9 February, 2025
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L’ottava edizione della Biennale d’arte e letteratura “Lumen”, dopo il successo espositivo e dei convegni al Museo del Costume di Nuoro, è approdata a Carbonia con una serata indimenticabile nella sala convegni della Biblioteca Comunale “Pietro Doneddu”.
Le parole e le riflessioni della curatrice della mostra Eugenia Cervello, le 66 opere create da 33 artisti (rappresentati all’incontro da Rosetta Murru, Maria Antonietta Fois, Maria Rita Mainas, Maria Rita Sanna e Cristoforo Puddu) hanno riproposto il significativo percorso del progetto “Psicogenesi: La Maschera e l’Ombra”. Dalla curatrice, oltre all’attento esame dei vari aspetti e significati che si rapportano nel profondo esistenziale essere di maschera e ombra, è venuto un forte richiamo perché istituzioni e collettività operino per salvaguardare le tradizioni, l’ambiente, le arti e tutti i diritti necessari per attivare un futuro di popolo, nell’identità culturale della Madre Terra sarda. L’incontro, promosso dall’Università Popolare del Sulcis – Unisulky, presieduta da Laura Arisci, è stato seguito con partecipazione da un numeroso pubblico che ha interagito con interesse e passione con la relatrice e con gli artisti presenti.
Nell’occasione è stata commemorata la poetessa e scrittrice Maria Chiara Firinu, socia Unisulky e attiva figura intellettuale, recentemente scomparsa dopo una lunga malattia. La Firinu, voce sensibile e di ricca umanità, aveva pubblicato numerose opere liriche e in prosa; assai nota anche per i tanti e significativi riconoscimenti nazionali. Aveva conseguito anche i massimi attestati (diversi primi premi e il premio speciale della FASI – Federazione Associazioni Sarde in Italia) nelle diverse edizioni del concorso letterario “Su Contixeddu”, il mitico premio che organizzava il Circolo Culturale Sardo di Brescia. L’associazionismo culturale del Sulcis Iglesiente, a breve, ricorderà Maria Chiara Firinu con una giornata di studi e di valorizzazione dell’ampia produzione letteraria che ha ben rappresentato il contesto sociale e l’ambiente lavorativo minerario.
L’intera manifestazione in biblioteca, ripresa dal noto artista fondatore di “Sardonia” e creatore di eventi artistici Vittorio E. Pisu, è visibile nel circuito Vimeo.

Cristoforo Puddu

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Unisulky, Università Popolare del Sulcis, lunedì 13 gennaio, dalle 16.00, propone nella sala convegni della Biblioteca Comunale “P. Doneddu”, in viale Arsia (Parco Villa Sulcis), a Carbonia, un incontro su “Psicogenesi: La Maschera e l’Ombra”, il grande progetto che ha caratterizzato il Museo del Costume di Nuoro, ospitando l’ottava edizione della Biennale d’Arte e Letteratura della Lumen, e l’Istituto Superiore Regionale Etnografico.
Il suggestivo tema dell’evento, proposto dalla curatrice Eugenia Cervello si è genialmente concretizzato in 66 opere di 33 artisti, impegnati nell’interpretazione contemporanea delle maschere tradizionali sarde attraverso pittura, scultura, ceramica, arti orafe, fotografia e tecniche digitali. Attraverso questo Simposio la curatrice E. Cervello ha lanciato al nostro popolo un appello di urgente salvataggio delle nostre tradizioni, del nostro ambiente, delle nostre arti e dei nostri diritti come condizione prioritariamente necessaria per attivare il futuro del nostro popolo e della nostra terra.
La curatrice del progetto intratterrà anche un interessante dialogo con alcuni dei protagonisti.
Le artiste: Rosetta Murru, Maria Antonietta Fois, Maria Rita Mainas e la scrittrice Maria Rita Sanna.

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E’ ancora senza risposta la richiesta fatta dai medici diabetologi della Sardegna verso l’assessorato regionale della Sanità, per poter attivare il servizio di “televisita” ai malati sardi di diabete mellito.

Infatti, con una missiva, inoltrata due settimane fa, le Società scientifiche di riferimento della diabetologia – AMD (Associazione Medici Diabetologi), SID (Società Italiana di Diabetologia) e SIE (Società Italiana di Endocrinologia), chiesero all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, al direttore generale dell’Assessorato, Marcello Tidore, e al commissario straordinario dell’ATS, Giorgio Steri, di “autorizzare urgentemente, per tutti i Servizi di diabetologia presenti in Sardegna, la teleassistenza a favore delle persone con diabete”. La stessa comunicazione, a inizio di questa settimana, è stata mandata al presidente della Regione, Christian Solinas. 

«Dopo circa 15 giorni – affermano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois, rispettivamente Presidenti regionali dell’Associazione Medici Diabetologi e della Società italiana di diabetologianon abbiamo ricevuto riscontri o risposte. In pratica il nostro appello è rimasto inascoltato.»

Secondo gli specialisti della diabetologia, le persone affette da diabete sono ancora tra le categorie più a rischio per gli esiti fatali dell’infezione da Coronavirus. Mantenere un buon compenso, sicuramente con più difficoltà date le limitazioni imposte dal contenimento della pandemia a tutti i cittadini italiani, è ancora la ricetta più efficace per diminuire il rischio.

«Malgrado ciò – continuano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois – gli amministratori regionali, chiamati direttamente in causa dalle associazioni scientifiche diabetologiche, non danno segno di interesse in questa situazionePurtroppo, per alcuni amministratori delle Aziende sanitarie, la chiusura degli ambulatori alle visite programmate, con esclusione delle urgenze/emergenze, si traduce in una riduzione del personale che viene messo in ferie o in recupero o resta a disposizione per altri incarichi. Ma chi seguirà i diabetici se si svuotano le diabetologie?»

Negli ambulatori di Diabetologia, infatti, quotidianamente si applica la telemedicina: chiusi alle visite non urgenti, i diabetologi e gli infermieri contattano i pazienti telefonicamente per organizzare la “televisita”. Durante questa si condivide attraverso il web il monitoraggio delle glicemia con sensori  o con il controllo classico, i referti di esami e visite e le eventuali modifiche terapeutiche.

«Il riscontro che le persone hanno di questa iniziativa, siano esse i diabetici o i loro familiari e caregiver – rimarcano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois – è di assoluta sorpresa, piacere e gratitudine per questa assistenza “vicina” ai loro bisogni anche se necessariamente “distante“. Anche le persone che sfortunatamente hanno avuto una nuova diagnosi di diabete sono sostenute in questa fase carica di preoccupazioni e di timori caratteristica di chi scopre di avere una malattia che lo accompagnerà durante tutta la vita

Per i medici della Diabetologia, tutto questo sistema comporta una presenza degli Operatori a pieno orario nel Servizio, garantendo il distanziamento a tutela di tutti. L’attività, infatti, risparmia accessi diretti dai Medici di Medicina Generale o nei Pronto Soccorsi e permette di organizzare e presidiare l’onda d’urto delle richieste che certamente ci sarà alla riapertura dell’attività ordinaria degli ambulatori.

Alla pressante richiesta degli Operatori diabetologici si unisce anche il richiamo agli Amministratori delle Associazioni dei pazienti (Coordinamento dei Diabetici sardi” e “Rete sarda diabete).

«Il riconoscimento di questa modalità di lavoro -– rimarcano all’unisono le Associazioni dei Medici diabetologi e quelle dei pazientideve essere una priorità dei nostri Amministratori regionali e locali, perché risponde alle esigenze di tutela della salute delle persone con Diabete mellito.»

«Come ripetuto più volte, le malattie, sia croniche che acute, non si eclissano di fronte alla pandemia – concludono l’associazione medici diabetologi, la Società italiana di diabetologia, il coordinamento dei diabetici sardi e la Rete sarda diabete – e gli strumenti tecnologici possono essere una risposta “sicura” in questo momento di emergenza. Nessuno deve restare indietro, non sarà una battaglia vinta se ci difendiamo dal virus ma abbiamo le complicanze di un diabete non ben controllato.»

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L’emergenza Coronavirus cancella centinaia di visite ai malati di diabete mellito della Sardegna. Programmati da tempo, i controlli periodici ai diabetici sardi sono stati annullati a causa del decreto che impone il distanziamento sociale e, di conseguenza, la “chiusura” delle sale d’attesa delle diabetologie. Ma la soluzione c’è e si chiama “tele visita”.
E’ questo l’allarme, con la soluzione, lanciato dalle Società scientifiche di riferimento della diabetologia – AMD (Associazione Medici Diabetologi), SID (Società Italiana di Diabetologia) e SIE (Società Italiana di Endocrinologia) – che, in una lettera indirizzata all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, al direttore Generale dell’Assessorato, Marcello Tidore, e al commissario Straordinario dell’ATS, Giorgio Steri, chiedono che venga «urgentemente autorizzata per tutti i Servizi di diabetologia presenti in Sardegna, la teleassistenza a favore delle persone con diabete».
Nel mondo il diabete mellito colpisce 425 milioni di persone, in Italia 4 milioni in Italia e in Sardegna ben 114.000. Quindi, 6 sardi su 100 soffrono di questa malattia con una prevalenza che arriva al 6,4% e con la maggiore incidenza in Italia per il Tipo 1, e tra le più alte del mondo. Degli oltre 110mila casi, la cui età media è di 66,4 anni, circa 58.000 interessano gli uomini e 52.000 le donne. La prevalenza maggiore è stata registrata nei maschi tra il 64 e 84 anni: 30.954, il 53% di tutti i malati. Il dato viene confermato analizzandole fasce d’età più colpite: quella tra i 64 e 84 anni, 59.370 casi,  rappresenta il 53,8% dei malati, seguita da quella tra i 45 ai 64 con31.210 casi , il 28,3% del totale. Tra le aree geografiche, 37.558 casi sono registrati a Cagliari, 21.466 a Sassari e 11.374 a Oristano.
«La gran parte dei nostri pazienti sono in quella fascia di età più esposta e con più patologie associate al Coronavirus – affermano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois, rispettivamente presidenti
regionali dell’Associazione Medici Diabetologi e della Società Italiana di Diabetologia – infatti, il Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a Covid-19 in Italia, sui dati aggiornati al 17 marzo 2020, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, pone il diabete mellito come seconda patologia osservata per frequenza nei pazienti deceduti (35.5%). L’associazione di più patologie preesistenti, tipica dei casi delle persone con diabete, fa impennare la possibilità di esito fatale dell’infezione. Questo dato – aggiungono Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois – mette in evidenza che, l’Emergenza nell’Emergenza, è proteggere ed evitare scompensi nelle persone portatrici di plurime malattie croniche.»
Per i medici diabetologi, soprattutto in questo periodo di modifica sostanziale delle abitudini di vita, è necessario mantenere un servizio essenziale per i pazienti diabetici e favorire la gestione quotidiana della malattia, per ridurre i disagi degli utenti e le prevedibili difficoltà per recuperare queste visite nei mesi futuri.
Da qui la proposta degli specialisti alla Regione per l’attivazione della procedura per lo svolgimento delle visite di controllo non Urgenti in remoto, la cosiddetta “tele visita” con il paziente a domicilio contattato telefonicamente.
La “tele visita” inizia con il lavoro preliminare delle infermiere di diabetologia, che hanno il compito, tra le altre cose, di contattare i pazienti, farsi inoltrare la documentazione clinica e predisporre i documenti. Successivamente, il medico diabetologo contatta il paziente ed esegue telefonicamente una serie di pratiche della visita come l’anamnesi, la valutazione esami ematochimici e strumentali, l’esame dell’automonitoraggio del glucosio nelle varie modalità. Compilerà, di seguito, il diario glicemico, il report ottenuto dal paziente attraverso app collegate ai glucometri, le piattaforme web per il download dei dati di sensori e microinfusori. Tutte le informazioni raccolte, che verranno inserite nella cartella elettronica, serviranno a redigere il referto e programmare la successiva visita. Rimangono escluse dalla “televisita” le urgenze, le visite per il diabete gestazionale e il piede diabetico.
«Con questa iniziativa – concludono il presidente dell’Associazione Medici Diabetologi e la presidente Società Italiana di Diabetologia – sarà possibile Ridurre il più possibile le occasioni di contagio per i pazienti diabetici e il personale sanitario attuando il distanziamento sociale, secondo l’attuale normativa, garantire un adeguato compenso ai pazienti diabetici, gestire le loro problematiche imminenti senza dover recarsi dal MMG o al Pronto soccorso e programmare il nostro lavoro senza un’onda di bisogni difficilmente gestibile al rientroalla normalità.»