20 April, 2024
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654ª Sagra di Sant'Antioco Martire 1

Appassionati e studiosi continuano ad investigare sulla storia del patrono della Sardegna. Tra questi Antonello Secci e Vincenzo Sanna che recentemente hanno aggiunto un altro tassello. «E’ universalmente nota la scoperta delle reliquie avvenuta il 18 marzo 1615 – afferma Antonello Secci – poca importanza invece è stata data a coloro che, dopo il ritrovamento, contribuirono alla loro salvaguardia». Poiché si riteneva che le reliquie fossero a rischio per le scorrerie barbaresche l’arcivescovo di Cagliari aveva ordinato di riporle in una cassa, poi collocata sull’altare maggiore della chiesa sulcitana, sotto la guardia di numerosi soldati. I due appassionati hanno così scoperto che il comando dei soldati fu affidato al sergente maggiore Thomas Ferrete, cagliaritano, citato nella “Relacion de la Invencion de los cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616”.

«L’arcivescovo ignorava però che il Ferrete non era di Cagliari, bensì nativo della città di Iglesias – spiega Antonello Secci – come si desume dall’atto di matrimonio del 29 gennaio 1606 celebrato nella chiesa di Sant’Anna, rinvenuto fra i documenti dell’Archivio Storico diocesano di Cagliari (Quinque Libri, 2, Stampace – anni 1597-1627, c. 162v). Nell’atto si cita il matrimonio fra Thomas Ferrete, natural de Iglesias, e Caterina Anna Cavaro di Stampace, quartiere storico di Cagliari.

«Abbiamo conferma del suo status di militare grazie al documento del 28 luglio 1613, ripreso anch’esso dal suddetto Quinque Libri (c. 128v) – spiega ancora Antonello Secci – nel quale il Ferrete, qui menzionato come “lo sergent major Thomas Ferrer”, fa da padrino al piccolo Antiogo Maria figlio di mestre Antiogo Mereu e Monserrada Boy». Al di là dei compiti del Ferret, in qualità di capo delle guardie a difesa delle reliquie di Sant’Antioco, va dato risalto al suo legame matrimoniale con Caterina Anna Cavaro, seconda figlia, su 11, del notaio Pere Joan Cavaro e Caterina Porcell cagliaritani. Ma anche perché nipote del famoso pittore Michele Cavaro e Caterina Broto. Se ne deduce quindi che la moglie del Ferret era anche pronipote del grande pittore Pietro Cavaro e della nobildonna catalana Joana Godiel (vedova De Canyada).

«E’ utile anche rimarcare il ruolo dei pittori Pietro e Michele – conclude Antonello Secci – appartenenti alla famosa Scuola di Stampace dove operarono fra gli inizi e la fine del “Cinquecento”.»

Tito Siddi

La quarta commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd), che ha cominciato l’esame del DL 130 – Giunta regionale – Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio, la semplificazione ed il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia, con le audizioni dei rappresentanti di categorie produttive e sindacati.

A nome delle associazioni di categoria, il segretario regionale della Cna, Francesco Porcu, ha espresso apprezzamento per il testo, «che propone un quadro di certezze e di semplificazioni in grado di superare una stagione emergenziale e dogmatica». «Piuttosto – ha aggiunto – siamo preoccupati per un possibile vuoto normativo che avrebbe ripercussioni negative per un settore già in grande sofferenza con ben 26.000 unità in meno e comunque ancora in condizioni di dare molto al Pil regionale».

Nel merito, Porcu ha sollecitato più flessibilità in alcune parti del testo, auspicando fra l’altro la rimozione del limite dei piani attuativi per gli interventi consentiti, un’apertura sui centri storici (finora esclusi fatta eccezione per i fabbricati in cui risiedono disabili), l’estensione ai camping ed alle strutture all’aria aperta degli incrementi volumetrici per le strutture turistiche e, in materia di semplificazioni, l’utilizzo della comunicazione di inizio lavori in tutti gli interventi che non riguardino le parti strutturali del fabbricato.

Luca Murgianu, della Confartigianato, dopo aver ricordato che in questi anni il settore è riuscito a contenere il crollo occupazionale solo grazie al piano casa, ha affermato che la Sardegna ha bisogno di una legge «stabile, chiara, senza ideologie e senza tabù». «Sotto questo profilo – ha aggiunto – i limiti previsti per i centri storici e le zone agricole appaiono eccessivi se davvero si vuole puntare con decisione al recupero del nostro patrimonio edilizio». «Noi proponiamo – ha concluso – di introdurre in queste zone, come in quelle costiere, una premialità contenuta e legata, per esempio, alla qualità architettonica e all’utilizzo dei nostri materiali tipici.»

Aprendo la serie degli interventi delle organizzazioni sindacali, il segretario della Filca-Cisl Giovanni Matta ha messo l’accento sul momento delicatissimo della categoria che, con una buona legge, «può rappresentare per la Sardegna un moltiplicatore di opportunità, purché ci siano certezze, percorsi condivisi e tempi brevi». Matta ha inoltre sostenuto che esistono le condizioni per una nuova edilizia del futuro, «che dovrà essere fondata su quattro pilastri: qualità, sostenibilità, innovazione, rispetto delle norme» con una attenzione particolare alla valorizzazione dei materiali tipici dell’Isola, «senza dover più assistere a situazioni come quella dei cantieri della Sassari-Olbia, dove si utilizzano materiali di importazione».

Per la Cgil, il segretario Antonio Piludu ha evidenziato la necessità di rafforzare i riferimenti della legge alla qualità architettonica ed all’efficienza energetica prevedendo, nello stesso tempo, una parte dedicata all’edilizia residenziale pubblica ed alla rigenerazione urbana delle periferie. «Una strada – ha spiegato – che può aprire l’accesso ai fondi europei incentivando i proprietari alla riqualificazione». Per quanto riguarda alcuni articoli del testo, l’esponente della Cgil ha formulato due proposte: sostituire il silenzio-assenso («molto spesso i Comuni non riescono a rispondere nei termini, non per loro volontà») con l’intervento di un commissario ad acta e portare la premialità volumetrica anche oltre il 40% per le aziende che trasferiscono la loro sede produttiva da un’area a rischio idrogeologico ad una “sicura”.

Parlando per la Fenea-Uil Gianni Olla si è detto convinto che «una edilizia sostenibile capace di garantire certezze sugli interventi e sui tempi può accompagnare positivamente l’economia regionale verso la ripresa: in questi anni abbiamo avuto il 70% degli occupati in meno ed il 60% delle ore lavorate in meno, adesso possiamo e dobbiamo ripartire».

Il segretario regionale di Legambiente Vincenzo Tiana ha aperto la parte finale dell’audizione, dedicata alle associazioni ambientaliste. Secondo Tiana, intanto, «dal disegno di legge non è arrivato quel primo segnale forte in materia di restauro idrografico e idrogeologico, che sarebbe stato auspicabile proprio nella ricorrenza delle terribili calamità naturali che hanno colpito la Sardegna». «In secondo luogo – ha osservato – a differenza dell’accordo Stato-Regioni sui piani casa che aveva carattere temporaneo questa legge stabilizza un regime di deroghe permanenti, disincentivando nei fatti i Comuni dal predisporre i Piani urbanistici». «La strada maestra invece – ha concluso – resta quella della pianificazione con cui si crea quella qualità architettonica che i piani casa hanno peggiorato».

Ad avviso di Maria Paola Morittu, rappresentante di Italia Nostra, «il disegno di legge contiene una questione preliminare insuperabile: non può diventare legge della Regione se prima non viene sottoposto alla procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica), come prescrive la normativa europea confermata da vasta giurisprudenza». Morittu ha poi contestato che la legge possa raggiungere l’obiettivo di contenere il consumo di suolo. «Supponiamo – ha immaginato – che ciascuna delle 4.000 strutture ricettive della Sardegna presenti un progetto di ampliamento di appena il 25%, numero bassissimo: in Sardegna avremmo ben 25 milioni di metri cubi in più.»

«La vera lacuna di questa legge è la pianificazione sostenibile – ha dichiarato Antonello Secci del Wwf – soprattutto nei centri urbani degradati; sotto questo aspetto è la classica montagna che ha partorito il topolino.» E’ profondamente sbagliato, inoltre, «concedere nuove cubature nelle aree a 300 metri dalla costa e nelle zone agricole di piccole dimensioni da 1 a 3 ettari».

Il presidente Antonio Solinas, al termine delle audizioni, ha assicurato che l’impegno comune della commissione è quello di procedere a tappe forzate «in modo da approvare il disegno di legge già nella prossima settimana per sottoporlo all’esame del Consiglio delle autonomie locali». «Questo significa – ha precisato – che andremo incontro ad un brevissimo vuoto normativo, forse di pochi giorni». «La commissione – ha proseguito – ha recepito le indicazioni sull’uso dei materiali locali, l’inclusione dei centri storici e dei piani di edilizia residenziale pubblica; siamo consapevoli che questo disegno di legge è l’inizio di un percorso, che sarà seguito dalla legge urbanistica e dal Piano paesaggistico, ma intendiamo procedere fin da subito con chiarezza e trasparenza».

Rispondendo, infine, ai rilievi delle associazioni ambientaliste, il presidente ha detto di non credere all’obbligatorietà della procedura di Vas, «anche perché fin dall’avvio dell’iter del disegno di legge si è lavorato in stretta collaborazione con l’assessorato dell’Ambiente».

 654ª Sagra di Sant'Antioco Martire 1Sant'Antioco Martire 3 copia

Si è celebrata ieri la 657/ma Sagra di Sant’Antioco Martire. Nei manifesti era indicata come la 655/ma edizione. Ma un documento inedito datato 13 settembre 1358 ritrovato da Antonello Secci, appassionato studioso di Villaspeciosa della storia di Sant’Antioco Martire, negli archivi della Corona d’Aragona a Barcellona porta indietro nel tempo la più antica festa religiosa della Sardegna.

«Le mie ricerche mi hanno portato un mese fa a Barcellona – racconta Antonello Secci – e nel consultare dei documenti trecenteschi dell’Archivio della Corona d’Aragona, ho trovato un documento del 13 settembre 1358, di cui ho ottenuto copia, che in pratica riporta indietro di altri due anni la celebrazione della festa.» 

La ricerca fatta da Antonello Secci negli archivi della Real Cancillerìa di Pedro III El Cerimoniòs attesta quindi una datazione più antica rispetto al documento del 1360, alla cui scoperta aveva contribuito lo stesso Secci, che segna il numero degli anni della sagra. Nel documento conservato nel Registro 1033, volume 45, della Real Cancilleria della Corona d’Aragona riporta un passo in latino la cui traduzione racconta: «Che a seguito di denuncia presentata da Ramon Gileti, vescovo di Sant’Antioco (1349-1359), re Pietro il Cerimonioso invita il governatore di Cagliari e Gallura, Olfo de Procida, a indagare sulle azioni compiute da Ramon d’Impuriis ed eventualmente punirlo per il grave atto compiuto nei confronti del vescovo sulcitano durante la celebrazione della vigilia della festa di Sant’Antioco. Durante la celebrazione della vigilia, infatti, Ramon e i suoi soldati armati erano penetrati a forza nell’aula episcopale, avevano percosso il vescovo e i presbiteri presenti e li avrebbero certamente uccisi se i numerosi fedeli presenti durante la celebrazione del rito non fossero intervenuti a difendere il presule e gli altri religiosi».

«Il testo latino cita il termine “vigilia” – spiega Antonello Secci – che significa la  giornata antecedente una festa dedicata a preparativi rituali o spirituali per la sua celebrazione.»

Insomma, nessun dubbio sul fatto che si trattava della vigilia della festa di Sant’Antioco, con partecipazione numerosa dei fedeli alla celebrazione del rito.

«Ciò  dimostra che la festa appena celebrata nel 2014 è stata la 657ª (non più la 655ª) e la prossima del 2015 sarà la 658ª – conclude Antonello Secci – salvo che, nel frattempo, non spunti un documento ancora più antico.»

Adesso, alla luce di questa scoperta, sarà compito delle autorità religiose e civili aggiornare la nuova datazione della sagra.

Tito Siddi