16 April, 2024
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Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Lipu, Wwf e Legambiente della Sardegna condividono la proposta avanzata dal Comitato Porto Solki per il finanziamento tramite il Just Transition Fund dell’intervento per l’Interramento dell’elettrodotto a 150Kv che attraversa il SIC ITB042223 “stagno di Santa Caterina” e la laguna di Sant’Antioco, significativa IBA (Important Bird Area).
Le scriventi Associazioni già a dicembre del 2017 hanno presentato alla Regione Sardegna, alla società Terna spa e ad altri enti una segnalazione per evidenziare i danni causati dalle linee di alta tensione agli uccelli che popolano e percorrono gli stagni e le lagune del sud-ovest sardo. Nella stessa nota le Associazioni ambientaliste della Sardegna hanno avanzato una analoga proposta chiedendo che l’opera venisse finanziata attraverso i fondi Fsc del Patto per la Sardegna di 20 milioni di euro previsti per le zone umide.
Graziano Bullegas, Francesco Guillot, Carmelo Spada ed Annalisa Colombu, in rappresentanza delle proprie Associazioni, auspicano che l’iniziativa del Comitato Porto Solki serva da stimolo alle amministrazioni pubbliche affinché predispongano progetti di interesse ambientale e naturalistico. Chiedono che la proposta venga accolta e che i tralicci e l’elettrodotto, veri e propri corpi estranei in un’area di rilevante interesse naturalistico, vengano al più presto rimossi, per lasciare spazio ad attività compatibili con la sensibilità dell’area e rispettose dell’avifauna che la popola.
Tale opera servirebbe ad adeguare l’elettrodotto alle «linee guida ISPRA per la mitigazione dell’impatto delle Linee Elettriche sull’avifauna (maggio 2008)” che indicano tra le soluzioni possibili e risolutive»… l’interramento delle linee AT che attraversano o sono limitrofe a siti inclusi in rete Natura 2000 dove è segnalata la presenza di specie ornitiche minacciate.

Graziano Bullegas – Italia Nostra Sardegna

Francesco Guillot – Sardegna LIPU

Carmelo Spada – WWF Sardegna

Annalisa Colombu – Legambiente Sardegna

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Italia Nostra Sardegna e WWF contestano la proposta di legge della maggioranza tese a modificare le norme del PPR. «La proposta di legge Mula, Giagoni, Mura, Sechi e altri – presentata i giorni scorsi in Consiglio regionale e intitolata “Modifiche alla Legge Regionale 20 dicembre 2019 n. 22 … e norme di interpretazione autentica del Piano Paesaggistico Regionale” – mira a scardinare il Piano Paesaggistico Regionale pretendendo di darne una interpretazione autentica dopo 14 anni di corretta applicazione, dopo numerose sentenze di legittimità da parte dei giudici amministrativi e dopo aver superato quasi indenne i tentativi di revisione/stravolgimento da parte di tutte le Giunte Regionali che si sono susseguite dopo la giunta Soru che lo ha approvato», scrivono in una nota Graziano Bullegas di Italia Nostra Sardegna e Carmelo Spada del Wwf Sardegna.

«Non si capisce come una legge regionale possa modificare una norma che è frutto di un’intesa tra Regione e Ministero dei BBCCaggiungono Graziano Bullegas e Carmelo Spada -. Infatti, così come previsto dal Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche ed integrazioni, il Piano Paesaggistico Regionale è stato sottoposto all’attenzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per la prevista intesa. Pertanto qualsiasi modifica allo strumento di Pianificazione Paesaggistica deve seguire il rigido protocollo previsto dall’art. 143 del Codice dei Beni Culturali ed essendo quindi basato su un accordo tra pubbliche amministrazioni non può in nessun caso essere “interpretato autenticamente” da una delle amministrazioni contraenti, tanto meno se l’obbiettivo è quello di eliminare le tutele paesaggistiche della fascia costiera, dei beni identitari e dalle zone agricole della Sardegna. Insomma, se la proposta fosse approvata, sarebbe l’ennesima legge da impugnare davanti alla Corte Costituzionale, cosa che ci proponiamo di fare il giorno dopo la sua emanazione.»

«L’ennesima proroga al Piano Casa si commenta da sé sottolineano Graziano Bullegas e Carmelo Spada -. Una disposizione straordinaria inventata nel 2009 e finalizzata al “sostegno dell’economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo” si è trasformata in un provvedimento ordinario, rinnovato di anno in anno, utile per giustificare deroghe permanenti ai PUC e all’intera pianificazione urbanistica.»

«Uno strumento che non ha neppure sortito l’effetto di rilanciare l’edilizia, visto che in Sardegna il settore ha perso oltre il 50% degli addetti negli ultimi 10 anni. Ma, grazie a questo provvedimento “distruggi città”, sono stati stravolti interi centri urbani, con la creazione di mostruosi edifici slegati dai contesti urbanistici. Italia Nostra e WWF Sardegna ritengono che sia arrivato il momento di fermare questa permanente aggressione al territorio e di ripensare l’urbanistica e la pianificazione paesaggistica della Sardegna strettamente legata al futuro che si intende dare alla nostra isola concludono Graziano Bullegas e Carmelo Spada -, capace di dare concrete risposte ai reali bisogni della comunità sarda, allo spopolamento dei territori, ad un turismo responsabile, sostenibile e rispettoso dei beni ambientali e paesaggistici.»

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Graziano Bullegas.

I giorni scorsi le nostre caselle di posta elettronica sono state raggiunte da un messaggio inviato da serviziocommissioni@pec.crsardegna.it. L’allegato in esso contenuto, a firma di Antonio Solinas, presidente della IV Commissione del Consiglio Regionale della Sardegna, afferma che è possibile consultare il nuovo testo in discussione del disegno di legge sull’urbanistica in discussione al link: http://www.consregsardegna.it/XVLegislatura/Sessione_governo_territorio.asp

Nel messaggio il presidente della Commissione ci invita inoltre a predisporre una memoria scritta da illustrare nel corso dell’audizione sulla base del testo unificato raggiungibile attraverso il suddetto link.

Seguendo il link si scopre, incredibilmente, che il testo non è più consultabile, ci siamo preoccupati e allarmati ipotizzando si trattasse di hakeraggio di un account a sito istituzionale. Ma non è così perché il messaggio è autografo, è vero.

Infatti, nei giornali di ieri, l’on. Antonio Solinas smentisce se stesso giustificando il pasticcio con un errore materiale e invitando a non tener conto del testo di legge unificato elaborato dalla Commissione.

Tutto questo ha il sapore della beffa, in quanto non c’è stato alcun errore. Il testo apparso per poche ore, e frettolosamente ritirato, era quello già preconfezionato da portare in Consiglio regionale con alcune modifiche e il cambio della numerazione degli articoli che di certo non migliorano la legge in discussione.

Resta intatto l’effetto nefasto che questa legge avrà su tutti i beni culturali tutelati dal Piano Paesaggistico Regionale, sull’intera fascia costiera e, grazie alla definitiva stabilizzazione del piano casa, sui centri urbani consolidati.

Questi fatti confermano la poca attendibilità delle dichiarazioni del presidente Francesco Pigliaru di voler stralciare gli articoli e le parti più criticate della legge e la scarsa credibilità di questa fase di “ascolto”, inventata all’ultimo momento per compattare una maggioranza in Consiglio regionale sempre più sgretolata.

È l’ennesima prova della mancanza di attenzione della Giunta regionale ai pareri espressi dai portatori di interessi diffusi (in particolare quelli delle associazioni ambientaliste), più attenta invece a quelli di costruttori e speculatori interessati ad occupare spazi ancora integri delle coste sarde e delle aree agricole e ad ampliare le costruzioni esistenti lungo la fascia costiera e sulla battigia.

Carmelo Spada – delegato WWF Sardegna

Graziano Bullegas – presidente Italia Nostra Sardegna

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Resta la ferma l’opposizione di WWF Sardegna e Italia Nostra Sardegna al progetto di rilancio produttivo dello stabilimento Eurallumina di Portovesme anche dopo la rinuncia da parte della Rusal alla realizzazione di una nuova centrale a carbone a Portovesme.

«La notizia è apparentemente positiva per i cittadini, per l’ambiente e per l’intero territorio del Sulcis – scrivono in una nota il delegato del WWF Sardegna Carmelo Spada ed il presidente di Italia Nostra Sardegna Graziano Bullegas -. Italia Nostra, WWF e le altre associazioni ambientaliste hanno da sempre mosso forti critiche in merito alla sostenibilità di realizzare un nuovo impianto termoelettrico a combustibile fossile per le negative ricadute ambientali che avrebbe comportato e perché in contrasto con le convenzioni internazionali – in perfetta antitesi con i contenuti della Road Map 2050, per quanto attiene decarbonizzazione, riduzione delle emissioni di CO2, inquinamento ambientale – e con la normativa paesaggistica.

La scelta di utilizzare l’energia prodotta da un’altra centrale a carbone non risolve comunque le tante criticità di natura sanitaria, ambientale e paesaggistica che la riapertura della raffineria di bauxite di Portovesme comporterebbe. Infatti, si tratta di un impianto fortemente energivoro che utilizzerà l’energia prodotta da combustibili fossili e non rinnovabili.»

Italia Nostra e WWF ricordano inoltre che resta irrisolta la questione del bacino dei fanghi rossi.

«Per poter riprendere l’attività la Rusal deve allargare il bacino di 19 ettari e sollevarlo di ulteriori 10 mt (fino a 46 metri di altezza) per accogliere 1,5 milioni di tonnellate annue di “fanghi rossi” per circa venti anni – aggiungono Carmelo Spada e Graziano Bullegas -. Questo bacino è attualmente interessato da una vicenda giudiziaria perché ha determinato un grave inquinamento della falda acquifera sottostante, con valori oltre la norma di alluminio, arsenico, cloruri, solfati, solfiti, ferro, cadmio, manganese, rame, mercurio, piombo, cromo, idrocarburi e composti organici tensioattivi.»

«La riapertura della raffineria di bauxite – che contribuirà a stravolgere il già compromesso ambiente del Sulcis: il SIN tra i più inquinati d’Italia – rappresenta il classico accanimento terapeutico di cui parlava nel non lontano agosto del 2012 l’economista prof. Pigliaru, oggi governatore della Sardegna: Il fatto è che di fronte a emergenze di occupazione e di reddito, l’istinto italiano, sbagliato, è di esercitare un vero e proprio accanimento terapeutico a favore dell’impresa in crisi, anche quando le prospettive di mercato sono improbabili o nulle. Sono interventi che bruciano risorse pubbliche preziose e, creando false aspettative, consumano futuro. Quasi sempre sarebbe più saggio lasciare le imprese al loro destino e occuparsi invece dei lavoratori, sostenendo il loro reddito e accompagnandoli con servizi di qualità (orientamento e formazione, in primo luogo) verso una nuova occupazione”. Parole tutt’ora attuali – concludono Carmelo Spada e Graziano Bullegas – da noi pienamente condivise.»

Graziano Bullegas (Presidente Italia Nostra Sardegna).

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Graziano Bullegas (Italia Nostra Sardegna) e Carmelo Spada (Wwf Sardegna) hanno preso posizione contro la realizzazione dell’impianto termodinamico solare di San Quirico a Oristano.

«Come abbiamo avuto modo di chiarire in questi anni, le nostre associazioni ritengono che l’impegno primario di tutti, in Sardegna, ma anche in Europa e nel mondo, debba essere concentrato sulla effettiva riduzione di tutte le emissioni nocive a livello globale – scrivono in una nota Graziano Bullegas e Carmelo Spada -. Con questo spirito abbiamo presentato osservazioni critiche al Piano Energetico e Ambientale Regionale Sardo (2015-2030) e su questi temi abbiamo basato la nostra politica ambientalista in Sardegna. Riteniamo quindi che il nostro sostegno debba rivolgersi ad una corretta politica incentivante delle energie rinnovabili (quella, per intenderci, che supporta la produzione diffusa e l’autoconsumo), mentre una forte e determinata azione di contrasto debba essere esercitata nei confronti della proliferazione di impianti industriali per la produzione di energia elettrica, che,oltre al rilevante impatto ambientale, determinano una indiscriminata distruzione di aree a vocazione agricola, conseguendo nello stesso tempo non significativi risultati in termini di riduzione di gas serra, inefficienze produttive e insostenibili costi economici e ambientali per le collettività a beneficio di interessi speculativi.»

«L’impianto di San Quirico, la cui VIA è stata recentemente approvata dalla Giunta regionale sarda in palese contrasto con le finalità espresse nel PEARS e con motivazioni contraddittorie rispetto a pronunciamenti per analoghi impianti – aggiungono Graziano Bullegas e Carmelo Spada -, appartiene a quest’ultima categoria per una serie di motivazioni:

• si tratta di un impianto industriale ubicato in aree agricole, oggetto di uno storico riordino fondiario da parte dell’ETFAS e ospitanti aziende modello e fattorie didattiche. L’ENEA, che ha dedicato studi alle Centrali termodinamiche proprio al tempo della Presidenza Rubbia, ha espressamente raccomandato nelle numerose pubblicazioni che per quanto concerne la loro ubicazione tali centrali dovessero mirare a “valorizzare terreni non altrimenti utilizzabili, come le aree desertiche, le aree industriali dismesse o le discariche esaurite” proprio a causa dei devastanti impatti ambientali indotti da tale tipologia di impianti. Per tali motivi le CSP in Spagna sono ubicate all’interno di vecchie cave dismesse o in zone improduttive, in California, Africa e Paesi Arabi sono collocate in pieno deserto. Non a caso il termodinamico solare è stato definito la “tecnologia del deserto”;

• il DPR 387/2003, spesso citato per giustificare l’ubicazione degli impianti FER nelle aree agricole, precisa che una tale opzione localizzativa “dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale”. E’ del tutto evidente invece che questo impianto risulta del tutto incompatibile con le attività agricole e di allevamento, come peraltro confermato dallo stesso prof. Rubbia in un recente articolo su un quotidiano regionale;

• gli impianti CSP in quanto idroesigenti sono causa di un eccessivo consumo di risorse idriche, quindi il conseguente notevole prelievo delle acque dal sottosuolo determina impoverimento delle falde, prosciugamento dei pozzi circostanti e messa in crisi delle attività agricole e zootecniche esistenti nel territorio circostante;

• considerata l’assenza di boschi e foreste in prossimità dell’impianto, non risulta credibile l’opzione “km zero” per l’approvvigionamento della biomassa. E’dunque presumibile che essa dovrà essere importata con trasporti su gomma da distanze notevoli, come avviene in impianti simili ubicati in altre località europee, con l’ovvia conseguenza di annullare i vantaggi in termini di economia di CO2;

• la Sardegna esporta circa il 33 % dell’energia elettrica prodotta, la produzione derivata da FER incide per il 36% rispetto al consumo energetico elettrico totale. Risulta del tutto evidente che la scarsa produzione dalla Centrale della San Quirico Solare Power oltre a non avere peso per il conseguimento degli obiettivi imposti dal burden sharing perché già ampiamente soddisfatti, risulta irrilevante ai fini della riduzione di CO2 in Sardegna, mentre alto è il prezzo pagato in termini di non sostenibilità ambientale.»

«Sono questi solo alcuni dei motivi che ci portano a sostenere le giuste rivendicazioni della comunità che lotta per impedire la realizzazione dell’impianto a San Quirico e a contrastare l’ubicazione nelle aree agricole della Sardegna di questi impianti, peraltro privi di futuro, destinati ad una rapida obsolescenza tecnologica, con irrisolti problemi di smaltimento dei rottami e impossibilità di ripristino dei luoghi. Alla luce di tali considerazioni, appare del tutto incomprensibile la decisione della Giunta regionale di approvare l‘impianto in sede di VIA, una decisione in aperto contrasto con i contenuti generali e le finalità stesse del Piano Energetico e Ambientale Sardo – che prevede la realizzazione di impianti CSP di piccola taglia – approvato solo qualche mese fa dalla stessa Giunta regionale.

In conclusione, le associazioni ambientaliste Italia Nostra e Wwf della Sardegna ribadiscono con rinnovata convinzione tutte le argomentazioni poste a fondamento delle Osservazioni, redatte in opposizione alla realizzazione delle CSP proposte per il Medio Campidano, e che sono state condivise dalla stessa Regione in sede di VIA Statale e fatte proprie dal Governo Gentiloni. Quest’ultimo, con delibera del 22 dicembre 2017, ha ritenuto inammissibile la realizzazione dell’impianto di Gonnosfanadiga – concludono Graziano Bullegas e Carmelo Spada -, sulla base dell’incontestabile principio che “la centrale solare termodinamica produrrebbe un elevato impatto sull’assetto paesaggistico e sulle modalità di utilizzo, anche economiche, dell’area che sarebbe in contrasto con le norme previste dal codice dei beni culturali, con la pianificazione territoriale regionale e locale, oltre che con le finalità della Strategia nazionale della biodiversità e con le politiche agricole dell’unione Europea”.»

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«Interriamo i cavi di alta tensione negli stagni, a tutela dell’avifauna.»

Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Lipu e Wwf della Sardegna hanno indirizzato un documento-denuncia alla Regione Sardegna, alla società Terna spa, alla provincia del Sud Sardegna, ai sindaci di Sant’Antioco e di San Giovanni Suergiu, al ministero dell’Ambiente e alla Rappresentanza in Italia della Commissione delle Comunità Europee, per segnalare i danni causati dalle linee di alta tensione agli uccelli che popolano e attraversano gli stagni e le lagune del sud-ovest sardo.

«L’intera zona umida, comprese le isole di Sant’Antioco e San Pietro, rappresenta un sito di incomparabile valore ambientale e naturalistico, un’enorme “ricchezza” naturale riconosciuta dal Piano Paesaggistico Regionale che la ha inserita tra quelle da tutelare paesaggisticamente. Gli stagni e le lagune sono inoltre tutelati dalla rete europea natura 2000 (SIC e ZPS), e al loro interno sono stati individuati due IBA (Important Bird Areas) – si legge in una nota -. Si tratta di un sistema continuo di zone umide inserite nelle principali rotte migratorie che le rendono importanti siti di nidificazione, sosta, svernamento ed approvvigionamento di nutrienti per talune specie d’importanza internazionale. 15 di queste specie sono presenti ed elencate nell’all. 1 della Direttiva Uccelli, ed alcune di queste sono presenti nell’intero arco dell’anno: il Fenicottero e il Gabbiano roseo, laVolpoca, il Falco di palude e il Falco Pescatore, la Garzetta, l’Airone Rosso e l’Airone Bianco Maggiore, la Pivieressa e il Mestolone. Altre specie pur avendo una presenza sporadica sono altrettanto importanti quali il Cavaliere d’Italia, l’Avocetta, l’Occhione e, anche se più di rado, sono stati avvistati esemplari di Gru e di Cicogna Bianca.»

«Questo importante patrimonio naturalistico è messo in pericolo da una serie di criticità derivanti da attività antropiche, tra le più rilevanti e devastanti segnaliamo il rischio da collisione e folgoramento degli uccelli che popolano abitualmente la zona di Santa Caterina – si legge ancora nella nota -. Le linee guida ISPRA inseriscono il fenicottero (phoenicopterus roseus), il falco pescatore (Pandion haliaetus) ed il falco di palude (Circus aeruginosus), tra le specie estremamente sensibili al rischio elettrico (SRE). Purtroppo, gli interventi finora tentati dal gestore della rete elettrica Terna per limitare l’impatto di collisione degli uccelli con i cavi (l’installazione dei dissuasori a spirale) non hanno sortito alcun effetto pratico, visto che le carcasse dei volatili si ritrovano spesso sotto i cavi e talvolta anche appese ad essi proprio in prossimità dei dissuasori.»

«Si rende quindi necessario l’interramento dell’intero tratto di linea che attraversa ZONE UMIDE SUDOVEST SARDO: RISCHIO DI COLLUSIONE E DI FOLGORAZIONE PER LAVIFAUNA l’area umida della laguna di Sant’Antioco e dell’intera area SIC ITB042223 – Stagno di Santa Caterina. Soluzione già adottata con risultati positivi nello stagno  di Molentargius a Cagliari – aggiungono le tre associazioni ambientaliste -. Le stesse “linee guida ISPRA per la mitigazione dell’impatto delle Linee Elettriche sull’avifauna (maggio 2008)” indicano tra le soluzioni possibili, risolutive «… indubbiamente più efficaci ed altamente raccomandate l’interramento delle linee AT che attraversano o sono limitrofe a siti inclusi in rete Natura 2000 dove è segnalata la presenza di specie ornitiche minacciate».

Graziano Bullegas, Carmelo Spada e Francesco Guillot – rappresentanti per la Sardegna rispettivamente di Italia Nostra, Wwf e Lipu – chiedono che «attraverso il finanziamento dei fondi Fsc del Patto per la Sardegna di 20 milioni di euro per le zone umide, approvato recentemente dalla Giunta Regionale, o con altre fonti di finanziamento, si adottino le misure idonee per questo importante ed improcrastinabile intervento infrastrutturale al fine di salvaguardare la biodiversità presente nelle zone umide del sud ovest della Sardegna oggi gravemente minacciate e di tutelare gli aspetti culturali e paesaggistici del territorio».

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Domani 10 novembre la Consulta Ambiente e Territorio terrà un incontro seminariale all’Hotel Mistral 2 di Oristano, finalizzato a fare il punto sul dibattito attorno al Ddl sul governo del territorio, sul quale attende ancora oggi risposte nel merito delle numerose domande e osservazioni poste. Nel corso dell’intera giornata, la discussione si concentrerà sulle altre vertenze in corso, nelle quali le associazioni aderenti alla Consulta sono attualmente impegnate, e sulle azioni da svolgere per definire il campo di azione della Consulta nel prossimo biennio. La relazione introduttiva sarà volta da Enrico Deplano con alcune proposte per dare alla Consulta una forma organizzativa insieme a una visione originale della questione ambientale in Sardegna. La Consulta valuterà come darsi una struttura organizzativa, eventualmente con la nomina di un coordinatore e un referente per la comunicazione e i rapporti con gli organi di informazione.

La Consulta Ambiente e Territorio, attiva da alcuni mesi, può contare sull’ apporto tecnico di esperti in diverse discipline che concorrono alle iniziative di WWF, Italia Nostra, GRIG, Federparchi. Fanno parte del gruppo di lavoro i rappresentanti delle associazioni Carmelo Spada (WWF), Stefano Deliperi (GRIG), Graziano Bullegas (Italia Nostra), Tore Sanna (Federparchi) e Daniela Addis (avvocato esperto in diritto dell’ambiente e del mare), Giuseppina Angioni (chimica farm. spec. Scienza dell’Alimentazione), Maria Laura Cadeddu (geologa), Ignazio Camarda (botanico), Roberto Corbia (urbanista, gruppo G124/2014 a supporto del sen. Renzo Piano), Paola Correddu (medico), Massimo Dadea (medico), Enrico Deplano (dottore in Lettere-Storia e critica dell’Arte, PhD in Ing. – Sostenibilità Arch. e Planning), Salvatore Dessena (architetto), Mauro Gargiulo (ingegnere, responsabile energia Italia Nostra Sardegna), Antonietta Mazzette (dir. del dipartimento Scienze politiche, della comunicazione e ingegneria dell’informazione – Uniss) , Giuseppe Melis (docente Marketing Turistico – UniCA), Maria Paola Morittu (giurista dei BBCC, vicepres naz.le Italia Nostra), Sandro Roggio (architetto), Alessio Satta (ingegnere ).

La Consulta può contare su un rapporto di collaborazione con il FAI. La Consulta ringrazia Gesuino Muledda (RossoMori) e Thomas Castangia (Possibile) per il loro contribuito al progetto di cooperazione tra le associazioni e i movimenti ambientalisti sardi e alla organizzazione di iniziative della Consulta.