13 May, 2024
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Sono proseguite nella commissione Attività produttive le audizioni in vista della stesura di un testo unico e di sintesi in materia di turismo, sulla base delle proposte di legge già all’esame del parlamentino presieduto da Luigi Lotto (Pd), alle quali si è aggiunta la proposta di legge n. 265 (prima firmataria Annamaria Busia – Sdl) “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo in Sardegna dell’escursionismo, del cicloturismo, del turismo equestre e del turismo itinerante in camper e moto”.

I primi ad intervenire sono stati l’amministratore unico dell’agenzia Forestas, Giuseppe Pulina, coadiuvato dal direttore generale, Antonio Casula e dall’ingegnere Alessio Saba, che hanno offerto osservazioni e contributi utili sul tema dell’escursionismo e della sentieristica e più in generale sulla gestione, fruizione e valorizzazione del patrimonio naturalistico di competenza dell’agenzia dei boschi e della protezione del paesaggio e dell’ambiente in Sardegna. L’amministratore Pulina e l’ingegner Saba hanno quindi approfondito nel dettaglio le azioni intraprese per la creazione della rete escursionistica dell’Isola che conta mille chilometri di rete sentieristica già realizzata e gestita su un totale di 2.400.000 ettari di territorio di riferimento dell’agenzia che ha preso il posto dell’Ente foreste. I vertici di Forestas hanno mostrato apprezzamento per le ipotizzate previsioni normative che attengono la fruizione in chiave turistica del patrimonio dell’agenzia ed hanno ribadito l’impegno a proseguire con il programma di valorizzazione dell’escursionismo, della mobilità dolce, dei cammini religiosi, del cicloturismo e delle ippovie. Tra i problemi evidenziati si segnalano quelli che attengono la manutenzione e la vigilanza dei sentieri, dove di frequente si registrano danneggiamenti alla segnaletica e alle strutture. «Per realizzare un chilometro di sentiero in sicurezza – ha affermato l’ingegner Saba – sosteniamo un costo medio di mille euro ma altrettanti ne spendiamo per la manutenzione e il ripristino nel triennio».

Sollecitati anche dalle domande dei consiglieri Gianluigi Rubiu (Udc), Piermario Manca (Sdl), Angelo Carta (Psd’Az), Piero Comandini (Pd) e Luigi Crisponi (Riformatori) hanno precisato che l’estensione massima della rete sentieristica in Sardegna può ipotizzarsi in circa 10.000 chilometri ed hanno riaffermato la volontà di operare in sinergia con enti, istituzioni e territori per la valorizzazione dei flussi turistici senza penalizzare l’ambiente.

A seguire il responsabile regionale turismo di Confapi, Martino Di Martino, ha portato all’attenzione della commissione le principali richieste degli albergatori sardi, la prima delle quali attiene il riordino delle classificazioni delle strutture ricettive e la necessità di controlli e verifiche efficaci per combattere il crescente fenomeno dell’abusivismo. «Non siamo contro i B&B e le strutture non alberghiere – ha affermato Di Martino – ma è tempo che siano considerate imprese operanti nel settore turistico con tutto ciò che ne consegue».

Analogo concetto è stato ribadito dal consigliere della Confindustria, Davide Collu, che ha preannunciato la presentazione di un documento congiunto delle quattro associazioni degli albergatori. Collu ha quindi evidenziato il problema dell’alto costo dei trasporti quale elemento condizionante e penalizzante lo sviluppo delle attività economiche nell’Isola ad incominciare da quelle del comparto turistico.

Il presidente di Federcampeggio, Salvatore Sanna, ha posto l’accento sulla carenza di infrastrutture per il turismo attivo e itinerante («Disponiamo di pochi “camper service” e scarseggiano anche i punti sosta») e nel ribadire le penalizzazioni derivanti dal “caro traghetti” ha auspicato il varo di norme atte a «cogliere l’enorme potenziale espresso da questo segmento turistico» considerato che la Sardegna resta «una delle mete con la maggiore capacità di attrazione del turismo all’aria aperta ma che l’indice di ricettività non è corrispondente all’equivalente capacità di attrazione».

Giampaolo Aresu, presidente di Faita Sardegna, l’associazione che tutela gli interessi dei gestori di camping e villaggi turistici, ha salutato con favore la volontà del Consiglio regionale di superare e aggiornare le norme che disciplinano il comparto turistico ed ha ricordato il deficit di competitività delle strutture isolane rispetto alla sempre più agguerrita concorrenza nazionale e internazionale. Anche il rappresentante di Faita ha auspicato interventi efficaci di lotta all’abusivismo e nello specifico, per le norme che riguardano i camping, ha proposto l’innalzamento della limitazione per gli alloggi fissi (dall’attuale 25% al 50% del totale delle aree), sottolineando come il mercato richieda bungalow, case mobili e spazi per caravan e non più piazzuole per il posizionamento delle tende.

Riccardo Cappai ha illustrato ai commissari le proposte di Assoviaggi-Confesercenti, per ciò che attiene le norme per le agenzie di viaggio. Attività – così ha affermato Cappai – che soffrono la concorrenza “impropria” rappresentata dalle sempre più numerose associazioni che, a vario titolo, organizzano viaggi e trasferte. Nell’auspicare maggiori controlli e più stringenti verifiche dei requisiti di legge, il rappresentante di Assoviaggi, ha quindi sinteticamente elencato una serie di modifiche normative che limiterebbero l’abusivismo, tra queste l’obbligo, anche per le associazioni, di stipula delle assicurazioni di viaggio, della presenza dell’accompagnatore turistico, nonché l’individuazione di un numero congruo di associati e la presenza della medesima associazione in almeno tre province.

A nome dell’associazione per l’albergo diffuso è intervenuto l’architetto Pierluigi Mele che ha insistito sulle potenzialità e le peculiarità dell’albergo diffuso in Sardegna a cui, a suo giudizio, deve essere riconosciuto il ruolo e la funzione di tutela delle tipicità isolane. Tra gli aspetti pratici segnalati dal dottor Mele si evidenziano quelli che attengo le difficoltà di accentramento delle utenze, ad incominciare da quelle di acqua e luce, nonché l’esigenza di definire con i Comuni opportuni criteri per la determinazione dei tributi locali sulla base delle peculiarità delle strutture dell’albergo diffuso.        

 

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L’Amministratore delegato della Delcomar, Franco Del Giudice, è intervenuto in audizione in IV commissione sui collegamenti marittimi con le isole minori.

«Siamo l’unica impresa di navigazione totalmente sarda e, nonostante il momento difficile, crediamo di aver migliorato il servizio riducendo le tariffe, aumentando le corse e, soprattutto, garantendo l’occupazione di circa 180 unità più gli stagionali» ha detto Franco Del Giudice.

Nel corso del suo intervento Del Giudice ha poi ricordato che la Delcomar assicura anche i collegamenti notturni, «un servizio pubblico che non ha precedenti in Italia» ed inoltre, grazie alla partecipazione in un’altra società, copre la linea fra Santa Teresa di Gallura e Bonifacio, «attualmente in regime di libero mercato in attesa che venga bandita una gara europea, trattandosi di un collegamento internazionale».

Soffermandosi sul contratto con la Regione, l’Ad di Delcomar ne ha sottolineato la complessità tecnico-giuridica, spiegando che «a distanza di cinque mesi dall’aggiudicazione della gara non è stato possibile firmare il contratto per questioni burocratiche che rientrano nella competenza nazionale; ciò significa, anche per far capire quanto sia difficile fare impresa in Sardegna, che ancora non abbiamo ricevuto il corrispettivo dei servizi già svolti, a differenza del contratto Saremar che prevedeva il pagamento anticipato».

Affrontando più in generale il problema della portualità sarda, Del Giudice ha espresso «preoccupazione per l’accordo raggiunto in conferenza Stato-Regioni sulla riforma della legge nazionale-quadro sui porti, che prevede il passaggio dei porti di competenza regionale (ad esempio Portoscuso e SantaTeresa di Gallura) al ministero dei Trasporti». «Ritengo invece che la Sardegna debba evitare questo accentramento di poteri – ha osservato ancora Del Giudice – e vigilare con attenzione sull’iter parlamentare della riforma perché, seguendo questa tendenza, potrebbe interessare anche i porti di La Maddalena, Palau, Calasetta e Carloforte».

Anche su quest’ultimo aspetto si è sviluppato all’interno della commissione un ampio dibattito in cui hanno preso la parola i consiglieri regionali Lorenzo Cozzolino (Pd), Pierfranco Zanchetta (Cps), Angelo Carta (Psd’Az) e Pier Mario Manca (Sdl). L’on. Zanchetta, in particolare, ha proposto una risoluzione della commissione sulla portualità marittima rappresentando anche l’esigenza di una audizione in tempi brevi dell’assessore dei Trasporti.

Il presidente Antonio Solinas, nelle conclusioni, ha espresso soddisfazione per la buona qualità del servizio, «cui si è arrivati dopo la conclusione positiva di una vicenda particolarmente delicata come quella della Saremar». Inoltre, raccogliendo le indicazioni complessive emerse dall’audizione, ha assicurato che, a breve scadenza, «l’assessore dei Trasporti sarà sentito dalla commissione per un confronto a tutto campo che riguarderà sia il contratto di servizio per le isole minori che la portualità regionale».

Disagi sul traghetto La Maddalena della Delcomar Traghetto Delcomar 1 copia

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Elisabetta Falchi 11

L’assessore regionale dell’agricoltura Elisabetta Falchi con il direttore generale dell’assessorato Sebastiano Piredda, e il direttore di Argea Gianni Ibba, sono stati sentiti questa mattina dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale.

Al centro dell’audizione, lo stato di attuazione del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 e la situazione dei pagamenti dei fondi destinati all’agricoltura.

Sul primo punto, l’assessore ha confermato la pubblicazione di tutti i bandi relativi alle misure a superficie, esclusi quelli per la gallina prataiola e le razze in via d’estinzione. «La Sardegna – ha spiegato Falchi – è tra le prime regioni ad aver completato le procedure per la presentazione delle domande sul sistema informativo agricolo nazionale. Le misure difesa del suolo, agricoltura biologica, indennità per le zone sottoposte a vincoli naturali, benessere animale e salvaguardia climatica sono operative».

Sui bandi per gli  investimenti, l’assessore ha invece annunciato che l’iter per alcune misure (sostegno a investimenti in aziende agricole, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e primo insediamento di giovani in agricoltura) è a buon punto e i bandi saranno pubblicati nelle prossime settimane.

Alcuni consiglieri di maggioranza e opposizione (Piero Comandini, Mario Tendas, Piermario Manca, Luigi Crisponi ed Angelo Carta) hanno sollecitato un confronto più ampio sui bandi da pubblicare lamentando un scarso coinvolgimento della Commissione su quelli già ultimati. L’assessore ha spiegato che i bandi rispondono alle normative europee e vengono calibrati sulla base delle schede di misura. «Alcune misure sono blindate, su altre, come quelle per gli investimenti, c’è più libertà d’azione – ha detto Elisabetta Falchi – in ogni caso c’è la massima disponibilità ad ascoltare e raccogliere suggerimenti».

Il presidente della Commissione Luigi Lotto ha quindi proposto un nuovo incontro per la prossima settimana per discutere della programmazione futura. «Sui bandi già pubblicati – ha detto Lotto – credo che sia invece necessaria, tra qualche mese, una verifica delle ricadute per valutare i benefici al settore ed eventualmente proporre delle correzioni. La fortuna del Psr è che le misure sono aperte e possono essere modificate».  

Sugli interventi  per il miglioramento del benessere animale dei bovini da carne, oggetto di ripetute polemiche, l’esponente dell’esecutivo ha spiegato che si tratta di una novità accolta, dopo un lungo e impegnativo confronto, dall’Unione Europea. «Il bando rispetta la normativa Ue – ha spiegato Falchi – i fondi non possono essere destinati all’allevamento ma solo alle aziende che si occupano di bovini da ingrasso».

Sull’assenza di misure destinate al settore ippico, contestata dal consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi («è un grave errore aver escluso il comparto dalle linee di intervento contrariamente a quanto previsto da altre regioni come la Toscana e il Veneto»), i vertici dell’assessorato hanno precisato che in Sardegna non esistono aziende che allevano cavalli per la produzione di carne ma solo per attività sportive. «Vista la particolare situazione sarda – ha detto il direttore  Sebastiano Piredda – più che con le misure per favorire il benessere animale si potrà intervenire attraverso i programmi leader dei Gal».

Sul fronte dei pagamenti il direttore di Argea, Gianni Ibba, ha spiegato che sono stati finora erogati circa 35 milioni di euro del Psr e annunciato che sull’indennità compensativa sono stati completati i controlli su 17.700 pratiche. Di queste, 14.400 hanno avuto esito positivo e saranno liquidate automaticamente. Entro giugno, dovrebbero essere completati i pagamenti per circa 31 milioni di euro.

Sulle lentezze nell’istruttoria delle domande, infine, l’assessore Falchi ha difeso l’operato di Argea: «Il ritardo c’è stato ma perché gli uffici erano impegnati nei mesi scorsi sulle pratiche degli assi 1 e 2. Ora Argea si è riallineata e gli ostacoli sono quasi superati. Il problema vero continuano ad essere le difficoltà attraversate da Agea (ente pagatore nazionale) che non liquida le pratiche già istruite».

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Questa mattina il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la riforma dei servizi e delle politiche per il lavoro. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato l’adesione del neo consigliere Giancarlo Carta al gruppo di Forza Italia Sardegna. Successivamente è ripreso l’esame dell’ordine del giorno dell’art. 37 (“Personale”) della proposta di legge 315/A (Gavino Manca e più) – “Disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro”.

Il presidente della commissione Gavino Manca, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta. La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che la commissione sanità, convocata per questa mattina alle 10.30, sarà riconvocata a domicilio. Subito dopo, è ripreso il dibattito sull’articolo 37.

Il relatore e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati. Lo stesso relatore Gavino Manca ha poi chiesto una breve sospensione della seduta, che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, è ripreso il dibattito sull’art.37.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «l’articolo non deve essere travisato, perché non riguarda qualche operazione sul personale ma una necessità dovuta alla nuova riorganizzazione dell’Agenzia, che ha bisogno di risorse umane per poter funzionare; noi abbiamo dato il nostro contributo anche per superare le sacche di precariato nel settore delle politiche del lavoro ed oggi arriviamo alla fine del percorso nel rispetto della normativa nazionale anche se restano da definire alcuni aspetti della legge che cercheremo di migliorare con i nostri emendamenti». Su questi punti, ha concluso, «ci deve essere però un impegno forte della Giunta per mettere in piedi una politica organica ed una strategia complessiva in materia di lavoro».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che «l’articolo rappresenta il cuore della legge, che riguarda centinaia di lavoratori e di famiglie, e cerca di tracciare un nuovo orizzonte per i servizi del lavoro e di politiche per il lavoro». Queste politiche, ha proseguito, «devono essere però di segno diverso rispetto a quelle messe in campo dalla Giunta che, evidentemente, le ha dimenticate nel programma elettorale perché, a nostro avviso, mancano scelte forti sulle strategie industriali, l’energia e l’innovazione come la chimica verde». Ben vengano dunque, ha sostenuto Tedde, «le norme a salvaguardia della dignità dei lavoratori e dell’occupazione, senza però dimenticare che la Regione ha una percentuale elevatissima di disoccupazione giovanile che la colloca agli ultimi posti in Europa e questo elemento, rimasto inalterato dopo due anni di annunci, continua a spaventarci moltissimo». In questo periodo, secondo Tedde, «non si è pensato a ridurre le tasse e a sostenere l’impresa e, come sappiamo, l’occupazione non si crea per legge; al massimo per legge si può fare quello che stiamo facendo, ma il problema generale resta purtroppo ancora aperto».

Il presidente della commissione Gavino Manca (Pd) ha messo l’accento sul fatto che l’art. 37 rappresenta «un passaggio importante della legge che va gestito sotto molteplici aspetti; penso che la scelta della Regione di mettere in campo un unico strumento con risorse umane adeguate sia stata giusta, la migliore per il mondo del lavoro». Per quanto riguarda le risorse umane, ha aggiunto Manca, «stiamo costituendo una nuova Agenzia con 800 persone dove si stanno facendo confluire anche le unità che lavoravano presso altri contesti ma comunque nello stesso settore, proprio allo scopo di dare vita ad una struttura organica ed efficiente». Ci stiamo avvicinando allo schema europeo, ha precisato Manca, «dove il rapporto fra operatore dei servizi per il lavoro e disoccupato da prendere in carico e di 1/70, noi siamo a 1/260 ma stiamo iniziando un percorso virtuoso, consapevoli che il superamento di precariato è un processo difficile e necessariamente graduale, che comunque affronteremo successivamente con grande impegno».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), illustrando un suo emendamento, ha segnalato la necessità di chiarire meglio alcuni passaggi della norma, soprattutto con riferimento «a quei precari che hanno lavorato in progetti finanziati con fondi europei del ciclo 2000-2006; è importante che sia chiaro che queste aliquote di personale rientrano nella platea indicata dalla legge, tenendo presente che molte unità resteranno comunque fuori ed attendiamo, su questo, che si concretizzino gli impegni assunti dalla maggioranza».

Messo ai voti, l’emendamento del consigliere Cherchi è stato respinto.

Successivamente il Consiglio ha approvato l’emendamento sostitutivo parziale n. 25, con parere favorevole della commissione e della Giunta. Il testo prevede che gli interventi della legge siano “compatibili con il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica della Regione”. Via libera dell’Aula anche per l’emendamento di sintesi n. 54, sempre con parere favorevole della commissione e della Giunta, che riunisce i testi degli emendamenti nn. 24, 27 e 28. Il nuovo testo, “nelle more del riordino delle funzioni connesse alla politiche attive del lavoro e solo per consentire la continuità dei servizi erogati, consente all’Aspal di stipulare contratti di lavoro con la previsione di premialità assegnata a coloro che hanno maturato competenze ed esperienze sia presso l’Agenzia del Lavoro che nelle province”.

Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art. 37.

Ha riassunto la presidenza dell’Assemblea il presidente Gianfranco Ganau.

Successivamente, col parere favorevole della commissione e della Giunta, è stato approvato l’emendamento aggiuntivo n.18. La proposta, nel quadro delle norme sul collocamento delle persone con disabilità, consentirà alla Regione di realizzare “uno specifico programma di inclusione lavorativa finalizzato anche al superamento del precariato, valorizzando l’esperienza delle persone occupate con contratto a termine nell’ambito del progetto lavor@bile”.

L’Aula ha quindi iniziato l’esame dell’37/bis.

Il presidente della commissione Gavino Manca (Pd) ha chiesto di spostare l’articolo alla fase finale di esame della legge: la proposta è stata accolta.

Il presidente Ganau ha messo in discussione l’articolo 38 (Sostituzione dell’agenzia regionale per il lavoro con l’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro) e gli emendamenti aggiunti 13,17,19, 20 e 48. L’emendamento 13 è stato dichiarato inammissibile per mancanza della copertura finanziaria.

Il testo dell’articolo 38 è stato approvato e così l’emendamento di sintesi 52 (Locci e più) che stabilisce che entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, con deliberazione della Giunta, è approvato il piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori socialmente utili inseriti nell’elenco regionale istituito con la deliberazione n.44/14 del 7 novembre 2014. Respinto, invece, l’emendamento 48.

L’Aula ha approvato anche gli articoli 39 (Interventi a favore dei comuni per lo sviluppo delle cooperative sociali), 40 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 23 del 2005 (Organizzazioni di volontariato), 42 (Modifiche alla tabella A della legge regionale n. 14 del 1995), 43 (Abrogazioni e disposizioni finanziarie), 44(Norma finanziaria), senza emendamenti.

Il presidente ha dato la parola all’on. Pietro Pittalis (FI), che ha parlato della norma finanziaria della legge. «Alcuni emendamenti sono stati dichiarati inammissibili per mancanza di copertura ma in realtà la copertura a mio parere è presente».

Sull’articolo 45 (Entrata in vigore) l’Aula si è espressa favorevolmente mentre sull’articolo 37 bis, che era stato sospeso in precedenza, l’on. Gavino Manca (Pd) ha chiesto ai colleghi una breve sospensione.  All’articolo 37 bis è stato aggiunto l’emendamento 16. L’on. Manca ha illustrato un emendamento orale, con parere conforme della Giunta.

Per l’on. Luca Pizzuto (Sel) “è un errore aver avuto la possibilità di chiudere il problema di lavoratori impegnati all’Agenzia del lavoro e non averlo fatto. Ringrazio tutti ma avrei gradito più coraggio da parte dell’esecutivo”.

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) “questa legge non risolve tutti i problemi e noi siamo per una riforma della regione che parta dalla testa e arrivi al settore del lavoro. Abbiamo ancora da risolvere parecchi temi di equità e giustizia.

Per l’on. Roberto Desini (Cd) “l’emendamento dell’on. Gavino Manca è condivisibile, serve un ragionamento più organico da completare in sessanta giorni”.

L’assessore Paci ha spiegato a nome della Giunta che “bisogna essere efficienti nelle scelte e nel trattamento. La Giunta porterà a breve un provvedimento di riorganizzazione della previdenza integrativa”.

 L’articolo 37 bis (Piano straordinario di formazione ) è stato approvato.

Per dichiarazione di voto è intervenuto il consigliere regionale Ignazio Locci (Forza Italia), che ha detto: “Questa legge non risolve il problema del sistema del lavoro in Sardegna perché ci sono alcuni rinvii. Noi speriamo che non ci siano intoppi futuri”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del suo collega di partito e di gruppo Oscar Cherchi che pur preannunziando il voto favorevole ha lamentato l’assenza di una norma rivolta a tutti i precari della pubblica amministrazione in Sardegna. «Non è questa la legge che doveva dare le risposte al problema del precariato ma questa è la legge che mette in campo strumenti per incominciare a limitare il fenomeno», ha replicato il capogruppo di Sel, Daniele Cocco che ha dichiarato il voto “convintamente a favore” del suo gruppo. Voto a favore anche da parte del gruppo dei Riformatori, dichiarato dal capogruppo Attilio Dedoni che ha lamentato però carenza negli stanziamenti ed ha auspicato maggiore sinergia tra gli assessorati del Lavoro e della Pubblica Istruzione («nella scuola sarda si registra livelli record di abbandono»).

Roberto Desini, capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro, ha preannunciato voto favorevole ed ha tessuto le lodi del provvedimento, complimentandosi con la commissione e il presidente Gavino Manca per il lavoro svolto, nonché rimarcando il mantenimento dell’impegno assunto in sede di capigruppo per la discussione in Aula della proposta di legge 315 immediatamente dopo il varo della finanziaria regionale. Il consigliere Gianmario Tendas del Pd ha sottolineato la positività del provvedimento ed ha evidenziato come l’approvazione della proposta di legge 315 certifichi il mantenimento dell’impegno assunto con gli elettori sardi in campagna elettorale per “eliminare il precariato nelle strutture che aiutano altri sardi a trovare un lavoro sicuro”. Voto favorevole è stato preannunciato anche da Upc e socialisti che per bocca del capogruppo Pierfranco Zanchetta hanno rivolto apprezzamento per il lavoro svolto in commissione e facendo riferimento all’intervento dell’assessore Paci hanno dichiarato: «E’ necessario trovare equilibrio generale – come dice Raffaele Paci .- ma quando ci sono diritti acquisiti è giusto mettere il cuore oltre l’ostacolo». A favore del provvedimento anche il gruppo Soberania e Indipendentzia che col capogruppo Emilio Usula ha definito la riforma che si va delineando come “un provvedimento che potrebbe caratterizzare in positivo l’intera legislatura”. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato voto a favore ed ha colto l’occasione per esprimere solidarietà ai lavoratori dell’Ente fiera di cagliari, auspicando sempre la medesima “attenzione per tutti i lavoratori che si trovino in difficoltà”. Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha confermato voto a favore ed il relatore di maggioranza e presidente della commissione Lavoro, nonché primo firmatario della Pl 315, Gavino Manca (Pd) ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito al varo del provvedimento: «Questa è una legge di tutto il Consiglio regionale, è una riforma importante e strutturale che riscrive l’organizzazione dei servizi cercando di riqualificare il capitale umano».

Il capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preannunciato voto favorevole («ma il provvedimento non è punto di arrivo ma punto di partenza che segna un passo importante anche per il superamento del precariato») ma ha lamentato l’occasione persa per dare risposta anche ad altre categorie di lavoratori, ad incominciare “dai dipendenti del punto 3 dell’articolo 37 che potevano essere ammessi al percorso di  stabilizzazione”.

Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente del Consiglio ha aperto la votazione finale della legge che è stata approvata all’unanimità con 46 sì su 46 consiglieri votanti.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Sardegna e Corsica sono da oggi più vicine. Le assemblee legislative delle due isole, al termine della seduta solenne congiunta in occasione delle celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna, hanno costituito la Consulta interistituzionale nel segno del diritto all’autodeterminazione, dell’autonomia, del federalismo e del pieno riconoscimento dell’insularità da parte dell’Unione Europea.

La mozione per la costituzione della Consulta, firmata da tutti i capigruppo del Consiglio regionale e concordata con il presidente Talamoni e i presidenti dei gruppi dell’Assemblea corsa, è stata approvata all’unanimità. Il documento ribadisce le ragioni della specialità e la necessità di dare più forza alla propria sovranità anche con l’approvazione di nuovi statuti che riaffermino il ruolo delle rispettive assemblee elettive.

Con l’adesione alla Consulta, Sardegna e Corsica si impegnano a predisporre atti, documenti e ogni iniziativa finalizzata al conseguimento di obiettivi comuni e alla salvaguardia dell’identità del popolo sardo e del popolo corso.

Tra gli obiettivi indicati: la rivendicazione di maggiori spazi di autogoverno nei confronti degli stati italiano e francese e il pieno riconoscimento dell’insularità come condizioni di svantaggio da parte dell’Unione Europea. Particolare attenzione sarà inoltre riservata alla promozione e valorizzazione delle lingue autoctone e il loro utilizzo nelle scuole, nei media e nell’amministrazione pubblica.

Della Consulta faranno parte i presidenti delle assemblee sardo-corse e i presidenti dei gruppi consiliari. La prima seduta si terrà entro 60 giorni, in quell’occasione sarà approvato il regolamento per il suo funzionamento.

L’approvazione del documento è stata preceduta dagli interventi dei rappresentanti istituzionali  di Sardegna e Corsica. Ad aprire la seduta solenne, il presidente del Consiglio regionale della Sardegna Gianfranco Ganau che, in premessa, ha ricordato l’importanza di celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna: «Quella data del 28 aprile 1794, giorno in cui i sardi cacciarono il Viceré piemontese e la sua corte, è oggi simbolo dell’orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e bel suo ampliamento verso il pieno riconoscimento della sovranità e dell’autodeterminazione del popolo sardo».

Il presidente Ganau ha quindi sottolineato le situazioni storiche e politiche simili vissute da Sardegna e Corsica, caratterizzate da dominazioni straniere, da imposizioni, angherie e soprusi.  «Le isole hanno però mostrato forza di popolo che sa unirsi e ribellarsi. Giovanni Maria Angioy in Sardegna e Pasquale Paoli in Corsica, nella seconda metà del ‘700, si misero a capo dei movimenti popolari contro i dominatori.   Situazioni storiche che, ancora oggi, rappresentano riferimenti utili ed indicano la strada di una moderna sovranità, compatibile con i principi fondanti l’Europa dei popoli e con quelli caratterizzanti un moderno federalismo democratico».

Gianfranco Ganau ha quindi evidenziato le difficoltà vissute oggi da Sardegna e Corsica e le questioni comuni  che non riescono a trovare risposte adeguate dai rispettivi Stati madre. «Si pensi ai temi della continuità territoriale, più in generale dei trasporti e delle infrastrutture interne, alla creazione delle condizioni per lo sviluppo delle attività produttive, compresi quello della disponibilità di energia a basso costo, della fiscalità, del problema delle zone interne e del progressivo spopolamento – ha detto Ganau – situazioni che non hanno trovato e non trovano ad oggi adeguata risposta nelle interlocuzioni e vertenze aperte con gli stati centrali. Questi temi, uniti a quelli di carattere più identitario per noi fondamentali, quali quelli della valorizzazione della lingua e della cultura, accomunano le nostre comunità e sono ragione di una nuova consapevolezza nella possibilità di un percorso condiviso attraverso gli spazi che l’Unione Europea consente, a iniziare dal pieno riconoscimento della condizione di insularità causa di indiscutibili e severi svantaggi strutturali che danno luogo a situazioni di forte divario rispetto alle altre regioni europee».

Il presidente del Consiglio ha poi affrontato il tema delle riforme istituzionali che minacciano le autonomia regionali: «Oggi ci troviamo di fronte ad una riforma dell’assetto istituzionale della Repubblica che, giustificata da motivazioni prevalentemente di natura economico finanziaria, legate al contenimento della crisi, modifica l’assetto dello Stato in senso fortemente centralista. Deve essere chiaro che nel nostro Paese oggi è in discussione non solo l’assetto statale ma la stessa sopravvivenza dell’organizzazione regionale. In questo quadro la stessa autonomia deve essere considerata in pericolo. E’ evidente che questo sarebbe per i sardi inaccettabile e che l’obiettivo e l’aspirazione è l’esatto contrario, cioè l’estensione dell’autonomia e non una sua contrazione. Mentre in tutta Europa crescono le pulsioni all’autodeterminazione e all’indipendenza, noi chiediamo innanzitutto il rispetto ed il riconoscimento dei diritti paritari, nella convinzione che solo il raggiungimento di questi, un’estensione vera dell’autonomia, possano rispondere alle esigenze di futuro della nostra isola».

Per queste ragioni, secondo il presidente, l’intesa tra Sardegna e Corsica assume un valore ancora più significativo: «Crediamo in un percorso dove le comuni difficoltà e rivendicazioni possano trovare risposte all’interno di un confronto e un’alleanza di intenti che pensi sin da ora alle nostre due isole e comunità alleate in Europa, come una vera e propria macro regione. È evidente che si tratta di un cammino che ha necessità del pieno coinvolgimento dei cittadini, attraverso un processo culturale e di partecipazione, volto a far maturare la fratellanza fra i due popoli e la piena condivisione delle scelte. Per questo è necessario un impegno forte, come emerso anche dai primi confronti, per la conoscenza, diffusione e valorizzazione della lingua, della storia e delle tradizioni locali   a partire dalle scuole e dalle Università».

Positivo, infine, il giudizio sulla decisione di costituire la Consulta sardo-corsa permanente. «E’ un ottimo strumento di governo di questo percorso, sede di approfondimento, condivisione di pratiche, elaborazione e perfezionamento di proposte, utile a far progredire nel modo migliore la rinnovata alleanza. Un vero strumento di indirizzo, coordinamento e consultazione. Oggi celebriamo un evento storico – ha concluso Gianfranco Ganau – dipende da noi se si tratterà solo di una vuota celebrazione o del primo passo per il pieno riconoscimento dei diritti dei nostri popoli».

Ha quindi preso la parola il presidente dell’Assemblea della Corsica Guy Talamoni che, in apertura del suo intervento, ha spiegato il significato della presenza della delegazione corsa alla celebrazioni di Sa die de sa Sardigna: «C’è la volontà comune di rafforzare i rapporti di fratellanza, di cooperazione culturale, ambientale, economica e politica tra le nostre isole e i nostri popoli – ha detto Talamoni – siamo qui per costruire un ponte tra le nostre isole e un altro ponte fino a Bruxelles».

Talamoni, ha poi ricordato le ragioni storiche che per secoli hanno tenuto lontano le due isole: «I nostri popoli sono rimasti intrappolati tra gli interessi di potenze nemiche, sono stati ingabbiati da governi stranieri contrari a una nostra vicinanza e a un nostro agire comune. Nonostante questo abbiamo mantenuto un rapporto stretto, come testimonia la somiglianza della parlata gallurese con la lingua corsa. Gli scambi economici e culturali tra il Sud della Corsica e il nord della Sardegna non sono stati mai interrotti ».

Il presidente dell’Assemblea della Corsica ha poi parlato dell’importanza della vittoria dei partiti indipendentisti e autonomisti alle ultime elezioni corse. «E’ il new deal per le nostre isole – ha detto Talamoni – il disamore verso l’Europa non è determinato da un venir meno di un sentimento europeista ma dalla prepotenza degli Stati nazionali. Come si spiega altrimenti l’assenza di un rappresentante della Corsica al Parlamento europeo? La costruzione dell’Europa passa attraverso la costruzione di euro-regioni politiche che si riconoscono nel loro territorio naturale al di là dei confini storici e ideologici degli Stati-nazione»

Per Talamoni la Consulta sardo-corsa rappresenta un passo simbolico verso la costruzione di una nuova governance. «La Corsica oggi cerca di conquistare spazi più ampi di autodeterminazione, di superare le limitazioni imposte dalla vecchia ideologia del governo francese. L’Assemblea corsa ha votato recentemente provvedimenti che vanno nell’interesse di tutti, ha saputo lavorare per il bene comune superando le differenze di sensibilità dei partiti. Per la prima volta, dopo il governo di Pasquale Paoli del XVIII secolo, la Corsica è governata da una maggioranza indipendentista e autonomista».     

Il presidente dell’Assemblea corsa ha infine invitato la Sardegna a scrivere insieme le linee d’azione per il futuro: «Abbiamo in comune pezzi di storia e, soprattutto, una grande amicizia tra i nostri popoli. Siamo venuti nel vostro Parlamento per parlare di questioni istituzionali e fiscali, di trasporti, di cooperazione economica, di lingua e cultura. Le nostre università lavorarono già insieme, è arrivato il momento di favorire i progetti di ricerca e gli scambi tra studenti. In quest’opera collettiva – ha concluso Talamoni – siamo sicuri di ricevere il vostro sostegno, noi vi daremo il nostro».

E’ poi intervenuto il presidente della Regione Francesco Pigliaru che, in premessa, ha ricordato l’incontro avuto lo scorso 14 marzo ad Ajaccio con il presidente della Corsica Simeoni dal quale è scaturita la volontà comune di dare alla cooperazione una dimensione strategica per promuovere i propri interessi, non solo nei confronti degli Stati centrali ma anche dell’Europa. «Insieme intendiamo assumere un ruolo di ponte tra le sponde sud e nord del Mediterraneo – ha detto Pigliaru – Sardegna e Corsica sono depositarie di una storia comune e di condizioni geografiche che uniscono i due popoli con evidenti punti d’incontro su basi linguistiche, culturali e di organizzazione socio economica. La Sardegna e la Corsica ritengono che tale vicinanza geografica debba essere rafforzata attraverso una visione dì macroregione mediterranea con adeguati collegamenti tra i rispettivi territori. Il popolo corso e sardo credono nella promozione di forme più avanzate di democrazia nell’area mediterranea e ritengono che la presenza di una macroregione insulare possa favorire le relazioni dell’Europa con la sponda Sud del Mediterraneo. La Sardegna e la Corsica credono, al contempo, che il rafforzamento delle forme di autonomia politica possano creare migliori condizioni di attuazione di una democrazia realmente partecipata».

Francesco Pigliaru ha poi indicato nell’insularità la principale ragione del deficit infrastrutturale e del mancato sviluppo della Sardegna. «E’ il tema della collaborazione che può produrre risultati immediati e concreti. La condizione di insularità, che ci contraddistingue, non è solo un dato geografico ma è innanzitutto uno sviluppo storico differenziato, una cultura che ha creato una forte identità ma anche un importante svantaggio competitivo. Una situazione, questa, che influisce non solo sul livello del benessere della nostra regione, ma influenza anche le nostre prospettive di crescita».
Francsco Pigliaru ha poi sottolineato la mancata attuazione del Trattato di Lisbona che riconosceva, con l’art. 174, un’attenzione particolare alle regioni insulari con esenzioni e deroghe rispetto al regime ordinario dell’Unione, nonché un trattamento differenziato nell’ambito della definizione dei fondi.

«Neanche l’attuale programmazione 2014-2020, sembra sia riuscita a tenere sufficientemente conto degli obiettivi dell’art. 174 in riferimento alle Regioni insulari – ha proseguito Pigliaru – nonostante le richieste più volte avanzate dalle nostre regioni, l’impressione è che il rispetto del principio di insularità sia stato, se non completamente, almeno parzialmente, tradito. Credo che ben possiamo affermare che se da una parte le disposizioni normative comunitarie riconoscono che l’insularità è una condizione di svantaggio strutturale e un ostacolo per lo sviluppo economico e sociale di alcuni territori dell’Unione, dall’altra a tale riconoscimento non sono ancora corrisposte specifiche linee di finanziamento mirate o azioni specifiche, che siano indirizzate in maniera esclusiva alle regioni insulari in quanto tali».
Il presidente della Regione Sardegna  ha poi ricordato di aver consegnato in proposito un corposo dossier al premier Renzi «Per quanto ci riguarda, è chiaro che viviamo una disparità che è palese violazione del principio di eguaglianza. È necessario costruire un percorso istituzionale che porti al riconoscimento della condizione di insularità così da poter usufruire di vantaggi tali da ridurre il divario con le altre realtà. Credo che siamo tutti consapevoli dell’impossibilità di affrontare questi problemi da soli.  C’è necessità di agire insieme ad altre realtà che soffrono lo stesso problema. E’ ora di inaugurare con la Corsica una nuova stagione di rapporti politici e istituzionali da declinare in atti concreti».

Un percorso che ha preso avvio lo scorso 14 marzo ad Ajaccio ma che, secondo Pigliaru, deve estendersi ad altre realtà che condividono i problemi e le difficoltà di Sardegna e Corsica. «Per questi motivi, abbiamo convenuto con il presidente Simeoni sulla necessità di rafforzare il nostro tradizionale rapporto, di consolidare le nostre relazioni istituzionali e di svilupparne ulteriori con altre realtà insulari del Mediterraneo, a partire dalle Isole Baleari. Per essere più forti nei confronti dei nostri Stati e dell’Unione Europea».

Il presidente Pigliaru ha quindi concluso il suo intervento annunciando la presentazione di un pacchetto di richieste “serio e tecnicamente inattaccabile” da sottoporre all’attenzione dell’Unione Europea. «Il lavoro che ci attende è lungo, vogliamo sfruttare il potenziale di crescita. Insieme Sardegna e Corsica cambieranno la condizione di insularità da vincolo a comune opportunità di crescita e di benessere per la nostra gente».

E’ poi intervenuta Anne Laure Santucci in rappresentanza del Presidente del Consiglio esecutivo della Corsica Gilles Simeoni.

Santucci ha confermato gli impegni sottoscritti ad Ajaccio lo scorso 14 marzo dal capo del governo corso e sottolineato la necessità di agire presto per fa valere le ragioni di Sardegna e Corsica nei confronti degli stati centrali e dell’Europa.

«La storia ci ha diviso ma oggi abbiamo la possibilità di perseguire obiettivo comuni – ha detto Santucci – Sardegna e Corsica vogliono poter decidere sul proprio destino».

Il consigliere Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha dato il benvenuto agli ospiti corsi, ringraziando «Istituzioni, partiti sovranisti ed anche Gavino Sale che hanno fatto molto per questa giornata». Le isole, ha aggiunto, «potevano avere grandi opportunità, finora non le hanno avute e non le avranno saranno se ci fermeremo alle enunciazioni di principio; siamo sempre stati figli di Stati patrigni e di una Europa matrigna e per questo la rivendicazione comune deve essere molto più forte»-– ha ricordato Cocco – come spopolamento, fiscalità, trasporti, turismo e scambi culturali ma ora siamo sulla strada giusta per iniziare un percorso virtuoso ed è arrivata l’ora della cooperazione e della concretezza; noi siamo d’accordo e non ci tireremo indietro rispetto ad uno scenario molto difficile, per celebrare al meglio la giornata dell’orgoglio dei sardi».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, si è detto «lieto di festeggiare con i corsi Sa die de sa Sardigna, in modo non formale ma sostanziale perché i fattori identitari sono l’humus che radica i nostri popoli nelle rispettive Regioni». Dedoni ha poi citato una proposta degli anni ’70 che immaginava una macro Regione europea fra le due isole, dichiarando che «quella ipotesi è ancora viva ed anzi rappresenta la migliore risposta alle tendenze centraliste che si stanno affermando ed è questo il senso della nostra iniziativa comune che guarda allo sviluppo ed all’occupazione». «Noi sardi – ha aggiunto – oggi festeggiamo l’orgoglio delle nostre radici ma rivendichiamo i nostri diritti nei confronti degli Stati e di una Europa ancora lontana dalle esigenze dei popoli, possiamo fare molto proprio nella Ue con l’allargamento della nostra unione ad altre realtà insulari, per un nuovo protagonismo regionale». «L’Europa di oggi – ha concluso – non sarà quella di domani e dovrà accogliere le istanze locali, spetta a noi costruire ponti per una nuova stagione di pace e prosperità».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, parlando in dorgalese, ha auspicato che «le celebrazioni del 28 aprile possano rappresentare davvero l’inizio di un cammino nuovo per la nostra Isola ed una occasione utile per riaffermare insieme con le ragioni della nostra specialità quelle, quanto mai attuali, delle forze indipendentiste che si vanno affermando come forze di governo in Corsica come in Catalogna, nei Paesi baschi come in Scozia; queste esperienze ci insegnano che l’unità di queste forze è una strada politica percorribile ed un progetto realizzabile, questa è la sfida che attende nel futuro non solo i sardisti ma intellettuali e classi dirigenti della Sardegna». «Guardare ad un progetto sardo aprendosi alle realtà più vicine per storia tradizione e cultura – ha sostenuto – sarà il terreno su cui si misureranno le nostre capacità, per confrontarsi ma fare sintesi anche con chi ha pensato che per arrivare a Bruxelles bisogna sempre passare per Roma».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia), intervenendo in sardo, ha messo l’accento sul fatto che «forse oggi, per la prima volta nella storia, si presenta in modo chiaro la possibilità di decidere con volontà unanime di avviare un percorso comune tra due popoli, quello sardo e quello corso, che pur essendo fratelli di sangue non hanno mai avuto la possibilità di costruire insieme il loro destino». «Sardegna e Corsica – ha ricordato – sono due terre antiche  che hanno subito una serie di dominazioni e solo per un breve periodo della loro storia si sono resse indipendenti, la Corsica con Pasquale Paoli nel 1755, pochi anni sufficienti a dare vita alla repubblica corsa, e la Sardegna nel periodo giudicale, con la scrittura del più antico codice di leggi in lingua neolatina, la Carta de Logu». «Poi – ha detto ancora – Italia e Francia ci hanno accolto nei loro Stati, con grandi promesse poche volte mantenute; tuttavia la storia non è riuscita a cambiare il nostro animo, ci sentiamo rappresentati da una bandiera e le nostre terre sono ancora molto simili, ed oltre alle similitudini abbiamo problematiche comuni: continuità territoriale, politica energetica, affermazione di una identità linguistica, promozione del turismo». Un detto sardo antico, ha affermato in conclusione – ricorda che «no est a pesai chitzi, est a intzartai s’ora. Speriamo di aver colto l’attimo».

La consigliera Marie Helene Casanova Servas, presidente del gruppo Femu a Corsica, ha dichiarato di essere onorata di partecipare ad un incontro con le Istituzioni della Sardegna, in una data simbolica come Sa Die, «per costituire la Consulta che sigilla le nostre relazioni, dimostrando la volontà comune di collaborare in modo concreto per la salvaguardia di identità, cultura, patrimonio ambientale ed economico sociale». «La nostra – a suo avviso – è una unione naturale e guardare assieme alle Istituzioni europee sottolineando la nostra condizione di insularità costituisce una nuova spinta per rinforzare e rilanciare azioni strategiche comuni su fiscalità, sostegno all’ economia, protezione della bio diversità e valorizzazione dell’identità culturale». Oggi, ha concluso, «le nostre speranze possono essere realizzate e la cooperazione fra le nostre isole può essere messa in pratica, ed la nostra vicinanza ci permetterà di sviluppare ancora di più la nostra amicizia».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano popolari socialisti, parlando in maddalenino e ricordando che per la prima volta quella lingua fa ingresso nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna, ha messo in evidenza che il valore simbolico della ricorrenza de “Sa Die” testimonia da un lato «la forza ed il coraggio del popolo sardo e dall’altro rappresenta il contesto più favorevole per celebrare una giornata storica per due Regioni sorelle e rendere omaggio al popolo corso, con cui stabiliamo un patto di collaborazione per essere protagonisti nella nuova Europa dei popoli». «Noi maddalenini in particolare – ha continuato Zanchetta – siamo molto vicini alla Corsica culturalmente e geograficamente, siamo quasi la stessa cosa, abbiamo anche molti problemi da affrontare insieme». Il primo, ha affermato, «è quello del parco delle Bocche di Bonifacio che dobbiamo garantire alle future generazioni come ricchezza ambientale e del mare e patrimonio unico del Mediterraneo; una realtà che dovremo governare insieme in modo autonomo da Roma e da Parigi, perché è finito il tempo della solitudine, adesso la storia la facciamo noi». In Corsica, ha concluso, «si dice che la diversità e ricchezza ed ora ci deve essere riconosciuta, pace e salute a tutti».

Fabrizio Anedda, presidente del gruppo Misto, riprendendo alcuni temi di un incontro con cui poche settimane fa è stata ricordata all’Università di Cagliari la figura di Renzo Laconi, si è soffermato sull’influenza «delle dominazioni straniere che in Sardegna hanno ostacolando sia lo sviluppo che la formazione di una coscienza unitaria, tanto è vero che fino a 200 anni fa i sardi erano citati solo per vicende conquistatori, un oggetto della storia per greci romani e spagnoli che nominavano proconsoli e riscuotevano le tasse». In proposito, Anedda ha citato anche il falso storico delle “Carte di Arborea” con cui si tendeva a costruire passaggi storici mai accaduti per accreditare versioni di comodo, allo scopo di attenuare contraddizioni e sottomissione al conquistatore di turno. Da queste vicende, a suo giudizio, «emerge l’immaturità della borghesia sarda, soprattutto delle città, mentre in altre parti d’Europa si dava vita alla civiltà industriale; a questo punto non so se se si debba celebrare Sa Die, ma direi che ci vuole meno palazzo, meno folklore e più studio, per spiegare ai sardi ed ai giovani il nostro ruolo nella storia ed i valori di un popolo che esiste finalmente dopo l’89, con le lotte di contadini, lavoratori ed operai, che si sono guadagnati il rispetto di tutti».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sovranità, democrazia e lavoro) ha sostenuto che Sardegna e Corsica sono accomunate dal «quotidiano impegno politico per la piena soggettività dei nostri popoli in quadro europeo che può prendere nuove forme; noi consideriamo superata la fase autonomistica e guardiamo all’indipendenza come logico approdo che consegnerà alla storia un modello insufficiente per la realizzazione del nostro popolo». Ma sappiamo anche, ha precisato, «che questo processo passa attraverso la creazione di una soggettività adatta alla Sardegna, proprio nel momento in cui sono in atto riforme che rappresentano una involuzione rispetto alla nostra specificità». «Anzi – ha concluso – «proprio per contrastare queste tendenze dobbiamo superare le nostre frammentazioni per non ripetere l’errore di dividerci fra riformisti e cautamente riformisti».

Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu ha detto che «ci troviamo di fronte ad una delle ricorrenze più significative della Sardegna, che per noi è una delle vittorie più importanti del nostro popolo che ha espresso forza e determinazione nei confronti di un governo oppressivo, versando tanto sangue per conquistare libertà e diritti». Dopo 222 anni, ha proseguito, «si avverte ancora il bisogno di rivendicare diritti verso un governo che non pone i cittadini al centro della sua azione, che non recepisce i cambiamenti e limita le nostre opportunità di crescita, provocando un grande malcontento nei confronti della politica». Con la prossima riforma costituzionale, secondo Rubiu, «si mette in pericolo la nostra potestà autonomistica riconosciuta all’alba della Repubblica e ciò favorisce In Sardegna spinte indipendentiste che anch’io inizio a condividere, purchè l’obiettivo sia quello di portare la Sardegna in una Europa diversa». Ho conosciuto sindaci corsi, ha ricordato il consigliere, «portatori di innovazioni e passione ed anche in Sardegna c’è un autonomismo forte, questo ci deve spronare a lavorare tutti assieme, con azioni concrete, con le risorse che abbiamo a disposizione e soprattutto con la schiena dritta, ad un grande progetto per le nostre comunità».

La consigliera Maria Guidicelli, del gruppo Prima a Corsica, ha espresso gioia ed onore di essere qui perché, «al di là dell’insularità sardi e corsi hanno similitudini da condividere come la posizione nel Mediterraneo e la cultura, ed anche questioni comuni da affrontare: siamo fra le Regioni più povere d’Europa, abbiamo problemi per la mancanza di posti lavoro e per l’accesso ai fondi europei». Abbiamo anche, ha aggiunto, «elementi importanti attorno ai quali costruire una azione comune, come il mare ed il parco delle Bocche, e confrontarci sulle cose da fare, anche per difendere i nostri paesaggi e le nostre bellezze che molti ci invidiano da una attrattività che genera appetiti lontani dalla nostra cultura». Le nostre isole, ha continuato, «non sono merci ma un bene universale del popolo che deve essere messo in equilibrio con l’autonomia energetica e nuove politiche turistiche in una filiera di economia sostenibile». Abbiamo insomma molti argomenti di cui parlare insieme, ha detto, «in uno spazio europeo e mediterraneo in cui crescano le opportunità di cooperazione e si creino le condizioni per eleborare proposte più attente alle nostre realtà particolari al servizio dei sardi e dei corsi, in una armonia perfetta come quella che abbiamo ascoltato dai tenores».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), intervenendo in gallurese, ha auspicato «la continuazione delle politica di amicizia fra le nostre regioni, su tanti temi che vanno dall’economia alla cultura alla cooperazione in ambito europeo». Noi crediamo molto, ha dichiarato, «nell’idea di una macro Regione del Mediterraneo allargata alle Baleaari e ad altre realtà insulari mettendo al centro della nostra azione comune temi come difesa dell’ambiente, energia, trasporti, commercio e turismo». Oggi, ha concluso, «ricordiamo Sa Die quando i sardi cacciarono i piemontesi oppressori ed i sardi non contavano in casa loro; anche per questo la nostra amicizia ha radici lontane e noi crediamo che questa amicizia possa diventare sempre più forte grazie al rapporto fra Istituzioni e comunità».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha ringraziato in modo sentito il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau «per aver reso possibile questa occasione storica, che non è un avvenimento episodico ma una bella pagina di storia della politica sarda». Dopo aver rivolto espressioni di benvenuto alla delegazione della Corsica che, ha sottolineato, «moltiplica il carico simbolico della nostra giornata di Sa Die, ricordando storie comuni per appartenenza e identità che ci uniscono fin dai secoli remoti ed hanno diviso le nostre terre solo per la cupidigia della lotta per la supremazia fra le Nazioni» Pittalis si è detto convinto della necessità di «tenere vive libertà e autodeterminazione di ciascun sardo e ciascun corso, perché sono valori che hanno subito affronti arroganti e prepotenti che oggi si manifestano in altre forme, in particolare con una offensiva neo centralista senza precedenti del governo centrale italiano in nome di un presunto interesse nazionale». Abbiamo il dovere di reagire, ha affermato il capogruppo di Forza Italia, «per difendere identità, storia, cultura e lunga, anche di fronte all’omologazione europeista asservita ai poteri finanziari, che sta perdendo di vista l’obiettivo di una Europa federale dei popoli». Sardegna e Corsica oggi iniziano un percorso comune, ha concluso Pittalis, «ed è un avvenimento che può scrivere la storia senza subirla, ma il punto è: siamo pronti a lanciare questa sfida agendo da sardi?». Questa è la domanda di fondo, secondo Pittalis, «perché la Consulta ha un senso se è proiettata verso la nascita della macro Regione di fronte all’Europa».

Il presidente del gruppo Corsica Libera Petr’Antoni Tomasi ha parlato dell’incontro fra Sardegna e Corsica come di una grande sfida e di un onore per essere assieme ai Sardi nel giorno della festa più importante dell’Isola e nell’Aula del Consiglio regionale dove si ascoltano lingue come il gallurese e il maddalenino. Siamo di fronte, a giudizio di Tomasi, «ad una speranza rinnovata per le nostre popolazioni che nasce dall’azione comune delle due Regioni, e dà senso a questa giornata che vuole costruire una realtà nuova nelle nostre due Regioni ed in Europa, superando il lungo periodo storico in cui siamo stati vicini eppure lontani, separati da un piccolo braccio di mare». Ora, ha proseguito, «siamo chiamati ad inventare nuovi modelli economici per dare ancora più valore alle nostre bellezze ed alle nostre ricchezze ed all’Europa diciamo in modo chiaro che vogliamo più partecipazione puntiamo ad una Europa di popoli; una realtà nuova che vogliamo costruire cominciando dalla cultura e dalle nostre radici profonde che vengono da lontano che oggi vogliamo rilanciare con la nostra volontà comune di rendere più forti le nostre relazioni». La strada è lunga, ha concluso Tomasi, «ma, come diceva un grande italiano, ci sentiamo tutti impegnati a far prevalere sul pessimismo della ragione l’ottimismo della volontà».

Dopo l’intervento del rappresentante di Corsica Libera l’Aula ha potuto apprezzare le sonorità ancestrali delle launeddas grazie ai suonatori di villaputzu Andrea Pisu e Gianfranco Mascia. Precedentemente si era esibito il tenore di Bitti “Remunnu ‘e Locu”.

Il presidente Ganau ha dichiarato la seduta. Il Consiglio si riunirà nuovamente martedì 3 maggio per l’esame della legge  su servizi e le politiche per il lavoro

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge forestale della Sardegna.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 48 (Personale dell’Agenzia) del disegno di legge n. 218/A – Giunta regionale – Legge forestale della Sardegna.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato che «l’articolo merita una attenzione particolare perché rischia di creare nel sistema regionale una evidente disparità di trattamento, in quanto quello dell’ente foreste è l’unico personale cui non si applica la legge 31, mentre nel tempo sono stati regionalizzati un po’ tutti, anche di provenienze molto diverse». Se il problema sono le risorse, ha avvertito, «che si trovino anche per l’Ente foreste come sono state trovate per gli altri lavoratori, è una situazione senza logica che riguarda numerosissimi lavoratori a cominciare dal personale semestrale che, sempre a differenza di altri, non ha ottenuto la stabilizzazione con i casi emblematici della Sardegna centrale e del Sulcis a differenza, per esempio, di quelli operanti nel Nord Sardegna». Quanto al contratto fermo da un anno e mezzo nonostante lo sblocco derivante da norme nazionali, Pittalis ha sottolineato che «nella stessa finanziaria le risorse assegnate sono del tutto insufficienti; noi, con i nostri emendamenti vogliamo superare questi problemi e valorizzare finalmente le risorse umane dell’ente foreste, attendiamo un segnale dalla maggioranza».

Il vice capogruppo Marco Tedde ha manifestato fiducia in una riflessione ulteriore della maggioranza perché, ha ricordato, «l’articolo sembra la fattoria degli animali di Orwell dove tutti erano uguali ma alcuni più degli altri, è la stessa situazione del personale dell’ente foreste su cui grava una sperequazione che bisogna assolutamente superare cosa che la stessa maggioranza aveva provato a fare nel testo originario della legge che poi è stato stravolto». Lo schema della contrattazione privata senza la Regione, ha concluso Tedde, «non è più sostenibile da nessun punto di vista a cominciare da quello giuridico».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha messo l’accento sul fatto che «ci sono voluti 47 articoli per immaginari il maggior numero possibile di vincoli sulla materia forestale, mentre poi in un solo articolo che riguarda le risorse umane dell’Agenzia ci si ritrova nell’impossibilità di andare avanti, dimenticando che non c’è alternativa all’inserimento dei lavoratori nelle previsioni della legge 31 sul personale della Regione». Con questo testo, ha protestato, «6.000 lavoratori dell’ente foreste resteranno in serie B per colpa del percorso normativo offensivo che la maggioranza ha messo in piedi, mentre in altre situazioni si sono seguite strade diverse con criteri diversi per arrivare ad una soluzione e solo in questo caso viene negato l’inquadramento nei ruoli dell’amministrazione regionale».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha osservato che «l’articolo sta creando molte aspettative soprattutto all’esterno, noi potevamo fare finta di niente ed andare avanti ma abbiamo scelto di occuparci del problema e di fare la riforma, però bisogna riconoscere che oggi non ci cono condizioni finanziarie per transito nei ruoli del personale regionale». Poi, ha aggiunto, «ci sono altri problemi nati dopo il trasferimento alla Regione del personale di altre Agenzie, perché dipendenti dell’ente foreste molti non hanno fatto alcun concorso seguendo altri percorsi interni di carriera». Ora, ha proseguito Solinas, «dopo le 312 stabilizzazioni effettuate con risorse dell’ente ne restano più di 1.600 che, peralro, perderebbero diritto alla disoccupazione; noi diciamo quindi che confermiamo lo schema del contratto nazionale, dove comunque la Regione può dire la sua attraverso la conferenza Stato-Regioni più l’integrativo assegnato al Coran che si occupa del personale regionale». Conclusa questa fase, ha terminato, «c’è l’impegno a rimettere mano all’inquadramento complessivo del personale».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha detto di capire ma solo in parte la posizione di Solinas aggiungendo però che «c’è un problema a monte, un sistema aziendale che non risponde più alle attuali esigenze della Sardegna e ciò avviene, voglio segnalarlo, mentre qualcuno si sta spartendo posti in una Agenzia che ancora non c’è». L’opposizione non ha fatto barricate, ha sostenuto, «ma credo sia necessario a questo punto che la minoranza lasci l’Aula perchè si stanno facendo cose assurde sulla pelle dei lavoratori dell’ente foreste proteggendo in modo illegittimo alcune posizioni e questa è molto più di una marchetta; se si vuole fare una riforma seria ci siamo, altrimenti i favori interni fateveli da soli, ci sono disparità vergognose che non si possono avallare».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha affermato che «il Consiglio ha il dovere di fare leggi uguali per tutti e in questo caso la Giunta ha fatto meglio della sua maggioranza con il rinvio ad un disegno di legge successivo da emanare entro 180 giorni; dobbiamo tutelare i diritti di tutti come abbiamo già fatto passando alla Regione i dipendenti delle ex Ipab ed è giusto dunque tornare allora all’impostazione della Giunta per fare tutti gli approfondimenti necessari prendendoci il tempo che serve, anche perché i pareri legali ci dicono che stiamo andando incontro a profili di illegittimità costituzionale per violazione di alcune norme del pubblico impiego».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu è partito da un dato molto semplice, quello relativi alle superfici boschive «che sono aumentate e dobbiamo andarne orgogliosi riconoscendo il giusto merito dell’ente foreste che ha consegnato alla Sardegna una ricchezza che ha aumentato il suo valore». Anche per questo dobbiamo, a suo avviso, «occorre dare dignità ai lavoratori dell’ente riconoscendo il loro diritto di entrare a far parte del personale della Regione; c’è uno sforzo economico che dobbiamo fare e dobbiamo ragionare anche sulla parte normativa del contratto che richiede altro tempo, però non possiamo chiudere la legge oggi e lasciare senza risposte migliaia di persone».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha ricordato che l’ente foreste nel suo assetto attuale «è l’esito di lungo percorso derivante dalla fusione fra l’azienda foreste demaniali e ispettorato ripartimentale delle foreste, per cui se facciamo come dice il consigliere Solinas sranno avvantaggiati solo alcuni sindacati che non vogliono perdere iscritti, mentre la Regione avrebbe ben altri vantaggi concerti assumendo il controllo della contrattazione senza subire aumenti incontrollabili di spesa, fermo restano che i dipendenti regionali devono avere un contratto unico».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha messo in luce che, da una parte, «c’è la necessità di tutelare i lavoratori ma, dall’altra, anche quella di non perdere di vista interesse pubblico». Il passaggio alla Regione di 6000 unità, ha ribadito Demontis, «costerebbe circa 18 milioni ed inoltre la mobilità di questo personale nel sistema Regione sarebbe molto complessa perché, nei fatti, molti lavoratori continuerebbero a svolgere le stesse mansioni; questa è la ragione per cui si propone il mantenimento del contratto attuale che non è comunque peggiorativo, anzi è la soluzione più corretta».

A Demontis ha replicato il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «La sua posizione rispecchia quella della Cgil – ha detto Pittalis – è singolare che si parli di interesse pubblico prevalente rispetto al diritto al lavoro, alla giusta retribuzione e a non essere discriminati dei lavoratori. Non esiste un problema di funzioni: i dipendenti dell’Ente Foreste continueranno a fare le stesse cose ma, a loro, deve essere esteso il trattamento economico e giuridico riservato a tutto il personale della Regione».

Pittalis ha poi ricordato il lungo iter seguito dalla legge: «Dopo un lungo confronto con le rappresentanze sindacali e le organizzazioni di categoria non si è riusciti a trovare una soluzione. Oggi certifichiamo il tradimento degli impegni – ha affermato il capogruppo azzurro – sarebbe servito maggior tempo, così si crea un vulnus, la sinistra si è dimenticata dei lavoratori». Messo in votazione, l’emendamento n.63 è stato respinto con 28 voti contrari e 18 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 3 (Zedda e più) per il quale il Presidente della IV Commissione Antonio Solinas ha invitato i presentatori al ritiro.

Il primo firmatario Paolo Zedda (Rossomori) ha dichiarato la disponibilità a ritirarlo ma ha voluto fare alcune precisazioni. «L’emendamento mirava a risolvere una situazione intricata. Ai dipendenti dell’Ente Foreste viene applicato un contratto privatistico pur operando in un comparto pubblico – ha detto Zedda – c’è poi un altro aspetto di natura previdenziale che non va sottovalutato. Attualmente i dipendenti dell’Ente beneficiano delle esenzioni Inps riservate ai lavoratori dell’agricoltura, non è automatico che le agevolazioni vengano riconosciute anche all’Agenzia Forestas che opererà in campo agricolo solo per il 20% delle sue attività. Sarebbe meglio prendersi 6 mesi di tempo per consentire alla Giunta di valutare tutte le problematiche».

Angelo Carta (Psd’Az) ha fatto proprio l’emendamento n.3 e chiesto la votazione a scrutinio segreto. Questo l’esito del voto: 27 contrari, 20 a favore e due astenuti. L’emendamento è stato respinto.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 64. Il Consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ribadito il giudizio negativo sulla norma e invitato la maggioranza a fare un passo indietro: «L’articolo 48 è illegittimo, porterà a una serie di contenziosi oltre ai 400 già aperti – ha detto Cherchi – tutte le altre agenzie regionali hanno reinquadrato il personale non si capisce perché non lo si voglia fare per Forestas. Sospendiamo l’articolo 48 e rimandiamolo eventualmente a un altro provvedimento legislativo».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, si è detto d’accordo con le argomentazioni dell’on. Cherchi. «Abbiamo acquisito l’impegno della Giunta per continuare l’interlocuzione avviata con il Governo perché si trovi una soluzione a un problema quasi insostenibile. L’assessore Demuro può ribadirlo in aula».

L’assessore agli Affari Generali Gianmario Demuro ha confermato che sono in corso una serie di interlocuzioni con il Ministero della Funzione Pubblica sulla contrattazione dei lavoratori forestali, problema che riguarda anche altre Regioni. «Nel momento in cui ci sarà una soluzione nazionale si potrà ridiscutere la norma – ha detto Demuro – c’è l’impegno della Giunta a un ulteriore approfondimento». Posto in votazione, l’emendamento soppressivo parziale n. 64 è stato respinto con 17 sì e 30 no.

Sull’emendamento soppressivo parziale n.65 è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis: «Ho ascoltato l’assessore – ha detto l’esponente della minoranza – è un modo per rinviare sine die la questione.  E’ un problema interno al nostro ordinamento, cosa c’entra il governo nazionale? E’ questo che ci sfugge. Capisco le difficoltà della maggioranza, ci sono i dipendenti che ci ascoltano, evitiamo che il dibattito abbia il sapore di una sonora presa in giro e che al danno segua la beffa».

Gianni Tatti (Udc) ha invitato la maggioranza a rivedere i contenuti dell’articolo 48 e a prevedere il passaggio di tutti i dipendenti dell’Ente Foreste al ruolo unico regionale disciplinato dalla legge 31.

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «il programma di Pigliaru si proponeva di ridimensionare il ruolo dell’Ente Foreste. Questa legge lo fa ma riduce al lumicino le speranze dei dipendenti dell’Ente». Tedde ha poi invitato la Giunta a prendere una decisione: «Lasciate perdere le interlocuzioni e i tavoli, abbiamo bisogno di gente che decida e scelga – ha concluso l’ex sindaco di Alghero – ci sono tantissime sentenze della Cassazione che dicono che i dipendenti dell’Ente Foreste sono dipendenti pubblici».

Mario Floris ha ricordato che l’Ente Foreste ha 400 dipendenti tra dirigenti, funzionari e impiegati a fronte di 5000 operai a tempo determinato e indeterminato. «A loro si applica il contratto collettivo di lavoro. Fatta salva la posizione degli operai, il personale impiegatizio accede all’Ente Foreste con concorso pubblico – ha detto Floris – noi non chiediamo di far transitare tutto il personale nei ruoli unici regionali ma chiediamo di fare un contratto unico. Abbiamo due contratti: uno integrativo regionale e uno collettivo nazionale. Non si può andare avanti così».

Il capogruppo sardista Angelo Carta ha contestato le dichiarazioni dell’assessore Demuro: «Il suo non è un impegno che può essere accolto dai lavoratori, è una posizione che non ha né capo né coda – ha detto Carta – è un problema che riguarda la Sardegna che non ha nulla a che vedere con quello che capiterà fuori».

Antonio Gaia (Upc), rivolgendosi all’assessore Demuro, ha chiesto chiarimenti sulla possibilità di cambiare il profilo giuridico dei contratti senza toccare la parte economica. «Sarebbe la soluzione per 5.000 lavoratori – ha detto Gaia – se la strada è percorribile mi riservo di presentare un emendamento orale al testo dell’articolo 48».

L’emendamento 65 è stato respinto con 27 no e 19 sì.

Il presidente Pittalis ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 48. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato l’uscita dall’Aula della minoranza. «La forza dei numeri non ci consente di apportare modifiche al testo. C’è una risposta muscolare della maggioranza- ha sottolineato Pittalis – per questo voteremo contro l’articolo 48 e poi lasceremo l’Aula. Non vogliamo essere corresponsabili di questa scelta».

E quindi intervenuto il consigliere Antonio Gaia (Upc) che ha chiesto una sospensione di due minuti accordata dal presidente Ganau.

Alla ripresa dei lavori è stato messo in votazione il testo dell’articolo 48 che è stato approvato con 25 voti a favore e 23 contrari. 

Si è poi passati all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 10. Il Capogruppo di Forza  Italia Pietro Pittalis ha confermato la decisione della minoranza di abbandonare l’aula e chiesto al Presidente di considerare l’assenza come assenza politica». Posto in votazione, l’emendamento n. 10 è stato respinto.

Senza i consiglieri della minoranza si è dunque proceduto con l’articolo 49 (Assunzioni) ed il relatore della maggioranza ha dichiarato parere favorevole per gli emendamenti n. 72 e n. 76, si è rimesso all’Aula  sul n. 69 ed ha invitato al ritiro i presentatori degli emendamenti n. 84 e n. 86. Dopo qualche minuto di riflessione l’assessore Donatella Spano ha dichiarato parere conforme a quello della commissione tranne che per l’emendamento n. 69 per il quale ha espresso parere contrario.

L’Aula ha quindi proceduto con l’approvazione dell’emendamento n. 72 che sostituisce la lettera a) del comma 1 e stabilisce, tra l’altro, che le mansioni di operario, sia a tempo determinato che indeterminato, prevedono la richiesta di avviamento presso i centri dei servizi per l’impiego competenti per territorio e le assunzioni devono essere effettuate tra i disoccupati residenti nel comune in cui insistono i cantieri.

Approvato anche l’emendamento n. 76 che alla lettera d) del comma 1 sostituisce le parole “tre anni” con “trentasei mesi”, mentre il consigliere del Pd, Franco Sabatini, ha annunciato il ritiro degli emendamenti 69, 84 e 86 ma ha ribadito “la convinzione che quanto proposto con le modifiche vada nel verso del giusto riconoscimento di un diritto per gli operai impiegati come amministrativi e a cui non sono state riconosciute le mansioni superiori svolte”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del consigliere Pd, Luigi Lotto, che ha ricordato come la questioni riguardi 25 dipendenti dell’ente foreste che, con qualifica di operaio, hanno superato una selezione pubblica per essere impiegati con mansioni di amministrativi. «Serve una soluzione di giustizia per riconoscere un diritto maturato», ha concluso Lotto, confermando però il ritiro dell’emendamento.

Approvato l’articolo 50 (Svolgimento di attività con specifica qualificazione o specializzazione), il relatore ha dichiarato parere favorevole all’emendamento aggiuntivo n. 77 (Sabatini e più) all’articolo 51 (Risorse per la contrattazione), a cui è seguito parere conforme dalla Giunta.

L’Aula ha quindi approvato l’articolo 51 e l’emendamento aggiuntivo n. 77 che alla fine del comma 1 stabilisce che l’ammontare massimo delle risorse destinate alle contrattazione collettiva possa essere integrato nella misura non superiore al 10% dei ricavi derivanti dalle attività economiche poste in essere dall’agenzia.

Approvato quindi l’articolo 52 (Patrimonio dell’agenzia) e di seguito l’articolo 53 (Norma finanziaria) e previa acquisizione dei pareri favorevoli di relatore e giunta, anche l’emendamento aggiuntivo n. 71 (Antonio Solinas e più) che modifica le parti riguardanti l’UPB e sostituisce il termine “legge finanziaria” con “legge di stabilità regionale”.

Approvato l’articolo 53 bis (Modifiche alla legge regionale 12\94), l’Aula con il parere favorevole di relatore e giunta ha approvato anche l’emendamento aggiuntivo n. 70 (Antonio Solinas e più) contente le disposizioni di prima applicazione della nuova norma. Via libera anche all’articolo 54 (Abrogazione di norme e disposizioni transitorie) e all’emendamento aggiuntivo n. 9 (Antonio Solinas) che aggiorna le norme abrogate con l’entrata in vigore della legge.

Dopo l’approvazione dell’articolo 55 (Entrata in vigore) il Consiglio ha ripreso l’esame degli articoli la cui discussione era stata sospesa nella seduta pomeridiana e così il presidente del Consiglio ha preannunciato la votazione del’articolo 4 (Definizioni di bosco e assimilate) e il consigliere di Sovranità, democrazia e lavoro, Piermario Manca ha contestato il contenuto del comma 2, laddove si precisa che costituisce bosco un’area non inferiore a 2.000 metri quadrati e larghezza maggiore di 20 metri, coperta da vegetazione arborea compresa la macchia mediterranea. Piermario Manca ha lamentato il fatto che la Regione sarda, al contrario di quanto fatto da altre Regione, non abbia legiferato in materia ed ha denunciato pericoli per il comparto agricolo sardo in riferimento al calcolo dei contributi comunitari. 

Il Consiglio ha proceduto con la votazione dell’emendamento n. 17 che non è stato approvato con 29 contrari e successivamente non sono stati approvati gli emendamenti n. 18, n. 22, n. 23, n. 25, n. 26, n. 28 e n. 30. Via libera invece, con parere favorevole di relatore e giunta, all’emendamento n. 78 che sopprime alla fine della lettera b) del comma 6 le parole “Unione Europea”.

Non approvati con successive e distinte votazioni gli emendamenti nn. 21, 4, 20, 19, 24, 27, 31 e 29.

Il consigliere Piermario Manca (Sdl) ha dichiarato voto contrario all’articolo 4 e il consigliere del Pd, Luigi Lotto, non ha nascosto perplessità sui possibili danni per il comparto agricolo ma si è detto fiducioso delle rassicurazione fornite dall’assessore sulle interlocuzioni intercorse con l’assessorato competente. Anche il relatore Antonio Solinas, ha dichiarato voto a favore ed ha affermato che “senza l’approvazione della norma i pericoli per il comparto agricolo sarebbero maggiori”. Concetto ripreso dall’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano che ha confermato le positive interlocuzioni con l’assessorato dell’Agricoltura ed ha spiegato che “al ministero dell’agricoltura è aperta la discussione sul punto e che un parte del cosiddetto collegato agricoltura è dedicata alla gestione del bosco e sarà dunque sul decreto attuativo che faremo pressione per aggiornare il decreto 227 e ci adegueremo alle novità che concorderemo in sede governativa”.

Il capogruppo di Sdl, Roberto Desini, ha chiesto la votazione elettronica ed ha preannunciato il voto contrario del gruppo. Anche il consigliere dell’Upc, Antonio Gaia, ha dichiarato voto contrario («Riflettete, e personalmente  non mi fido delle raccomandazioni perché bisogna fare massima attenzioni al rischio del blocco dei finanziamenti comunitari per gli agricoltori»).

Il capogruppo Daniele Cocco (Sel) ha posto l’accento sul rischio di possibili situazioni di disagio per il comparto agricolo ma non ah dichiarato il voto contrario.

Posto in votazione l’articolo 4 è stato quindi approvato con 21 favorevoli e 7 contrari mentre non è stato approvato l’emendamento aggiuntivo n. 5.

Dunque si è passati all’articolo 21 (interventi compensativi) e con parere contrario del relatore e della giunta non sono stati approvati gli emendamenti n. 50 e 51, mentre è stato approvato l’emendamento n. 1 che al comma 3 sopprime il periodo “gli interventi di trasformazione finalizzati alla realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico”. Non approvato l’emendamento n. 52, successivamente è stato approvato l’emendamento n. 2 che al comma 4 sostituisce il periodo “In luogo del rimboschimento compensativo” con il seguente “Unicamente quando il rimboschimento compensativo risulti impossibile”.

Posto in votazione il testo dell’articolo 21 è stato approvato e il presidente Ganau ha così potuto dichiarare aperta la votazione finale sul testo della legge forestale che è stata approvata con 31 voti favorevoli (i consiglieri della minoranza non hanno partecipato, per protesta, ai lavori a partire dall’esame dell’articolo 49).

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Prosegue, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge 218/A “Legge forestale della Sardegna”. La seduta di stamane si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’art.1 e, non essendoci iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’articolo, che il Consiglio ha approvato. A seguire è arrivato anche il voto favorevole dell’Aula sull’art. 2 (finalità), integrato da due emendamenti proposti dalla maggioranza, il n. 67 (Solinas Antonio e più) ed il n. 68 (Solinas Antonio e più). Con il primo si prevede il potenziamento della sentieristica, delle attività di guida e dei punti di ristoro a conduzione pubblica privata o mista nel quadro di una gestione ottimale del patrimonio forestale. Con il secondo viene aggiunto il riferimento alla “ricaduta economica delle attività legate alla valorizzazione ed allo sfruttamento del sistema forestale”.

Successivamente è stato approvato anche l’art. 3 (funzioni).

Sull’art. 4 (definizione di bosco e delle aree assimilate) il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha definito il testo «una delle piccole perle della legge, fuori dal tempo e dallo spazio, con si attribuisce la definizione di bosco anche ad un appezzamento di terreno pari ad una piscina olimpionica di 2.000 metri quadri con relativa tutela; su questo punto una riflessione bisogna farla, noi comunque non possiamo accettare tesi minimaliste come ha fatto notare lo stesso Cal, ricordiamoci che in Sicilia la dimensione minima è di 10000 metri quadri e noi non possiamo definire bosco un campo da calcetto».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, nel condividere le argomentazioni del consigliere Tedde, ha parlato di «misure ridicole per definire un bosco, superfici pari ad un giardino di casa, questo dimostra che la legge è punitiva e penalizzante, fatta non per i sardi ma da qualcuno che ha studiato sui libri ma non conosce la realtà della nostra terra; siamo i primi in Italia per superficie boscata e vogliamo tutelare questo patrimonio ma con misure chiare ed equilibrate».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha invitato i colleghi dell’opposizione e non dimenticare il passato, «quando vennero nominate figure apicali che non distinguevano campagne da boschi, mentre oggi la situazione è molto diversa e ci sono le idee chiare». Tuttavia, ha riferito, «su questo punto ci sono sensibilità diverse sia all’interno della maggioranza che nell’opposizione, per cui è opportuno rinviare l’esame dell’ art. 4 al primo pomeriggio per trovare una sintesi unitaria».

La richiesta è stata accolta. Successivamente il Consiglio ha approvato gli articoli 5 (Pianificazione forestale) e 6 (Piano forestale ambientale regionale).

Sull’art. 7 (Piano forestale territoriale di distretto) il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha presentato, con un emendamento, la proposta di abolire la Consulta istituita dal testo sostituendola con l’organismo di controllo già previsto dalla legge. «Il nostro suggerimento – ha affermato – è di buon senso ed ha un fondamento tecnico, perché immaginare un piano territoriale di 10 anni non esiste, considerato anche che il taglio del sughero si fa ogni 5, periodo che consente sia agli organismi di controllo che ai privati ed alla Regione di intervenire sulla prevenzione; poi sarebbe meglio eliminare i passaggi che riguardano enti ed assessorati che non hanno competenze dirette sulla materia ma appesantiscono iter autorizzazioni».

Messo ai voti, l’emendamento proposto dal consigliere Rubiu è stato respinto. Subito dopo il Consiglio ha approvato sua l’art. 7 che l’art. 7 bis (Viabilità forestale) e gli articoli 8 (Piano forestale particolareggiato), 9 (pianificazione, gestione ed attività dei siti della Rete Natura 2000), mentre l’art. 10 è stato soppresso.

Sull’art. 11 (Documento esecutivo di programmazione forestale) è stato proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) ed approvato un emendamento, il n. 69, che prevede, nell’ambito della programmazione forestale, sia il riferimento alle entrate provenienti da fonti nazionali, regionali e comunitarie, che quello relativo alle entrate proprie dell’Agenzia.

Sull’art. 12 (Consulta regionale per le politiche forestali) il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto fra l’altro che «il compito del Consiglio è quello di fare leggi funzionali, semplici e soprattutto utili alla Sardegna, mentre qui si mette in piedi una consulta regionale pletorica ed esagerata con 10 componenti, quasi una conferenza di servizi; noi proponiamo invece i comitati territoriali già previsti dall’art 44 formati dall’assessore e da 4 sindaci per rappresentare davvero i territori».

Messa ai voti la proposta del consigliere Rubiu è stata respinta. Subito dopo il Consiglio ha approvato gli art. 12, 13 (Sistema informativo forestale) e 14 (Cartografia e inventario forestale della Sardegna).

Annunciata la discussione e la votazione del Titolo III “Gestione del patrimonio forestale”, Capo I, articolo 15 “Definizione di patrimonio forestale pubblico”, il presidente ha proceduto con la votazione che ha avuto il seguente risultato: favorevoli 29 contrari 17. Quindi, il relatore della maggioranza, Antonio Solinas (Pd), ha dichiarato parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 16 e la Giunta ha espresso parere conforme. Il Consiglio con successive e distinte votazioni non ha approvato gli emendamenti n. 40 ( 17 sì e 27 no); n. 41 (18 sì e 27 no); n. 43 (18 sì e 29 no); n. 42 (18 sì e 29 no) e n. 44 (17 sì e 30 no). Posto in votazione il testo dell’articolo 16 (Patrimonio forestale della Regione) è stato approvato con 30 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, è intervenuto sulla discussione dell’articolo 17 (Riconsegna dei terreni tenuti in occupazione temporanea) ed ha invitato alla riflessione sulle disposizioni del comma 3 laddove si stabilisce che il personale che presta servizio nei terreni riconsegnati ai privati potrà lavorare in cantieri allestiti in altri comuni. Il consigliere della minoranza ha proposto la soppressione del comma 3 ma l’Aula ha proceduto con l’approvazione del testo dell’articolo 17 (25 favorevoli e 18 contrari).

Antonio Solinas, su invito del presidente Ganau, ha dichiarato il parere contrario all’emendamento n. 16 che propone la parziale sostituzione dell’articolo 18 (Affidamento di beni) a cui è seguito il parere contrario della Giunta. Il Consiglio non ha approvato con 28 contrari e 15 a favore l’emendamento n. 16 ed ha invece dato disco verde al testo dell’articolo 18, con 28 sì e 17 no.

Relatore e Giunta hanno dunque dichiarato parere contrario a tutti gli emendamenti all’articolo 19 (Trasformazione del bosco e interventi selvicolturali) e il Consiglio non ha approvato gli emendamenti n. 45 (17 sì e 29 no) e n. 46 (18 sì e 29 no) e n. 47 (18 sì e 30 no) sul quale il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, era intervenuto per illustrare la richiesta di un coinvolgimento della commissione e del Consiglio per ciò che attiene gli adempimenti posti in capo solo alla Giunta di cui al comma dell’articolo 47. L’Aula, con 29 favorevoli e 19 contrari ha approvato l’articolo 19 e il relatore Antonio Solinas ha dichiarato, seguito dalla Giunta, parere contrario per tutti gli emendamenti presentanti all’articolo 20 (Vincolo idrogeologico) tranne che per l’emendamento aggiuntivo n. 75 (Solinas Antonio, Cocco Pietro) che abroga il comma 2 dell’articolo 61 della legge regionale n. 9\2006 (conferimento di funzioni e compiti agli enti locali) e stabilisce che le unioni dei comuni trasferiscono al Corpo forestale e di vigilanza ambientale i procedimenti di propria competenza già avviati all’entrata in vigore della legge. Posti in votazione, l’Aula non ha approvato gli emendamenti n. 48 (18 sì e 29 no) e n. 49 (18 sì e 29 no) mentre ha approvato il testo dell’articolo 20 (32 favorevoli e 16 contrari) e successivamente l’emendamento aggiuntivo n. 75 (31 favorevoli e 17 contrari).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi ha dichiarato voto a favore dell’emendamento aggiuntivo n. 7 che però non è stato approvato con 25 contrari e 22 favorevoli. Su proposta del capogruppo dell’Udc, Rubiu, l’esame dell’articolo 21 (Interventi compensativi) è stato invece sospeso e rinviato, così come l’articolo 4, alla seduta pomeridiana e l’Aula ha proceduto con l’approvazione dell’articolo 22 (Prevenzione degli incendi boschivi) con 29 favorevoli e 17 contrari; e dell’articolo 23 (Piano regionale antincendi) con 30 favorevoli e 16 contrari.

Sull’articolo 24 (Prescrizioni antincendi, divieti e sanzioni) il relatore Antonio Solinas ha dichiarato (seguito poi dalla Giunta) parere contrario per tutti gli emendamenti ed ha chiesto al presidente una breve sospensione dei lavori prima della votazione del testo dell’articolo. Il consiglieri, Luigi Crisponi (Riformatori) e Marco Tedde (Forza Italia) hanno auspicato che la sospensione richiesta dal relatore derivi dalla volontà di sopprimere il comma il comma 5 dell’articolo 24 che – a loro giudizio – prevede sanzioni spropositate per le imprese turistiche e agrituristiche in caso di violazione dei precetti antincendio. Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha chiesto la votazione per parti del testo dell’articolo e il presidente ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti n. 53 e n. 54 che non sono stati approvati, il primo con 30 contrari e 17 favorevoli e il secondo con 30 contrari e 17 favorevoli.

Il capogruppo dell’Udc, Rubiu, ha auspicato una valutazione “attenta” del contenuto dell’emendamento n. 55 e il presidente del Consiglio, come da accordi, ha sospeso i lavori dell’Aula. Alla ripresa il relatore Antonio Solinas, ha fatto osservare che le norme statali sono ancor più, in termini di sanzioni ma ha evidenziato che non fanno riferimento alle aziende agrituristiche e pertanto, Solinas, ne ha proposto la cancellazione del testo lasciando solo il riferimento alle imprese turistiche.

I consiglieri Crisponi (Riformatori) e Tedde (Fi) hanno criticato tale proposta ed il presidente Ganau ha proceduto con la messa in votazione dell’emendamento n. 55 che non è stato approvato (25 no e 16 sì) e quindi del testo dell’articolo 24, modificato come proposto dal relatore, che è stato approvato con 30 voti favorevoli e 16 contrari.

Antonio Solinas ha quindi dichiarato il parere contrario per l’emendamento n. 12, presentato all’articolo 25 (Sistema regionale antincendi) con parere conforme della Giunta e l’Aula, prima non ha approvato l’emendamento n. 12 (30 no e 15 sì) e successivamente ha dato il via libera al testo dell’articolo 25 con 30 voti favorevoli e 18 contrari.

Si è quindi passati all’esame del Titolo V della legge (promozione dell’economia e della ricerca forestale). Il presidente ha messo in discussione l’articolo 26 “Albo delle imprese forestali”. Non essendoci iscritti a parlare si è proceduto alla votazione dell’articolo che è stato approvato con 31 voti a favore e 17 contrari.

L’aula ha quindi approvato, in rapida successione, gli articoli 27 “Forme associative di gestione”, 28 “Promozione delle attività selvicolturali”, 29 “Certificazione forestale” e 30 “Valorizzazione della filiera di produzioni legnose”.

Sull’articolo 31 “Valorizzazione della filiera foresta-sughero il presidente della Commissione “Governo del Territorio” Antonio Solinas ha invitato i presentatori a ritirare l’emendamento sostitutivo parziale n. 82 che proponeva di trasferire il Servizio Ricerca per la tecnologia del sughero e delle materie prime forestali da Agris all’Agenzia Forestas, ferme restando le condizioni contrattuali del personale. La richiesta è stata accolta dal consigliere Giuseppe Meloni (Pd), primo firmatario dell’emendamento. «Mi riservo di riproporre la questione quando si parlerà di personale – ha detto l’esponente della maggioranza – ai dipendenti Agris, che verranno trasferiti all’Agenzia Forestas si applica la legge 31 differentemente al personale dell’Ente Foreste. C’è una disparità di trattamento su cui occorre riflettere».

Il consigliere Meloni, rivolgendosi all’assessore all’Ambiente Donatella Spano, ha poi auspicato che la struttura pubblica di riferimento per la ricerca e l’assistenza tecnica in materia di sughericoltura, da individuare con delibera di Giunta, diventi realmente operativa. «Finora Agris non ha svolto il ruolo che doveva svolgere – ha concluso Meloni – in futuro occorrerà occuparsi concretamente di questo settore trainante per l’economia isolana». Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’articolo 31 che è passato con 31 sì e 18 no.

Subito dopo l’Aula ha approvato anche gli articoli 32 “Valorizzazione delle filiere foresta-prodotti non legnosi e delle risorse silvo-pastorali, 33 “Vivaistica forestale”, 34 “Promozione della ricerca forestale, trasferimento tecnologico e assistenza tecnica”.

Si è quindi passati all’esame del Titolo VI della legge “Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente della Sardegna”. Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 35 “Istituzione dell’Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente della Sardegna” e dei relativi emendamenti. Approvato il testo dell’articolo con 32 voti a favore e 17 contrari, si è aperta la discussione sull’emendamento aggiuntivo  n. 56 (Tatti e più) che proponeva di portare la sede dell’Agenzia Forestas a Campu Longu, nell’Oristanese.

«Da decenni si parla di trovare una sede idonea per l’Ente Foreste – ha detto il consigliere dell’Udc Gianni Tatti – in passato si sono acquistati terreni a Campu Longu, lì si è costruita una struttura all’avanguardia. Conosciamo tutte le difficoltà che ci sono nella sede attuale dell’ente Foreste dove gli spazi sono insufficienti, ora c’è la possibilità di trasferirla a Campu Longu. Sarebbe una bella risposta per le zone interne della Sardegna e l’oristanese in particolare. La Giunta dice di voler decentrare, questa è un’occasione unica per far sì che questo avvenga. In quel compendio sono stati spesi molti soldi, si valuti seriamente la possibilità di avvicinare la Regione alle popolazioni».

Il presidente della Quarta Commissione Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato di volere considerare l’emendamento come un auspicio e un indirizzo politico. «Mi auguro anch’io che si arrivi ad individuare Campu Longu come sede dell’Agenzia Forestas. Oggi però questa decisione non può essere presa, è necessario fare ulteriori approfondimenti. Ciò non toglie che siamo d’accordo sulla dislocazione degli uffici regionali nel territorio. Oristano è al centro della Sardegna, lì si è deciso di portare la sede di Argea, in futuro potrà essere fatto anche per Forestas».

Oscar Cherchi (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento, ha chiarito che la sua non è una scelta campanilistica. «In passato, quando nacquero le agenzie Argea, Agris e Laore si decise di distribuire le sedi a Oristano, Sassari e Cagliari. Cosa c’è di strano nel dichiarare oggi la volontà di portare a Campu Longu la sede di Forestas? E’ un’operazione a costo zero – ha detto Cherchi – se ci fossero costi capirei, qui si tratta solo di stabilire che la sede sarà Campu Longu. Mi auguro che i consiglieri oristanesi votino compatti a favore dell’emendamento».

Proposta non condivisa dal capogruppo di Sel Daniele Cocco: «La sede dell’Ente Foreste doveva essere istituita a Nuoro, questo non è avvenuto per una serie di motivi – ha ricordato Cocco – per la sede di Forestas ci sono diverse alternative. Una di queste è la struttura di Foresta Burgos che ospita attualmente la scuola di polizia a cavallo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha sottolineato la necessità di definire in modo chiaro ruoli, competenze e strumenti dell’Agenzia Forestas. «Quando si istituisce un nuovo soggetto e si va ad iscriverlo al registro delle imprese si conoscono statuto, patrimonio, competenze, organi, etc. Con il comma 5 di questo articolo  si rinvia invece tutto allo statuto e alle decisioni della Giunta. La sede, che è un requisito fondamentale, non è definita».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, dopo aver giudicato “poco interessante” il dibattito, ha rimarcato l’esigenza di ragionare sulle vere emergenze dell’Isola. «La Sardegna dell’interno continua a spopolarsi e non si presta nessuna attenzione – ha detto Dedoni – l’emendamento che chiede di portare la sede di Forestas nell’oristanese non va contro Nuoro ma mira a trovare una soluzione per tutti. Il Consiglio, pur di non decidere, rimette tutto nelle mani della Giunta. L’Ente continuerà a premiare Cagliari oppure Sassari a discapito delle zone interne».

Il consigliere Antonio Gaia (Ups) ha annunciato il suo voto contrario e definito “irrilevante” il contenuto della proposta. «Se volessimo rispettare criteri perequativi la sede dell’Agenzia Forestas dovrebbe andare a Nuoro. La questione però è di lana caprina – ha detto Gaia – la sede legale di Abbanoa è attualmente a Nuoro ma il capoluogo barbaricino non ne ha beneficiato».

Secondo Salvatore Demontis (Pd) la presenza di diverse alternative impone un ulteriore riflessione. «Non è opportuno individuare oggi la sede di Forestas – ha detto Demontis – meglio farlo con lo statuto dopo discussioni più approfondite».

Mario Tendas (Pd) si è detto d’accordo con la proposta del consigliere Oscar Cherchi di portare la sede di Forestas a Campu Longu. «Chi conosce quei locali sa quanto sono ben strutturati – ha sottolineato Tendas – oggi però occorre capire se ci sono le condizioni ottimali per garantire servizi migliori.  Quando si deciderà la sede sarà doveroso valutare l’opportunità di portare Forestas a Campu Longu».

Il vicepresidente del Pd Roberto Deriu ha respinto le critiche della minoranza sull’impianto della legge. «Non è vero che il Consiglio non decide – ha detto Deriu – la riforma degli enti locali è una legge che dà un orientamento generale. La Sardegna viene divisa in ambiti territoriali strategici. Il decentramento devrà tenere conto delle attitudini e delle vocazioni dei territori». Messo in votazione, l’emendamento n.56 è stato respinto con 28 voti contrari e 19 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 36 “Ambiti di intervento che è stato approvato con 32 sì e 19 no.

Successivamente il Consiglio ha approvato l’art. 37 (Funzioni dell’Agenzia) integrato dall’emendamento n. 83 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) con cui si consente all’Agenzia di stipulare convenzioni con gli Enti locali per l’utilizzo di proprio personale in attività come manutenzione e pulizia delle strade e manutenzione dei siti di importanza storico-culturale.

A seguire sono stati approvato gli art. 38 (Programma delle attività) e 39 (Sistema contabile), quest’ultimo integrato dall’emendamento n. 80 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio è più) in cui viene inserito il riferimento “ai servizi resi” dall’Agenzia e “delle relative entrate”.

Successivamente è stato approvato l’art. 40 (Indirizzo e controllo).

Sull’art. 41 (Organi dell’Agenzia) il consigliere Gianni Tatti dell’Udc, ha denunciato il fatto che «l’Ente foreste è stato commissariato senza una legge e senza una motivazione, solo con un disegno di legge che non è nemmeno arrivato in Aula, senza rendere conto a nessuno: una cosa gravissima». Ribadisco poi, ha concluso, che «quella dell’amministratore unico affiancato dal direttore generale è una struttura di governo che non esiste in nessun altra Agenzia della Sardegna, mentre occorre dare risposte soprattutto ai Comuni».

Messo ai voti, l’art 41 è stato approvato, come il 42 (Amministratore unico).

Nell’esprimere il parere sugli emendamenti, il presidente della commissione Antonio Solinas ha annunciato il ritiro delle proposte relative al secondo comma perché la sua approvazione, di fatto, consentirebbe al direttore generale di percepire compensi maggiori di quelli dell’amministratore unico.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha ricordato l’atteggiamento «abbastanza disponibile» sulla riforma che «anche per noi è importante pur con molti punti critici; uno di questi è certamente l’emendamento della maggioranza con cui si elimina la procedura selettiva ad evidenza pubblica per l’amministratore, così è una finta riforma in cui si introduce una discrezionalità assoluta, ed allora non c’è differenza rispetto allo schema precedente dove c’era un Cda espresso da vari soggetti, l’emendamento è da ritirare».

L’assessore degli Affari Generali Gianmario Demuro ha precisato che «nessuno vuole eliminare la procedura selettiva perché tale procedura ad evidenza pubblica è comunque prevista nella pubblica amministrazione; c’è però una differenza fra l’amministratore unico ed il direttore che è una figura tecnica».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sostenuto che «le osservazioni dell’assessore non sono condivisibili, c’è una dissonanza evidente anche rispetto alla forma giuridica dell’Agenzia, la verità è che si vuole mettere sotto schiaffo l’amministratore unico con una scelta dirigista ed accentratrice, basta ricordare che gli Ersu hanno 5 componenti con un personale pari all’1 o al 2% di Forestas mentre nuova Agenzia ha 6.000 dipendenti».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato la lunga discussione in commissione sul punto, ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. 42, integrato dall’emendamento n. 81 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) con cui si introduce fra gli obiettivi assegnati all’amministratore unico anche il riferimento ai “ricavi derivanti dalle attività economiche” dell’Agenzia.

A seguire è stato approvato l’art. Art 43 (Revoca dell’amministratore unico).

Sull’art. 44 (Comitato territoriale) il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha proposto un emendamento orale sul primo comma del testo, per introdurre tre modifiche: l’aumento dei componenti del comitato (presieduto dall’assessore dell’Ambiente) a 10 unità, la indicazione di alcuni di questi a cura del Cal, scelti fra i sindaci dei Comuni con maggiori superfici cedute all’Agenzia, ed una quota di tre membri ciascuno assegnati al Consiglio ed alla Giunta: «Un assetto più equilibrato con il giusto rilievo alle amministrazioni locali che hanno interessi prevalenti in materia».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc) ha affermato che potrebbe essere d’accordo «se venisse eliminato il riferimento alle maggiori superfici».

Registrando una posizione contraria, il presidente ha dichiarato la proposta di emendamento orale non accoglibile.

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha proposto una breve sospensione della seduta, ritenendo necessario un approfondimento sull’emendamento orale del consigliere Congiu.

Il presidente ha ribadito che la proposta non può essere discussa.

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha detto che, a suo avviso, non è stata manifestata una posizioni contraria alla proposta Congiu.

Il presidente ha confermato ancora che la posizione contraria del gruppo Udc è stata esplicitata.

Successivamente il Consiglio ha approvato gli articoli nn. 44, 45 (Collegio dei revisori) e 46 (Struttura organizzativa dell’Agenzia).

Sull’art. 47 (Direttore generale) il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha osservato che «sarebbe opportuno consentire alla commissione una maggiore riflessione, perché non viene detto nel testo che chi propone la nomina al presidente della Giunta deve anche definire requisiti speciali del profilo richiesto; anche senza malizia risulta imbarazzante spiegare all’opinione pubblica perché si fanno determinate scelte, se lo fa la struttura amministrativa cui fanno capo due assessori è un conto, altrimenti siamo nell’area della discrezionalità assoluta».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento con cui si sopprimeva il ricorso alla procedura ad evidenza pubblica per l’individuazione del direttore.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. n. 47.

Subito dopo il presidente ha tolto la seduta, convocando la conferenza dei capigruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno alle 16.00.

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Consiglio regionale A1

Il Consiglio regionale ha approvato sette articoli della Manovra Finanziaria 2016: 7; 7 bis; 8; 9; 10; 10 bis e 11 del Dl. 297 (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2016 e per gli anni 2016-2018 – Legge di Stabilità 2016 e relativi allegati).

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo la formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’art. 7 (Disposizioni in materia di trasporti) del Dl n. 297 (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2016 e per gli anni 2016-2018. Legge di Stabilità 2016 e relativi allegati).

Il presidente della commissione Bilancio e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Aprendo il dibattito, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato che il problema dei trasporti evidenzia, per l’ennesima volta, «la mancanza di una strategia globale diversa dalle solite proroghe in via sperimentale e provvisoria, capace soprattutto di superare le molte criticità di cui si sono occupate più volte i media: dalla Tirrenia per i collegamenti con Corsica attraverso le Bocche di Bonifacio, al passaggio del personale fra Saremar e Delcomar per contratti, dalla situazione di Meridiana che nel periodo pasquale ha impedito a molti emigrati di fare rientro nell’Isola a causa dei costi eccessivi, ai problemi delle società sportive per cui manca una tariffa accessibile, dai pendolini Cagliari-Sassari alla grottesca situazione delle strade». Nel complesso, ha concluso Tocco, «siamo di fronte ad un disastro, che rende perfino impossibile capire quando si potrà vedere qualcosa di decente per i sardi».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha affermato che «ci si sarebbe aspettato dalla finanziaria un intervento concreto in una materia delicata come quella dei trasporti, mentre invece assistiamo ad una ulteriore testimonianza del fallimento della Giunta Pigliaru, e soprattutto i sardi assistono da due anni e mezzo a questa parte ad una vera e propria controrivoluzione che ha cancellato quanto di buono era stato fatto nel passato». Ryanair è scappata dalla Sardegna, ha ricordato Orrù, «producendo danni diretti ed indiretti immensi, dalla generazione Erasmus agli emigrati al turismo, tutto finito in pochi giorni per non spendere 15 milioni». Per non parlare del trasporto ferroviario, ha aggiunto il consigliere, «con il nuovo pendolino che va come una vecchia Panda e i sassaresi, per esempio, si sono arrangiati utilizzando il nuovo strumento di Blablacar». Questa Giunta insomma, secondo Orrù, «verrà ricordata anche per essere stata schiaffeggiata da Alitalia, lasciando i sardi isolati e sequestrati nella propria Regione, tutta la Sardegna è rimasta bloccata e paralizzata e forse perfino Soru aveva intravisto qualcosa di giusto ma Pigliaru non ha dato retta; gli unici che arrivano in Sardegna con regolarità sono i clandestini, i quali avranno perfino la dedica di Sa Die de sa Sardigna con cui, fra l’altro, si traccia un inaccettabile parallelismo fra l’emigrazione sarda e quella attuale, al solo scopo di strumentalizzare i sardi come ha fatto l’assessore della Cultura per le sue campagne a favore dell’immigrazione».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha detto di non voler aggiungere nulla all’elenco delle inefficienze dei trasporti tracciate dai colleghi ma, ha osservato, «in queste vacanze pasquali, per la prima volta, si è lavorato in casa perché da fuori non è arrivato nessuno, perché sono mancati all’appello i turisti provenienti dal mercato internazionale e mondiale; praticamente c’è un nuovo sistema domestico ma su questo, purtroppo, non si può immaginare nessun tipo di sviluppo». La finanziaria, peraltro, ha rilevato Crisponi «si riduce ad un articoletto con quattro commi sul trasporto locale, delineando uno scenario che taglia fuori la Sardegna da ogni prospettiva, nonostante il lavoro avviato molti anni fa; una brutta marcia indietro, una realtà preoccupante che grava soprattutto sul sistema low cost mentre attendiamo la famosa sentenza da Bruxelles e l’estate è sempre più vicina, è evidente che siamo finiti ai margini del mercato turistico».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha detto che «è più facile parlare di quello che non c’è, si fatica a capire quale politica dei trasporti si voglia fare nel settore aereo e non solo per garantire continuità e opportunità per turisti, ma per quanto incide profondamente sul modello di sviluppo che intendiamo sostenere perché, a ridosso del trasporto, c’è grande indotto che è cresciuto molto in questi anni». Io credo, ha poi sostenuto Solinas, «che ci debba essere un qualche equilibrio fra vettori tradizionali e low cost, posto che non sono intercambiabili e che sarebbe preferibile un low cost  che affianchi il modello tradizionale». Soffermandosi sulle vicende dell’aeroporto di Alghero e della sua società di gestione, controllata pressoché interamente dalla Regione, Solinas ha auspicato che il calo delle presenze non determini anche «la perdita di valore per un asset fondamentale della Regione, soprattutto mentre si avvicina la gara; ritengo comunque che, mentre lo Stato ha trasferito altre risorse alla Sardegna per la continuità territoriale, «c’era spazio per dare l’idea di un disegno nuovo che si vuole perseguire perché il sistema ha bisogno di certezze e ci vuole un approfondimento che non si può risolvere col mantra dell’eredità del passato».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sottolineato che «tema  richiederebbe ben altro spazio, tuttavia siccome non ci sono politiche nei trasporti si fa in fretta ad esaminare quanto è stato fatto in questi due anni, dalla continuità territoriale al low cost; la verità è che si sono fatti gravissimi passi indietro, con la conseguenza che da isolani siamo diventati isolati, con gravi problemi economici, culturali, sociali e sanitari, e con danni difficilmente quantificabili per tutto il territorio regionale». Dopo aver ricordato le due mozioni di sfiducia presentate nei confronti dell’assessore, Tedde ha fornito alcune cifre sintetiche sul trasporto aereo: «ad Alghero siamo passati da 24 a 3 rotte, è finita un’epoca perché con questi voli spariranno anche almeno 200 milioni di ricadute economiche, ma piange anche Cagliari che perde 8 voli pur avendo altre alternative».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato di aver ricevuto da Alitalia invito «un messaggio per affrettarsi a prenotare gli ultimi posti». Ora non abbiamo neanche quelli, ha detto, «ed è impossibile che il governo regionale non si sia accorto di questo: siamo in mezzo al mare con il punto più vicino a 240 chilometri, ecco perché abbiamo parlato di una finanziaria senz’anima, perché ci rendiamo conto che il turismo, senza interventi, non può avere dimensioni competitive». Non riusciamo nemmeno a campare sulle disgrazie altrui, ha protestato Dedoni, «perché a fronte della note vicende che hanno riguardato Tunisia, Libia ed Egitto, di fatto la Sardegna ha chiuso il maggior numero possibile di rotte verso l’esterno, un problema che si rivelerà molto duro per il popolo sardo».

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, Pierfranco  Zanchetta, che ha rivolto i complimenti alla Giunta e all’assessore ai Trasporti per aver portato positivamente a compimento l’operazione di privatizzazione della Saremar. «Dal 2012 i collegamenti per le Isole minori sono costati alla Regione 50 milioni di euro. Essere riusciti a traghettare verso la privatizzazione la compagnia Saremar è un risultato importante per riaffermare il principio che lo Stato ha il dovere di trasferire le risorse alla Regione per garantire un pubblico servizio».

L’esponente della maggioranza ha poi sollecitato la necessità di risolvere altre questioni, a partire da quella del personale ex Saremar. «E’ un aspetto che deve essere chiarito in tutti i suoi rivolti, sia per il personale di bordo che di terra – ha affermato Zanchetta – altra questione riguarda la tratta che collega Santa Teresa a Bonifacio: attualmente è in regime di deregulation e dal 1° aprile inizierà il nuovo servizio. Quali sono i percorsi che si stanno compiendo e che garanzie ci sono per il personale Saremar?».

Il capogruppo di Cps si è soffermato, infine, sulla partita delle tariffe: «So che non era possibile prevederlo nel bando – ha concluso Zanchetta – ma credo che sia necessario estendere la tariffa per i residenti a tutti i sardi. Servirebbe a incentivare anche il turismo interno, le tariffe sono troppo alte, i sardi devono poter circolare liberamente all’interno del proprio territorio».

E’ poi intervenuto il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che ha espresso un giudizio negativo sulla gestione dei trasporti, a partire dalla vicenda Saremar: «Dal 1° aprile la Saremar non esisterà più, al suo posto opereranno altre due compagnie – ha detto Rubiu – il percorso di privatizzazione, accompagnato da molte polemiche, ha lasciato per strada morti e feriti. Per i dipendenti Saremar è sparito il regime della continuità nel rapporto di lavoro».

Rubiu, dopo aver ricordato all’assessore ai Trasporti l’assemblea infuocata tenutasi a Carloforte alcuni mesi fa, ha accusato la Giunta di non aver mostrato sensibilità verso le popolazioni delle Isole minori e verso i lavoratori Saremar: «Chi ha mantenuto in piedi e salvato un’azienda – ha rimarcato Rubiu – è stato trascurato».

Critiche infine sulla gestione dei trasporti marittimi verso la penisola. «Le promesse fatte da Onorato alla Leopolda non sono state mantenute – ha sottolineato il capogruppo dell’Udc – una famiglia di 4 persone arriva a pagare 863 euro per venire in Sardegna. Non siamo più un’isola turistica, non c’è libertà di scegliere, ogni volta che decidiamo di spostarci ci sono una marea di difficoltà. E’ impensabile che oggi un turista scelga la Sardegna quando in Croazia, Spagna e, fino a poco tempo fa, Nord Africa si propongono pacchetti a costi minori».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha parlato di “fallimento totale” delle politiche dei trasporti della Giunta Pigliaru. «Una cosa è fare il bravo docente universitario – ha detto Pittalis rivolgendosi all’assessore ai Trasporti Massimo Deiana – altra è invece svolgere al meglio il ruolo di assessore. Possiamo anche convenire sulle azioni programmatorie, ciò che contestiamo sono i risultati ottenuti: lei e il presidente Pigliaru siete corresponsabili di due anni di fallimento sul fronte dei trasporti».

Pietro Pittalis ha parlato di situazione di monopolio nei collegamenti navali per la penisola. «Si registrano aumenti tra il 40 e 70% che lasciano indifferenti il governo regionale – ha detto Pittalis – il diritto alla mobilità ai sardi viene negato cosi come ci sono problemi per il turismo e per il traffico merci».

Secondo il capogruppo di Forza Italia la Giunta continua a fare propaganda: «Nella storia autonomistica sarda il vostro esecutivo è quello che ha investito meglio nella propaganda perché dispone di giornalisti che sanno fare il loro lavoro – ha detto Pittalis – al di là della comunicazione di facciata c’è però il vuoto».

L’esponente della minoranza ha poi ricordato le continue lamentele provenienti dagli operatori turistici: «Ristoratori e albergatori puntano l’indice contro il sistema dei trasporti – ha detto Pittalis – sono due anni di fallimento a partire dalla la fuga di Ryanair. Mentre in Sardegna rimangono aperte le questione dell’aeroporto di Alghero a Comiso l’Unione Europea ha dato il via libera. Sono più bravi i siciliani o c’è qualcosa che non va? Per non parlare di Meridiana e del treno veloce, altri elementi che dimostrano la totale inadeguatezza delle politiche dei trasporti di questa giunta regionale. Spero che il viaggio che avete fatto in pompa magna in Corsica vi sia servito per imparare dalla loro esperienza».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta per la replica.

L’assessore ai Trasporti, Massimo Deiana, ha ricordato che le disposizioni contenute in finanziaria riguardano alcuni aspetti di carattere normativo e incidono in minima parte sul bilancio complessivo dedicato alle politiche dei trasporti. «Stiamo parlando di 20 milioni di euro su un bilancio di 400 milioni – ha detto Deiana – le norme completano un’opera di risanamento contabile, organizzativo e produttivo delle nostre aziende di trasporto locale».

Deiana ha poi specificato che i 15 milioni di euro indicati nel primo comma dell’articolo 7 saranno destinati, dopo il risanamento dell’Arst portato a termine lo scorso anno,  a sanare le pendenze delle altre società di trasporto pubblico locale. «In passato abbiamo evitato di riconoscere l’adeguamento Istat del costo di trasporto pubblico che ha generato debiti nei confronti delle aziende – ha sottolineato Deiana – se chiediamo efficienza e organizzazione dobbiamo pretendere che questi soggetti operino senza vantare crediti per decine di milioni nei confronti della Regione».

Deiana ha poi difeso l’operazione Saremar: «La Regione spendeva 16 milioni di euro l’anno per garantire i collegamenti verso le isole minori, ora quei soldi li mette lo Stato – ha rimarcato Deiana – una parte verrà destinata per intervenire a favore dei lavoratori che non troveranno adeguato ricollocamento o per allineare le prestazioni pensionistiche agli standard dovuti. Quanto a Saremar, il servizio pubblico continuerà ad esserci e, dal punto di vista tariffario, sarà molto, ma molto più favorevole. La gara ha determinato ribassi d’asta molto interessanti che produrranno una tariffazione quasi uguale tra residenti e non residenti».

Poi, rivolto al capogruppo dell’Udc Rubiu, Deiana ha detto: «Non solo non ci sono morti e feriti ma, nella vicenda Saremar, non c’è nemmeno un contuso: tutti i lavoratori stanno ricevendo la chiamata d’imbarco, per gli amministrativi è stata firmata una convenzione per farli transitare ad Arst».

Si è quindi passati alla votazione degli emendamenti. Il presidente Ganau ha messo ai voti l’emendamento soppressivo totale n. 218 (Zedda e più) che è stato respinto con 29 voti contrari e 16 a favore.

«Se la politica dei trasporti è quella illustrata dall’assessore si capisce perché versano in queste condizioni». Così la consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha replicato rese dall’assessore Deiana ed ha insistito: «Registriamo un flop assoluto nei trasporti terrestri, aerei e marittimi».

Anche il consigliere Marco Tedde (Fi) ha replicato duramente all’assessore Deiana («non siamo distratti dalle festività pasquali ma l’assessore è invece distratto a Carnevale come a Pasqua e lo sarà anche per Ferragosto»). L’esponente della minoranza ha fatto poi riferimento alle critiche mosse dal segretario regionale del Pd, all’operato dell’assessore Deiana ed ha invitato giunta, maggioranza e partito democratico a confrontarsi tra loro.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha insistito sulle recenti polemiche tra Soru e Deiana ed ha però “rivendicato” «nei confronti di Soru e dell’assessore, la tariffa unica e lo sviluppo dei collegamenti low cost in Sardegna». L’esponente della minoranza ha quindi invitato maggioranza, giunta e Pd a confrontarsi soprattutto con gli operatori dei trasporti e del turismo.

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha invitato i consiglieri della minoranza a ritirare gli emendamenti soppressivi: «Sono stati utili per consentire il confronto e gli interventi in Aula sul tema dei trasporti ma, qualora approvati, cancellerebbero commi importanti per la sopravvivenza delle aziende del trasporto pubblico come Arst, Atp e simili». L’esponente della minoranza ha concluso dichiarando voto contrario agli emendamenti soppressivi dell’articolo 7.

Il consigliere di Fi, Edoardo Tocco, ha sottolineato che gli interventi dei consiglieri della minoranza “rappresentano ciò che è un sentimento comune in materia di trasporti, soprattutto in riferimento al settore aereo”. «Noi cerchiamo di pungolarla – ha concluso Tocco – e per migliorare la sua azione può provare ad ascoltare e qualche volta anche a rispondere alle interrogazioni, soltanto io ne ho presentato a decine e mai nessuna ha avuto risposta».

Il consigliere Antonello Peru (Fi) ha parlato di “un’isola fuori dal mondo e un’Isola che non c’è”, in riferimento alle condizioni in cui versano i trasporti in Sardegna. Il vice presidente del Consiglio ha criticato  l’accordo del ’97,  Soru-Prodi («fa pagare continuità territoriale aerea e trasporto pubblico ai sardi») ed analoghe considerazioni negative ha ricolto per l’atteggiamento della Giunta in ordine alla fuga dei low cost dall’Isola («si vuole far pagare i voli scontati agli operatori del turismo») ed ha quindi evidenziato come a pagare le conseguenze più pesanti le subisca il Nord Ovest della Sardegna. «Non va meglio nei trasporti marittimi – ha concluso Peru – dove avete sostituito un monopolio di stato con un monopolista privato».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha replicato al consigliere del Psd’Az, Solinas, sull’opportunità di ritirare gli emendamenti soppressivi ed ha ribadito le critiche per l’operato dell’assessore Deiana: «E’ sufficiente leggere le cronache per comprendere la drammatica situazione in cui versa il trasporto aereo, gommato e marittimo».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito l’articolo 7 della finanziaria “l’articolo dei rattoppi” ed ha preannunciato voto favorevole agli emendamenti soppressivi confermando un giudizio negativo per le politiche dei trasporti e per l’intera finanziaria.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato l’intervento dell’assessore Massimo Deiana («stendiamo un velo pietoso sul suo intervento, perché non ha dato risposta ad una sole delle questioni poste») ed ha mostrato perplessità sulla formulazione del comma 1 laddove si stabilisce che le aziende del trasporto pubblico debbano rilasciare “formale accettazione e liberatoria” al momento del trasferimento da parte della Regione delle ritardate erogazioni delle provvidenze.

«E’ lo stesso  lo stesso identico inciso che è inserito nelle norme che hanno sanato la posizione debitoria della Regione verso l’Arst e le debenze della Regione verso le aziende del trasporto pubblico locali risalgono agli anni ricompresi tra il 2010 2 2014». Così l’assessore dei Trasporti ha replicato alle dichiarazioni della minoranza ed ha affermato che la Regione “sana senza danni e interessi eccessivi la posizione nei confronti delle aziende”.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 219=627 che non è stato approvato con 33 contrari e 15 favorevoli.

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, è intervenuta per dichiarazione di voto sugli emendamenti 220=628 e nel corso del suo intervento ha sollevato il “caso” di assunzioni per il tramite di un’agenzia di lavoro interinale, a discapito dei lavoratori del progetto “lavor@bile”.

Posto in votazione l’emendamento n. 220=628 non è stato approvato con 30 contrari e 15 favorevoli.

Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, ha invitato i presentatori al ritiro degli emendamenti n. 221=629, soppressivi del comma 3 dell’articolo 7, «perché puntano alla cancellazione della clausola di salvataggio del personale Saremar».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha raccolto l’invito del consigliere Pizzuto, seguito dall’altro firmatario Paolo Truzzu (Fd’I).

Sugli emendamenti n. 222=630 è intervenuta la consigliera Alessandra Zedda che ha insistito sulla denuncia del caso dei lavoratori del progetto “Lavor@bile” ma il presidente Ganau, dopo averla invitata ad attenersi all’argomento oggetto dell’emendamento in discussione, ha tolto la parola alla consigliera della minoranza.

Marco Tedde (Fi) ha ribadito l’invito per cancellare il comma 4 dell’articolo 7 ed ha lamentato presunti “gestacci” all’indirizzo dei consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha affermato di non aver notato atteggiamenti e comportamenti non consoni e l’Aula non ha approvato con 32 contrari e 15 favorevoli l’emendamento n. 222=630. Non approvato neanche il n. 361 (32 no, 16 sì); il n. 362 (32 no e 16 sì); il n. 413 (30 no e 15 sì) e il n. 363 (32 no e 15 sì). Quindi il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo 7 (Disposizioni in materia di trasporti) che è stato approvato con 31 sì e 15 no.

Dopo non aver approvato gli emendamenti aggiunti (nn. 257 e 258) all’articolo 7, il Consiglio ha quindi avviato la discussione generale dell’art.7/Bis (Disposizioni in materia di turismo).

Il presidente della commissione Bilancio e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

La consigliera Annamaria Busia (Sdl), illustrando un suo emendamento al comma 2 dell’articolo, ha messo l’accento sul fatto che «recepisce una norma nazionale in materia di promozione del settore nautico e turistico, che introduce per i cosiddetti Marina Resort l’Iva agevolata al 10% relativa ai mezzi in esse alloggiati come nelle altre strutture ricettive all’aria aperta». Pur mantenendo alcune criticità, ha proseguito, «interviene su materie a competenze concorrente nel rispetto del principio di leale collaborazione fra Stato e Regioni, alcune delle quali peraltro avevano legiferato in modo autonomo come Liguria, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia optando per il regime agevolato». La norma della Sardegna, ha concluso la Busia, interviene su un settore che assicura oltre 1800 posti-barca in 74 porti, luoghi in cui ogni 100 euro di spesa ne genera ben 256 nel sistema; è un fatto positivo per il turismo sardo e la portualità turistica, che ha ottenuto il riconoscimento da importanti associazioni di categoria».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha replicato che «recepire la norma nazionale, peraltro positiva, apre alcuni altri problemi non marginali come il riferimento puntuale alle strutture e la loro classificazione; ritengo poi che in qualche modo siano state negate all’assessore le sue prerogative di intervento sullo specifico della nostre su realtà locali». Inoltre, ha continuato, «la normativa regionale poggia su due leggi che già ci sono e serve un lavoro di coordinamento per inserire le nuove disposizioni nel sistema attuale; prevedo quindi difficoltà di applicazione da parte delle strutture amministrative, la fretta è stata come sempre cattiva consigliera e sarebbe utile una breve sospensione dei lavori per effettuare alcuni micro-inserimenti nel testo».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sollecitato una decisione sulla proposta di sospensione.

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) l’ha definita superflua, nel senso che sono sufficienti le delibere applicative della Giunta.

Riprendendo il suo intervento il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha definito la strada dell’emendamento «singolare, perché si sarebbe potuto fare molto di più e l’argomento lo meritava certamente soprattutto in questo momento dopo che abbiamo parlato delle enormi difficoltà del sistema dei trasporti; per esempio non c’è niente sul turismo gastronomico o religioso e niente sulle fiere a cominciare da quella internazionale della Sardegna che doveva aprire fra dieci giorni, mentre l’ente è stato soppresso».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha osservato che «trasporti e turismo vanno di pari passo eppure li trattiamo in modo scollegato ed hanno comunque uno spazio inferiore a quello che meriterebbero; il turismo, in particolare, non può essere esaurito da questo breve intervento anche perché comprende artigianato e commercio». Parlando della soppressione dell’Ente fiera decisa dalla Camera di Commercio di Cagliari, Carta lo ha definito «un segnale molto negativo nei confronti del sistema delle imprese perché lo strumento merita di avere una prospettiva oltre ai posti di lavoro che finora ha assicurato». Quanto allo sviluppo turismo costiero e portuale, secondo il consigliere sardista «va bene ma non si risolve con questo ma semmai col piano regionale dei porti, la riflessione consigliata dal collega Crisponi sarebbe stata utile».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto di provare «imbarazzo per un articolo considerato come mera appendice dell’articolo sui trasporti, cosa che resterà negli annali del Consiglio regionale; è troppo riduttivo trattare in questo modo un settore che dovrebbe essere il vero motore dello sviluppo della Sardegna, ed è sbagliato non raccogliere i consigli dell’opposizione delegando tutto alla Giunta». Mi vergogno, ha concluso, «per l’ennesima dimostrazione che questa finanziaria non ha davvero un’anima, però sono sicuro che la gente saprà distinguere le cose concrete dalla solita propaganda del governo regionale».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha osservato che va rimarcato l’errore di rinchiudere in un articolo di risulta il turismo in Sardegna, dove c’è bisogno perlomeno di altri 20.000 posti barca; oltretutto l’articolo è scritto male ed ha obiettivi confusi corretti solo parzialmente da un emendamento orale». E’evidente, ha precisato, «che il governo regionale è distratto rispetto ad uno dei più grandi settori di sviluppo della Regione, sviluppo legato a tanti fattori i cui risultati, tuttavia, non possono essere dati acquisiti per sempre». Soffermandosi sull’Ente fiera di Cagliari con 17 dipendenti senza lavoro, «non licenziati ma per strada dopo la soppressione dell’Ente a soli venti giorni dall’apertura della campionaria, la Giunta deve esprimersi non foss’altro perché l’Ente possiede le due più grandi strutture congressuali della Sardegna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha definito «imbarazzante parlare di turismo in queste condizioni, è un pasticcio che lo stesso assessore non ha potuto non vedere pur facendo buon viso a cattivo gioco; il problema è che non si sa dove appendere questa norma, una specie di post-it che non si sa dove appendere, un intervento atipico dove c’è molto da rivedere, sorpassato e scopiazzato da un Dl strutturato della legislatura precedente e da una Pl del marzo scorso». Di solito, ha concluso, «quando si copia bisogna migliorare il testo mentre qui è accaduto il contrario; se l’emendamento l’avessimo proposto noi sarebbe stato strappato in mille pezzi, invece ragioni di bassa cucina lo faranno passare, perché forse domani ci sarà un tiolo da qualche parte ma non ci sarà un buon servizio alla Sardegna».

Dopo che il Consiglio ha respinto alcuni emendamenti della minoranza è stato messo in votazione il testo dell’articolo.

Per dichiarazione di voto, la consigliere di Sdl Annamaria Busia ha invitato l’opposizione a «farsene una ragione, ci siamo riusciti, nel passato nonostante aveste scopiazzato voi non ci siete riusciti, questa norma consente di abbassare l’Iva al 10% e tutti i dettagli vengono affidati alla Giunta; gli argomenti che avete proposto non c’entrano nulla, la norma è chiarissima e porterà un numero maggiore di diportisti in Sardegna». Mi auguro anche, ha concluso, «che il collega Tedde sia più misurato».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha replicato che gli dispiace il risentimento della collega Busia ma confermo che «il testo non è copiato ma scopiazzato da una norma della Giunta Cappellacci che risale al 2013, che non era una norma appesa ad un filo come quella che avere fatto». E’evidente, infatti, «che la Giunta deve attuare disposizioni di legge e non inventarne di nuove, era una buona occasione che la maggioranza ha mancato».

Il consigliere Luigi Crisponi ha espresso anch’egli dispiacere per il fatto che la collega Busia si sia accalorata, perché «la norma è seria e importante è un errore il semplice adeguamento alla normativa nazionale, dimenticando le esigenze specifiche della Sardegna; ora mancano le necessarie direttive per l’assessorato e l’individuazione di precisi per la Giunta che, nella situazione attuale, potrà solo incollare la norma nazionale sull’impianto precedente, se la si vuole approvare in questo modo di proceda pure, pensavo di astenermi ma ora voterò contro».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha tenuto a tranquillizzare il collega Crisponi «perchè il mare è tranquillo, stiamo facendo pagare meno ai nostri diportisti e questo è un risultato; Tedde fa il disfattista a prescindere ma l’emendamento dà una risposta importantissima al settore turistico compreso l’indotto».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che il centro destra «non ha bisogno di lezioni tantomeno in materia di imposizione fiscali, casomai è il centro sinistra che è passato alla storia per le tasse sul lusso che noi abbiamo contrastato; lo spirito dell’emendamento è accoglibile perché abbiamo bisogno di interventi rivolti all’abbattimento della pressione fiscale, però abbiamo posto solo un problema reale perché così come è scritto il provvedimento non coglie nel segno e non garantisce il migliore funzionamento del sistema in una Sardegna competitiva».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la condivisione del provvedimento ricordando però che «un minuto di sospensione avrebbe risolto tutto e migliorato il testo con lievissime modifiche, ora l’assessore spieghi il perché della sua scelta».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’articolo che il Consiglio ha approvato con 30 voti favorevoli.

Subito dopo è iniziato l’esame degli emendamenti aggiuntivi. Approvato, con 41 voti favorevoli ed uno contrario, soltanto il n.823 (Busia e più) che, integrato con un emendamento orale della stessa consigliera Busia, prevede il sostegno finanziario (fino al 31 dicembre di quest’anno) alle strutture organizzate per la sosta ed il pernottamento dei diportisti, il cui trattamento normativo è assimilato a quello delle strutture ricettive all’aria aperta.

L’Aula è poi passata all’esame dell’articolo 8 “Contributo al fondo per l’integrazione del trattamento di quiescenza, di previdenza e di assistenza del personale dipendente dall’Amministrazione regionale” che stanzia 20 milioni di euro a favore del FITQ e 500mila euro per l’adeguamento dei relativi supporti informatici.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prima di procedere con il suo intervento, ha chiesto chiarimenti sull’assenza dell’assessore al personale Gianmario Demuro.

Il presidente Ganau, scusandosi con tutto il Consiglio, ha spiegato di essersi dimenticato di comunicare l’assenza dai lavori dell’assessore Demuro preventivamente annunciata alla Presidenza. «L’assessore Demuro è oggi fuori sede a ha detto Ganau a lo sostituisce l’assessore agli enti Locali Erriu».

Si è quindi passati all’esame degli emendamenti soppressivi totali e parziali dell’articolo 8 sui quali la Commissione e la Giunta hanno espresso parere contrario, mentre gli emendamenti aggiuntivi sono stati dichiarati inammissibili.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha contestato la decisione di dichiarare inammissibili gli emendamenti aggiuntivi: «Ne prendo atto ma non sono d’accordo – ha spiegato Dedoni – in questi emendamenti si parla di trattamento di quiescenza, argomenti contenuti in finanziaria. Siamo perfettamente in tema, non si modifica nulla».

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha dichiarato di volere rinunciare al suo intervento e ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi: «E’ come parlare tra sordi – ha detto Pittalis – manca in Aula l’assessore al personale al quale avremmo voluto porre delle specifiche domande. Ci sono persone che attendono risposte ma queste risposte in Finanziaria non ci sono».

Al capogruppo di Forza Italia ha replicato l’assessore al Bilancio Raffaele Paci: «Capisco l’intervento di Pittalis – ha spiegato Paci – l’assessore Demuro aveva impegni familiari, voi tutti lo conoscete: è persona rispettosa, era dispiaciuto di non essere presente. Quanto al FITQ, è una questione alla quale occorre mettere mano. Negli anni sono stati creati strati diversi di aventi diritto con prerogative, privilegi e obblighi diversi. E’ un tema di grande importanza sul quale nei prossimi mesi il Consiglio sarà chiamato ad esprimersi. Stiamo mettendo ingenti risorse sul Fitq, va verificata la sostenibilità dell’attuale sistema e individuate norme per la messa in sicurezza del Fondo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’articolo 8 che è stato approvato con 31 voti a favore e 13contrari.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’articolo 9 “Misure per la contrattazione collettiva e la mobilità del personale del sistema Regione”

Sentito il parere di Commissione e Giunta sugli emendamenti, il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento soppressivo n.227 che è stato respinto dall’Aula con 31 voti contrari e 11 a favore. Stessa sorte per gli emendamenti n. 228=636 e 229=637 entrambi bocciati.

Sull’emendamento soppressivo n. 230 è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto chiarimenti sull’esito delle interlocuzioni tra Giunta e sindacati dei dipendenti dell’Ente Foreste. «In questo articolo si prevedono 337 mila euro annui per la contrattazione collettiva del personale dell’Ente Foreste – ha detto Pittalis- mi sembra una cifra inadeguata. Il contratto è fermo dal 2010 per il blocco delle contrattazioni nella Pubblica Amministrazione. Oggi è possibile intervenire ma ha senso farlo solo se si prevedono risorse adeguate per lo scopo. Come sostengono i sindacati, 337mila euro sono un’inezia. Tra l’altro, mi risulta che la dirigenza dell’Ente Foreste abbia avuto un adeguamento abbastanza sostenuto, cosa che non avviene per il resto del personale dipendente. E’ possibile un’integrazione di risorse per dare risposte al comparto? L’Ente Foreste è l’unico settore che non ha usufruito del trattamento di cui sono stati beneficiari tutti gli altri dipendenti della Regione. E’ un’ingiustizia alla quale occorre porre rimedio».

L’assessore al Bilancio Raffaele Paci ha riferito di aver incontrato, insieme agli assessori all’Ambiente e al Personale, i rappresentanti sindacali dell’Ente Foreste. «E’ stato un incontro positivo nel quale si è parlato non solo di contrattazione collettiva ma anche della legge di riforma del settore – ha spiegato Paci – ai dipendenti dell’Ente Foreste è stata comunque destinata, in proporzione, la stessa cifra stanziata per la contrattazione collettiva degli altri dipendenti regionali. Abbiamo accolto la richiesta di un adeguamento per chi ha stipendi molto bassi, siamo inoltre rimasti d’accordo sulla possibilità di reperire risorse aggiuntive all’interno del bilancio dell’Ente. Ci vedremo dopo la finanziaria per fare il punto della situazione. Se ci sarà la necessità di intervenire lo si potrà fare con l’assestamento di bilancio». L’emendamento n.230 è stato ritirato.

Respinti, invece, gli emendamenti soppressivi nn. 231, 232 e 692, mentre ha ottenuto il via libera dall’Aula l’emendamento sostitutivo parziale n. 576 presentato dalla Giunta regionale che fissa in 3 milioni e 259mila euro la cifra destinata alla contrattazione collettiva dei dipendenti regionali per il 2016.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale dell’articolo 9 che è stato approvato con 30 sì e 14 no.

Il Consiglio è poi passato all’esame dell’articolo 10 “Norma in materia di provvidenze, agevolazioni o vantaggi”. Acquisito il parere sugli emendamenti di Commissione e Giunta, il presidente ha messo in votazione l’emendamento soppressivo n. 233. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha sollecitato un iter semplificativo per facilitare le transazione tra Regione e cittadini-debitori: ««E’ un problema che viene ripetutamente segnalato da chi ha debiti nei confronti della Regione e ha difficoltà a concluder accordi transativi – ha detto Pittalis – non si capisce a quali uffici ci si debba rivolgere. Si tratta di creare all’interno dell’amministrazione di una struttura che possa occuparsi di questo. Le risposte alle richieste dei cittadini arrivano dopo 8-10 mesi».

L’assessore al Bilancio Raffaele Paci, condividendo le preoccupazioni espresse dal capogruppo di Forza Italia, ha riconosciuto le difficoltà ad individuare gli uffici ai quali rivolgersi. «Stiamo cercando di semplificare – ha detto Paci – l’assessorato di riferimento sarà quello del Bilancio e il servizio competente quello del Credito». Messo in votazione, l’emendamento n.233 è stato respinto con 31 voti contrari e 14  a favore. Bocciati, in rapida successione, anche gli emendamenti soppressivi nn. 234=641, 235=642, 236=643, 237=644 e 645.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo che è stato approvato con 31 voti favorevoli e 14 contrari.

Disco rosso invece per gli emendamenti aggiuntivi n. 275, 285, 286 e 287.

Sull’emendamento aggiuntivo n.288 è intervenuto il primo firmatario Marco Tedde (Forza Italia): «E’ una proposta finalizzato ad eliminare uno scempio che grava sul sassarese: il Palacongressi del Lido di Alghero – ha detto Tedde – la Regione fa finta che questa struttura non esista, invece potrebbe essere utilizzata per fare diverse cose. Bisogna porsi il problema, non si può pensare di buttare 25 milioni di euro. La struttura è in stato di abbandono, con un milione di euro in un triennio potrebbe essere recuperata e utilizzata. Occorre intervenire subito, prima che diventi irrecuperabile». Messo in votazione, l’emendamento n.288 è stato respinto.

Bocciato anche l’emendamento n. 289 (Tedde e più) che proponeva di stanziare 300mila per uno studio di fattibilità finalizzato alla riqualificazione dell’area agricola pubblica di Surugheddu-Mamuntanas recentemente messa in vendita dalla Regione. «Si tratta di un’area di 1300 ha di grande pregio che potrebbe funzionare da volano per l’intero territorio del Nord Ovest – ha detto Tedde – è stato uno sbaglio pubblicare la manifestazione di interesse per la vendita. C’erano idee pensate da Laore che aveva previsto il recupero delle strutture a fini turistici e attività agricole d’eccellenza. Questa ipotesi è stata cestinata, ora aspettiamo che un imprenditore dica cosa bisogna fare». Posto ai voti, l’emendamento è stato respinto. Successivamente sono stati bocciati tutti gli altri emendamenti aggiuntivi presentati dalla minoranza.

All’esame dell’aula l’articolo 10 bis “Integrazione alla legge regionale n. 25 del 1988”. Nella discussione generale è intervenuto  Daniele Cocco (SEL) che ha chiesto alla giunta, dopo l’approvazione della Finanziaria, di incontrare le compagnie barracellari per discutere il loro ruolo in materia di incendi. Non possiamo permetterci – ha detto Daniele Cocco – di fare a meno di questa forza lavoro. Dello stesso parere il consigliere Pd Roberto Deriu e il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha  ricordato che gli emendamenti soppressivi sono stati presentati proprio per attirare l’attenzione su questa categoria. Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi e ha invitato la giunta a chiarire bene la posizione delle compagnie barracellari. E’ triste in una finanziaria – ha detto ancora – non sentire né l’assessore del turismo né l’assessore del lavoro. Questo testimonia profonde carenze in questi due settori. L’assessore alla programmazione Raffaele Paci ha confermato l’impegno di incontrare al più presto le compagnie barracellari per affrontare il tema degli incendi anche alla luce della riorganizzazione del settore. Queste assicurazioni hanno fatto sì che il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ritirasse l’emendamento 726. Il Consiglio ha approvato l’articolo 10 bis (presenti 47, sì 46) e l’emendamento 578. Questo emendamento, presentato dalla giunta regionale, prevede l’inserimento dell’articolo 10 ter “Black list dei soggetti esercenti attività di rilascio di garanzie in via professionale”. E’ stato approvato anche l’articolo 11 (norma finanziaria). I lavori si sono conclusi. Il Consiglio è stato convocato per domani mattina alle 10.00.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato oggi l’articolo 5 della Manovra finanziaria, contenente disposizioni in materia di enti locali, pianificazione paesaggistica e urbanistica, edilizia residenziale pubblica e lavori pubblici, e l’articolo 6, su interventi nel settore dei beni e dei servizi culturali, informazione, spettacolo e sport.

In apertura di seduta, il presidente della commissione e la Giunta hanno illustrato i pareri sugli emendamenti presentati. L’assessore Raffaele Paci in particolare si è riservato un parere più compiuto, volta per volta, sugli aggiuntivi.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato che l’articolo, in qualche modo, «riporta indietro nel tempo quanto si discuteva la riforma degli Enti locali che abbiamo criticato con forza perché dannosa per la Sardegna, perché fa scivolare verso il sud, anche come accentramento di risorse, verso la città metropolitana di Cagliari». Rispetto a questo processo, ha lamentato Tedde, «la rete metropolitana ipotizzata per Sassari, che in realtà era solo una presa in giro per recuperare alcuni consiglieri riottosi di maggioranza, la stessa finanziaria dimostra che evidentemente quei consiglieri hanno risposto male la loro fiducia tanto è vero che le risorse sono pari a zero».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha sottolineato positivamente il fatto che «il fondo unico per gli Enti locali non sia stato ridimensionato, perché ha rappresentato una conquista importante che lascia spazi di autonomia alle amministrazioni, mentre in passato i Sindaci erano costretti a presentarsi con il cappello in mano davanti all’assessore di turno». Però, ha protestato Cossa, «ci sono riduzioni consistenti su voci che hanno una incidenza rilevante, dalle Pro loco alle bande musicali, dalle scuole civiche di musica alle compagnie barracellari; possono sembrare cose marginali solo a chi non ha avuto esperienza negli enti locali ma, invece, mobilitano migliaia di persone molto spesso con attività di volontariato». Oltretutto, ha aggiunto, «non si tratta di emolumenti ma di interventi rivolti solo ad incoraggiare iniziative sui territori; quanto alla loro collocazione nella finanziaria sarebbe sbagliato metterle nel fondo unico perché devono avere una destinazione precisa, a parte il fatto che siccome il fondo unico è rimasto invariato vuol dire che queste risorse sono state tagliate ed occorre, perlomeno, riportarle al livello del passato».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha respinto le interpretazioni della minoranza, sostenendo che «è giusto intervenire per cambiare finanziarie che tagliavano su sociale, cultura e lotta alle povertà; questa, al contrario, ha risorse importanti in questi settori ma è sempre meglio restare vigili per evitare l’assalto alla diligenza da parte di chi privilegia l’economia rispetto ai bisogni delle persone».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha osservato in apertura che «la realtà è diversa dai sogni di Pizzuto, perché la difesa dei ceti deboli non si fa solo riconoscendone la debolezza e dispensando elemosine ma piuttosto togliendoli dalla loro condizione creando sviluppo e occupazione, attraverso un sistema privato che ha anche una sua dimensione sociale; vanno bene i sussidi ma, se reddito di cittadinanza deve essere, allora va riconosciuto anche alle casalinghe che fanno un lavoro enorme, posto che la vera libertà è prima di tutto la libertà dal bisogno».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha affermato che il collega Cossa ha ragione quando parla di impegni assunti per le compagnie barracellari, «credo che noi dobbiamo intanto varare al più presto la legge di riforma, poi prevedere le risorse necessarie a sostegno di una realtà presente nell’80% del territorio della Sardegna, che svolge un lavoro importante anche su protezione civile». Mi è giunta notizia, ha continuato Cocco, «di un comunicato delle compagnie con cui si annuncia la decisione di rifiutare la firma di protocolli con i Comuni in materia di protezione civile; questa sollecitazione va raccolta (se non in questa fase subito dopo) anche con l’intervento capigruppo, perché sarebbe drammatico un loro disimpegno, è vero che le risorse sono state sostanzialmente mantenute ma riconosciamo che non sono sufficienti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha segnalato che «rischia di passare sotto silenzio una scelta che per noi è inquietante, forse non interamente attribuibile alla Giunta, con cui si introduce attraverso un emendamento una norma che nasconde l’accentramento in capo alla Giunta del Piano dei lavori pubblici, prevedendo una semplice comunicazione alla commissione». In pratica, ha insistito, «la Giunta fa quello che le pare e le piace e comunica le sue decisioni su un Piano, lo ricordiamo, che ha una dotazione di 700 milioni; forse qualcuno si è reso conto di aver esagerato ed infatti è poi comparso un altro emendamento che annulla il precedente ma resta la traccia della scarsa considerazione che la Giunta ha della sua stessa maggioranza e del Consiglio».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta.

L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci ha chiarito che non sono stati fatti tagli per le scuole civiche di musica, le bande musicali, le compagnie barracellari e le pro loco. «La conferenza degli enti locali ha affrontato il problema delle riduzione dei finanziamenti – ha detto Paci – l’obiettivo è quello di non penalizzare i comuni. C’è stata la piena assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni locali. I comuni decideranno, nell’ambito della loro autonomia gestionale, quali voci finanziare ».

Paci ha poi definito “urgente” la revisione del Fondo Unico. «Per affrontare le emergenze abbiamo previsto una serie di emendamenti condivisi che consentiranno di ripristinare alcune voci. Per questo abbiamo dato parere positivo all’emendamento n. 821».

L’assessore degli Enti Locali Cristiano Erriu ha invece spiegato che i commi 2 e 4 dell’articolo 5 disciplinano due cose diverse: il primo prevede l’acquisizione di dati cartografici per l’estensione del piano paesaggistico alle zone interne, il secondo riguarda un’attività di ricerca. «Entrambe le azioni – ha chiarito Erriu – hanno come obiettivo l’adeguamento del primo ambito costiero e l’estensione alle zone interne del piano paesaggistico».

L’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, ha invece fugato i dubbi sul sospetto che la Giunta volesse avocare a se le competenze sul Piano delle Infrastrutture esautorando il Consiglio. «L’articolo 4 della legge n.5 del 2005 vincola il Consiglio ad esprimersi una sola volta sul Piano delle infrastrutture – ha detto Maninchedda – noi con questa norma della finanziaria interveniamo per rendere possibile l’aggiornamento del provvedimento. Oggi, se cade un ponte o si rompe un argine, l’assessorato non può intervenire senza una modifica del Piano».

Ha poi preso la parola il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto (Pd) che ha accolto favorevolmente il chiarimento dato dalla Giunta. «Emerge chiara la volontà che quando c’è un atto dell’esecutivo che chiama in causa il Consiglio è necessario coinvolgere la Commissione competente. L’emendamento poteva creare un fraintendimento. Né noi, né la Giunta – ha concluso Lotto – volevamo cambiare le regole».

Si è quindi passati alla votazione degli emendamenti soppressivi parziali n.195= 554= 604 che sono stati respinti con 30 voti contrari e 17 a favore.

Bocciati anche gli emendamenti soppressivi 196=605; 197=606 e 198=607.

E’ poi intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis  per annunciare il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi parziali della minoranza. «Abbiamo raggiunto l’obiettivo di porre in evidenza alcune anomalie contenute nell’articolo 5 – ha detto Pittalis – c’è pero un’altra questione che merita attenzione: il comma 1 prevede che i soldi destinati, fino allo scorso anno, alle province vengano ripartiti tra le province ancora esistenti, le Unioni dei Comuni e la Città Metropolitana.  Se così è fermatevi e trovate il modo di correggere la norma. Altrimenti è una vergogna, così si comprimono le aspettative dei comuni che non fanno parte della Città Metropolitana».

A Pittalis ha replicato l’assessore degli Enti locali Erriu: «Invito i consiglieri a leggere il comma 1 con la legge 2 che stabilisce i criteri per governare i flussi finanziari gestiti dagli enti territoriali – ha detto l’assessore – sappiamo che i fondi transitano verso le associazioni dei Comuni e la Città Metropolitana ma sappiamo anche che la Città Metropolitana ha molte entrate proprie. La legge 2 consente di disciplinare il riparto delle risorse affrontando le criticità. Si applica il principio che il personale segue le funzioni. Se le funzioni rimangono alle province è giusto che queste conservino i finanziamenti,  se le funzioni transitano ai Comuni i denari devono essere trasferiti alle amministrazioni civiche. Altro discorso riguarda invece la finanza pubblica statale. Le risorse per gli enti locali sono ridotte. E’ un tema che cercheremo di governare».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti sostitutivi parziale nn. 341, 342, 343, 397, 398, 399, 400, 401, 402, 403, 404, 405, 34 e 406 che sono stati bocciati in rapida successione

L’Aula ha quindi approvato il testo dell’articolo per poi passare all’esame degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento n.666 è intervenuto il consigliere di Forza Italia Antonello Peru: «Questo emendamento ha l’obiettivo di dare certezza e tranquillità almeno per il 2016 ai lavoratori delle società in house delle province stanziando la somma di 5 milioni di euro – ha detto Peru – vedo che la maggioranza ne ha presentato un altro che stanzia 1,5 milioni di euro. Vorremmo capire se queste risorse sono sufficienti per il 2016. Solo per Sassari servono due milioni di euro. Se la Giunta dice che queste risorse sono sufficienti avremmo la garanzia per i lavoratori e per l’erogazione di servizi fondamentali per i cittadini».

A Peru ha risposto l’assessore Paci: «Ho imparato che le certezze non esistono – ha detto il responsabile della Programmazione – cerchiamo di fare il possibile.  Con un  milione e mezzo di euro proviamo a dare qualche risposta con l’impegno, se i fondi non sono sufficienti, di intervenire in altro modo. Il sistema va riorganizzato dopo il passaggio di competenze dalle province alle Unione dei comuni. Oggi non ci sono le risorse necessarie per dare sicurezze a tutti».

Messo in votazione, l’emendamento 666 è stato respinto con 33 voti contrari e 18 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 810 che emenda il 720 con il quale si stanzia la somma di 1,5 milioni di euro a favore delle società in house. Entrambi gli emendamenti sono stati approvati.

Il presidente Ganau ha poi aperto la discussione sull’emendamento n.710 (Tendas e più) per il quale Giunta e Commissione hanno presentato un invito al ritiro.

Il primo firmatario Mario Tendas (Pd) ha annunciato l’intenzione di mantenerlo. Subito dopo è intervenuto il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino che ha chiesto di poter apporre anche la sua firma all’emendamento.

Mario Tendas ha quindi spiegato la ratio della proposta : «L’emendamento mira a dare risposte alle persone che hanno subito danni nell’alluvione del 2013. Finora si è mostrata attenzione per il settore pubblico mentre i privati non hanno ottenuto nessun ristoro – ha affermato Tendas – al problema sono interessati un’ottantina di paesi. Le recenti deliberazioni della Giunta hanno introdotto criteri che rendono difficoltose le procedure per l’assegnazione delle risorse. Non viene preso in considerazione chi ha subito danni inferiori a 10mila euro. Le somme messe a disposizione coprono solo il 5% dei danni subiti. Non si possono dimenticare situazioni che hanno creato danni notevoli alle persone e alle amministrazioni comunali».

Il capogruppo di Sovranità, Democrazia e Lavoro Roberto Desini  ha chiesto di presentare un emendamento orale per prevedere che il ristoro dei danni venga riservato anche ai comuni colpiti dall’alluvione del giugno 2014.

Sulla proposta di Tendas si è detto d’accordo anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto di aggiungere la sua firma a quelle dei presentatori dell’emendamento.

Giuseppe Meloni (Pd) ha annunciato il suo voto favorevole. «Le leggi che vengono approvate in Consiglio devono essere applicate. Questo significa trovare anche le risorse necessarie per attuare le norme. Abbiamo votato una legge per il ristoro dei danni dei privati colpiti dall’alluvione finanziandola con un milione di euro – ha detto Meloni – questa è l’occasione propizia per rimpinguare il fondo. 5 milioni sono pochi ma un segnale deve essere dato».

Eugenio Lai (Sel) ha proposto un’ulteriore integrazione orale all’emendamento n.710 chiedendo di prevedere tra i beneficiari degli indennizzi anche i comuni colpiti dalla grandinata del 2015.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato i colleghi a “non ridurre a barzelletta un tema di questa portata” e chiesto alla Giunta di chiarire la propria posizione sull’argomento.

L’assessore Paci, replicando a Pittalis, ha ribadito l’invito al ritiro dell’emendamento. «Il tema è serio, ma non si può votare un emendamento di questo genere per le persone colpite dall’alluvione del 2013. Perché non del 2014 o 2015? Ricordo le polemiche nate quando si è proposto di destinare risorse del Fondo Unico per le emergenze lavoro – ha detto Paci – con un emendamento si vorrebbero sottrarre 5 milioni di euro alle finalità pubbliche per intervenire a favore dei privati. Chi ha subito danni dall’alluvione merita attenzione ma non con un emendamento di questo genere. Tendas ha avuto il merito di segnalare che oltre ai danni al patrimonio pubblico esistono anche quelli al patrimonio privato».

E’ quindi intervenuto il primo firmatario dell’emendamento annunciandone il ritiro.

Il consigliere di Forza Italia ha chiesto al proprio capogruppo di far proprio l’emendamento: «L’assessore dice che stiamo utilizzando soldi pubblici per andare incontro ai privati. E’ stato fatto inoltre un paragone con altri eventi calamitosi che non regge, le motivazioni per un intervento a ristoro dei danni dell’alluvione 2013  sono nei dati. Forse non ci ricordiamo cosa è successo, volete che qualcuno vi ricordi i morti del 2013 per farvi capire che è stata un’alluvione diversa dalle altre? Se i privati non possono contare sul pubblico su chi possono contare?».

Il capogruppo sardista Angelo Carta ha dichiarato di voler far proprio l’emendamento: «Lo Stato ha stanziato 5 milioni per l’istituzione di una zona franca nei comuni colpiti dall’alluvione del 2013 – ha ricordato Carta – il ministero dello Sviluppo Economico avrebbe dovuto fare un decreto ad hoc. Così non è stato: i 5 milioni non sono mai arrivati. Cosa ha fatto la Regione per sollecitare l’erogazione delle risorse? Visto che siamo stati scippati dallo Stato di 5 milioni, credo che non sia una bestemmia stanziare l’1% del Fondo Unico a favore dei comuni alluvionati».

Luca Pizzuto (Pd) ha espresso solidarietà a Tendas. «Spesso ci facciamo portatori di istanze dolorose che poi, nei meandri del Consiglio, non vengono accolte – ha detto Pizzuto – è un problema che riguarda tutti: la finanziaria, nonostante gli importanti risultati raggiunti sul fronte della vertenza entrate, non è sufficiente a coprire i bisogni di cui siamo portatori. Serve aprire una riflessione su come riaprire la partite sul piano nazionale». Pizzuto ha quindi annunciato di non voler partecipare al voto.

Daniele Cocco (Sel) si è detto invece in sintonia con l’assessore Paci. «L’argomento è stato discusso in Commissione. Sul Fondo Unco c’è stato un accordo chiarissimo – ha detto Cocco – sottrarre risorse al Fondi unico sarebbe una perequazione al contrario. Sosteniamo l’esigenza di ristorare i danni, ma i soldi non possono essere presi dal Fondo Unico».

Il presidente della Commissione “Governo del Territorio” Antonio Solinas (Pd), rispondendo al consigliere Fasolino, ha difeso l’atteggiamento assunto dalla maggioranza. «Se abbiamo presentato l’emendamento è perché c’è sensibilità – ha detto Solinas – non può però essere messa a rischio una grande conquista come il Fondo Unico».

Voto contrario ha annunciato il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini: «Chi può essere contrario a ristorare i danni dei privati? Chi non può capire lo sfogo di Fasolino? L’ho vissuto anch’io in Ogliastra nel ’99. Anche allora vennero stanziati 12 milioni di euro dallo Stato mai trasferiti ai comuni. Carta, che ha fatto l’assessore ai Lavori pubblici, dica quando sono stati stanziati i fondi per ristorare i privati. La Commissione ha valutato gli argomenti e ha stabilito che 5 milioni non servono a nulla. Intervenire sul Fondo unico è inutile, sarebbe difficile anche individuare i soggetti a cui dare priorità di risposte. Non è questo il modo di affrontare il problema. Meglio intervenire sul piano delle infrastrutture per mettere in sicurezza i paesi o pensare a un provvedimento di legge».

Per Luigi Lotto (Pd) presidente della Commissione “Attività Produttive” «quando si ritira un emendamento è perché si fa una scelta politica, come quando si è deciso di tornare indietro sulla possibilità di prelevare 8 milioni di euro dal Fondo Unico. Se Tendas ritira l’emendamento tutto il resto appare strumentale».

Angelo Carta (Psd’Az) ha precisato di non voler misurare la sensibilità di nessuno. «Ho posto una questione – ha detto Carta – la V Commissione ha approvato una risoluzione per chiedere alla Giunta di attivarsi per l’istituzione della zona franca nei comuni colpiti dall’alluvione. Finora si sono persi 5 milioni di euro. O ci impegniamo a recuperare quei soldi altrimenti dobbiamo fare qualcos’altro».

L’assessore Paci ha garantito l’impegno della Regione: «Nei giorni scorsi ho parlato con il Capo di gabinetto della Presidenza che sta lavorando alla partita insieme a Palazzo Chigi. Ci sono difficoltà a stabilire il perimetro dei comuni beneficiari. Noi stiamo sul pezzo – ha concluso l’assessore alla Programmazione – non è nostra intenzione perdere nemmeno un euro».

Dopo l’intervento dell’esponente dell’esecutivo il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 710.

Emendamento che, su richiesta del consigliere Fasolino, è stato fatto proprio dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. Messo in votazione è stato respinto con 29 voti contrari e 16 a favore. 

Annunciata la votazione dell’emendamento n. 546, il primo firmatario Gianni Tatti (Udc) ha ricordato l’accordo per i Comuni dell’Alta Marmilla («sono i più disastrati della Sardegna») ed ha spiegato che con l’approvazione dell’emendamento si offrono all’esecutivo gli strumenti per combattere lo spopolamento. L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha ricordato che l’Alta Marmilla gode di specifiche e mirate risorse a valere su fondi nazionali e di programmazione europea: «Non è necessario dunque, data la limitatezza delle risorse regionali, stanziare specifici fondi del bilancio regionale».

L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 546 e con successive e distinte votazioni gli emendamenti n. 252, 253, 548, 254, mentre il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha accolto l’invito al ritiro per l’emendamento n. 276. Non approvato l’emendamento 345. Nel merito dell’emendamento 549 e sull’emendamento all’emendamento 821 è intervenuto il consigliere di Fi, Antonello Peru, per chiede alla giunta il ritiro dell’emendamento 549. 

Il presidente ha proceduto ponendo in votazione l’emendamento n. 821 che sostituisce parte dell’emendamento 549 (entrambi approvati con due distinte votazione), reintroducendo così il parere della commissione competente all’aggiornamento periodico del piano delle opere e delle infrastrutture di cui all’articolo 4 della legge 9 marzo 2015 n. 5 approvato.

Quindi il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento n. 550 e dopo una breve sospensione dei lavori, l’onorevole Daniela Forma (Pd) ha accolto l’invito al ritiro per l’emendamento 551. Anche il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha accolto l’invito al ritiro per due emendamenti a sua firma: il numero 422 e il n. 816. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 559 e il n. 786 mentre il consigliere del Pd, Walter Piscedda, ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento n. 552.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, è intervenuto a sostegno dell’emendamento a sua firma (n. 667) tendente a garantire i fondi necessari per la messa in sicurezza della Rotonda di Platamona, il cui muro perimetrale, lo scorso luglio, è crollato sui bagnanti provocando cinque feriti di cui uno in gravi condizioni. Posto in votazione, l’emendamento 667 non è stato approvato con 30 no e 16 sì. Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha quindi accolto l’invito al ritiro dell’emendamento 423, tendente a stanziare risorse per la Rotonda di Platamona. A conclusione dell’intervento del consigliere Lotto (Pd), assessore Paci è intervenuto per ribadire l’impegno della Giunta per reperire le risorse utili ai lavori di messa in sicurezza e ripristino della rotonda di Platamona.

Approvato l’emendamento n. 813 che emenda l’emendamento 749, anch’esso approvato, che abroga il secondo periodo del comma 4 bis dell’articolo 2 della legge 24\2014 n. 19.

Non approvati, invece, gli emendamenti n. 271, 273, 274, 276 e 346.

Approvato, invece, nonostante l’invito al ritiro, l’emendamento n. 555, firmato dai consiglieri del gruppo Sel che, così come spiegato dal consigliere Agus, stabilisce che “avanzi di amministrazione degli enti locali possano essere impiegati in progetti e opere da realizzarsi per il miglior utilizzo sociale ed economico di immobili di proprietà comunale o del demanio regionale assegnati al comune”. La votazione, il cui scrutinio è stato il seguente, 32 sì e 13 no, si è tenuta dopo che l’assessore del Bilancio aveva dichiarato che l’emendamento era soggetto ad impugnativa qualora fosse stato approvato.

Analoga situazione si è verificata in occasione della votazione dell’emendamento n. 556, per il quale il gruppo di Sel non ha accolto l’invito al ritiro. Il consigliere Eugenio Lai (Sel) ne ha spiegato le motivazioni dichiarando che con l’approvazione dell’emendamento si tutelano quei Comuni che per cause non imputabili alla loro responsabilità hanno sforato il patto di stabilità 2015 e che dimostrino di rientrare dallo sforamento entro l’anno 2016.

La consigliera di Sdl, Anna Maria Busia, ha dichiarato voto a favore («in qualche occasione è opportuno forzare la mano anche a rischio di impugnazione» e l’Aula, con 29 sì, 16 no e 2 astenuti, ha approvato l’emendamento 556. Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, ha invece accolto l’invito al ritiro per l’emendamento 557 e il Consiglio con successive e distinte votazioni non ha approvato gli emendamenti n. 558, 668, 669. Concluse le votazioni degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 5, l’Aula ha proceduto con l’esame degli emendamenti e dell’articolo 6 (Interventi nel settore dei beni e dei servizi culturali, informazione, spettacolo e sport). Il presidente Gianfranco Ganau ha elencato tutti gli emendamenti presentati e il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato il parere che è risultato favorevole solo per i seguenti emendamenti: 753, 815, 754, 561 e emendamento all’emendamento 812, 562, 755, 563, 564 e per emendamento all’emendamento 802 e 819, 756, 721, 757, 676, 758, 759, 572, 760, 761 e emendamento all’emendamento 820, 762; mentre ha invitato i presentatori al ritiro degli emendamenti: 567, 571, 268 e 712, e ha dato parere contrario per tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo 6.

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione dell’art. 6 (Interventi sui beni e i servizi culturali, informazione, spettacolo e sport).

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha messo in evidenza che l’articolo prevede «una serie una serie di interventi importanti nel sistema-Regione ma mostra, ancora una volta, l’assenza di una strategia complessiva mentre, in realtà, le scelte della maggioranza scontentano un po’ tutti perché avete fatto una specie di gioco delle tre carte; sulle scuole paritarie che subiscono tagli significativi, sull’università per cui ci si aspettava qualcosa di diverso, sul cinema che concentra risorse solo sulla film commission, per continuare con i beni museali, i teatri con fondi assegnati solo a piccole strutture private come quella di Sassari azzoppando il Lirico e abbandonando, ad esempio, il Teatro delle Saline».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha condiviso l’intervento della collega Zedda, in particolare su scuole paritarie che, ha detto, «svolgono in Sardegna un ruolo essenziale nella scuola dell’infanzia con funzioni di supplenza in molti Comuni; la maggioranza ha mostrato un approccio ideologico punitivo dimenticando che i genitori pagano una doppia tassazione». C’è poi, ha ricordato, «un problema che riguarda l’emendamento della maggioranza che prevede 1 milione di euro in base alla legge 56 per organismi che hanno subito in passato tagli superiori al 40%; la finalità è giusta ma si determinano disparità di trattamento evidenti».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, riprendendo la questione della scuole paritarie si è soffermato sul «calvario di queste benemerite istituzioni, sempre trattate senza amore dal centro destra, mentre da parte nostra non c’è nessuna preclusione ideologica o uno sfavore pregiudiziale, anzi riconosciamo che contribuiscono in modo determinante al sistema formativo regionale colmando lacune della struttura pubblica». Non abbiamo risolto il problema, ha proseguito, «c’è ancora da fare e tutto non può essere risolto tutto con la finanziaria, ma la scuola resta comunque al centro degli obiettivi programmatici dell’amministrazione e quando cadrà la polvere che un po’ tutti solleviamo emergerà che la scuola esce rafforzata e ritrova speranza nel futuro». Sulla cultura, ha poi osservato Deriu, «ho sentito giudizi troppo teneri  dell’opposizione forse perchè devono farsi perdonare un passato non brillante; voglio però ricordare che sul cinema si investe in modo reale ed intenso valorizzando anche cose buone del passato perché convinti che sia un formidabile per l’immagine della Regione e la stessa identità del popolo sardo». Ci sarà modo di intervenire ancora, ha concluso il vice capogruppo del Pd, «e su questo abbiamo assunto impegni precisi con un ordine del giorno sul diritto allo studio, sul quale Giunta ha comunque già pacchetto di interventi di sostegno».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia) ha definito la cultura elemento qualificante della finanziaria su cui occorre però, a suo avviso, fare alcune considerazioni. La nazione Italia, ha sostenuto, «è nata prima dello Stato grazie all’arte, perché l’arte crea potenza ed unità e questa deve essere anche la nostra prospettiva mentre noi, purtroppo, sostanzialmente neghiamo questa dimensione». Eppure, ha proseguito citando la stretta relazione fra la situazione sarda e turismo, «dovremmo capire la sua enorme capacità di attrazione di visitatori ed investimenti e di volano dell’economia». Se l’amministrazione si vuole caratterizzare sotto questo profilo, ha poi precisato, «secondo noi lo fa troppo poco, nonostante abbiamo concentrato il nostro spazio emendativo sulla correzione di alcune iniziative comprese nell’art. 6 sull’arte e sulla e lingua, perché non solo crediamo nella centralità di questo settore nella nostra comunità, ma siamo convinti che abbia ancora un grandissimo potenziale inespresso». Chiediamo perciò più attenzione per la nostra identità e, ha detto ancora, «un maggiore equilibrio fra le risorse assegnate alle grandi compagnie che acquistano prodotti dall’esterno e le piccole che producono nella Regione raccontando la nostra storia, così come nel cinema serve equilibrio fra le grandi produzioni ed i produttori locali, nelle arti, nella musica e nelle lingua».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha condiviso gli argomenti del collega Zedda che ha elencato alcuni buoni propositi, aggiungendo che «bisogna essere intelligenti per affermare che dentro la nazione italiana c’è la nazione sarda, con tutte le sue varianti autonomiste». Il problema centrale, a suo giudizio, «è che la politica per la lingua e la cultura sarda da tempo ha perso il riferimento del Consiglio regionale salvo occasioni sporadiche». In proposito ha citato l’esperienza della Catalogna, «dove da cento dialetti catalani nacque poi una sola lingua salvo poi assistere ad una nuova stagione di frammentazione, con un percorso analogo a quello della Sardegna; io sono per la lingua di ciascun paese ma è chiaro che ci vuole un intervento normativo strutturale perché attorno a questo si costruisce un robusto tessuto culturale e identitario, rilanciando la storia della Sardegna nel Mediterraneo».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, raccogliendo le sollecitazioni «interessanti» emerse dal dibattito ha osservato che «da questo contesto generale manca una valutazione sulle politiche culturali fin qui seguite dalla Giunta, oltretutto con risorse largamente insufficienti». Il collega Deriu, ha detto ancora, «non può lavarsi la coscienza con un ordine del giorno sulle scuole paritarie ed il diritto allo studio perché, nei fatti, ciò significa ammettere il fallimento delle pochissime azioni avviate da due anni a questa parte, basta ricordare la protesta di appena qualche giorno fa sotto il palazzo del Consiglio regionale di tutto il mondo dello spettacolo e la singolare manifestazione per il diritto allo studio cui hanno partecipato il Rettore dell’Università ed il Sindaco di Cagliari che hanno sfilato non si sa bene contro chi, se contro Renzi o contro Pigliaru o addirittura contro se stessi».

A nome della Giunta l’assessore della Pubblica istruzione Claudia Firino ha affermato che «questa finanziaria testimonia allo stesso tempo un impegno importante e inversione di tendenza perché, nonostante una situazione complessa, si aumentano gli stanziamenti in alcuni comparti, affrontando alcune emergenze e scegliendo di consolidare alcuni investimenti strutturali con scelte molto chiare». Per lo spettacolo, ha ricordato, «è stato stanziato 1 milione in più così come sono state aumentate le risorse per altri settori: l’informazione, il cinema dove sono stati sbloccati i bandi sbloccati dopo cinque anni, il sistema radio televisivo allargato a tv, radio e nuovi media, lo sport, la scuola e università con l’incremento del fondo unico e i fondi per le decentrate, il diritto allo studio con le nuove borse e la scuola con progetti mirati». Per quanto riguarda le scuole paritarie, ha concluso l’assessore, «non abbiamo alcun pregiudizio ideologico ed anzi abbiamo confermato i fondi». Si può certamente può fare di più, ha detto infine, «ma l’inversione di tendenza c’è». (Af)

Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti all’articolo 6. Il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi totali e parziali. Rivolgendosi però all’assessore alla Pubblica Istruzione ha detto che non c’è nessuna ragione di enfatizzare i finanziamenti sull’informazione o sulle scuole paritarie. Il presidente della Seconda commissione Gavino Manca (Pd) ha sottolineato che  effettivamente  sul sistema dell’informazione  c’è stato uno stanziamento di 800.000 euro, ma che c’è l’impegno, in sede di assestamento, di trovare altre risorse. L’attenzione – ha assicurato –   è massima. Il presidente della Terza commissione Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato che, per le  scuole paritarie, per il 2016 sono stati stanziati 18 milioni di euro. Il presidente della Quinta commissione Luigi Lotto (Pd) ha precisato che il teatro di Sassari non è privato ma è un teatro comunale. Pietro Pittalis (Forza italia) ha sottolineato il grande ruolo sociale delle scuole paritarie e ha detto che le risorse stanziate sono insufficienti.

Il testo dell’articolo 6 è stato approvato.

Sono stati approvati gli emendamenti: 753 che nel comma 4 dell’articolo 6 sostituisce lo stanziamento di 1.000.000 con 1.500.000; l’emendamento all’emendamento 815 che sopprime dall’emendamento 753 le parole “e 2016 – 2017”; l’emendamento 754 che, nel comma 5 dell’articolo 6, sostituisce 600.000 alla parola 500.000; l’emendamento 812 (emendamento all’emendamento 561) che prevede uno stanziamento di 1.000.000 a favore degli organismi di spettacolo che, nell’ultimo triennio, hanno subito una riduzione dei contributi superiore al 40%. Approvato anche l’emendamento 561 che aggiunge il comma 1 bis all’articolo 1 dell’articolo 6. Questo comma prevede che, a decorrere dal 2016 i termini per la presentazione delle istanze per la concessione dei contributi per le attività di spettacolo dal vivo (di cui all’art. 56 della legge regionale n. 1 del 1990) sono stabiliti annualmente con decreto dell’assessore competente. Sono stati poi approvati anche due emendamenti orali sull’anno gramsciano  presentati da Eugenio Lai  e da Attilio Dedoni. Prima dell’approvazione dei due emendamenti orali , il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto maggiori delucidazioni sugli importi e sui capitoli di spesa. L’assessore alla pubblica istruzione ha risposto che il capitolo era quello sulla valorizzazione dei personaggi illustri della Sardegna e la capienza totale era di 100.000 euro. Approvato anche l’emendamento 563   sull’utilizzo delle eventuali economie relative alle risorse erogate ai sensi della legge regionale 7 agosto 2007, n. 7; l’819 (emendamento all’emendamento 564) che prevede la copertura finanziaria agli interventi pluriennali dei consorzi universitari di Nuoro e Oristano; il 564 che aggiunge il comma tre bis all’articolo 6 prevedendo che dal 2016 la dotazione del fondo a favore delle sedi universitarie decentrate della Sardegna sia ripartita tra il Consorzio per la promozione degli studi universitari della Sardegna centrale di nuoro, tra il Consorzio Uno di Oristano e l’università di Sassari per i corsi universitari avviati presso le sedi suburbane di Alghero e Olbia.  Questo emendamento approvato prevede anche l’aggiunta di un comma ter che prevede che alla ripartizione del fondo provvede la giunta regionale , su proposta dell’assessore competente, previa valutazione dell’offerta formativa dei corsi universitari decentrati con le università di Cagliari, Sassari e con i Consorzi universitari di Nuoro e di Oristano; alle dotazioni per gli anni successivi si provvede con legge di stabilità. Approvato anche l’emendamento 562 che autorizza per l’anno 2016 la spesa di euro 400.000  a favore della fondazione Sardegna Film Commission e l’emendamento 802 (emendamento all’emendamento 564) che aggiunge al comma 3 ter dell’emendamento 564 le parole “determinato per l’anno 2016 in euro 5.900.000”  (R.R.)

L’aula ha quindi approvato l’emendamento all’emendamento n. 822 (Zedda e più) che stanzia 50mila euro per il funzionamento del Museo- Villaggio minerario di Rosas nel Comune di Narcao.

Via libera anche all’emendamento n. 756 (Sabatini e più) che mette a disposizione 300mila euro per il funzionamento del Nuovo Teatro comunale di Sassari. 

L’aula ha poi respinto gli emendamenti della minoranza nn. 256, 671 e 672 che proponevano il finanziamento di 200mila euro come contributo aggiuntivo alla manifestazione Autunno in Barbagia, 300mila euro per il restauro della chiesa di San Pietro di Tuili, 600mila euro per contributi alle società sportive.

Disco verde invece per gli emendamenti n. 721 che destina 300mila euro a favore del Teatro di Sardegna e n. 757 che prevede un finanziamento di 200mila euro per le attività di valorizzazione dei sistemi lagunari dell’Isola.

Il Consiglio ha poi respinto gli emendamenti nn. 691, 569, 565, 568, 566 e 570

Sull’emendamento n. 674 è intervenuta la consigliera Alessandra Zedda che ha insistito sull’opportunità di concedere un finanziamento di 300mila euro per la ristrutturazione del Teatro Saline di Cagliari. «Si tratta di un contributo che consentirebbe di evitare un investimento superiore – ha detto Zedda – chiedo all’assessore di farsene carico. E’ durissima doverci rinunciare per così poco,  si tratta di un intervento di messa in sicurezza». Messo in votazione l’emendamento è stato respinto.

Stessa sorte per l’emendamento 722, mentre ha ottenuto il parere positivo dell’aula l’emendamento all’emendamento 676 n. 809 (Zedda Alessandra) che stanzia 200mila euro per l’integrazione del programma della legge n17 del ’99 (Provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna).

Sono stati poi bocciati gli emendamenti nn. 678 e 680 mentre hanno ottenuto il via libera gli emendamenti n.758 (30mila euro a favore della Fondazione Memoriale Giuseppe Garibaldi) e 759 (400mila euro a favore delle radio locali) entrambi proposti dalla maggioranza, primo firmatario Franco Sabatini.

Respinti, in rapida successione, gli emendamenti nn. 360, 272, 283 e 284, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 572 (Rubiu e più) che stanzia 50mila euro a favore dell’associazione di mutuo soccorso di Carloforte per la tutela del Cineteatro.

Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 681, 684, 685, 686, 689.

Disco verde infine sull’emendamento 760 (100mila euro a favore dell’Associazione Enti locali per le attività culturali e di spettacolo) e sull’emendamento all’emendamento 761 n.820 che autorizza la spesa di 520mila euro per la promozione di progetti finalizzati alla diffusione e promozione della lingua e della cultura sarda e  762 (100mila euro per l’istituzione su tutto il territorio regionali dei Centri per la cultura della nonviolenza). Tutti gli emendamenti erano stati presentati dalla maggioranza, primo firmatario Franco Sabatini.

Concluse le votazioni, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 29 marzo alle 15.00.

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Consiglio regionale 3 copia

E’ in discussione, in Consiglio regionale, l’articolo 4 della Manovra Finanziaria, “Disposizioni in materia di sanità e politiche sociali”.

Stamane, in apertura di seduta, il presidente della commissione Bilancio e la Giunta hanno illustrato i pareri sugli emendamenti presentati.

Il consigliere sardista Marcello Orrù ha premesso di non voler intervenire in modo approfondito sulla sanità «perché fra poco arriva la riforma rete ospedaliera in commissione» ma, sulle politiche sociali, ha osservato che «ci sono pochissime risorse in particolare per il sassarese e proprio in questi giorni è arrivato sul tavolo dell’assessore un dossier dell’ azienda ospedaliera di Sassari in cui si lamentano carenze gravissime (anche durante i periodi di degenza) nell’assistenza a causa di innumerevoli problemi riguardanti farmaci, presidi, personale medico e infermieristico». In materia di personale, Orrù ha fortemente criticato un recente provvedimento della Asl di Sassari con cui «si è affidata ad un medico siciliano la riorganizzazione del dipartimento di salute mentale e delle dipendenze; è uno schiaffo ai moltissimi medici sardi disoccupati». Soffermandosi infine sulle politiche per la famiglia, Orrù ha dichiarato che nella finanziaria «non c’è niente di importante, nonostante moltissime famiglie sarde siano in difficoltà e in condizioni di disagio socio-economico; sarebbe perciò il momento per la Regione di istituire un assessorato con delega specifica».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha parlato della parte della finanziaria relativa alla sanità come «documento-ghigliottina per il bilancio regionale dei prossimi anni». I piccoli ospedali sono in enorme difficoltà in tutti i territori, ha ricordato Tocco, «e questo è segnale negativo sull’efficacia della riforma, in uno scenario in cui Cagliari, Olbia e Sassari la stanno facendo da padroni a discapito di altre aree dell’Isola; in queste aree i processi di spopolamento continueranno con gravi conseguenze su aree interne e costiere molto importanti come Tempio, Bosa e Lanusei, con impatti altamente negativi, per quanto concerne i centri costieri, anche sulla stagione turistica».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha espresso la sua soddisfazione. «anche da operatore del settore» per gli stanziamenti nelle politiche sociali, in particolare per  i 33 milioni più altri 8 per i disturbi mentali (di cui almeno 2 servirebbero per andare incontro alle esigenze delicatissime dei beneficiari della legge 20), «risorse preziose alleviare i disagi di tantissime famiglie sarde in condizioni di povertà che ora avranno nuove opportunità, sia di inclusione sociale che di reinserimento lavorativo». Questo è un segnale forte, ha concluso, «per una fascia della nostra popolazione che si trova in condizioni di bisogno».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha ricordato che «dall’inizio della legislatura diciamo tutti che la sanità è il grande problema della Regione, è stata costituita anche una commissione di inchiesta, è stata predisposta una legge di riforma della rete ospedaliera per ridurre posti letto e migliorare prestazioni». Stiamo chiedendo sacrifici a tutti, ha aggiunto Truzzu, «ma ora sappiamo che c’è un buco cui bisogna fare fronte con aumenti di tasse ed un piano di rientro ed abbiamo bloccato le assunzioni però, di fronte allo sforzo enorme di contenere i costi, arriva una denuncia alla Corte dei conti con cui si mettono in luce alcune vicende alle consulenze della Asl di Sassari, decisioni che fra l’altro coincidono temporalmente con l’annuncio dell’assessore Demuro di tagliare le consulenze». Nel frattempo, ha concluso Truzzu, «con un provvedimento molto sovranista, un medico toscano è stato nominato nuovo coordinatore della rete regionale trapianti, oltretutto con trattamento economico massimo; è un esempio devastante».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha sottolineato che «il problema fondamentale è sapere quanto costa e che servizio offre la sanità sarda e, sotto il profilo della spesa, i dati del Ministero dell’economia dice da 2006 a 2014 si è registrato un disavanzo crescente, mentre nel 2015 si è realizzato un raffreddamento spesa grazie al lavoro di tavolo specifico di monitoraggio sui costi di beni e servizi». Il disavanzo attuale, ad avviso di Ruggeri, «viaggia sì attorno ai 400 milioni però vanno considerati costi extra come quelli su farmaci innovativi, Irap e contratti del personale; è necessario perciò distinguere fra gli elementi del buco dei conti ed i costi reali, mentre sul piano generale va ricordato che in questa finanziaria il sistema viene sotto finanziato per oltre 100 milioni, con stati tagli che faranno emergere in seguito alcuni problemi di liquidità». La sanità sarda, ha detto ancora Ruggeri, «ha bisogno di misure draconiane preservando il diritto alla salute, misure che non possono essere introdotte mantenendo la rete ospedaliera attuale; è poi sbagliato assecondare pulsioni territoriali che non guardano la realtà, quella di una Sardegna che si trova agli ultimi posti in materia di qualità e adeguatezza di servizi e prestazioni, di qui la necessità di rilanciare il progetto di Asl unica come elemento necessario per il controllo spesa».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha definito la sanità “il punto centrale della legge di bilancio non solo perché impegna oltre la metà delle risorse ma anche perché rappresenta la cartina di tornasole del livello di civiltà raggiunto”. L’esponente della minoranza ha criticato “la prassi del centrosinistra nel tentar di scaricare le responsabilità sulle precedenti gestioni” ed ha affermato: «Siete due anni al governo della Regione e dovrebbero incominciare a vedersi i primi risultati che invece non ci sono perché peggiorano assistenza e conti e ovunque operatori e cittadini lamentano disagi». Oppi ha quindi mostrato perplessità su una serie di azioni poste in essere dall’assessore: dall’accorpamento degli ospedali Brotzu, Oncologico e Microcitemico, passando per il blocco del turnover che non è rispettato in alcune aziende sanitarie. «Si sono ridotti i trapianti – ha incalzato il leader dei centristi – e al Brotzu come all’Aou di Sassari mancano operatori e personale». Oppi ha riconosciuto un miglioramento nella spesa farmaceutica, ma solo in riferimento a primi mesi del 2016 ed ha ribadito le critiche per la gestione della vicenda del Mater Olbia («ogni giorno si comunicano date diverse per l’apertura mentre non è stata ancora presentata alcuna domanda di accreditamento delle strutture, si aggiunga che dal 1 gennaio 2018 le risorse per il Mater confluiranno in quelle impiegate per le cliniche private, con immaginabili conseguenze»). Il consigliere dell’Udc ha quindi concluso ricordando la recente nomina, come responsabile dei trapianti, di un professionista della Toscana ed ha auspicato una “nuova strategia condivisa dall’intero Consiglio”.

 Il consigliere dei Socialisti, Raimondo Perra, ha affermato che “i costi della sanità, in Sardegna, crescono per una serie di ragioni tra le quali non si devono trascurare l’incidenza di una popolazione anziana ma anche il più elevato livello di inappropriatezza dei ricoveri”. «Così come – ha proseguito il presidente della Sesta commissione – la spesa farmaceutica si è ridotta ma dobbiamo tenere presente che siamo una regione con un’elevata incidenza di alcune malattie invalidanti come epatite e sclerosi». «Abbiamo cercato di porre rimedio a un disavanzo mostruoso – ha spiegato l’esponente della maggioranza – e siamo riusciti a tamponare la falla senza mettere le mani nelle tasche ei cittadini».

«Non tutto va bene – ha ammesso Perra – e permangono una serie di criticità come l’inadeguata posta in bilancio inadeguata per la parte corrente che mi auguro possa trovare risposta con successivi interventi».

Mondo Perra ha concluso preannunciando un emendamento per stanziare 2 milioni di euro per consentire ai Comuni il pagamento delle spettanze della legge 20 e auspicando la creazione del registro tumori.

Il consigliere Gianni Tatti (Udc) ha invitato la Giunta a “guardare al paziente prima ancora che ai conti e a lavorare perché  la riduzione della spesa si concretizzi nel taglio agli sprechi e non nel taglio ai servizi”.

L’esponente della minoranza ha dichiarato di condividere le dichiarazioni rese recentemente dall’assessore Arru riguardo la necessità di un piano specifico per la realtà sarda e di contrastare l’idea che il problema della sanità possa essere affrontato solo in base al numero degli abitanti: «Un cittadino del centro Sardegna deve avere gli stessi servizi di chi risiede nei due poli di Cagliari e Sassari». Tatti ha concluso dichiarandosi “deluso” da quanto scritto in finanziaria ed ha chiesto lumi sulle chiusure di alcune guardie mediche, come quelle dei piccoli centri di Usellus e Baressa.

La consigliera, Alessandra Zedda (Fi), ha rivolto critiche alle recenti azioni poste in essere dall’assessore della Sanità, ed in particolare per l’accorpamento del Brotzu, dell’Oncologico e del Microcitemico («quali benefici ne sono derivati ai pazienti?»). L’esponente dell’opposizione ha definito “false illusioni” quelle sul Mater Olbia ed ha affermato che “l’unico dato certo delle politiche sanitarie è il commissariamento, con relative proroghe, delle asl della Sardegna senza che si conoscano quali risultati hanno ottenuto i commissari e quali obiettivi abbiano centrato”. «Stiamo ammazzando la sanità privata che muore di “fuori badget” – ha concluso Alessandra Zedda – e così mortificate le poche cose che funzionano nella sanità sarda».

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha ribadito la centralità della sanità ed ha dichiarato che “è difficile gestire la sanità in Sardegna”. A giudizio di Tedde non “emerge la volontà e la capacità di invertire la tendenza”. Il consigliere della minoranza ha criticato duramente la gestione dei commissari straordinari delle Asl: «Sono diventati dei governatori nelle rispettive aziende, senza controllo e contano più dello stesso assessore». Tedde ha quindi definito “un fallimento” tutte le azioni poste in essere dalla Giunta per tentare di colmare il buco della sanità, ad iniziare dall’aumento di irpef e irap passando per la mancata applicazione delle disposizioni sul blocco del turnover. Marco Tedde ha concluso denunciando “disparità nei trattamenti tra i diversi territori” ed ha evidenziato come di recente anche alcuni consiglieri del centrosinistra abbiano richiesto, in un’interpellanza, le dimissioni dell’assessore Luigi Arru.

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’Udc Giuseppe Pinna (Udc) che ha rivolto un monito all’Aula sul rischio chiusura, a causa dei tagli alla spesa, di vari presidi sanitari. «Auspico che l’efficientamento dell’Areus possa metterci una pezza altrimenti saranno dolori – ha detto Pinna – le zone interne sono scarsamente considerate eppure rappresentano il cuore pulsante dell’Isola. Se questo non funziona, gli effetti saranno devastanti».

Il rappresentante della minoranza ha poi rivolto un appello alla maggioranza per il riavvio della vertenza con lo Stato sulle entrate fiscali:« Se non si risolve questa vertenza tra qualche tempo noi sardi  saremmo costretti a partire sui barconi».

Al termine dell’intervento del consigliere Pinna, ha assunto la presidenza il vicepresidente Eugenio Lai che ha dato la parola al capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula. L’esponente sovranista, dopo aver espresso apprezzamento per l’operato dell’assessore alla Sanità Luigi Arru, ha sollecitato più attenzione sul fronte della prevenzione dei tumori. «In passato la Regione sarda ha adottato le campagne nazionali di screening oncologico avviando controlli periodici per la prevenzione del cancro alla mammella, alla cervice uterina e al colon retto – ha affermato Usula – lo screening ha riguardato migliaia di donne, oggi le adesioni sono in netto calo perché non è possibile eseguire gratuitamente i test e, in alcuni casi, le distanze tra i luoghi di residenza dei pazienti e i presidi dove eseguire gli esami sono troppo marcate».

Usula ha quindi auspicato lo stanziamento di più risorse per la prevenzione e un loro migliore utilizzo: «La diagnosi precoce di un tumore consente di dare speranza di vita normale alle persone e, allo stesso tempo, permette di avere benefici anche dal punto di vista del contenimento della spesa: un intervento in endoscopia ha costi minori rispetto a un intervento chirurgico invasivo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato, in premessa, il peso della sanità sul bilancio regionale: «La voce relativa al sistema sanitario rappresenta oltre il 50% della spesa della Regione Sardegna – ha detto Dedoni – ciò impedisce di indirizzare le manovra finanziaria su politiche per lo sviluppo e per l’occupazione. E’ una condizione che viene da lontano, ma oggi permangono situazioni che aggravano ulteriormente i costi della sanità».

Secondo Dedoni, si è fatto poco sul fronte delle riforme: «Non si è riorganizzato il sistema sanitario né la rete ospedaliera – ha rimarcato – mi pare che anziché cercare condizioni virtuose per ridurre gli sprechi e rendere efficace l’azione amministrativa si prosegua con le vecchie logiche».

Il capogruppo dei Riformatori, dopo aver sottolineato che l’obiettivo della sanità è quello di garantire le migliori prestazioni ai malati, ha chiesto chiarimenti sulla gestione delle Asl: «Entro il 31 marzo dovranno rinominati i commissari, si va verso un regime commissariale in cui ci sono padroni che ordinano e altri che eseguono. Il sistema denunziato dai sindacati dei medici grida vendetta. Le selezioni e i concorsi aggirano il blocco del turn over».

Luca Pizzuto (Sel) ha sollecitato una discussione «approfondita e articolata» sull’articolo 4. «E’ un tema che riguarda non solo la sanità ma tutto il bilancio sul quale la sanità ha una parte rilevante – ha sottolineato Pizzuto – apprezzo l’approccio eroico da parte dell’assessore che cerca di governare un groviglio di interessi va avanti da molto tempo».

L’esponente di Sel ha poi espresso un giudizio positivo sulla decisione di confermare in finanziaria le somme destinate alla sanità con l’obiettivo di garantire a tutti il diritto alla salute. «Il cuore della manovra è la spesa sociale,  il livello di civiltà di una società è il modo con cui ci si approccia agli ultimi – ha detto Pizzuto – Enrico VIII prevedeva l’impiccagione per chi chiedeva l’elemosina e rubava beni di prima necessità. I poveri, durante il suo regno, sparirono. Vennero impiccate 72mila persone. E’ un sistema di welfare che oggi si vorrebbe riportare in auge in molti paesi europei e forse anche nel nostro».

Secondo Pizzuto, il livello di civiltà del governo regionale si misurerà nella sua capacità di creare politiche attive in grado di far uscire le persone dalla povertà. «Va bene il contenimento della spesa – ha concluso il consigliere di maggioranza – ma questo va fatto mettendo al centro le persone e non con il taglio dei fondi. In questa finanziaria si deve marcare una prospettiva di sinistra sulla gestione della spesa sociale».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha evidenziato che «i costi della sanità sarda sono enormi e non consentono alla Regione di fare molto altro; per ogni sardo si spendono oltre 2000 euro l’anno, più di 170 al mese, cifre che dovrebbero escludere il ritorno alla povertà, cosa che invece non è». Secondo Carta non si può retrocedere sul livello dei servizi, «perché i presidi territoriali sono indispensabili, vanno migliorati e resi più efficienti, mentre invece la retrocessione c’è, su ospedali, guardie mediche, servizi e prestazioni». Eppure, ha osservato, «da una maggioranza di centro sinistra sarebbe stato lecito aspettarsi il contrario, eppure ha fatto il job act, il salvataggio delle banche e non dei risparmiatori, ha tutelato le compagnie petrolifere ed abbandonato gli operari Alcoa; che nessuno dica che così si difendono i poveri, quello che sta accadendo è profondamente diverso e, in particolare, è sbagliato abbandonare la famiglia che i famosi 170 euro al mese non li vede, perché non c’è nessuna alternativa se vogliamo difendere la nostra società».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha riportato il recente articolo di un quotidiano secondo il quale «la sanità sarda è nel caos». Al di là delle qualità personali, ha aggiunto, «i risultati dell’assessorato sono deludenti e la finanziaria non mette rimedio nemmeno agli errori dello scorso anno mentre, quanto alle politiche sociali, ci sono stati tagli molto forti anche per la non autosufficienza». In tutti i territori della Sardegna, ha poi ricordato Rubiu, «amministrazioni locali e popolazioni si stanno ribellando con grandi manifestazioni popolari di protesta perché in effetti sulla sanità non c’è stato nessun cambio di rotta, solo maggiori debiti, caduta della qualità dei servizi, liste di attesa raddoppiate, perfino servizi sanitari in ambulanza che trasferiscono i pazienti da un andito all’altro». Il capogruppo dell’Udc ha concluso richiamando l’attenzione della Giunta sulla situazione del personale della Asl n.7 «nel caos per operazioni di trasferimento di reparti, personale ed attrezzature che sembrano non avere fine».

Ha riassunto la presidenza dell’Assemblea il presidente Gianfranco Ganau.

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha ricordato in apertura le sue dichiarazioni in una recente riunione della commissione d’inchiesta sulla spesa sanitaria, per ribadire che «molte cose non vanno, non voglio essere corresponsabile della cappa di ipocrisia che grava sulla politica e negli anni ha provocato alla sanità sarda danni enormi con una gestione scorretta, caratterizzata appunto da eccessive ingerenze e connivenze della politica nel sistema; sono cose che tutti lo sappiamo ma che nessuno». Nella sanità c’è del marcio, ha insistito Desini, «perché vengono ripetutamente stravolte le regole, per esempio a Sassari dove nella Asl n.1 ci sono 120 amministrativi in più rispetto alla pianta organica ed invece mancano tecnici di radiologia e di laboratorio; ecco perché non riusciamo a dare risposte ai sardi, che l’assessore denunci davvero le richieste di raccomandazione come ha annunciato, io non voglio niente, voglio solo che certe schifezze non si ripetano».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato tutti «a cercare di fare una analisi equilibrata, perché è interesse comune uscire da una situazione molto difficile, con livelli di  spesa fuori controllo che hanno una incidenza elevatissima sui conti della Regione». Alcuni buoni risultati ci sono, ha continuato Cocco, «come nella spesa farmaceutica è calata di oltre 6 milioni nonostante i 25 utilizzati per i prodotti innovativi, un investimento importante che va inquadrato in una rivendicazione nei confronti dello Stato per ottenere una deroga per Sardegna che paga per intero la sua sanità». Al di là delle politiche settoriali, Cocco ha messo l’accento sull’importanza della «riforma per istituire nuovi servizi, centri della salute, ospedali di comunità, la centrale acquisti ed il servizio di emergenza-urgenza». La fase del commissariamento, ha inoltre auspicato Cocco, «deve essere superata subito dopo la finanziaria riorganizzando la rete con una asl unica o altre soluzioni e tutto questo va fatto rapidamente, riorganizzando ogni luogo della Sardegna che deve essere raggiunto ma non in condizioni uguali dappertutto».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rivolto all’assessore della Sanità Luigi Arru, ha messo in evidenza che «dai banchi dell’opposizione sono state segnalate situazioni di politica sanitaria che non vanno, con esempi concreti riguardanti alcuni ambiti locali, a differenza della maggioranza che ha accusato l’assessore di portare alla sanità allo sfascio, a conferma del fatto che molti si ergono a grandi moralizzatori dimenticando di leggere bene i propri curriculum professionali e politici, compreso il ricorso a società interinali». Penso che aumenterà il lavoro della commissione d’inchiesta, ha previsto Pittalis, «perché partiti da prefisso si sono trovati ad avere cifre elettorali importanti proprio per l’invadenza della politica; la realtà è che le direttive ai commissari le danno altri, altrimenti non sarebbero nate nuove strutture complesse e nuove consulenze ignorando graduatorie; abbiamo l’impressione che alcune cose passino sulla testa dell’assessore».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha assicurato che è sua abitudine assumersi ogni responsabilità, «fornendo dati oggettivi, non articoli di giornale ma documenti ufficiali secondo cui in molti reparti delle asl sarde le soglie di qualità e di sicurezza sono al di sotto delle soglie scientifiche». Il cambiamento delle politiche sanitarie è un problema di tutto il mondo occidentale, ha detto ancora l’assessore, «e temi di tale complessità non possono essere trasferiti sul piano della polemica sul nuovo coordinatore dei trapianti, scelto per puntare su politiche innovative perché in Sardegna registriamo in preoccupante aumento dei dinieghi alle donazioni; sono temi che riguardano le rigidità nell’orario di lavoro ed il blocco del turn over, la presenza dei medici che in Sardegna è superiore alla media nazionale e stiamo controllando dove sono e cosa fanno». Non stiamo partendo affatto da zero, ha detto ancora Arru, ricordando che «in Sardegna abbiamo hospice contro il dolore che sono una avanguardia a livello nazionale e prima non c’erano, abbiamo tutti i dati sui pazienti sardi affetti da sclerosi multipla dai quali emerge che abbiamo il primo posto in Europa con 300 malati ogni 1000 abitanti per cui possiamo impostare su basi nuove e solide il rapporto con lo Stato su basi concrete; in definitiva stiamo aumentando qualità e tutele, non garantendo tutto dappertutto rinforzando le nostre strutture con l’aumento di specialisti».

Concluso il dibattito generale,  è cominciato l’esame degli emendamenti presentati all’articolo 4.  Dopo una serie di emendamenti bocciati per alzata di mano senza interventi, Pietro Pittalis capogruppo di Forza Italia Sardegna ha dichiarato di ritirare tutti gli emendamenti soppressivi totali. Li abbiamo presentati – ha detto – per stimolare un ampio dibattito sui problemi della sanità sarda. Li ritiriamo ma ci riserviamo di intervenire sugli emendamenti aggiuntivi.

L’unico emendamento soppressivo totale mantenuto dall’opposizione è stato il 186 (uguale al 602). Questo emendamento intendeva sopprimere il comma 17 sulla figura degli Utenti e familiari esperti (UFE). Su questo emendamento il capogruppo di Forza Italia ha chiesto il voto segreto. L’emendamento non è stato approvato (votanti 55, sì 25, no 30, astenuto il presidente Ganau).

Approvato, invece, per alzata di mano, l’emendamento 529, sostitutivo parziale del comma 5 dell’articolo 4. Questo emendamento prevede la sostituzione dell’articolo 1 della legge regionale 3 dicembre 2015, n. 32 (Disposizioni in materia di sanità pubblica. Prime misure per la copertura delle perdite pregresse). Per l’anno 2016 la somma di  114.518.000 euro è destinata al ripiano del disavanzo per il 2014 delle aziende del servizio sanitario regionale, la somma di euro 14.557.000 al rimborso dei crediti delle aziende sanitarie locali verso le gestioni liquidatorie delle cessate UUSSLL e la somma di 28.761.000 euro è destinata ad assicurare alle aziende del servizio sanitario regionale il recupero delle risorse assegnate con la deliberazione della giunta regionale n. 50/40 del 5 dicembre 2006 (Indirizzi per la gestione economico-finanziaria delle aziende sanitarie). Questo emendamento sopprime, inoltre, il comma 1 dell’articolo 2 della legge regionale 3 dicembre 2015 n. 32 (copertura delle perdite pregresse).

E’ stato votato il testo dell’articolo 4 con due emendamenti orali presentati da Rossella Pinna (Pd) al comma 17 e dal presidente della commissione Sanità Raimondo Perra sul comma 14. 

Posto in votazione l’Aula non ha approvato l’emendamento 687 e successivamente il n. 358 mentre sull’emendamento 741 il capogruppo di Sdl, Roberto Desini, ha proposto un emendamento orale per riservare i contributi solo alle società sportive iscritte all’albo regionale, ma il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, si è dichiarato contrario e il Consiglio ha votato l’emendamento n. 741 nella originaria formulazione che stanzia 400 mila euro per l’acquisto di defibrillatori alle società sportive e ai gestori di impianti sportivi.

Via libera anche l’emendamento n. 742 che stanzia 1.500.000 euro all’Izs di Sassari; via libera anche all’emendamento n. 531 che autorizza la Giunta ad utilizzare le risorse della legge 9/2015 anche per prestazioni effettuate nel 2016 e all’emendamento n. 532 che riassegna alle Asl che hanno perseguito gli obiettivi per lo sviluppo dell’Adi le somme di quelle Asl che non hanno sviluppato i servizi di assistenza domiciliare integrata.

Approvato successivamente anche l’emendamento n. 336 che indica il tempo di tre mesi per l’integrazione sino a 10 milioni di euro del fondo per la non autosufficienza.

Sull’emendamento n. 337 il consigliere Pizzuto (Sel) ha espresso perplessità sulla cosiddetta “copertura a salvaguardia” che ammonta a 10 milioni di euro e il consigliere di FdI, Paolo Truzzu, ha presentato un emendamento orale, accolto dall’Aula, per fissare in 90 giorni il tempo concesso alla giunta per l’approvazione dei programmi di cui al comma 13 dell’articolo 4.

Posto in votazione l’emendamento 337 è stato approvato mentre non è stato approvato l’emendamento n. 393.

Dichiarato decaduto l’emendamento n. 811 che emendava l’emendamento n. 533, il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha dichiarato di declinare l’invito al ritiro formulato dal relatore della maggioranza e presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd). Pizzuto ha quindi sottolineato la valenza politica dell’emendamento 533 che prevede l’utilizzo dei fondi per il sostegno alle persone e alle famiglie in condizioni di disagio, di cui al comma 13 dell’articolo 4, “anche per la realizzazione del reddito di inclusione sociale”.

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha dichiarato che il tema del reddito di inclusione sociale è nell’agenda della giunta e della maggioranza e consentire che i fondi per il sostegno alle famiglie e alle persone disagiate “può essere una proposta da recepire e un segnale positivo per i giovani disoccupati”.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha chiesto chiarezza alla Giunta e alla maggioranza: «Le spese sociali non sono legate alla sanità ed è un danno la confusione che si fa tra assistenza, beneficenza e sanità». «La povertà – ha concluso Dedoni – non si sana con le elemosine».

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, è intervenuto per comunicare di essere tra i sottoscrittori dell’emendamento 533 insieme anche con il capogruppo di Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta.

Il consigliere di SdL, Gianfranco Congiu, ha preannunciato voto contrario: «Il tema del reddito di cittadinanza va affrontato in un dibattito serio e nelle sedi preposte e deve realizzarsi con l’apposito iter legislativo».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, pur riconoscendo la validità della proposta di un reddito di inclusione ha definito l’emendamento “posticcio in una finanziaria senza soldi” ed ha concluso: «E’ soltanto propaganda ed è tutto una bugia».

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha dichiarato: «Non ci interessa partecipare al dibattito tutto interno alla maggioranza e l’emendamento è solo propaganda per fare qualche minuto di gassosa senza gas».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, è intervenuto a sostegno dell’inziativa e dell’emendamento: «Il reddito di inclusione sociale è nel programma di governo ed è arrivato il momento di realizzarlo, per questo invito tutti a non trascurare la valenza  politica dell’emendamento».

Il consigliere di Sdl, Augusto Cherchi, ha ricordato di essere tra i firmatari della proposta di legge, esitata in Sesta commissione, per il reddito di inclusione sociale ma – ha affermato – non credo che il reddito di inclusione sociale possa passare con un emendamento in finanziaria e per questo dichiaro voto contrario.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 533 che non è stato approvato con 27 no e 23 sì.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 659 (Zedda e più) che proponeva lo stanziamento di un milione di euro a favore dello Ierfop per contrastare e ridurre l’abbandono e la dispersione scolastica delle persone con disabilità sensoriale, fisica e intellettiva.

«E’ un tema rilevante – ha detto Alessandra Zedda (Forza Italia) – stiamo parlando di persone con disabilità che vanno aiutate».

L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci ha annunciato lo stanziamento di 150mila euro per lo Ierfop. «E’ la somma attualmente disponibile nel bilancio regionale – ha spiegato l’assessore – capisco che non sia tantissimo ma è sempre meglio dello zero finora iscritto nel capitolo di bilancio».

La consigliera Zedda, pur sottolineando l’insufficienza delle risorse, ha annunciato il ritiro dell’emendamento apprezzando lo sforzo fatto della Giunta.

L’Aula ha quindi respinto l’emendamento n.249 (Dedoni e più) che proponeva anch’esso lo stanziamento di 1 milione di euro a favore dello Ierfop.

Sull’emendamento n.658 ha preso la parola Alessandra Zedda (Forza Italia): «Si tratta di una proposta presentata anche nella scorsa finanziaria – ha spiegato la consigliera azzurra – proponiamo uno stanziamento di 400mila euro per programma di sport terapia a favore dei disabili. Non è un aumento di spesa ma un provvedimento di indirizzo. Ottenuto il parere favorevole della Giunta, l’emendamento è stato approvato dall’aula.

Bocciato invece l’emendamento n. 660 (Zedda e più) che proponeva lo stanziamento di 5 milioni di euro per la concessione di prestiti previdenziali e misure di sostegno al reddito a favore di lavoratori espulsi dal mercato del lavoro.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n.338 con il quale si proponeva di incrementare con 3 milioni di euro il fondo per le borse di studio degli specializzandi in medicina: «Lo scorso anno i fondi sono stati tagliati – ha detto Paolo Truzzu (FdI) – oggi sono previsti in bilancio 6,9 milioni di euro per le borse già avviate, ma non c’è un euro per le nuove borse. Senza questi soldi molti giovani medici non avranno la possibilità di frequentare i corsi di specializzazione. Lo stanziamento non è un costo ma un investimento. I medici che si specializzano trovano subito lavoro».

Roberto Deriu (Pd) ha annunciato il voto contrario all’emendamento spiegandone le ragioni: « Non vorremmo che ci facesse confusione – ha detto Deriu – abbiamo previsto misure a favore delle università anche riguardo a questa materia, gli interventi sono stati concordati con gli atenei e i rappresentanti degli studenti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che la posta in bilancio per gli specializzandi era di 11 milioni e si è poi ridotta a 7 milioni. «Il problema è consentire ai laureati in medicina di potersi specializzare – ha detto Pittalis – non serve mettere i soldi nel calderone per l’università ma occorre finalizzare le risorse alle specializzazioni integrando un fondo attualmente insufficiente».

Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che i costi delle specializzazioni sono aumentati nel corso degli anni. «Sono sopravvenute nuove esigenze – ha detto Oppi – in alcuni casi manca personale, in Sardegna ci sono pochi anestesisti. L’esperienza dello scorso anno dice che ridurre ulteriormente gli stanziamenti crea difficoltà».

Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il suo voto favorevole: «La maggioranza parla di sostegno al sociale e ai giovani – ha affermato il capogruppo sardista – questo emendamento dà possibilità alla maggioranza di tradurre in fatti concreti le enunciazioni di principio». Messo in votazione, l’ emendamento n. 338 è stato respinto con 30 voti contrari e 22 a favore.

L’Aula ha poi bocciato in rapida successione gli emendamenti nn. 718, 280, 282 e 250.

Sull’emendamento n.281 è intervenuto il consigliere di Forza Italia Marco Tedde: «Chiediamo di prevedere un finanziamento di 2 milioni di euro per i lavoratori in house delle province che rischiano di perdere il loro posto di lavoro – ha detto Tedde – senza questo intervento sono a rischio alcuni servizi fondamentali per i cittadini finora garantiti dagli enti locali». L’emendamento è stato respinto.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n.266 presentato dal consigliere di sinistra sarda Alessandro Unali con il quale si proponeva lo stanziamento di 300mila euro per l’avvio di una campagna di informazione in tema di sicurezza sui posti di lavoro. Il consigliere Unali non ha accolto l’invito al ritiro da parte della Commissione spiegandone le ragioni: «I morti sul lavoro non diminuiscono, servono più informazione e campagne di prevenzione mirate».

Voto contrario all’emendamento è stato annunciato dal consigliere Luigi Crisponi (Riformatori): «Una parte dei soldi per finanziare la campagna informativa verrebbe sottratta all’università di Nuoro – ha spiegato Crisponi – una proposta che non può essere accolta». L’emendamento è stato bocciato.

Stessa sorte per gli emendamenti aggiuntivi nn. 339, 340, 394, 395, 396, tutti della minoranza, mentre gli emendamenti n. 534, 535 e 541, presentati dalla maggioranza, sono stati ritirati.

Disco verde, invece per l’emendamento di sintesi n. 818 che accorpa il n.744 e 270. A favore dell’emendamento, che istituisce un fondo annuo di 600mila euro all’anno per le comunità di accoglienza dei detenuti, si è schierata la consigliera del Centro Democratico Annamaria Busia: «Con questo emendamento diamo un supporto stabile alle comunità di accoglienza e consentiamo a soggetti imputati e condannati di poter usufruire di misure alternative alla detenzione – ha detto Busia – il sostegno pubblico fino ad ora si è limitato a interventi che non sono in grado di garantire seri percorsi di recupero».

Busia, dopo aver sottolineato l’importante decisione assunta dalle comunità di recupero che da qualche messe hanno deciso di associarsi, ha ribadito la necessità di garantire percorsi rieducativi efficaci. «Tenere le persone in comunità anziché in carcere consente un grande risparmio economico. Ospitare un detenuto in un penitenziario costa 150 euro al giorno contro i 55 euro delle comunità. Inoltre, gran parte dei soldi viene utilizzata per attività educative – ha concluso Busia – la permanenza nei centri di accoglienza e di rieducazione abbatte drasticamente le percentuali di recidiva».

Voto favorevole ha annunciato anche Luca Pizzuto (Sel). «E’ un emendamento importante per sviluppare un sistema di aiuti nei confronti di chi sbaglia».

Il presidente della Commissione Bilancio, Franco Sabatini, ha rilevato l’assenza dell’indicazione della copertura finanziaria nell’emendamento di sintesi da recuperare, eventualmente, dall’emendamento n. 744.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, pur d’accordo con il contenuto della proposta, ha auspicato una diversa modalità di individuazione degli stanziamenti. «Lo Stato spende 150 euro al giorno per tenere un detenuto in carcere – ha detto Dedoni – in questo caso la cifra giornaliera per le comunità è di 55 euro. Si consente allo Stato di risparmiare. Chiediamo almeno che questa operazione non vada a carico del bilancio regionale».

Di diverso avviso il capogruppo di Forza Pittalis: «E’ un tema sensibile – ha detto Pittalis – lo dico da avvocato. In questi casi non bisogna aspettare l’intervento dello Stato. Questo emendamento è un segnale forte di solidarietà vera. Si fa cosa utile e meritoria»

Giudizio positivo anche da parte dei capigruppo di Sovranità, Democrazia e Lavoro, Roberto Desini, e dei Cristiano Popolari Socialisti, Pierfranco Zanchetta, che hanno annunciato il loro voto favorevole.

L’emendamento di sintesi n. 818 è stato approvato.

Via libera anche all’emendamento n. 817 (Piscedda e più) che stanzia 150mila euro a favore degli Enti autorizzati alle adozioni internazionali con sede in Sardegna.

Respinti invece gli emendamenti della minoranza nn. 794, 541, 542, 662 e 663.

Successivamente il Consiglio ha respinto una serie di emendamenti presentati dall’opposizione: approvati, invece, gli emendamenti aggiuntivi nn. 743 e 745 (Sabatini e più). Il primo stanzia per il 2016 la somma di 4,5 milioni per il finanziamento di cantieri in cui potranno essere impiegati, presso vari soggetti della pubblica amministrazione, lavoratori provenienti dalla cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali. Il secondo finanzia con 300.000 per l’anno 2016 lo sviluppo e la valorizzazione del servizio civile volontario.

Sull’emendamento n.483 il consigliere Paolo Truzzu, primo firmatario, ha lamentato che «nella finanziaria, anche se i dati statistici che riguardano la Sardegna sono disastrosi perché in pochi anni mancheranno 500.000 sardi; per questo proponiamo detrazioni per le famiglie numerose e 1000 euro per ogni bambino fino ai 5 anni, considerando che negli ultimi 10 la natalità è calata del 15%, vogliamo dire ai sardi che si può scommettere nuovamente sulla famiglia».

Messo ai voti, l’emendamento n. 483 è stato respinto con 31 voti contrari e 20 favorevoli.

Sull’emendamento n. 654 il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha ricordato che la proposta fa riferimento all’impiego dei a lavoratori disabili e da questo, ha aggiunto, «prendiamo spunto per denunciare la mancata applicazione di una legge della Regione, con motivazioni incomprensibili».

Il Consiglio ha poi respinto l’emendamento n. 654 con 32 voti contrari e 20 favorevoli.