29 March, 2024
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Con le audizioni dei sindacati confederali di settore, degli ordini degli infermieri e delle strutture private la commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo), ha proseguito il ciclo di audizioni sulla riforma del sistema sanitario regionale.
Per la Cgil è intervenuta la segretaria regionale di categoria Caterina Cocco che, lamentando il mancato confronto di merito con le parti sociali, non ha condiviso l’impostazione generale della riforma, che fra l’altro appare particolarmente carente nella parte socio-sanitaria e prevede deleghe molto ampie alla Giunta. Inoltre, ha poi osservato, le proposte in campo non sembrano in grado di modificare un quadro regionale in cui esistono ancora troppe diseguaglianze in termini di personale e qualità del servizio e, quanto alla governance, non viene chiarito come potrà essere superata e soprattutto migliorata con l’Ares l’esperienza negativa dell’Ats.
A nome della Cisl anche Francesco Piras ha affermato che sulla riforma sarebbe stato preferibile un confronto “a monte” anche perché, ha precisato, la fase di emergenza che si è attenuata e la fase successiva impongono nuovi obiettivi e nuove priorità in termini di strutture, personale, miglioramento dell’offerta, prevenzione e residenze sanitarie assistite. Dire “no” all’Ats e “sì” al territorio non basta, ha aggiunto, se non si imbocca con decisione la strada di una riforma di sistema in tre direzioni principali: emergenza-urgenza, medicina territoriale e rete ospedaliera.
Illustrando la posizione della Uil la segretaria regionale Francesca Ticca ha messo l’accento sul fatto che i cittadini sardi “pretendono” dal sistema sanitario regionale le stesse risposte delle altre Regioni d’Italia e sappiamo tutti che non è così. Non vorremmo – ha continuato – che questa riforma avesse gli stessi principi ispiratori della precedente (l’aziendalismo spinto ed il risparmio) perché altrimenti sarebbe la riproposizione sotto altre forme della solita “macchina” di spesa pubblica che non scalfisce i “nodi” del sistema: i mancati investimenti su personale e strutture, e dall’altro sulla medicina territoriale, a cominciare dalle liste d’attesa.
Andrea Pirastu, in rappresentanza dell’Aiop che raggruppa il maggior numero di strutture private operanti in Sardegna (circa 1000 dipendenti diretti e 300 professionisti), non è entrato nel merito delle proposte di riforma, preferendo soffermarsi sulla funzione delle stesse come “presidi ospedalieri” che vanno considerati a tutti gli effetti “parte” del sistema sanitario regionale. In questo ambito – ha spiegato – nella fase di emergenza le nostre aziende hanno subito un forte contraccolpo perché sulla base delle disposizioni del Ministero della
Salute sono costrette ad interrompere l’attività di base e, in molti casi, ad anticipare la cassa integrazione per i dipendenti. Chiediamo perciò alla Regione, in vista della scadenza dell’accordo triennale fissata per il 2021, un adeguamento delle tariffe che in termini reali sono ferme dal ’97 e lo slittamento del budget 2020 (che sicuramente non sarà possibile coprire per interno) al prossimo anno.
Sempre per quanto riguarda il settore privato il rappresentante di Confindustria-Sanità Luca Moi ha espresso soddisfazione per la scelta strategica di puntare su una sanità territoriale, che può essere uno dei fattori determinanti per il miglioramento dell’efficienza complessiva del sistema.
Analoga considerazione è arrivata dal presidente dell’Ordine degli Infermieri di Cagliari Pier Paolo Pateri, che ha parlato a nome di tutti gli Ordini della Sardegna. Superare l’attuale situazione con al vertice l’Ats, ha dichiarato, significa portare le decisioni più vicino ai cittadini ed è una scelta giusta anche per quanto riguarda la gestione del personale e delle assunzioni, Ma, soprattutto, ha auspicato, è necessario potenziare e ridisegnare la rete della medicina territoriale prevedendo anche l’apporto degli infermieri che possono migliorare la
qualità dell’assistenza mettendo a disposizione le loro competenze e le loro capacità. Per queste ragioni, ha concluso, chiediamo di poter essere rappresentanti negli organismi di consultazione previsti dalle proposte di riforma.

Durante il dibattito hanno preso la parola il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, quello dei Progressisti Francesco Agus e di Leu Daniele Cocco ed il consigliere dell’Udc-Cambiamo Antonello Peru.
Nelle conclusioni, il presidente della commissione Domenico Gallus ha evidenziato la grande utilità di tutti i contributi arrivati alla commissione e ribadito la volontà di fare una riforma per i cittadinisardi. Quella di modificare la governance della sanità regionale dall’Ats all’Domenico Gallus una scelta sempre più condivisa, in grado di fornire soluzioni efficaci  a problemi strutturali come le liste d’attesa e la mobilità passiva e ad una condizione complessiva di fragilità del nostro sistema che anche l’emergenza Covid ha fatto emergere  in maniera evidente.

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TG 1 MARZO 2016 2

La commissione sanità del Consiglio regionale stamane ha sentito in audizione i rappresentanti della sanità privata. A nome dell’associazione di categoria, il presidente Andrea Pirastru ha espresso sulla riforma, a livello generale un parere positivo “con riserva”, una riserva che nasce sia dai cambiamenti che sono stati fatti rispetto alle prima proposta del febbraio scorso, sia dalla constatazione che «la riforma deve ancora essere riempita di contenuti, dal nostro punto di vista, per quanto riguarda le specialità da accreditare».

Dopo aver ricordato che in termini di budget «dal 2012 le assegnazioni di fondi alla sanità privata sono passate da 105 milioni a 99», Pirastru ha dichiarato che «le strutture private hanno un ottimo livello di appropriatezza che anche il settore pubblico potrebbe raggiungere generando risparmi per circa 50 milioni di euro l’anno».

«Il problema, ha sottolineato – è che le nostre prestazioni sono controllate con rigore e secondo parametri certi ma non altrettanto avviene nel pubblico e comunque non con criteri omogenei, che purtroppo cambiano non solo fra assessorato e aziende ma anche da un’azienda all’altra.»

«Come settore privato – ha aggiunto Pirastru – possiamo fare la nostra parte per arrivare ad una buona riforma, a cominciare dalla riduzione delle liste di attesa; ricordo in proposito che la Regione aveva stanziato fin dal 2011 risorse importanti (21 milioni, di cui solo 2 per i privati) per una riduzione significativa delle attese dei pazienti, ma questa disposizione è rimasta sostanzialmente inapplicata.»

Sul Mater Olbia il presidente della sanità privata sarda ha detto di non avere niente in contrario, precisando che «siamo imprenditori privati e non possiamo essere contro una impresa privata». «Piuttosto – ha osservato – è un progetto in piedi da 2 anni e ora si parla del 2017, data che non appare molto realistica; è chiaro comunque che pur non incidendo sul rapporto di 3.7 posti letto per 1000 abitanti quella struttura avrà un impatto sulle convenzioni, penso soprattutto alla pediatria visto che fra i promotori del progetto c’è il Bambin Gesù di Roma».