28 March, 2024
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Conferenza stampa Riformatori sardi luglio 2014 1Conferenza stampa Riformatori sardi luglio 2014 2

«Basta commistioni tra la politica e il sistema del credito in Sardegna». E’ quanto chiedono i consiglieri regionali dei Riformatori sardi in un’interpellanza indirizzata al presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ed all’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, sulla #Fondazione Banco di Sardegna. L’organismo che detiene il 49% delle azioni del capitale societario del #Banco di Sardegna e che vanta un patrimonio di circa 900 milioni di euro.

«Serve garantire la più netta separazione tra finanza e politica», ha affermato il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, nell’illustrare alla stampa il documento consiliare, nella parte in cui si fa riferimento alle recenti dinamiche che hanno portato alla nomina dei vertici del Banco di Sardegna. Al centro delle sottolineature critiche dei consiglieri del gruppo dell’opposizione in Consiglio regionale, il ruolo del comitato di indirizzo della Fondazione, i cui membri, con un meccanismo definito dai firmatari dell’interpellanza “medioevale”, possono auto indicarsi, per un massimo di cinque componenti, nel consiglio di amministrazione dell’istituto di credito. «E’ ciò che è accaduto e, infatti, assistiamo ad un “monocolore del Pd” alla guida del Banco», ha aggiunto il capogruppo Attilio Dedoni  che ha anche ricordato le dichiarazioni a suo tempo rilasciate dall’attuale presidente della Giunta, in occasione della nomina alla Fondazione del senatore Antonello Cabras (Pd). Dedoni ha ribadito l’invito al Consiglio «perché cambino profondamente le regole di governance e si faccia chiarezza sulla funzione e il ruolo della Fondazione e del Banco di Sardegna».

Gesualda Siragusa, del centro studi del #Riformatori sardi, ha illustrato i contenuti della “Carta delle Fondazioni”, approvata il 4 aprile del 2012, per ricordare come i patrimoni delle Fondazioni bancarie, siano da considerarsi come un bene originario delle popolazioni cui le stesse fondazioni fanno riferimento e per ribadire che la Fondazione banco di Sardegna è chiamata, quindi, a dover rispondere del proprio operato a quei soggetti che sono espressione della società sarda (Regione, Enti locali, Università, Camere di Commercio). Il responsabile del centro studi dei Riformatori sardi, l’ex consigliere regionale Franco Meloni, pur escludendo «qualsiasi riferimento agli attuali vertici di Fondazione e Banco», ha auspicato una radicale inversione di rotta nel rapporto tra politica e banche («il caso #Monte Paschi è emblematico») e ha rivolto l’invito al #Consiglio regionale perché eserciti un’efficace azione di “moral suasion” per modificare lo statuto della Fondazione banco di Sardegna, nella parte in cui si consente ai membri del comitato di indirizzo di autonominarsi nel Cda del #Banco di Sardegna.

Nell’interpellanza i Riformatori sardi chiedono al presidente della Giunta ed all’assessore alla programmazione se, all’interno della #Fondazione Banco di Sardegna sia stata garantita la più netta separazione tra finanza e politica; se non si ritenga che la Fondazione Banco di Sardegna debba essere chiamata a rispondere del proprio operato alla comunità dei sardi e se siano stati adottati gli strumenti opportuni per ottenere un profondo cambiamento delle regole di governance della Fondazione Banco di Sardegna.

Palazzo Regio Cagliari 1

La specialità della Sardegna non è né concessione né eredità, ma la sua conquista deve invece prendere la forma attuale del tempo. Per raggiungere questo obiettivo serve un dibattito ampio tra le forze politiche e sociali dell’isola. La #Fondazione Sardinia, l’associazione #Carta di Zuri e il sito “Sardegna Soprattutto” promuovono per lunedì 23 giugno una assemblea dibattito aperta a tutti sul tema della Costituente e del nuovo statuto di autonomia. Appuntamento a partire dalle 17.00 nella sala del Palazzo Regio, in piazza Palazzo, a Cagliari. L’incontro segue quello organizzato due settimane fa e vuole essere un ulteriore momento di confronto tra rappresentanti delle istituzioni, associazioni e cittadini perché si dia una risposta al problema fondamentale, cioè la partecipazione dei sardi nella formulazione della riforma costituzionale dell’isola.

L’incontro, a cui sono stati invitati tutti i consiglieri regionali e i parlamentari sardi, verrà aperto con la presentazione e il commento i quattro testi di nuovo statuto redatti negli anni da Lorenzo Palermo (PSd’Az, 1988), Mario Floris (UDS, 2004), Mario Carboni – Piergiorgio Massidda (F. I., 2008) e Antonello Cabras (PD, 2010). Dopo seguiranno gli interventi, coordinati dal direttore della Fondazione Sardinia, Salvatore Cubeddu.

Nell’incontro del 9 (i cui atti sono raccolti in video ed in testo e sono consultabili sul sito www.fondazionesardinia.eu) è stata espressa, soprattutto, l’importanza non di un accomodamento o di una riformulazione del vecchio statuto ma di una scrittura capace di rispondere alle urgenze del popolo sardo. È emersa anche la preoccupazione che chiedere il minimo, riconfermare come se fosse una grande conquista la specialità o giocare in difesa, non risponde alle esigenze dei sardi.

Da questa prospettiva è necessario, dunque, capire in che misura sarà possibile attivare la collaborazione e la partecipazione al processo costituente della società sarda nelle sue varie stratificazioni.

 Riformare lo statuto di autonomia della Regione è ormai ineludibile e per farlo è necessario il contributo di tutta la società sarda. Per questo la #Fondazione Sardinia, l’associazione “Carta di Zuri” ed il sito Sardegna Soprattutto organizzano per il lunedì 9 giugno il seminario/convegno “Est ora – Movè(m)us: la Sardegna verso la sua nuova Costituzione”. Al centro dell’incontro due temi fondamentali: l’assemblea costituente e il nuovo statuto di autonomia della Sardegna. Appuntamento a partire dalle 16.00 nella sala del Palazzo Regio, in piazza Palazzo a Cagliari.

Nel corso dell’iniziativa si farà il punto su tutti i progetti di statuto presentati nell’ultimo trentennio e, dopo l’introduzione del presidente Fondazione Sardinia Bachisio Bandinu sul tema “L’identità e il popolo”, verranno analizzati sette punti fondamentali sui quali potrebbe vertere il nuovo statuto, ciascuno esposto ed approfondito da un relatore: «La Sardegna è una nazione» (Piero Marcialis della Fondazione Sardinia); «La Sardegna sviluppa e mantiene una posizione singolare per quanto si riferisce alla lingua, alla cultura, al diritto civile ed all’organizzazione territoriale» (Maria Antonietta Mongiu, Sardegna Soprattutto); «La Sardegna è un’isola ricca di territorio e di biodiversità» (Vincenzo Migaleddu); «La Sardegna considera l’Italia uno stato plurinazionale» (Nicolò Migheli, Sardegna Soprattutto); «La Sardegna convive fraternamente con i popoli dell’Italia ed è solidale con gli altri popoli del mondo» (Mario Medde, Carta di Zuri); «La Sardegna sottolinea l’importanza dei diritti e dei doveri, del sapere, dell’educazione, della coesione sociale e dell’eguaglianza» (Vanni Lobrano, Carta di Zuri); «La Sardegna partecipa all’Unione Europea, in coerenza con i valori e il modello di benessere e di progresso europei e offre amichevole collaborazione alle comunità ed alle regioni vicine per formare, a partire dal Mediterraneo, una euroregione per il progresso degli interessi comuni» (Pietro Soddu).

Il presidente dell’associazione Carta di Zuri don Pietro Borrotzu interverrà invece sul tema “L’etica della storia: la libertà cristiana e la comunità sarda”.

L’iniziativa proseguirà con le presentazioni delle quattro proposte di Statuto avanzate negli anni scorsi da Lorenzo Palermo, Mario Floris, Piergiorgio Massidda e Antonello Cabras.

 Il seminario sarà coordinato da Salvatore Cubeddu, direttore della Fondazione Sardinia.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Vanno avanti le audizioni della Prima Commissione sul tema delle riforme. Il parlamentino dell’Autonomia ha sentito questa mattina gli ex presidenti di Regione e Consiglio Antonello Cabras, Italo Masala, Giacomo Spissu e Felicetto Contu.

Antonello Cabras, presidente della Giunta regionale dal novembre del ’91 al giugno del ’94, ha ricordato i numerosi tentativi di riforma dello Statuto portati avanti negli ultimi vent’anni. Tentativi che però non hanno prodotto risultati, se non alcune modifiche parziali della Carta in materia di entrate e forma di governo. «Oggi – ha sottolineato Cabras – è ancora più difficile pensare ad una revisione dello Statuto. Al centro delle riforme nazionali non ci sono più le regioni ma i comuni. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi incarna questa idea. Il rischio è aprire un dibattito sulle riforme con chi non è disposto ad ascoltare». Per questo, secondo l’ex presidente della Regione, «ogni progetto di revisione dello Statuto deve essere realista, altrimenti si corre il pericolo di un arretramento della nostra autonomia». «La Regione sarda può comunque esercitare le sue potestà esclusive in alcune materie – ha aggiunto Cabras – se non lo fa è perché non vuole farlo». E’ ciò che è successo con la forma di governo: l’elezione diretta del Presidente è una conseguenza della modifica del Titolo V della Costituzione, ma il Consiglio poteva anche puntare sul presidenzialismo puro, soluzione – secondo Cabras – più efficace per il governo di una regione come la Sardegna.

L’ex presidente della Giunta ha poi affrontato il tema del riordino degli Enti Locali. «Le proiezioni demografiche parlano chiaro. La Sardegna, nei prossimi decenni, scenderà sotto il milione di abitanti. L’attuale sistema non reggerà: occorre mettere insieme i comuni e studiare nuovi modelli di governance per il livello intermedio». Un accenno, infine, alle questione economica: «La Sardegna deve difendere la sua autonomia fiscale – ha detto Cabras – e prevedere un prelievo totale sulle attività svolte nel territorio della Regione. La riforma non può, inoltre, non tenere conto dei vincoli europei sempre più condizionanti. Il patto di stabilità non può applicarsi allo stesso modo in tutti i territori. Chi vive a Cuneo ha più opportunità di un abitante della provincia di Nuoro».

Italo Masala, presidente della Regione dall’agosto del 2003 al giugno del 2004, ha suggerito alla Commissione di guardare con attenzione ai progetti di riforma portati avanti a livello nazionale. «Saranno più veloci di noi – ha detto Masala – da soli si rischia di non andare da nessuna parte. Bisogna ottenere la giusta considerazione da parte del Governo». Masala ha poi ricordato il tentativo, fallito, di dotare gli esecutivi regionali di un potere più forte in situazioni di urgenza. «Nel  2001 si provò ad inserire nella riforma del Titolo V della Costituzione la previsione per le regioni a Statuto Speciale di intervenire, per casi particolari, con decreti legge. Il governo si oppose». Ecco perché è urgente, secondo l’ex presidente della Giunta, entrare nel dibattito sulla riforma del Senato che «deve essere, necessariamente, una sede di confronto tra lo Stato e le autonomie locali».

Sulla forma di governo, Masala ha suggerito una via che garantisca più equilibrio di poteri tra Giunta e Consiglio. «La potestà di indirizzo politico in capo al presidente della Regione è oggi più forte con il sistema di elezione diretta. Il quadro è sbilanciato. Forse sarebbe il caso di prevedere anche l’elezione diretta di un vicepresidente per evitare che il corso di una legislatura venga condizionato dalla volontà del capo dell’esecutivo». 

Sul riordinamento degli enti locali, Masala ha sottolineato la necessità, oggi ancora più marcata dopo l’abolizione delle province, di garantire una rappresentanza ai territori. «Difficile pensare che una sola città metropolitana come Cagliari possa rappresentare tutta l’Isola. Occorre trovare soluzioni alternative». Nel suo intervento, l’ex presidente ha toccato per ultimo il tema della riorganizzazione della macchina regionale. «La legge 31/98 ha avuto il merito di separare funzioni politiche e amministrative. Abbiamo assistito però ad  una proliferazione di servizi – ha detto Masala – che ha creato problemi nel funzionamento della struttura pubblica».

Giacomo Spissu, presidente del Consiglio nella XIII legislatura, ha sottolineato la necessità di inquadrare ogni proposta di riforma in un contesto più ampio. «Affrontare questo tema – ha detto Spissu – senza considerare ciò che succede a livello nazionale e internazionale ci espone a grandi rischi». In Italia, ha ricordato l’ex presidente dell’Assemblea, si è passati dall’autonomismo al regionalismo diffuso per arrivare poi al federalismo. «Ora c’è una spinta neocentralista che rimette in discussione non solo il rapporto Stato-Regione ma anche quello tra Regione ed enti locali. I progetti di revisione dello Statuto devono muoversi in contesti favorevoli altrimenti rischiano di fallire. Questo aspetto deve essere vagliato attentamente dal Consiglio. Attenzione a toccare lo Statuto perché c’è il rischio di peggiorarlo». Spissu si è poi soffermato sul metodo da adottare per le riforme bocciando senza mezzi termini l’ipotesi dell’Assemblea Costituente. «Sarebbe una soluzione velleitaria – ha detto Spissu -. A un soggetto costituente si ricorre dopo le guerre o in situazioni di emergenza democratica. Ogni proposta dell’Assemblea andrebbe comunque vagliata dal parlamento». Meglio, dunque, affidare il compito ad un altro organo. «Nel 2006 – ha ricordato Spissu – venne approvata la proposta per l’Istituzione di una Consulta che nella fase istruttoria affiancasse il Consiglio lasciando a quest’ultimo la potestà legislativa. Questa può essere ancora oggi una buona soluzione». Secondo Spissu l’aula può comunque procedere in piena autonomia all’approvazione della legge Statutaria e alla modifica delle storture dell’attuale legge elettorale.

Sul fronte della riorganizzazione della macchina amministrativa, l’ex presidente del Consiglio ha evidenziato la mancanza di un’idea chiara. «Serve una riforma complessiva degli enti locali che preveda una nuova allocazione dei poteri e una ridefinizione del sistema dei controlli».

Felicetto Contu, presidente del Consiglio nella VI e nella VII legislatura, ha rivendicato i risultati ottenuti dalla Sardegna in termini di progresso economico e sociale nella stagione dell’Autonomia. «Oggi è indubbio – ha detto Contu – che lo Statuto debba essere rivisitato, ma il compito è arduo. La riforma nazionale va verso uno Stato centralista. Compito dei legislatori sardi è, non solo la difesa delle nostre prerogative, ma anche l’accrescimento degli spazi di sovranità». Secondo il decano della politica sarda, è necessario darsi un obiettivo, anche il più ambizioso come l’indipendenza, ma occorre ragionare per gradi. «Gli esempi sono tanti: in alcune regioni d’Europa, come i Paesi Baschi, la Catalogna e le Canarie – ha detto Contu – si esercitano poteri statuali su alcune materie. La Sardegna potrebbe far tesoro di queste esperienze e mutuarle nel proprio ordinamento». 

L’ex presidente del Consiglio dopo aver  evidenziato la mancata attuazione di alcune disposizioni dello Statuto, in particolare quelle sul Piano di Rinascita e sui punti franchi, si è poi soffermato sulle modalità con le quali procedere alla riforma. «Sono tendenzialmente favorevole all’Assemblea Costituente – ha detto Contu – ma non è una posizione ideologica. In ogni caso – ha concluso l’ex presidente – qualsiasi proposta di modifica dovrà essere sottoposta ad un referendum consultivo».

Le audizioni della Commissione proseguiranno domani, venerdì 6 giugno, con l’intervento dei  parlamentari sardi.

Francesco Agus

Gli ex presidenti della Regione, Pietro Soddu e Angelo Roich, sono stati sentiti ieri pomeriggio dalla Prima Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Francesco Agus, nell’ambito delle audizioni programmate sul tema delle riforme istituzionali.

Pietro Soddu (sette volte alla guida della Regione dal 1972 al 1980) non ha nascosto le sue perplessità sul metodo di consultazione adottato dalla Commissione. «In questo momento di delegittimazione della politica – ha detto Soddu – sarebbe necessario portare la discussione fuori dal palazzo. In Europa, basta pensare a ciò che succede in Scozia, Spagna e Francia, sul tema delle riforme si ricorre sempre più frequentemente ad un pronunciamento diretto del corpo elettorale. Questo aspetto in Sardegna sembra trascurato nonostante la presenza di forze sovraniste e indipendentiste in Consiglio regionale».

Pietro Soddu ha poi puntato l’attenzione sulla riforma costituzionale avviata dal Governo e orientata verso una “visione centralista”. Il Consiglio, secondo l’ex presidente della Giunta, deve avere più coraggio, servono strumenti più forti della mera consultazione. «Più sovranità e meno autonomia» – ha detto Soddu – rispolverando un suo vecchio slogan. «La nuova questione sarda deve fondarsi su tre elementi: modernità, identità e cittadinanza. La Sardegna – ha sottolineato – non può rinunciare a un nuovo processo di modernizzazione, a una partecipazione attiva al grande cambiamento in atto a livello globale e a capire come difendere le radici profonde della sua identità». Sul concetto di cittadinanza, Soddu ha ricordato che lo Statuto «è frutto della Costituzione italiana. Lo Stato, cento anni dopo la fusione perfetta del 1848, ha restituito alla Sardegna una forma, seppur parziale, di autogoverno. Rinunciare alla Costituzione sarebbe un’impresa ardua, la cittadinanza non si può buttare a mare».

Sul nuovo modello di sviluppo, Pietro Soddu ha ribadito la necessità di puntare ancora sull’industria, moderna e tecnologicamente avanzata. «Non conosco modelli di sviluppo che possano fare a meno delle attività industriali. Impossibile dare risposte solo con il turismo o il settore primario». Ampi margini di intervento esistono invece in agricoltura: «In questo settore – ha detto Soddu – il Piano di Rinascita non ha avuto piena attuazione. Si sono create le infrastrutture, con le dighe e i canali di irrigazione, ma non si sono ottenuti risultati, mentre le industrie hanno prodotto ricchezza per 40 anni».

Per Angelo Roich, presidente della Giunta dal 1982 al 1984, l’attuale legislatura si giocherà sul tema delle riforme. Una questione decisiva per l’Isola in un’epoca che vede gli spazi delle Regioni appiattiti dalla globalizzazione e la sovranità degli Stati ridimensionata dall’invadenza dell’Unione Europea. Per questo, secondo Roich, occorre procedere a una revisione dello Statuto senza cambiarne i principi e i valori. «Non si deve correre il rischio di un declassamento della Carta costituzionale della Sardegna. Il nuovo Statuto può creare un’autonomia rinnovata, fondata su un nuovo patto con il parlamento italiano e con quello europeo. Ma un patto federativo sarebbe riduttivo senza un’intesa tra le Regioni a Statuto Speciale e l’Unione Europea».

Sul metodo con cui riscrivere lo Statuto, Roich ha sottolineato la centralità del Consiglio regionale esprimendo perplessità sul ricorso all’Assemblea Costituente. «Quest’ultimo organismo avrebbe un valore importante se eletto dal popolo, ma è un percorso difficile perché si potrebbe creare un conflitto con il Consiglio». Secondo l’ex presidente della Regione, «una soluzione potrebbe essere quella di una Consulta da affiancare alla Commissione Autonomia».  

Il nuovo Statuto, ha proseguito Roich, «deve rappresentare la sintesi delle culture, della storia di un popolo e della sua spiritualità. L’unità dei sardi deve ritrovarsi nei principi e nei valori fondamentali, primo fra tutti quello dell’autogoverno». In questa battaglia, secondo l’ex presidente, «la Sardegna non sarà sola ma potrà contare sull’appoggio di altre nazioni senza Stato, come la Catalogna, la Navarra, i Paesi Baschi, la Galizia e la Scozia. L’obiettivo deve essere quello di un’Europa dei popoli e delle piccole patrie».

Roich ha infine suggerito alla Commissione di non rinunciare ad alcuni contenuti dello Statuto. «La previsione dell’articolo 13 sul Piano di Rinascita è un unicum giuridico – ha detto Roich – da difendere per il solo fatto che sancisce la parità tra Stato e Regione». Da rispolverare anche la norma sull’istituzione dei punti franchi. «Questa ipotesi non sarebbe guardata con sfavore dall’Europa – ha sottolineato l’ex presidente della Regione – la Sardegna ha infatti una posizione strategica nel Mediterraneo, l’istituzione di punti franchi in tutte le zone industriali aprirebbe prospettive straordinarie di sviluppo e di occupazione per i giovani».

 I lavori della Commissione proseguiranno domani mattina con le audizione degli ex presidenti della Regione e del Consiglio regionale Antonello Cabras, Italo Masala, Felicetto Contu, Lello Mereu e Giacomo Spissu.

Antonello Cabras.

Il 23 maggio è stato approvato il bilancio consuntivo della @Fondazione Banco di Sardegna chiuso il 31 dicembre 2013. Il documento pone in evidenza un avanzo di esercizio di euro 30.854.454 (euro 28.433.162 nel 2012) ed erogazioni deliberate nei settori di intervento pari a euro 15.100.000 (euro 13.500.000 nel 2012).
Nello stesso giorno si è insediato il nuovo Comitato di Indirizzo e l’ingegner @Antonello Cabras e’ stato confermato all’unanimità presidente della Fondazione Banco di Sardegna.

Antonello Cabras, nato il 22 ottobre 1949 a Sant’Antioco, ingegnere, ha alle spalle una lunga e prestigiosa carriera da amministratore e politico, iniziata proprio nella sua città, della quale è stato sindaco. E’ stato poi eletto consigliere regionale del PSI, assessore della Programmazione e per due volte presidente della Regione.

E’ stato eletto successivamente senatore, per due volte sottosegretario al Commercio estero, deputato, poi ancora senatore fino alla scorsa legislatura.

Ha ricoperto prestigiosi incarichi politici, tra i quali quello di segretario regionale del partito socialista. E’ stato poi fondatore e presidente di Federazione Democratica e segretario regionale dei Democratici di Sinistra, nonché dirigente nazionale del Partito Democratico. E ancora quello di presidente del Comitato per la gassificazione del carbone Sulcis, progetto del quale negli anni ’90 era uno dei principali sostenitori (poi non realizzato).

Giuseppe Casti 4 copia

Giuseppe Casti è il nuovo presidente del CAL, il Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna. Subentra a Gianfranco Ganau, eletto quand’era sindaco di Sassari e dimessosi dopo la sua elezione alla presidenza del Consiglio regionale. Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia dal 15 maggio 2011, quando è stato eletto con 12.020 voti (62,36%), raggiunge il prestigioso incarico, al quale è stato eletto stamane all’unanimità dall’assemblea riunita a Cagliari, all’età di 49 anni (è nato a Carbonia il 18 luglio 1964). Come Gianfranco Ganau è un esponente di spicco del Partito Democratico ed all’attuale presidente del Consiglio regionale è legato anche dall’appartenenza alla stessa area politica all’interno del partito, quella di formazione socialista che ha come leader Antonello Cabras, attuale presidente della Fondazione del Banco di Sardegna.

Il Consiglio delle Autonomie Locali è organo di partecipazione degli Enti Locali ai procedimenti legislativi ed amministrativi di loro interesse.

«Ringrazio tutti i consiglieri per la votazione all’unanimità – ha detto il neo presidente – è per me un onore rappresentare il Consiglio delle Autonomie Locali. Dopo l’esperienza di quasi tre anni come consigliere delle Autonomie Locali e sindaco della città di Carbonia, da presidente porterò avanti, con maggior forza, le battaglie che ho condotto sin dall’inizio del mio mandato di sindaco: aumento del Fondo Unico per i comuni, riforma degli enti locali e alleggerimento del patto di stabilità. Senza questi interventi prioritari, come ripeto da tempo alla Regione, i nostri comuni e le nostre province dal prossimo mese si troveranno ad avere un blocco nell’attività amministrativa – ha aggiunto Giuseppe Casti -. Ringrazio Carbonia, la mia città, e tutti i miei concittadini, perché è grazie alla loro fiducia che, come sindaco, ho potuto far parte del Consiglio delle Autonomie Locali, arricchendo le mie conoscenze amministrative attraverso il confronto e lo scambio di informazioni con i colleghi. Il nuovo incarico avrà un effetto positivo sul mio impegno come sindaco, poiché le stesse lotte, condotte come Amministratore di Carbonia, saranno rafforzate e promosse nell’interesse di tutti i comuni sardi. Da oggi – ha concluso il sindaco di Carbonia – continuerò a presentare le stesse richieste, ma con maggior forza perché lo farò a nome di tutte le autonomie locali della Sardegna, nella consapevolezza che queste nostre rivendicazioni rappresentino l’unico strumento possibile per ridare la giusta dignità amministrativa e la necessaria forza di intervento sociale alle amministrazioni locali dell’Isola.»

Sant'Antioco.

Il comune di Sant’Antioco, rappresentato dal sindaco Mario Corongiu, e la Fondazione Banco di Sardegna, rappresentata dal presidente Antonello Cabras, sabato 3 maggio 2013 alle ore 11.30, presso l’Aula consiliare del comune di Sant’Antioco stipuleranno un protocollo d’intesa che avvia una collaborazione istituzionale finalizzata alla conservazione del patrimonio culturale isolano e allo sviluppo della “conoscenza”, come possibile fattore di crescita socio-economica dello stesso territorio.

Il momento costituisce un’occasione storica di straordinaria importanza, poiché l’accordo triennale riguarderà il restauro della necropoli punica di Sulky, in accordo con la competente Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano. Dopo quindici anni, la necropoli monumentale potrà essere riaperta al pubblico restituendo ai visitatori e agli stessi cittadini di Sant’Antioco un tassello fondamentale della loro storia. Durante la prima annualità, si procederà al recupero di un unicum nel Mediterraneo punico: una sepoltura ipogea totalmente affrescata dotata di pilastro centrale nel quale è scolpito un altorilievo con personaggio maschile in stile egittizzante, testimonianza di eccezionale valore storico, artistico e archeologico.

Tito Siddi

TelegammaIntervista Telegamma 1

Trent’anni fa nasceva Telegamma, la prima televisione privata del Sulcis Iglesiente. Erano le 21.00 del 26 marzo 1984, quando dagli studi di Piazza Rinascita aveva inizio “Obiettivo Sport“, il programma che apriva ufficialmente le trasmissioni. Scrivendo queste righe è grande in me l’emozione, perché, poco più che ventenne, ebbi l’onore di entrare per primo, attraverso gli schermi delle TV, per di più in rigorosa diretta, nelle case di tanti sulcitani.

In quel 1984 la Sardegna e il Sulcis Iglesiente erano profondamente diversi rispetto ad oggi. Presidente della Regione era il democristiano Angelo Rojch, vi rimase fino al 23 giugno e il 26 agosto venne sostituito dal sardista Mario Melis; sindaco di Carbonia, da meno di un anno, era il comunista Ugo Piano; sindaco di Iglesias era il socialista Paolo Fogu; il comunista Salvatore Cherchi meno di un anno prima era stato eletto per la prima volta parlamentare, alla Camera dei Deputati; il socialista Antonello Cabras era presidente del Comprensorio del Sulcis e qualche mese dopo sarebbe stato eletto sindaco di Sant’Antioco.

Trent’anni, tante esperienze, tante emozioni, assolutamente indimenticabili. Il mondo è cambiato ma per il Sulcis Iglesiente, purtroppo, per molti aspetti non certamente in positivo. Il modello di sviluppo basato sulla grande industria, allora ancora vivo, garantiva molte migliaia di buste paga e, grazie anche ad un rilevante indotto, una condizione socio-economica sicuramente migliore di quella odierna. Quel modello di sviluppo è ormai al tramonto ed al suo posto non è stata preparata un’adeguata alternativa.

Sul piano strettamente personale, Telegamma ha segnato la mia formazione professionale per molti anni. Sono stati anni di grande responsabilità ed impegno totale, nei quali la carica di entusiasmo ha supplito spesso alle carenze strutturali e alle limitate disponibilità economiche. Ho dato e ricevuto tanto, soprattutto in termini di autonomia gestionale della redazione giornalistica che per molti anni ho avuto l’onore e l’onere di dirigere. Posso dire di non aver mai avuto pressioni di alcun genere dalla proprietà (Domenico Sirigu, mio primo interlocutore, Luciano La Mantia e l’imprenditore Paolo Cossu) e di aver portato avanti una linea editoriale completamente autonoma. Negli anni ci sono state anche incomprensioni che mi hanno portato a lasciare l’incarico, ma anche queste non hanno modificato minimamente il mio giudizio complessivo su una lunga, straordinaria esperienza professionale, che alla fine ho deciso di interrompere esclusivamente per mia scelta, per affrontare nuove avventure, con nuovi stimoli.

Oggi ringrazio tutti, dalla proprietà a tutti i collaboratori, con alcuni dei quali posso dire di aver trascorso una parte importante della mia vita professionale.

Sono passati trent’anni e sembra ieri. I ricordi restano, senza rimpianti. La vita continua.

 

Francesca Barracciu ha fatto il passo indietro che le veniva chiesto da settimane da alcuni partiti della coalizione di centrosinistra (Centro Democratico, Rossomori e Sinistra Ecologia Libertà) e da diverse anime del suo stesso partito (PD), al termine di una tormentata riunione della direzione del Partito Democratico svoltasi ad Oristano. Alle 23.30 il segretario regionale Silvio Lai, lo stesso che aveva rivolto l’invito ufficiale a fare un passo indietro all’europarlamentare di Sorgono, ha fatto l’annuncio che riapre i giochi per la scelta del candidato. Francesca Barracciu era stata investita della candidatura dalle elezioni primarie del PD, vinte al primo turno. Successivamente è rimasta coinvolta dall’apertura di un secondo filone di indagine sulla gestione dei fondi dei gruppi consiliari regionali e sono iniziate le contestazioni interne ed esterne al PD, culminate con il ritiro della tarda serata di ieri.
Dopo l’annuncio, Francesca Barracciu ha espresso parole pesantissime sulla parte del Partito Democratico che – a suo dire – rappresenta un gruppo di potere che si è ricompattato intorno a Renato Soru, Antonello Cabras e Paolo Fadda ed ha spaccato il partito. Allo stesso tempo ha chiesto alla segreteria nazionale, rappresentata da un inviato di Matteo Renzi, di avere voce in capitolo nella scelta del candidati e, eventualmente, di poter avere il diritto di veto.
La Direzione regionale tornerà a riunirsi il 4 gennaio ma non è certo che a quella data il PD avrà sciolto le riserve sul candidato che il 16 febbraio sfiderà il centrodestra e gli altri candidati alla presidenza della Regione. Da ieri sera e’ scattato il toto-candidato. La lista dei papabili e’ lunga ma già nelle prossime ore potrebbe iniziare a sfoltirsi. Tra i nomi più’ gettonati ci sono quelli degli ex assessori regionali Francesco Pigliaru e Franco Mannoni, il presidente della federazione nazionale della stampa Franco Siddi, il presidente della provincia di Sassari Alessandra Giudici e, infine, l’ex presidente della provincia di Carbonia Iglesias Salvatore Cherchi.