27 April, 2024
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Colpisce sia gli uomini sia le donne, i primi sul dorso e nella zona testa-collo, le seconde più spesso nel tronco, agli arti inferiori e nei piedi. Si tratta del melanoma maligno che, in Sardegna, fa registrare in media all’anno circa 180 nuovi casi. La sua comparsa è legata, in modo particolare, all’esposizione ai raggi ultravioletti e varia anche a seconda della sensibilità dei caratteri costituzionali del soggetto. Può manifestarsi su lesioni benigne già esistenti o con l’insorgenza di nuove lesioni.

È una patologia che ha una incidenza in rapidissima crescita a livello mondiale, con un incremento di circa 3-7 per cento all’anno, così anche in Sardegna, dove tocca valori che superano i 10 casi annui per 100.000 abitanti.

Ecco perché l’Aou di Sassari già da alcuni mesi ha attivato un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) dedicato al paziente con sospetto melanoma.

«Un percorso – spiega il direttore dell’unità operativa complessa di Anatomia Patologica professor Francesco Tanda – che nasce dall’esigenza di seguire con estrema attenzione i pazienti affetti da melanoma, con l’obiettivo di assicurare rapidità e massima precisione diagnostica, anche molecolare».

È evidente che la celerità di diagnosi consente di ottimizzare il trattamento, anche alla luce della sempre crescente anticipazione delle nuove forme di terapia medica, e può tradursi nella massima sopravvivenza possibile.

Il Pdta adottato dall’Aou di Sassari, inoltre, vuole assicurare anche attenzione alla fragilità dei pazienti e sensibilizzare la popolazione e i medici base.

L’accesso al Pdta, infatti, avviene sulla base di una diagnosi di “sospetto melanoma” formulata dal medico specialista che, con una impegnativa (ricetta rosa), richiede tramite Cup una visita negli ambulatori di Dermatologia dell’Aou di Sassari.

Il percorso vede in campo un team multidisciplinare che coinvolge le strutture dell’Aou di Sassari (Anatomia patologica, la Dermatologia, la Chirurgia plastica, la Chirurgia generale, l’Oncologia medica, la Psicologia ospedaliera, la Riabilitazione, la Medicina nucleare, le due Radiologie e la Radioterapia) e la struttura di Genetica molecolare del Cnr di Sassari.

Il team multidisciplinare si riunisce ogni 15 giorni nella sede di Anatomia patologica per la discussione dei nuovi casi di melanoma maligno istologicamente definiti con la relativa presa in carico del paziente nonché per gli aggiornamenti dei percorsi diagnostici e terapeutici dei casi precedentemente inseriti nel Pdta.

Il melanoma maligno interessa un’ampia fascia di età, compresi i giovani. Considerando la popolazione fino a 49 anni, negli uomini rappresenta il secondo tumore per frequenza dopo quello del testicolo e prima dei linfomi mentre per le donne è al terzo posto dopo i tumori della mammella e della tiroide. Come causa di mortalità per tumore è all’ottavo posto nelle diverse casistiche.

È una patologia che nell’ultimo decennio ha visto un enorme miglioramento nei risultati terapeutici, conseguenza della maggiore comprensione dei meccanismi di funzionamento della biologia dei melanociti e dello sviluppo e diffusione di terapie specifiche (immunoterapie e terapie a bersaglio molecolare o “target”). La sopravvivenza (USA) è passata dal 49 per cento, registrata negli anni cinquanta, a circa il 90 per cento attualmente.

A Sassari, nella struttura di Anatomia Patologica nel 2018 sono stati diagnosticati 67 melanomi infiltranti, quando cioè la membrana basale dell’epidermide è superata ed è infiltrato il derma a vari livelli di profondità, e 30 in situ, cioè melanomi non invasivi contenuti nella membrana basale dell’epidermide. Dai dati a disposizione della struttura sassarese, la sopravvivenza a 5 anni è descritta con un range variabile nelle diverse realtà dal 75 per cento a circa il 90 per cento.

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C’è anche l’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari tra le aziende che, grazie ai fondi resi disponibili dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) con il 5 per mille, parteciperanno ai sei progetti speciali dedicati allo studio delle metastasi. L’Aou di viale San Pietro, assieme all’unità di Genetica dei tumori dell’Icb-Cnr di Sassari, fa parte di un’unità di lavoro che vede capofila l’Azienda ospedaliera universitaria senese. Il progetto, che avrà la durata di sette anni, destina per le attività da svolgere a Sassari circa 2,2 milioni di euro.

Lo studio parte dal dato che, come spiegato nei giorni scorsi da Airc, «numerosi pazienti colpiti da melanoma, mesotelioma o glioblastoma in forma avanzata non rispondono all’immunoterapia, ovvero alle cure che stimolano le nostre difese ad attaccare il cancro». Il programma, ha illustrato nei giorni scorsi Michele Maio, direttore del centro di immuno-oncologia dell’Aou senese, «punta a potenziare l’effetto dell’immunoterapia con l’utilizzo di farmaci che aumentino il riconoscimento delle cellule tumorali da parte del sistema immunitario». Si studierà quindi il ruolo di specifiche alterazioni del Dna che favoriscono il fenomeno delle metastasi, mentre il sistema immunitario non rileva le cellule tumorali e diminuisce l’efficacia clinica dell’immunoterapia.

«La nostra azienda – ha detto Antonio Cossu, dirigente dell’unità operativa complessa di Anatomia Patologia diretta da Francesco Tanda – sarà coinvolta nella classificazione patologica dei prelievi di tessuti da sottoporre ad analisi molecolare. I tessuti potranno essere sottoposti anche a micro-dissezioni che consentiranno l’analisi molecolare anche di singole cellule neoplastiche. Per questo studio arriveranno a Sassari circa 2,2 milioni di euro.»

Questa attività si inserirà in quella più ampia che sarà svolta in stretta collaborazione con l’unità di Genetica dei tumori del Cnr di Sassari diretta da Giuseppe Palmieri. Un lavoro che, attraverso lo studio genetico, punterà a sviluppare i marcatori di risposta e resistenza all’immunoterapia. Si rinnova, così, la forte collaborazione tra Aou e Cnr che da anni, con i loro professionisti, collaborano in attività di studio e ricerca.

A livello nazionale il nuovo ‘Programma Speciale 5 x 1.000 dedicato allo studio delle metastasi‘, promosso dall’Airc, mette in campo sei studi inediti. Vengono previsti oltre 14 milioni di euro di investimento all’anno per 7 anni e saranno impegnati oltre 200 scienziati in tutta Italia. Un investimento importante considerato il fatto che il 90 per cento delle morti per cancro – fa sapere l’Airc – è provocato dalle metastasi, uno dei maggiori problemi a oggi irrisolti per la cura della malattia.