21 December, 2025
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Consiglio regionale 38 copia

E’ in corso, in Consiglio regionale, il dibattito sul Testo Unificato in materia di agriturismo, ittiturismo e pesca turismo. La seduta, stamane, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione sul titolo, gli articoli e gli emendamenti relativi al Testo unificato nn. 58-79-107-115-121-122/A (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998).

Non essendoci iscritti a parlare sul titolo il presidente lo ha messo in votazione ma, essendo stato chiesto lo scrutinio elettronico palese ha sospeso la seduta, come da regolamento, per dieci minuti.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha approvato il titolo della legge con 46 voti favorevoli. Successivamente, l’Assemblea ha approvato i primi 3 articoli della legge, respingendo tutti gli emendamenti presentati.

Sull’art. 4 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande), il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive, ha annunciato il parere favorevole sugli emendamenti n. 19 (“Somministrazione di almeno il 35% dei prodotti propri dell’azienda”), 29 e 39 (“Tracciabilità dei prodotti”), aggiungendo che, attraverso un emendamento orale successivo, si provocherà la decadenza degli altri.

In sede di discussione generale sull’art. il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipedentzia) ha espresso il suo dissenso dall’orientamento della commissione per quanto riguarda il tetto del 30% sui prodotti impiegati dalle aziende agrituristiche. Dopo una riflessione, ha affermato, «ho votato quel testo obtorto collo, ma in realtà ritengo preferibile eliminare ogni riferimento percentuale perché è sufficiente indicare che i prodotti devono essere provenienti da materie prime sarde ed aggiunge che gli alimenti devono essere all’80% sardi certificati». Se usciamo da questo perimetro, ha continuato, «dobbiamo evitare di creare difficoltà agli operatori ed in ogni caso andare oltre il 30% è sbagliato, anche osservando le realtà delle altre Regioni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato che iniziano emergere i nodi di fondo della legge, «a partire dalla definizione di azienda agricola ed agrituristica; agriturismo deve servire da integrazione del reddito aziendale e da strumento di promozione dei territori, deve avere una specificità superiore e diversa rispetto alla ristorazione ed anche i prodotti propri devono necessariamente essere superiori». Questa è la ratio, ha precisato, «della nostra proposta del 50%, perché mettiamo al centro i valori dell’azienda che sono i suoi prodotti, altrimenti siamo nel campo della ristorazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il ruolo dell’azienda agrituristica è connesso all’azienda agricola, come previsto anche dal codice civile, «però chi ha solo un frutteto non può automaticamente esercitare l’agriturismo, ecco il significato del tetto del 50% da assegnare alle produzioni locali; gli agriturismi sono gli ambasciatori dell’agricoltura dei nostri territori e della nostra ruralità, portatori di valori non sono negoziabili». Metterli in discussione,a detto ancora, «significa mettere a rischio l’agricoltura sarda e la nostra storia di eccellenza, andando ad approvare una legge inutile e pericolosa». Rubiu ha infine espresso dure critiche sull’azione dell’assessorato sui problemi del carburante agricolo agevolato e sul recente bando dell’Expo, definito «troppo complesso e restrittivo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha sottolineato che «questa legge è stata voluta da tutto il Consiglio regionale e, dato che con questo articolo si chiarisce cosa deve  somministrato alla clientela, entra in gioco un messaggio forte da rivolgere all’esterno, mangia sardo e compra sardo». Sotto questo aspetto, a giudizio di Cherchi, «il testo ha una lacuna relativa alla percentuale troppo bassa in relazione ai prodotti locali da impiegare perchè il 35% indicato dalla maggioranza è troppo basso; occorre invece arrivare almeno al 50% per assicurare che buona parte della produzione dell’azienda finisca sulla tavola dei clienti».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha messo in evidenza che «dopo il superamento dell’albo dei fornitori previsto dalla legge precedente, bisogna andare avanti in modo coerente mentre invece è venuto fuori un minestrone; già nell’art 4 l’elemento centrale della qualità dell’azienda agrituristica viene annacquato attraverso la bassa percentuale di prodotti che viene richiesta». «Veneto, Friuli e Basilicata sono al 70% – ha ricordato Crisponi – la Sardegna non può accontentarsi della metà; inoltre, se si facesse un approfondimento su normativa regionale ci si renderebbe conto che il 35% di Toscana e Lazio nasce da un basso numero di coperti medio ed oltretutto il tetto altissimo dei pasti assegnato alle aziende crea una situazione fuori dalla realtà». Identità, genuinità e valori delle buone produzioni, ha concluso il consigliere dei Riformatori, «sono finiti nel nulla mettendo a rischio una reputazione storica della Sardegna».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha rimarcato la necessità di dare un “perimetro certo” alla norma ed ha polemicamente domandato quale sarà la differenza tra un ristorante tipico e un agriturismo all’indomani dell’approvazione del provvedimento in discussione in Consiglio regionale. «La differenza – ha dichiarato l’esponente della minoranza – sarà solo nel diverso regime fiscale a vantaggio dell’agriturismo». Carta ha sottolineato come con l’articolo 4 si debba definire con chiarezza che cosa deve essere  un agriturismo e la differenza rispetto alle altre attività della ristorazione, deve essere rappresentata dall’obbligo per l’azienda agrituristica a somministrare i prodotti della propria azienda. «Invece – ha proseguito il capogruppo dei Quattro Mori –  si riduce la soglia della produzione propria, riducendo così sempre più la differenza tra l’agriturismo e il ristorante tipico». Per Carta, la soglia della produzione propria per l’agriturismo deve essere innalzata almeno al 50% ed ha auspicato, in conclusione del suo intervento che la legge in discussione contenga linee chiare e non equivoche sulla materia.

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che la definizione di agriturismo ai sensi della legge nazionale n. 96/2006 ed ha affermato che «paradossalmente l’attività agrituristica è consentita anche a chi fa forestazione». Il consigliere della maggioranza ha definito la soglia del 35% di produzione propria “una quota equilibrata” ed ha contestato la veridicità dei dati annunciati da alcuni esponenti della minoranza a proposito delle altre normative regionali in materia di agriturismo. «Il 35% è una misura di compromesso – ha concluso Tendas – ferma restando la volontà di incentivare la produzione e il consumo dei prodotti sardi, come dimostrano le premialità, indicate nelle norma, a favore di chi somministra più del 35% di prodotti di produzione propria».

Il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd) ha ricordato l’importanza dell’articolo 4 del testo unico ed ha ribadito come “il mondo dell’agriturismo in Sardegna sia variegato” e contempli diverse situazioni produttive del mondo agricolo. «Il 35% di produzione propria – ha concluso Lotto – è una misura congrua che va incontro alle esigenze di tutti ed è tale da dare risposte alle diverse necessità di un sistema articolato e per certi versi complesso».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Prc) ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto nella competente commissione consiliare ed ha auspicato «che le risorse destinate all’agricoltura siano destinate al mondo agricolo e non a società ibride della ristorazione agricola». «L’azienda agricola – ha affermato l’esponente della maggioranza – ha tutto il diritto di diversificare le proprie attività ma proporrei di farlo attraverso la creazione di un apposito ramo d’azienda avente per oggetto le attività proprie della ristorazione e del commercio».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito l’invito rivolto all’intero Consiglio perché si lavori per approvare una buona legge ed a questo proposito ha invitato i colleghi a riflettere se e quanto le soglie indicate nel testo unico e negli emendamenti in discussione, siano adeguati ed efficaci a salvaguardare gli interessi della Sardegna. «L’agriturismo non è un obbligo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma è una possibilità». «Capisco il rischio di chiusura per molte realtà agrituristiche – ha proseguito Dedoni – ma serve non far perdere l’immagine della Sardegna». In conclusione del suo intervento il capogruppo dei Riformatori sardi a dichiarato di essere contrario alla soglia indicata nel testo unico, pari al 20%, riferita alla possibilità di somministrare negli agriturismo  prodotti che arrivano al di fuori dell’Isola.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, si è detta concorde con l’esigenza di garantire la valorizzazione dei prodotti del territorio sardo ed ha affermato che le proposte contenute nell’articolo 4 “vanno proprio in questa direzione”. L’assessore ha quindi spiegato di aver valutato, insieme con i preposti uffici regionali, la possibilità di elevare la soglia indicata per le produzioni proprie ma di aver constatato il rischio di contravvenire alle disposizioni nazionali in materia di agriturismo. «Riteniamo che la soluzione del 35% – ha dichiarato Elisabetta Falchi – contempli le diverse posizioni in campo e garantisca un’alta qualità del prodotto offerto negli agriturismo della Sardegna».

Il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha quindi proposto all’Aula un emendamento orale all’emendamento n. 19 ed ha sottoposto all’esame del Consiglio la sostituzione alla lettera a) delle parole “acquistate direttamente” con la parola “prodotte”.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, constatato l’accoglimento delle modifiche all’emendamento 19 proposte dal consigliere Lotto ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 19.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha quindi annuncia il voto contrario all’emendamento ed ha denunciato “un cortocircuito” tra le posizioni espresse dall’assessore dell’agricoltura, dal suo gruppo di riferimento in Consiglio e all’interno della maggioranza. «Non è sufficiente girare la fregola all’Expo’ per sostenere le aziende sarde – ha concluso Locci – ma bisogna farlo concretamente con misure efficaci e questa legge era una buona occasione per dimostrare davvero di voler valorizzare le nostre produzioni innalzando al 50% il limite minino per le produzioni proprie».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha escluso contraddizioni tra quanto affermato dai rappresentanti dei Rossomori, dalla Giunta e dalla maggioranza. «C’è un dibattito in corso – ha spiegato Usula – ma la direzione è chiara ed è quella di favorire l’agricoltura sarda». Il capogruppo del centrosinistra ha ricordato che solo il 18% degli alimenti consumati nell’Isola è prodotto in Sardegna ed ha affermato che con la soglia minima del 35% si favorisce il consumo dei prodotti sardi. «Magari – ha concluso Usula – tale percentuale fosse riscontrabile anche negli alberghi e nei ristoranti dell’Isola».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha affermato che con l’approvazione della norma si rischia «di non rendere un buon servizio all’immagine della Sardegna». «Dobbiamo avere aziende agrituristiche strettamente connesse ai prodotti della terra sarda – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e valorizzare il nostro territorio ed è per questo che chiediamo di elevare dal 35% al 50% il limite minimo per le produzioni proprie». «Vogliamo un territorio che alimenta gli agriturismo – ha concluso Tedde – e un agriturismo che promuovono il territorio ed è per questo che diciamo no “pizza-turismo”».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario ed ha invitato il relatore Luigi Lotto ad una rilettura dell’emendamento 19 perché – a giudizio dell’esponente della minoranza – nella formulazione delle lettere a) e b) alle aziende si consente di fatto di rendere vano il limite della soglia del 35% per le produzioni proprie. «Di fatto – ha concluso Crisponi – spalanchiamo le porte per lo sbarco dei maialetti dell’olanda negli agriturismo della Sardegna».

Il consigliere di “Soberania e Indipendentzia”, Paolo Zedda, ha ribadito l’obiettivo di potenziare le aziende agricole esistenti in Sardegna ed ha contestato le soglie di produzione propria delle aziende agrituristiche indicate da alcuni consiglieri della minoranza, in riferimento alle normative in vigore nelle altre regioni italiane ad incominciare dalla Basilicata, la Calabria, l’Umbria e il Trentino.

Voto contrario all’emendamento n.19 ha annunciato il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. Con questa legge  non si sta facendo un’operazione meritoria indirizzata verso l’accoglienza – ha detto l’esponente dei Quattro Mori – il Consiglio sta semplicemente prendendo atto che tutti, in Sardegna, possono fare agriturismo».

Ha quindi preso la parola l’on. Dedoni (Riformatori), che ha detto: «E’ importante davvero capire che cosa il codice civile intenda per imprenditore agricolo. Da lì discendono le conseguenze, anche per la legge che abbiamo noi in esame. Noi non siamo contrari alle altre produzioni ma dobbiamo favorire la produzione in Sardegna. Auguri a chi deve interpretare questa norma».

Per l’on. Rubiu (Udc), che ha annunciato il voto contrario all’emendamento 19, «non siamo qui per dare licenze a chicchessia».

L’on. Pizzuto (Sel) considera «questo emendamento un passo avanti importante, anche per l’economia agricola dell’Isola». Invece, l’on. Pittalis (Forza Italia) ha detto: «Imparate a ragionare da sardi, smettetela di guardare sempre al Trentino e ad altre regioni che nulla c’entrano con noi».

L’emendamento 19 è stato approvato e sono dunque decaduti gli emendamenti in contrasto. Approvato anche il testo dell’articolo, con un emendamento orale dell’on. Lotto(Pd) che solleva la soglia dei prodotti sardi da utilizzare negli agriturismo dall’80 all’85%. Approvati anche gli emendamenti aggiunti 20, 29 e 39, con il parere favorevole della commissione competente.

Anche il testo dell’articolo 5 e 6 è stato approvato, con alcuni emendamenti.

Sull’articolo 7 sono stati presentati alcuni emendamenti, anche sostitutivi totali che riguardano il numero dei coperti mensili massimi e dei posti letto. L’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che “gli articoli 4 e 7 sono il cuore della legge, nel corso dei lavori di commissione abbiamo trovato una sintesi che ci trova tutti concordi”.    

Per l’on. Crisponi (Riformatori) «con il consenso del Consiglio regionale gli agriturismo sono diventati ristoranti e chissà cosa diventeranno i ristoranti».

L’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il voto a favore: «Se riuscissimo a portare questi numeri nelle strutture agrituristiche faremmo tutti un affare». L’on. Lotto (Pd) ha affermato che «ogni azienda agricola dovrà trovare da questa legge un punto di riferimento serio».

Per l’on. Dedoni (Riformatori) «c’è differenza tra liberalizzare ed essere criminali. I prodotti sardi devono rappresentare la totalità della ristorazione negli agriturismo».

Approvato anche l’articolo 7, così come modificato dall’emendamento sostitutivo totale.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’art 8 (Lavorazione di carni, latte e prodotti derivati. L’unico emendamento presentato al testo dell’art (Arbau e più) è stato ritirato dai presentatori su richiesta del presidente della Commissione Attività Produttive.

Sul merito dell’art.8 è intervenuto il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi che ha invocato maggiore cautela nella trattazione dell’argomento alla luce dei nuovi scenari europei. «Occorre valutare bene norme e regolamenti comunitari – ha detto Crisponi – lo stesso problema si porrà nella discussione dell’art9 sulla macellazione dei capi di bestiame».

Su questo punto è intervenuto il presidente della Commissione Luigi Lotto che, accogliendo le sollecitazioni di Crisponi, ha annunciato una richiesta di rinvio della discussione dell’art.9 in modo da «superare alcune criticità».

L’Aula ha quindi approvato l’art. 8 e deciso la sospensione dell’esame dell’art. 9.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione gli art.10 (Norme igienico sanitarie) e 11 (Classificazione delle aziende agrituristiche) entrambi approvati.

Si è passati successivamente all’esame dell’art 12 (Definizioni di ittiturismo e pesca turismo).

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato i colleghi a una riflessione sui contenuti dell’articolo. «C’è una norma-quadro che disciplina le attività di ittiturismo definendole attività di pesca professionale – ha detto Tedde –  per questo settore sarebbe servita una legge ad hoc. Si rischia di approvare una disposizione  non in linea con la normativa nazionale».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’articolo che ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Si è passati poi all’esame dell’art 13 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande).

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito il concetto espresso nel precedente intervento: «Il problema – ha detto – è relativo alla legge quadro n. 4 del 2012 che disciplina il settore della pesca e dell’acquacoltura. La norma fa rientrare nelle attività di pesca professionale anche l’ittiturismo e la pesca turismo. Per questi settori si chiede che la prevalenza dei prodotti utilizzati deve essere di produzione propria. Questo principio contrasta con la legge che si sta approvando che prevede invece l’utilizzo del 35% dei propri prodotti». L’articolo è stato approvato per alzata di mano.

Disco verde anche per gli articoli 14(Locali per attività di ittiturismo), 15 (Disciplina dell’attività di ittiturismo), 16 (Definizione dell’attività di fattoria didattica) e 17(Offerta formativa).

Rinviata invece la discussione dell’art. 18 (Definizione dell’attività di fattoria sociale) su richiesta del consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia).

L’Assemblea ha poi approvato in rapida successione gli art. 19 (Spazi per attività di fattoria didattica e sociale), 20 (Connessione e complementarietà), 21 (Dichiarazione unica di avvio di attività produttiva per l’esercizio della multifunzionalità in campo agricolo e ittico), 22 (Comunicazione di avvio di attività di pesca turismo), 23 (Disponibilità di un operatore qualificato), 24 (Formazione e abilitazione), 25 (Attività di studio, di ricerca e formazione professionale), 26 (Albo regionale della multifunzionalità delle aziende agricole e ittiche), 27 (Osservatorio regionale sulla multifunzionalità), 28 (Obblighi), 29 (Vigilanza e controlli), 30 (Sospensione e revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività) e 31 (Sanzioni amministrative pecuniarie).

Rinviata, come per gli art 9 e 18, la discussione dell’art 32(Direttive di attuazione).

Via libera, infine, al testo degli art 33 Abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998), 34 (Norma transitoria), 35 (Norma finanziaria), 36 (Entrata in vigore).

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto di mettere subito in discussione il provvedimento sugli ammortizzatori sociali in deroga e chiesto chiarimenti sui tempi per l’esame della mozione sull’inceneritore di Tossilo presentata dal centrodestra.

Sul primo punto, il presidente  Ganau ha chiarito che il testo della legge è ancora all’attenzione degli uffici, mentre sul secondo si esprimerà la conferenza dei capigruppo.

I lavori del Consiglio regionale riprendono nel pomeriggio alle 16.00.

Il gruppo di Forza Italia Sardegna ha presentato un’interrogazione rivolta al presidente Francesco Pigliaru e all’assessore alla Sanità Luigi Arru, primo firmatario Ignazio Locci, per sapere se siano a conoscenza dell’emergenza diabete nell’Isola delle disposizioni del Ministero della Salute in materia di dispositivi erogabili; quali azioni intendano avviare per scongiurare la disparità di trattamento e quali, invece, per porre in essere un Protocollo per l’assistenza integrata.

«L’assessorato regionale alla Sanità si impegni per elaborare una regolamentazione regionale unica per la cura dei pazienti affetti da ogni tipologia di diabete, valevole per tutte le Asl, affinché i circa 80 mila sardi colpiti da tali patologie possano beneficiare di prestazioni mediche certe, puntuali e senza discriminazioni – spiega Locci -. Il diabete mellito è una delle patologie considerate tra le più invalidanti; la Sardegna vanta il triste primato di regione con il più alto numero annuale di nuovi casi di diabete di tipo 1, con un’incidenza del diabete infanto-giovanile di oltre 50 casi per 100mila abitanti (nel resto d’Italia i casi annuali registrati si aggirano intorno a 6-7 ogni 100mila cittadini). Si consideri che, a fronte di circa 80mila pazienti, nell’Isola vi sono altrettanti nuclei familiari – per un totale di 300mila cittadini – che hanno a che fare con i problemi legati alla gestione della patologia diabetica.»

«Il diabete è, dunque, una vera e propria emergenza sociosanitaria ma, nonostante ciò, non esiste un Protocollo per l’assistenza integrata e Tecnico-Operativo per la prescrizione e fornitura di ausili per i pazienti, sebbene il Ministero della Salute abbia individuato una lista di dispositivi erogabili, codificati uniformemente in tutto il territorio nazionale, stabilendo che le regioni sono tenute a garantire le prestazioni e i servizi specificati nei Lea. Di conseguenza – conclude il consigliere regionale di Forza Italia Sardegna – le diverse Asl della Sardegna erogano in forma differente i servizi medico-ospedalieri, creando evidenti discriminazioni.»

La commissione Bilancio e Programmazione, con il voto a favore dei gruppi della maggioranza, il voto contrario di Fi e Fdi e l’astensione di Udc, Psd’Az e Riformatori, ha dato il via libera al Dl 205 che sostituisce la tabella “E”, nella quale sono riportate le spese autorizzate dall’articolo 4 della Finanziaria 2015, quelle cioè previste per realizzare opere e infrastrutture attraverso la contrazione di un mutuo da 700 milioni di euro.

Il provvedimento è stato illustrato, nella commissione presieduta da Franco Sabatini (Pd), dall’assessore regionale del Bilancio, Raffaele Paci, che ha evidenziato il carattere tecnico delle modifiche da sottoporre all’attenzione dell’Aula. In sostanza, si tratta di una misura precauzionale riferita ai 23 milioni di euro destinati per il rinnovo dei mezzi di trasporto Arst e allo stanziamento di un milione di euro per gli edifici di culto.

«Su questi due interventi – ha affermato Paci – sono stati riscontrati problemi di ammissibilità al finanziamento col mutuo sotto il profilo soggettivo dei beneficiari finali degli interventi (l’Arst è una società a totale partecipazione regionale e gli edifici di culto non restano di proprietà della Regione o dello Stato) e pertanto – ha proseguito l’assessore – sono sostituiti nella tabella “E” dal cofinanziamento regionale di una parte delle spese di investimento previste nella nuova programmazione comunitaria 2014-2020».

L’ulteriore modifica riguarda la rimodulazione degli interventi a favore del settore scuola-università (52.441 milioni di euro) e del piano delle opere infrastrutturali (417 milioni di euro). A questo proposito l’assessore Paci ha annunciato che sardi. Per quanto attiene le procedure per il muto da 700 milioni, l’assessore ha confermato l’indizione del bando pubblico ed ha auspicato che entro il prossimo giugno si completino tutte le procedure.

I consiglieri Ignazio Locci (Fi) e Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) sono intervenuti nel merito delle somme originariamente destinate al rinnovo dei mezzi di trasporto e inserite (nella nuova formulazione della tabella “E”) sul fondo unico di programmazione comunitaria proponendone, rispettivamente, la destinazione per le zone interne e per la riqualificazione dell’edilizia pubblica.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha lamentato l’assenza di “dati certi” sui programmi di spesa della Regione e la mancata informazione sulla cosiddetta armonizzazione del bilancio regionale. Alessandra Zedda ha inoltre auspicato maggiore chiarezza sui programmi e sulla relativa spesa nel settore dell’edilizia scolastica.

Il consigliere Giorgio Oppi (Aps) ha suggerito una migliore specificazione della descrizione degli interventi per l’ammodernamento dei mezzi di trasporto nella nuova formulazione della tabella “E”.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha chiesto ed ottenuto dall’assessore Paci rassicurazioni sull’ammodernamento dei mezzi di trasporto pubblico dell’Arst e sul ricorso al leasing, così come era stato fatto ai tempi della Giunta Soru.

A margine del dibattito sul Dl 205, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha evidenziato il problema dei cosiddetti “lavoratori in utilizzo” e, nel corso del suo breve intervento di replica, l’assessore Paci ha assicurato il suo impegno per garantire che le risorse a tal proposito desinate in Finanziaria, siano utilizzate per l’impiego di quella tipologia di lavoratori nelle pubbliche amministrazioni.

La commissione, dopo il via libera a maggioranza, ha nominato il presidente Franco Sabatini relatore in Aula del Dl 205.

Il provvedimento, considerata l’urgenza, sarà sottoposto all’attenzione della conferenza dei capigruppo per l’immediata iscrizione all’ordine del giorno dei lavori del Consiglio, ai sensi dell’articolo 102 del vigente regolamento interno.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

«Subito un nuovo bando della Regione per la gestione del porticciolo di Sant’Antioco.» Lo chiede Ignazio Locci, portavoce Sulky Lab-Sant’Antioco 2020.

«Dopo aver appreso (così come si evince dalla delibera di Giunta n° 40 del 27/03/2015) l’intenzione del comune di Sant’Antioco di voler rientrare in possesso delle aree del porticciolo di cui è concessionario, si ripropone il problema dell’affidamento della struttura (a oggi in mano alla Global, società subconcessionaria) – scrive in una nota Ignazio Locci -. Preso atto che l’ente‎ ha più volte dichiarato di non essere in grado di gestire il porticciolo in quanto non in possesso delle competenze e degli strumenti adeguati, non si capisce come possa avanzare alla Regione la richiesta di proroga della concessione fino al 2020 (la scadenza naturale è prevista al 31/12/2015). Un azzardo, se non un atto irresponsabile che metterebbe i lucchetti alla struttura.»

«Appare non più rinviabile una presa di posizione della Regione che ha il dovere, esattamente come sta facendo con Alghero, di valorizzare le aree di cui è proprietaria, riprendendosi la struttura e facendo un bando pubblico con garanzia di massima evidenza e nel rispetto delle direttive comunitarie in materia di concessioni demaniali, al fine di trovare imprenditori che possano potenziare il nostro porticciolo – conclude Ignazio Locci -. Altre soluzioni sarebbero una iattura.»

Sant'Antioco 48 copia

Cinque minuti per approvare una legge scellerata che regala non si sa a chi e a prezzi di saldo la compagnia di trasporti regionale Saremar, e non offre alcuna garanzia sia sul mantenimento delle corse per le isole minori, sia sul fronte della ricollocazione lavorativa delle maestranze, a un passo dal licenziamento collettivo stante la procedura concorsuale. La Commissione Trasporti ha oggi licenziato la legge per la privatizzazione della Saremar proposta dall’assessore regionale Massimo Deiana con il solo voto favorevole del Partito democratico (Sel si è astenuta mentre le opposizioni hanno votato contro), aprendo una crepa nella maggioranza ormai allo sbando. Perché se da una parte il Pd ha detto sì in Commissione al progetto di legge, dall’altra martedì in Consiglio regionale si appresta a votare una mozione contro la privatizzazione presentata dal segretario di Sel Luca Pizzuto e dal capogruppo del Pd Pietro Cocco.

Un passo falso che rasenta la follia politica e la dice lunga su come la maggioranza di governo, e in particolare il principale partito, abbia fino a oggi gestito la privatizzazione della Saremar. Il Pd è peraltro arrivato all’approvazione della legge ignorando le legittime richieste di Forza Italia sia per quanto riguarda i termini di presentazione degli emendamenti, sia in merito all’audizione (negata) dell’assessore Massimo Deiana. E questo grazie all’atteggiamento al limite del regolamento assunto dal presidente della commissione Antonio Solinas.

Ma l’aspetto più grave è che la maggioranza (o una parte di questa, vista la evidente spaccatura di cui dovrà dare conto) vuole giustificare la privatizzazione attribuendo la responsabilità alla Flotta sarda e all’ingiusta sanzione di undici milioni di euro che l’Unione Europea ha comminato alla Sardegna, la cui unica colpa è quella di avere cercato di battere il monopolio dei trasporti in Sardegna. Va infatti ricordato che la Regione nell’ultimo anno ha stanziato, con due leggi, ben 32 milioni di euro per pagare debiti e stipendi dei lavoratori. E oggi sventolano la solita scusa dei rigidi regolamenti dell’Unione Europea che imporrebbero l’operazione di svendita.

Insomma, se da una parte il Partito democratico si dichiara apertamente dalla parte dei lavoratori, tanto da presentare una mozione contro la privatizzazione perché evidentemente la considera lesiva, dall’altra approva la stessa legge in cinque minuti.

Forza Italia è invece senza tentennamenti e con un’unica faccia contro le nuove norme ed è convinta che il servizio debba rimanere in mano pubblica. Per questo ci opporremo in aula.

Ignazio Locci

Forza Italia Sardegna

Traghetti Arbatax e La Maddalena copia

L'Info Point di Sant'Antioco inaugurato nel 2009.

L’Info Point di Sant’Antioco inaugurato nel 2009.

«L’Info point del porticciolo di Sant’Antioco, di competenza della gestione commissariale dell’ex Provincia di Carbonia Iglesias, è ancora inspiegabilmente chiuso, benché già da qualche settimana vari appuntamenti (alcuni già svolti e altri in programma), tra Primavera sulcitana, Girotonno, sagre e altri eventi, animino il territorio richiamando migliaia di visitatori.» Lo dice Ignazio Locci, portavoce di Sulky Lab-Sant’Antioco 2020.

«Non si può pretendere di fare del turismo una speranza concreta di rilancio – aggiunge Locci, consigliere regionale e consigliere comunale di Sant’Antioco – se non siamo in grado di offrire un servizio di accoglienza che garantisca ai visitatori ogni tipo di informazione utile per vivere al meglio la permanenza nel territorio del Sulcis Iglesiente. Nel 2014 l’ex Provincia aveva aperto l’ufficio del lungomare Caduti di Nassirya il primo maggio, mantenendolo in attività fino al 30 settembre. Ma per quest’anno, forse per le difficoltà che incontra l’ente commissariato, per la penuria di fondi e forse anche per un certo disinteresse, non si hanno ancora notizie sull’avvio del servizio.»

«Il rischio, ammesso che la provincia finanzi anche per quest’anno il progetto, è che non si dia avvio per tempo al programma di informazione turistica. Ed è impensabile che il territorio sulcitano, che proprio quest’anno conosce nuove esperienze di promozione, non disponga di un Info point turistico. Per questo è doveroso che il sindaco di Sant’Antioco Mario Corongiu si faccia avanti e pretenda l’avvio immediato dell’ufficio. E se la gestione commissariale dell’ente intermedio si mostra impossibilitata ad avviare l’Info point, allora il primo cittadino deve impegnarsi per ottenerne la competenza, eventualmente coinvolgendo l’Unione dei comuni dell’arcipelago del Sulcis, che comprende anche Calasetta e Carloforte. L’auspicio naturalmente – conclude Ignazio Locci – è che lo sportello possa rimanere attivo in maniera permanente, e non soltanto nei mesi estivi.»

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Il conguaglio Abbanoa sarà pagato dai sardi a partire da gennaio 2016 e spalmato in 4 anni. Come richiesto da Regione e Abbanoa, per consentire l’operazione l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, infatti, ha anticipato 90 milioni di euro, 70 entro giugno e 20 a dicembre. La Sardegna è l’unica Regione ad aver ottenuto questo risultato, ed è la prima volta che l’Autorità, che opera già un sistema di perequazione nel comparto elettrico, interviene nel settore idrico su precisa richiesta della Sardegna. Il risultato è stato raggiunto grazie a un intenso lavoro che ha visto protagonisti l’Amministrazione regionale, Abbanoa e il sistema degli Enti Locali, con l’obiettivo di rendere più sostenibile socialmente la rateizzazione dei conguagli in un contesto economico e sociale, come quello dell’Isola, già particolarmente colpito dalla crisi economica. E’ stato determinante anche l’intervento del Governo.
«È un risultato di cui siamo particolarmente orgogliosi, perché siamo la prima Regione a ottenerlo e perché è il frutto di un intenso lavoro – dice il presidente della Regione Francesco Pigliaru -. Abbanoa è stata sottoposta a un’istruttoria severa da parte dell’Autorità, che ha studiato la situazione e i profili di rischio e l’ha ritenuta una società affidabile. Abbiamo lavorato per pianificare, programmare e controllare il sistema dopo anni di gestione incerta e carente di programmazione, abbiamo fatto noi una prima capitalizzazione e stiamo lavorando intensamente per mettere ordine nel sistema e garantire un servizio di sempre maggior qualità. Questo è un bell’esempio di come funziona un moderno governo di centrosinistra. Punta all’efficienza, a un servizio sempre migliore ma si fa carico di situazioni pregresse, se ce ne sono, e si occupa con grande attenzione di equità e solidarietà sociale.»
La Sardegna, che ha incassato il risultato grazie anche all’impegno dei suoi parlamentari, farà dunque da apripista a livello nazionale. «È una delibera che farà scuola in Italia, che coniuga severità e solidarietà e che è un importante risultato per la Regione – sottolinea l’assessore Maninchedda -. Abbiamo lavorato duro, il 26 luglio abbiamo avviato il confronto con l’Autorità per ottenere l’anticipazione di gran parte dei 106 milioni di debito maturato dai sardi, c’è stata una costante collaborazione con l’Anci e alla fine Abbanoa ha superato l’ennesimo esame a cui è stata sottoposta ed è stata promossa da un soggetto esterno. Certo il nostro compito non si esaurisce oggi: abbiamo ancora moltissimo da fare, dobbiamo migliorare reti e infrastrutture, e la società dev’essere stimolata a dare il meglio di sé. Con il mutuo infrastrutture saranno effettuati importanti investimenti per rendere più efficiente il sistema idrico regionale».
«La proposta al governo regionale da Anci e Cal nasce nei giorni di Bultei, e precisamente nell’assemblea seguita all’attentato contro il sindaco. In quei giorni di tensione e di allarme – ricorda il presidente dell’Anci Sardegna, Pier Sandro Scano – abbiamo proposto alla Regione di lavorare insieme per dare due segnali forse piccoli ma importanti, conguagli Abbanoa e Tari, sul fronte dell’alleggerimento della pesantissima pressione tributaria. La collaborazione tra Regione, Enti locali, parlamentari sardi ha consentito questo risultato importante per i cittadini perché il pagamento dei conguagli viene differito di un anno e spalmato su quattro. Non sono ancora risolti i problemi tra Abbanoa e gli utenti sardi – conclude Scano -. Noi abbiamo parlato della necessità di una vera e propria opera di pacificazione che Abbanoa deve condurre: c’è ancora della strada da fare ma oggi registriamo un passo positivo.»
«Abbanoa è stata sottoposta a un’attenta analisi da parte dell’Autorità – ha spiegato l’amministratore unico Alessandro Ramazzotti – dimostrando di essere un’azienda sana e indirizzata all’efficientamento del servizio. Per il via libera della Cassa Conguagli sono state determinanti le azioni già intraprese e previste nel Piano di ristrutturazione aziendale: da una forte riorganizzazione del personale, grazie all’introduzione di innovazioni tecnologiche, agli investimenti sulle infrastrutture. Abbanoa, infatti, è il soggetto industriale più importante della Regione e può dare il suo contributo all’economia isolana. Dobbiamo anche tutelare gli 8 sardi su 10 che pagano regolarmente le bollette venendo incontro a chi è realmente in difficoltà, ma senza fare sconti ai veri morosi.»

Un master plan energetico e un job act aziendale sono gli obiettivi già fissati per i prossimi mesi: «Sono due aspetti che viaggiano in parallelo – ha sottolineato il direttore generale di Abbanoa, Sandro Murtas -. Tra i significativi costi di gestione rientrano quelli dell’energia elettrica per la potabilizzazione dell’acqua distribuita verso un territorio di 24 mila kmq con una densità abitativa di 68 abitanti per kmq, 360 impianti di depurazione, 40 potabilizzatori e 13mila km di rete. Altra voce importante riguarda il costo del lavoro: “stiamo approntando un jobs act di Abbanoa, per accompagnare alla pensione circa 100 professionalità mature nel biennio e – ha aggiunto Murtas – aprirci alle forme di occupazione flessibile inserendo nell’organico figure con un’istruzione medio-alta e che si occupano di innovazione».

«La lunga rateizzazione del conguaglio Abbanoa è certamente un’ottima notizia da accogliere con piacere – ha commentato Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia -. Ma è soltanto un primo passo: ora bisogna puntare al miglioramento dei servizi per i cittadini mettendo mano alle dimensioni degli ambiti territoriali. Questa è la scommessa in cui credere per fare in modo che gli utenti sardi beneficino di un servizio funzionale ed efficiente basato su un rapporto gestore-utente corretto e affidato a personale capace e cortese. Abbanoa, invece, è percepita come un ente farraginoso distante dalle reali esigenze dei cittadini ma sempre pronto a rivendicare i pagamenti delle fatture.»

 

Sant'Antioco 73 copia

«Il sindaco Mario Corongiu si adoperi per porre fine al più presto all’incubo che vivono gli abitanti dei container di via Logudoro a Sant’Antioco, costretti ad alloggiare in strutture fatiscenti, umide, tra ratti e insetti, e a rischio infezioni e malanni. Da troppo tempo i residenti delle casette prefabbricate attendono una sistemazione dignitosa: era il 2010 quando, per ragioni di sicurezza, gli ex inquilini di quello che un tempo era il mattatoio cittadino vennero trasferiti in case container acquistate e sistemate per l’occasione nell’area PIP antiochense. Una sistemazione che doveva essere provvisoria e durare solo alcuni mesi. Ma invece, a distanza di 5 anni, tre famiglie continuano a fare i conti con questa situazione di estremo disagio, nonostante le rassicurazioni e le promesse del primo cittadino.»

Lo dice Ignazio Locci, consigliere regionale e consigliere comunale di Sant’Antioco, nonché portavoce di Sulky Lab-Sant’Antioco 2020.

«Di recente, dopo i sopralluoghi di Asl e Vigili del fuoco che hanno caldeggiato lo sgombero di tutti i container considerati luoghi insani e insicuri – aggiunge Locci -, alcuni nuclei familiari sono stati trasferiti in case popolari. Purtroppo, però, ne restano ancora tre (tra questi una giovane donna con un figlio) per i quali è doveroso trovare un alloggio. Del resto, se dopo le relazioni di Asl e Vigili del fuoco Mario Corongiu ha trovato una sistemazione per alcune famiglie, può fare altrettanto per le rimanenti senza attendere la “strigliata” delle autorità competenti.

«Più passa il tempo e più crescono i problemi, sia per gli inquilini dei container, sia per i cittadini, sui quali ricade l’onere di pagare cifre esorbitanti per mantenere in piedi una realtà drammatica per la quale si sarebbe dovuta scrivere la parola fine anni fa. E anche se all’immobilismo di Corongiu siamo tristemente abituati – conclude Ignazio Locci -, non possiamo fare a meno di suonare la sveglia, nella speranza che esca dal torpore.»

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Industria al collasso, nessuna prospettiva futura e una Giunta regionale che, totalmente impreparata ad affrontare la grave situazione di crisi, preferisce guardare dall’altra parte, facendo orecchie da mercante di fronte al grido d’allarme che si leva da ogni angolo di Sardegna. Dato per certo che per uscire dallo stallo economico l’Isola ha bisogno di un progetto integrato che contempli anche l’industria, non si capisce per quale ragione l’esecutivo di Francesco Pigliaru abbia ormai deciso di abdicare al proprio ruolo (quello di estensore delle politiche regionali) e di rimanere con le mani in mano di fronte alle diverse intraprese industriali che non possono fare affidamento sull’appoggio di una classe dirigente che non sa (e non vuole) decidere.

E questo immobilismo della Regione, frutto della totale assenza di politiche industriali, sta creando numerosi problemi: imprenditori che rinunciano a portare avanti le proprie idee, contrarietà preconcetta a ogni tipo di progetto industriale e clima di pessimismo generalizzato che deprime e affossa l’iniziativa privata.

Di questo passo i sardi dovranno definitivamente dire addio al comparto dell’industria (possiamo anche iniziare a fare a meno dell’Assessorato regionale all’Industria. Tanto, per quello che serve…) per la manifesta incapacità dell’attuale classe dirigente oggi al governo della Regione.

Il presidente Francesco Pigliaru si metta in testa che è suo preciso dovere risollevare le sorti della nostra Terra passando anche per il rilancio del settore industriale. Delle belle parole condite da vagonate di retorica siamo arcistufi: è il caso che il Governatore si impegni per individuare le giuste ricette che rilancino l’economia della Sardegna.

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna

La Sardamag prima dell'avvio delle demolizioni.

La Sardamag prima dell’avvio delle demolizioni.

«Ancora una volta sono qui a ricordare alla Giunta dei professori che le bonifiche nelle aree ex Sardamag di Sant’Antioco (affidate a Igea Spa per un importo di 5,5 milioni di euro), non sono ancora partite. E non hanno preso avvio a causa della loro indecisione, della totale assenza di politiche ambientali (e quelle messe in campo, poi, sono il peggio che si potesse programmare), di annunci in pompa magna svaniti nel nulla.»

A dirlo è Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«L’esecutivo Pigliaru – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco -, ieri, ha dato il via libera alla programmazione della spesa di 300mila euro per il completamento degli interventi di custodia, gestione e messa in sicurezza permanente del sito di Santu Miali, a Furtei (i lavori saranno svolti dall’Igea). Altri 60mila euro, invece, sono stati destinati a coprire i costi della convenzione con la stessa Igea per la proroga dei lavori di messa in sicurezza e di recupero ambientale a Monteponi. Prendo atto, quindi, del tentativo, seppur tardivo e insufficiente, di rilanciare l’Igea, oggi in stato di amministrazione controllata. Tuttavia mi chiedo perché gli assessori regionali dell’Ambiente e dell’Industria non abbiano ancora messo la controllata regionale nelle condizioni di avviare le bonifiche nelle aree ex Sardamag, per le quali sono stati stanziati a suo tempo svariati milioni di euro. Quanto ancora dovranno attendere gli antiochensi per riappropriarsi di quegli ettari di terreno e poterli riconvertire a fini turistici? I fondi necessari per le operazioni di recupero ambientale, del resto, sono in cassa, dunque restano un mistero le ragioni per cui gli assessorati competenti non abbiano ancora dato il via ai lavori. Forse al presidente Francesco Pigliaru non è abbastanza chiaro che i cittadini sono stufi di una politica che non sa assolvere al proprio dovere.»

«Ricordo alla Giunta regionale che quelle aree sono indispensabili per il rilancio del turismo portuale e residenziale del Sulcis Iglesiente. Auspico – conclude Ignazio Locci – che gli assessorati regionali competenti diano una scossa alle procedure affinché riparta una volta per tutte un processo di risanamento atteso sia dalla comunità antiochense, che dall’intero territorio sulcitano.»