28 April, 2024
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«Con l’insediamento della commissione speciale per il riconoscimento del principio di insularità riparte anche  dal Consiglio regionale la battaglia per la rimozione degli ostacoli che impediscono lo sviluppo delle potenzialità del nostro territorio.»

Il presidente del Consiglio regionale nell’augurare un proficuo lavoro al presidente della commissione per l’Insularità Michele Cossa, al vice Eugenio Lai ed all’ufficio di Presidenza, auspica su questo tema un coinvolgimento unitario di tutte le forze politiche.

«La volontà del Consiglio regionale di incidere in questa materia è fortissima e l’istituzione di una commissione speciale su questo tema ne è la dimostrazione.»

Nella storia autonomistica della Sardegna le commissioni speciali istituite sono state dodici, mai nessuna sul tema dell’insularità.

«I temi dell’insularità, come d’altronde quello strettamente collegato della Vertenza entrate obiettivo primario del Presidente della Regione Christian Solinas, devono essere affrontati con coerenza e determinazione. Dobbiamo essere capaci di trasformare l’insularità da svantaggio a opportunità. La Sardegna può avere un ruolo da protagonista nell’elaborare una linea comune con tutte le altre zone insulari del Mediterraneo.»

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La Sardegna è tra le ultime regioni europee per indice di competitività, esattamente al 234° posto su 268 regioni, con un peggioramento rispetto alla rilevazione del 2016 di ben 14 posizioni. Un dato che unito a quello che vede in fondo alla graduatoria, prevalentemente regioni insulari, consente una lettura chiara degli svantaggi e delle criticità che affrontano le Isole rispetto alle altre regioni europee. Sono alcuni dei dati emersi nel corso del convegno dal titolo “L’Europa, la Sardegna e la questione insulare: un bilancio dopo vent’anni (1999-2019)”, organizzato ieri a Cagliari, in Consiglio regionale, dall’Associazione degli ex consiglieri della Sardegna, e coordinato dal presidente dell’associazione, Eliseo Secci. L’Unione europea, con l’indice di competitività, ha uno strumento complesso e accurato per valutare l’effettiva situazione economica e di sviluppo delle regioni, hanno spiegato i relatori, e invece per la distribuzione dei Fondi strutturali continua a utilizzare il Pil, il cui valore per la Sardegna è rimasto, invece, invariato rispetto al 2016. E la battaglia della Sardegna per far riconoscere il principio di insularità in Costituzione e dall’Unione europea è ancora più attuale oggi che ci si trova davanti alla nuova programmazione dei Fondi strutturali per il 2021-2027.

«La Sardegna deve far sentire in modo adeguato le proprie istanze a livello europeo – ha detto il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais – deve chiedere il pieno riconoscimento degli svantaggi strutturali causati dalla sua particolare situazione geografica affinché possano esserne predisposti gli interventi necessari a ridurne il peso. Quella per l’insularità è una battaglia fondamentale per creare le condizioni di sviluppo che consentano ai sardi di competere in modo leale e in condizioni di parità nel mercato interno, in quello europeo e in quello globale.»

Un rapporto strettissimo, quello tra politiche di coesione e insularità, ribadito anche da Paolo Fois, decente dell’Università di Cagliari, il quale ha sottolineato la necessità che le regioni insulari continuino la loro battaglia insieme per far valere la loro specificità. D’accordo anche il presidente Michele Pais: «E’ nelle mie intenzioni promuovere tutte le possibili iniziative per consentire alla Regione sarda di essere protagonista di una nuova stagione di riforme che prenda spunto proprio dalla particolare posizione geografica e dalla condizione di insularità. Sia nell’ambito della Conferenza delle Assemblee legislative delle Regioni d’Europa, sia nell’ambito del Comitato europeo delle Regioni, in piena sintonia con la Presidenza della Regione, intendo garantire la presenza del Consiglio regionale sardo alle iniziative ai gruppi di lavoro che potranno risultare utili a coinvolgere la Sardegna nei processi di sviluppo e di coesione promossi. Nell’ambito della già istituita Consulta sardo-corsa – ha proseguito Michele Pais – e nell’ambito della futura istituzione di una Consulta con le comunità di lingua catalana, che è mia intenzione promuovere, sarà importante sensibilizzare le rispettive assemblee rappresentative e portare avanti quei progetti messi a disposizione dal Diritto europeo che realizzano politiche di coesione e sviluppo». Per questo motivo per Michele Pais è importante avviare «una strategia macroregionale che coinvolga le regioni insulari del Mediterraneo che fanno capo ai diversi Stati membri o l’ipotesi di costituire un gruppo europeo di cooperazione territoriale che veda coinvolte le medesime regioni insulari».

E in quest’ottica di cooperazione, scambio e collaborazione sono intervenuti al convegno anche due docenti delle Università delle Isole Baleari e Canarie, i quali hanno condiviso la necessità di avere maggiore peso in Europa per far valere la particolare condizione di svantaggio delle regioni insulari del Mediterraneo. Le regioni insulari spagnole godono di un riconoscimento della loro condizione sia nella Costituzione spagnola, sia nei loro rispettivi Statuti. Joan David Janer, professore dell’Università delle Isole Baleari, ha ricordato che il primo comma del’articolo 138 del testo recita «Lo Stato garantisce la effettiva realizzazione del principio di solidarietà consacrato nell’articolo 2 della Costituzione, vegliando allo stabilimento di un adeguato e giusto equilibrio economico fra le diverse parti del territorio spagnolo, tenendo conto in particolare delle circostanze connesse alle situazioni delle isole». Un principio che ha portato, nel 2019, a particolari condizioni per il trasporto: uno sconto sulle tariffe del 75% per raggiungere la penisola, del 50% per spostarsi tra le isole e del 66% per il trasporto delle merci. Un primo passo, secondo Joan David Janer, ma che non ha risolto i tanti problemi strutturali delle Baleari, tra cui quello dell’energia, dei trasporti ferroviari, delle infrastrutture idrauliche e del trattamento dei rifiuti. E’ dunque necessario, ha continuato, che l’Unione europea sia più sensibile alle problematiche delle regioni insulari per individuare misure che consentano veramente si superare la condizione di svantaggio con la concreta applicazione dell’articolo 174 del Trattato sul Funzionamento del’Unione europea. D’accordo anche il collega, Luis Javier Capote Pérez, anche se la situazione delle Canarie è più favorevole, visto che, oltre ad aver ottenuto le agevolazioni sui trasporti, ha anche un particolare regime fiscale e rientra tra le regioni ultraperiferiche ed è, quindi, destinataria di maggiori risorse europee. Pérez ha affermato, però, che pur avendo ottenuto, come Isole Canarie, molti aiuti dall’Unione europea, l’economia della regione è molto fragile. Per Michele Cossa, capogruppo dei Riformatori sardi, e componente del Comitato promotore per il riconoscimento del principio di insularità nella Costituzione, è importante imporre a livello nazionale il tema dell’insularità, far comprendere, utilizzando i dati, i problemi infrastrutturali della Sardegna e ottenere maggiori finanziamenti per superare i limiti dovuti proprio all’insularità. Per Michele Cossa, la Sardegna ha speso male i fondi che ha ricevuto in passato, ed è dunque necessario recuperare la capacità di governo, di programmazione e di spesa perché le nuove risorse non vengano sprecate.

Al convegno sono, inoltre, intervenuti Lina Panella (Università di Messina), Beniamino Moro (Università di Cagliari), Michele Comenale (Università di Sassari), Alessandra Camba (Direttore Area legale della Regione Sardegna) e Gianluca Cadeddu (Centro programmazione regionale) che si sono soffermati i suoi profili giuridici ed economici legati al tema dell’insularità.

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Il Consiglio regionale ha approvato la relazione d’inchiesta n° 1 sul perdurare dello stato di insolvenza dell’AIAS nei confronti dei propri dipendenti, sulla qualità dei servizi e la tutela dei diritti dei lavoratori.

La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il consigliere dei Progressisti Francesco Agus ha chiesto chiarimenti sulla mancata presentazione del Piano regionale di sviluppo per il quale sono recentemente scaduti i termini di legge.

Sempre sull’ordine dei lavori, il consigliere Giovanni Satta ha lamentato che in occasione di una precedente riunione dei capigruppo sull’Aias, alla quale ha presenziato in sostituzione del suo capogruppo, è stato ingiustamente criticato per aver chiesto quanti erano gli iscritti ad una sigla, solo perché occorreva sapere se le decisioni potevano essere approvate dai lavoratori all’unanimità.

Ancora sull’ordine dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, ha osservato sul piano procedurale che la discussione sulla relazione della Commissione speciale sull’Aias, come tale, si può solo approvare o respingere.

Il presidente ha chiarito che viene applicato l’art. 78 del regolamento che riguarda, sul piano della tempistica, tutti gli atti del Consiglio.

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione del documento n. 4/16/A sull’Aias ed il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione d’inchiesta Gianfranco Ganau, del Pd.

Gianfranco Ganau, in apertura, ha ringraziato i componenti della commissione che – ha detto – ha lavorato in modo molto proficuo sia al suo interno che in occasione dell’articolato ciclo di audizioni, una azione incisiva che inoltre ha consentito l’acquisizione degli atti del tavolo tecnico costituito all’interno dell’assessorato che ha messo ordine in una problematica molto complessa. Gianfranco Ganau ha poi sottolineato la gravità del mancato pagamento di 11 stipendi ai lavoratori, fatto da cui deriva a suo giudizio la richiesta di valutare la sostenibilità della convenzione e di vincolare ogni atto successivo al pagamento delle retribuzioni, fermo restando il mandato all’assessore per il superamento dello “status quo” privilegiando la continuità del servizio ed il recupero delle retribuzioni arretrate.

Il consigliere Michele Ciusa del M5S ha messo l’accento sul buon lavoro della commissione che ha operato con scrupolo e rigore fornendo al Consiglio la più ampia disponibilità di dati certi ed attendibili. L’assessore Mario Nieddu – ha proseguito – deve continuare con il tavolo tecnico anche per il passato e riferire alla commissione Sanità, tenendo presente l’emergenza che deriva dal mancato pagamento degli stipendi ai lavoratori, un problema gravissimo che la politica finora non è riuscita a risolvere. Ora la situazione è molto più chiara, ha concluso, ed ora le istituzioni regionali devono agire con urgenza dando finalmente un esempio di buona politica.

Il consigliere Giorgio Oppi dell’Udc ha affermato che l’assessorato finalmente ha attivato un tavolo dal quale è emersa con chiarezza la vera situazione dei rapporti fra Aias e Regione che ruota attorno ad un contenzioso complessivo di circa 10 milioni, buona parte del quale fortemente contestato. I problemi che abbiamo di fronte, ha detto ancora Oppi, sono due: da una parte bisogna definire una partita vecchia difficile da ricostruire se non con contenzioso e su questo non siamo entrati nel merito, e dall’altra individuare una soluzione definitiva per dare riposte ad utenti e lavoratori. Il tavolo tecnico, ha dichiarato infine, deve perciò continuare con lo stesso senso di responsabilità verificando anche il passato ed avendo come riferimento d’ora in poi la commissione sanità.

Il consigliere di Leu Eugenio Lai, dopo aver criticato l’assenza del presidente della Regione su un dibattito così importante per la Sardegna, ha ricordato che quando fu presentata la richiesta di una commissione speciale il centro sinistra venne accusato di volersi sostituire alla magistratura, accuse poi rivelatesi del tutto infondate. Ma oggi – ha aggiunto – il Consiglio ha tutti gli elementi per decidere, sulla base di dati inconfutabili che testimoniano la buona gestione del centro sinistra nella passata legislatura con pagamenti regolari, mentre Aias ha fatto crescere il volume degli stipendi arretrati. In altre parole – secondo Lai – si rende necessario il superamento dell’Aias anche perché la stessa convenzione con Ats (ancora in vigore) prevede che il mancato pagamento delle retribuzioni sia una giusta causa di risoluzione. Piuttosto, ha terminato, preoccupano i ritardi ed il ripensamento rispetto ad una soluzione che era stata già trovata con l’istituzione di Sas Domos e su questo la maggioranza deve dire cosa vuole fare da domani.

Il presidente della commissione Sanità Domenico Gallus dell’Udc ha respinto la ricostruzione del collega Lai, sostenendo che ora c’è una grandissima novità nel senso che c’è un debito riconosciuto anche da Aias sia pure per un periodo circoscritto. La storia di Aias – ha sostenuto – è stata anche positiva per la riabilitazione sarda e non può essere cancellata anche se in questa fase occorre pensare in primo luogo a pazienti e lavoratori con una soluzione urgente perché undici mesi arretrati sono oggettivamente insostenibili, mentre sul pregresso come commissione Sanità assicuriamo tutto il nostro impegno e speriamo di essere altrettanto efficaci.

Dopo l’on. Domenico Gallus ha preso la parola l’on. Massimo Zedda (Progressisti) che ha detto: “Saluto i lavoratori dell’Aias, ai quali rivolgo la solidarietà mia e credo di tutta l’Aula perché non percepiscono lo stipendio da più di un anno. La commissione è stata celere ma ci ritroviamo di lunedì a discutere di Aias perché domani ne discuteranno altri, in altri palazzi e sedi. A questo punto, anche le nostre conclusioni saranno inficiate dalle decisioni della magistratura. Ci sono privati disponibili ad investire per ripristinare il servizio che faceva Aias. Non lo so, ma è necessaria comunque l’evidenza pubblica e questo va spiegato bene ai lavoratori. Sono curioso di sapere quali siano i vostri intendimenti per far funzionare la macchina dell’assistenza e dare sollievo economico a 1.200 lavoratori con gli ammortizzatori sociali».

E’ intervenuto l’on. Stefano Tunis (Sardegna 20 Venti), secondo cui “è capitato che le premesse degli atti di indirizzo del passato fossero infondate. Non possiamo dire ai lavoratori che diventeranno dipendenti della Regione ma è sempre stato comodo per la Regione non vedere come stanno le cose e delegare tutti i problemi all’Aias. Questo va detto”. L’on. Stefano Tunis ha parlato poi “della necessità di far funzionare il servizio e della necessità di salvare la professionalità dei lavoratori. Tutti siamo chiamati allo sforzo in questa occasione”.

L’on. Giovanni Satta (Psd’Az) ha ripercorso i momenti di costituzione di Sas domos e ha aggiunto: «Noi ricordiamo anche altre vertenze della scorsa legislatura e sappiamo che i lavoratori non possono transitare nella pubblica amministrazione se non c’è un concorso. Non possiamo permetterci proclami che non siano giusti ma dobbiamo tutelare tutte le parti in causa: i cittadini sardi, i lavoratori e i pazienti. Sarà importante sentire la proposta dell’assessore Mario Nieddu».

Per l’on. Daniele Cocco (Leu) «è arrivato il momento del buon senso e ci vuole un ordine del girono di tutta l’Aula, che dia all’assessore alla Sanità la più ampia copertura politica. Non sono accettabili speculazioni sulla vicenda: non ha senso cercare colpevoli ma è più giusto destinare il nostro tempo ad una soluzione stabile e seria. Chi lavora da 11 mesi senza una busta paga non se ne fa nulla della nostra solidarietà ma pretende soluzioni».

A seguire l’on. Michele Cossa (Riformatori sardi), che ha detto: «Per cinquant’anni l’Aias ha fatto comodo alla Regione e ai Comuni, ha svolto un servizio di supplenza che altri non hanno voluto o saputo svolgere. Questo va tenuto a mente e bisogna rifiutare le strumentalizzazioni e le semplificazioni: intanto sappiamo qual è l’esatta condizione debitoria della Regione. Non mi sembra un risultato da poco, finalmente abbiamo certezze. Ora dobbiamo puntare a erogare servizi sociali con standard elevati, più elevati della sanità pubblica. Noi rifiutiamo il clientelismo dell’approccio pubblico alla gestione dei servizi e di certo non sarà questa la strada da seguire nella soluzione del caso Aias. Vedremo quale soluzione proporrà l’esecutivo».

Al termine, per il Movimento Cinque Stelle ha preso la parola la capogruppo Desirè Manca, che ha detto rivolta al centrodestra ed al centrosinistra: «Sono curiosa di ascoltare la soluzione che sarà proposta dall’assessore. Ma 1.200 lavoratori senza stipendio da mesi non possono non interessarci: sapete cosa vuol dire arrivare a fine mese senza soldi? Io vorrei sapere di chi è colpa. Vorrei sapere se non è colpa della politica di chi è la colpa. Chi doveva controllare le clausole contrattuali se non la Regione? Cosa ci stiamo a fare qua se non siamo capaci di dare soluzioni? Perché non è stato rescisso il contratto?».

Dai banchi del Psd’Az l’on. Franco Mula ha esordito dicendo: «Questo non è un tribunale di inquisizione ma un’Aula parlamentare, dico rivolto all’on. Desirè Manca. E non va bene nemmeno che mischiamo le nostre competenze con quelle della magistratura ordinaria. Se siamo qui e mostriamo attenzione è perché intendiamo davvero ricercare una soluzione».

Per l’on. Michele Ennas (Lega) «per la prima volta grazie al lavoro del tavolo tecnico siamo arrivati a conclusioni sicure ed abbiamo dati incontrovertibili. E stiamo lavorando seriamente per risolvere un problema obiettivamente complesso. Sas Domos si è rivelata una soluzione ponte e di carattere elettorale e non è in cinque minuti che nascono le soluzioni, quelle vere. Dobbiamo essere tutti responsabili e dare mandato all’assessorato per una soluzione».

Il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, dopo aver ringraziato la Commissione d’inchiesta per il lavoro svolto ha lamentato l’assenza in aula del presidente della Regione: «Oggi sarebbe stata opportuna la sua presenza, primo perché avrebbe rafforzato l’azione della Giunta, secondo perché è stato lui ad apporre la firma nell’atto che annulla le selezioni per Sas Domos. La domanda è: perché il principale soggetto privato convenzionato con la Regione con oltre 3.000 dipendenti e 3.000 assistiti, con oltre 100 milioni di euro ricevuti dalle casse regionali, non paga gli stipendi?».

Francesco Agus ha ricordato che il lavoro della Commissione ha consentito di fare finalmente chiarezza: «Fino a tre mesi fa c’era chi pensava che il problema riguardasse i ritardi dei trasferimenti della Regione, oggi quella fase è chiusa, la situazione di emergenza non può essere imputabile ai ritardi della Regione, non spetta all’Aula capire cosa ci fosse a monte. Questo si vedrà in altre aule. La Commissione aveva l’obiettivo di verificare il perdurare dello stato di insolvenza di Aias. Oggi finisce il balletto delle cifre».

Il capogruppo dei progressisti ha quindi puntato l’indice sui ritardi della Giunta: «La Commissione ha ricevuto pieno mandato e, in tre mesi, ha concluso i lavori. Purtroppo, si sono persi 6 mesi dopo l’atto del presidente Christian Solinas che ha fermato il progetto Sas Domos. Il problema va risolto, parliamo di un servizio talmente sensibile che non può essere interrotto nemmeno per un secondo. Abbiamo parlato dei dipendenti, della proprietà ma nel dibattito non sono intervenute le famiglie degli assistiti. I familiari sono terrorizzati perché temono l’interruzione del servizio. Io credo che affidarlo a un soggetto pubblico non sia una bestemmia. Non si può fare di peggio. Credo che non esistano soluzioni perfette, la soluzione di una società consortile con capitale pubblico privato era una proposta. Non si può stare fermi, serve una soluzione rapida. Spero che l’assessore sia coraggioso e non guardi le tessere di partito o il pregresso ma che individui una soluzione urgente e i consiglieri vadano via da qui avendo chiaro cosa succederà in futuro».

Il presidente Michele Pais ha quindi dato la parola all’assessore della Sanità Mario Nieddu.

«All’inizio non ero favorevole alla commissione d’inchiesta e non sono convinto neanche oggi della sua indispensabilitàha detto Mario Nieddu – il tavolo tecnico non ha avuto impulso dal lavoro della Commissione, è accaduto invece il contrario.»

Mario Nieddu ha espresso apprezzamento per l’andamento del dibattito e invocato una soluzione condivisa da tutta la politica: «Per risolvere questa situazione servono soluzioni complesse. Ho apprezzato l’intervento di Massimo Zedda che rispetto alla soluzione evocata dal Consiglio, Sas Domos, ha ricordato che si tratterebbe di una sperimentazione gestionale. Questo progetto è stato bloccato dal presidente Solinas perché ha bisogno di una normativa regionale di riferimento che non c’è. Le sperimentazioni gestionali fanno riferimento a una legge nazionale che impone la sostenibilità economica, condizione che il progetto Sas Domos non garantisce. Quel progetto comunque non è stato cancellato ma sospeso. Non è pensabile che Sas Domos possano assorbire i 1.200 dipendenti di Aias».

L’assessore ha poi difeso l’operato della Giunta: «Non sono stati persi 7 mesi. Senza il tavolo tecnico non si sarebbe potuta fare chiarezza e accertare la situazione debitoria di Aias. Grazie a quel lavoro oggi sappiamo cosa fare».

Sulla sentenza del Tribunale attesa per domani l’assessore ha chiarito: «Io non sono fiducioso sul commissariamento. Aias è una onlus, non ha l’obbligo di presentare i bilanci a nessuno. Non è stato semplice farseli consegnare. In una delle sedute ho chiuso il tavolo perché Aias si è presentata senza bilanci. Come onlus non è sottoposta neanche al regime fallimentare ordinario. O si dimostra che Aias ha agito come società commerciale o non si può far nulla. Altra ipotesi è un commissario nominato dal Ministero».

Mario Nieddu ha quindi assicurato che una soluzione arriverà in tempi rapidi: «Stiamo pensando a risolvere il problema fuori da schemi ideologici. Non si tratta di distinguere tra pubblico e privato. Lavoriamo a una soluzione definitiva. Non è questa la sede per chiarire il percorso che abbiamo in mente. Sarà una soluzione che garantirà la continuità dell’assistenza e i livelli occupazionali dei lavoratori. Una cosa non faremo: la revoca della convenzione non ci sarà».

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Eugenio Lai: «La Giunta non reputa il Consiglio un degno interlocutore – ha detto – l’assessore non ci dice quale sia la soluzione. Che cosa si vuole fare? Ho sentito inesattezze: dire che il progetto Sas Domos non garantiva continuità assistenziale è sbagliato. Solinas ha bloccato le selezioni».

Massimo Zedda (Progressisti) ha invitato alla prudenza. «La situazione potrebbe cambiare nelle prossime ore. L’assessore non indica una soluzione perché una soluzione non può esserci prima delle decisioni del Tribunale. Suggerisco, a partire da domani, di avviare un tavolo specifico per individuare un soggetto che possa prendersi in carico Aias. Per far questo occorre riunire prefetto, procuratore della Repubblica, presidente della Corte dei Conti e cercare il supporto di Anac.»

Secondo Francesco Agus (Progressisti) l’assessore si prende una grande responsabilità: «Non dice nulla su cosa avverrà domani. Noi approviamo un documento che vincola la Giunta a una prova di forza. Dovrà valutare la sostenibilità della convenzione con Aias ed eventualmente avviare il superamento della stessa. Al suo posto avrei approfittato di questo clima di unità per iniziare a discutere di un mandato più ampio per capire come superare la situazione. Andiamo via senza nessuna certezza ma con più dubbi. Anche la soluzione Sas Domos è ancora in campo. Potrebbe essere migliorata. Non vorrei che dietro le sue parole elusive l’assessore nascondesse la volontà di gestire la questione in proprio senza cercare la condivisione del Consiglio. Voto a favore ma non sono soddisfatto delle sue risposte».

Il capogruppo del Psd’AZ, Franco Mula, ha annunciato voto favorevole. «Non tirate fuori la Nerina Dirindin o altri personaggi che hanno combinato gravi danni per la sanità. Risparmiateci queste cose».

Voto favorevole ha annunciato anche Desirè Manca (M5S), mentre Giovanni Satta (Psd’Az) ha ricordato che il pronunciamento del giudice vincolerà la Giunta. Replicando ad Eugenio Lai, ha poi aggiunto. «Le selezioni per Sas Domos erano aperte a tutti, lo ha detto Fulvio Moirano. Non ci sarebbe stato nessun canale preferenziale per i dipendenti Aias».

Anche Giorgio Oppi ha annunciato il voto favorevole dell’Udc. «Bisogna rimanere nella correttezza e nella verità. Il piano sanitario non è stato approvato d Nerina Dirindin e nemmeno la rete ospedaliera nonostante la nostra disponibilità. Non addentriamoci in questi meandri».

Antonio Mundula, annunciando il voto favorevole di Fratelli d’Italia ha detto: «Ho fatto parte della Commissione e ne ho sentito la responsabilità. Non abbiamo cercato colpevoli ma verificato i fatti che sono inconfutabili. Fratelli d’Italia voterà in modo favorevole. Stiamo votando una relazione ma sappiamo che non ci possono essere in questo momento risposte immediate. Ho fiducia nell’assessore che farà un ottimo lavoro».

Stefano Tunis, a nome del gruppo Misto, si è detto favorevole alla relazione della Commissione. «Non so cosa farà la magistratura, voto questo documento tenendo conto dello stato dell’arte. Non so cosa succederà domani, oggi sottolineiamo il buon lavoro della commissione.»

Il presidente della Commissione d’inchiesta Gianfranco Ganau ha ringraziato il Consiglio per l’andamento del dibattito. «La Commissione ha verificato gli atti: 107 milioni sono stati dati a Aias, ci sono 11 mensilità in arretrato per i lavoratori. Questi elementi mettono l’assessorato in condizioni di intervenire. Oltre a Sas Domos c’è un’altra soluzione: la revoca della convenzione e la messa a bando della stessa garantendo una transizione in cui Aias dovrà assicurare il servizio fino al subentro di un altro soggetto. Ci sono le condizioni perché l’assessorato possa prendere queste decisioni.»

Voto favorevole hanno annunciato anche il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, e quello di Leu Daniele Cocco, secondo il quale l’unica soluzione «è la revoca della convenzione Aias».

Messa in votazione, la relazione della Commissione d’Inchiesta è stata approvata all’unanimità (47 voti favorevoli su 47 votanti).

Il Consiglio regionale si riunirà giovedì prossimo alle 10.30 per l’esame del Dl n. 51 “Disposizioni in materia di enti locali”.

Tutela dell’ambiente e salvaguardia del territorio: la Sardegna deve diventare plastic free, con il divieto di utilizzo di prodotti di plastica monouso nelle mense e negli uffici pubblici della Sardegna dal 1° gennaio 2022. E’ quanto previsto dalla Proposta di legge n. 49 “Norme in materia di riduzione dell’impatto dei prodotti di plastica sull’ambiente”, presentata dal gruppo dei Riformatori sardi in Consiglio regionale. Il testo di legge, primo firmatario Michele Cossa, composto da dieci articoli, prevede il divieto assoluto di utilizzo della plastica monouso nelle manifestazioni e nelle sagre organizzate o, comunque, sostenute dalla Regione o da enti ad essa collegati, nei parchi, nelle aree marine protette e nelle spiagge del demanio regionale. L’inosservanza di tali disposizione comporterebbe una sanzione da 50 a 2mila euro. Sono inoltre previste azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei giovanissimi attraverso la collaborazione con le scuole. La proposta di legge ha anche l’obiettivo di incentivare l’uso alimentare dell’acqua pubblica, favorendo l’istallazione in tutti i Comuni di uno o più punti di distribuzione di acqua, fornita gratuitamente o a prezzo simbolico. “La proposta di legge sostiene anche la ricerca e la produzione di materiali innovativi e sostenibili e avrà una dotazione annua di 5 milioni di euro”, ha affermato il capogruppo dei Riformatori sardi, Michele Cossa. “Con questa proposta di legge per la prima volta la Regione si schiera così a favore di un futuro sostenibile e rispettoso nei confronti dell’ambiente e delle generazioni future”. Cossa ha evidenziato che “l’impiego della plastica in tutti i settori ha dato un contributo molto importante al progresso e al miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità, ma negli ultimi 50 anni la situazione è sfuggita di mano”. “La necessità di ridurre la plastica acquista, dunque, un’importanza particolare per la nostra regione – ha continuato Michele Cossa – perché l’accumulo danneggia attività economiche importanti come il turismo, la pesca, il trasporto marittimo. Ora bisogna muoversi per agevolare una transizione verso un’economia circolare”. Ci sono già in Sardegna esempi virtuosi come quello della Pro Loco di Sestu, che già da dieci anni, ha spiegato il presidente Mario Ziulu, utilizza soltanto materiali biodegradabili monouso, nonostante l’elevato costo, e comuni come Arzachena, ma anche Cagliari e Quartu, che hanno avviato politiche di salvaguardia dell’ambiente attraverso l’eliminazione graduale degli oggetti monouso di plastica. “Vogliamo creare l’Isola verde del Mediterraneo”, ha detto l’assessore regionale dell’Ambiente, Gianni Lampis, sottolineando che spetta alla Regione creare un forte collegamento tra le politiche di sviluppo e quelle ambientali. Oggi la Sardegna è al 7° posto in Italia per la raccolta differenziata, ha continuato l’assessore, che si aggira intorno al 65 per cento. “Poniamoci l’obiettivo di arrivare al 70 per cento entro il 2020”, ha detto Gianni Lampis. Per l’assessore bisogna partire dalla sensibilizzazione delle nuove generazioni, e quindi dagli istituti scolastici, ma anche dalle amministrazioni comunali e dai centri di educazione ambientale. Per il consigliere regionale dei Riformatori, Aldo Salaris, è importante coinvolgere anche il mondo della Sanità e sensibilizzare il settore turistico, ampliando il divieto di utilizzo della plastica monouso non biodegradabile anche agli eventi e alle manifestazioni. “E’ una sfida importante”, ha affermato Maria Laura Orrù (Progressisti), prima firmataria dell’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio regionale “sulla minimizzazione, sul territorio regionale, dei rifiuti in plastica monouso non biodegradabili e la conseguente riduzione dell’impatto ambientale”. “Dobbiamo avere tanto coraggio, portiamo subito la proposta di legge in commissione, e iniziamo quel percorso impegnativo di coinvolgimento dei portatori di interesse, dei comuni, della scuola e di chi opera nello smaltimento dei rifiuti”, ha affermato Maria Laura Orrù, esprimendo anche soddisfazione per la firma del decreto da parte del presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, che dal 1° gennaio 2020 prevede il divieto di utilizzare nel Palazzo materiali monouso in plastica non biodegradabile. Massima condivisione per gli obiettivi della proposta di legge dei Riformatori sardi da parte del capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Mura: “E’ un tema che va al di là dei colori politici e che è dovuto alla nostra terra”.

“Nei prossimi giorni presenteremo una risoluzione dettagliata con i dati aggiornati sulla situazione crediti-debiti fra Aias ed Ats degli ultimi 5 anni, per fornire al Consiglio tutti gli elementi utili per una decisione”. Lo ha dichiarato il presidente della commissione speciale sull’Aias Gianfranco Ganau (Pd), nel corso di una seduta della commissione alla quale hanno preso parte anche l’assessore della Sanità Mario Nieddu, il direttore generale dell’assessorato Marcello Tidore ed una delegazione dell’Anci, per la parte che riguarda i rapporti fra Aias e Comuni. Il direttore generale dell’assessorato, in particolare, ha fornito alla commissione una relazione di 6 pagine corredata da tabelle riassuntive più i verbali e gli allegati di ogni singola seduta del tavolo tecnico Regione-Aias-Ats-Anci insediato l’11 aprile scorso dopo un accordo sottoscritto con la Prefettura di Cagliari. Un lavoro molto approfondito, ha affermato Marcello Tidore, che ci consente di avere dati completi, certi ed attendibili sui flussi finanziari che hanno riguardato i rapporti contrattuali con Aias negli ultimi 5 anni e, inoltre, di definire un metodo per ricostruire la seconda parte del contenzioso relativo al periodo 1998-2013 per il quale c’è grande carenza di documenti, verificando nello stesso tempo ogni ipotesi possibile di transazione. Dalla relazione emerge principalmente che negli ultimo 5 anni la Regione ha pagato ad Aias nei termini di legge (60 giorni) prestazioni per oltre 102 milioni, a fronte di 1.6 milioni circa da liquidare e 1 milione circa che potrebbe essere oggetto di ulteriori transazioni.ono numeri molto chiari, ha commentato l’assessore della Sanità Mario Nieddu, che parlano di crediti vantati molto bassi e debiti molto alti, ma ora è il momento della responsabilità. Nieddu ha poi rivolto un appello alla commissione speciale, alla commissione Sanità e in definitiva al Consiglio regionale, per arrivare ad una scelta definitiva e condivisa che per la sua complessità e per le conseguenze che ne possono derivare ai pazienti ed ai lavoratori, non può essere lasciata solo alla valutazione dell’assessore, fermo restando che sarà necessario del tempo per elaborare una strategia per il futuro. Nel dibattito hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali: Giorgio Oppi dell’Udc, Francesco Agus dei Progressisti, Eugenio Lai di Leu, Nico Mundula di Fdi, Michele Cossa dei Riformatori, Michele Ennas della Lega e Fabio Usai del Psd’Az. Tutti hanno espresso vivo apprezzamento per la qualità del lavoro prodotto dal tavolo tecnico e dall’assessorato, proclamandosi poi a favore di una risoluzione della commissione che, per la prima volta, potrà essere predisposta sulla base di dati certi sulla complessa vicenda. Nella seconda parte della seduta, la delegazione dell’Anci formata dal presidente Emiliano Deiana, dal vice presidente Salvatore Masia e dal direttore Daniela Sitzia ha fornito il rendiconto sui rapporti fra Comuni ed Aias per le prestazioni relative al trasporto disabili, alla riabilitazione ed ai servizi nel campo psico-sociale: Le cifre finali, ha spiegato Daniela Sitzia che ha sintetizzato il lavoro condotto da Anci attraverso contatti con i singoli Comuni, parlano di un credito presunto nei confronti di Aias di circa 5.8 milioni, cifra radicalmente contestata dalle Amministrazioni locali sia per gli incrementi dei costi che per la qualificazione delle prestazioni. Il presidente di Anci Sardegna Emiliano Deiana, rispondendo ad una domanda del presidente Ganau sulla possibilità che il settore della riabilitazione sia riportato sotto la gestione diretta della Regione, ha auspicato uno scatto in avanti rispetto alla situazione attuale che vede i Comuni come passacarte, precisando di non avere posizioni ideologiche e proponendo la creazione di un “fondo unico per le politiche sociali”.

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Il Consiglio regionale ha rinviato la mozione “sulla grave situazione di incertezza per i lavoratori precari all’interno dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna “G. Pegreffi”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Michele Pais. Dopo le formalità di rito, ha chiesto di intervenire sull’ordine dei lavori il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus che ha sollecitato un intervento urgente del presidente del Consiglio per ottenere il rispetto delle procedure nei rapporti tra Giunta e Aula. «Mi si comunica una risposta alla nostra interrogazione n. 61 sulla nomina dei direttori generali esterni all’amministrazione regionale – ha detto Francesco Agus – in realtà si tratta di una comunicazione elusiva, irrispettosa, scorretta e contraria al Regolamento. La risposta arriva, infatti, dal Capo di Gabinetto della Presidenza della Regione che in sostanza dice di non poter dare risposte. Chiedo al presidente Michele Pais di verificare il rispetto delle procedure in modo che l’interrogazione possa avere una risposta corretta».

Il presidente Michele Pais ha assicurato il suo intervento: «Sarà mia cura fare le verifiche opportune. Spero in giornata di poter dare una risposta in merito».

Si è quindi passati al primo punto all’ordine del giorno, la mozione n. 68 sulla grave situazione dei lavoratori precari dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sardegna a rischio licenziamento per il mancato rinnovo del contratto di lavoro. Il presidente Michele Pais ha comunicato  l’impossibilità di mettere in discussione la mozione per l’assenza in Aula dell’assessore alla Sanità Mario Nieddu.

E’ quindi intervenuto Daniele Cocco, capogruppo di Liberi e Uguali e primo firmatario della mozione: «Mi dispiace molto non poter discutere questa mozione per il suo carattere d’urgenza. Nell’incontro con i gruppi avevamo stabilito di vederci oggi per verificare la possibilità di approvare un dispositivo con carattere d’urgenza. L’assenza dell’assessore fa cadere tutti i buoni propositi. Sarebbe opportuno che il responsabile della Sanità riferisse in Aula sia sulla questione dell’Istituto Zooprofilattico che sulle graduatorie degli Organizzazioni Sindacali. Noi tutti abbiamo l’esigenza indifferibile di interloquire con lui per capire lo stato dell’arte».

Il presidente Pais si è detto d’accordo con le osservazione del capogruppo di Liberi e Uguali: «Era stato lo stesso assessore a sollevare il problema. Confido che  possa riferire quanto prima sull’argomento».

Rammarico per il rinvio della mozione è stato espresso anche da Piero Maieli (Psd’Az)  che ha sollecitato tempi rapidi per una nuova calendarizzazione del documento: «Oggi scade il contratto dei lavoratori dell’Istituto Zooprofilattico. E’ urgente concludere il processo di stabilizzazione e avviare i concorsi».

Successivamente ha preso la parola Laura Caddeo (Progressisti) che, come in precedenza il suo capogruppo Francesco Agus, ha stigmatizzato il metodo utilizzato dalla Giunta sulle interrogazioni a risposta scritta: «Anche sull’interrogazione n. 124 (qualifiche per Operatori sociosanitari rilasciate da istituti privati) rivolta in prima battuta agli assessori al Lavoro e alla Sanità ci è arrivata una risposta dall’assessorato alla Pubblica Istruzione. Arriveranno le risposte di Zedda e Nieddu?».

Eugenio Lai (Liberi e Uguali) si è detto amareggiato per la decisione della Giunta di non partecipare alla seduta statutaria: «L’assenza di quasi tutti gli assessori in Aula in una seduta solenne è un fatto nuovo – ha detto Eugenio Lai – capiamo che i punti all’ordine del giorno non essendo stati dettati da Pontida siano considerati meno urgenti dalla maggioranza ma non è così per noi. Nella scorsa seduta si è deciso di rinviare una mozione al giorno dopo. Chiediamo la stessa cosa vista l’urgenza: la mozione n.68 si discuta entro questa settimana».

La consigliera del M5S Carla Cuccu ha invece segnalato all’Aula un presunto sgarbo istituzionale subito dalla Commissione Sanità durante un sopralluogo all’ospedale San Marcellino di Muravera: «Non siamo stati accolti dagli organi rappresentativi dell’Ats e dai direttori generali – ha affermato Carla Cuccu – come commissari ci siamo trovati a vagare nei meandri del nosocomio senza sapere dove andare». Carla Cuccu ha quindi espresso rammarico per l’assenza in Aula dell’assessore alla Sanità: «Ci sono interrogazioni presentate da tempo che non hanno ancora avuto risposta. A tutt’oggi l’assessorato non ha fornito nessun tipo di documentazione scritta. Vorrei che questo Consiglio potesse esercitare appieno la sua funzione di controllo e ispezione».

Il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, ha quindi chiesto una sospensione di 5 minuti per parlare con i capigruppo di maggioranza e la vicepresidente della Regione Alessandra Zedda.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Michele Pais ha messo in discussione la mozione n. 51 “sulla necessità di modificare il comma 23 dell’articolo 6 della legge regionale 28 dicembre 2018, n. 48, e di destinare specifiche risorse finanziarie per la realizzazione dei progetti relativi all’Azione Bosco”.

Il documento è stato illustrato da Franco Mula, capogruppo del Psd’Az e primo firmatario della mozione: «La nostra iniziativa ha due obiettivi: assicurare i finanziamenti ai progetti di Azione Bosco e rivedere le procedure che hanno stravolto il programma originario di tutela e valorizzazione del territorio». Mula ha ricordato che il piano Azione Bosco, voluto dalla Giunta Soru e sostenuto anche da Ugo Cappellacci è stato modificato nella scorsa legislatura: «La procedura prevedeva che il progetto venisse presentato da un’azienda agricola o da cooperativa e venisse successivamente approvato dalla Giunta su proposta dell’assessore al Lavoro. L’assessorato all’Ambiente aveva il compito di vigilare. Oggi la procedura descritta è stata modificata e le relative risorse finanziare, circa 2 milioni di euro, trasferite nel programma Lavoras. Anche la procedura di affidamento è totalmente cambiata. Prevale il programma Lavoras sui progetti di Azione Bosco. Questo va contro la volontà del Consiglio regionale»

Secondo Franco Mula, le attuali modalità di individuazione dei soggetti beneficiari e le conseguenti procedura di affidamento sono farraginose e complesse: «Prima si prevedeva un soggetto esecutore (azienda o cooperativa) e un soggetto attuatore (Assessorato ambiente) adesso ci sono aspetti poco chiari – ha detto Mula – i soldi sono stati spostati su Lavoras ma la cosa più grave è che ci sono dirigenti regionali che non fanno gli amministratori ma fanno politica».

Mula ha quindi concluso il suo intervento presentando le richieste all’esecutivo: «I soldi affidati a Lavoras devono tornare al piano Azione Bosco – ha rimarcato il capogruppo sardista – in alternativa si trovino risorse aggiuntive per finanziare quel capitolo di spesa. Una cosa è Lavoras, un’altra Azione Bosco, intervento previsto da una legge specifica approvata da questo Consiglio. Si rispetti la volontà dell’Aula».

Dopo l’on. Franco Mula ha preso la parola l’on. Giuseppe Talanas (FI), che ha precisato: “Questi bandi esistono da anni e tendono a migliorare le aree boschive della Sardegna ma limitano l’attività delle aziende agropastorali. Chiedo pertanto alla Giunta che nell’attuazione dei progetti si trovi un punto di equilibrio tra le due opposte esigenze”.

Sempre dalla maggioranza l’on. Giovanni Antonio Satta (Riformatori)  ha ricordato la genesi di questa misura e gli effetti ottenuti, “importanti ricadute sui territori e risposte positive sotto il profilo occupazionale che hanno consentito di prevenire e limitare i danni derivanti dagli incendi e dalle calamità naturali. Purtroppo, questi progetti sono stati interrotti dall’assessore Paci, con una decisione inopportuna e pregiudizievole: quella di inserire le risorse nel calderone dei fondi di Lavoras”. L’oratore ha proseguito ricordando l’iniziativa del 2017 di quattordici sindaci sardi, interessati dai progetti boschivi per i loro territori e ha segnalato la necessità di cambiare “la procedura di affidamento di Azione Bosco introdotta dalla passata Giunta regionale tornando alla gestione passata per la programmazione della spesa”.

L’on. Eugenio Lai (Leu) si è detto “in linea generale favorevole allo spirito della mozione, perché i boschi sono elemento di sviluppo delle nostre comunità. Ma non sono d’accordo sul fatto che si modifichi la legge con una mozione e mi aspetto che i problemi denunciati sulla procedura si risolvano con una variazione di bilancio. Dunque, sarebbe opportuno non levare due milioni di euro dal programma Lavoras ma impegnare gli assessori competenti a reperire altri due milioni di euro per Azione Bosco”.

Per l’esecutivo regionale ha preso la parola l’on. Giuseppe Fasolino (assessore della Programmazione), che si è rimesso alla volontà dell’Aula e ha aggiunto: “Sono d’accordo sul fatto che sia il caso di inserire direttamente in Finanziaria il contributo per l’Azione bosco, ampliando i progetti e premiando i migliori”.

In replica il presentatore della mozione, l’on. Franco Mula, ha detto rivolto all’on. Eugenio Lai: “Non ci sono leggi da modificare, non è necessario, perché la somma è stata spostata da un capitolo a un altro.   Se poi si riescono a recuperare altri due milioni di euro, tanto di guadagnato”.

Per dichiarazione di voto, l’on. Lai è tornato sul punto e a seguire anche l’on. Massimo Zedda: “In questo modo state sottraendo risorse ai Comuni e ai cantieri Lavoras. E noi non siamo favorevoli a procedere in questo modo”. Contrario anche l’on. Daniele Cocco (Leu), che ha ribadito la necessità della modifica legislativa.

Per l’on. Franco Mula “qui si stanno invertendo e mischiando i piani del discorso. Ma sia chiaro che noi non stiamo togliendo manco un euro ai Comuni”.

L’assessore Fasolino ha ribadito il concetto: “Noi stiamo applicando la legge di stabilità del 2018, che ha votato la precedente maggioranza con un emendamento della commissione Bilancio approvato all’unanimità. Quindi, non stiamo modificando nulla rispetto a quanto è previsto dalla legge”.

La Lega e Fratelli d’Italia hanno annunciato il voto a favore della mozione  mentre il voto contrario dei Progressisti è stato comunicato dal capogruppo, on. Francesco Agus. “Non è corretto levare risorse al bando Lavoras. Si possono trovare altrove due milioni, anche risparmiandoli o attingendoli altrove”.

L’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha chiesto notizie all’assessore del Lavoro, on. Alessandra Zedda, “sulla mancanza di cinque milioni del bando Lavoras, a favore dei Comuni. Vorrei sapere se questa notizia è confermata o se possiamo tranquillizzarci tutti”. Per il Pd l’on. Comandini ha spiegato che “non basta una mozione a risolvere i problemi di cui si è parlato. Sarà comunque necessaria una legge con una variazione di bilancio per poter spendere davvero questi denari”.

Il presidente Michele Pais ha messo in votazione la mozione 68, che l’Aula ha approvato con 32 favorevoli, 7 contrari e 11 astenuti.

L’on. Carla Cuccu (Cinque stelle) ha illustrato la mozione 5 sul reddito energetico, “con lo scopo di prendere ad esempio il caso virtuoso di Porto Torres per arrivare coinvolgere tutti i Comuni sardi. Da luglio 2017 Porto Torres ha investito 500 mila euro per il fondo rotativo fotovoltaico di proprietà comunale e a favore di utenze domestiche e condomini. Si tratta di autoconsumo gratuito per i cittadini selezionati mediante una procedura di evidenza pubblica. E i crediti maturati verso il Gestore del servizio energetico vengono ceduti dai cittadini al Comune. Un sistema virtuoso, come detto, che in Puglia è diventato poi legge e anche a Milano si va in questa direzione. Chiediamo che altrettanto si faccia in Sardegna, con un fondo rotativo che finanzi impianti fotovoltaici a favore delle famiglie con il reddito più basso e con il contributo a favore della Regione. In questo modo si produrrà energia elettrica attraverso fonti rinnovabili  e ci sarà un’altra ricaduta positiva: nasceranno filiere locali per l’installazione e la manutenzione degli impianti”.

Il consigliere Ignazio Manca (Lega), anche nella sua veste di rappresentante del nord ovest ha osservato che il progetto ha aspetti molto positivi sul piano economico e sociale, consente un risparmio annuo di circa 200 euro annui a nuclei familiari non abbienti ed attiva un sistema virtuoso di auto alimentazione energetica attraverso le energie rinnovabili. Nello specifico, ha aggiunto, Porto Torres riveste un ruolo importante come sito nel quale sperimentare buone pratiche e politiche energetiche innovative dopo un passato di inquinamento molto elevato che richiede un intervento incisivo dello Stato.

Il consigliere Annalisa Mele, anch’essa della Lega, ha affermato che il progetto è positivo perché prevede un intervento significativo a favore delle categorie svantaggiate, sulla scorta di altri provvedimenti che vanno nella stessa direzione: il bonus energetico introdotto alcuni anni fa, il reddito (e pensione) di cittadinanza che incrementa le agevolazioni in materia energetica e idrica anche in deroga alle soglie Isee, altre norme che aiutano i cittadini con alcune problematiche sanitarie e, non ultimo, il bando dell’assessorato regionale degli Enti locali che ha stanziato 23 milioni per la riqualificazione del patrimonio edilizio privato, all’interno del quale è prevista una parte dedicata all’efficienza energetica degli immobili. La Mele ha proposto infine di estendere questi interventi agli edifici pubblici, come già stabilito dal recente decreto nazionale crescita, con particolare riferimento all’Agenzia regionale Area.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha chiesto una breve sospensione della seduta in considerazione dell’importanza dell’argomento e della possibilità di arrivare ad un ordine del giorno condiviso

Il presidente, nell’accogliere la richiesta, ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che è stato predisposto un ordine del giorno condiviso di tutto il Consiglio.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha dichiarato che, ad avviso del suo gruppo, alcuni punti non sono condivisibili, soprattutto per quanto riguarda il mancato riferimento alle bonifiche del sito di Porto Torres.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco, concordando in parte con la tesi di Giagoni, ha però lamentato l’eccessiva lunghezza delle sospensioni delle sedute e la scarsa produttività delle stesse.

Il capogruppo del Psd’Az. Franco Mula, condividendo le osservazioni precedenti, ha detto nel merito che le differenze di posizioni sono piuttosto marginali ed ha suggerito un dispositivo che auspichi l’intervento complessivo della Giunta in materia energetica.

Il consigliere Eugenio Lai ha suggerito che, in assenza di posizioni condivise, è giusto votare la mozione.

Per la Giunta il vice presidente, on. Alessandra Zedda, sottolineando la grande complessità dell’argomento, ha proposto l’eliminazione della parte che riguarda la Regione Puglia, completando la parte dedicata al reddito energetico regionale con un riferimento alla verifica sullo stato di attuazione delle bonifiche nel sito di Porto Torres.

Il consigliere Cuccu (M5S), prima firmataria della mozione, ha espresso parere favorevole sulle modifiche proposte.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha precisato che il problema delle bonifiche, che ha un suo percorso legislativo ed amministrativo, non c’entra nulla col credito energetico

Il consigliere Ignazio Manca (Lega) ha contraddetto il collega Ganau, sostetendo che il problema ambientale complessivo di Porto Torres non può mai essere sottovalutato.

Il capogruppo del M5S Desirè Manca ha chiesto una breve sospensione della seduta per una riunione della minoranza.

Accogliendo la richiesta, il presidente Michele Pais ha sospeso la seduta e aggiornato il Consiglio, in prosecuzione dei lavori, per le 16.00.

Alle 16.40 sono ripresi i lavori dell’Aula, sotto la presidenza del vice presidente Piero Comandini (Pd) che ha concesso la parola al consigliere dei Progressisti, Antonio Piu, per proseguire nella discussione generale sulla mozione n. 5 (Cuccu e più). Il consigliere Piu ha espresso il suo favore per la mozione nella sua versione originaria e senza alcuna modifica al dispositivo ed ha definito la città di Porto Torres (citata nel documento del M5S) “un esempio virtuoso in materia di reddito energetico”.

La vice presidente della Giunta, Alessandra Zedda (Fi), intervenendo a nome dell’esecutivo ha escluso una posizione contraria da parte del governo regionale ed ha però suggerito l’eliminazione dal testo dei riferimenti alla regione Puglia.

Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha quindi preannunciato la presentazione di un ordine del giorno ed ha chiesto alcuni minuti di sospensione per completare la raccolta delle firme dei sottoscrittori. Sospensione che è stata accordata dal vice presidente Piero Comandini.

Alla ripresa dei lavori la prima firmataria, Carla Cuccu, ha dichiarato che l’ordine del giorno è sostituvo della mozione e dopo la lettura del testo la Giunta ha espresso parere favorevole ribadendo l’invito alla eliminazione dal testo ai riferimenti alle Regioni Puglia e Lazio. Il consigliere della Lega, Michele Ennas, ha rivolto l’invito alla presidenza affinché sia fornito un testo più chiaro del documento mentre l’onorevole Cuccu (M5S) ha confermato la cancellazione dei riferimenti alla Puglia e al Lazio.

Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha dichiarato il voto favorevole dei sardisti, seguito dal consigliere dei Progressisti, Antonio Piu, dal capogruppo Leu, Daniele Cocco, mentre la consigliera della Lega, Annalisa Mele, ha preannunciato l’astensione del gruppo lamentando il mancato riferimento all’edilizia pubblica e alla produzione del mini eolico. Il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto favorevole del gruppo e l’ordine del giorno n. 1 è stato approvato con 41 sì e 7 astensioni.

Il vicepresidente del Consiglio, Piero Comandini (Pd), ha quindi concesso la parola al consigliere della Lega, Andrea Piras, che ha illustrato la mozione  Mozione n. 57 (Piras e più) per garantire la piena operatività dell’istituto regionale per la fauna selvatica (Irfs). Il consigliere Lai (Leu), intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto la presenza in Aula dell’assessore dell’Ambiente ma il primo firmatario Andrea Piras non ha dato seguito alla richiesta ed ha proceduto con l’illustrazione del documento che impegna la Giunta a potenziare il personale dell’istituto, a garantire adeguate risorse e, con il coinvolgimento del Corpo forestale e di Forestas assicurare rilevanza scientifica all’attività dell’istituto. Nel corso del suo intervento, il consigliere della maggioranza, ha evidenziato la mancata applicazione di quanto stabilito dalla legge 23 del 1998 proprio con riguardo al mancato funzionamento dell’Irfs per l’adozione dei provvedimenti per la valorizzazione del territorio e delle specie di fauna selvatica presenti in Sardegna ed ha lamentato i disagi che ne derivano per la corretta programmazione dell’attività venatoria nell’Isola, nonché il ruolo preponderante dell’Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sottoposto alla vigilanza del ministero dell’Ambiente) con riferimento ai pareri a supporto dei provvedimenti regionali.

A supporto delle argomentazioni illustrate da Andrea Piras è intervenuto il suo compagno di gruppo e di partito Michele Ennas che ha ribadito la necessità di un potenziamento dell’organico al fine di rilanciare il ruolo dell’Irfs. «Confermiamo – ha concluso l’esponente della Lega – attenzione e sostegno all’attività venatoria in Sardegna ed ai cacciatori sardi».

A sostegno della mozione anche l’intervento di Emanuele Cera (Fi) che ha stigmatizzato la mancata applicazione delle norme regionali (art. 9 della legge 23/98) ed ha denunciato il superamento delle stesse auspicandone una tempestiva ed efficace revisione con il pieno coinvolgimento delle associazioni della caccia e degli agricoltori.

Il consigliere Eugenio Lai (LeU) ha lamentato in apertura del suo intervento l’assenza dai banchi della Giunta dell’assessore competente ed ha affermato: «Voterò a favore della mozione ma la sua approvazione non risolleverà le sorti della caccia o del mondo venatorio in Sardegna». L’esponete della minoranza ha auspicato la modifica della legge nazionale (n. 157/92) ed ha ricordato come la Regione deliberi “l’apertura della caccia soltanto per effetto di una deroga”. «Non serve mettere una pezza – ha affermato Lai – ma è necessario un intervento strutturale che modifichi la legge 157 e abolisca, ad esempio, l’obbligatorietà dell’applicazione degli ambiti territoriali di caccia ed avere così un calendario a tutela dei cacciatori e delle specie faunistiche».

L’on. Gian Franco Satta (Progressisti) ha ringraziato l‘Aula per l’attenzione verso la mozione e, annunciando il voto favorevole, ha aggiunto: «Siamo favorevoli a un maggiore impegno verso l’istituto regionale della fauna selvatica in quanto tale, perché l’attività venatoria non è prioritaria rispetto ai lavori di quest’Aula o delle commissioni».

Per il sardista Piero Maieli «l’obiettivo della mozione non è soltanto la caccia ma avere contezza della nostra fauna selvatica, attraverso il monitoraggio».

Per il parere della Giunta è intervenuta la vicepresidente, Alessandra Zedda: «La caccia è solo uno degli aspetti della mozione mentre la valorizzazione del territorio, anche sotto il profilo scientifico in collaborazione con l’Università, è il focus principale. Probabilmente abbiamo anche bisogno di attualizzare alcune leggi vigenti nel campo dell’attività venatoria. Dunque, la Giunta è assolutamente a favore della mozione».

L’on. Andrea Piras (Lega) ha espresso soddisfazione per il consenso ricevuto dalla mozione di cui è primo firmatario. Favorevole anche il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, che ha detto a nome del gruppo: «Grazie a questo istituto avremo finalmente un piano faunistico regionale di anno in anno e un osservatorio puntuale sulla nostra fauna».

Anche Fratelli d’Italia con l’on. Francesco Mura ha annunciato il voto a favore e così il consigliere regionale Eugenio Lai, anche a nome del gruppo Leu.

L’on. Pierluigi Saiu per la Lega ha annunciato il sì e ha ringraziato «il collega Piras per l’impegno profuso per la mozione e tutta l’Aula, che ha saputo affrontare con responsabilità il tema, al di là delle posizioni politiche di ciascuno».

Per l’Udc l’on. Domenico Gallus ha dichiarato il voto favorevole e così l’on. Michele Cossa per il gruppo dei Riformatori. Michele Cossa ha detto: «E’ un tema importante, anche per consentire, se e quando dovesse servire, la caccia selettiva ai cervi di Pula o ai cormorani dell’Oristanese». Favorevole anche il gruppo Psd’Az con il capogruppo Franco Mula. Via libera anche dal gruppo di Forza Italia con l’intervento dell’on. Emanuele Cera. Favorevole anche il gruppo dei Progressisti, per il quale si è espresso l’on. Satta.

L’Aula ha approvato la mozione 57 (Piras e più) sull’istituto regionale della fauna selvatica.

Dopo una breve sospensione, il presidente Comandini ha dato la parola all’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) per illustrare invece la mozione 58, che «mira a mettere in evidenza la necessità che la Sardegna colmi prima possibile il divario digitale. Non si tratta di una infrastruttura qualsiasi: internet è fondamentale e rappresenta una azione di riforma economico sociale che riguarda la vita di tutti i cittadini, la partecipazione democratica e lo sviluppo economico. La Sardegna ha due velocità: una è sulle fasce costiere e dispone di servizi e turisti. L’altra è quella delle zone interne, spopolata, con scarsi servizi digitali, dove i gestori non arrivano perché per loro non c’è un mercato sufficiente. Oltre 300 Comuni sardi si trovano in questa sfavorevole condizione». L’oratore ha proseguito: «La passata giunta ha fatto uno sforzo economico non indifferente per dotare di fibra le zone interne e questa azione meritoria deve proseguire in modo che la banda ultralarga sia presente in tutto il territorio sardo. Sarebbe riduttivo parlare della banda larga come di un servizio qualunque perché siamo in realtà davanti a un diritto della persona e delle comunità: siamo di fronte alla insularità digitale, che necessità di adeguati provvedimenti. La verità è che il ruolo della Regione sulla grande partita della fibra è troppo debole e su 160 comuni interessati Telecom dice che il servizio è attivo e collaudato soltanto in 31 municipi. Ma non è del tutto vero:  ho verificato che nemmeno in quei 31 Comuni il sistema funziona perfettamente. In concreto la Regione paga ma è Telecom che decide se, dove e quando la rete deve funzionare davvero. Telecom è un privato, ricordiamolo, di alto profilo speculativo e cerca di spendere il meno possibile per far partire la rete in aree non remunerative. Mi rendo conto che questa vicenda sembra assurda ma è reale e non è soprattutto accettabile che centinaia di migliaia di sardi debbano avere cittadinanza digitale se e quando lo decide un privato? Io dico di no. E’ necessario che la Regione istituisca un cabina di regia sulla banda larga, per arrivare a dare a tutti, soprattutto a chi ha meno, il diritto di accedere a internet in tutta la Sardegna».

Per la discussione generale ha preso la parola l’on. Franco Mula, capogruppo del Psd’az, che ha ringraziato «i Riformatori sardi per aver posto l’accento su un problema enorme della Sardegna, l’Isola che ha la più bassa infrastrutturazione digitale d’Italia e soltanto il 53 per della popolazione può beneficiare di una rete ad alta velocità.  Non è accettabile per noi che la Sardegna, i suoi cittadini e le imprese rimangano indietro: perché Telecom ha posato la fibra in oltre 200 comuni ma non l’ha accesa? Siamo nelle mani dell’arbitrio di Telecom e non è accettabile. Chiediamo un intervento deciso del presidente della Regione presso il governo nazionale: siamo davanti all’ennesima riprova del fatto che non ci sono governi amici e che ci spetta riprenderci la nostra autonomia. Persino il quarto polo industriale della Sardegna, quello estrattivo di Orosei, che pure conta 700 addetti, non ha banda larga: è inaccettabile, ripeto».

Per l’on. Massimo Zedda (Progressisti) «avere la banda larga nella nostra Isola significa anche frenare almeno in parte lo spopolamento dei piccoli Comuni della Sardegna consentendo il telelavoro. Ritengo sia necessario un bando pubblico per dare la connessione veloce a quelle realtà periferiche sarde che non sono appetibili altrimenti peri gestori delle telecomunicazioni».

Il consigliere Fausto Piga (Fdi) ha messo l’accento sull’importanza delle nuove tecnologie per i piccoli Comuni, molto spesso esclusi dalle grandi reti di comunicazione o alle prese con un servizio inefficiente e non concorrenziale. Prima non avevamo niente, ha ricordato, mentre ora la fibra è dappertutto, perfino nel sottosuolo della rete del gas, ma molte comunità restano al fuori del nuovo sistema. Secondo Piga, infine, la proposta della cabina di regia regionale va incoraggiata e sostenuta.

Per i Progressisti il consigliere Gian Franco Satta ha ricordato che nel 2018 a Cagliari si viaggiava a 92 mega di velocità ed il Comune, Tergu, ad uno “zero virgola”. Quello sulla rete tecnologia, ha continuato, è stato uno degli investimenti più importanti della precedente legislatura guidata dal centro sinistra e non vorrei che qualcuno se ne prendesse ora il merito come accaduto per esempio nelle assunzioni della sanità, anche perché le infrastrutture sono state realizzate in tutti i Comuni. Il problema, a suo avviso, è solo quello di intervenire su Telecom ed Open Fiber per adeguare le sue centrali a ricevere il nuovo segnale, per cui il progetto è alla fase conclusiva.

Il consigliere Francesco Mura (Fdi) ha lamentato che, fino al 2014, a Nughedu Santa Vittoria non c’era nemmeno un buon segnale telefonico, fatto molto penalizzante per tutta la comunità, accentuando la percezione dei cittadini di essere isolati. Questo è il problema dei problemi – ha proseguito Mura – ed occorre moltiplicare gli sforzi della Regione per colmare il divario tecnologico fra i diversi territori, senza perdere di vista l’ulteriore evoluzione della tecnologia perché, alle porte, c’è già una rete di nuova generazione.

Francesco Agus, consigliere dei Progressisti, ha criticato in apertura le larghe assenze dell’esecutivo alla seduta statutaria, con un ordine del giorno che ancora una volta è privo di testi legislativi, costringendo la stessa conferenza dei capigruppo ad allungare il brodo. Nel merito della mozione Francesco Agus la definito serio il tema affrontato che mette fra l’altro in luce la mancanza di strumenti concreti di intervento da parte della Regione per correggere l’ampio divario che attualmente separa molti territori e molti Comuni, oltre che penalizzare le imprese sarde. Sotto questo profilo, ha concluso, limitarsi a chiedere una azione del governo rischia di essere troppo poco.

Ancora per i Progressisti il consigliere Antonio Piu ha sottolineato l’importanza dell’intervento avviato nel 2015 per infrastrutturare tutta la Sardegna dal punto di vista tecnologico, un grande progetto che però non ha ancora la copertura territoriale auspicata. In questo contesto, a suo giudizio, la Regione deve lavorare affianco ai Comuni per semplificare i processi burocratici attraverso apposite conferenze di servizi.

Il consigliere del M5S Alessandro Solinas ha affermato che l’accesso ai servizi tecnologici è diventato sostanzialmente un diritto fondamentale del cittadino, di cui soprattutto in Sardegna ed in certe aree del territorio si avverte ancora la mancanza. La Sardegna, ha aggiunto, è stata in passato la “culla” di grandi innovazioni tecnologiche ed ancora oggi presenta significative eccellenze nel campo pubblico e privato e quindi non possiamo mancare a questo appuntamento con l’innovazione. Noi proponiamo, ha concluso, un emendamento orale per inserire un passaggio relativo all’avvio di una interlocuzione col Governo centrale.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha sostenuto che quello tecnologico è certamente uno dei grandi divari dell’insularità, un divario purtroppo ancora molto presente nei territori più marginali dell’Isola e nelle zone rurali. Lo stato di avanzamento del progetto, ha detto ancora, non è soddisfacente e presenta molti ritardi che devono essere al più presto recuperati; un compito della Regione che dovrà esercitare un forte ruolo di impulso nei confronti del Governo nazionale e delle aziende impegnate nei lavori. Non meno urgente, ha concluso, la soluzione dei problemi collegati ai segnali telefonici e televisivi.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha annunciato che il suo gruppo resterà in aula per votare la mozione, sollecitando però la maggioranza ad assumersi le sue responsabilità, garantendo il rispetto del numero legale.

A nome della Giunta, l’assessore dell’Agricoltura Gabriella Murgia ha espresso parere favorevole.

In sede di replica, il primo firmatario Michele Cossa ha ringraziato il Consiglio per la qualità del dibattito su un tema molto sentito dalla comunità regionale anche se, ha precisato, la Regione non fatto tutto quello che poteva dopo aver assicurato il 97% della copertura finanziaria del progetto. E’ importante, ha concluso, che le grandi aziende che stanno operando nel settore sappiano che la politica sarda non è assente; piuttosto, mi aspettavo dalla Giunta nel suo complesso (a parte alcuni assessori) un atteggiamento più concreto, al di là del parere favorevole.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, a proposito dei rilievi del collega Cocco sul numero legale, ha suggerito di ripristinare un sistema di controllo delle presenze, invitando tutti ad una maggiore assiduità.

Il vice presidente Piero Comandini ha replicato che basta modificare il regolamento.

Per dichiarazione di voto, il consigliere di Leu Eugenio Lai ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo, esprimendosi anche a favore della modifica del regolamento in materia di numero legale.

Il consigliere Alessandro Solinas del M5S ha annunciato il voto positivo del gruppo.

Per i Progressisti, il consigliere Massimo Zedda, favorevole, ha però sollevato il problema della presenza del premier Giuseppe Conte domani a Cagliari, una occasione che poteva essere utile per far sentire al capo del Governo la voce unitaria della Sardegna.

Il consigliere della Lega Pierluigi Saiu, favorevole, ha ringraziato il collega Michele Cossa per la sua proposta, richiamando però i consiglieri alla responsabilità di onorare il proprio mandato, invito che a maggior ragione vale per chi riveste ruoli di governo.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco, favorevole, ha condiviso alcune delle argomentazione del collega Pierluigi Saiu, osservando però che molti dei suoi auspici non si sono concretizzati, come ha dimostrato l’assenza dell’assessore della sanità ad un dibattito che riguardava da vicino la sorte di molti lavoratori.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato con 47 voti favorevoli, all’unanimità.

Subito dopo il consigliere di Fdi, Francesco Mura, ha chiesto il rinvio della sua mozione sul centro di addestramento della Polizia di Stato ad Abbasanta.

Il vice presidente Piero Comandini, dopo aver accolto la richiesta, ha tolto la seduta riconvocando il Consiglio a domicilio.

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Il Consiglio regionale ha approvato la mozione sulla richiesta di referendum per l’introduzione del maggioritario secco per l’elezione del Parlamento.

La seduta si è aperta sotto la presidenza de presidente del Consiglio Michele Pais e concluse  le formalità di rito, compresa la comunicazione della nomina del capogruppo Udc, Gian Filippo Sechi in sostituzione del suo collega di gruppo Domenico Gallus quale componente della giunta per le elezioni, è stata concessa la parola al capogruppo della Lega, Dario Giagoni, per l’illustrazione della mozione n. 67 “sulla richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352, di articoli del testo unico per l’elezione della Camera (decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361), del testo unico per l’elezione del Senato (decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533), della legge 27 maggio 2019, n. 51, di disposizioni di delega contenute nell’articolo 3 della legge 3 novembre 2017, n. 165”.

L’onorevole Dario Giagoni ha ricordato gli articoli e leggi interessate dal referendum che si propone di fatto l’introduzione del maggioritario secco per l’elezione del Parlamento. L’esponete del Carroccio ha evidenziato in senso positivo il protagonismo dei Consigli regionali per l’indizione del referendum abrogativo ed ha ricordato i precedenti referendum che in materia elettorale hanno provocato – a suo giudizio –  un cambiamento nei rapporti tra le istituzioni e nel corpo elettorale. «Con l’approvazione del quesito referendario – ha spiegato il consigliere della maggioranza – tutti i seggi del Parlamento saranno assegnati attraverso collegi uninominali a chi prenderà un voto in più e non ci saranno più dubbi sul risultato elettorale né spazio a meccanismi che determinano approssimazione nella trasformazione dei voti in seggi».

A favore della mozione si è dichiarato il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, che ha ricordato la stagione referendaria di Mario Segni che nel ’92 segnò il passaggio dalla Prima alle Seconda repubblica. «I Riformatori sardi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – sono nati con quei referendum che hanno messo fine agli effetti deleteri della stagione del proporzionale che obbligava i partiti a compromessi improbabili tra i partiti e al continuo cambio di maggioranze senza mai rendere chiare le responsabilità dei governanti».

Michele Cossa ha evidenziato i positivi risultati ottenuti nella legislazione per gli Enti Locali e ha parlato però di “pasticci nella legislazione nazionale” riferendosi alle norme nazionali che hanno consentito cambi di maggioranza.

Gianfranco Satta (Progressisti) ha criticato duramente il metodo e la sostanza della mozione e si è detto in “imbarazzo” nel constatare che “è stato attribuito carattere d’urgenza al referendum voluto da Matteo Salvini piuttosto che ai temi che interessano i sardi e le emergenze della Sardegna”. come cittadino sardo premetto che la discussione genera imbarazzo. L’esponente della minoranza ha attaccato la Lega e il centrodestra “per l’iniziativa che viene discussa perché il Consiglio regionale sardo è stato indicato tra quelli fedelissimi a Salvini”. «Questa mozione – ha affermato Gianfranco Satta – è dettata dall’esterno ed al rientro da Pontida vi siete precipitati a dare seguito ai desideri del vostro leader».«Così l’Autonomia è a rischio – ha concluso il consigliere del centrosinistra – e la maggioranza non si accorge del livello di subordinazione che dimostrate nel farsi dettare l’agenda politica dal partito del presidente del Consiglio, per questo spero in un sussulto di autonomia e dignità e dunque che questa proposta sia rigettata».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del consigliere Antonio Piu (Progressisti) che ha definito “assurda” l’urgenza della richiesta di indizione del referendum abrogativo. «Chiedete il referendum – ha dichiarato il consigliere della minoranza – solo perché il leader della Lega ha perso il posto al governo del Paese e chiedendo in questo modo il cambio delle regole del gioco date l’idea che siete dei soldatini all’interno di questo Parlamento». Antonio Piu si è quindi rivolto ai partiti del centrodestra («quelli che non vantano o non hanno sempre vantato percentuali bulgari») perché scongiurino l’introduzione del maggioritario “rispondendo sempre alla coscienza e non al capo politico di turno”.

Michele Ciusa (M5S) ha ripreso un passaggio delle dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione, Christian Solinas, domandando agli esponenti della maggioranza “quale beneficio per i sardi e quale profitto per la Sardegna dalla discussione di questa mozione?”. L’esponente della minoranza ha invitato il centrodestra a far cessare “la propaganda” ed incominciare a dare seguito alle promesse elettorali e a dare risoluzione ai problemi della nostra Isola. Ciusa ha ricordato i dati della crisi e i settori economici in sofferenza per poi concludere con alcune domande provocatorie («Che benefici avranno da questa mozione?»; «Prima i sardi o prima il capitano?»). «Le leggi elettorali – ha concluso Michele Ciusa – non si fanno con il consenso presunto ma con la maggiore condivisione possibile».

Critico anche l’intervento del consigliere Pd, Roberto Deriu, che ha ricordato la stagione referendaria di Mario Segni evidenziandone “la portata popolare e culturale”. «La vostra azione – ha affermato l’esponente della minoranza – è invece un’iniziativa estemporanea per approfittare di un’occasione propizia per provare ad avere una vittoria elettorale che dia una maggioranza assoluta senza una minoranza». Deriu ha dunque criticato aspramente la scelta politica di chiedere il referendum attraverso la richiesta di cinque Consiglieri regionali: «Perché non siete rimasti tra la gente? Perché non domandate le firme per i referendum alla gente come fanno i movimenti di popolo. Voi invece agite nei palazzetti dei Consigli regionali per scodellare all’opinione pubblica uno strumento che possa scassinare un sistema solo perché vi ha escluso dal potere».

Voto contrario alla mozione è stato annunciato anche da Piero Comandini (Pd) che ha affermato: «Ricordate che i referendum producono molte volte leggi elettorali distorte». Il consigliere della minoranza ha quindi puntato il dito contro la Lega e contro il senatore Roberto Calderoli («è famoso per le leggi elettorali porcata perché lui è il maestro delle porcate». «Il testo che si discute in Aula -ha attaccato Piero Comandini – non è stato scritto all’ombra del Nuraghe Losa ma sul prato di Pontida e consegnato ai prodi leghisti perché fosse votato nei cinque consigli regionali amici in Italia».

Il consigliere democratico ha dunque preannunciato una dura opposizione in Aula e tra i cittadini e, citando un recente intervento dell’ex segretario nazionale del Psd’Az, Giacomo Sanna, si è rivolto a Udc e Riformatori sardi: «Non iscrivetevi al sindacato dei tacchini che difendono la festa del Ringraziamento e non siate polli».

Il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda, dopo aver lamentato l’assenza del presidente della Regione al dibattito sul riconoscimento dell’insularità e ad altri appuntamenti importanti per la vita della Sardegna, ha criticato radicalmente la mozione della Lega, presentata dopo il raduno del partito a Pontida. E in materia di legge elettorale, ha definito prioritaria, semmai, la discussione sulla riforma della legge elettorale per il parlamento europeo che esclude la Regione Sarda. Il problema, a suo giudizio, resta quello della qualità delle proposte delle amministrazioni di ogni livello. La scarsa partecipazione al voto, ha aggiunto, dimostra che non sono le leggi elettorali che avvicinano i cittadini alla politica, e nello specifico la scelta del maggioritario spinto contiene molti rischi a cominciare dal sistema Usa nel quale il presidente eletto governa pur avendo ricevuto meno voti del suo avversario in termini assoluti. Più che di leggi elettorali, ha detto infine, la politica dovrebbe occuparsi di cose che interessano i cittadini.

Il consigliere Pierluigi Saiu (Lega), in apertura, ha puntualizzato che il contenuto della mozione, in realtà, è consentire ai cittadini di esercitare il loro diritto di voto, ben altro rispetto agli interventi di altri che hanno ignorato questo aspetto fondamentale. Noi, ha continuato, in questi giorni abbiamo ascoltato molto i cittadini che chiedono di potersi esprimere e di scegliere da chi essere governati, cosa completamente diversa dalla storia di questi giorni che vede uniti partiti antagonisti fino all’altro ieri. Gli stessi partiti che proprio oggi, ha ricordato, sono stati loro per primi a parlare di legge elettorale col solo scopo per impedire di governare a chi vince le elezioni. attraverso l’interdizione di partitini dell’ultima ora, come dimostra la stessa recente scelta di Matteo Renzi.

Il consigliere del Pd Giuseppe Meloni ha affermato che la mozione fa parte del pacchetto “pieni poteri” proposto dal capo della Lega in pieno agosto, ma occorre stare molto attenti ai contenuti perché, ad esempio, il quesito referendario è incomprensibile ed ambiguo, come quello delle Province sarde. A giudizio di Giuseppe Meloni, se davvero si vuol far decidere i cittadini, occorrerebbe poter scegliere i parlamentari che nello schema ipotizzato sono indicati dalle segreterie dei partiti, e si davvero si volesse incidere sulla governabilità sarebbe necessario allineare le leggi elettorali di Camera e Senato, che ora sono diverse. Il maggioritario, a suo avviso, funziona in quadro di bipolarismo che ora non c’è ed ogni caso presuppone il doppio turno che il centro destra ha sempre rifiutato.

Il consigliere di Sardegna 20/20 Stefano Tunis ha definito gli interventi precedenti dei consiglieri di centro sinistra caratterizzati da un solo filo conduttore, segno che ha ancora bisogno di identificare un nemico qualificando come “male assoluto”. Stefano Tunis ha poi criticato la scelta dei partiti adesso al governo di sottrarsi al confronto con gli elettori spacciando un calcolo di basso profilo come grande svolta politica. Molti interventi, inoltre, hanno mostrato una grande confusione, per esempio confondendo i collegi uninominali con il maggioritario che sono cose diversissime. Il vero tema, invece è, secondo Tunis, è quello che il maggioritario ha consentito non solo maggiore stabilità ma anche, nello specifico, di avere un collegamento fra eletti ed elettori in Sardegna. Spiegheremo queste cose fuori di qui, ha assicurato in conclusione Tunis.

Il consigliere di Leu Eugenio Lai ha respinto l’interpretazione di Tunis secondo la quale la sinistra voglia salvare “la sua pellaccia politica”. Anche perché, ha ricordato, all’interno della stessa maggioranza si fa largo l’idea che la mozione della Lega sia una violazione dell’autonomia regionale. Una autonomia, ha continuato, che più volte è comparsa negli interventi del governatore, salvo mettere da parte questi buoni sentimenti in presenza della richiesta dei suoi referenti politici. Molte riflessioni dello stesso presidente sulla legge elettorale sarda, poi, mostravano di avere a cuore la rappresentanza delle piccole realtà ma, anche in questo caso, rimangiandosi poi tutto con una proposta “all’americana” che va in direzione esattamente contraria.  Così non riconquistano gli elettori, ha concluso, si conquistano dando risposte ai problemi concreti delle persone e dei sardi in particolare.

Il consigliere dei Progressisti Diego Loi ha messo l’accento sul carattere di urgenza della mozione, a suo avviso insostenibile, ed in secondo luogo incomprensibile sul piano della scelta delle priorità per il popolo sardo che con è certamente quella della modifica della legge elettorale. Al di là dei tecnicismi, Diego Loi ha detto che occorre riflettere sul concetto di democrazia che vuole esprimere il Consiglio regionale, un concetto nel quale bisogna evitare la demagogia, assegnando al popolo in modo subdolo il compito di esprimersi su problematiche complesse riguardanti la scelta delle rappresentanze parlamentari. In concreto, ha detto infine Diego Loi, il maggioritario non rappresenta la totalità dell’elettorato e in particolare le forze politiche minori.

Il consigliere della Lega Michele Ennas ha dichiarato che il Consiglio regionale sta “scrivendo la storia” partecipando ad un processo di rinnovamento dei rapporti fra parlamento e governo, senza accordi e ribaltoni. Penso, ha dichiarato, che gli elettori premieranno questa scelta e voteranno sì al referendum. Quello italiano, ha ricordato, è un lungo percorso di leggi elettorali molto spesso cariche di distorsioni che hanno determinato l’allontanamento degli elettori dalla politica. Noi della Lega, ha aggiunto Ennas, non accettiamo lezioni da partiti che fino a qualche giorno fa si insultavano ogni giorno, e preferiamo rivolgerci ai cittadini in modo chiaro per metterli al centro delle scelte democratiche.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha aperto il suo intervento dicendo che i sardi non sono né pollitacchinipecore. I sardi, ha detto, si aspettavano dal governo e dal Consiglio regionale cose molto diverse da una proposta di riforma della legge elettorale e mi stupisce la posizione del Psd’Az che da sempre sostiene di voler tutelare la rappresentanza delle minoranze. Io credo che questa mozione non passerà, ha previsto Daniele Cocco, e comunque i polli siamo stati a noi a farla passare in conferenza di capigruppo dato che c’erano all’ordine del giorno questioni più urgenti, o forse no perché con la scelta di discuterla abbiamo smascherato il trucco della maggioranza. Rivolto al presidente Christian Solinas, Daniele Cocco ha auspicato che ponga sui grandi problemi della Sardegna (accantonamenti, pastori, sanità) lo stesso impegno manifestato sulla riforma della legge elettorale.

Il consigliere di Fdi Francesco Mura, premettendo che l’azione politica è importante tanto quanto quella amministrativa, ha criticato con forza la manovra di palazzo che ha portato alla formazione del governo attuale e la volontà di cancellare anni di conquiste dei cittadini che hanno portato all’elezione diretta nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni, perché la vocazione maggioritaria deve diventare il segno distintivo delle istituzioni fino all’elezione diretta del presidente della Repubblica. Non si può guardare al proprio orticello, ha concluso, ma occorre guardare oltre per il bene dell’Italia.

Il capogruppo del M5S Desirè Manca ha ricordato che il 4 marzo 2018 il Movimento ha vinto le elezioni col 32% ma, a causa di una pessima legge elettorale, è stato costretto a stipulare un contratto di governo, mettendo gli argomenti concreti prima delle convenienze politiche e nonostante alcune vicende che hanno riguardato esponenti della Lega. Poi abbiamo parlato solo di migranti, ha lamentato, fino a quando il leader della Lega è stato travolto da un moto di onnipotenza violando il contratto che aveva firmato e pensando di poter andare subito ad elezioni, ma il Movimento non fa accordi con forze politiche che non hanno obiettivi e, di fronte alla stessa sbagliatissima legge elettorale, è stato raggiunto un nuovo accordo con altre forze. La nostra attenzione, ha concluso, era e resta sui contenuti che interessano la gente: scuola, sanità, economia, altro che legge elettorale nazionale dimenticandosi perfino di quella regionale.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato del fatto che mentre le commissioni del Consiglio non hanno leggi da esaminare noi discutiamo di legge elettorale. La nostra cultura, ha ricordato, è assemblearistica e parlamentare quindi profondamente diversa dal maggioritario come dimostra la storia; quella cultura che ha assicurato la rinascita della Sardegna dopo la seconda guerra mondiale sotto la guida di uomini di grande valore in Italia come nella nostra Regione. Oggi, ha sostenuto, il sistema del parlamento è antidemocratico perché basato sulla figura di un leader mentre noi vogliamo rappresentare il baluardo di quello che fu il primato del ragionamento, della mediazione e dell’apertura alle forze minori, una situazione compatibile con il presente dove, in base ai numeri non vince nessuno e si determina una situazione aperta, anch’essa compatibile con l’attenzione per il proporzionale che noi riaffermiamo.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha confessato il suo imbarazzo per una mozione che arriva dall’esterno, dall’indicazione di un leader politico al quale la maggioranza si è piegato. Gianfranco Ganau ha poi ricordato di essere da sempre contrario al maggioritario che da sempre mortifica la rappresentatività degli elettori da sempre baluardo forte della democrazia e, quanto alle leggi elettorali, non possono essere stravolti dal volere di questo o quel partito che peraltro può decidere anche le liste dei candisti. Nel merito, ha osservato, il sistema proposto accentua queste distorsioni in linea con la richiesta di pieni poteri con precedenti storici non certo edificanti, andando contro una democrazia basata proprio sull’equilibrio dei poteri, ed in definitiva appare profondamente sbagliato far governare chi prende un voto in più perché così il 30% potrebbe governare contro il 70%. Meglio dedicarsi alla riforma della legge elettorale regionale, ha suggerito, perché la Sardegna esprime un forte bisogno di rappresentatività e per questo rivolgo un appello a forze politiche che hanno a cuore questi problemi ed anche all’Udc, a Forza Italia, al Psd’Az.

Ha assunto la presidenza dell’Aula il vice presidente Giovanni Antonio Satta.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha apprezzato tutti gli interventi precedenti, che contengono aspetti positivi a cominciare da quelli riferiti alla revisione legge elettorale ed all’abolizione del voto disgiunto, tutte cose sulle noi abbiamo molte proposte. Tuttavia, ha aggiunto, su altri commenti è necessario un chiarimento perché non accettiamo l’accusa di aver sventolato le bandiere sardiste a Pontida: non c’è niente di anormale perché noi abbiamo la nostra identità e casomai altri sono impresentabili. Io, ha ricordato, sono stato un riformatore e non rinnego il mio passato di quando raccoglievo le firme per il maggioritario e posso assicurare a tutti che nessuno mi telefona per dirmi cosa devo fare e non lo fa nemmeno il presidente. Siamo polli? Credo, ha detto ancora Franco Mula, che lo siano altri e non vedo perché non dovremmo cambiare la legge elettorale che è sbagliata ed il problema è che quando non c’è condivisione, come non c’è con l’attuale governo innaturale, sono gli italiani che si dovrebbero esprimere e non i partiti ad architettare non giochi di palazzo, e ricordo anche che i 5 stelle non hanno vinto le elezioni ma le ha vinte il centro destra come coalizione. Noi qui oggi, ha detto infine, stiamo votando a favore di un esercizio di democrazia, siamo a favore e senza vergognarcene.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus che ha stigmatizzato la fretta mostrata dalla maggioranza nel presentare la mozione in aula: Non è un argomento di nostra competenza, non ha il carattere d’urgenza e non è stato discusso in Commissione – ha affermato Francesco Agus – eppure ha bruciato i tempi entrando in Aula dopo appena 7 giorni. Oggi ci onora della sua presenza anche il Presidente Solinas, spesso assente in questo consesso. Ciò dimostra come questa Regione abbia assunto il ruolo di vassallo nei confronti di chi vuole utilizzare strumentalmente un argomento contro l’attuale maggioranza di Governo». Un riferimento chiaro al segretario della Lega Matteo Salvini: «Dopo aver perso la poltrona di ministro ha bisogno adesso di 5 Consigli regionali da utilizzare come arma contro la nuova maggioranza. Voi accettate supinamente un’indicazione e vi accingete a votare una mozione che non avete nemmeno letto. Mi ricorda ciò che accadeva nelle sezioni del Partito comunista quando si dibatteva sul capitale di Karl Marx ma in pochi lo avevano letto».

Francesco Agus si è detto poi dispiaciuto per l’assenza di un dibattito vero: « Il tema è interessante e meriterebbe una discussione approfondita. Ogni sistema elettorale ha bisogno di trovare un equilibrio tra  rappresentanza e governabilità. I problemi non nascono dai piccoli partiti, che in questo Consiglio esprimono più della metà dei consiglieri di maggioranza,  ma nei cosiddetti partitoni».

Il capogruppo dei Progressisti ha infine espresso forti dubbi sulla legittimità della mozione: «Tiene in campo un riferimento al sistema proporzionale. Si parla di collegi uninominali con più candidati sapendo che è una contraddizione in termini. La Corte Costituzionale ammette ormai solo quesiti che propongono scenari chiari e compiuti. Questa è una proposta illegittima, nessuno potrà dire di non essere stato avvisato».

Il presidente Michele Pais ha quindi chiesto il parere della Giunta. Il presidente della Regione Christian Solinas ha difeso la decisione di portare in Aula la mozione: «Oggi si è parlato un po’ di tutto. In passato i vostri rappresentanti hanno sostenuto provvedimenti che minavano dalle fondamenta il principio di rappresentanza come il referendum di Matteo Renzi e votato in Parlamento contro il collegio unico per la Sardegna alle Europee, oggi paventate rischi per la democrazia. E’ necessario riportare un po’ di ordine. L’iniziativa non è nata nel backstage di Pontida ma da una riunione di tutti i governatori del centrodestra. Non è nulla di antidemocratico, si propone di utilizzare bene uno strumento previsto dalla Costituzione: dov’è lo scandalo se cinque Consigli regionali propongono un referendum? Oggi non si decide se ci sarà un maggioritario o un proporzionale ma si chiede al popolo italiano di esprimersi»

Solinas ha quindi ringraziato le forze politiche che hanno appoggiato l’iniziativa accusando l’opposizione di utilizzare argomenti strumentali:«Volete dare lezioni dopo aver introdotto le soglie di sbarramento che non  consentono di avere una rappresentanza reale». Rivolto al consigliere Roberto Deriu (Pd) ha aggiunto: «Non sia l’epigono di un’estetica decadente che ha sempre bisogno di un riferimento al passato. Oggi la sfida è tra vecchio e nuovo, voi vi state iscrivendo al partito della conservazione. Citate ex segretari ed ex leader che difendono il vecchio. Noi non siamo il vecchio, io sono anche segretario del Partito Sardo d’Azione, partito di cui spesso si parla senza conoscerne la storia, i sardisti hanno sempre rivendicato il sistema elettorale di altre regioni autonome come il Trentino dove si vota in collegi uninominali. In Scozia c’è un sistema simile che consente allo Scottish National Party di eleggere i suoi deputati. In Sardegna ci sarebbero 17 collegi uninominali con pochi elettori che darebbero anche ai partiti più piccoli la possibilità di eleggere qualcuno».

Subito dopo, il presidente Pais ha dato la parola per la replica al presentatore della mozione, il capogruppo della Lega Dario Giagoni: «Ringrazio tutti i consiglieri e il presidente Solinas che è rimasto nel tema. Ho sentito di tutto – ha detto Giagoni – il centrodestra è compatto. Il tema è stato condiviso con altre 4 regioni italiane, nel rispetto di un articolo della Costituzione. Si è parlato di democrazia, ma è il popolo sovrano che la detiene. Voi del centrosinistra siete perennemente divisi ma appena vedete lo spiraglio di una poltrona improvvisamente vi unite. Siete voi che per cinque anni vi siate calati le braghe davanti al governo nazionale. Il centrosinistra ha creato il disastro. Chiedo rispetto per Roberto Calderoli, se si parla di porcate parliamo di Ats o di continuità territoriale. Quanto ai 5 Stelle ci parlino di Raggi o della situazione di Roma. Vi auguro buon lavoro a livello nazionale qui ci pensiamo noi con un grande condottiero come Christian Solinas».

Il presidente Michele Pais ha quindi messo in votazione gli emendamenti e il testo della mozione per i quali il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha chiesto il voto segreto.

Sulle modalità di voto e sull’interpretazione del regolamento si è acceso un piccolo dibattito risolto subito dopo una breve sospensione dell’Aula.

Il presidente Michele Pais ha messo in votazione, a scrutinio segreto, l’emendamento n. 1 (Giagoni, Mula) “Nella parte dispositiva, alla lettera a) del n.1, è soppresso il punto dell’elenco contenente il riferimento all’articolo 81, secondo e terzo comma”, che è stato approvato con 36 voti a favore e 21 contrari. L’Aula ha poi approvato, con 37 voti a favore e 21 contrari, anche l’emendamento 3 (Giagoni, Mula) “Nella parte dispositiva, alla lettera d) del n. 1, è inserito come primo punto dell’elenco il seguente. “- nel titolo, le parole “e plurinominali”,”.

Il presidente Pais ha poi aperto la votazione finale della mozione, che è stata approvata con 37 voti favorevoli e 21 contrari. Successivamente l’Aula ha approvato anche l’ordine del giorno (Giagoni, Mula, Cocciu, Sechi, Cossa, Mura, De Giorgi) “sulla nomina dei delegati del Consiglio regionale ai fini del referendum abrogativo ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352 (Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa popolare”. Il testo delibera di designare quali delegati effettivo e supplente, il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, e il consigliere regionale Dario Giagoni. L’ordine del giorno prevede inoltre “di dare mandato al presidente del Consiglio regionale di inviare la deliberazione contente la mozione n. 67 e il relativo allegato agli altri Consigli regionali con l’invito ad adottare analoga deliberazione”.

Il presidente Michele Pais ha chiuso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio regionale è stato convocato per il primo ottobre per la Seduta statutaria.

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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha approvato la richiesta di istituzione di una Commissione speciale inerente al riconoscimento del principio di insularità, da parte dei rispettivi Stati e dell’Unione europea, per le regioni appartenenti a Stati sovrani, aderenti all’Ue, il cui territorio sia esclusivamente insulare e situato nel Mar Mediterraneo .

La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Michele Pais. Dopo le formalità di rito, il presidente ha aperto la discussione sulla richiesta di istituzione, per la durata di un anno, di una Commissione speciale sul tema dell’insularità presentata da 13 consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. Un’iniziativa trasversale con un obiettivo dichiarato: ottenere il riconoscimento del principio di insularità da parte dei rispettivi Stati e dell’Unione Europea, per le regioni appartenenti a Stati sovrani, aderenti all’UE, il cui territorio sia esclusivamente insulare e situato nel mar Mediterraneo: Sicilia, Sardegna, Corsica, Isole Baleari, Creta, isole dell’Egeo e isole Ionie.

La richiesta è stata illustrata dal primo firmatario, il consigliere del Pd Roberto Deriu: «Questa iniziativa consiliare è il frutto di un lungo e duro lavoro incentrato sulla necessità di un riconoscimento in Costituzione del principio di insularità – ha detto Roberto Deriu – per questo chiediamo oggi un pronunciamento unanime del Consiglio, l’obiettivo è ambizioso: riunire in un fronte comune tutte le regioni insulari del Mediterraneo nella contrattazione con l’Unione europea. Solo così si potrà ottenere uno status speciale che ci permetta di superare lo svantaggio dell’insularità».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Michele Cossa ha sottolineato l’importanza del passaggio consiliare inserito in un’iniziativa più ampia che ha visto la partecipazione di tutte le forze politiche presenti in Sardegna ma anche di molti sindaci e amministratori locali. «La battaglia per l’insularità si è chiusa con il deposito di una proposta di legge di iniziativa popolare firmata da oltre 100mila cittadini. Quella proposta è oggi all’attenzione della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Chi ha dimestichezza con i meccanismi parlamentari conosce le difficoltà e la debolezza contrattuale della Sardegna. Per questo occorre utilizzare la leva degli argomenti soprattutto nel momento in cui le regioni ricche del Nord hanno aperto un altro fronte sull’autonomia differenziata».

Michele Cossa ha quindi ricordato i rischi che questa nuova rivendicazione delle regioni forti del settentrione comporta per la Sardegna e la necessità di far valere le nostre ragioni: «C’è un elemento incontrovertibile a nostro favore: la Sardegna, in quanto isola, ha difficoltà che non ha nessun’altra regione italiana, nemmeno al Sicilia che può godere di collegamenti migliori. Se noi facciamo parte della comunità nazionale, lo Stato deve darci le medesime opportunità delle altre regioni italiane. E’ finito il tempo dell’elemosina, tutti siamo consapevoli che ogni regione deve raggiungere un livello di efficienza che gli consenta di sbrigarsela da sola. Ci sono da noi gap infrastrutturali, difficoltà enormi nei collegamenti. E’ una battaglia che deve coinvolgere tutte le forze politiche perché l’obiettivo è davvero grande».

Anche Ignazio Manca (Lega) si è pronunciato a favore dell’istituzione di una Commissione speciale: «E’ un tema mai risolto. La Sardegna è in grande difficoltà economico e sociale che i giovani pagano più di altri. Siamo da sempre visti come una colonia – ha aggiunto Ignazio Manca – non ci è mai stata riconosciuta sovranità ma solo assistenzialismo. Poco importa che ogni anno 7-8.000 giovani lascino la Sardegna. La soluzione indicata è il ripopolamento della Sardegna con i migranti, nuovi schiavi di un sistema che non funziona». Ignazio Manca ha quindi ricordato il deficit infrastrutturale che penalizza la Sardegna e gli alti costi per la mobilità aerea e marittima: «In questo contesto sono danneggiati non solo i sardi ma tutta l’economia isolana a partire dal turismo. C’è bisogno di un nuovo piano di crescita. Serve un fronte unitario, la battaglia per l’insularità è un’opportunità importante. L’auspicio è che la proposta di legge nazionale venga approvata al più presto dal Parlamento».

Per il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau c’è la necessità di un passo in avanti nella battaglia per il riconoscimento del principio di insularità: «Questa condizione è riconosciuta come svantaggio dai trattati europei. La Ue riconosce anche l’esigenza di politiche mirate. E’ però quello che oggi manca alla nostra Isola – ha detto Gianfranco Ganau – la Sardegna ha pochi abitanti, non gode di una vera continuità territoriale, il costo aggiuntivo per il solo trasporto marittimo è di 660 milioni all’anno. Non ci sono autostrade e ferrovie ad alta velocità. Per non parlare del gap infrastrutturale: siamo l’unica regione priva di energia a basso costo».

Gianfranco Ganau ha quindi citato i dati sull’indice di competitività delle regioni europee che vede la Sardegna al 128° posto su 263: «L’insularità si traduce in arretratezza, per questo molti nostri ragazzi lasciano la Sardegna. Solo compensando gli svantaggi si può essere concorrenti. In attesa di sistemi solidaristici, i divari sono destinati ad aumentare come testimonia l’aumento dei tassi di disoccupazione e l’abbassamento  del livello di istruzione universitaria. La battaglia sull’insularità è decisiva, sbaglia chi la sottovaluta. Un primo risultato è stato raggiunto con l’istituzione di una commissione paritetica nel 2017 che però non ha poi avuto seguito. Il referendum consultivo ha avuto il 90% di adesioni e la proposta di legge nazionale è stata firmata da oltre 100mila persone. Oggi finalmente l’argomento entra a pieno diritto in quest’aula con la richiesta di istituzione di una Commissione Speciale.  I risultati dipenderanno dalla nostra capacità di coordinare e dirigere il lavoro con le altre regioni insulari d’Europa».

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha rivendicato il lavoro portato avanti dal Comitato per l’insularità: «L’obiettivo era ottenere un provvedimento non calato dall’alto ma raggiunto attraverso il coinvolgimento di tutte le forze sociali. La presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare è percepita come un’azione di popolo. Purtroppo in Parlamento nulla si muove. Nel frattempo altre regioni più ricche di noi chiedono spazi finanziari più ampi. Il Comitato ha evidenziato la necessità di far rispettare l’articolo 3 della Costituzione. Ecco perché l’azione non mira a maggiori interventi assistenzialistici ma si indirizza verso una prospettiva costituzionale per il raggiungimento di diritti più compiuti».

Franco Mula ha poi sottolineato le ragioni del divario tra la Sardegna e le altre regioni italiane: «Il gap deriva dal mancato riconoscimento dell’insularità che si traduce in un vero e proprio divario democratico. E’ necessario mandare un segnale chiaro al Parlamento, l’istituzione di una Commissione speciale va in questa direzione. Lo Stato deve riconoscere lo svantaggio e predisporre gli strumenti per il suo superamento. Sarebbe opportuno prevedere nel documento anche il coinvolgimento della Giunta. L’esecutivo regionale vuole portare queste istanze nel confronto con il Governo».

Roberto Deriu si è detto favorevole alla proposta del capogruppo sardista: «Accogliamo l’invito del consigliere Franco Mula. Vogliamo lavorare in stretto contatto con la Giunta, anzi proponiamo un incarico a un assessore che segua da vicino la vicenda».

Il presidente Michele Pais ha quindi sospeso la seduta per consentire la presentazione di un emendamento ad hoc.

Alla ripresa dei lavori Franco Mula ha presentato un emendamento orale nel quale si sottolinea la comunità di intenti tra Giunta e Consiglio sul fronte dell’insularità. L’emendamento è stato accolto dall’Aula.

E’ poi intervenuto il capogruppo della Lega Dario Giagoni per chiedere un’ulteriore sospensione dei lavori. Richiesta accolta dal presidente Michele Pais.

Alla ripresa dei lavori il presidente, dopo l’acquisizione del parere favorevole della Giunta, ha messo in votazione l’ordine del giorno relativo alla proposta di costituzione della commissione: il Consiglio ha approvato all’unanimità con 52 voti. Successivamente il presidente ha riconvocato il Consiglio per domani alle 11.00.

La commissione urbanistica presieduta da Giuseppe Talanas (Forza Italia) ha ascoltato gli operatori del settore balneare sulle problematiche legate agli interventi edilizi sui litorali. Assente l’assessore Quirico Sanna, trattenuto da impegni istituzionali, gli operatori hanno sostanzialmente ribadito i contenuti di una precedente audizione svoltasi prima dell’estate, confermando in primo luogo la necessità di un intervento della Regione, anche a livello di linee-guida rivolte ai Comuni, che assicuri l’interpretazione uniforme della materia su tutto il territorio. Senza questo intervento, hanno lamentato, non si potrà eliminare l’attuale situazione di incertezza che determina forti disparità di trattamento nelle diverse realtà e l’aumento del contenzioso giudiziario amministrativo e penale, rendendo impossibile sia una programmazione di lungo termine che la ripresa degli investimenti nel settore. Secondo le organizzazioni di categoria, inoltre, sono necessarie anche una normativa regionale organica, che modifichi la legge 11/2017 nella parte in cui autorizza la presenza di strutture negli arenili per tutto l’anno solo se collegata alla pratica sportiva, ed una azione incisiva della Regione nei confronti della maggioranza dei Comuni sardi che non hanno ancora approvato i Pul (Piani urbani dei litorali). Nel dibattito hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali: Stefano Schirru del Psd’Az, Michele Cossa dei Riformatori, Giorgio Oppi dell’Udc, Giuseppe Piu e Maria Laura Orrù dei Progressisti, Valter Piscedda del Pd, Michele Ennas della Lega e Roberto Li Gioi del M5S. Esponenti sia di opposizione che di maggioranza si sono espressi in modo critico nei confronti dell’assessore per i ritardi con cui è stato trattato un argomento complesso ma vitale per lo sviluppo del turismo in Sardegna: Ritardi che devono essere assolutamente recuperati per evitare, questa la sollecitazione comune, che anche la prossima stagione estiva cominci all’insegna dell’incertezza. Infine, i consiglieri hanno auspicato che la commissione svolga un ruolo attivo, formulando al suo interno una o più proposte. Nelle conclusioni, il presidente Talanas ha recepito l’indicazione ad accelerare il lavoro della commissione nel merito assicurando una nuova riunione a breve scadenza.

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Il Consiglio regionale ha approvato la seconda variazione di bilancio, contenente disposizioni in materia sanitaria.

I lavori del Consiglio regionale sono stati aperti dal presidente Michele Pais, che prima della discussione del primo punto all’ordine del giorno ha sospeso la seduta e convocato la Conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente Michele Pais ha comunicato l’inversione dell’ordine del giorno, che prevede dunque la discussione della mozione 27. La consigliera Laura Orrù (Progressisti) l’ha illustrata, ringraziando “tutto il centrosinistra, le associazioni e gli enti locali” per l’adesione all’atto parlamentare a sua prima firma. “Il problema della plastica colpisce tutti noi e l’Europa è il secondo produttore al mondo di plastica, che finisce poi riversata in mare come ben sappiamo. L’Italia è uno dei principale produttori di stoviglie monouso e d’acqua in bottiglia di plastica, otto miliardi di pezzi ogni anno. Non possiamo più chiudere gli occhi ma dobbiamo adoperarci contro questo inquinamento. Soprattutto perché la nostra regione basa il turismo sul suo ecosistema”. L’on. Laura Orrù ha proseguito: “Noi vogliamo concretamente sollecitare tutti voi perché il mondo della produzione e dell’industria viri una volta per tutte verso un’economia di tipo circolare. Deve essere chiaro che l’economia verde può essere considerata la terza rivoluzione industriale e spero che anche la maggioranza e la Giunta concordino su questo e siano conseguenti. Dobbiamo coinvolgere tutti i Comuni e tutti i portatori di interesse per andare nella direzione plastic free, minimizzando l’uso di materiale monouso non biodegradabile a cominciare dal nostro Consiglio regionale”.

A seguire l’on. Laura Caddeo (Progressisti) ha aggiunto: “E’ indubbio che occorra legiferare ma vanno cambiati gli atteggiamenti individuali e collettivi per ridurre il consumo di plastica non biodegradabile. La chance di salvare il nostro pianeta passa dall’educazione e dalla scuola, da una massiccia campagna di alfabetizzazione ecologica. La Sardegna è terrai ideale per avviare un non più procrastinabile  cambiamento”.

L’on. Francesco Mura (Fdi) ha detto di condividere questa iniziativa e ha aggiunto che “l’educazione ambientale è il passaggio necessario per andare nella direzione di preservare l’ambiente. Per questo propongo all’opposizione un ordine del giorno congiunto che vada proprio in quella direzione”.

Per l’on. Gigi Piano (Pd) “se filtrassimo tutte le acque salate del mondo scopriremmo che sono ricche di plastica in sospensione  e la catena alimentare del mare sta subendo danni forse ormai irreparabili. Purtroppo il nostro sistema produttivo è condizionato dall’uso massiccio della plastica ma la nostra generazione ha l’obbligo morale e politico di far fronte a questa enorme emergenza, che non risparmia nemmeno la nostra isola. Sono convinto che la Giunta e in particolare l’assessore all’Ambiente condividano questi ragionamenti e queste ambizioni”.

Il Pd ha preso la parola anche con l’on. Corrias, che ha detto: “Non possiamo però lasciare i Comuni alle prese con le loro ordinanze sindacali perché non basta. Bisogna intanto vietare l’uso della plastica negli arenili e deve essere la Regione a imporre questo divieto”.

L’on. Diego Loi (Progressisti) ha esordito dicendo che “questo governo regionale non può non prendere in considerazione il tema, anche perché dal 2021 l’Ue ha previsto che la plastica non rinnovabile sia bandita. Ma in realtà questo tema rappresenta in pieno il futuro della Sardegna: non bastano gli strumenti amministrativi che un Comune ha a disposizione, se vogliamo che l’effetto sia forte. E’ più importante sensibilizzare invece che pensare di affidarci soltanto alla repressione delle condotte irresponsabili”.

A seguire l’on. Antonio Piu (Progressisti), secondo cui “bisogna essere chiari e, ad esempio, se vogliamo evitare di produrre otto miliardi di bottiglie di plastica è necessario che si consumi l’acqua della rete e che l’acqua delle case sarde non abbia un cattivo sapore. Mi auguro che la green economy e le ordinanze comunali sono il primo passo verso una necessaria sensibilizzazione ma non bastano i divieti se non si registra al tempo stesso un profondo cambio culturale”.

Sempre dai banchi dell’opposizione l’on. Eugenio Lai (Leu) ha preso la parola per dire che “il tema ambientale è ormai nel dibattito pubblico e nell’agenda delle istituzioni, visto che si tratta del tema più importante della nostra epoca e l’unico vero lasciato verso i nostri figli. Ormai è chiaro che la Regione Sardegna debba svolgere la sua parte e affiancare l’azione che già i Comuni sardi hanno già avviato, preferendo il vetro e il materiale biodegradabile. Altrettanto dovremmo fare in questo Consiglio regionale, nella nostra vita di tutti i giorni in questo palazzo”.

Il capogruppo dei Riformatori Michele Cossa, dopo aver ringraziato la collega Orrù per aver sollevato un tema molto sensibile, ha auspicato il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici in un nuovo impegno sull’argomento, colmando i gravi ritardi di tante istituzioni a cominciare dalla stessa Unione europea, che lo ha inserito solo recentemente in uno specifico piano strategico. Occorre un quadro normativo adeguato nel quale la Regione possa svolgere un ruolo più incisivo e, come Riformatori, ha aggiunto, depositeremo a breve una proposta di legge che, pur essendo per certi aspetti emergenziale, inizi ad “aggredire” il problema. Con i nostri 1841 km di coste circondate dal mare, ha detto infine, sentiamo l’inquinamento in modo particolare e dobbiamo fare qualcosa subito.

Il consigliere Roberto Deriu, del Pd, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha osservato in considerazione della volontà unanime del Consiglio, ha sollecitato la Giunta ad esprimere la sua posizione.

Il capogruppo del Pasd’Az Franco Mula ha sollecitato una breve sospensione dei lavori per definire un ordine del giorno condiviso al quale alcuni gruppi stanno già lavorando.

A nome della Giunta l’assessore dell’Ambiente Gianni Lampis ha sottolineato che il dibattito in Consiglio ha fatto emergere la passione dell’Assemblea sarda ma anche la preoccupazione per il problema ambientale. Successivamente ha ricordato che, a pochi giorni dal suo insediamento, furono rinvenuti nella pancia di un capodoglio piaggiato ben 22 kg di plastica e, in quella circostanza, ha precisato, tutti si sono resi conto di trovarsi davanti ad una grande sfida culturale. L’assessorato parte da una buona base, da detto ancora citando l’attività dei centri di educazione ambientale che diffondono sui territori informazioni e buone pratiche con il coinvolgimento dei Comuni, e quella della rete dei parchi e delle aree marine protette sempre più capaci di mettere in campo progetti di qualità. In sede di commissione Ambiente all’interno della conferenza delle Regioni è già emersa, ha affermato Gianni Lampis, la necessità di maggiori risorse da parte dello Stato e di revisione della normativa che classifica come speciali i rifiuti recuperati in mare, con alti costi di smaltimento e tempi eccessivamente lunghi per l’eliminazione di questi materiali. Nel nuovo Piano dei rifiuti, ha poi sostenuto, sarà importante agire sulla differenziata per arrivare ad una vera e propria filiera di settore con impianti adeguati ed efficienti che ancora mancano. L’assessore ha infine annunciato una delibera riguardante le tante sagre che si svolgono in Sardegna, alle quali sarà assegnata una premialità collegata proprio all’uso di materiali bio-degradabili. Gianni Lampis ha espresso in conclusione parere favorevole sull’ordine del giorno unitario proposto dal Consiglio.

In sede di replica, la prima firmataria della mozione Laura Orrù (Progressisti), ha manifestato soddisfazione per la qualità del dibattito, le dichiarazioni dell’assessore e la proposta di legge annunciata dai Riformatori. E’una risposta alla domanda di tanti cittadini, ha concluso, e le istituzioni regionali hanno il dovere di fare nel più breve tempo possibile qualcosa di concreto.

Subito dopo il presidente ha sospeso brevemente la seduta per consentire ai gruppi di preparare l’ordine del giorno.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha comunicato l’arrivo dell’ordine del giorno sul quale la Giunta ha espresso parere favorevole.

Il consigliere dei Progressisti Antonio Piu ha osservato di non aver potuto leggere il documento ed il presidente ha quindi deciso di darne lettura attraverso il segretario Carla Cuccu.

Per dichiarazione di voto, il consigliere del M5S Alessandro Solinas ha messo l’accento sull’alto valore del documento che ribadisce il principio della conservazione dell’ambiente naturale, come compito etico e civile assegnato alla generazione attuale nei confronti di quelle successive.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha sottolineato che ambiente e salute sono le grandi priorità del nostro tempo, da sempre al centro dei programmi della Lega.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha espresso il parere favorevole del suo gruppo.

Successivamente l’ordine del giorno, che auspica fra l’altro un intervento legislativo urgente della Regione sulla materia accompagnato da una campagna si sensibilizzazione rivolta ai residenti ed ai visitatori, è stato messo ai voti ed il Consiglio lo ha approvato con 53 voti favorevoli.

Il presidente ha quindi sospeso la seduta riconvocando il Consiglio per le 15.30.

La seduta pomeridiana è stata aperta dal presidente Michele Pais. Il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n. 37 (Mula e più) sul potenziamento e la salvaguardia degli uffici della Motorizzazione civile di Cagliari, Sassari, Oristano e soprattutto Nuoro, a rischio chiusura, e sul trasferimento dallo Stato alla Regione delle competenze in materia di motorizzazione civile.

Sull’ordine dei lavori, il consigliere dei Progressisti Francesco Agus ha chiesto chiarimenti sull’ordine del giorno con particolare riferimento al Dl n. 36 che richiederà sicuramente una discussione approfondita.

Il presidente ha assicurato la discussione del provvedimento con una tempistica adeguata comunicando però la decisione di inserire prima il dibattito sulla mozione n.37 perché l’assessore dei Trasporti Giorgio Todde non potrà essere presente all’intera seduta per impegni istituzionali.

Il primo firmatario della mozione n. 37 Francesco Mula (Psd’Az), illustrando all’Aula il documento ha ricordato in apertura il progressivo ridimensionamento degli organici degli uffici regionali della motorizzazione, a causa del blocco dei concorsi pubblici, con conseguenze negative sull’utenza e le imprese di settore. Il consigliere ha poi fornito alcuni dati sulla dotazioni organiche: l’ufficio di Cagliari è passato da 36 a 27 unità, quello di Sassari, da 40 a 15, in quello di Oristano sono presenti 13 unità ed appena 8 in quello di Nuoro. Nel frattempo, ha aggiunto Franco Mula, sono state trasferite agli uffici regionali le funzioni relative agli albi provinciali degli autotrasportatori ma la scarsità di personale ha determinato il sostanziale blocco delle revisioni dei mezzi pesanti, con prenotazioni che vanno dai 9 ai 16 mesi, disagi ed aggravi di costi per le imprese del comparto e per l’indotto. Insomma, ha sintetizzato, siamo di fronte ad un contesto grave di inefficienze pubbliche sul quale lo Stato non interviene determinando forte peggioramento del servizio, per cui è necessario ed urgente trasferire alla Regione le funzioni dello Stato in modo da garantire rinnovamento degli organici, stabilità degli orari, qualità del servizio e risorse aggiuntive per circa 10 milioni all’anno. E’una decisione indispensabile, ha concluso Mula, anche perché la Sardegna è l’unica Regione dove le competenze degli uffici della motorizzazione sono ancora collocate al livello statale.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni, sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha dato la parola all’assessore Giorgio Todde per esprimere il parere della Giunta.

L’assessore ha riferito di assicurazioni fornite dal ministero che non si sono concretizzate  e quindi la realtà della Sardegna non è cambiata, con giovani che devono sostenere l’esame della patente e autotrasportatori che lavorano con i loro mezzi che non possono accedere ad importanti servizi di pubblica utilità. L’assessore, in conclusione, ha ribadito l’impegno della Regione nei confronti del Ministero per il trasferimento di competenze e di risorse che, fra l’altro, consentiranno il reclutamento del personale a livello regionale.

Presiede l’Assemblea il vice presidente Giovanni Antonio Satta.

In sede di replica il capogruppo del Psd’Az Franco Mula si è dichiarato soddisfatto delle dichiarazioni dell’assessore, soprattutto per il trasferimento in sede locale sia delle competenze che delle risorse finanziarie che consentiranno alla Regione di potenziare gli uffici.

Per dichiarazione di voto, il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha auspicato la sollecita soluzione di un problema che si trascina da anni e crea un grave danno economico all’economia della Sardegna. Già nel 2014, ha ricordato, il Consiglio aveva approvato un ordine del giorno unitario che non ha avuto seguito, pertanto è opportuno intervenire in sede di commissione paritetica per perfezionare il trasferimento di competenze attraverso una norma di attuazione.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato con 46 voti a favore.

Successivamente è stata chiamata la discussione della mozione n. 25 (Comandini e più) della quale il primo firmatario ha però chiesto il rinvio in attesa dell’acquisizione di ulteriori elementi.

Subito dopo il Consiglio ha discusso l’interpellanza n. 34 (Salaris e più) sul sistema di raccolta del sangue in Sardegna.

Illustrando l’iniziativa il consigliere dei Riformatori sardi ha ricordato che il sistema sardo richiede 108.000 unità di sangue all’anno, delle quali 82.000 sono fornite dall’Avis (42.000) e da altre associazioni. E’un deficit da colmare, ha sollecitato Aldo Salaris, sia perché determina costi aggiuntivi per la Regione nella misura di 5 milioni annui, sia perché occorre assicurare sia all’Avis che alle altre associazioni le regolarità dei rimborsi peraltro prevista da un recente accordo Stato-Regioni.

Nella risposta l’assessore della Sanità Mario Nieddu ha affermato che, a fronte dei dati citati nell’interpellanza, la Sardegna ha un indice di consumo di sangue fra i più alti d’Italia a causa della talassemia e in particolare vengono utilizzate 67 unità di sangue per 1000 abitanti rispetto ad una media nazionale di 42. Per quanto riguarda i rimborsi l’assessore ha spiegato che il riferimento era in passato ad una delibera di Giunta e non all’accordo Stato Regioni, che però verrà recepito a breve, consentendo anche al tavolo tecnico attivo già dal mese di maggio di pagare l’annualità 2018 esaminando inoltre la possibilità di incrementi dietro presentazione di adeguata documentazione.

In replica, il consigliere Salaris ha presto atto delle informazioni fornite dall’assessore, auspicando la positiva soluzione del problema.

Successivamente è stata chiamata la discussione della Mozione n.5 (Cuccu e più) sul reddito energetico.

Prima di passare all’esame del documento, il capogruppo di Leu Daniele Cocco, sull’ordine dei lavori, ha ricordato che nella seduta di stamattina i capigruppo avevano deciso l’inversione dell’ordine del giorno perché il presidente della Regione Solinas voleva presenziare alla discussione del Dl 36 ma, ha osservato, il presidente ancora non c’è e vogliamo capire cosa succede.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha garantito la discussione del Dl entro la serata, dopo la mozione della collega Cuccu.

Il consigliere di Leu Eugenio La ha affermato che l’opposizione sta facendo la maggioranza sul Dl 36 che, per noi, va approvato ma a condizione che la maggioranza faccia la sua parte.

Il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda ha detto che è facile sapere se il presidente della Regione c’è o non c’è, perché le riunioni della conferenza dei presidenti di Regione vengono convocate con larghissimo anticipo con ordine del giorno ben definito.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha parlato di situazione imbarazzante, perché ci è stato chiesto di rinviare per problemi interni alla maggioranza e perché il presidente voleva partecipare e tuttavia la proposta di inserire nel Dl un emendamento evidentemente inammissibile in materia di spostamento di elezione delle Province non è accettabile, anche perché abbiamo proposto soluzioni alternative e corrette per arrivare allo stesso risultato delle quali la maggioranza non ha tenuto conto.

Desirè Manca, capogruppo del M5S, ha condiviso i precedenti interventi della minoranza, precisando che gli accordi raggiunti in sede di conferenza dei capigruppo vanno rispettati, per cui occorre sapere a che ora sarà discusso l’argomento più importante dell’ordine del giorno del Consiglio.

Subito dopo il presidente Pais ha sospeso la seduta, convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente Pais ha chiamato il presidente Domenico Gallus (Sanità) ad illustrare all’Aula il disegno di legge 36A. “Questo testo ha avuto un via libera immediato”, ha detto il relatore, “grazie all’impegno di tutti i consiglieri e in particolare di quelli dell’opposizione, che hanno mostrato grande disponibilità. Il testo contiene manovre non eccessive ma è significativo l’aumento per i disabili extra Lea e per le facoltà di medicina delle università di Cagliari e Sassari. Ancora, la dotazione triennale di 5 milioni di euro aggiuntivi per le organizzazioni del 118, attraverso l’Areus, oltre a un milione di euro per le cure termali in Sardegna”.

L’on. Francesco Agus (Progressisti sardi) ha detto: “Ci divideremo prossimamente su altri temi sanitari ma non potevamo non sostenere politiche tecniche e positive come quelle contenute in questo testo, migliorato grazie al lavoro di tutti noi in commissione. Abbiamo evitato errori, come quelli che si stavano per fare sul 118: ora con la nuova norma non solo confermiamo il finanziamento di 5 milioni di euro ma lo confermiamo anche per i successivi due anni, sino al 2021. Questo perché riconosciamo l’importanza del lavoro di chi opera nell’emergenza urgenza sarda”. L’oratore ha aggiunto: “Vedo però all’orizzonte il rischio che lo sforzo che stiamo facendo per avere specialisti medici in tutte le specializzazioni necessarie ai sardi rischia di essere vanificato dal mancato coordinamento delle due facoltà sarde di Medicina”.

A seguire il capogruppo del Pd, on. Gianfranco Ganau, ha parlato di “miglioramento complessivo del sistema sanitario grazie a questo provvedimento. Si tratta di risorse aggiuntive che serviranno anche a ridurre le liste d’attesa oltre a formare nuovi medici specialisti. Ma si tratta soprattutto di riconoscere sotto il profilo economico il lavoro delle associazioni e coop che prestano servizio nel 118: su questo abbiamo lavorato molto in commissione e ci siamo riusciti, scongiurando il rischio di un taglio che non sarebbe stato accettabile. Con questi denari potremmo rivedere gli importi della convenzione che lega Areus alle organizzazioni”.

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha chiesto alla giunta di “accompagnare per il futuro le variazioni di bilancio a una relazione che ci possa far capire per quale ragione si propone quella variazione”.

Per la Giunta l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, ha spiegato il provvedimento: “L’obiettivo di questo disegno di legge è migliorare la qualità dell’assistenza erogata, a cominciare dall’abbattimento delle liste d’attesa e anche sul fronte dell’assistenza domiciliare e dell’emergenza”.

Per l’on. Daniele Cocco (Leu)  “è un disegno di legge importante, vale 30 milioni di euro e in pochi giorni arriviamo a questo risultato grazie alla disponibilità dei commissari e degli assessori. C’è davvero poco da aggiungere”.

Il vicecapogruppo  Pd, on. Roberto Deriu, ha ricordato che “nella scorsa legislatura erano stati analizzati i bilanci di queste coop e associazioni, si tratta di rendiconti con una perdita strutturale. Queste risorse che oggi stiamo prevedendo per il triennio servono dunque a pareggiare i bilanci, in linea con una politica di salvaguardia del 118 sardo, che è quasi tutto svolto da privati sardi. Peraltro, questi fondi devono essere erogati immediatamente perché sarebbe beffardo il contrario, se questo non avvenisse. L’assessore Mario Nieddu deve prendere un impegno con speciale attenzione”.

Approvato l’articolo 1 e così il 2; il 3 con l’allegato 1 e l’allegato 2.

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha dichiarato voto favorevole «perché la giunta si impegna a dare corso al risultato del referendum e a predisporre un provvedimento che riporti le Province all’elezione diretta».  Francesco Agus (Progressisti) ha detto di non votare a favore ed ha contestato la presentazione di un ordine del giorno in materia di Enti locali collegato ad un disegno di legge che riguarda una variazione di bilancio per dotazioni alla sanità . Massimo Zedda (Progressisti) ha argomentato il suo dissenso in linea con quanto affermato dal capogruppo Francesco Agus ed ha affermato: «Un conto è parlare dello slittamento delle elezioni di secondo grado per le Province ed un altro è introdurre l’argomento dell’elezione diretta, anche perché a mio giudizio prima deve esserci una profonda riforma della Regione».

Eugenio Lai (LeU) ha precisato che la discussione dell’ordine del giorno è stata resa possibile dalla deroga accordata in sede di capigruppo dai rappresentanti della minoranza ed ha annunciato voto favorevole. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del capogruppo LeU, Daniele Cocco: «Siamo a favore della proroga e suggerisco di protrarla almeno fino alla fine dell’anno».

Giuseppe Meloni (Pd) ha ricordato le sollecitazioni alla Giunta per l’approvazione di un’apposita norma da sottoporre all’esame del Consiglio ed ha evidenziato insieme con il ritardo anche la mancanza di accordo in maggioranza sul numero delle province.

Il capogruppo Udc, Giorgio Oppi, ha ricordato la decisione unanime della capigruppo sull’ammissibilità dell’ordine del giorno ed ha invitato i consiglieri ad essere conseguenti, seguito dal presidente Pais il cui intervento è stato contestato dal consigliere Antonio Piu (Progressisti) che annunciando il voto di astensione ha precisato che il suo gruppo ha dato parere favorevole alla discussione dell’ordine del giorno riservandosi di esprimersi nel merito nel corso della discussione. Massimo Zedda e Agus hanno ribadito, intervenendo per fatto personale il concetto espresso dal consigliere Piu mentre l’assessore della Programmazione, Giuseppe Fasolino, a nome della Giunta ha confermato l’impegno dell’esecutivo a presentare entro la prossima settimana un disegno di legge sul ripristino delle elezioni dirette nelle province.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno Dario Giagoni e più che impegna il presidente della Giunta a procedere al rinvio della data fissata per l’elezione dei presidenti delle province (5 ottobre 2019) ed è stato approvato con 36 favorevoli e 15 astensioni. Successivamente ha posto in votazione il testo finale del disegno di legge n. 36 che è stato approvato con 49 voti a favore su 49 votanti.

Dopo uno scambio polemico con il consigliere Massimo Zedda (Progressisti) il presidente Michele Pais ha dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione del Consiglio al domicilio.