19 April, 2024
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Giornata numero sette per il ventottesimo festival Time in Jazz, in corso fino a domenica (16 agosto) tra Berchidda, cuore pulsante della manifestazione, e altri quattordici centri del nord Sardegna.

La musica comincia a mezzogiorno nell’ottocentesca Cattedrale dell’Immacolata a Ozieri, con Michel Godard, il virtuoso della tuba e del serpentone, e il suo progetto “Monteverdi – A Trace of grace”: un affascinante incontro fra la musica barocca di Claudio Monteverdi e il jazz contemporaneo, due linguaggi così distanti tra loro nel tempo ma affini. Battezzato quattro anni fa, il progetto è stato consegnato alle tracce dell’omonimo album con una formazione di sei elementi, di cui facevano parte due dei musicisti che affiancano il cinquantacinquenne musicista francese in questa trasferta sarda: il sassofonista nuorese Gavino Murgia, suo compagno di viaggio anche in altre avventure musicali, e il mezzosoprano Guillemette Laurens, specializzata nell’interpretazione di musiche del Seicento. Completa l’organico un altro nome di spicco del jazz italiano legato a Michel Godard in varie esperienze, il fisarmonicista umbro Luciano Biondini.

Nel pomeriggio, alle 18.00, il festival si sposta verso il mare per fare tappa a Loiri Porto San Paolo: alla Tanca di Lu Bagnu, reduci dal concerto della sera prima a Berchidda con la Special Unit for the Blue Notes, sono di scena il batterista sudafricano Louis Moholo-Moholo e il giovane pianista inglese Alexander Hawkins, considerato uno dei maggiori esponenti della nuova scena jazzistica europea. Nel loro incontro, suggellato dall’album “Keep Your Heart Straight” (del 2012) si percepisce un appassionante mix di free jazz, melodie sudafricane e l’influsso di pietre miliari del jazz come Duke Ellington.

Al rientro a Berchidda, alle 19.45, torna l’energia dei Tha Rad Trads con la loro parata quotidiana all’insegna del divertimento, tra jazz di New Orleans, Rythm & Blues e Rock & Roll.

Alle 21.30, parte la serata sul “palco centrale” del festival, in Piazza del Popolo, con un primo set che vede l’atteso ritorno a Berchidda di Stefano Bollani, insieme a Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria a comporre i ranghi del Danish Trio. Il pianista italiano e i due danesi si sono incontrati per la prima volta nel 2002, quando furono convocati per accompagnare Enrico Rava nella cerimonia di premiazione dell’annuale JazzPar. L’immediata sintonia portò poi, nel giro di un anno, alla nascita del nuovo sodalizio e a una prima serie di concerti in Scandinavia. Vicini per età (Bollani e Lund sono nati nel 1972, Bodilsen è del ’70), i tre sono anche accomunati da una grande cultura jazzistica e da una concezione di questa musica come linguaggio aperto, in grado di assorbire senza preclusioni gli spunti di tutti i tempi all’insegna dell’improvvisazione e del divertimento. Grande successo per i due cd registrati dal trio per l’ECM, Stone in the water, del 2009, e Joy in spite of everything, miglior album italiano del 2014 secondo il referendum della rivista Musica Jazz.

Il secondo set, alle 23.00, vede invece in scena Vincent Peirani, uno dei nuovi talenti del jazz internazionale, recentemente incoronato “Artista dell’Anno” dal prestigioso premio “Victoires du Jazz 2015”. Il fisarmonicista, cantante e compositore francese (Classe 1980), ha iniziato a suonare all’età di undici anni, partendo da una formazione classica, per poi approdare al jazz, dove il suo talento l’ha portato presto a lavorare con musicisti del calibro di Michel Portal, Daniel Humair, il quintetto di Renaud Garcia Fons, Sylvain Luc, Louis Sclavis e Vincent Courtois.

A Berchidda porterà in dote il suo quintetto Living Being, con cui ha registrato un album lo scorso anno per la prestigiosa etichetta ACT; ad affiancarlo sul palco, Emile Parisien ai sassofoni, Tony Paeleman al fender rhodes e elettronica, Julien Herné al basso e Yoann Serra alla batteria.

Spenti i riflettori del palco centrale, la musica continua al vicino Parco della Musica intorno alla mezzanotte, con l’esibizione della “storica” Banda Musicale “Bernardo De Muro” di Berchidda diretta da Luciano Demuru.

Verso la una, infine, appuntamento al jazz club al Centro Laber con un’altra delle tre proposte vincitrici del concorso Time Out, gli Apollo Beat, formazione sassarese nata nel 2012 e caratterizzata dalla passione per le atmosfere del cinema degli anni Settanta. Alla base della sua musica, il groove della blaxploitation americana, il funk poliziottesco all’italiana, fino a alle sonorità tipiche dei film hard dell’epoca.

VINCENT PEIRANI QUINTET Stefano Bollani Danish Trio -ValentinaCenni Michel Godard(c)Syephan Dittmann 1s

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Prende il via sabato 8 agosto la 28ª edizione Time in Jazz, il festival internazionale ideato e diretto da Paolo Fresu, uno degli eventi di punta dell’estate jazzistica italiana. L’epicentro è a Berchidda, paese natale del trombettista, dove pulsa il cuore organizzativo (l’associazione culturale Time in Jazz) e si concentra il grosso della manifestazione, in particolare i concerti serali nella grande arena allestita in piazza del Popolo. Ma, come sempre, Time in Jazz coinvolge anche diversi altri centri del nord Sardegna, a comporre un circuito di concerti che nel mattino e nel pomeriggio fa tappa di volta in volta in luoghi rappresentativi della storia, delle tradizioni o del paesaggio locali.

Si parte, sabato 8, con l’immancabile prologo del concerto a bordo di una nave della Sardinia Ferries in viaggio dalla penisola verso la terra dei Nuraghi (protagonisti Monica Demuru e Natalio Mangalavite), cui però si affianca quest’anno una trasvolata del Tirreno su un aereo di linea della Meridiana in compagnia della musica di Paolo Fresu: un’ouverture emblematica per questa edizione del festival che sceglie come titolo (e leitmotiv) “Ali“.

Con questo tema prosegue dunque il percorso iniziato l’anno scorso all’insegna dei “Piedi”, in una continuità che Fresu sintetizza nelle sue note di presentazione citando un famoso aforisma dell’artista messicana Frida Kahlo: “Pies, para que los quiero si tengo alas para volar” (“A cosa mi servono i piedi se ho ali per volare”). Perché, come ricorda il direttore artistico, “è con questa metafora che lo scorso anno ci siamo lasciati pronti a volare verso un nuovo festival che si annuncia luminoso come il sole e volatile come una meteora. Festival composto da una infinità di piccoli tasselli che creano una galassia multiforme e multicolore disegnata da artisti, progetti, linguaggi, genti, luoghi, dialoghi, riflessioni, scambi e voci plurali”.

A spiegare le ali nel cielo di Time in Jazz sarà un cast di musicisti come sempre folto e di caratura internazionale in cui spiccano in particolare i nomi di Louis Moholo-Moholo, Manu Katché, Lars Danielsson, Stefano Bollani, Michel Godard, Nguyen Le, Oren Marshall, Kenny Barron, Dave Holland; e poi Dan Kinzelman, Enrico Merlin, Alexander Hawkins, Giovanni Guidi, Luca Aquino, Michele Rabbia, The Rad Trads, Dino Rubino, Vincent Peirani, Paolo Angeli, la Piccola Orchestra Gagarin.

Ma non è tutto, perché, chiuse le otto giornate berchiddesi, lunedì 17 e martedì 18 agosto ritorna Time in Sassari, consueto proseguimento di Time in Jazz che insieme al capoluogo turritano coinvolge varie località della provincia sassarese: Cheremule, Siligo e Sorso, quest’anno. Protagonisti Paolino Dalla Porta e Salvatore Maltana con Paolo Fresu, Silvia Corda, e ancora i Rad Trads e Lars Danielsson.

Più di quaranta appuntamenti musicali diversi nell’arco di undici giorni, ma anche gli immancabili eventi espositivi del P.A.V., il Progetto Arti Visive curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu. Di particolare rilievo una grande mostra su Pier Paolo Pasolini, in occasione del quarantennale della tragica morte dello scrittore e regista. In programma anche una rassegna di opere video sul tema del volo e delle ali: Bird – Men. Il volo delle immagini, a cura di Marco Senaldi, e, come sempre, una serie di interventi urbani, performance e progetti “site specific” tra le strade di Berchidda.

Al leitmotiv delle ali si si ispira anche un altro momento immancabile del festival, la rassegna di film e documentari a cura di Gianfranco Cabiddu, che quest’anno esplora il rapporto dell’uomo con il volo fotografando esperienze di vita che, oltre l’impresa, sono capaci di mettere in relazione mondi spirituali interiori, a diverse latitudini, con la meraviglia, i colori, le storie.

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Gran finale, questa sera, per la ventinovesima edizione del festival internazionale “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, organizzato dall’Associazione Culturale Punta Giara con il patrocinio di Regione Sardegna, assessorati al Turismo e Pubblica Istruzione, Ministero dei Beni Culturali, Gestione Commissariale ex-provincia di Carbonia Iglesias, comune di Sant’Anna Arresi e della Fondazione Banco di Sardegna.

A chiudere la storica rassegna jazz di Sant’Anna Arresi saranno altre due spettacolari band jazz, devote all’improvvisazione e alla sperimentazione. I concerti inizieranno come di consueto alle ore 21:00 all’interno del Palanuraghe, situato accanto al comune di Sant’Anna Arresi. Il duo Louis Moholo-Moholo e Alexander Hawkins si cimenterà in uno scambio culturale, una performance dedicata all’improvvisazione sospesa tra gli energici slanci del piano di Hawkins e la straordinaria gamma dinamica delle percussioni di Moholo-Moholo. Nonostante rappresentino due distinte generazioni di musicisti – Moholo-Moholo, maestro affermato e veterano di innumerevoli registrazioni fondamentali e band passate alla storia della musica; Hawkins, membro di una generazione molto più giovane ma la cui audacia e visione musicale lungimirante hanno contraddistinto come una delle forze maggiori della scena odierna- il duo ha sviluppato un rapporto speciale durante gli ultimi anni, che lo rende un interessante anello di giunzione tra il trascorso del jazz e le avanguardie odierne.

A chiudere il festival, in esclusiva per l’Italia, l’ElectroAcoustic Septet di Evan Parker, un ensemble molto speciale, composto da Parker al sassofono, Peter Evans alla tromba, Walter Prati al computer, Marco Vecchi alle proiezioni audio, Paul Obermayer e Richard Barrett alle elettroniche live e Steve Noble alla batteria. ElectroAcoustic è un progetto iniziato nel 1990 con lo scopo di esplorare in tempo reale i limiti dell’elaborazione dei segnali, nell’ambito dell’improvvisazione musicale. L’obiettivo di Parker è approfondire l’attuale percezione dell’arte dei suoni, in un discorso aperto tra strumenti classici ed elaborazioni digitali. Il settetto sottopone strumenti e computer a test di creatività in tempo reale, mettendo alla prova le capacità di libera improvvisazione del digitale contro l’umano. All’evolversi della tecnologia digitale gli ElectroAcoustic rispondono cercano nuovi metodi e possibilità per sfruttarne le sonorità ancora non considerate o esplorate a pieno.

Louis Moholo-Moholo, Alexander Hawkins, Evan Parker, Peter Evans, grandi nomi del jazz per una serata conclusiva in grande stile, un’altra pietra miliare nel lungo curriculum del festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”.

“Ai confini tra Sardegna e Jazz” è organizzato dall’Associazione Culturale Punta Giara con il patrocinio di Regione Sardegna, assessorati al Turismo e Pubblica Istruzione, Ministero dei Beni Culturali, Gestione Commissariale ex-provincia di Carbonia Iglesias, Fondazione Banco di Sardegna, amministrazioni di Sant’Anna Arresi e San Giovanni Suergiu e la sponsorizzazione di Cantina Mesa di Sant’Anna Arresi e Cooperativa Pescatori di Arborea.