26 April, 2024
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La “tempesta perfetta” è un evento naturale catastrofico che si verifica raramente e che deriva dalla somma di più fenomeni meteorologici che si potenziano a vicenda.
Anche nella Storia della civiltà umana sono avvenute “tempeste perfette” dovute a fattori politici, economici, sociali che si sono concluse con catastrofi.
Nel Medioevo, per spiegare l’origine di queste grandi disgrazie, si evocava l’intervento negativo dei Quattro cavalieri dell’Apocalisse” della profezia di Giovanni.
– Primo cavaliere: la conquista militare.
– Secondo: violenza e stragi.
– Terzo: carestia.
– Quarto: pestilenza.
Gli uomini del Medioevo, vedendo i fatti di oggi, attribuirebbero la colpa al primo, al secondo ed al quarto cavaliere.
Il terzo cavaliere, quello della carestia, nella visione laica del 21° secolo lo possiamo identificare con la paura del:
– crollo della produzione industriale e agricola,
– caduta del valore dei salari e redditi,
– svalutazione dei risparmi,
– paura di investire.
Nei decenni ‘20, ‘30, ‘40 del secolo scorso, avvenne una tempesta perfetta che iniziò con la“speculazione” in borsa che intaccò la fornitura delle materie prime e si concluse con le bombe nucleari in Giappone.
A settembre 2021, finita la pausa estiva dei mercati, assistemmo all’improvviso raddoppio del prezzo dei legnami e dei metalli. Negli ultimi mesi del 2021 iniziò l’ascesa del prezzo dei carburanti liquidi e del gas. A dicembre la svalutazione del dollaro in America raggiunse il 7% annuo, mentre in Italia la svalutazione era ancora sotto il 2%. Oggi, a fine marzo apprendiamo che si prevede per i prossimi mesi una svalutazione in Italia intorno al 6% annuo.
Le cose si sono iniziate a complicare a gennaio, quando fu chiaro che il prezzo del gas e del petrolio era universalmente salito con l’impulso iniziale dato dalla riduzione delle forniture dalla Russia.
L’aumento del prezzo del grano, mais e fertilizzanti è un altro segno che, oltre alla guerra, anche laspeculazione” è in movimento.

La speculazione in momenti di gravi crisi internazionali non è un fatto nuovo. I nostri nonni videro, quasi un secolo fa, fenomeni speculativi basati sull’accaparramento delle materie prime e l’intoppo alla catena di approvvigionamento. Gli esiti allora furono disastrosi.
Negli anni ‘60 a noi studenti liceali si spiegava, nelle lezioni di storia contemporanea, come l’origine della “Grande Depressione” del 1929 fosse da attribuirsi alla speculazione finanziaria esplosa in America e, per contagio, in Europa. Gli studiosi avevano accertato che la disoccupazione, la povertà e la fame che in quegli anni uccidevano la gente per strada avveniva proprio quando i magazzini americani erano strapieni di grano e mais.
Premettendo che la sintesi di fatti estremamente complessi ha sempre carenze, si può tentare di riassumere i fenomeni economici e sociali degli anni ‘30 facendo alcune considerazioni. Subito dopo la Prima Guerra Mondiale vi fu una fortissima ripresa dell’economia americana con una iper-produzione industriale di beni durevoli come le macchine. Fin dal 1922 le banche concedevano prestiti a bassissimo interesse per stimolare gli investitori. Ben presto, per rendere più veloci i guadagni, i prestiti erogati vennero investiti sopratutto giocando in Borsa nella compravendita di titoli e non investendo nelle imprese produttive. Con i meccanismi della contrattazione di Borsa si ottenne una moltiplicazione del valore dei titoli rispetto al valore reale dei prodotti che rappresentavano. Allo scopo di far salire il valore dei titoli si arrivò ad accaparrare il grano destinato al mercato e a stoccarlo in magazzini senza immetterlo nel mercato. Con questo metodo si spuntarono prezzi di vendita del grano altissimi. Gli agricoltori, per poter acquistare il grano per la semina, si indebitarono con le banche accettando tassi di interesse molto alti, nella speranza di ottenere un raccolto vendibile agli stessi prezzi elevati indotti dalla speculazione.
Contemporaneamente i capitani dell’industria meccanica e automobilistica americana iniziarono ad applicare le regole del “Taylorismo”. Ciò produsse conseguenze inaspettate. I Taylorismo era l’applicazione pratica di una teoria nata per ottenere l’aumento della produzione industriale nelle catene di
montaggio, dando un ritmo scientifico al metodo di lavoro senza aumentare i salari agli operai. I capitani d’industria guadagnarono molto ma gli operai impoverirono mentre i costi per vivere salivano. Di quella aberrazione della qualità di vita degli operai fece una descrizione magistrale Charlie Chaplin nel film-parodia “Tempi Moderni”.

Tra il 1926 e 1929 la produzione agricola in Europa imprevedibilmente migliorò, e comparve sul mercato una grande offerta di grano europeo. Ciò provocò la caduta del prezzo del grano americano e di altri prodotti agricoli.
Gli speculatori americani, per risollevare il prezzo dei prodotti agricoli stoccati nei loro magazzini, distrussero, gettandole in mare, o bruciandole, migliaia di tonnellate di cereali e caffè. Lo scopo era creare un squilibrio, tra domanda e offerta, a loro vantaggio. Commisero però un grave errore di calcolo. Non avevano previsto che il prezzo elevato dei cereali e le ridotte capacità di acquisto degli operai mal pagati, avrebbero raffreddato il mercato. I cereali rimasero invenduti. Anche il nuovo raccolto, per cui gli agricoltori si erano indebitati, rimase invenduto e non fu possibile pagare gli alti interessi richiesti dalle banche e fu fallimento. Il crollo delle vendite dei prodotti industriali e agricoli fece crollare i relativi titoli in Borsa. Gli investitori si precipitarono a vendere i titoli ormai svalutati e a ritirare dalle banche i liquidi rimasti. Le banche, private dei liquidi, dovettero chiudere. Al fallimento delle industrie e delle aziende agricole seguirono i licenziamenti, la disoccupazione e la chiusura delle fabbriche.
La speculazione finanziaria in breve tempo aveva attribuito ai titoli delle materie prime un valore fittizio tre volte superiore al loro valore reale e l’economia americana era finita in un vortice di regresso. La povertà gettò nella disperazione tutti: i capitani d’industria, l’alta e media borghesia e gli operai.
La crisi durò quattro anni. Iniziò la sua fine quando il Governo Statunitense prese drastiche decisioni; la prima fu la svalutazione di quasi il 50 per cento del valore del dollaro, allo scopo di abbattere i debiti. Ciò ebbe conseguenze in tutto il mondo. L’Europa subì il contraccolpo di quella svalutazione ed entrò in un vortice recessivo. I Paesi maggiormente indeboliti dalla Grande Guerra e dal ritiro dei capitali americani investiti, come Germania e Austria, ebbero una svalutazione mostruosa delle loro monete nazionali. Il disastro economico della Repubblica di Weimar spinse il popolo a sostenere il movimento estremistico di Adof Hitler la cui ideologia si basava sui capisaldi del complotto mondiale e della superiorità razziale.
All’acme della crisi politica il cancelliere Hindenburg affidò a Hitler il compito di formare il governo tedesco il 30 gennaio 1933. Si sa come finì.
In Italia la forte disoccupazione e la inarrestabile spinta emigratoria, esacerbate dalla crisi economica, portarono alla necessità di procurarsi colonie in Africa. Nel 1935 venne conquistata l’Etiopia. Nel 1936 la Società delle Nazioni reagì con le “Inique Sanzioni” contro l’Italia applicando l’embargo sul petrolio e sul carbone. La grave sanzione energetica gettò l’Italia fascista tra le braccia dei nazisti. A noi sardi portò il beneficio della nascita di Carbonia con le sue miniere.
Il seguito è noto: arrivò la “tempesta perfetta” della Seconda Guerra Mondiale.
Noi oggi non sappiamo cosa conseguirà alle speculazioni sulle materie prime in atto da alcuni mesi.
Conoscere fatti simili, sperimentati dai nostri padri e nonni nella prima metà del 1900, può tornare utile.
Il secondo fattore che può portare alla tempesta perfetta è la “minaccia nucleare” udita più volte nei telegiornali dal 24 febbraio ad oggi. Le origini di quest’altra piaga della storia si possono individuare nella seconda metà degli anni ‘30.
Un italiano fuggito in America a causa delle discriminazioni razziali, capì che la “teoria della relatività ristretta” di Albert Einstein, estesa alle leggi della elettromagnetica, conteneva il segreto per estrarre l’energia dal nucleo atomico. Era Enrico Fermi. Il metodo per raggiungere l’obiettivo venne ideato da Robert Oppenheimer.
La teoria di Einstein aveva loro suggerito la possibilità di poter trasformare la materia in energia e, viceversa, quegli scienziati convinsero il presidente Franklin Delano Roosvelt che c’era la possibilità ipotetica di costruire una bomba utilizzando il principio della fissione nucleare ed ottennero finanziamenti per il “Progetto Manhattan”.

Fermi, usando l’isotopo “uranio 235”, nel 1942 assemblò a Chicago la prima “pila atomica” o “ reattore nucleare a fissione” e Oppenheimer capì che si poteva ottenere una bomba che sfruttasse la reazione di fissione a catena”. Bastava produrre uranio “arricchito” fino ad ottenere una “massa critica” efficace.
Gli studi e la produzione finale della bomba avvennero a Los Alamos, nel deserto del Nuovo Messico.
La prima bomba venne fatta esplodere nel poligono di Alamogordo il 16 luglio 1945.
La seconda bomba venne fatta esplodere su Hiroshima appena 20 giorni dopo: il 6 agosto 1945.
La bomba di Hiroshima aveva una potenza compresa fra i 12,5 e 18 chilotoni.
Un chilotone equivale alla potenza della esplosione di 1000 tonnellate di tritolo.
Pertanto, la bomba di Hiroshima aveva la potenza di 12mila- 18 mila tonnellate di tritolo.
Il nucleo di Uranio entrò in reazione nucleare in un millesimo di secondo. Venne sprigionata istantaneamente un’immane quantità di energia elettromagnetica che dette origine ad una palla di fuoco luminosissima (fire ball). L’intensa luce dell’esplosione diffuse intorno una energia tale da incenerire all’istante qualsiasi corpo vivente (flash) per molte centinaia di metri. Lo spostamento d’aria fece crollare gli edifici della città polverizzandoli per alcuni chilometri di raggio (vento atomico). Intanto, si sollevava per 12 chilometri d’altezza, nella troposfera, il fungo atomico. La massa d’aria calda che ascendeva verso l’alto in forma di una immane colonna creò a terra una corrente d’aria di risucchio che provocò un vento, stavolta di direzione contraria, che portava al centro dell’esplosione tutto ciò che incontrava. La distruzione fu immensa. Morirono all’istante dagli 80.000 ai 120.000 abitanti.
Nelle ore successive avvenne la caduta dal cielo delle polveri più pesanti radioattive (fall out) per diversi chilometri intorno. Le polveri radioattive leggere, trasportate dai venti d’alta quota, si diffusero per molte centinaia di chilometri in tutto il Giappone e sul mare. I morti si moltiplicarono nei decenni successivi per effetti legati alle radiazioni ionizzanti. Parte delle polveri salite ad altissima quota si dispersero in tutto il mondo aumentando la radioattività dell’atmosfera.
Dopo 3 giorni, il 9 agosto 1945, una bomba simile venne fatta esplodere sulla città di Nagasaki e la Guerra Mondiale finì all’istante. Da allora nessuno più ha utilizzato ordigni nucleari strategici sull’Uomo.
Poi seguirono anni terribili la cui descrizione più accurata si trova nei testi di Medicina. Si capirono in pieno le relazioni esistenti tra radiazioni ionizzanti, le leucemie, i linfomi, i carcinomi, i melanomi, le malformazioni congenite e il danno al DNA di uomini, piante e pesci. Nei decenni successivi nacquero esseri mostruosi. Non fu solo una violenza contro il nemico, ma una atrocità contro la Natura. Nonostante ciò, i fabbricatori di ordigni nucleari aumentarono.
Nel 1949 si dotò di bombe atomiche l’Unione Sovietica. Nel 1952 l’Inghilterra. Nel 1960 la Francia, Nel 1964 la Cina. Nel 1966 Israele. Nel 1974 l’India. Nel 1979 il Nord Africa. Nel 1983 il Pakistan. Nel 2006 la Nord-Corea. L’unica nazione a rinunciare, dopo l’allarme dato dagli Scienziati di tutto il mondo, compreso Albert Einstein, fu il Sud Africa.
Il genere di ordigni nucleari di Hiroshima non viene più prodotto. Oggi vengono prodotte bombe di potenza enormemente maggiore. La loro potenza viene misurata in megatoni.
Un megatone è pari a 1.000 chilotoni, cioè pari a un milione di tonnellate di tritolo.
Apprendiamo dai giornali che la Russia ha minacciato di mettere in campo il Poseidon. Si tratta di un ordigno termonucleare di una potenza che va dai 20 ai 40 megatoni. Arma un drone sottomarino telecomandato. Se dovesse esplodere nella Baia di Hudson provocherebbe uno tsunami con onde alte 100 metri. L’onda sommergerebbe la città e lo Stato di New York distruggendo tutto al suo passaggio.
L’onda, si dirigerebbe anche verso il mare aperto in Atlantico e raggiungerebbe le coste dell’Europa.
La Russia possiede 6.500 ordigni nucleari di questa potenza.
Stesso armamentario lo possiedono gli Stati Uniti.
Si sta parlando con incredibile leggerezza della possibilità che venga impiegata una bomba termonucleare tattica nel conflitto di questi giorni.
Cosa succederebbe?
Mettiamoci nei panni dei Generali. Come rispondere a quell’attacco? Esiste un’unica opzione utile: lanciare in risposta un attacco nucleare totale con l’intento di distruggere radicalmente il nemico in modo che non possa reagire. Una guerra del genere, dall’inizio alla fine durerebbe pochi minuti e i vincitori sparirebbero con i vinti.
Pochi giorni fa il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ipotizzato di impiegare il First nuclear strike.
Cioè ha teorizzato la possibilità di sferrare l’attacco nucleare totale prima che lo faccia l’altro.

Sarebbe una decisione talmente grave che l’unica possibilità di salvezza che abbiamo è sperare che non succeda mai.
Dato per scontato che l’ordigno nucleare non verrà mai usato, rimane però l’altro ordigno a reazione “a catena”: quello gettato nel cuore dell’Economia mondiale, innescato con la Speculazione e l’Accaparramento delle fonti di energia, delle materie prime e dei prodotti agricoli.
L’innesco è stato attivato alcuni mesi fa, quando vennero chiusi molti rubinetti del gas, del petrolio, del grano e dei fertilizzanti.
Le anime belle si aspetterebbero solidarietà mondiale ed aiuto reciproco, invece si è scatenata immediatamente la speculazione sulle materie prime.
Anche se non venisse usata la guerra nucleare, basterebbero questi fattori economici per innescare una reazione a catena” che porterebbe alla “tempesta perfetta”.

Mario Marroccu

La data di “ Una giornata particolare”, il film di Ettore Scola con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, è il 6 maggio 1938. Roma si preparava ad accogliere Adolf Hitler in visita a Benito Mussolini e andavano prevenuti le eventuali manifestazioni di dissenso. Tra i preparativi di neutralizzazione dei problemi vi era compreso anche un rastrellamento di omosessuali e intellettuali dissenzienti. I catturati vennero portati a Civitavecchia e imbarcati per Cagliari, destinati ad un confino temporaneo a Carbonia.

Il 17 novembre 1938 l’Italia approvò le “leggi razziali”. Il 18 dicembre 1938 venne inaugurata l’avvenuta fondazione di  Carbonia. Allora l’ospedale Sirai era in costruzione e fungeva da ospedale provvisorio un edificio in piazza Cagliari.

Nello stesso periodo i nazisti preparavano un piano per dare il dominio del mondo ad una “razza superiore” e liberarlo da zingari, disabili, testimoni di Geova, ebrei, omosessuali ed oppositori politici. Si andava strutturando una rete di campi di detenzione e lavori forzati estesa e capillare: tra Germania e suoi alleati si contarono poi  ben 42.000 campi di concentramento. Dachau, Aushwitz e Bukenvald erano solo la parte emersa dell’iceberg.   

Sappiamo come andò a finire la teoria della “razza superiore”. Per porvi fine, ci volle una Guerra terrificante.

Nel 1946 si celebrò il Processo di Norimberga. La seconda parte del processo venne dedicata ai crimini medici perpetrati contro disabili e omosessuali. Queste due forme di disagio sociale, messe sotto la lente d’ingrandimento della opinione pubblica mondiale, ottennero un forte incremento dell’interesse e della solidarietà popolare per le vittime.

Fino ad allora, lo studio dei disagi sessuali da parte di sociologi, psicologi, giuristi, medici e chirurghi era pochissimo diffuso. In Italia il primo centro specialistico pubblico di chirurgia dell’apparato urinario e genitale maschile fu costituito a Trieste ai primi del 1900 sotto la guida del professor Carlo Nicolich, un chirurgo che si era formato a Vienna. Per coincidenze storiche i sardi ne furono influenzati.

Durante la Prima Guerra Mondiale ad assistere i feriti delle Battaglie sull’Isonzo erano stati chiamati  in forza numerosi chirurghi sardi provenienti dall’Ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari. Lo scambio culturale fra medici austriaci e medici sardi vi fu nonostante la trincea, e fu proficuo. Alla fine della guerra, uno di questi, il dottor Nino Lasio, di Serramanna, venne trattenuto dall’Università di Milano per organizzarvi e dirigere un reparto di Chirurgia uro-genitale specialistico. I colleghi cagliaritani del San Giovanni di Dio mantennero fitti rapporti col professor Lasio e, alla fine degli anni ’30, venne istituita a Cagliari la Scuola di specializzazione in Chirurgia uro-genitale sotto la direzione del professor Rodolfo Redi, Patologo Chirurgo. Risulta dai registri dell’Università che il primo specialista sardo in quella branca fu il dottor Gaetano Fiorentino che era anche il primo Aiuto universitario di Redi. Il dottor Gaetano Fiorentino assolse al suo obbligo militare nell’ARMIR e fece tutta la campagna di Russia operando feriti assieme ai colleghi chirurghi tedeschi ed austriaci. Al ritorno dalla Guerra, nel 1945, venne comandato a dirigere il reparto di Chirurgia generale dell’ospedale Sirai di Carbonia. Qui si dedicò moltissimo alla chirurgia uro-genitale degli adulti e dei bambini, tanto che il 33% della sua chirurgia era rappresentato da questa branca. Dopo di lui, il primario subentrante fu il professor Lionello Orrù, anch’egli specialista in quel genere di chirurgia e, in quegli anni si produssero pubblicazioni scientifiche. Vennero allora pubblicati studi internazionali che, per la prima volta dimostrarono, con pesanti dati statistici, la gravità del disagio sessuale maschile che risultava essere alla base di un numero di vittime per suicidio 8 volte superiore alla media della popolazione. Dal 1983 quella chirurgia non si fece più a Carbonia, perché divenne competenza della Chirurgia pediatrica dell’ospedale Crobu ad Iglesias.

La sentenza di Norimberga fu fondamentale per elaborare il dramma del razzismo e della discriminazione, e ad essa si devono vari articoli in tutte le Costituzioni del mondo. In Italia, contro i crimini generati dall’istigazione all’odio, la Costituzione contiene gli articoli 3 e 32.

L’articolo 3 recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere ostacoli…»

Dopo l’approvazione di quell’articolo, ci vollero 45 anni per dare norme applicative all’articolo 604 bis del codice penale, finalizzato a sanzionare i reati di discriminazione razziale. Ci pensò il senatore Nicola Mancino (DC, oggi PD) con la legge n. 205 del 1993, che recita: «E’ vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».

La storia dell’uomo assomiglia alla Fisica quantistica in cui il tempo, come comunemente lo concepiamo, non esiste. L’invenzione del motore endotermico e della dinamo per la corrente elettrica hanno cambiato  la qualità della vita ma la natura umana, in fondo, non è cambiata. L’Uomo ha sempre bisogno di leggi e di sanzioni che lo inducano a riconoscere la dignità del suo simile. Tutt’oggi siamo alle prese con le incomprese regole della Genetica e con la ideologia novecentesca del “razzismo”. Ecco come iniziò il malinteso.

Nel 1843 il monaco Gregor Mendel pose le basi della Genetica e ne dettò le regole. Dapprima venne ignorato, poi ai primi del 1900 sbocciò la teoria del Neo-mendelismo e, con l’evoluzione del microscopio e della Biochimica, si scoprirono i “cromosomi”. L’ideologia di quegli anni esaltò il significato della parola “razza” e concepì l’esistenza di una “razza superiore” dominante su una “razza inferiore”. Questa distinzione fu il primo atto  che portò alla “discriminazione razziale”, e alla sua degenerazione, riassunta in un unico termine: “razzismo”.

Il razzismo sociale, basato su principi genetici, portò all’istituzione di regimi politici che ebbero come conseguenza la persecuzione delle cosiddette razze inferiori fino alla pratica dello sterminio. In seguito per distinguere gli aspetti fisici diversi (somatici) secondo le provenienze geografiche, si pensò di utilizzare il termine “etnia” al posto di razza. Anche questo termine, come abbiamo visto nelle recenti guerre balcaniche, è stato utilizzato per formulare il concetto di “pulizia etnica”.

In realtà, il concetto di “razza” è oggi destituito di qualsiasi validità scientifica perché tutti gli esseri umani hanno lo stesso corredo genetico. Allora, perché ci sono umani dalla pelle nera, coi capelli ricci, il naso camuso, ed umani bianchi con capelli lisci, chiari ed il naso piramidale? La scienza ha spiegato questo fenomeno con la esistenza dei “ Fenotipi”. In biologia il “fenotipo” è l’aspetto che assume un organismo vivente a causa delle influenze dell’ambiente sul genotipo, cioè sul corredo genetico conservato nei cromosomi. Questo significa che l’aspetto che assume ognuno di noi dipende non solo dai cromosomi ma anche dalla influenza che ha su di essi l’ambiente in cui si vive.  E‘ una scoperta che aiuta a capire che nei cromosomi, in realtà, esistono moltissimi geni diversi fra di loro, e che l’ambiente fa esprimere i geni più adatti e, intanto, mette in sonno i geni non utili in quel momento.

Questa straordinaria capacità di cambiamento nel comportamento dei cromosomi viene resa ancora più complicata dalla Epigenetica.  Questa scienza ha dimostrato che l’aspetto fenotipico che assumiamo, e che è ereditabile, è dovuto alla produzione di nuove proteine che l’ambiente ci ha indotto a produrre.

Ciò spiega perché, in base alle influenze ambientali, abbiamo uomini bianchi e uomini neri senza che vi sia stato cambiamento di razza. Cioè:siamo tutti della stessa razza genetica.

Considerato l’enorme numero di fattori genetici e epigenetici che si combinano fra di loro (come 1-2-x di una schedina del totocalcio) si capisce l’immensa variabilità di aspetti che possono assumere gli organismi viventi pur avendo lo stesso corredo genetico.

Gli Umani hanno 23 coppie di cromosomi (cioè 46 in tutto). la ventitreesima coppia è formata dai cromosomi sessuali: X-X per le femmine; X-Y per i maschi.

I cromosomi sessuali X e Y possono avere anch’essi variazioni strutturale e anche di numero. Per esempio la ventitreesima coppia può avere 1 cromosoma, 3 cromosomi, o anche 4 (X0, XXY, XYY, XXX, XXXX). Tali variazioni spesso si associano a infertilità.

Gli umani possono anche avere variazioni del fenotipo; cioè possono subire cambiamenti nell’aspetto o nelle funzioni fisiologiche a causa di influenze provocate dall’ambiente.

L’aspetto fisico del sesso di appartenenza può essere variato da altri fattori come: l’effetto di ormoni, le influenze ambientali, le mutazioni geniche, gli effetti farmacologici. Ne può derivare la comparsa delle cosiddette ambiguità sessuali anatomiche e funzionali, con conseguente difficoltà a capire il sesso di appartenenza del soggetto.

Un esempio di influenze ambientali sulla biologia sessuale è il seguente. Negli ultimi 80 anni abbiamo avuto una progressiva riduzione della fertilità maschile. Questa è una delle cause della ridotta natalità. Si è scoperto che tale fenomeno è andato di pari passo con cambiamenti drastici dovuti all’attività dell’Uomo con effetti sull’ambiente. Ne è conseguita anche un forte aumento dei tumori delle gonadi maschili (da 8 a 15 volte). Si è scoperto che l’insetticida DDT utilizzati negli anni successivi al 1950 nelle campagne antimalariche  ha un forte effetto estrogenico femminilizzante. Un tale effetto nell’embrione può provocare una lesione del sistema ormonale di mascolinizzazione se è geneticamente maschio. Così pure si è visto che gli anticrittogamici usati in agricoltura hanno effetti ormonali femminilizzanti. Gli anticrittogamici entrano nella catena alimentare animale e li possiamo assumere attraverso il latte e le carni in quanto gli erbivori si nutrono di erba e foraggi potenzialmente trattati, così pure li possiamo assumere attraverso i vegetali della dieta. Le stesse creme per la pelle in genere contengono sostanze ad effetto estrogenico. Insomma: siamo circondati da sostanze ad effetto ormonale femminilizzante e nessuno può ritenersi al sicuro dalla loro influenza.

Fortunatamente le normative sul controllo delle sostanze chimiche presenti negli alimenti, distribuiti nella rete commerciale europea, sono le più rigorose al mondo. Basti pensare che la guerra sui dazi avviata da Trump era in buona parte dovuta al rifiuto dell’Europa alla commercializzazione di carni di bovini americani proprio perché la loro qualità chimica non è sempre conforme alle nostre regole. Le regole italiane sono le più rigide in Europa.

Fatte queste premesse si capisce quanto l’argomento sulla identificazione del sesso di appartenenza sia messa in pericolo e spesso sia difficile.

Nella pratica clinica si differenziano i sessi in :

  • sesso genetico
  •     somatico (l’aspetto fisico)
  •    ormonale
  •    psicologico

Il sesso genetico si individua con la ricerca dei cromosomi X e Y.

Il sesso somatico si basa sui caratteri sessuali esterni e interni.

Il sesso ormonale si classifica con il dosaggio delle Gonadotropine, Testosterone , Estrogeni.

Il  sesso psicologico si identifica con i test comportamentali sessuologici.

Le ambiguità sessuali anatomiche possono essere  modificate chirurgicamente, a richiesta, in senso maschile o femminile tenendo conto del sesso psicologico che si è maturato, indipendentemente da quello genetico. Cioè se il soggetto è geneticamente maschio ma ha un orientamento sessuale femminile si procede a eliminare chirurgicamente i caratteri sessuali maschili e costruirne, per quanto possibile, femminili. Ciò però dipende dalla entità della disforia di genere a dalla richiesta avanzata.

Il sesso psicologico, cioè la manifestazione esteriore del comportamento sessuale, è ritenuto dominante sul sesso genetico e somatico, e si procede a migliorare il benessere del soggetto sia con tecnica chirurgica che ormonale.

Questo è quanto già avviene nella chirurgia delle ambiguità sessuali.

Vi sono poi i soggetti che non richiedono alcuna correzione e scelgono il fenotipo prevalente nella personalità.

La chirurgia di questo tipo viene garantita dai Lea (Livelli essenziali di assistenza) e pagata a spese dello Stato con sentenza di un giudice, su parere di una Commissione di esperti.

Questo stato di cose è noto agli specialisti a sfugge al pubblico in generale. Su queste procedure non esistono conflitti perché sono già regolamentate dalle leggi italiane.

Secondo la legge, l’attribuzione del sesso di appartenenza di una persona avviene in questo modo.

1  – Al momento della nascita viene redatta una “dichiarazione di nascita” da parte dell’Ostetrica o del Medico che ha assistito. In tale dichiarazione viene attribuito il sesso del neonato in base all’anatomia genitale.

2 – Il genitore registra all’Anagrafe l’evento e allega la “dichiarazione di nascita”. Qui avviene l’attribuzione del sesso anagrafico. Nessuno può modificare il sesso assegnato dall’Anagrafe.

3 – Soltanto l’Autorità Giudiziaria può ordinare all’Ufficiale dell’anagrafe la variazione dell’attribuzione di sesso (L. 164/1982).

4 – Per il d.lgs n. 150/2011 il legislatore affida all’Autorità giudiziaria il controllo della rettificazione anagrafica del sesso. La competenza in materia è affidata al Tribunale in composizione collegiale e il procedimento deve essere richiesto dall’interessato e notificato al coniuge e ai propri figli.

5 – L’intervento chirurgico di cambiamento di sesso deve essere autorizzato dal Giudice.

6 – La Corte Costituzionale con pronuncia n.221/2015 non riconosce più il trattamento chirurgico quale presupposto indispensabile per il mutamento di sesso, tuttavia affida sempre al Giudice la valutazione finale sull’effettiva necessità dell’intervento operatorio sull’interessato.

7 – Il Giudice a questo punto autorizza l’intervento chirurgico qualora esista conflittualità fra anatomia e identità di genere (causa di Disforia di Genere).

8 – Nel caso in cui non esista conflittualità il Giudice autorizza la rettifica del genere all’Anagrafe senza che si sia proceduto all’intervento chirurgico di modifica. In questo caso è sufficiente un certificato del medico o dello psicologo clinico che attesti l’esistenza di dissociazione fra sesso morfologico e identità di genere. Tale certificato viene rilasciato dopo un “percorso di transizione” con trattamento medico e psicologico. Quindi è necessario un congruo arco temporale per l’iter di accompagnamento alla transizione.

9 – Con la sentenza di autorizzazione il Giudice ordina all’ufficiale di Stato civile e Anagrafe la rettifica del sesso dell’interessato.

Il DDL Zan è un tentativo di concretizzare lo scopo voluto dai Padri costituenti quando, ispirati dalla Sentenza di Norimberga, formularono l’articolo 3 della Costituzione allo scopo di proteggere i cittadini  dalle discriminazioni per motivi sessuali.

Tale proposta di legge contro l’omo-trans-fobia contiene anche nuovi elementi, come l’ininfluenza del percorso di transizione, che fino ad oggi è ritenuto fondamentale per accompagnare il soggetto al cambiamento consapevole, e la totale autonomia decisionale del richiedente. Queste due condizioni rendono di fatto inutile il controllo dell’Autorità Giudiziaria. Tale evoluzione è stata ultimamente raggiunta dalla Spagna  dove non sono più necessari i due anni del percorso di transizione come era previsto nella precedente legge; è sufficiente avere 18 anni d’età per decidere autonomamente o 12 anni se c’è il consenso dei genitori. Non è più contemplato il ricorso al Tribunale, e inoltre è sufficiente la richiesta dell’interessato all’Ufficiale dell’Anagrafe e di Stato civile per la rettifica di genere.

L’articolo n. 1 del ddl Zan definisce l’identità sessuale apportando modifiche alla classificazione della clinica, alle funzioni del giudice del tribunale e a quelle dell’Ufficiale di stato civile. Nei particolari, la definizione di sesso così viene espressa:

  • SESSO: sesso biologico o anagrafico.
  • GENERE: qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso.
  • ORIENTAMENTO SESSUALE: l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi.
  • IDENTITA’ DI GENERE: si intende l’identità percepita o manifesta di sé in relazione al genere, anche se non corrisponde al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.

Considerata l’enorme variabilità dei fenotipi sessuali che possono presentarsi, l’articolo 1 del ddl Zan.

1°) riconosce l’esistenza di una varietà di sessi indefinita sia nel numero e nelle forme, così come si presentano in natura in base alle combinazioni genetiche e fenotipiche,

2°) riconosce la fine di un sesso prevalente, come potevano essere “maschio”, “femmina”  e l’esistenza di una “sessualità” generale di pari dignità.

Si può immaginare che tutti i cittadini saranno coinvolti e coobbligati ad un cambiamento delle attuali convenzioni sociali e dei costumi come oggi sono comunemente intesi e, in particolare:

  • famiglia
  • matrimonio
  • figli
  • educazione scolastica
  • sport
  • lavoro
  • giustizia
  • anagrafe
  • rapporti con le religioni.

Questi descritti sono alcuni argomenti di riflessione e di preparazione al probabile cambiamento.