19 May, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato stamane la riforma di Area, l’Azienda regionale per l’edilizia abitativa. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 8 (Organi dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa) del Testo unificato 110/181/207/A-Riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area.

Subito dopo l’inizio dell’esame dell’art. 8 la seduta è stata sospesa per la verifica sul contenuto dell’emendamento n.54 (Comitati di garanzia e di indirizzo).

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto il voto segreto sull’emendamento all’emendamento n.69 che prevede la soppressione dell’emendamento n.54 con cui vengono istituiti i “Comitati di garanzia e di indirizzo”. Si tratta di organismi territoriali composti da amministratori locali, sindacati e rappresentanti degli inquilini assegnatari, che contribuiscono con funzione consultiva alla pianificazione dell’attività di Area.

Il presidente ha chiarito che prima occorre votare l’emendamento n. 54 e il testo dell’articolo.

Il relatore della legge Antonio Solinas (Pd), sull’ordine dei lavori, ha annunciato il ritiro dell’emendamento all’emendamento n. 69, sottolineando la necessità di un coordinamento unitario del testo.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato la sua precedente richiesta di voto segreto sull’emendamento all’emendamento n. 69 e di conseguenza, se viene ritirato, la richiesta va attribuita all’emendamento n. 54.

Successivamente è stato messo in votazione il testo dell’articolo, che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Subito dopo la seduta è stato sospesa perché, in base al regolamento, devono trascorrere almeno 30 minuti dall’inizio della riunione per poter effettuare la prima votazione col sistema elettronico.

Alla ripresa dei lavori è stato messo in votazione l’emendamento n. 54, respinto con 18 voti favorevoli e 33 contrari.

L’Aula ha poi iniziato l’esame dell’art.9 (Amministratore unico). Sull’emendamento n.46, riguardante le modalità di nomina dell’amministratore unico, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto lo scrutino segreto; la proposta è stata respinta con 6 voti favorevoli e 45 contrari.

Subito dopo è stato messo in votazione il testo dell’art. 9.

Per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «organo vitale della legge con cui si realizza l’accorciamento della catena di comando delegando tutto alla Giunta, il vero obiettivo della legge». «Quanto alla figura del direttore generale – ha concluso – deve seguire 377 Comuni e ben 25.000 alloggi; un record italiano, raggiunto con un piccolo risparmio economico che però si pagherà con più inefficienza».

Non essendoci altri iscritti a parlare è stato messo in votazione il testo, che il Consiglio ha approvato.

Voto positivo anche per l’emendamento n.47 che prevede il riferimento al “sistema Regione” ed alla normativa sulla disciplina del personale.

Successivamente è stato approvato il testo dell’art. 10 (Collegio dei Sindaci). All’art. 11 (Comitato regionale per l’edilizia sociale-Cres-Compiti, composizione e funzionamento), approvato, sono state apportate alcune modifiche, contenute negli emendamenti n.67 (Inserimento nel Cres dei sindacati e dei rappresentanti degli inquilini assegnatari), 48 (Composizione del Cres, l’organo consultivo di Area in materia di pianificazione) e 49 (Riconoscimento di un solo rimborso spese ai componenti del Cres).

All’inizio dell’esame dell’art. 12 (Incompatibilità) la seduta è stata sospesa brevemente su richiesta dell’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda.

Alla ripresa dei lavori, il relatore Antonio Solinas (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento n.50 che conteneva un riferimento all’art.9 votato in precedenza.

Subito dopo il Consiglio ha approvato per alzata di mano il testo dell’art. 12.

Sull’art. 13 (Fonti di finanziamento), in sede di discussione generale, il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha fatto presente che, a suo avviso, «esiste un contrasto fra il testo del codice contratti pubblici e la legge in discussione perchè, pur riconoscendo il ruolo dei professionisti interni di Area si interviene sui progettisti interni penalizzandoli ingiustamente e determinando un calo dell’offerta di lavoro del sistema pubblico».

Il consigliere del Pd Salvatore Demontis ha definito quello di Tocco «un falso timore, dato che in realtà gli affidamenti esterni non subiranno alcun calo; al massimo il rilievo poteva avere un fondamento se riferito alla prima stesura del testo esaminata dalla commissione ma poi quella parte è stato modificata proprio con un emendamento della maggioranza». Quindi, ha concluso, «la missione di Area non cambia e col testo in esame viene introdotto un limite derogabile solo a certe limitate condizioni».

L’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, a nome della Giunta, ha ripreso le argomentazioni del consigliere Demontis, ribadendo che «la legge è coerente con nuovo codice degli appalti e, quanto alle eccezioni sollevate, credo che saranno smentite dai fatti quando saranno bandite le gare per le progettazioni esterne; invito anzi gli ingegneri ad iscriversi all’albo dei fornitori e resto disponibile ad una verifica dell’attività svolta fra pochi mesi, confermando ancora che per noi si tratta si una attività virtuosa».

Al termine dell’intervento dell’assessore è stato messo in votazione il testo dell’art. 13, che il Consiglio ha approvato.

L’Aula ha approvato l’emendamento 51 (primo firmatario Solinas, Pd) all’articolo 14. A seguire è stato votato favorevolmente anche il testo dell’articolo 14.

Sull’articolo 15 l’on. Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che «occorre una revisione generale delle politiche sulla casa ma è incivile che siano così pochi gli alloggi pubblici, in Italia appena il 5 per cento delle residenze.  Siamo contrari a questa riforma, comunque, perché è calata dall’alto, accorcia la catena di comando consegnando il potere alla Giunta. E non afferma nel concreto il diritto alla casa, considerando le peculiarità della Sardegna. Siamo  sicuri che questa riforma dovrà essere riformata, purtroppo».

Della stessa opinione l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), secondo cui «la Giunta intende trasformare Area sul modello della Asl unica e di Abbanoa. La tendenza chiara è voler creare grandi mostri, pezzo per pezzo. E la testa di questi mostri ce la avete nelle vostre tasche. Combatteremo a viso aperto questo disegno, perché è folle».

Invece per l’on. Gianfranco Congiu (Pds)  “la riforma introduce il principio di territorialità del servizio pubblico per rispondere al bisogno di edilizia residenziale pubblica. Noi siamo contrari agli organismi pletorici ed è per questo che li stiamo eliminando, rispondendo invece con l’ingresso dei sindaci e degli osservatori. Solo per il fatto che stiamo cancellando i consigli di amministrazione dovremmo essere premiati”.

Per l’on. Paolo Maninchedda, assessore ai Lavori pubblici, «Area manterrà un’articolazione territoriale dei servizi ed è davvero difficile definire questa riforma come centralistica. Daremo a un organo partecipativo il diritto di proposta annuale: le vostre accuse sono smentite dai fatti. Vedremo quanto la riforma sarà efficace, dipenderà da come sarà interpretata e applicata».

L’articolo 15 è stato approvato e così anche gli articoli 16, 17, 18.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha poi posto il problema del coordinamento delle norme alla luce di alcuni emendamenti approvati ieri e dell’emendamento 54 appena votato. Pertanto, l’oratore ha invitato l’Aula a un coordinamento del testo normativo come previsto dall’articolo 89 del Regolamento interno del Consiglio. La proposta è stata approvata. 

Il presidente ha messo in votazione il testo della legge e l’Aula l’ha approvato con 33 favorevoli e 16 contrari.

Il presidente ha poi sospeso i lavori per la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Lai ha annunciato, ai sensi dell’articolo 102 del Regolamento, la presentazione della proposta di legge n. 363 “Trattamento del personale comandato presso i gruppi consiliari”.

Non essendoci iscritti a parlare, l’Aula ha votato il passaggio agli articoli. Successivamente, sono stati approvati i due articoli del provvedimento per alzata di mano e, all’unanimità (39 voti su 39 votanti), il testo finale della legge. La norma esplicita la misura dell’indennità spettante al personale comandato dei gruppi consiliari fissandola in 54 ore mensili di lavoro straordinario.

Il presidente Lai ha quindi annunciato la presentazione di un ordine del giorno unitario sulla chiusura delle scuole elementari e medie di Goni e l’accorpamento con quelle di San Basilio.

Il documento impegna la Giunta regionale e l’assessore alla Pubblica Istruzione a «intervenire nelle sedi competenti e ad adottare ogni misura necessaria affinché il Pes (Punto di erogazione del servizio) della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado del comune di Goni rimanga aperto e venga scongiurato il previsto accorpamento».

Posto in votazione, l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il presidente Lai ha quindi dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per mercoledì 28 settembre alle ore 10.00.

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Nella seduta di ieri il Consiglio regionale ha approvato sette articoli del Testo Unificato sulle “Norme in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, alcuni consiglieri hanno preso la parola “sull’ordine dei lavori”.

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla giornata di domani che, ha affermato, «sarà cruciale per conoscere il destino del quotidiano La Nuova Sardegna perché, come ha ricordato lo stesso presidente Ganau, la proprietà del giornale comunicherà le proprie decisioni sulla cessione o sull’affitto della testata regionale, due percorsi che devono essere chiariti con la massima trasparenza anche, come è già accaduto sia nel 1980 che nel 2012, con ordini del giorno unitari del Consiglio che esprimano la preoccupazione della politica sarda per la salvaguardia del pluralismo dell’informazione».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, invece, ha segnalato che i cittadini del comune di Goni «stanno manifestando contro la chiusura del plesso scolastico locale, una questione gravissima ed emblematica delle difficoltà di tanti piccoli centri della Sardegna; è opportuno quindi che i capigruppo ricevano una delegazione di amministratori del Comune di Goni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha auspicato che «non passi inosservato l’intervento del collega Zanchetta, perché si tratta di un problema di gravità rilevante; la Nuova sta per essere ceduta e questo oggettivamente incide sulla libertà di informazione in Sardegna». «Purtroppo – ha lamentato – non si sente la voce della Giunta regionale, non se ne conosce la posizione ed un preoccupante silenzio pesa su dinamiche e soggetti coinvolti nella vicenda; rivolgo quindi un appello al presidente della Regione perchè intervenga con urgenza».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, per poter tenere una riunione della conferenza dei capigruppo ed organizzare al meglio i lavori.

Il presidente Lai ha accolto la richiesta, sospendendo la seduta. Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli articoli e degli emendamenti al Testo unificato 110/181/207/A-Riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area.

Il Consiglio ha approvato per alzata di mano l’art. 1. Sull’art. 2, dopo l’intervento della commissione e della Giunta che hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati, è iniziata la discussione generale.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «un articolo importante perché individua funzioni della Regione su una materia delicata come quella dell’edilizia sociale che, in Italia come in altre Regione, presenta un panorama molto diverso da quello in discussione». «In Italia – ha ricordato Tedde – siamo all’ultimo posto in Europa con un fabbisogno di 1.8 milioni di alloggi ed una disponibilità di appena 700.000; inoltre, in altre Regioni, si è scelto di operare con strumenti più autonomi ed un taglio imprenditoriale aperti al mondo delle aziende anche se sotto il controllo pubblico». «Il modello sardo che si sta proponendo – ha aggiunto Tedde – va invece in direzione opposta perché mette il sistema interamente sotto il controllo della mano pubblica, secondo una logica di concentrazione dipendente dalla politica che da nessuna parte assicura buoni risultati, una grave anomalia che, oltretutto, sottovaluta la specificità della Sardegna».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto ha ribadito la disponibilità del suo gruppo «a lavorare per riforma organizzativa nel settore dell’edilizia popolare ma, a nostro giudizio, è necessario introdurre organismi di partecipazione dei cittadini, non in termine di legalità ma di conoscenza della realtà del servizio, anche nell’ottica di una riorganizzazione che comporta un obiettivo accentramento del governo dell’ente».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci, rivolgendosi ai colleghi della maggioranza, ha criticato «il cambio di rotta che ha portato ad una vera provocazione politica a danno delle classi più deboli che chiedono più case e meno burocrazia, mentre con questa legge si registra una preoccupante lontananza dalla realtà ed una scarsa trasparenza e si alimentano soprusi burocratici e aumento dei costi per gli inquilini». «Questo sistema ci piace poco – ha aggiunto Locci – perché appartiene al passato e le rassicurazioni dell’assessore Paolo Maninchedda non ci convincono perché, al contrario, emerge il disegno molto chiaro che tende ad annullare la funzione sociale di Area, e con essa un servizio reale vicino ai cittadini, replicando sotto altre forme il modello di Abbanoa e della sanità, quello di governare dal centro sulla testa dei sardi, facendo venir meno lo stesso patto sociale fra Regione, Area e cittadini».

Il presidente della commissione Lavori pubblici Antonio Solinas (Pd), su delega del capogruppo, ha invitato i colleghi della minoranza «a superare i confini del ruolo istituzionale, perché in realtà la riforma vuole sburocratizzare senza smobilitare dai territorio, tagliando i consigli di amministrazione per garantire più efficienza». «In commissione – ha spiegato ancora Solinas – si è concordato di dare vita ad un unico ente regionale fermo restando che comunque, all’interno, resterà una organizzazione territoriale nel cui ambito i direttori di servizio in sede locale resteranno i primi interlocutori dei cittadini». «Per quanto riguarda lo stato del patrimonio edilizio – ha concluso – è vero che manca la manutenzione che sarebbe necessaria ed è proprio per questo che si sta cercando di accelerare questi processi; nessuno vuole penalizzare i cittadini, anzi si vuole dare un servizio migliore».

Dopo l’onorevole Solinas è intervenuto  l’on. Edoardo Tocco (Forza Italia), che ha detto: «L’edilizia sociale è il nervo della popolazione e Area spesso ha registrato conflitti e problematiche sulla progettazione e sulla realizzazione dei progetti di edilizia abitativa. E si registra una certa confusione con gli uffici comunali deputati a occuparsi di edilizia popolare e dell’assegnazione degli alloggi. Potrei portare gli esempi delle zone popolari di Cagliari, dove Area non realizza le ristrutturazioni e i cittadini non sanno a chi rivolgersi. Agli uffici bisogna dare indicazioni precise, che invece mancano. Questi sono i temi che la commissione avrebbe dovuto affrontare, evitando di portarli in Aula».

Per l’Udc ha preso la parola l’on. Gianni Tatti, secondo cui «il provvedimento, così come proposto, danneggia un intero settore produttivo come quello tecnico. E’ un atto controproducente questa legge: ben vengano le riforme, senza mascherare dietro questo termine come l’ennesimo tentativo di prendere la pubblica amministrazione con uno stipendificio. Questo si evince dalla lettura dell’articolo 13: è inutile nascondersi dietro un dito».  

Per l’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, «è stato già chiarito all’Ordine degli ingegneri e degli architetti di Cagliari che riconoscere ad Area il costo degli appalti delegati è assolutamente nella norma; già accade ai Comuni e ai consorzi di bonifica. Vi invito a verificare come sta funzionando il nostro nuovo albo fornitori della Regione. Oggi Area amministra 25 mila alloggi ma non è del tutto insufficiente. Deve migliorare il rapporto con i suoi utenti: occorre investire in personale e in procedura. Ma in due anni questa Giunta ha stanziato 40 milioni di euro per risanare oltre mille alloggi. Si poteva fare di più ma prima non è stato fatto. Abbiamo generato 29 appalti che sono stati vinti per il 90 per cento da imprese sarde». Per l’esponente della Giunta «è necessaria la riforma della legge 13».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) «l’assessore Maninchedda sa difendersi benissimo da solo e io parlerò del perché le critiche dell’opposizione sono infondate. Non capisco perché un ente pubblico economico non possa funzionare come un spa: si tratta solo di individuare una buona qualità del management. La struttura dell’ente è però ben disegnata da questo disegno di legge».

L’emendamento 15 è stato respinto. Così il 14. Approvato, con il voto segreto richiesto dal capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, l’emendamento 52 (Pizzuto e più) che aveva ricevuto il parere contrario della Giunta e della commissione.

L’emendamento (27 voti favorevoli su 47 votanti) prevede un ruolo per «i comitati di garanzia e di indirizzo di cui all’articolo 5 bis della presente legge» al posto del sistema delle autonomie locali e delle organizzazioni maggiormente rappresentative di interessi nel campo dell’edilizia sociale.

Dopo il voto l’assessore Maninchedda ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Alla ripresa dei lavori l’Aula ha approvato con 31 favorevoli e 18 contrari l’emendamento n. 44 (Solinas A. e più) che sostituisce il comma 6 dell’articolo 2 e che prevede che la commissione consiliare esprima il parere entro 30 giorni dalla trasmissione delle proposte del Cres sui piani attuativi annuali e pluriennali.

Posto in votazione è stato approvato, dunque, il testo dell’articolo 2 (Funzioni della Regione) ed è stato invece respinto (45 no  a 3 sì) l’emendamento aggiuntivo n. 16 (Busia).

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), ha quindi aperto la discussione sul testo e egli emendamenti all’articolo 3 (Funzioni delle autonomie locali) e non essendoci iscritti a parlare si è proceduto con la votazione (invito al ritiro della commissione e della Giunta) dell’emendamento n. 17 (Busia) che non è stato approvato con 48 contrari e un solo favorevole. Posto il votazione il testo dell’articolo 3 è stato  approvato con 33 sì e 16 contrari.

Aperta la discussione sull’articolo 4 (Osservatorio regionale sulla condizione abitativa – ORECA) il relatore della maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha invitato al ritiro la presentatrice dell’emendamento n. 18 (Busia) ed ha espresso parere favorevole all’emendamento n. 45 (Solinas A. e più). La Giunta ha dichiarato parere conforme e l’Aula ha prima respinto l’emendamento n. 18 (46 no e 1 sì) e poi ha dato via libera al testo dell’articolo 4 (32 favorevoli e 16 contrari). Tra le due votazioni il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha domandato al presidente di Lai di invitare l’assessore Maninchedda ad esimersi dal dare indicazioni di voto e il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha chiesto con tono polemico se l’invito riguardasse anche il presidente Pigliaru e l’assessore Paci, entrambi presenti in Aula.

Posto in votazione è stato dunque approvato l’emendamento aggiuntivo n. 45 (Solinas A. e più) che al comma 6 dell’articolo 4, dopo le parole «provvede alla definizione» aggiunge «dell’organizzazione».

Dichiarato decaduto l’emendamento n. 24 si è passati alla discussione dell’articolo 5 (Azienda regionale per l’edilizia abitativa – AREA) e il presidente ha comunicato che lo spostamento dell’emendamento aggiuntivo n. 5 (Orrù) all’articolo 15 e dell’emendamento 54 (Pizzuto e più) all’articolo 8. Il consigliere Orrù ha dunque comunicato il ritiro dell’emendamento n. 5 ed il relatore di maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario all’emendamento n. 36 (Rubiu e più); favorevole all’emendamento n. 66 (Solinas A. e più); contrario al n. 37 (Rubiu e più) e al n. 35 (Rubiu e più), favorevole all’emendamento n. 68 (Giunta regionale) che emenda il n. 53 (Pizzuto e più).

L’assessore Maninchedda ha dichiarato parere conforme a quello della commissione ed ha ricordato che il regolamento consiliare consente alla Giunta l’espressione del parere in sede di votazione in Aula.

Il Consiglio non ha dunque approvato l’emendamento n.36 ed ha approvato (31 sì e 18 no)  il n. 66 che al comma 3 sopprime le parole «ed esercita inoltre le competenze in materia di edilizia attribuite esplicitamente dalla Giunta regionale».  L’approvazione ha comportato la decadenza dell’emendamento n. 37 e si è proceduto con l’approvazione (32 sì e 12 no) del testo dell’articolo 5. Respinto l’emendamento aggiuntivo n. 35 l’Aula con 31 favorevoli e 16 contrari ha approvato la proposta di modifica della Giunta (emendamento 68) all’emendamento n. 53, approvato con 35 sì e 12 no.  Respinto l’aggiuntivo n. 53 si è passati all’articolo 6 (Funzioni e attività di Area), il consigliere Orrù (Psd’Az) ha confermato il ritiro degli emendamenti a sua firma e il relatore di maggioranza, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario a tutti gli emendamenti presentati all’articolo 6. La Giunta si è detta conforme al parere della commissione e il presidente Lai ha dichiarato inammissibili l’emendamento n. 19 (Busia) ed ha respinto con successive e distinte votazioni gli emendamenti n. 41, 40, 57, 58, 59, 60, 61 e 62 ed ha invece approvato con 32 favorevoli e 16 contrari il testo dell’articolo 6.

Il relatore Antonio Solinas, seguito dall’assessore Maninchedda, ha modificato il parere all’aggiuntivo n. 55 (Pizzuto e più) e l’Aula ha respinto il n. 38 (Rubiu e più) e il n. 63 (Tocco e più) ed ha approvato il n. 55 che inserisce il comma 3 bis che stabilisce che Area ogni sei mesi debba pubblicare un bando pubblico relativo ad immobili ad uso commerciale destinati ai giovani sotto i 40 anni.

Nella discussione sull’articolo 7 (Statuto, regolamenti e carta dei servizi) il relatore Antonio Solinas ha invitato al ritiro la presentatrice degli emendamenti n. 20, 21 e 22 (Busia) che sono stati tutti respinti con distinte e successive votazioni mentre il Consiglio ha approvato con 29 favorevoli e 17 contrari il testo dell’articolo 7.

Il presidente del’Assemblea ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula per oggi (mercoledì 21 settembre) alle 10.30.

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Sono 66 gli emendamenti di maggioranza e opposizione al Testo unificato sulla riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area che, da domani pomeriggio alle 16.30, sarà all’esame del Consiglio.

Gli emendamenti dell’opposizione sono 31 e portano la firma dei consiglieri Marcello Orrù (13, Psd’Az), del capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu (9) e del consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco (9).

Per la maggioranza, le proposte di modifica sono complessivamente 35, predisposte dalla consigliera del Centro democratico Annamaria Busia (20), dal presidente della commissione Governo del territorio Antonio Solinas (Pd, 9), dal consigliere di Sel Luca Pizzuto (5) e dall’esponente de La Base Gaetano Ledda (1).

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Il Consiglio regionale ha approvato questo pomeriggio il documento n. 14/XV/A “Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per la Regione Sardegna. Presa d’atto della decisione di approvazione da parte della Commissione europea e composizione del Comitato di sorveglianza” ed il passaggio agli articoli del testo unificato n. 110-181-207 “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato la decisione di iniziare l’esame dell’ordine del giorno con il documento n.14/XV/A – Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per la Regione Sardegna. Presa d’atto del Consiglio della decisione di approvazione da parte della Commissione europea e composizione del Comitato di Sorveglianza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione Attività produttive – Agricoltura Luigi Lotto (Pd).

Nel suo intervento Luigi Lotto ha sottolineato fra l’altro che il documento in esame «è fra i più importanti per la programmazione economica della Regione e comprende un ampio piano di investimenti per lo sviluppo dell’agricoltura, già approvato dalla Ue nell’agosto del 2015, per circa 1 miliardo e 300 milioni nel periodo 2014-2021. Il piano – ha aggiunto – contiene inoltre significativi elementi di innovazione, soprattutto per la possibilità di intervenire sui programmi in corso d’opera attraverso la verifica dell’andamento e dei risultati, ma anche con la precisa scelta politica di puntare sull’ammodernamento delle aziende ed il sostegno ai giovani che intendono tornare alla terra». «Altri punti qualificanti del piano – ha ricordato Lotto, «riguardano il benessere animale, i Gal (Gruppi di azione locale) e le agevolazioni per zone interne, tutti interventi destinati ad imprimere una svolta nell’utilizzo dei fondi Ue indicando una precisa priorità al settore agricolo integrandolo con altri comparti produttivi e sviluppando la multifunzionalità delle imprese». Per quanto riguarda i processi di spesa, ha concluso il presidente della commissione Attività produttive, «saranno strutturati in modo efficiente all’interno della programmazione regionale, per evitare le inutili rincorse del passato per evitare di perdere risorse o le richieste di proroghe sui programmi in corso».

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il documento, attraverso un ordine del giorno (primo firmatario il vice-capogruppo del Pd Roberto Deriu) che prende dei contenuti del Piano di sviluppo rurale (Psr). Il Consiglio ha approvato l’ordine del giorno.

Successivamente, l’Assemblea ha iniziato l’esame del secondo punto all’ordine del giorno, il Testo unificato (Pl n.110, 181 e 207/A) “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa Area”.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione Governo del territorio – Lavori pubblici Antonio Solinas (Pd).

Si è quindi passati all’esame del Testo unificato in materia di edilizia sociale  e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (Area) approvato dalla commissione “Governo del territorio, ambiente, infrastrutture e mobilità” lo scorso 5 maggio.

Nella relazione di maggioranza, il presidente della Quarta Commissione, Antonio Solinas (Pd),  ha illustrato i contenuti del provvedimento e indicato gli obiettivi della legge.

Dopo aver ricordato l’iter in Commissione, Solinas ha spiegato le ragioni che hanno portato l’organismo consiliare a varare un provvedimento che si occupa esclusivamente della riforma di Area rimandando a un periodo successivo l’esame della nuova disciplina sull’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. «Tale scelta si è fondata sulla considerazione che tale normativa, seppur connessa col tema della riforma di Area, in realtà affronta argomenti totalmente differenti e bisognosi di trattazione autonoma incentrandosi principalmente nel difficile problema di tutelare non più solo alcune categorie svantaggiate, ma anche tutti i cittadini che per determinate ragioni, anche temporanee, non sono più in grado di sostenere un canone di mercato quali ad esempio le famiglie monoreddito, i lavoratori precari, le famiglie monogenitoriali, i genitori separati o divorziati, i giovani e gli anziani. La Commissione si è comunque impegnata ad affrontare, quanto prima, la rivisitazione della vigente disciplina dell’assegnazione degli alloggi popolari».

Solinas ha quindi illustrato le principali novità introdotte dal testo di riforma di Area, prima fra tutte la cancellazione del Cda e l’introduzione della figura dell’amministratore unico. «La Commissione – ha proseguito Solinas – si è soffermata in primo luogo sullo strumento di programmazione generale degli interventi di edilizia sociale di competenza della Regione prevista all’articolo 2 che, apparendo molto sfumata, rendeva, a suo giudizio, debole il collegamento tra le finalità della legge enunciate nell’articolo 1, la programmazione strategica mediante la quale tali finalità vengono trasfuse in indirizzi concreti e la fase di partecipazione a tali scelte dei soggetti portatori di interessi. Si è pertanto ritenuto preferibile inserire nel testo la previsione di uno strumento ad hoc denominato Documento di programmazione degli interventi di edilizia sociale (DoPIES) valido per tutta la legislatura, disciplinandone puntualmente il contenuto ed il procedimento di adozione ed approvazione, valorizzando la fase di acquisizione degli interessi partecipativi degli enti locali, del Consiglio delle autonomie locali e del Consiglio regionale».

Il presidente della Quarta Commissione ha poi brevemente illustrato il secondo  punto qualificante della legge: l’integrazione della “scarna disciplina attuativa” della legge regionale n. 5 del 2015 che demanda alla Giunta regionale, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, l’approvazione di un disegno di legge di riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (AREA) che preveda, oltre al riordino delle funzioni regionali in materia di edilizia residenziale pubblica, anche funzioni di attuazione ed, eventualmente, gestione di opere pubbliche attribuite alla competenza regionale.

«La Commissione – ha spiegato Solinas – ha ritenuto preferibile che i termini e le modalità di esercizio di tali funzioni aggiuntive siano individuate da una apposita deliberazione della Giunta regionale che si deve attenere al rispetto dei criteri direttivi previsti in legge, deliberazione da sottoporre al previo parere della Commissione consiliare competente». Antonio Solinas ha, infine, difeso la decisione di ridurre da dieci ad otto i componenti del Comitato regionale per l’edilizia sociale e di ridurne la remunerazione pur condividendo la sua funzione di organo di raccordo tra i compiti della Regione e quelli degli enti locali.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale. Prima dell’apertura del dibattito è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per un chiarimento sull’ordine dei lavori: «Sbaglio o c’era un’intesa per rinviare la discussione alla prossima settimana?».

«No – ha risposto il presidente Gianfranco Ganau – la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di rimandare alla prossima settimana la discussione di articoli ed emendamenti.»

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’Udc Gianni Tatti che, in premessa, ha chiarito che il provvedimento in discussione non è stato votato all’unanimità dalla Quarta Commissione contrariamente a quanto riportato nel sito web del Consiglio regionale.

Gianni Tatti ha poi duramente criticato la legge di riforma di Area: «Non si riesce a capire quali occulte manovre si celino dietro a un Dl che non farà altro che peggiorare la situazione – ha detto il consigliere di minoranza – questa non è una riforma, fa specie leggere che si rimanda ad un altro provvedimento la discussione dell’emergenza abitativa. Si concentra l’attività solo sulla riforma di Area, se non ci si occupa dell’accesso alla casa di chi non può permetterselo di cosa stiamo a discutere?»

Secondo Tatti, la legge « mira a creare l’ennesimo centro di potere nelle logiche spartitorie dell’attuale maggioranza. Non ci si rende conto dei danni che si stanno arrecando ai cittadini. La priorità è dare risposte a chi la casa non ce l’ha. Se Area venisse trasformata in agenzia si andrebbe a togliere una grossa fetta di mercato a un settore come quello delle libere professioni messo già a dura prova dall’attuale congiuntura economica. La Regione, in questo modo, affossa i settori produttivi. Compito della politica è quello di dare risposte ai cittadini e alle imprese. Servono provvedimenti che diano opportunità per creare benessere».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni (Riformatori) è intervenuto per chiedere un rinvio della discussione generale. «Manca qualche capogruppo impegnato a Roma per la vertenza Alcoa – ha detto dedoni – è inopportuno dibattere senza la loro presenza».

Il presidente Ganau ha ricordato che la circostanza era stata valutata dalla Conferenza dei capigruppo e che in quella sede non era stata avanzata nessuna richiesta di rinvio.

Il dibattito è proseguito con l’intervento del consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha difeso il provvedimento. «Area funziona male, una riforma è necessaria – ha esordito Demontis – stiamo utilizzando gli strumenti per tentare di migliorare la situazione. La programmazione strategica sarà affidata alla Regione, mentre i piani operativi pluriennali e annuali si faranno in collaborazione con il Cres».

Secondo Demontis, con l’attuale provvedimento si cambierà in modo radicale la governance  di Area: «Ci sarà un amministratore unico e un direttore generale con pieni poteri gestionali. E’ una grande novità. Area nasce da una fusione degli Iacp, oggi funziona come se ci fossero tanti direttori generali. Io non sono in linea di principio per gli accentramenti – ha affermato Demontis – ma, in questo caso, non ci sono alternative. Non cambia però la mission: Area continuerà ad occuparsi di edilizia sociale tenendo conto delle mutate esigenze dei cittadini».

Il consigliere del Pd ha infine dato un’indicazione personale sugli obiettivi da raggiungere sul fronte dell’edilizia residenziale pubblica. «Preso atto che dirigenti e professionisti hanno competenze e vocazioni diverse – ha detto Demontis – creerei una Spa sulla falsa riga di una struttura di  missione: pochi dipendenti e ricorso al mercato per la realizzazione di strutture complesse. Questo sarebbe il modo per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche senza incorrere nell’errore di delegare alla pubblica amministrazione l’intero ciclo di un’opera complessa».

Il consigliere dell’Uds Mario Floris (Misto) ha parlato di “due muri” realizzati dal governo e dal parlamento italiano che «contrastano con i principi autonomistici sull’uso del territorio». Il decano dei consiglieri regionali ha quindi posto l’accento su quelli che ha definito “pericoli per l’autonomia” che deriverebbero dalla riforma costituzionale che entro l’anno in corso sarà sottoposta al referendum.

«La riforma – ha dichiarato Floris – tocca la nostra specialità autonomistica e faccio appello perché si apra una sessione dei lavori contro i voleri neo centralisti del governo italiano in danno della nostra autonomia». Mario Floris ha quindi citato ad esempio la parte della riforma del Senato che contrasta con l’articolo 17 comma 2 dello Statuto sardo laddove si stabilisce che l’ufficio di consigliere sia incompatibile con quello di componente di una delle due Camere e che l’articolo in questione può essere modificato solo con le procedure di riforma costituzionale.

A giudizio di Floris molte parti del provvedimento in discussione in Aula sarebbero, qualora approvate, a rischio impugnativa («la legge di edilizia sociale è fondata sul governo del territorio che lo Stato vorrebbe di sua competenza, così come sono già passati sotto competenza dello Stato molti degli argomenti trattati in questa legge» e la legge nel suo complesso rappresenta «un provvedimento fuori tempo massimo, come è affermato anche nella relazione di accompagnamento».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha definito il disegno di legge “poco chiaro” e caratterizzato da finalità di “accentramento amministrativo”. Orrù ha quindi rivolto aspre critiche nei confronti dell’operato della Giunta («gli stessi esponenti della maggioranza lo bocciano») ed ha affermato che la legge di riforma di Area «servirà soltanto per tenere unita la coalizione nel segno delle poltrone».

«Nel concreto – ha proseguito il consigliere di minoranza – il testo in esame contiene mere enunciazioni di principio e una lunga serie di tecnicismi tipici dei burocrati». Orrù ha quindi criticato l’introduzione di nuovi organismi («il Cres con annessi rimborsi e spese per presenza») e del collegio di sindaci con compensi («un modo alternativo di investire soldi destinati alle case popolari»).

Sottolineature negative sono state inoltre rivolte all’iter previsto nel provvedimento per la localizzazione dell’edilizia sociale («sette sindaci possono decidere sull’edilizia popolare per conto di tutti glia altri comuni») e alla partecipazione di Area nei fondi immobiliari («ignorate che la Sardegna ha già speso 5 milioni di euro per la gestione di un fondo con gestione fallimentare come è quella rappresentata dal fondo Torre Sgr») nonché alla scarsa trasparenza nella previsione normativa inerente la gestione di opere pubbliche di natura diversa da quelle dell’edilizia sociale.

«Per tali ragioni – ha concluso il consigliere del Psd’Az – chiedo che il testo ritorni all’esame della commissione.»

Dopo la rinuncia all’intervento del consigliere Antonio Solinas (Pd) il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non avendo altri iscritti a parlare ha concesso la parola all’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda.

Intervenendo per la replica a nome della Giunta, l’assessore ha richiamato il Consiglio ad una lettura attenta degli atti, «a cominciare da quelli in cui si prevede l’amministratore unico, una scelta che rappresenta l’esatto contrario della distribuzione di prebende e poltrone, della riduzione della partecipazione o della complicazione della governance». In realtà, ha proseguito richiamando il Consiglio al dovere di essere informato sullo stato degli atti «la situazione di alcuni istituti della Sardegna presentava 3 bilanci non approvati e 21 miliardi di euro bloccati, compreso l’accordo di Sant’Elia, e direttori di distretto pagati come direttori generali della Regione». Soffermandosi poi sui rapporti fra Regione e la Torre, Paolo Maninchedda ha respinto tutte le critiche, definendole il frutto «di esercizi retorici della peggiore destra italiana» e ricordando che l’accordo fra Regione e Torre Sgr ha consentito la realizzazione ad Olbia di 61 alloggi popolari di 100 metri quadri ciascuno, costati non più di 7 milioni di euro». Abbiamo sempre sollecitato lo sviluppo degli interventi di housing sociale che peraltro sono in crisi in tutto il mondo, ha affermato ancora l’assessore dei Lavori pubblici, «e lavorato per mettere ordine in un patrimonio degradato, sbloccare risorse ferme da 10 anni oggi quasi tutte in gara, e far ripartire il progetto di Sant’ Elia hanno dove ci sono 29 appalti in corso 28 dei quali vinti da imprese sarde». «La semplificazione della governance – ha sostenuto – funziona ed era necessaria, così come è necessario riconoscere il ruolo di Sindaci di Comuni con patrimoni immobiliari significativi, fermo restando che poi i dirigenti delle aree tecniche ed amministrative restano sul territorio e si occupano di interventi territoriali». Affrontando il tema più complessivo della riforma di Area che, in base alla legge in discussione, può svolgere su mandato attività legate alla realizzazione di infrastrutture, Paolo Maninchedda ha dichiarato che «si può discutere sul come raggiungere questo obiettivo, tenendo presente però che il solo portafoglio di lavori Regione-Anas fa perdere ricchezza alla Regione perché non ha non un suo strumento autonomo, nessuno pensa di fare in casa la progettazione ma se avessimo potuto fare bandi e portarli fino alla progettazione esecutiva la situazione sarebbe stata molto diversa». «Gli stessi Comuni – ha continuato – non riescono a fare le gare e chiedono uno strumento che adesso non c’è, insomma è impossibile continuare a non fare niente, è una questione molto complessa che è sbagliato impoverire; ora abbiamo davanti una legge molto semplice che può risolvere grandi problemi e non capisco le contrapposizioni».

Per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde si è detto sorpreso dalle dichiarazioni polemiche dell’assessore Paolo Maninchedda, a suo giudizio «fuori luogo perché l’Aula vuole dare un contributo e non si possono scaricare sul Consiglio problemi interni alla maggioranza che evidentemente l’assessore non riesce a comporre». «Gli strumenti messi in campo dalla legge sono inadeguati – ha aggiunto Tedde – anche perché alla base c’è una politica che vuole accentrare e ridurre la catena di comando, una politica che fa il paio, ad esempio, con quelle della sanità e di Abbanoa; un indirizzo legittimo che non condividiamo, del resto in tutta Italia ci si muove nella direzione opposta ed è la Sardegna che sta sbagliando strada».

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato che, «in questo anno e mezzo la Giunta ha commissariato Area smontandola pezzo per pezzo e sistemando amici, per cui la storiella del peggio della destra è in realtà la storia vera del peggio del peggio della sinistra».

Successivamente il Consiglio ha approvato con 28 voti favorevoli e 17 contrari il passaggio agli articoli. Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che il termine per la presentazione degli emendamenti scadrà lunedì prossimo alle 11.00, mentre l’Aula riprenderà l’esame della legge martedì pomeriggio. Subito dopo ha tolto la seduta e convocato l’ufficio di presidenza.

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Audizione del comitato “Salviamo il Trenino Verde della Sardegna” in commissione Trasporti del Consiglio regionale.

«Il Trenino Verde è uno dei più grandi attrattori turistici della Sardegna e la sua valorizzazione, come bene storico, ambientale e culturale, è una strada vincente che assicura lo sviluppo dei territori e produce ricchezza», ha detto il coordinatore del Comitato, Ignazio Pisu.

Ignazio Pisu, in un dettagliato documento consegnato alla commissione, ha sollecitato da parte della Regione «una scelta politica definitiva ed un intervento straordinario ed urgente per mettere in sicurezza le tratte in modo da poter programmare e commercializzare, da subito, le prossime attività turistiche».

«L’intervento della Regione – ha proseguito – dovrà essere il frutto della collaborazione di tutti gli assessorati competenti (Trasporti, Programmazione, Turismo, Cultura e Agricoltura) e dei territori interessati, per costruire un progetto complessivo di pacchetti turistici, proposte di viaggio ed organizzazione degli orari inquadrato stabilmente nella promozione turistica regionale.»

Dopo gli interventi di altri componenti del Comitato e dei consiglieri regionali Attilio Dedoni (Riformatori), Fabrizio Anedda (Misto), Pierfranco Zanchetta (Cps) ed Eugenio Lai (Sel), il presidente della commissione Antonio Solinas ha assicurato «interventi concreti in tempi certi». «Entro il mese di settembre – ha affermato – organizzeremo un incontro congiunto con Arst ed assessorati dei Trasporti, del Turismo e della Cultura per mettere a punto le linee principali di un progetto di rilancio del Trenino Verde che dovrà essere condiviso con i territori”.

«Per quanto riguarda la sicurezza della rete dove sono già in corso interventi importanti – ha detto ancora Solinas – ho avuto assicurazioni dall’Arst che, a partire dal 2017, il tracciato sarà interamente percorribile e questa è la condizione indispensabile per poter impostare un buon progetto di sviluppo per la prossima stagione». L’impegno della Regione c’è, ha concluso Solinas ricordando lo stanziamento di 15 milioni di euro nella legge di stabilità 2016 per il triennio 2026-2018, «e faremo di tutto per consolidarlo, attraverso una pianificazione di medio e lungo termine che collochi il Trenino Verde ed i territori di riferimento (i 40 Comuni toccati dal tracciato, più altri 60 delle zone vicine) al centro dell’offerta turistica regionale, nel solco della migliore esperienza di altre Regioni d’Italia e d’Europa».

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Domani riprende il lavoro delle commissioni del Consiglio. Per le ore 16.00 è convocata la commissione Attività produttive, presieduta dall’on. Luigi Lotto (Pd) che comincerà l’esame del Testo unificato sul Turismo con una lunga serie di audizioni. Nel pomeriggio riferiranno alla commissione gli assessori regionali del Turismo Francesco Morandi e dell’Ambiente Donatella Spano, seguiti dall’amministratore unico dell’Agenzia Forestas e dai rappresentanti di Confindustria e di Confapi.

Mercoledì 7, alle 10.00, sarà la volta dei responsabili di Confcommercio, Confesercenti, Federalberghi, Assohotel, Faita Federcamping, Federcampeggio, Fiavet Sardegna e Assoviaggi. A partire dalle 16.00 si alterneranno davanti alla commissione gli esponenti dell’Associazione albergo diffuso, dell’Associazione sarda operatori di B&B, dell’Associazione Domus Karalitanee e dell’Associazione guide turistiche. Giovedì 8 infine, con inizio alle 10.00, saranno sentiti il Club camperisti sardi e la Fiab Cagliari città ciclabile. Se necessario, l’attività della commissione proseguirà anche nel pomeriggio alle 16.00 con lo stesso ordine del giorno.

Mercoledì, alle 16.00, si riunirà anche la commissione Governo del territorio, presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd): all’ordine del giorno il parere sul Dl n.254 (Norme sulla qualità della regolazione e semplificazione dei processi amministrativi) e l’audizione del Comitato “Salviamo il Trenino Verde”.

Per giovedì 8, alle 11.00, in conclusione, è stata programmata la seduta della Commissione Finanze, presieduta dall’on. Franco Sabatini (Pd), che affronterà l’esame del Testo unificato sull’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate – Ase.

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Il Consiglio regionale ha approvato gli “Interventi sul capitale della società di gestione dell’aeroporto di Alghero SOGEAAL Spa”. La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha rivolto a nome dell’Assemblea un messaggio di solidarietà e vicinanza alle popolazioni dell’Italia centrale colpite dal terremoto del 24 agosto scorso, esprimendo cordoglio per le vittime e familiari, compresi alcuni sardi. L’Aula ha poi osservato un minuto di silenzio.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «la presenza del presidente della Regione e dell’assessore dei Trasporti deve consentire al Consiglio di andare di là di alcune pur pregevoli inchieste giornalistiche e verificare la fondatezza di questioni di grande rilevanza per i sardi». «Mi riferisco – ha spiegato Pittalis – alla notizia della modifica dell’accordo fra Alitalia e Regione attraverso la quale si corrisponde un contributo alla compagnia, mentre la legge prevede che non ci siano oneri a carico della Regione; vogliamo sapere quindi chi ha pagato 1.6 milioni, con quali fondi e sulla base di quale norme, perché siamo in presenza di un fatto gravissimo». La seconda questione, ha concluso Pittalis, «riguarda la legge regionale approvata prima dell’estate che prevedeva, entro il 31 agosto, la nomina dei nuovi vertici della Asl unica e delle altre aziende sanitarie nell’ambito del processo di fusione previsto per il 2016; ebbene, di queste nomine non c’è traccia nel sito istituzionale della Regione e vorremo capire cosa sta succedendo, perché di fatto la sanità sarda è da oggi senza governo e su questo è urgente fare chiarezza».

Il presidente Ganau, dopo aver ricordato che l’intervento del consigliere Pittalis non può essere qualificato formalmente come “sull’ordine dei lavori”, ha invitato il capogruppo di Forza Italia ad approfondire gli argomenti sollevati, se lo riterrà opportuno, gli strumenti regolamentari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n. 349/A – Giunta regionale – Interventi sul capitale della società di gestione dell’aeroporto di Alghero (Sogeaal Spa).

Per illustrare i contenuti del provvedimento il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere Salvatore Demontis del Pd.

Nel suo intervento Demontis ha premesso che «non è in discussione il problema generale della privatizzazione ma quello di una società di gestione che ha generato perdite per oltre un terzo del capitale sociale e va quindi ricostituito per tornare dentro i parametri fissati dalla concessione. Le alternative in campo – ha aggiunto Demontis – sono due: la ricapitalizzazione oggetto del provvedimento in esame o la messa in liquidazione, ipotesi che comporterebbe la revoca della concessione ed aprirebbe la strada ad una gara internazionale sulla gestione globale dello scalo al termine di una prevedibile gestione commissariale nelle more dell’espletamento delle procedure di gara». «La ricapitalizzazione cui stiamo procedendo – ha detto ancora il consigliere del Pd – richiede un piano industriale in grado di indicare le prospettive di ripresa della società, resta piuttosto da chiarire la legittimità di una ricapitalizzazione inquadrata nel ritorno alla redditività della società per effetto di capitale pubblico perché, se la risposta fosse positiva, si potrebbe riflettere su gara di contenuto diverso ad esempio sulla base di una aggiudicazione finalizzata a premiare il progetto migliore, fermo restando che anche nella fase attuale non siamo di fronte ad una svendita ed il mercato farà il prezzo».

Quanto alla mancata trasparenza che avrebbe accompagnato il piano industriale, Demontis ha ricordato che «in realtà si tratta di un mezzo teorico per la ricapitalizzazione e in caso di aggiudicazione gara sarà poi vincitore a predisporre una propria pianificazione; molto più opportuno, invece, riflettere sul peso del 28% delle azioni che resterà alla Regione».

Per la minoranza il relatore Giovanni Satta (Misto) ha affermato che «la commissione si è limitata ad una presa d’atto della ricapitalizzazione resa obbligata dal codice civile, per cui molte polemiche di questi giorni andavano casomai fatte prima, piuttosto servono alcuni chiarimenti su andamento gara che ha avuto un iter molto complesso e per molti aspetti discutibile, in un contesto di continui rumors sui nomi delle società possibili vincitrici della gara, cosa di dubbia legittimità che fra l’altro va contro la regola della par condicio dei partecipanti». «Come opposizione – ha concluso – ci siamo astenuti sia per quanto detto in precedenza sia perché la copertura finanziaria del provvedimento proviene dalla continuità territoriale con grave danno per i sardi, scelta che non condividiamo».

Al termine delle relazioni di maggioranza e opposizione, il presidente Ganau ha aperto la discussione generale dando la parola al consigliere di Forza Italia Marco Tedde.

L’esponente azzurro, in apertura del suo intervento, ha voluto ricordare lo sforzo finanziario affrontato dalla Regione per garantire la gestione e il funzionamento dello scalo di Alghero. «Tra investimenti e ricapitalizzazioni, la Regione ha speso circa 90 milioni di euro. Oggi discutiamo della privatizzazione della società di gestione e non possiamo farlo senza conoscere nei dettagli i termini della questione. Lo scorso 2 agosto abbiamo respinto la richiesta di portare il provvedimento in aula con procedura d’urgenza, oggi ribadiamo il concetto: non si può discutere al buio senza conoscere i documenti. La Regione ha rifiutato di trasmetterci gli atti sul Piano industriale per l’aeroporto di Alghero, un rifiuto che lede le prerogative dei consiglieri».

Marco Tedde ha poi contestato il principio del “pari passu” richiamato nel Dl della Giunta secondo il quale la ricapitalizzazione della società di gestione deve essere contestuale alla privatizzazione. «Si richiama la normativa nazionale e i pronunciamenti della magistratura contabile – ha detto Tedde – ma il principio “pari passu” non si applica a questa fattispecie. La legge di stabilità impedisce il soccorso finanziario alle imprese decotte. E’ invece possibile intervenire, come dice la Corte dei Conti, quando esiste un programma di sviluppo, il salvataggio è consentito quando ci sono prospettive a prescindere dalla privatizzazione». A questo proposito, il consigliere di Forza Italia ha ricordato che esiste un piano industriale presentato dalla Sogeaal che prevede perdite di 2,5 milioni di euro nel prossimo biennio e utili per 19 milioni di euro per gli anni successivi. «Questa è la condizione per il salvataggio – ha sottolineato Tedde – il bando inoltre presenta un altro problema: quando si costituiscono società pubblico-private con prevalenza di capitale privato è indispensabile l’evidenza pubblica. In questo caso il progetto dell’offerente è relegato in un cantuccio, si conoscerà solo dopo. Con un euro in più l’offerente potrà gestire le sorti di un intero territorio».

Secondo Tedde, infine, non c’è nessuna garanzia che la Regione concorderà in futuro gli indirizzi sulla gestione dello scalo algherese: «In una Regione dove non esiste un piano dei Trasporti il privato diventerà, inevitabilmente, il dominus». 

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù ha fornito i dati sul traffico aereo nell’Aeroporto di Fertilia: «C’è stato un calo del 19% nei primi mesi 2016 – ha detto Orrù – le ripercussioni sul territorio sono gravissime, si sono persi circa 80 milioni di euro. Tutto questo nonostante le sollecitazioni arrivate alla Giunta per scongiurare l’abbandono di Ryanair. L’assessore Deiana ha voluto proseguire la lotta contro i mulini a vento».

Secondo Orrù, la decisione della compagnia irlandese di rinunciare ai collegamenti con Alghero ha creato un forte disagio a tutti i sardi che si muovono per motivi di lavoro, di studio o per cure mediche. «Non siete stati in grado nemmeno di ascoltare i consigli dei vostri compagni di partito come Soru. Si è preferita la logica del non fare».

Sulla privatizzazione della Sogeaal, Orrù ha detto di non essere contrario: «Ciò che non mi convince è la fretta della Giunta. Servono garanzie di chiarezza e trasparenza. Prima di procedere alla privatizzazione occorre garantire il rientro di Ryanair  e predisporre un Piano regionale dei Trasporti».

Peppino Pinna (Udc) si è detto d’accordo con la decisione di procedere alla privatizzazione dell’aeroporto di Alghero. «E’ un progetto di cui si discute da anni, la vicenda Ryanair e l’attesa per la decisione di Bruxelles ha condizionato l’operazione – ha rimarcato Pinna – la privatizzazione è un passaggio obbligato, ciò che contesto è che la copertura finanziaria venga garantita con i fondi della C2. In questo modo sarà definitivamente affossata la continuità territoriale verso gli scali minori».

Anche per Paolo Truzzu (FdI) il Disegno di legge della Giunta non può essere discusso senza avere a disposizione tutte le informazioni del caso. «Le società hanno il dovere di presentare il piano industriale. Perché il Consiglio non può conoscere quello sull’aeroporto di Alghero? Ci chiedete di decidere su un Piano che non conosciamo. Il problema non è discutere sé si debba o non si debba fare la privatizzazione ma farlo in modo consapevole».

Paolo Truzzu ha stigmatizzato la mancanza di trasparenza nell’operazione: «Non conosciamo il piano industriale, né la decisione della Commissione Europea sui finanziamenti alle low cost – ha detto l’esponente di FdI –  all’Europa non interessa se la gestione sia pubblica o privata ma che sia conveniente e possa generare utili. Ecco perché è difficile dare un voto positivo a questo provvedimento».

Truzzu infine ha rimarcato la differenza di atteggiamento assunto dalla maggioranza sul caso Igea:  «Perché non è stata privatizzata? Perché Alghero sì e Igea no? Dov’è la differenza? C’è troppa segretezza – ha concluso il consigliere di minoranza – non siamo disponibili a votare questo provvedimento».

Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere del Psd’Az Christian Solinas: «C’è modo e modo di fare le privatizzazioni – ha detto Solinas – questa viene fatta al buio. Si stabilisce per legge quale sia il valore di acquisizione (circa 9 milioni da parte dei privati). Il numero è l’esito di una valutazione più ampia, il Consiglio ha bisogno di una riflessione di senso compiuto per fare le migliori valutazioni».

Il consigliere sardista ha poi avanzato una proposta alternativa: «Perché non ragionare tutti insieme su soluzioni diverse come l’affitto dell’azienda. Se un privato può acquistare per circa 9 milioni, un affitto lo si potrebbe fare con un canone di 1,2 milioni. La proprietà sarebbe pubblica e il capitale privato».

Christian Solinas, infine, pur riconoscendo la necessità di trovare una soluzione in tempi rapidi ha auspicato una decisione ponderata: «Non siamo oggi nelle condizioni di fare una valutazione compiuta e prendere decisioni su un pezzo importante del patrimonio della Regione che ha rilevanza strategica per lo sviluppo del Nord Ovest. La soluzione – ha concluso l’esponente del Psd’Az – non può essere liberarsi di alcuni settori, meglio mantenerli in mano pubblica rendendoli più efficienti».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha ricordato la recente richiesta di documenti negata ai consiglieri regionali ed ha parlato di una “privatizzazione al buio” rivolgendosi al presidente del Consiglio perché le  richieste di informazioni da parte dei consiglieri siano considerata funzionali allo svolgimento del loro ufficio politico e non già una pratica di semplice accesso agli atti.

A giudizio di Ignazio Locci i dubbi della minoranza sulla ricapitalizzazione e sulla privatizzazione della Sogeaal non sono stati chiariti neppure dall’intervento del relatore della maggioranza  ed ha insistito sul fatto che restano in campo “aspetti tutti politici”: la volontà della Regione di mantenere il controllo della società di gestione dell’aeroporto di Alghero, la valenza strategica dello scalo e più in generale dalla volontà di “avere voce in capitolo con i cosiddetti signori del cielo”.

«Ci dispiace – ha affermato il consigliere di Forza Italia – che non esistano più i comunisti di una volta, perché di certo  avrebbero difeso le quote di partecipazione pubblica nella società di gestione dell’aeroporto del Nord Ovest ed in ogni caso permangono tutte le nostre perplessità sul provvedimento e sulle modalità di coinvolgimento delle amministrazioni locali nei futuri assetti societari della Sogeaal».

Il presidente della IV^ commissione, Antonio Solinas (Pd), ha ricordato la strategicità dello scalo algherese ma ha evidenziato lo storico sbilancio nei conti societari che ha causato cinque interventi di ricapitalizzazione da parte della Regione («nella scorsa legislatura ben 20 milioni di euro»). «Serve, dunque, intervenire – ha proseguito il consigliere della maggioranza – e con questa legge vogliamo ripianare le perdite e procedere di pari passo con la privatizzazione della Sogeaal».

Antonio Solinas ha replicato alle critiche relative alla poca chiarezza ed ha affermato che il «vero piano industriale sarà redatto dai soci privati che deterranno la maggioranza azionaria delle quote».

In riferimento al 28% di quote che dovrebbero essere riservate alla Regione, l’esponente del Pd ha mostrato favore per la partecipazione delle alle amministrazioni locali interessate. «O procediamo con la privatizzazione – ha concluso Antonio Solinas – oppure non facciamo gli interessi della Sardegna e le critiche per l’impiego di parte delle risorse destinate alla cosiddetta Ct2 sono strumentali».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato il perdurare di dubbi ed una generale scarsa chiarezza «non solo sul caso di Alghero ma su tutto ciò che attiene la politica dei trasporti nell’Isola» L’esponente della minoranza ha parlato di una “Sardegna isolata” ed ha lamentato forti penalizzazione per l’economia ed in particolare per il comparto turistico.

Il consigliere dei Riformatori sardi ha quindi insistito sulle cinque ricapitalizzazioni che hanno registrato l’intervento della Regione («trenta milioni nelle ultime due legislature») per affermare con nettezza che serve ricercare le responsabilità da parte di chi ha amministrato nel corso degli anni la società di gestione dello scalo algherese («possibile che nessuno risponda per questi buchi?»).

L’onorevole Attilio Dedoni ha concluso dichiarando il favore dei Riformatori per la privatizzazione della Sogeaal ma ha affermato: «Non andiamo avanti con la benda negli occhi senza sapere che cosa c’è dietro il caso Alghero».

Dedoni ha quindi ricordato le sue recenti affermazioni in Aula riguardo le indiscrezioni per l’interesse della società F2i (nel cda siede il presidente della Fondazione Sardegna, Antonello Cabras) ed ha aggiunto: «Mi risulta che già pensino a vendere quote ad altri operatori».

In conclusione del suo intervento l’esponete della minoranza ha ricordato l’esperienza della Regione corsa, dove i 4 scali in mano pubblica sono tutti operativi e producono utili.

Il consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda ha premesso che sul provvedimento in discussione «non pesa nessuna questione ideologica ma anzi una forte attenzione alla gestione degli asset pubblici della Regione e, sotto questo profilo, va comparata la situazione di Alghero con quella degli altri due scali sardi». «Alghero – ha aggiunto Anedda – ha creato passivi per 40 milioni mentre gli altri due scali sono attivi, la compagine azionaria è prevalentemente privata a Cagliari ed Olbia mentre ad Alghero è totalmente pubblica, emergono poi gravi squilibri fra volumi di traffico e numero dei dipendenti, introiti generali e ricavi non aviation, numeri inequivocabili che fanno emergere incapacità gestionali evidenti». La scelta della privatizzazione, a giudizio di Anedda, «è quindi obbligata per evitare la messa in liquidazione fermo restando che poi i privati dovranno mettere mano profondamente alla gestione; è un peccato piuttosto che non ci si stata una cordata di imprenditori sardi che pure lamentano problemi a carenze, ed occorre chiedersi se la privatizzazione è un affare perché gli imprenditori sardi non si presentano, forse perché vogliono fare profitti senza affrontare il rischio di impresa».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha sottolineato che «siamo pressati da tempo su una vicenda che affonda le sue radici nel passato, ma non va dimenticato che la mobilitazione forte di territori ed amministratori locali ha permesso di ottenere dal governo il ritiro delle tasse aeroportuali pur essendoci ancora molto da fare perchè non tutto è risolto». A nostro giudizio non c’è chiarezza, ha lamentato Usula, «su Alghero come hub di Ryanair, sull’apertura a nuovi vettori, sul piano industriale, sul ruolo Alghero nel panorama aeroportuale sardo, mancano linee guida che portino ad un nuovo ed efficiente sistema regionale ed un piano dei trasporti all’altezza dei tempi, delle attese degli operatori economici e di tutti i sardi». «La società di gestione dell’aeroporto di Alghero – ha aggiunto ancora il consigliere – è in crisi gravissima e la ricapitalizzazione è d’obbligo, restano però dubbi sul futuro e sullo spazio della Regione e dei Comuni, che potrebbe essere marginale rispetto ad una esigenza di controllo pubblico che per noi è essenziale come la salvaguardia dei posti di lavoro; il rilancio dello scalo, insomma, deve avvenire in un quadro di regole chiare, condivise e sostenibili con una regia regionale compatibile con la presenza del privato; sotto questo profilo diciamo no ad ingerenze di soggetti con obiettivi non chiari e chiediamo che le scelte siano al servizio del territorio e dei cittadini, perché di questo saremo tutti chiamati a rispondere».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd), intervenendo in qualità di capogruppo, ha messo l’accento sul fatto che «l’aeroporto di Alghero negli ultimi 15 anni ha fatto importanti investimenti per migliorare la sua efficienza complessiva e creare il contesto migliore per accrescere i suoi introiti ed individuare nuove opportunità per non ripetere gli errori del passato che sono riconducibili a tutta la politica, però ora dobbiamo essere conseguenti». «E’vero – ha sostenuto – che la società poteva essere amministrata meglio e che la Regione più attenta, ma adesso dobbiamo agire perché oggi non ci sono le condizioni per risanare una società a controllo pubblico come la Sogeaal, oggi c’è un piano industriale ma se non privatizziamo non ci sarà più, per cui dobbiamo puntare a sviluppare una prospettiva nuova con un cambio di rotta che veda i privati coinvolti ma la Regione fortemente interessata; in questo senso va apprezzata l’apertura della Regione ad un ruolo degli Enti locali non nella gestione ma nel controllo della stessa, perché l’aeroporto è una infrastruttura fondamentale per il territorio».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha espresso soddisfazione «per la conversione della sinistra alle politiche liberali ed ai processi di privatizzazione perfino col comunista doc come il collega Fabrizio Anedda, segno che la storia va avanti e ci dà ragione, però va ricordato che anche i più accessi liberali e liberisti distinguono fra privatizzazione e privatizzazione e questa che viene proposta è al buio ed appare orientata ad altri scopi e ad altri interessi che non sono quelli del territorio, mentre secondo noi si può fare con gara seria ad evidenza pubblica e non tracciando l’identikit dell’aggiudicatario». «Perché – ha protestato Pittalis – bisogna uscire dalla contraddizione: se si sostiene che la gestione pubblica genera perdite allora bisogna privatizzare anche la sanità mentre il problema è andare alla radice delle perdite; su questa vicenda e sulla politica dei trasporti in generale, dal treno veloce a Tirrenia, dalla Ryanair alla convenzione generosa con Alitalia fatta con risorse dei sardi e contro la legge, non faremo sconti rispetto ad un modo di agire che colloca l’assessore al di fuori non solo della società sarda ma della stessa maggioranza e della Giunta». «Su Alghero – ha precisato il capogruppo di Forza Italia – invitiamo la maggioranza alla prudenza, ad accogliere l’invito dello stesso relatore di maggioranza di separare le questioni della ricapitalizzazione da quelle della privatizzazione, a considerare le cose dette ieri dallo stesso Soru con buon senso rispetto ad un progetto che, oltre che contraddittorio appare sospetto, carico di nubi e di ombre».

Chiusa la discussione generale, a nome della Giunta è intervenuto l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana, che ha voluto in apertura «rispondere ai quesiti e dissipare incertezze perché le cose sono molto chiare, senza interessi nascosti e senza andare contro la legge; la Sogeaal ha una concessione di 40 anni fino al 20147, ed è quindi un asset importante per Regione, è stata ricapitalizzata con copertura delle perdite per 5 volte dal 2003 con oltre 20 milioni di euro e deve avere almeno 7 milioni di capitale mentre, nel 2014, ne aveva appena 2 pari al 28% delle azioni, situazione per cui il codice civile impone la ricostituzione della quota minima del capitale sociale o il suo abbattimento che però non è possibile a pena della decadenza della concessione». Di qui, ha proseguito, «la delibera di ricapitalizzazione parziale che sottopone al mercato il resto delle quote, secondo un procedimento vagliato ed avallato da tutti i soggetti interessati: Regione, Enac e Ministero dei Trasporti». Secondo Deiana, inoltre, «è vero che il processo si sarebbe potuto svolgere in tempi molto rapidi ma bisogna ricordare che, nel maggio 2015, nessuno ha presentato offerte perché pendeva la procedura di infrazione che avrebbe vanificato l’investimento, pericolo poi scongiurato solo recentemente per effetto della recente pronuncia dell’Unione europea». «Ora – ha concluso – si aprono nuove prospettive, con diversi soggetti che hanno già manifestato interesse ed altri che si potranno aggiungere nel quadro del il procedimento gestito da Sogeaal».

Dopo la replica dell’assessore Deiana il Consiglio è passato alla fase delle dichiarazioni di voto sul passaggio agli articoli.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde si è detto «costernato» dalle dichiarazioni dell’assessore Deiana «che nulla tolgono od aggiungono ai dati di fatto che abbiamo sottoposto all’Aula, non ci sono state politiche di sostegno al low cost, ed invece abbiamo assistito all’addizionale sui diritti aeroportuali ed al disimpegno dalla continuità territoriale, un disegno complessivo per marginalizzare e deprezzare l’aeroporto di Alghero». Tedde ha concluso contestando con forza l’applicazione obbligatori del principio del pari passo (cioè la contestualità di ricapitalizzazione e privatizzazione) citando a sostengo una recente sentenza della corte dei conti della Puglia secondo la quale «sono consentiti gli interventi di salvataggio in presenza di un piano industriale che preveda, nel medio e lungo periodo, il ritorno all’economicità delle società di gestione».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Giancarlo Carta che, rivolto ai banchi della maggioranza, ha contestato l’atteggiamento tenuto in Aula dalla sinistra: «Nessuno di voi sembra avere dubbi né mostra preoccupazione riguardo ai lavoratori della Sogeaal – ha detto Carta – da quello che trapela sembrerebbero esserci degli esuberi. Il Nord Sardegna non può permettersi di perdere nemmeno un posto di lavoro. La preoccupazione dovrebbe essere di tutti, ma voi della maggioranza siete proni a una decisione che arriva da altri tavoli. Una sinistra che si rispetti dovrebbe preoccuparsi della sorte dei lavoratori».

Subito dopo il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato.

Si è poi aperta la discussione sull’articolo 1 “Interventi sul capitale della SOGEAAL Spa” e sull’emendamento soppressivo parziale presentato dal consigliere di Forza Italia Marco Tedde.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento sul quale il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto il voto segreto. L’emendamento è stato respinto con 27 no e 19 sì.

Successivamente l’Aula ha approvato, a scrutinio palese, l’articolo 1.

Via libera, in rapida successione, anche agli articoli 2 “Norma finanziaria” e 3 “Entrata in vigore”.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della legge. Prima di procedere alle operazioni di voto, il consigliere Pietro Pittalis, a nome del gruppo di Forza Italia, ha comunicato la decisione di abbandonare l’Aula: «Non ci prestiamo a un pasticcio evidente che la legge determina – ha detto Pittalis – non vogliamo avere nemmeno la responsabilità di un no, perché non vogliamo essere in nessun modo corresponsabili sugli effetti negativi che la legge determinerà per il territorio e per i lavoratori».

Questo l’esito del voto: presenti 29, votanti 28, voti a favore 26, contrari 2.

La conferenza dei capigruppo, riunita al termine della seduta, ha deciso che il Consiglio si riunirà martedì 13 settembre, alle 10,30. All’ordine del giorno il testo unificato “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”. Da lunedì riprenderà il lavoro delle commissioni consiliari.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Il Consiglio regionale ha approvato con 30 voti favorevoli e 10 contrari sui 4o consiglieri presenti in Aula al momento del voto, la legge per l’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR).

Questo pomeriggio, in apertura di seduta, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali. Inoltre, riprendendo alcune dichiarazioni del presidente Pigliaru riportate da organi di stampa in cui si parlava di un nuovo direttore generale proveniente da oltre Tirreno, ha invitato il presidente della Regione a chiarire la circostanza «perché la questione interessa l’Aula ed è pertinente col dibattito in corso».

Il presidente Pigliaru ha risposto auspicando che il direttore generale della Asl unica «sia il migliore possibile qualunque sia la sua provenienza, non c’è nessuno vincolo geografico perché siamo in una società aperta, sono convinto che si sceglierà il migliore fra candidati molto forti e mi aspetto molte domande».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi del suo gruppo, seguito dal collega dal Misto-Fdi Paolo Truzzu.

Prendendo la parola nel dibattito sull’art. 5 la consigliera Annamaria Busia ha sottolineato che «la fase di transizione è importantissima per sviluppare e completare i processi di riforma e la Asl unica è un nuovo organismo che richiede un certo tempo di gestazione». Sotto questo profilo, ha aggiunto, «preoccupa per come è stata pianificata perché appare troppo breve ed appesantita dall’onerosa gestione dell’ordinario, un contesto che solleva perplessità sulla buona riuscita del percorso, come dimostrato peraltro anche dai raffronti con altre realtà (le Marche) dove dopo due anni non è stato ancora completato». La Busia ha espresso infine le sue riserve sulla legge anche in ordine ad altri aspetti come «l’incertezza sulle risorse, la mancata costituzione di un team operativo, di un crono programma, e di attività di formazione; una riforma un po’ demagogica e superficiale che non potrà essere ben governata dal nuovo direttore generale, per quanto bravo».

Il consigliere Michele Cossa ha messo in luce che «mentre il testo parla di disposizioni transitorie non ci si rende conto che la transizione è già iniziata come dimostra quello che è successo in tutte le Asl dopo le decisioni della Giunta, con lotte all’ultimo sangue per conquistare incarichi e posizioni al fine di prefigurare futuri assetti organizzativi». In pratica, ha osservato, «il manager che arriverà troverà quasi tutto fatto e l’unica novità positiva è quella della norma sui concorsi anche se, a nostro avviso, molti buoi sono già scappati; è necessario comunque che la Giunta dica come pensa di affrontare questo problema del fatto compiuto».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino del Partito Democratico, intervenendo sul primo punto dell’articolo riguardante l’individuazione della sede della Asl unica ha affermato che «si tratta di una scelta che deve essere ponderata e preceduta da alcune considerazioni». A suo giudizio, «deve essere favorita l’azienda più grande con le strutture e le professionalità richieste dalla riforma e cioè Cagliari, altrimenti la riforma potrebbe essere rallentata anche perché non ci sono piani di fattibilità riferiti a situazioni diverse». Inoltre, ha proseguito, «va tenuto conto dei compiti delicati e complessi che richiedono un rapporto stretto con l’assessorato della Sanità che deve poter esercitare nel modo migliore il suo ruolo di vigilanza e controllo, e che l’eventuale spostamento comporterebbe aggravio di costi». In sostanza, ha concluso, «è sbagliato intervenire su questa materia per presunte compensazioni di natura politica o territoriale mettendo a rischio il buon andamento di una riforma incentrata sul contenimento della spesa sanitaria, che ha più alta incidenza sul bilancio della Regione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la votazione a scrutinio segreto degli emendamenti nn. 653, 654 e 662.

Successivamente il Consiglio ha approvato a scrutinio segreto, con 30 voti favorevoli e 26 contrari, l’emendamento n.654 (Demontis e più). Il testo prevede che in attuazione della disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge «a decorrere dal 1° gennaio 2017 la Asl n.1 di Sassari incorpora le altre aziende sanitarie locali e assume la denominazione di Azienda per la salute». Entro il 31 agosto inoltre la Giunta nominerà il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale di Sassari che, dal 1° gennaio 2017, assumerà le funzioni di direttore generale dell’Azienda della salute. Per quanto riguarda infine l’Azienda regionale di emergenza-urgenza Areus avrà sede legale a Nuoro.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.647 (Cherchi Augusto e più) che prevede l’utilizzo delle graduatorie di ciascuna Area socio-sanitaria «fino alla loro scadenza naturale» o comunque in vigore anche nelle aree contigue o nelle altre «secondo l’ordine di approvazione».

La seduta sospesa è stata sospesa per un approfondimento.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha proposto l’unificazione dell’emendamento n. 647 con il n. 655 perché connessi per materia, per cui sarebbe auspicabile una sintesi precisando che sarebbe opportuno aggiungere alla data scadenza di graduatorie delle aziende, il 31 dicembre 2016, una proroga fino 31 dicembre 2017.

La seduta è stata nuovamente sospesa per una verifica dei due testi.

Ripresa la seduta, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che è stato perfezionato un test di sintesi che, fra l’altro, prevede la proroga delle graduatorie al 30 giugno 2017.

Messo ai voti, il testo unificato dei due emendamenti è stato approvato.

Voto favorevole dell’Aula anche per gli emendamenti n. 664 (Sabatini) e 663 (Sabatini). Il primo conferma la validità dei concorsi già banditi prima dell’entrata in vigore della legge, mentre il secondo consente alle aziende del servizio sanitario, sino al 31 dicembre 2016, di bandire concorsi e stipulare contratti «previa autorizzazione dell’assessorato della Sanità»

Approvato, infine, anche l’emendamento n. 526 (Pizzuto – Cocco Pietro) che obbliga il direttore generale ad equiparare i livelli di carriera prima dell’unificazione del personale delle aziende. Il testo è stato integrato da un emendamento orale del capogruppo del Pd Pietro Cocco che prevede anche l’allineamento dei modelli organizzativi e del trattamento economico. La proposta è stata sottoscritta da tutti i capigruppo.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo 15 e si è poi accesa sull’emendamento 490, a firma di Zanchetta e più. L’emendamento riguarda l’organizzazione degli uffici stampa delle Assl e la necessità che l’informazione e la comunicazione sanitaria su temi importanti come la peste suina siano al centro delle politiche sanitarie. Favorevole anche l’on. Roberto Deriu (Pd).

Secondo il vicepresidente della Giunta, Raffaele Paci, è “ridondante il richiamo ma ci rimettiamo all’Aula prestando sempre la massima attenzione alle questioni dell’informazione”. Per l’on. Cossa (Riformatori) “il tema dell’informazione negli enti pubblici è sensibile e ci riserviamo di presentare su questo una proposta di legge”.

Per l’on. Walter Piscedda (Pd) “forse un emendamento del genere potrebbe essere contenuto in un atto aziendale ma a questo punto lo condivido e firmo pure io, per sostenere il dovere dell’informazione e della trasparenza anche nei territori delle Assl”.

Anche l’on. Daniele Cocco (Sel) si è detto favorevole all’emendamento Zanchetta e così l’on. Rosella Pinna (Pd).

Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “è chiaro che si sta scrivendo dentro la legge una cosa che non c’entra nulla. Forse era il caso di scriverci altro, magari una parolina se avremo o no l’elisoccorso. Voto contro perché questo è il sostegno ai soliti nomi dell’informazione, magari chiamati al lavoro discrezionalmente dai commissari”.

Per l’on. Marco Tedde (Forza Italia) “questa è la prova della sottomissione alla politica  della riforma sanitaria. Stiamo disciplinando atti di gestione, altro che. Diteci che cosa vi porta a occuparsi dei precari degli uffici stampa delle Asl”.

Anche l’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha condiviso l’emendamento e così l’on. Antonio Solinas (Pd). Per il sardista Angelo Carta è “necessario capire se intendimento del presentatore dell’emendamento sia quello di aprire un ufficio stampa delle Asl nelle sedi dove ancora non è stato aperto”. Al termine, l’emendamento 490 è stato approvato.

A seguire, approvati gli emendamenti della Giunta nn. 547, 548, 549 sui consigli delle professioni e sui comitati zonali.

Sull’emendamento di Giunta n. 550 (dedicato alla istituzione della figura del coordinatore del Centro trapianti del Brotzu), l’Aula si è divisa dopo che il capogruppo del Centro democratico, in polemica con la maggioranza, ha annunciato il voto contrario. Dai banchi delle opposizioni si è levato un coro di critiche, tese a domandarsi il perché della previsione in legge dell’istituzione di questa figura. Sono intervenuti gli onorevoli Truzzu e Oppi. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Il vicepresidente ha confermato la volontà del ritiro dell’emendamento 550, che è stato dunque spuntato.

L’emendamento 649 (a firma Lai, Solinas A. e più) prevede: “L’ambito della Assl risultante dallo scorporo della Asl metropolitana ha come sede dell’area il Comune di Isili”. Su questo è intervenuto anche l’on. Solinas (Psd’Az), Locci (Forza Italia), che si sono chiesti come mai Isili sia l’unico Comune del quale si parli espressamente in legge. Per il presentatore dell’emendamento, l’on. Eugenio Lai (Sel), “con questa norma si sta tentando di mettere un po’ di chiarezza individuando un’area centrale della provincia di Cagliari al di fuori dell’area metropolitana”. L’emendamento Lai è stato approvato.

Approvati anche gli emendamenti della Giunta 551 (sub ambiti territoriali), 552 (trattamento economico del direttore generale), 553 (Ricerca e sperimentazione al Brotzu), 554 (elezione del Consiglio delle professioni aziendali), 555 (coordinamento con legge 10 del 2006), 556 (coordinamento regionale) e 558 (ruolo del direttore dei servizi sociosanitari). (C.C.)

All’articolo 16 (abrogazioni) sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati. Il testo dell’articolo 16 è stato approvato con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 17 (norma finanziaria) è intervenuta Alessandra Zedda (FI) che ha detto subito di voler prendere le distanze da questa riforma. “Non sono d’accordo su nulla – ha aggiunto – né sui contenuti, né sui i metodi, né con le forme di campanilismo. Anzi, credo che il trasferimento a Sassari della sede dell’ATS  sia un elemento negativo che porterà grandi discrasie sia nel sistema finanziario che su quello  organizzativo”. Per Alessandra Zedda la maggioranza ha agito secondo una  logica di spartizione del potere, insomma si sono creati nella sanità sarda i “sultanati”. Inoltre, da oggi sarà un governo esterno alla Sardegna che deciderà sulla salute dei nostri cittadini. Per Zedda si tratta di una legge –  presa in giro. Avete parlato per mesi  – ha continuato rivolta alla maggioranza – della ASL unica e di un  “non aumento di spesa”. E’ un falso,  piuttosto dobbiamo parlare di “sultanato unico”. Questa riforma è un escamotage della  maggioranza e della giunta per coprire il disavanzo nella sanità.

Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) non ha  ritirato l’emendamento 355 come richiesto dalla commissione, l’emendamento è stato bocciato. 

Marco Tedde (FI) ha detto di essere sconcertato perché questa riforma non è stata certo fatta per colmare il deficit  ma per mettere sotto controllo la gestione della sanità. Per Tedde è stato creato  un elefante amministrativo. Insomma è una riforma sbagliata, difficile da realizzare che accentra poteri ma non migliora la qualità dei servizi. Purtroppo quest’atto che state votando – ha concluso –  produrrà tanti danni. 

Edoardo Tocco (FI) ha sottolineato la delusione per questa riforma che non accontenta nessuno, neanche i colleghi della maggioranza. E’ stato creato un mostro – ha detto – non certo un buon sistema sanitario. Per l’esponente di Forza Italia si tratta di un “poltronificio”. Mi dispiace – ha concluso – che il presidente della Regione sia assente in aula. E’ andato via dopo che si è assicurato che la sede dell’ATS  sarà a Sassari. Non va bene, è una caduta di stile. Sarà difficile digerire questa riforma, i  sardi avrebbero dovuto ricevere più rispetto da parte del Consiglio regionale.

Augusto Cherchi (sovranità, democrazia e lavoro) ha dichiarato che  questa legge non lo appassiona. E’ una legge strana, approvata solo con un giorno e mezzo di discussione in aula, con una strategia politica sbagliata. E’ una legge che accentra in maniera esagerata e dall’altra parte decentra, che lascia i territori periferici al margine

Gli emendamenti presentati all’articolo 17 sono stati bocciati, l’articolo è stato approvato  con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 18 (entrata in vigore) è intervenuto Giancarlo Carta (FI). “Stiamo approvando una legge che avrebbe dovuto diminuire le spese, riordinare il sistema sanitario regionale, dare risposte concrete ai pazienti e agli operatori del settore. Mi sembra invece che oggi state approvando una legge fatta come un risiko. In questa legge – ha aggiunto – non c’è un’idea generale di sanità e le percentuali di risparmio sono ridicole. Forse avevamo ragione noi, c’era bisogno di più tempo. E’ assurdo che una legge così importante sia votata solo dalla maggioranza: questa legge doveva essere una legge di tutto il Consiglio regionale e a favore di tutti i sardi.  Da questa legge viene fuori solo questo: che ci sarà un mega direttore. Sono deluso e amareggiato. Questa riforma è da bocciare.

 Annamaria Busia ha detto di essere rammaricata per come è andata  questa discussione. E’ stata persa un’occasione. Trovarci oggi – ha sostenuto – in un’ aula semivuota, con un’opposizione che si è arresa, fa riflettere. Sicuramente la minoranza  utilizzerà questa legge in campagna elettorale. Perché questa legge incide sul bene principale che è la salute dei sardi. Io spero di sbagliarmi. Ho cercato di entrare nel merito della discussione, invano. Non siamo stati ascoltati. Non solo questa legge non semplifica, non accontenta i territori, non alleggerisce il sistema. Fa esattamente il contrario. Il riequilibrio territoriale non si attua spostando una sede a Sassari e una a Nuoro. In questa legge ci sono tanti errori, spero che i fatti mi diano torto per il bene dei sardi. La consigliera ha annunciato un voto di astensione sia sull’articolo 18 che sull’intera legge.

 L’art 18 è stato approvato.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la presentazione di due ordini del giorno sulla vendita ad una multinazionale inglese del patrimonio di dati genetici e biologici della comunità sarda (a termini di regolamento devono essere votati prima della votazione finale della legge) ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere.

«Un ordine del giorno che impegna la giunta lo si vede prima anche con la giunta». Con queste parole il vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha aperto in tono polemico il suo intervento evidenziando una sostanziale non condivisione per i termini “drammatica svendita del patrimonio genetico dei sardi” presente nel documento sottoscritto da 22 consiglieri della maggioranza.

Paci ha dunque rassicurato sull’attenzione dell’esecutivo per la vicenda ma ha anche affermato che il garante sulla privacy ha cerificato la legittimità dell’iniziativa. L’assessore ha inoltre precisato che sarà necessario il consenso di ciascun cittadino interessato dalla ricerca di Shardna per un utilizzo differente dei dati genetici e del Dna. «Non siamo contrari – ha concluso Paci – che importanti società internazionali vengano ad operare e investire in Sardegna nella sperimentazione e nella ricerca scientifica».

Emilio Usula (S&Ind), presentatore del documento della maggioranza che “impegna la Giunta a riferire in Consiglio e ad affettuare una ricognizione degli strumenti utilizzabili dalla Regione per scongiurare la drammatica vendita del patrimonio genetico dei sardi e conseguentemente la nostra stessa identità di popolo”, ha definito la vendita del patrimonio genetico dei sardi “una vicenda scandalosa e drammatica”. Usula ha lamentato il silenzio della politica sarda su questo tema ed ha escluso  di “voler scavalcare l’esecutivo” quanto ribadire la richiesta di garanzie “perché il patrimonio di dati genetici e biologici dei sardi possa essere utilizzato per fini pubblici”.

Christian Solinas (Psd’Az), presentatore del secondo documento sulla vendita del patrimonio genetico e del materiale biologico della ex Shardna (sottoscritto da tredici consiglieri della minoranza) ha replicato duramente all’assessore Paci. «Le poche competenze che restano in capo a questa assemblea – ha dichiarato il segretario dei sardisti – non possono essere svilite nel modo in cui ha fatto l’assessore, perché il Consiglio regionale non deve concordare gli ordini del giorno della Giunta, tutt’al più il Consiglio cercherà di concordare un ordine del giorno unitario al quale l’esecutivo dovrà rimettersi». Christian Solinas ha concluso riaffermando “l’interesse pubblico a detenere un patrimonio dei sardi”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, si è detto indignato per la “svendita el patrimonio genetico dei sardi” ed ha accusato la Giunta di aver “sbagliato l’approccio al tema”. «I sardi non aspettano che arrivi a qualcuno a gestire il loro patrimonio genetico – ha affermato l’esponente della minoranza – ma dobbiamo decidere noi a chi affidare il nostro patrimonio genetico». Carta si è detto favorevole all’unificazione dei due ordini del giorno.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ricordato la mozione presentata sul tema dal suo gruppo ed ha invitato a compire opportune valutazioni sulle vicende che nel corso degli anni hanno interessato Shardna e che hanno registrato il completo disinteresse della Regione. «Nella vendita alla multinazionale inglese – ha concluso Cossa – ci sono problemi etici, di privacy e di consenso ma non facciamo i provinciali, però ci sono aspetti che meritano approfondimenti.

Dopo una prima proposta per l’unificazione dei due documenti, l’Aula ha proceduto alla votazione dei due ordini del giorno che sono stati approvati (il consigliere del Pd, Demontis ha dichiarato voto contrario).

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione finale della legge per l’Asl unica e si è aperta la fase delle dichiarazioni di voto. A favore si è espresso il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, («riforma indifferibile, la sanità peggio di così non può andare»), mentre contrario si è detto, il consigliere Fd’I, Paolo Truzzu, («speravo in una buona legge ma non si è sfruttata l’opportunità di cambiare in Aula un provvedimento atteso») ed anche il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa («la Asl unica doveva mettere da parte il vizio capitale della sanità e cioè l’infiltrazione della politica nella sanità, così non è stato e abbiamo visto il riemergere dei localismi, delle spartizioni territoriali con la perla finale di Isili che rappresenta solo un tributo a Sel»).

Voto contrario ha dichiarato, Gianni Tatti (Udc): «Si è perso di vista il fine nobile del diritto alla salute, è stato invece un continuo conflitto per gli interessi».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha definito la riforma «il risultato di un lavoro importante da sottolineare senza particolare enfasi ma da non demonizzare, il punto di partenza verso un sistema sanitario nuovo che si aspettano i cittadini ed i trentamila operatori del settore, che anzi bisogna coinvolgere per una migliore applicazione della legge». La legge, ha concluso, «contiene molte potenzialità positiva non tanto in termini di risparmio ma di soddisfazione del bisogno di salute dei sardi».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di una riforma «per molti aspetti obbligata voluta più dalla Giunta che dal Consiglio, riforma che comunque andava fatta, importante ma non condivisa come avrebbe richiesto il il fatto che la sanità assorbe la metà del bilancio regionale». Anche in questa circostanza, ha aggiunto Satta, «la politica ha confermato di essere uguale a se stessa, con una fase preparatoria insufficiente e un discorso non chiaro sui risparmi che potrà produrre, al di là di riferimenti generici al Veneto dove le cose non vanno poi così bene o alla Toscana dove sono state istituite tre Asl come pure era stato proposto anche per la Sardegna». Nel concreto, ha concluso, «restano ancora differenze profonde fra territori come nella zona di Olbia che si trova molto al di sotto della media nazionale di posti letto ed è una realtà sottovalutata anche per l’impatto delle presenze turistiche».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato che «si sapeva che il percorso non sarebbe stato facile ma la maggioranza ha presentato ben 110 emendamenti e molti la stessa Giunta, segno di una faticosa  e confusa ricerca di equilibrio», Con quale risultato, si è chiesto Carta, «si potrebbe dire che hanno vinto i sassaresi e i nuoresi ma non si può ridurre la legge a questo aspetto che non ha a che vedere con la salute dei sardi, ed è questo in fondo il vero problema che non è stato affrontato, al punto che qualcuno della Giunta l’ha chiamata azz…».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù, annunciando il suo voto contrario, ha parlato di «messaggio sotterraneo di dimissioni del presidente della Giunta segno di profondo malessere della maggioranza che il dibattito ha evidenziato, mentre la vera emergenza, quella della salute dei sardi, è rimasta tale e quale, così come le liste d’attesa, le file al pronto al soccorso o al centro di prenotazione». Si è preferito sistemare qualcuno, ha lamentato Orrù, «scopiazzando modelli esterni e lontani, alimentando amarezza e frustrazione fra il personale ma soprattutto fra i cittadini che non vedono cosa potrà cambiare in meglio per la tutela della loro salute».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl), favorevole, ha precisato che quello del suo gruppo «è un atto di fiducia nei confronti del presidente ma è cosa diversa dalla convinzione». Abbiamo cercato di migliorare la legge in tutti i modi, ha ricordato, «con contenuti ancora da definire e responsabilità non chiare, che affida tutto al nuovo direttore generale che dovrebbe avere la bacchetta magica; per queste ragioni non ci ha mai convinto, è una legge delle occasioni perse come quella del direttore di are socio-sanitaria, staremo a vedere convinti che si poteva fare molto meglio».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha dato ragione in apertura al capogruppo di Forza Italia quando ha detto che la responsabilità è della maggioranza, «in effetti la responsabilità è un requisito fondamentale della politica, per cambiare davvero le cose segna lo spartiacque fra un governo riformista ed uno che vuole mantenere delle le cose come stanno, restando impigliato in posizioni preconcette e di appartenenza». Abbiamo fatto una riforma difficile, ha sostenuto, «che tocca interessi forti e porterà ad un cambiamento radicale, la Asl unica è una grande strategia che continuerà con la riforma rete ospedaliera; purtroppo alcuni della maggioranza hanno voluto distinguersi ma non bisognava dimenticare che il cambiamento deve proseguire e che le risorse spese ad Isili e Muravera hanno un forte significato, non per il risparmio ma per migliorare l’offerta sanitaria».

Il consigliere Piermario Manca (Sdl), dopo aver ricordato la sua astensione sul passaggio ad articoli, ha annunciato il voto favorevole «perché la riforma non poteva aspettare di fronte a situazione disastrosa che assorbe molte risorse ma non produce buona salute; abbiamo dato il nostro contributo per una sanità migliore e più vicina ai territori, superando certi richiami al pessimismo dell’Aula che non costa niente ma non aiuta». Noi siamo, ha affermato, «per una sanità uguale per tutti che richiederà necessariamente tempi lunghi ma oggi la politica ha fatto il suo lavoro e il suo dovere, adesso il futuro è in mano alla Giunta ed all’assessorato che dovranno fare la loro parte assieme alle altre strutture della Regione».

Il consigliere Raimondo Perra (Psi) ha definito la giornata che sta per concludersi «importante e faticosa al termine della quale arriva però un provvedimento molto importante lungo la strada delle riforme avviata sia da questa Giunta che da questo Consiglio». Forse, ha riconosciuto, «sarebbe stato necessario un approfondimento maggiore in commissione ma c’era la necessità di far partire la riforma a luglio e la scadenza andava rispettata, non dimentichiamo però che di cambiare la sanità sarda ne parliamo da anni ma solo ora siamo arrivati ad un cambiamento davvero radicale, che non è tutto ma è per certi aspetti il passaggio più importante della legislatura».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha evidenziato che «la riforma cade in un momento negativo per la nostra Regione, per la mancanza di lavoro e la stessa inefficienza della sanità che ha una gestione pessima, consuma risorse pubbliche ingenti e non dà risposte ai cittadini». Il modello della Asl unica, ha dichiarato, «è l’unico possibile per razionalizzare il settore e superare il sistema precedente lottizzato; speriamo non ci siano condizionamenti, ci sono molte aspettative e bisogna essere all’altezza per rendere sempre più solide le basi di una vera riforma».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha iniziato il suo intervento con la citazione alea iacta est, per significare che si è raggiunto il traguardo dell’azienda sanitaria unica che rappresenta un grande punto di partenza, «un risultato che sarebbe sbagliato contrabbandare questo risultato come la riforma della sanità, è piuttosto l’avvio di un percorso che ci visto impegnati anche con molte differenze ma sempre verso una direzione unitaria, lavoro di cui va reso merito anche all’assessore Arru ed al presidente della commissione Perra». La stessa scelta della sede a Sassari, ha concluso, «nasce da indubbie contrapposizioni ma non va demonizzata perché si inizia a riconoscere il ruolo dei territori al servizio della comunità regionale».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha detto che ci si trova di fronte ad una svolta «dopo il punto di non ritorno della sanità sarda; abbiamo cercato di migliorare il testo con le nostre proposte, soprattutto per superare ingerenze politiche e dare spazio agli esperti ed agli specialisti, a volte non ci siamo riusciti ma guardiamo in positivo, perché abbiamo comunque voltato pagina prima con la riforma degli enti locali ed ora con quella della sanità».

Christian Solinas (Psd’az) ha affermato che non condivide la legge  ma che spera di essere smentito dai fatti e che le perplessità  siano infondate. Questa non è una riforma sanitaria ma è una parte di un processo più ampio. I sardisti voteranno contro.

Pietro Cocco (Pd) ha espresso il voto favorevole. Con l’approvazione di questa legge – ha detto –  si segna un passo importante nel portare avanti le riforme. Oggi mettiamo  un ulteriore tassello. Con questa legge si riorganizzano le aziende territoriali. Il passaggio prossimo sarà la riorganizzazione della rete ospedaliera. Questo provvedimento è frutto di un grande lavoro da parte di tutti.

Ignazio Locci (FI) è stato molto critico con questa legge che non condivide né nei metodi, né nei contenuti. Si tratta  di un’occasione persa. Piùche una riforma  un  regolamento di conti all’interno del centrosinistra e nel PD. 

L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha detto che sta iniziando un viaggio e che sta  cambiando il modo di intendere il sistema sanitario. Lo stesso nome ATS, azienda tutela della salute è un segnale importante. Perché si comincia a  parlare di salute e non di sanità. Questa riforma – ha concluso l’esponente della giunta – è un  primo passaggio. 

La legge è stata approvata (presenti 40, sì 30, no 10). Prima di chiudere i lavori il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per domani mattina alle 11.00. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Consiglio regionale 62

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Massimo Deiana 11 53 copia

L’assessore regionale dei Trasporti Massimo Deiana, è intervenuto davanti alla quarta commissione, presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) alla quale hanno preso parte anche il presidente dell’Arst Gianni Caria ed il direttore generale Carlo Poledrini.

«Per sistemare tutto il tracciato del Trenino Verde che, con i suoi 400 km, è il più esteso d’Italia – ha detto Massimo Deiana -, servirebbero almeno 130 milioni: sono risorse che non abbiamo e dobbiamo scegliere di intervenire sulle parti della rete meno efficienti da un lato e con maggiori potenzialità turistiche dall’altro, nel quadro di un progetto che coinvolga tutto il sistema-Regione.»

Scopo dell’incontro, quello di acquisire ulteriori elementi di conoscenza sui motivi che hanno portato alla chiusura, per motivi di sicurezza, di alcune parti della linea del Trenino Verde (Seui-Arbatax e Laconi-Sorgono), argomento oggetto di una precedente audizione con gli amministratori locali dell’Ogliastra e del Madrolisai.

Nel suo intervento l’assessore Deiana ha ricordato inoltre di aver partecipato nello scorso mese di giugno ad una audizione presso la commissione Trasporti della Camera su un disegno di legge riguardante la valorizzazione delle ferrovie turistiche già di proprietà delle Ferrovie dello Stato. «In quella sede – ha affermato Deiana – abbiamo illustrato le specificità storiche, culturali, ambientali e turistiche delle rete sarda, a sostegno dell’iniziativa di alcuni parlamentari sardi che puntano ad inserire il percorso del Trenino all’interno del provvedimento». «Come Regione – ha concluso – grazie al finanziamento di 5 milioni per anno nel triennio 2016-2018 ritengo che l’Arst possa impostare una buona programmazione ma il problema complessivo va risolto con un progetto più ampio cui partecipino le amministrazioni locali interessate ed i privati, con il sostegno di tutto il sistema-Regione».

Il presidente dell’Arst, Gianni Caria, ha fornito alcune cifre sull’attività della linea, che ha fatto registrare una percorrenza annuale di 110.000 km, ricavi per circa 250.000 euro e costi attorno ai 5 milioni. «Siamo consapevoli – ha affermato – che il Trenino Verde è uno strumento delicato e al tempo stesso importante per molte comunità ma riteniamo che la sua mission vada ben oltre l’aspetto trasportistico, ci vuole un progetto integrato guidato da una strategia in più direzioni, senza escludere di segmentare la linea perché un percorso di quasi 5 ore senza alcun servizio di supporto non credo sia sostenibile».

Il direttore di Arst, Carlo Poledrini, ha ufficializzato la chiusura di una parte della tratta (un ponte metallico) fra Seui e Gairo, ritenuta da una azienda specializzata in collaudi di infrastrutture ferroviarie “a rischio di crollo improvviso”, assicurando comunque che gli interventi di riassetto sono già in corso e che per l’anno venturo il tracciato sarà transitabile. «La linea ferrata – ha spiegato – è un sistema sofisticato composto da tanti elementi (ponticelli, tombini, gallerie, sovrappassi, traversine, rotaie) ciascuno dei quali ha una funzione; nel nostro caso siamo in presenza di una linea vecchia, in alcuni casi risalente all’800, con specificità ancora più marcate, per esempio le traversine che costano 50 euro l’una, hanno una vita media di 15 anni e devono essere smaltite a fine esercizio come rifiuti speciali, con costi elevatissimi».

Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Gianni Tatti (Udc), Salvatore Demontis (Pd) ed il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, che ha sollecitato una risoluzione della commissione sulla materia.

Nelle conclusioni, il presidente della commissione Antonio Solinas ha invitato l’assessore dei Trasporti ad avviare un tavolo comune con gli assessori del Turismo e dell’Ambiente, in vista dell’auspicato progetto di rilancio del Trenino Verde in chiave turistica. «Seguiremo passo dopo passo gli sviluppi della vicenda – ha assicurato – valutando anche la possibilità di una risoluzione da sottoporre al Consiglio».

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La commissione Trasporti, presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) ha ascoltato una delegazione di amministratori locali i cui territori sono inseriti nei circa 400 km del percorso del “Trenino Verde”: Arbatax, Mandas, Belvì, Sadali, Lanusei, Seui, Isili, Nurri, Gairo, Orroli, Laconi.

Gli amministratori, in prima battuta, hanno espresso il profondo disagio della rispettive comunità per l’incertezza nei rapporti con l’Arst che, a fronte dei rilievi sulla sicurezza di alcune parti del tracciato (ponti, traversine, binari, manutenzione dei mezzi) non ha eseguito gli interventi necessari, con conseguenze negative sulla stagione turistica in corso.

I Comuni, è stato poi sottolineato, attendono segnali diversi e concreti per la prossima stagione anche dalle Istituzioni regionali alle quali chiedono, fra l’altro, una “regia” che coinvolga anche gli assessorati del Turismo e dell’Ambiente e rilanci il ruolo del Trenino Verde come elemento fondamentale dell’offerta turistica della Sardegna e bene identitario espressione della “bellezza sarda”, capace di valorizzare le peculiarità culturali, ambientali e naturali delle zone interne dell’isola.

Si tratta di un percorso che, secondo gli amministratori, dovrà riguardare anche il territorio nel suo complesso, con particolare riferimento al riutilizzo degli immobili sedi di stazioni, al collegamento con le altre componenti del sistema turistico regionale ed alla collaborazione con altri soggetti pubblici che operano sul territorio, come l’Agenzia Forestas.

Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Salvatore Demontis (Pd), Gianni Tatti (Udc), Edoardo Tocco (Forza Italia), Pierfranco Zanchetta (Cps), Fabrizio Anedda e Giovanni Satta (Misto).

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha ricordato che, per la prima volta, «al Trenino Verde sono state assegnate in finanziaria risorse per 5 milioni di euro per anno fino al 2018 e su queste basi si può impostare una buona programmazione, credo che il Trenino Verde possa fare molto per il turismo delle zone interne perché strumenti analoghi funzionano con successo in altre Regioni ed in Europa». «Per la prossima stagione – ha sottolineato – dobbiamo lavorare su basi diverse muovendoci per tempo, coinvolgendo gli assessorati regionali interessati e promuovendo le iniziative in modo adeguato; ai Sindaci dico però che bisogna fare squadra con progetti comuni e parlare con una voce unica, perché da soli non si va da nessuna parte».

Il vice presidente del Consiglio Eugenio Lai, di Sel, ha ribadito che «la disponibilità delle risorse della Regione dà al Trenino Verde quelle certezze che prima non c’erano, ma non basta; bisogna lavorare sul breve periodo per risolvere i problemi di sicurezza del tracciato e costruire una vera prospettiva turistica per il Trenino Verde che, a mio giudizio, può dare anche un contributo significativo alla destagionalizzazione».

Nelle conclusioni, il presidente della commissione Antonio Solinas si è detto “perplesso” per i rilievi sulla sicurezza del percorso mossi da Arst, osservando che «indubbiamente le attività di controllo e di verifica del tracciato si potevano fare prima della stagione turistica». A tale proposito Solinas si è impegnato a convocare in audizione per la prossima settimana (compatibilmente con i lavori del Consiglio e chiedendo al presidente Ganau una deroga se fosse necessario) sia l’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, che i vertici Arst. Sulle prospettive del Trenino Verde, Solinas ha affermato che «bisogna lavorare da una parte per fronteggiare l’emergenza e riattivare le linee e dall’altra progettare lo sviluppo del Trenino; sotto questo profilo sono favorevole alla creazione di un nuovo soggetto gestore in cui confluiscano le attività di diversi assessorati, anche per facilitare l’accesso ai fondi europei».

«Esamineremo, infine – ha concluso il presidente della commissione Trasporti -, anche la possibilità di predisporre una risoluzione da sottoporre al Consiglio».

Arbatax.

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