15 December, 2025
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L’edizione 2018 di “L’ischis ma no l’ischis” a Macomer ha superato di certo le aspettative per gradimento e partecipazione di pubblico, consolidando l’iniziativa organizzata dall’Istituto Camillo Bellieni come un vera e propria grande festa della lingua sarda, una ricorrenza annuale imperdibile. Segno che la sensibilità sul tema cresce ogni anno di più, coinvolgendo sensibilmente le istituzioni, gli appassionati e, soprattutto, i giovanissimi. E sono stati proprio i bambini di Macomer, preparati dalle attività di animazione dello sportello linguistico, ad dare il via all’evento culturale dell’Is.Be, con un’applauditissima rappresentazione teatrale in lingua sarda.

Nella sala convegni della Biblioteca comunale, la presidente Is.Be Maria Doloretta Lai ha moderato gli interventi della mattinata, tutti rigorosamente in sardo. Il primo è stato quello del sindaco Antonio Onorato Succu, il quale ha espresso notevole apprezzamento per l’ottima riuscita, manifestando la volontà di organizzare nel prossimo futuro, insieme al Bellieni, altre iniziative culturali di spessore, come già avvenuto nei giorni scorsi per il percorso identitario “In sos logos de Angioy”.

Applauditissimi sono stati gli intermezzi musicali proposti dal coro “Sant’Anastàsia” di Buddusò che, dopo l’apertura con il classico “Nanneddu meu”, ha proposto un ricco repertorio di brani. «La passione per la lingua e la cultura sarda deve emergere dal cuore – ha affermato il direttore scientifico Is.Be, Michele Pinna – ed il lavoro dell’operatore linguistico è quello di aiutarci a recuperare questa passione che prima non riuscivamo a riconoscere, ma che già dimorava nella nostra anima».

La manifestazione rappresenta l’appuntamento conclusivo annuale per gli studenti di tutti i corsi Is.Be, che quest’anno si sono svolti  a Borore, Bortigali, Martis, Macomer, Orotelli, Bari Sardo, Bolotana, Nuoro, Marrubiu, Buddusò e Fonni. I corsisti hanno ricevuto gli attestati di partecipazione dalle mani docenti Daniela Masia Urgu, Lucia Sechi, Francesca Sini, Adriana Cocco, Immacolata Salis e Ivan Marongiu. Un team di operatrici ormai consolidato e altamente professionale.

L’atteso premio “Si moves sa limba, sa limba ti movet”, destinato a personalità che si siano distinte in maniera significativa nella diffusione e nella promozione della lingua sarda, quest’anno è stato triplicato. Il premio per la Promozione della lingua in campo Gastronomico è andato al noto divulgatore Giovanni Fancello, che con la sua attività, come autore e come giornalista, ha permesso di fare apprezzare la grande ricchezza e l’originalità della cultura alimentare dell’isola, una testimonianza di come si possa preservare il sardo occupandosi di cose all’apparenza materiali, ma di grande valore identitario.

Per il campo della poesia il riconoscimento è stato conferito ad Antonello Bazzu, autore di duplice produzione in sardo e sassarese, il cui impegno si è stato rilevante anche come organizzatore culturale nell’associazione “Sinuaria poetarum”, attraverso rassegne e incontri letterari.

Il premio per gli operatori linguistici è stato assegnato a Lucia Sechi, per essersi distinta nelle attività di sportello e in importanti ricerche che hanno dato vita a numerose pubblicazioni. Il riconoscimento a Lucia Sechi – è stato sottolineato – rappresenta simbolicamente un premio per tutti gli operatori del gruppo, i quali hanno un ruolo fondamentale sia nella diffusione che nella sensibilizzazione all’utilizzo del sardo.

A consegnare le pergamene è stata l’assessore della Cultura di Macomer, Tiziana Atzori.

«Il pregiudizio è l’unico ostacolo alla padronanza della lingua – ha spiegato l’operatrice Daniela Masia Urgu nella relazione conclusiva -. Il nostro lavoro di operatori si svolge su due livelli, se da un lato c’è la formazione per l’utilizzo corretto dell’idioma nel parlato e nello scritto, dall’altro c’è l’attività di sensibilizzazione per abbattere questi pregiudizi.»

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Il 16 dicembre la Biblioteca comunale del capoluogo del Marghine ospiterà l’evento più atteso dell’anno da docenti ed allievi dei corsi di lingua sarda organizzati nei diversi centri dell’isola dall’Istituto Camillo Bellieni. Saranno presentate le relazioni sulle attività svolte e consegnati gli attestati di partecipazione. È prevista l’esibizione canora del coro Santa Anastasia di Buddusò. In serata, visita guidata in sardo al Museo etnografico

Per la prima volta sbarca in provincia di Nuoro l’appuntamento più atteso dell’anno da corsisti e docenti di lingua sarda dell’Istituto Camillo Bellieni. L’evento culturale “L’ischis ma no l’ischis” si terrà il 16 dicembre alle 10.00, a Macomer, nei locali della Biblioteca comunale.

Sarà un incontro all’insegna della promozione dell’identità del territorio, che oltre ad accogliere relazioni, interventi di esperti e appassionati, sarà occasione per ospitare attività artistiche di carattere musicale e teatrale e visite guidate in sardo. Momento clou della manifestazione sarà la consegna degli attestati  di partecipazione ai corsisti di Borore, Bortigali, Martis, Macomer, Orotelli, Bari Sardo, Bolotana, Nuoro, Marrubiu, Buddusò e Fonni.

C’è grande attesa anche per l’assegnazione del premio “Si moves sa limba, sa limba ti movet”, destinato ogni anno a personalità che si siano distinte in maniera significativa, con il proprio impegno, attraverso un progetto interessante e meritevole, alla diffusione ed alla promozione della lingua sarda. L’iniziativa promette di essere molto partecipata, forte del successo delle precedenti edizioni svolte a Pozzomaggiore, Ploaghe e Martis.

Il programma. L’apertura dei lavori è prevista per le 10.00, con i saluti istituzionali del sindaco Antonio Succu e dell’assessore comunale della Cultura Tiziana Atzori. A coordinare la serie di interventi in programma sarà Maria Doloretta Lai, presidente Is.Be, mentre a toccare gli aspetti più delicati e profondi del problema linguistico in Sardegna sarà il direttore scientifico del Bellieni, Michele Pinna, con una relazione a tema “Traballare cun sa limba est vìvere cun s’ànima pro unu mundu de amore. Fainas e contivìgios de s’annu chi nch’est cumprende”.

Gli attestati saranno quindi consegnati dai docenti Daniela Masia Urgu, Lucia Sechi, Francesca Sini, Adriana Cocco, Immacolata Salis, Ivan Marongiu ed Angela Andrea Orani.

Daniela Masia Urgu, che è anche responsabile del Colcs (Coordinamentu operadores limba e cultura sarda), traccerà le conclusioni sugli esiti delle attività annuali con un intervento dal titolo “Aficu mannu, annestru e bona volontade, sa limba chi creschet non timet impèigos”.

Speciale intrattenimento musicale della manifestazione saranno le melodie del coro polifonico “Santa Anastàsia” di Buddusò, mentre i ragazzi di Macomer che hanno seguito le attività di animazione dello sportello linguistico, si esibiranno in un originale intermezzo. Dopo la pausa pranzo, nuovo appuntamento alle 15 al Museo etnografico di Macomer per una interessante visita guidata in sardo a cura di Leonardo Murgia.

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Con le audizioni delle associazioni di tutela e valorizzazione del sardo la commissione Cultura, presieduta da Gavino Manca (Pd) ha proseguito il lavoro istruttorio relativo al Testo unico della lingua sarda.

Illustrando la posizione dell’Accademia de su Sardu Oreste Pili ha sottolineato in premessa «la diversità del sardo rispetto alle altre lingue romanze e la sua radice nel latino antico, fino alla biforcazione nelle due macro-varietà campi danese e logudorese». «Rispetto a questo dato di partenza – ha aggiunto – la legge ci piace molto anche per l’introduzione di una grafia unica aperta alla divulgazione ma abbiamo alcuni dubbi sullo standard riservato solo agli atti istituzionali. Ci sembra ancora troppo poco, mentre sarebbe meglio continuare a lavorare sulle due macro-varietà cercando di avvicinarle in un percorso di medio e lungo periodo di almeno 20 anni; poi potrà scattare la scintilla di un sardo comune, se i sardi lo vorranno». Oreste, infine, Pili ha auspicato una attenzione particolare sui neo-logismi, citando l’esempio di parole come “Pc portatile” e sostenendo che anche questi termini vanno rielaborati per fare del sardo una lingua viva.

Per la Fondazione Sardinia il direttore Salvatore Cubeddu ha parlato di «una legge fatta bene che rende centrale la lingua sarda nel processo di riconoscimento dell’identità del nostro popolo estesa a tutti i campi della società». Cubeddu ha poi raccomandato il completamento dell’Atlante linguistico della Sardegna, «come strumento scientifico e didattico indispensabile per la ricognizione dell’intero patrimonio linguistico sardo distribuito nell’insieme dei Comuni dell’Isola».Soffermandosi su alcune significative attività della Fondazione, Cubeddu ha ricordato il lavoro sulla tradizione religiosa che, partendo dalla messa in sardo celebrata a Cagliari in occasione della ricorrenza de Sa Die de sa Sardigna, ha consolidato l’interesse della Conferenza episcopale sarda per la diffusione della lingua nella liturgia.

Una valutazione più critica della legge è stata espressa invece da Maria Doloretta Lai, presidente dell’Istituto Bellieni di Sassari. La legge, a suo giudizio, rappresenta «uno sforzo apprezzabile per dare maggiore importanza alla lingua sarda ma non tiene conto del lavoro sul territorio che è stato fatto da tanti operatori in questi anni, lavoro che va adeguatamente riconosciuto e valorizzato sia nella formazione degli insegnanti che nelle certificazioni linguistiche per gli stessi docenti».

«Nel merito – ha poi osservato Michele Pinna sempre a nome del Bellieni – rischiamo di costruire una nuova struttura di burocrati della lingua con il deserto attorno, spazzando via un grande patrimonio di conoscenze e professionalità». Dopo aver criticato l’assenza dal dibattito delle università sarde, Pinna ha messo l’accento sulla necessità che i docenti acquisiscano “la didattica del sardo” ricordando, in proposito, l’esperienza dell’introduzione dello studio della lingua inglese in Italia, frutto di un lavoro di concertazione fra il governo britannico e il mondo dell’associazionismo.

Per l’associazione Acordu, Alessia Etzi ha individuato nella legge «un impianto sostanzialmente analogo a quello della precedente legge regionale 26 e della 482 nazionale, segno di un approccio troppo timido che andrebbe sviluppato a partire dal mondo della scuola con didattica e pedagogia adeguate». Alessia Etzi ha concluso evidenziando che nella norma c’è una lacuna evidente rappresentata dalla mancanza di riferimenti puntuali “all’informatica ed al mondo digitale” che possono invece rappresentare per il sardo canali espressivi di grandissima potenzialità.