13 December, 2025

Il primo dicembre 2025 è andata in pensione la Direttrice della Struttura Complessa di Chirurgia Generale dell’Ospedale Sirai di Carbonia, la dottoressa Antonella Piredda. Il fatto è avvenuto in sordina.
In realtà, meriterebbe attenzione e preoccupazione. Ella era il “Primario”, cioè la figura professionale che comanda su tutto il personale della Unità Operativa che dirige, ne assume le responsabilità medico legali, di formazione, di disciplina e di correttezza professionale, nell’interesse della popolazione, a nome della Sanità di Stato. I Primari hanno un dovere importante: formare professionalmente i loro medici, controllarne l’operato e la fedeltà al giuramento di assistere al meglio i cittadini. Devono essere persone che si amalgamano bene all’Ospedale, sapendosi immedesimare in esso modificando la propria vita tanto da adattarla alle sue esigenze. In realtà l’Ospedale non è semplicemente un edificio, ma è un insieme formato da medici e infermieri che prestano la loro opera alle finalità per cui quell’edificio è stato costruito e per cui essi stessi sono stati formati. Il compito di indirizzare gli operatori sanitari verso la simbiosi fra se stessi e la struttura è affidato ai Primari. Fra l’uno e gli altri vi deve essere una sorta di anima etica in comune. Il risultato sarà unico e irripetibile. Ecco perché ogni Ospedale ha una propria specifica personalità e quella personalità è simile a quella delle persone che vi lavorano. Ecco perché la storia degli ospedali deve essere raccontata assieme alla storia delle persone che ci hanno lavorato e, segnatamente, assieme a quella dei Primari.
L’Ospedale civile di Carbonia ha una storia lunga e affascinante tanto quanto quella della stessa città.
Nacque con essa, col progetto del 1936, portato a termine l’8 dicembre 1938. La costruzione dell’edificio si basò su un progetto dell’architetto finlandese Alvar Aalto; la figura forse più importante dell’architettura del XX secolo assieme a Le Corbusier. Egli era il maestro del “Movimento Moderno”, noto per la personalità creativa e talentuosa, e si definiva “Architetto e artista monumentale”. Alvar Aalto si dichiarava prosecutore dell’opera di quel Leon Battista Alberti che aveva lasciato in Italia opere come i palazzi del potere di Siena e le monumentali piazze di Venezia. Le linee eleganti del Sirai vennero partorite da quella mente. La fama sfolgorante di quell’architetto esplose nella grande mostra del 1938 al “Museun Modern Art” di New York allestita in suo onore. In quell’anno 1938 l’ospedale Sirai, gemello dell’Ospedale di Paimio (esistente in Finlandia) non era ancora disponibile per la popolazione. Nel 1965 Aalto tenne una grande esposizione dei suoi progetti al Palazzo Strozzi di Firenze, e venne celebrato come uno dei migliori artisti europei del secolo. Fu lui che fece uscire l’occidente dall’architettura medioevale e rinascimentale per introdurci in quella moderna.
Fino ad allora gli ospedali italiani erano luoghi tenebrosi e angusti che ispiravano inquietudine per le loro forme austere e i loro spazi ristretti, quasi a sottolineare la rassegnazione alla sofferenza. Invece, l’ospedale Sirai nacque con linee eleganti, sobrie, logiche, funzionali; era dotato di un ingresso colonnato in pietra locale e un atrio fregiato di sontuosi marmi di Carrara. Seguivano le ampie scalinate bianco-marmoree, illuminate da imponenti fenestrature, che indirizzavano immediatamente verso i reparti di degenza. Oggi alcune parti sono modificate.
Le camere di degenza, che venivano facilmente raggiunte attraverso un largo corridoio comune, erano vaste e illuminatissime da una doppia parete fenestrata che dà sul bosco sottostante a sud-est. L’ambiente, molto luminoso, ampio e arieggiato, assicurava il buon umore e la salubrità dell’aria respirata. Era una sintesi di funzionalità, bellezza ed eleganza.
L’Ospedale Sirai era una entità autonoma e auto-mantenentesi che produceva al suo interno tutti i servizi: sale operatorie, sale di ricovero a 6 letti o a letto singolo, sale per il personale infermieristico, cucine, bagni, riscaldamento centralizzato ; nei sotterranei erano ospitati i laboratori, le radiologie e, in un lato riservato, le camere mortuarie e autoptiche.
Quando Indro Montanelli nel 1963 fece un servizio giornalistico sulla Sardegna, per il Corriere della Sera, venne anche a Carbonia e la descrisse “triste e grigia”. Apprezzò invece moltissimo due incontri: quello col sindaco Pietro Doneddu e quello coll’ospedale Sirai. Sostenne d’avere visto l’ospedale più bello che avesse mai visitato. Fu un successo postumo di Alvar Aalto.
In questo ospedale operarono sempre Chirurghi eccellenti. La storia dei suoi Primari è nobile come la storia delle origini dell’edificio. Storicamente si succedettero:
1 – nel 1945 fu primario il dottor Renato Meloni, iglesiente e carboniense; era un chirurgo specialista in Urologia, Oncologia, Ematologia Ostetricia e Ginecologia. Egli operò nell’ospedaletto di via Cagliari a Carbonia. Quell’”ospedaletto” era una sorta di grosso ambulatorio attrezzato per soccorrere i minatori feriti. Poi ci si accorse che anche le “cernitrici“ avevano i loro problemi sanitari quando dovevano lavorare ai nastri trasportatori in stato di gravidanza avanzata. Così nell’ospedaletto nacque un servizio di ostetricia per le donne della miniera. Poi quel servizio venne esteso a tutte le donne del Sulcis. Fu il primo servizio di ostetricia solidale. Con l’apertura del Sirai, il dottor Renato Meloni fondò il reparto di Ostetricia. In breve si arrivò a 2000 nascite l’anno.
2 – nel 1948 fu primario il dottor Gaetano Fiorentino, nuorese e carboniense, specialista in chirurgia generale e in Urologia, era l’aiuto della Patologia Chirurgica dell’Università di Cagliari. Al ritorno della Guerra in Russia venne incaricato alla guida della Chirurgia Generale del nuovo ospedale Sirai; praticamente passava dalle ferite dei soldati alle ferite dei minatori, dal rigore della steppa al rigore delle gallerie sotterranee nella più grande area mineraria d’Italia e, forse, d’Europa. La sua guerra continuò qui tra feriti per crolli ed esplosioni. La sua chirurgia era dedicata ai traumi cranici, toracici, addominali e agli arti, causati dal lavoro. Operò in tutte le specialità conosciute. L’ammiraglio della VI flotta della marina americana, alla fonda nel Golfo di Palmas, lo conobbe qui all’opera e gli regalò tutta l’attrezzatura della sala operatoria di una corazzata. Il Sirai allora ebbe in dotazione dagli americani il letto operatorio e i ferri chirurgici fabbricati dalla ditta ACMI del Minnesota.
Nel 1956 Achille Lauro, il famoso armatore, gli regalò un modernissimo letto operatorio in sostituzione di quello della nave corazzata. Il dottor Gaetano Fiorentino andò in pensione nel 1968.
3 – nel 1968 divenne primario il professor Lionello Orrù, di Isili, chirurgo generale, specialista Urologo, professore di Anatomia Umana Normale all’Università di Cagliari, professore di “tecnica chirurgica” nella scuola di specializzazione in Chirurgia. Egli si dedicò in particolare alla chirurgia gastroduodenale. In quel tempo, in cui non esistevano i farmaci inibitori di pompa protonica, con grande frequenza venivano ricoverati pazienti che sboccavano sangue fino a morire d’emorragia a causa di ulcere gastriche e duodenali sanguinanti. L’unica cura per salvarli era la resezione gastroduodenale d’urgenza. Nel 1988 il professor Lionello Orrù andò in pensione.
4 – tra il 1989 e il 1991 la chirurgia generale del Sirai venne retta dai due Aiuti chirurghi; il più anziano era il dottor Francesco Cabras.
5 – Nel 1991 divenne Primario il dottor Pietro Chessa, nuorese e carboniense d’adozione, chirurgo generale, allievo del professor Achille Tarquini, direttore della scuola di chirurgia oncologica all’Università di Cagliari. Il dottor Puetro Chessa introdusse le nuove tecniche di escissione chirurgica dei tumori maligni dell’addome (stomaco, colon, fegato, pancreas, intestino), e la chirurgia laparoscopica. Andò in pensione nel 2008.
6 – Nel 2008 divenne Primario la dottoressa Antonella Piredda, carboniense, specialista in chirurgia oncologica, della scuola del professor Tarquini e allieva del dottor Pietro Chessa. Esperta nella chirurgia dei tumori, introdusse le tecniche più moderne per il cancro alla mammella. Le donne colpite da cancro della mammella, che in un recente passato dovevano andare in continente o a Parigi per farsi ricostruire le mammelle amputate, trovarono qui, a Carbonia, la loro assistenza più avanzata e le loro mammelle ricostruite. Diresse la chirurga d’urgenza sia per traumi della strada che del lavoro che quella da emergenze patologiche. Il 1 dicembre 2025 è andata in pensione .
Il Primario Chirurgo è una figura rara da reperire. Non è solo un medico specialista nel suo campo. E’ molto di più. Egli rappresenta lo Stato che cura il cittadino. In quanto tale egli assume in sé altre funzioni d’alto valore etico:
– è il massimo responsabile della sua Unità Operativa Complessa;
– è la massima autorità clinica e amministrativa. Risponde del suo operato al Direttore Sanitario;
– ha il dovere di supervisionare tutti i casi clinici più complessi e a rischio;
– esegue personalmente gli interventi chirurgici più complessi e pericolosi;
– stabilisce i protocolli diagnostici e terapeutici da adottare;
– soprintende a tutti gli stati di emergenza;
– ha la responsabilità della gestione del personale: organizza i turni dei medici e controlla quelli degli infermieri; assegna le responsabilità all’interno dell’équipe medica e del gruppo infermieristico;
– è responsabile del corretto uso delle risorse economiche necessarie per l’aggiornamento tecnologico;
– pianifica l’attività operatoria e quella dell’ambulatorio;

– è il “ Maestro” che addestra i chirurghi coll’esempio del suo comportamento in sala operatoria e in corsia;
– si accerta che il personale si aggiorni regolarmente e partecipi a studi e ricerche pubblicando i risultati.
Queste funzioni descrivono il peso delle responsabilità che gravano sul Primario.
Di fronte alla prospettiva di una vita fatta di impegno culturale continuo, di una attività che impone uno stress emozionale intenso, di rischi medico-legali, sono pochissimi, oggi, i medici che desiderano seguire le orme dei precedenti Primari. Contemporaneamente, vista la carenza di Primari che si registra nei nostri nosocomi, si potrebbe anche supporre che esista uno scarso impegno della regione a rendere appetibile il ruolo di Primario Ospedaliero pubblico.
Oggi è appena uscita di scena l’ultimo Primario di Chirurga Generale di Carbonia. Ella, oltre alle qualità professionali e umane che doveva possedere per ricoprire quel ruolo, è anche una donna. Questo è un fatto comune in continente ma raro in Sardegna. Ai tempi in cui vinse il concorso per quell’incarico, in Sardegna era stata Primario Chirurgo soltanto la professoressa Rita Gambarella, direttrice della Chirurgia Pediatrica dell’Università di Cagliari. Il fatto d’essere donna, e anche Primario, è stata sicuramente una difficoltà ma anche un valore aggiunto di presa di coscienza della dignità di sé e un esempio da proporre alla parte femminile della nostra società.
Quell’uscita di scena è una perdita che sarà difficilmente colmabile per il nostro territorio. Un altro posto di Primario del nostro ospedale è rimasto vuoto.
Con l’uscita del Primario di Chirurgia Generale si affacciano nuovi pericoli che riguardano la sopravvivenza dell’Ospedale stesso e i servizi sociali essenziali per la città e il territorio provinciale.
Con la Regione, come si legge dai quotidiani, i Sindaci e la popolazione avranno un duro confronto.
Non dimentichiamo che Carbonia nacque per durare finché fossero durate le miniere. Per questo durante la crisi del carbone degli anni ‘50-’60 il Governo decise la dismissione dell’intera città. Erano gli anni dell’emigrazione in massa verso le miniere del Belgio. Si passò da 60.000 residenti a 30.000. Le donne di Carbonia, che avevano fondato le loro famiglie mettendo al mondo tanti figli, si rifiutarono di emigrare e la città, per opera loro, sopravvisse. Poi la città sopravvisse alla crisi industriale del ‘70-’80. Oggi c’è la tentazione semplicistica di depotenziarla e chiuderla trasferendo i suoi servizi in altre sedi. Avremo un segnale sulle reali intenzioni dei governanti regionali quando scopriremo se avranno intenzione di sostituire la Primaria uscente con un’altra figura altrettanto valida. Sarà un segno su quale futuro si prepari per la Sanità del Sulcis.

Mario Marroccu

A poche ore dalla nomina del nuovo assessore regionale all’Agricoltura, intendo rivolgere pubblicamente all’on. Francesco Agus i miei più sinceri auguri di buon lavoro per l’importante e delicato incarico che gli è stato affidato.

Esprimo, allo stesso tempo, una riflessione che nasce dalla consapevolezza delle sfide che ci attendono. Avremmo voluto che questo ruolo fosse ricoperto da un esperto del settore, poiché l’agricoltura in Sardegna non è un semplice comparto economico da amministrare. Essa rappresenta lo spaccato più autentico della nostra Isola, della sua storia millenaria, della sua cultura e della sua identità più profonda.

Proprio per questo, l’azione dell’Assessore dovrà confrontarsi con una complessità unica: il difficile rapporto tra leggi nazionali, regionali e comunitarie, che deve essere sapientemente calato e interpretato nel contesto specifico della Sardegna. Le nostre peculiarità ambientali, sociali e produttive richiedono risposte su misura, non semplici adempimenti burocratici.

Per queste ragioni, è mia ferma convinzione che l’assessorato dell’Agricoltura non possa e non debba essere utilizzato come merce di scambio nelle dinamiche politiche. Deve essere riconosciuto e trattato da tutte le forze politiche come un assessorato centrale e strategico, il cui buon funzionamento è decisivo per il futuro economico, sociale e ambientale della Sardegna.

Auguro pertanto al nuovo assessore di essere all’altezza di questa responsabilità, mettendo al primo posto gli interessi degli agricoltori, dei pastori e di tutto il sistema agro-pastorale sardo, patrimonio inestimabile da custodire e valorizzare.

Gianluigi Rubiu
Consigliere regionale Fratelli d’Italia

«Auspichiamo che domani mattina, a Roma, ci possa essere l’avvio di una fase risolutiva della vertenza Eurallumina, con elementi che possano far ritrovare la fiducia non solo ai fini della ripartenza dell’attività produttiva dello stabilimento di Portovesme, ma anche ai fini della riattivazione di tutta la filiera di produzione dell’alluminio a livello nazionale, nell’ottica di una ripresa industriale che consenta maggiore autonomia produttiva, soprattutto in termini di materie prime, e maggiori garanzie di stabilità e di sicurezza economica per il nostro Paese.»

Lo ha detto l’assessore dell’Industria Emanuele Cani nel suo intervento odierno in Consiglio regionale, nell’ambito della discussione della Risoluzione sulla questione Eurallumina presentata dalla Quinta Commissione permanente.

«Dalle interlocuzioni con il Governo abbiamo notizie confortanti sul fatto che ci possa essere qualche passo in avanti, e quindi le aspettative per la giornata di domani sono alte. Chiediamo in prima istanza al Governo nazionale la possibilità di scongelare gli asset della Rusal nel più breve tempo possibile, e in seconda battuta, qualora non ci fosse un’immediatezza nella definizione di questo adempimento, che vengano messe a disposizione risorse sufficienti per fare in modo che la macchina Eurallumina non si fermi, e si possa continuare ad accompagnare le attività fino allo sblocco dei beni», ha sottolineato Emanuele Cani.

«Colgo l’occasione per ringraziare sindacati e istituzioni, che trasversalmente si sono mossi per sollecitare una soluzione a questa vertenza, e in particolare i lavoratori, che ancora una volta con un’iniziativa eclatante hanno richiamato l’attenzione sulla questione», ha concluso l’assessore regionale dell’Industria.

Archiviata l’amarezza per la sconfitta di misura nel derby con l’Iglesias maturata nel finale di partita, il Carbonia non ha fallito il ritorno alla vittoria nello scontro con la Ferrini, con un convincente 2 a 0, un goal per tempo.
Finalmente con l’organico al completo, eccezion fatta per il giovane Riccardo Zonchello, infortunatosi nel finale del derby a Iglesias (frattura di un malleolo) e Rosario Gurzeni, Graziano Mannu ha schierato la difesa con Ayrton Hundt ed Hérnan Zazas centrali, i fratelli Fabio e Andrea Mastino esterni bassi, Fabricio Ponzo, Lorenzo Melis e Andrea Porcheddu in mezzo al campo, il 2008 Thomas Serra e Leonardo Boi esterni alti e Tomas Pavone attaccante centrale.
Prima del fischio iniziale è stato osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Nicola Pietrangeli ed è stato consegnato un mazzo di fiori ai familiari del giovane tifoso Nicola Cosa, morto prematuramente.
E’ stato il Carbonia a cercare di fare la partita, con un prolungato possesso palla, ma le conclusioni a rete hanno tardato ad arrivare. Il Carbonia ha sbloccato il risultato al 34′: assist di Leonardo Boi per Andrea Porcheddu, il trequartista biancoblù ha resistito ad una carica e una volta arrivato in area ha “bucato” Alessandro Arrus con un tocco preciso a fil di palo. E’ il suo sesto goal in campionato, il settimo con quello messo a segno in Coppa Italia. La Ferrini ha cercato di reagire ma Maurizio Floris ha svolto solo lavoro di ordinaria amministrazione fino al riposo.
Al ritorno in campo la Ferrini ha assunto l’iniziativa alla ricerca del pareggio, il Carbonia si è abbassato e al 56′ la squadra di Nicola Manunza è andata vicina al goal del pareggio su azione da calcio d’angolo, Giuseppe Vitale ha colpito di testa da posizione centrale trovando Maurizio Floris ponto a dirgli di no.
Ci hanno provato anche Matteo Vinci e Pedro Mate, senza creare problemi a Maurizio Floris. Graziano Mannu ha inserito un altro 2008, Elia Tatti, al posto di Thomas Serra e il Carbonia riprende a macinare gioco. Il giovane portiere Sergio Celli (2008) subentrato ad Alessandro Arrus in avvio di ripresa, ha detto di no ad una concluzione a botta sicura di Lorenzo Melis e subito dopo è stato Hérnan Zazas a andare vicino al goal, negatogli da Edoardo Zedda.
Dentro Costantino Chidichimo al posto di Fabricio Ponzo a centrocampo, poi ha fatto il suo esordio Lautaro Maximiliano Barrenechea al posto di Andrea Porcheddu.
Il Carbonia ha controllato la situazione senza problemi e all’85’ ha chiuso i conti con il secondo goal, autore Tomas Pavone (sesto personale in stagione anche per lui), appena entrato in area.
Nei minuti di recupero ha fatto il suo esordio anche un altro giovanissimo, Raffaele Scano (2009) al posto di Leonardo Boi.
Il Carbonia festeggia vittoria e tre punti che lo portano a +6 sulla Ferrini, quart’ultima, quota playout.
Carbonia: Floris, Mastino Andrea, Hundt, Zazas, Mastino Fabio, Ponzo, Pavone, Porcheddu, Boi, Serra, Melis. A disposizione: Saiu, Ollargiu, Carboni, Massoni, Coulibaly. Allenatore Graziano Mannu.
Ferrini: Arrus (46′ Celli), Zedda, Corda, Vitale, Boi, Simongini (65′ Joao Mate), Melis, Vinci, Piras, Corona, Arangino (90′ Serra). A disposizione: Manca, Rinino, Arisci, Matta, Lecca. Allenatore: Nicola Manunza.
Arbitro: Gabriele Mulas di Oristano.
Assistenti di linea: Simone Crobu e Mirko Pili di Oristano.
Marcatori: 34′ Porcheddu (C), 85′ Pavone (C).
Giampaolo Cirronis

Si avvia alla conclusione, a Domusnovas, la settima edizione della Fiera del libro sardo “Libriamoci”, organizzata dall’associazione Circhiola, per la prima volta nella sede di Corso Repubblica. Ieri sera, al termine della presentazione del libro “Istella mea”, di Ciriaco Offeddu. alla quale ha partecipato anche la sindaca Isangela Mascia, abbiamo intervistato Grazia Villasanta, presidente di Circhiola, associazione che si occupa di promuovere la riscoperta delle proprie radici culturali attraverso studi genealogici, storie di famiglia, testimonianze orali fotografiche artistiche, organizza mostre genealogiche e fotografiche, tutela la memoria storica locale e della sua comunità, luogo di incontro e di aggregazione, scambio e collaborazione nel nome di interessi culturali comuni. Si occupa, inoltre, i diffondere la conoscenza della cultura musicale tradizionale e nei suoi vari stili: Etnica – World Music Classica – Elettronica, Organizzazione di eventi musicali.

 

Un taglio del nastro che segna una nuova vita per il piano terra del Comune di Villamassargia, una volta limitato alla funzione di solo passaggio e oggi trasformato in un villaggio diffuso, una casa accogliente per la cittadinanza con servizi “intelligenti” che danno il nome allo “smart village”, così come si legge sulla targa posta all’ingresso.
«Ci siamo detti partiamo da quello che manca, da quello che serve, dovendo fare i conti con un servizio sanitario precario e una popolazione che va avanti con l’etàha spiegato la sindaca Debora Porrà, descrivendo gli albori dello smart center polifunzionale -. Ed ecco che grazie agli opportuni finanziamenti europei e statali, abbiamo creato un progetto innovativo e integrato che si rivolge in particolare alle fasce deboli e che vede intrecciarsi sanità, digitale e welfare.»
Il primo locale, destinato al centro diurno per anziani, aperto dalle 9.00 alle 13.00, prevede non solo tanta socialità, ma attività preziose per la mente, la memoria e il linguaggio gestite da una psicogeriatra, la trasmissione dei saperi per un confronto intergenerazionale e supporto ai caregiver nella conciliazione dei tempi lavoro-famiglia. A fianco, l’Info point turistico e il Punto di facilitazione digitale (aperti tutte le mattine dalle 9.00 alle 13.00), grazie ai finanziamenti PNRR e alle misure del dipartimento per la transizione digitale. Un aiuto nelle operazioni telematiche che riguardano l’uso dello Spid, la consultazione del fascicolo sanitario elettronico, navigazione in Internet e molto altro. In apertura (due volte al mese a cadenze programmate) anche la sede territoriale del centro per la Famiglia (Plus Distretto di Iglesias).
A questi si aggiungono altri servizi in collaborazione con le Officine della Salute come l’ambulatorio di prossimità, unito ad attività di prevenzione e screening come misurazione della pressione, glicemia e parametri vitali e farmacia territoriale presidiata dai farmacisti volontari CRI. Villamassargia diventa inoltre un paese “cardioprottetto”. Grazie a Rosanna ed Enrico Riccaboni, che hanno fondato l’associazione omonima dedicata al figlio Alberto, prematuramente scomparso, un defibrillatore è stato posto all’ingresso del Comune. «Un dispositivo dall’utilizzo semplice che può salvare la vita», hanno spiegato i donatori.
Nel tour guidato, tanti cittadini hanno voluto essere presenti per visitare i locali messi a nuovo. Due porte interne ora danno libero accesso ai giardini di casa Scarpa, con una veranda che conduce ad un locale con un camino in pietra e tavoli per i momenti conviviali. «L’acquisizione di casa Casula prima e casa Scarpa dopo, unitamente ai giardini, ci permette come Comune di mettere a disposizione della cittadinanza un patrimonio dal grande valore storico e che intendiamo diventi spazio intergenerazionale vissuto da tutti», ha sottolineato la Prima Cittadina.
Ad affiancare la sindaca, in quella che è stata definita una giornata storica, la sua giunta e Vittorino Erriu, presidente della Croce Rossa comitato di Cagliari che con una preziosa partnership ha contribuito a realizzare il progetto firmato dall’architetta Pamela Larocca, esperta Pnrr, che lo ha reso esteticamente bello, oltre che funzionale.
Dopo la benedizione dei locali da parte del parroco don Maurizio Mirai, il presidente Vittorino Erriu ha annunciato l’arrivo di un nuovo presidio a Villamassargia della Croce Rossa e ha voluto mettere in evidenza come la collaborazione avviata per rendere operativo lo smart center polifunzionale rientri nei valori dell’organizzazione: «Laddove si parla di vulnerabilità e di servizio, noi ci siamoha affermato – con l’umanità che deve scandire il nostro percorso».
Un accento sull’opera importante svolta dai volontari è stato posto dal vicesindaco Marco Mandis, presente insieme alla responsabile dei Servizi sociali Anna Gioi: «Un grazie particolare e sentitoha detto il vicesindacova a loro, senza la loro generosità non ci sarebbe tutto questo che è diventato realtà anche per la caparbietà e capacità di visione della nostra sindaca». Un percorso intrapreso nella Croce Rossa da una ventina di nuovi volontari di Carbonia, Iglesias e 11 provenienti da Villamassargia che, terminati i corsi di assistenza e salvataggio, nel pomeriggio hanno ricevuto nella palestra Carlo Roberto Frongia i meritati attestati e medaglie accompagnati da gioia, abbracci e commozione, nel segno di una indimenticabile Giornata mondiale del Volontariato.

L’Associazione Gruppo Folk Maria Munserrada, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna, la collaborazione della Parrocchia di
S.M. di Monserrat e il patrocinio del comune di Tratalias, presenta “Abettendì su Messia”, un progetto culturale e musicale articolato in due manifestazioni pensate per
accompagnare la comunità nel cammino verso il Natale.
Si parte il 13 dicembre alle ore 20.00 nella Chiesa di Santa Maria di Monserrato, Tratalias, con il concerto “Sacred Sound” – Karrk’y Ensemble.
Un viaggio sonoro suggestivo e meditativo con il Karrk’y Ensemble, formato da cinque docenti del Conservatorio “G. P. da Palestrina” di Cagliari:
– Mario Frezzato – oboe/corno inglese
– Enrico Silvestri – clarinetto/clarinetto basso
– Gabriele Marangoni – fisarmonica/harmonium
– Francesca Cavallo – arpa
– Francesco Ciminiello – vibrafono/percussioni
In programma musiche di Georges Ivanovič Gurdjieff e Thomas De Hartmann, per un affascinante percorso tra canti etnici, danze dervisci e inni sacri: un incontro musicale tra Oriente e Occidente, dove il Suono diventa ponte spirituale e strumento di meditazione.
Si proseguirà con l’ultimo appuntamento il 20 dicembre, alle ore 19.00, sempre nella Chiesa di Santa Maria di Monserrato, Tratalias con il concerto corale comunitario.
Una serata dedicata alla coralità e alle tradizioni musicali del territorio, con la partecipazione di:
– Coro bambini della Parrocchia Santa Maria di Monserrato
– Coro “I Cantori de la Val di Fumane”
– Corale di Senis
– Coro Gruppo Folk Maria Munserrada di Tratalias
– Le launeddas del maestro Stefano Castello
Un momento di condivisione, musica e identità, in un clima di attesa e festa.
L’Ingresso è libero ad entrambe le manifestazioni.

La 21esima edizione della rassegna “Passaggi d’autore” ai titoli di coda: oggi, a Sant’Antioco, sesta e ultima giornata per il festival all’insegna dei cortometraggi dell’area mediterranea, organizzato nella cittadina del Sud Sardegna dal circolo del cinema “Immagini” con la direzione artistica di Dolores Calabrò e Ado Hasanović.

Il pomeriggio si apre alle 16.30 con uno dei momenti più significativi di Passaggi d’Autore: la premiazione del miglior cortometraggio della sezione principale del festival, quella all’insegna di Intrecci mediterranei, da parte della Giuria Giovani composta dagli studenti e studentesse universitari che nei giorni precedenti hanno seguito il laboratorio Critica il Corto curato da Francesco Crispino. Sono ventidue i film brevi proposti durante il festival nell’arco di quattro serie di proiezioni: “De sucre”, di Clàudia Cedó (Spagna, 2024, 25′), “Domenica sera”, di Matteo Tortone (Italia, 2024, 16′), “A passing day”, di Rasha Shahin (Egitto/Siria, 2024, 24′), “Bratiska”, di Gregorio Mattiocco (Italia, 2025, 17′), “Les bottes de la nuit”, di Pierre-Luc Granjon (Francia, 2024, 12′), “Border”, di Roni Bahat (Israele, 2024, 20′), “Mua besoj më shpëtoj portreti” (“I believe the portrait saved me”), di Alban Muja (Kosovo/Olanda, 2025, 10′), Sous les ruines”, di Nadhir Bouslama (Francia, 2025, 26′), “Marcello”, di Maurizio Lombardi (Italia, 2024, 20′), “The Wedding Of The Pir’s”, di Yalçın Çiftçi (Turchia, 2025, 20′), “The Flowers Stand Silently, Witnessing”, di Theo Panagopoulos (Palestina/Scozia, 2024, 17′), “Lo sguardo basso delle bambine”, di Astrid Ardenti (Italia, 2025, 7′), L’mina”, di Randa Maroufi (Marocco, 2025, 26′), “Kushta Mayn – La mia Costantinopoli”, di Nicolò Folin (Italia, 2025, 20′), “Arguments in favor of love”, di Gabriel Abrantes (Portogallo, 2025, 9′), “Common pear”, di Gregor Božić (Slovenia, 2025, 15′), “I’m glad you’re dead now”, di Tawfeek Barhom (Palestina/Grecia/Francia, 2025, 13′), “Noi”, di Neritan Zinxhiria (Grecia, 2025, 15′), “Furia”, di Fran Moreno Blanco e Santi Pujol Amat (Spagna, 2025, 19′), “My brother, my brother”, di Abdelrahman e Saad Dnewar (Egitto/Germania/Francia, 2025, 15′), “Coyotes”, di Said Zagha (Palestina/Francia/Giordania/UK, 2025, 20′), e “Un cane miagola, un gatto abbaia” (Italia, 2025, 18′), di Alessandro Prato.

Infine, alle 18.00, il film che chiude la fitta sei giorni di visioni a Sant’Antioco: “Nino” (Francia, 2025, 96′), opera prima della regista francese Pauline Loquès (che interverrà in collegamento video), con Théodore Pellerin nel ruolo del protagonista, un giovane al quale è stato diagnosticato un cancro alla gola alla vigilia del suo ventinovesimo compleanno. Il film è stato presentato quest’anno nella sezione Settimana della critica del Festival di Cannes 2025, dove Pellerin ha vinto il Louis Roederer Foundation Rising Star Award, il premio annuale assegnato a un attore o a un’attrice emergente.

Un centro città pieno di vita quello che ieri s’è potuto vivere a Carbonia… canzoni natalizie e lunghe file di famigliole per incontrare Babbo Natale nella sua casetta. Zucchero filato e popcorn offerti dal CCN Consorzio Fieristico Sulcitano hanno attirato l’attenzione dei bambini.

Spettacolo di artisti sui trampoli e giocolieri con luci fluttuanti hanno intrattenuto le centinaia di persone che hanno scelto di uscire a passeggio la domenica sera. Il grande villaggio gonfiabile di Babbo Natale ha colpito nel segno… personaggi grandi morbidi e colorati, hanno incantato i tantissimi visitatori. Gli occhi sognanti dei bambini ieri sono stati la riprova che l’innocenza della tenera età è la fiamma che tiene accesa la magia del Natale.

Testo e fotografie di Nadia Pische

 

E’ stata inaugurata venerdì 5 dicembre la nuova Aula Consiliare del Comune di Narcao, in vico I Monte Granatico, ex vico I Nazionale. Il battesimo della nuova struttura, ampliamento del municipio, dopo il taglio del nastro inaugurale, è avvenuto in occasione di una riunione del Consiglio comunale che aveva all’ordine del giorno un solo punto, l’intitolazione di una via ad un cittadino di Narcao, Giuseppinu Piras, nato a Rio Murtas nel 1910 e morto a Carbonia nel 1989. Nonostante avesse conseguito solo la licenza elementare, appassionato di poesia, delle erbe e delle loro proprietà curative, Giuseppinu Piras si interessava anche di parapsicologia. Proseguì gli studi da autodidatta e si dedicò all’assistenza sociale e all’attività sindacale. La seconda parte della seduta è stata dedicata all’inaugurazione dell’Aula Consiliare, benedetta dal parroco della chiesa San Nicolò di Bari, don Antonio Cherchi. Sono seguiti gli interventi del sindaco Antonello Cani, degli assessori Maurizio Portas, Gianni Lai e Simone Valleri, i consiglieri Maria Rosaria Montisci e Tommaso Abbate, tutti concordi nel sottolineare l’importanza del risultato raggiunto, maturato nel corso di un lungo iter burocratico, ricostruito dal vicesindaco e assessore dei Lavori pubblici Maurizio Portas, iniziato quasi vent’anni fa, che ha visto impegnate diverse amministrazioni. Hanno portato il loro saluto, inoltre, il comandante della stazione dei carabinieri di Narcao, luogotenente Carlo Bordon, e il responsabile dell’associazione di volontariato Protezione Civile Volontari Terraseo ODV, Paolo Mei.