e speciali nel territorio regionale, ha supportato le Amministrazioni locali ei gestori del servizio di igiene urbana a sensibilizzare gli utenti verso una corretta gestione dei rifiuti opportunamente selezionati, sono sicuramente una risorsa economica e una valida alternativa allo sfruttamento delle risorse ambientali. I risultati sino ad ora ottenuti sono presupposto per un ulteriore incentivo al miglioramento finalizzato al superamento degli obiettivi di qualità stabilità dalla vigente normativa del settore», afferma Ilario Crobu, presidente della Ecosansperate.