17 December, 2025
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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 19 (“Interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il consigliere Giorgio Oppi, per fatto personale, ha dichiarato di non voler essere associato a quanti hanno usato il termine “marchetta” in senso offensivo. «Non si tratta – ha spiegato – di un qualcosa legato agli uffici di collocamento o alla prostituzione ma di proposte formulate in stretta relazione con propri elettori, che poi magari molto spesso (per non dire quasi sempre) venivano respinte; nessun significato offensivo, dunque, tanto è vero che il termine si usa comunemente anche in parlamento».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere della commissione sui numerosi emendamenti presentati. La giunta ha espresso parere conforme tranne che per quelli per i quali la commissione ha invitato i proponenti al ritiro; in questo caso il parere è contrario.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, sull’ordine dei lavori, ha prima ricordato che l’articolo scritto originariamente dalla Giunta, modificato dalla commissione, poi modificato dalla stessa Giunta con questa ultima stesura gravata da una valanga di emendamenti, chiede che l’articolo sia riportato in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che «è vero che la questione è stata già sottoposta ma è quanto mai fondata perché è evidente che i continui stravolgimenti del testo e degli emendamenti rappresentano una vera e propria anomalia, tanto più perché riferiti ad un passaggio della legge di grande importanza». «La maggioranza – ha protestato Pittalis – su questo punto è stata reticente fin dall’inizio e non si comprende la ragione di questi ripetuti interventi, se non con la grande incertezza di molte delle sue componenti su una materia così complessa e delicata; quanto ai tempi che si stanno allungando questo accade solo perché il Consiglio sta facendo quello che avrebbe dovuto fare la commissione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato invece che «la commissione ha fatto il suo lavoro e non è necessario alcun rinvio, il gran numero di emendamenti è dovuto all’opposizione che sotto questo aspetto fa il suo mestiere; quindi l’Aula può procedere regolarmente nei lavori».

La proposta di sospensiva, messa ai voti, è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato che, alcuni momenti fa, i media hanno dato la notizia che la disoccupazione è aumentata di un punto e la ricchezza delle famiglie è calata del 30, dati ancora più preoccupanti se consideriamo che in Italia la ricchezza è data dal valore dei terreni e degli immobili». «Questi ragionamenti – ha aggiunto Floris – furono a suo tempo alla base del piano casa e sono attualmente al centro della strategia del governo nazionale che sta cercando di semplificare mentre qui stiamo facendo leggi punitive». «La maggioranza – ha sostenuto ancora Floris – sta distruggendo da sola un patrimonio costruito insieme, cosa che non accadeva nemmeno al tempo dei grandi partiti e del Pci, che era un partito in molte cose ferreo; il gran numero di emendamenti presentati dalla maggioranza arrivano dall’esterno del Consiglio regionale ma un partito non si può sostituire alle istituzioni per fare le leggi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’articolo in esame il punto centrale della legge, «il cuore di una legge che non ha niente a che vedere con il Piano casa e che, fin dall’inizio, fa emergere la proposta restrittiva della maggioranza in materia di premialità volumetriche». In realtà, ha osservato il consigliere, «la maggior parte del territorio regionale suddiviso nelle diverse zone è escluso dagli incrementi volumetrici cancellando di fatto tutta la normativa precedente ed i suoi risultati in termini di sviluppo economico». Per fare un esempio concreto, ha spiegato il consigliere, «in pratica nei centri storici non c’è alcuna premialità tranne che in presenza del piano particolareggiato adeguato al Ppr, cioè neanche un comune in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, in apertura, ha affermato «che si sarebbe aspettato dal capogruppo del Pd Cocco un passo per accogliere la proposta del consigliere Carta ma purtroppo non è successo, forse per la troppa disattenzione verso le categorie economiche, produttive e sindacali; tutto sacrificato sull’idea della custodia del paesaggio sostenuta dalla maggioranza secondo la quale l’edilizia non è fattore di sviluppo ma una attività da archiviare insieme a tutte le professionalità collegate ed alle tecnologie, alle storie ed alle esperienze di questo settore economico, tutto archiviato senza discussione». «Noi comunque ci saremo – ha concluso Tunis – punto per punto e riga per riga».

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in evidenza che «le ragioni che allora spinsero la maggioranza ad evitare la proroga del Piano casa furono un semplice calcolo politico, nascosto dalla foglia di fico della volontà di arrivare ad una legge organica che alla fine non è arrivata». Gli incrementi volumetrici previsti, ha lamentato, «sono modesti ed accettabili solo dove i Puc è adeguato al Ppr, e già così nessuno presenterà un progetto perché non c’è alcun vantaggio concreto; poi c’è un calvario pesantissimo da affrontare negli uffici tecnici e nessun riconoscimento per gli interventi migliorativi dell’efficienza energetica, insomma dei tanti annunci non è rimasto più nulla».

Il consigliere Fasolino (Fi) ha definito l’articolo 19 “il fulcro” del Dl 130 ed ha dichiarato di attendere che si realizzi la volontà annunciata della maggioranza al confronto “sui temi caratterizzanti la norma”. Giuseppe Fasolino ha quindi ricordato le posizioni espresse a proposito dell’edilizia dalla maggioranza. «Lo scorso  novembre – ha affermato l’esponente della minoranza – avete annunciato la proroga del piano casa con qualche miglioramento, poi invece avete detto che il piano casa non esiste più e quindi avete promesso di tener conto dei contributi delle categorie produttive e delle organizzazioni dei professionisti». A giudizio di Fasolino, la prima proposta in materia di edilizia formulata dall’assessore dell’Urbanistica “era ragionevole” ma poi, ha aggiunto il consigliere di Fi, la proposta è stata stravolta da una velina trasmessa anche alla commissione. «Il risultato finale – ha concluso Fasolino – è che oggi cancellate gli incentivi e confermate un approccio ideologico al tema dell’edilizia e dell’urbanistica».

Ha quindi assunto la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai (Sel) che ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, sull’ordine dei lavori. Il consigliere di Fi ha fatto presente che non è stato né discusso e né approvato il titolo secondo del Dl 130.

Il vice presidente Lai, dopo essersi consultato con gli uffici, ha affermato che i titoli della legge saranno posti in votazione al termine della votazione della legge. «E’ una decisione – ha proseguito Lai – assunta dalla presidenza».

Il consigliere Tedde ha replicato con l’invito al vice presidente Eugenio Lai perché “assuma una decisione in autonomia” ed ha rimarcato che “il titolo di questa serie di norme è identico al capo primo e questo non è possibile”.

Il presidente dell’assemblea ha quindi invitato il consigliere Tedde a proseguire nel suo intervento e l’esponente di Forza Italia ha definito “inammissibile” proporre il titolo nella formulazione identica al capo primo. Tedde ha parlato di un generale “disorientamento” provocato – così ha dichiarato anche “dalla bizzarra conduzione dei lavori in Aula”. Nel merito dell’articolo 19, l’esponente della minoranza ha sottolineato che non si discute la proposta originaria della giunta ma quella stravolta dalla commissione e modificata ulteriormente dagli emendamenti della giunta. «Così – ha affermato Marco Tedde – invece dell’articolo 19 si discute dell’emendamento della giunta all’articolo 19». «L’Aula – ha concluso il consigliere di Fi – ha perso la sua autonomia e  la maggioranza è etero diretta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha salutato la presenza in Aula dell’assessore alla Salute ed ha ricordato le differenti politiche poste in campo dal centrosinistra e dal centrodestra nell’ultimo decennio. «Nel 2004 – ha spiegato Crisponi – con la legge salvacoste si sono persi 17mila posti di lavoro e oggi si segnalano dati che denotano difficoltà  che non seguono i positivi effetti (oltre 4.000 occupati) prodotti dal piano casa approvato nel 2009». L’esponente della minoranza ha definito il Dl 130 “una legge canaglia” ed un “minestrone” di impegni disattesi, confermati dalla presentazione di un “malloppo” di emendamenti che sconvolge l’intero impianto normativo. «I nostri emendamenti – ha concluso il consigliere dei Riformatori – sono frutto di un serio lavoro per tentare di raddrizzare le storture da voi proposte: non è possibile che tutto debba essere respinto e liquidato come inutile  strumentale».

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha definito l’articolo 19 «una legge all’interno della legge e rappresenta in sintesi il vostro piano casa». La consigliere della minoranza ah quidni ricordato i positivi risultati ottenuto con l’applicazione del legge 4 («ha consentito ai sardi di migliorare il patrimonio edilizio e ha aiutato il comparto dell’edilizia in tempi di profonda crisi»). Alessandra Zedda ha quindi domandato alla maggioranza il perché insiste nel non voler migliorare l’articolo 19 e l’intero disegno di legge. L’onorevole Zedda ha definito il provvedimento in discussione “un compromesso al ribasso” ed ha evidenziato il livello insignificante di premialità volumetriche. «La vostra legge – ha concluso Alessandra Zedda – si rivelerà una legge boomerang per il centrosinistra».

Il consigliere, Stefano Tunis (Fi), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha domandato alla presidenza di rendere note eventuali decisioni assunte in sede di coordinamento, come quelle comunicate a proposito delle successive votazioni dei titoli di legge.

Il vice presidente Lai ha comunicato che non sono state assunte altre decisioni oltre a quelle rese note a seguito della segnalazione del consigliere Tedde.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato che l’articolo 19 non “migliora e non riqualifica” il patrimonio immobiliare esistente e “punisce” i “cittadini sardi”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che il provvedimento in discussione esclude dalle possibile e inadeguate premialità volumetrica le zone E e le zone F. «Escludete e penalizzate – ha dichiarato Peru – un’altra volte gli operatori dell’agricoltura e del comparto turistico ricettivo». Il consigliere di Fi ha parlato di “pianificazione a macchia di leopardo” ed ha ribadito che i livelli di premialità contenute nell’articolo 19 sono tali da non incentivare alcun intervento sul patrimonio immobiliare sardo. «Con 23 metri quadri di premialità – ha spiegato Peru – nessuno ha interesse ad aprire un cantiere in casa e l’articolo 19 non darà alcun risultato».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda Giorgio Oppi che ha bocciato senza mezzi termini l’art. 19: «Il Dl 130 è pura ideologia applicata all’urbanistica – ha detto Oppi – lo dimostra l’esclusione delle zone agricole e turistiche dagli interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente . Sembra quasi che vogliano tutelare dei paradisi naturalistici ma non è così. La reale condizione del patrimonio edilizio delle zone turistiche e agricole è diversa, escludere a priori questi stabili è una scelta scellerata».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invitato i consiglieri di minoranza a decidere in autonomia. «Ho sentito parlare nei precedenti interventi di clima circense, ho l’impressione che il vero domatore (riferimento chiaro al segretario del Pd Renato Soru ndr) non frequenti quest’Aula».

Truzzu ha poi criticato la tattica dilatoria adottata dalla maggioranza: «Rimandare determina due risultati: si vive nel futuro e si riempie la vita di cose inutili – ha affermato il consigliere di minoranza – lo si è fatto, in passato, con il Piano Casa, lo si fa ora in attesa di una legge urbanistica».

Concetto condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha poi criticato duramente l’impianto dell’art. 9: «E’ una norma cambiata in corso d’opera, la proposta originaria della Giunta è stata modificata da una sottocommissione. Nell’art. 19 mancano le zone E e F. Perché? Forse per consentire a qualcuno di intervenire su aspetti non disciplinati?». Dedoni ha poi rivolto un monito al centrosinistra: «Il giudice vero di questa legge saranno gli elettori»

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ribadito la necessità di riportare il testo del Dl 130 in Commissione. «Il problema è la presentazione da parte della Giunta dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 da cui poi è discesa una mole di emendamenti. Qualcuno ha parlato di spending review per giustificare i vincoli a costruire nelle zone agricole. Ciò consentirebbe ai comuni di risparmiare per esempio sulla raccolta dei rifiuti. Non è così». Carta ha poi invitato i consiglieri di maggioranza ad avere più coraggio nell’affermare le proprie idee. «La sintesi interna – ha detto – dovrebbe sempre guardare all’interesse generale».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha ribadito il giudizio negativo nei confronti del Dl 130 già espresso nei precedenti interventi. «Anche l’art. 19 non si differenzia dagli altri. Non si trovano soluzioni razionali per i cittadini, i problemi dei sardi, delle imprese, dei lavoratori si aggraveranno». Rubiu si è poi soffermato sul comma 4 dell’art. 19 che prevede una premialità del 5% per gli incrementi volumetrici finalizzati all’efficientamento energetico. «E’ una premialità ridicola – ha sostenuto Rubiu – le opere di efficientamento sono molto costose, con il 5% di incremento volumetrico nessuno farà interventi». Critiche anche al comma 5 che prevede il 10% di premialità se l’intervento riguarda l’intera unità immobiliare. «Lo ha già previsto Renzi, questa legge non porta nessuna innovazione. L’esclusione delle zone agricole e turistiche  – ha proseguito Rubiu – comporterà un’ulteriore spopolamento delle zone interne».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha dato la parola al capogruppo di Sel Daniele Cocco. «Abbiamo capito che questa legge non vi piace – ha detto Cocco rivolgendosi alla minoranza – il centrosinistra ha raggiunto una sintesi. Visto l’andamento del confronto sarà difficile trovare un accordo, le nostre posizioni sono lontane, fatevene una ragione, smettiamola di parlarci addosso, approviamo la legge e passiamo ad altri provvedimenti urgenti come la riforma degli Enti Locali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «non esistono margini per nessun accordo perché vogliamo che la responsabilità ricada per intero su di voi; noi abbiamo fatto proposte che avete sempre respinto a cominciare dalla proroga del Piano casa e con questa legge state facendo un danno ai sardi e un grande regalo all’opposizione, gli elettori si ricorderanno di ciò che avete fatto e vi toglieranno la fiducia». «Inoltre – ha proseguito Pittalis – c’è lo stravolgimento di tutte le richieste formulate dai portatori d’interesse dell’economia sarda: avete confinato l’agricoltura in un ruolo residuale, avete mortificato l’autonomia dei comuni nella programmazione e nel governo del territorio, avere complicato le procedure per ottenere i permessi di costruire in controtendenza con la legislazione europea e nazionale, state impedendo ogni azione di miglioramento del patrimonio esistente, emerge ancora una volta una visione burocratica e centralista che noi continueremo a combattere».

Conclusa la discussione generale, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 218 (soppressivo totale dell’art. 19)

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), riprendendo la metafora pasquale, ha invitato la maggioranza «a bere fino all’ultimo il calice; questa legge aggrava tutti i problemi dell’edilizia in Sardegna aggiungendo ulteriore burocrazia, mettendo in piedi un gigantesco deterrente rispetto ad ogni iniziativa».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) citando l’intervento di un esponente del Pd nella legislatura 2004/2008 ha parlato dei «temi della libertà e dello sviluppo sui quali il centro sinistra deve fare un aggiornamento programmatico sul governo della Regione, in particolare per la legge urbanistica e per i paesi che si stano spopolando». «Questo discorso – ha concluso Floris – è stato pronunciato in occasione delle dimissioni di Soru da presidente della Regione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha parlato di «legge truffaldina che contiene una grande trappola, il suo contenuto reale nemmeno si conosce perché con un emendamento la Giunta cambia qualcosa e qualcosa no; condividete gli incrementi volumetrici dovete capire che dovete tornare alla versione della legge predisposta nel novembre scorso».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «la maggioranza non può rimproverarci di non essere stati propositivi, questa legge dimostra che non avete ascoltato l’opposizione ma neanche le categorie produttive, il mondo delle professioni e del lavoro; siete voi che pensate di avere la verità in tasca, oppure siete obbligati a farlo e vi piegate a qualche volontà esterna».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) favorevole alla soppressione dell’articolo, ha detto che «non tutto è da buttare ma la protervia è inaccettabile; le proposte sugli aumenti volumetrici sono privi di logica, vi siete confrontati in commissione con tutte le associazioni di categoria e poi non avete accolto nemmeno una delle proposte che vi sono state presentate».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato che «non è vero come dice Cocco che questa legge non piace alla minoranza, non piace ai sardi, a quelli che hanno votato noi ed anche a quelli che hanno votato voi; l’articolo va soppresso perché non fa niente per l’economia sarda ed anche perché vengono esclusi i cittadini che vivono in campagna e nelle zone turistiche, mentre per gli altri limitazioni solo  divieti inaccettabili, nessuno di questi tempi si mette le mani in tasca per non fare niente».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha attribuito all’articolo la volontà di riprendere «la logica punitiva applicata contro le zone agricole; che differenza c’è fra le zone agricole e quelle produttive che accolgono industrie, aziende artigiane e di servizi? Non c’è un minimo di equità e di equilibrio».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, si è detto convinto che «ci starebbe tutta una riflessione anche per la sinistra che ha una rispettabilissima storia; dovreste essere quelli vicini agli ultimi ma di tutto questo la legge non ha recepito nulla, perché la sinistra ha spostato il centro della sua politica verso i grandi interessi tralasciando quelli della gente comune».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, contrario alla soppressione dell’emendamento, ha ribattuto alle accuse dell’opposizione spiegando che «l’articolo dice cose molto chiare, sulle zone B e C c’è un incremento del 20%, c’è un bonus del 5% per l’efficienza energetica, più un altro 10%, in tutto siamo al 45% e forse neanche il Piano casa arrivava a tanto; la storia di questo emendamento è tutta qui e, per le zone agricole e turistiche, da parte nostra non c’è nessuna chiusura alla discussione».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «l’urbanistica è la madre di tutti i problemi dei comuni ecco perché bisogna scrivere leggi il più possibile chiare, l’emendamento 125 è grossomodo su questa linea ma ci sono ancora molte cose non chiare ed inoltre nelle zone industriali c’è un tetto insuperabile non applicabile a molte tipologie produttive».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, favorevole, si è soffermato su alcuni interventi precedenti, ricordando che il consigliere Daniele Cocco ha chiesto una sorta di resa della minoranza mentre il capogruppo del Pd Pietro Cocco sembra aver manifestato una apertura in particolare sulle zone agricole e turistiche. «Ma se è così – ha aggiunto – confrontiamoci sulle questioni concrete».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), anch’egli favorevole, ha dichiarato che «la legge non ci piace e sicuramente non piace a tanta gente che fuori dal palazzo attende risposte; ne approfitto per dire al Consiglio che è passata poco fa in parlamento la legge che accorpa le camere di commercio, così il consigliere Daniele Cocco si dovrà occupare anche di quei lavoratori oltre che dei dipendenti delle disciolte province».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito gli incrementi previsti dalla legge «asfittici, che non provocheranno quella scossa di cui l’economia sarda ha molto bisogno, la legge invece 4 del 2009 ha funzionato perché aveva un termine e quindi ha fatto correre gli investimenti privati». «Ma la cosa più grave – ha concluso – è che la maggioranza si è girata dall’altra parte davanti alle richieste del mondo associativo e produttivo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i conti del consigliere Pietro Cocco non tornano, sembrerebbe quasi che uno si possa costruire una casa nuova ma in realtà il 20% è riferito al limite medio di zona, cioè 23 metri quadrati o 27 al massimo; non si può imbrogliare l’intelligenza della gente, anche il contadino che fa uno più uno si rende conto della presa in giro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che a suo giudizio «Dedoni ha messo in difficoltà la maggioranza, perché se è vero quello che ha detto il capogruppo del Pd possiamo fermarci subito ma il problema è che nessuno ha letto le norme come ha fatto lui sommando le diverse premialità: i limiti ci sono eccome, oppure se abbiamo capito male e come ha detto Cocco si può arrivare al 45% complessivo scrivete il testo in modo diverso».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 218, che il Consiglio ha respinto con 27 voti contrari, 1 voto favorevole e 1 astenuto.

Il presidente del consiglio ha quindi annunciato la messa in votazione dell’emendamento n.538 (Fasolino e più), parere contrario della commissione che emenda il sostitutivo totale n. 125 (presentato dalla Giunta) e propone al comma 3, lettera a) la soppressione delle parole “fino a un massimo di 70 metri cubi”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la parola per ribadire che in occasione della precedente votazione elettronica, nel tabellone dell’Aula non è apparso alcun voto positivo (luce verde) e che il consigliere Alberto Randazzo conferma di non aver partecipato alla votazione come il resto dei consiglieri della minoranza.

 Il presidente del Consiglio ha confermato la registrazione nel verbale di scrutinio del voto “verde” del consigliere Randazzo ed ha quindi concesso la parola all’esponente di Forza Italia.

L’onorevole Randazzo ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione ed ha sottolineato che l’apposita scheda non era neppure inserita in postazione.

Il presidente del Consiglio ha ricordato che in ogni caso la presenza del consigliere Randazzo non era determinante ai fini della verifica del l numero legale in Aula ed ha quindi concesso la parola al consigliere dell’Uds, Floris, per la dichiarazione di voto all’emendamento n. 538.

L’onorevole Floris (Sardegna-Uds) ha rivolto un nuovo appello alla riflessione e al confronto sul provvedimento in discussione ed ha denunciato il rischio che con l’approvazione del Dl 130 si crei un “mostriciattolo tecnico prima ancora che giuridico”. L’esponente della minoranza ha ricordato le norme e i provvedimenti in materia di edilizia, urbanistica e tutela del paesaggio varati a partire dagli anni ’70 e che hanno registrato innumerevoli disposizioni e un’infinità di norme “in cui è ormai troppo difficile districarsi”. «Oggi – ha concluso Floris – creiamo ulteriore confusione e faccio appello perché si possa trovare un’intesa su pochi e precisi punti».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 538 ed ha definito il testo di legge “un articolato restrittivo”. L’esponente della minoranza ha dichiarato che se non si cancelleranno le limitazioni nelle premialità (70 e 90 metri cubi) non ci si potrà confrontare nel merito con la maggioranza e il Dl 130 si confermerà una norma inaccettabile.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato voto a favore all’emendamento 538 («può aiutare a migliorare il provvedimento») ed ha ribadito la volontà di proceder con la cancellazione dei limiti dei 79 e 90 metri cubi.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto favorevole e ha sottolineato che il comma 5 dell’articolo 19 (incremento 10%) si riferisce ai parametri da adottare e non già non all’incremento volumetrico. «State per approvare una norma che avete rappresentato in altro modo – ha concluso Tedde – il che dimostra l’opportunità di una pausa di riflessione».

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento e ha confermato la volontà di partecipare nel merito alle modifiche del Dl 130. «Lo strumento che ci assegna il regolamento – ha spiegato l’esponente della minoranza – è la presentazione di emendamenti che non possono essere considerati una pratica ostruzionistica». Locci ha concluso ribadendo la proposta di cancellazione dei limiti di 70 e 90 metri cubi «perché vogliamo che si realizzi davvero una premialità per chi riqualifica la sua abitazione».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito il comma delle premialità come “il comma del vorrei ma non posso”. «C’è un limitatore – ha spiegato Tunis – una sordina che pone limiti all’ampiezza della misura che avete previsto». Il consigliere della minoranza ha domandato il perché del limite pari a 70 e 90 metri cubi e non numeri significativi che possano attribuire un valore economico corrispondente all’impegno economico per la riqualificazione degli immobili. «Se ci sono soluzioni tecniche è arrivato il momento di tirala fuori – ha concluso Tunis – raddoppiamo questi limiti. Questa è la nostra proposta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha replicato alle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco ed ha citato Fibonacci e anche l’eliocentrismo. «Anche il Papa allora negava l’evidenza – ha dichiarato Dedoni – così Pietro Cocco, che è il Papa del Pd in Aula, non può negare l’evidenza e affermare con la sommatoria delle premialità previste da questa norma si possa realizzare una nuova abitazione». Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato voto a favore dell’emendamento.   

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che le questioni di buon senso e la regola dell’esperienza insegnano che «una legge e gli strumenti in essa previsti hanno possibilità di successo nella misura in cui sono fruibili dai destinatari». «Voi introducete un sistema che non incentiva né premia chi investe per la riqualificazione del patrimonio immobiliare», ha concluso il capogruppo Pittalis.

Il capogruppo del Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Ganau, ha accordato la sospensione e alla ripresa dei lavori in Aula ha posto in votazione l’emendamento 538 che è non è stato approvato con 29 voti contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento 537 (Fasolino e più) che sopprime il limite dei 90 metri cubi, emendando la proposta di modifica presentata dalla Giunta (n. 125).

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato che se davvero la maggioranza ha intenzione di migliorare il Dl 130 la strada passa per l’eliminazione del tetto massimo dei 90 metri cubi per gli immobili che ricadono nei Comuni che hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il concetto è stato ripreso dal consigliere Oscar Cherchi (Fi) che ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 537.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato di “intravedere in molti consiglieri della maggioranza la volontà di avvicinarsi ad una soluzione al tema sollevato dall’opposizione” e si augurato, dichiarando voto favorevole all’emendamento 537, che “maggioranza e opposizione non si ritrovino concordi solo nei freddi numeri delle premialità”.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito le ragioni espresse a proposito del superamento del limite dei 90 metri cubi, dai suoi colleghi di gruppo.

A favore dell’emendamento n. 37 è poi intervenuto il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) che ha manifestato l’esigenza di rivedere i limiti stabiliti per le zone B e C. «Sono vincoli che non hanno una ragion d’essere – ha detto Peru – una disposizione che non fa che confermare l’inutilità di questa legge».

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso soddisfazione per le aperture arrivate dalla maggioranza durante la sospensione dei lavori e chiesto che la disponibilità si traduca in fatti concreti. «Siamo pronti a venirvi incontro ma dovete dimostrare di voler ascoltare la nostra voce».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha rivolto un invito alla maggioranza perché venga approvato l’emendamento che rimuove il limite sei 90 metri cubi per gli incrementi volumetrici nelle zone B e C dei comuni che hanno approvato i PUC. «Non mi sembra che su questo punto ci sia disponibilità da parte vostra – ha detto Zedda – cogliete questo ennesimo match point che vi offriamo».

Il capogruppo di Aps Gianluigi Rubiu ha invece smentito l’ipotesi di un’intesa tra maggioranza e opposizione. «Voi continuate con il vostro atteggiamento di chiusura, noi proseguiremo nella nostra battaglia».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza che durante la pausa ha mostrato disponibilità ad accogliere i suggerimenti dell’opposizione e poi ha invece fatto un passo indietro sugli emendamenti proposti dalla minoranza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza ad accogliere la proposta dell’opposizione. «Non è vero che gli incrementi possono essere del 45% – ha detto – finché rimangono i limiti dei 70 e dei 90 metri cubi gli incrementi sono minimi».

Appello al dialogo anche da parte del capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu: «Votate questo emendamento nell’interesse dei sardi».

Mario Floris (Uds) ha annunciato la sua astensione «per coerenza con quanto detto finora».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 537 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e 17 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 529 (Fasolino e più) che propone la soppressione della parte del comma 5 dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 che esclude, nelle zone industriali e artigianali, gli incrementi volumetrici degli immobili con destinazione abitativa, residenziale o commerciale.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Oscar Cherchi (Forza Italia) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento si è detto convinto della volontà della maggioranza di voler arrivare a un’intesa sul Dl 130.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 529 con scrutinio elettronico palese. Non essendo stato raggiunto il numero legale, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 10.00.

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Nuovo passo avanti questa mattina, in Consiglio regionale, verso l’approvazione definitiva del D.L. 130.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha lamentato il ritardo con il quale si è aperta la seduta, rispetto all’ora stabilita per la convocazione. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha invece svolto il suo intervento sul tema normato dall’articolo 17 (la disciplina degli interventi nelle aree rurali) che rappresenta una delle questioni in cui appare più marcato il contrasto tra le posizioni della maggioranza e della minoranza. Oscar Cherchi ha ricordato quindi il differente testo esitato dalla IV commissione rispetto all’originaria proposta della Giunta e i successivi emendamenti presentati dall’esecutivo. A giudizio dell’esponente di Fi è dirimente la questione del cosiddetto “lotto minimo”. «La Giunta conferma i 3 ettari previsti nel Ppr – ha spiegato Cherchi – ma alcuni emendamenti di alcuni consiglieri della maggioranza riducono a 2 ettari e a un ettaro le superfici necessarie per richiedere l’autorizzazione ad edificare».  Oscar Cherchi ha quindi invitato giunta e maggioranza a esplicitare quale sia l’orientamento sul tema del lotto minimo così da consentire un confronto efficace anche con i gruppi della minoranza.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci ha definito “superati” i concetti di metro quadro e metro cubo riferiti alle attività in agricoltura ed ha ricordato le novità introdotte in materia nella Regione Toscana. «Occorre prestare attenzione – ha spiegato Locci – alla sostenibilità ambientale dei progetti aziendali piuttosto che alle estensioni e alle superfici, perché il mondo agricolo è profondamente mutato ed è evidente che all’interno della stessa azienda agricola si coniugano oltre alle coltivazioni anche le attività legate al turismo e al commercio». L’esponente della minoranza ha quindi invitato la Giunta e la maggioranza a considerare distinti i provvedimenti che riguardano le attività economiche in agro da quelle attinenti le residenze in agro.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha sottolineato una generale confusione nell’esame del provvedimento ed ha evidenziato una differente posizione della Giunta rispetto al pronunciamento della competente commissione consiliare. Anche Alessandra Zedda ha rivolto la sua attenzione sul tema del lotto minimo («concordiamo con l’estensione di un ettaro») ed ha invitato Giunta e maggioranza a tenere ben presenti le nuove tecniche per le attività agricole che consentono livelli soddisfacenti di produttività con un ridotto utilizzo del territorio.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di ritrovare nel dettato dell’articolo 17 la spiegazione delle affermazioni fatte dal presidente Pigliaru in sede di dichiarazioni programmatiche a proposito di “paesaggio” e produzioni agricole. «Dimostrate – ha attaccato Tunis – la vostra visione contemplativa della Sardegna e dimostrate di non capire cosa significa l’approvazione di queste norme per le  proprietà dell’agro». L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato il tradizionale uso della campagna, anche a scopo abitativo,  nelle comunità della Sardegna ed ha evidenziato come per molte famiglie l’agricoltura costituisca una forma di reddito accessorio. Stefano Tunis ha concluso denunciando che, insieme con l’introduzione dell’Imu agricola, la norma in discussione, se approvata, porterà al crollo del mercato dei territori dell’agro in tutta la Sardegna.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’articolo «una colonna portante di un corpus normativo contraddittorio e profondamente sbagliato, prima con una modifica radicale del testo della Giunta che in commissione diventa un testo di divieti assoluti, poi con l’emendamento successivo della Giunta che materializza nuovamente la presenza del fantasma che fin dall’inizio ha aleggiato su questa legge». «In tutto il mondo e in tutta Italia – ha ricordato Tedde – l’agro è cambiato e non è più un’area vasta da mettere sotto una cappa; noi mettiamo l’uomo al centro della terra per lavorarci e per custodirla, mentre il ripescaggio del Ppr è una deriva fondamentalista che non deve prevalere in Consiglio regionale, per questo siamo al fianco di quella parte dei sardi, presente anche in alcuni settori della maggioranza, che vuole far vivere le nostre campagne».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «evocare il solito fantasma significa dire la verità, è uno dei chiodi fissi di una certa visione delle campagne sarde che, fra l’altro, sostiene la divisione fra zone agricole costiere e zone agricole interne ritenendo che siano tutti abusivi ma non è così. In Sardegna – ha continuato – ci sono aree dove sono nati piccoli borghi per iniziativa di tanti agricoltori, con insediamenti in parte legati anche al turismo, con persone che fanno impresa valorizzando la nostra terra». Basta, ha esortato Fasolino, «con la programmazione fondata solo sui vincoli, una idea superata anche in Regioni come Toscana ed Umbria dove invece viene premiata la scelta di insediarsi in campagna, secondo un approccio alle zone rurali legato allo sviluppo, per fortuna questa tesi è presente anche in maggioranza ed è auspicabile che cresca ancora».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, ha rilevato che «c’è un dibattito interno alla maggioranza con lo scopo di limitare i divieti che va assecondato». Torna in mente, secondo Carta, «il decreto Ronchi che decise di salvaguardare alcuni territori con normative rigide ed assurde; allora tutti i sindaci combatterono una battaglia giusta contro chi voleva limitare l’autodeterminazione delle comunità locali, oggi si sta impedendo di nuovo ai comuni di difendere e presidiare il loro territorio». «Ma qual è – si è chiesto il consigliere sardista – il rischio che si vuole evitare? La dimensione di un ettaro, ha precisato, «nasce dal fatto che in Sardegna c’è una proprietà agricola molto frammentata, frutto di una tradizione secolare; è necessario quindi tornare con i piedi per terra senza imporre una linea contro la storia, la cultura, l’identità, la dignità dei nostri cittadini».

Il consigliere di Area popolare sarda Giorgio Oppi ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla necessità di operare con attenzione e consapevolezza, «mentre invece emerge l’incapacità di risolvere i problemi con corretti strumenti di governo, ripiegando sulla linea del chiudiamo tutto a chiave poi ne riparleremo; il contrario di uno sviluppo che deve essere affrontato in maniera coerente ed esaustiva anziché vietare tutto o quasi e mantenere lo statu quo». La Sardegna, ha detto ancora Oppi, «ha firmato un accordo con il ministero dei Beni culturali per la predisposizione di un Ppr delle zone interne che doveva essere completato in 540 giorni a partire dal primo marzo 2013: a che punto siamo? Perché si continua con norme sbagliate?». Al di là dei numeri, ha concluso il consigliere di Ap, «in Sardegna abbiamo assistito spesso alla concentrazione della proprietà in centinaia di ettari prima lottizzati e poi frazionati creando obiettive difficoltà alle amministrazioni locali anche per la necessaria dotazione di servizi pubblici nelle aree urbanizzate».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha sostenuto che repetita iuvant, nella speranza che sia «utile per far maturare convincimenti diversi nella maggioranza e nella Giunta; siamo arrivati a questo punto con un testo della Giunta ed uno della commissione profondamente diversi, in un clima di confusione aggravata dagli emendamenti della stessa Giunta e dalla maggioranza, non è il modo migliore per procedere perché c’è il massimo dell’incertezza per il cittadino». Nelle nostre campagne, ad avviso di Truzzu, «c’è una proprietà polverizzata che rende il vincolo dei tre ettari punitivo per la maggioranza dei sardi e soprattutto per tanti giovani che vogliono tornare all’agricoltura e formarsi una famiglia, senza dimenticare che si corre il rischio di generare fenomeni speculativi per creare un nuovo latifondo». «Oggi – ha aggiunto Truzzu – le aziende agricole si sviluppano in lotti di piccole dimensioni e lo testimoniano progetti di serre che si sviluppano in altezza per sfruttare la luce; non si può fermare chi vuol fare anche ricerca ed innovazione, bisogna ragionare parlando non di quantità ma di qualità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha invitato il Consiglio a lasciar perdere «le polemiche sugli abusi e le distorsioni, con il loro carico di strumentalità». «L’Imu – ha spiegato Floris – è differenziata, dalla montagna, la collina, da quella per i coltivatori diretti, a quella generalista per superfici da zero a 280 metri; potrebbe accadere anche in Sardegna quanto già successo in altre Regioni, dove i piccoli e grandi proprietari si sono rivolti alle amministrazioni pubbliche per cedere i loto terreni, dei quali non sopportavano il peso del carico fiscale». «Siamo fuori dal mondo – ha protestato Floris, «perché fra l’altro c’è un impianto di norme, dall’Europa in giù, secondo le quali la Regione non ha il potere di legiferare come vuole e lo dimostrano i tanti ricorsi alla magistratura amministrativa che abbiamo perso». «Abbiamo parlato di un ettaro – ha concluso il consigliere – guardando la Sardegna vera composta fa fazzoletti di terra dove sono cresciute intere generazioni ma non è questioni di numeri; teniamo conto piuttosto dei tanti giovani che vogliono tornare in campagna e che noi dobbiamo aiutare anche con i punti di ristoro».

Ha quindi preso la parola Antonello Peru (Forza Italia) che ha definito “arrogante” il contenuto dell’articolo 17: «Non capisco – ha detto Peru – perché si vogliano punire i cittadini sardi. Incomprensibile la distinzione tra ambito costiero e zone interne. L’articolo 17 certifica l’esistenza di zone agricole di serie A e zone di seri B».

Peru ha poi stigmatizzato l’introduzione di nuovi vincoli che, di fatto, bloccano tutte le attività in ambito costiero «non è più possibile realizzare posti letto, né strutture sportive – ha sostenuto il consigliere azzurro – non c’è un’idea di agro, siamo davanti ad un articolato “ad personam e ad paesem”. Non capisco questa demonizzazione dell’agro, la stragrande maggioranza della popolazione del sassarese vive nelle borgate».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha espresso un giudizio fortemente critico sul contenuto dell’articolo 17. «La pianificazione relativa al mondo delle campagne viene affrontata in modo improprio – ha affermato Dedoni – l’agricoltura sarda non è tutta estensiva, cambia da territorio a territorio, ci sono aree vocate alla pastorizia e altre alle coltivazioni. L’articolo 17 non tiene conto di questo, non c’è un progetto meditato».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu si è detto certo che l’approvazione dell’articolo 17 segnerà la sconfitta del centrosinistra alle prossime elezioni regionali. «E’ una norma scritta da persone incompetenti – ha detto Rubiu – il sistema per calcolare quanta terra serva per produrre è la redditività aziendale. E’ un concetto introdotto dalla legislazione comunitaria, le norme Ue parlano di “reddito standard lordo”, tutto il resto sono solo stupidaggini, questa legge serve a bastonare chi vuole svolgere un’attività agricola».

Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna”, ha apprezzato il tentativo della Giunta di trovare una soluzione con l’emendamento n. 590 che affida ai comuni la responsabilità di definire nei Puc le zonizzazioni dei territori agricoli in funzioni delle caratteristiche agro pedologiche e della capacità d’uso suoli. «Avrei però apprezzato di più se al comune fosse stata demandata anche la possibilità di stabilire il lotto minimo di intervento, eliminando il blocco dei tre ettari. Questo – ha concluso Fenu – è un articolo scritto da chi non è mai stato in campagna. Non si può ignorare una cultura millenaria di utilizzo dei suoli».

Efisio Arbau, citando l’antropologo Bachisio Bandinu, ha ricordato che nella lingua sarda non esiste un termine per definire l’ambiente. «Parliamo di tancas, terrinos, sappiamo che la questione è complessa e variegata, meno male – ha poi affermato ironicamente – che in Consiglio c’è l’on. Tunis che difende il mondo pastorale». Arbau ha poi spiegato che nel Dl vengono disciplinate distintamente gli interventi le zone agricole a fini edificatori e quelli a fini residenziali: «Nelle direttive è previsto che il lotto minimo sia un ettaro, nell’emendamento è precisato che ai soli fini residenziali il lotto minimo è di tre ettari. E’ una misura di salvaguardia, una misura temporanea che ci serve per arrivare a una legge urbanistica che va nella direzione opposta: i comuni avranno il potere di disciplinare il lotto minimo. L’impegno della maggioranza è quello d approvare la legge urbanistica entro l’anno».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, nel suo accalorato intervento, è tornato sulla polemica innescata ieri in Consiglio sulle deroghe al PPR contenute nel Dl 130.  «Si tratta di una violazione palese che anche le sentenze del Tar dicono di non essere ammissibile. Non c’entra nulla il San Raffaele di Olbia, gli interessi sono altri. E’ un dovere della politica verificare chi c’è dietro. Quando si parlava di Costa Turchese c’era una levata di scudi, adesso nessuno si scandalizza se ci sono fondi di investimenti stranieri che stanno mettendo le mandi sulle coste sarde». Entrando poi nel merito dell’art. 17, Pittalis ha attaccato la maggioranza: «Voi dimenticate che nell’agro esercitano la loro attività pastori e agricoltori. Questi saranno penalizzati, state introducendo un principio chiaro, state punendo un settore che è già agonizzante».

In relazione all’emendamento n.590, il capogruppo di Forza Italia ha chiesto la votazione per parti: per i commi 1,2,3 e 6 a scrutinio palese, per i punti 4 e 5 a voto segreto.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, intervenendo nel merito dell’emendamento n. 582 (Meloni e più) ha ribadito l’intento di procedere con l’incentivazione ai Comuni per l’approvazione dei Puc. «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della maggioranza – dice in sostanza che le amministrazioni che non hanno provveduto all’adozione del Puc non possono fare ricorso alle varianti urbanistiche, tranne in casi specifici o nei casi in cui la Giunta regionale riconosce la pubblica utilità».

Marco Tedde (Fi) ha affermato che se l’emendamento in discussione fosse stato presentato dal centrodestra nella passata legislatura, l’allora opposizione avrebbe occupato l’Aula tra le proteste. «Quest’emendamento – ha incalzato Tedde – rischia di avere il nome e il cognome dei possibili beneficiari». L’esponente della minoranza ha confermato la “non contrarietà” alle deroghe urbanistiche  «ma quella che si va delineando si basa sula discrezionalità della giunta e così si produrranno varianti per amici». «Questa discrezionalità deve essere stoppata – ha concluso Marco Tedde – e serve definire criteri obiettivi senza procedere a colpi di deroghe».

Il consigliere del gruppo “Area popolare sarda” Giorgio Oppi (Aps) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento ed ha definito la proposta di modifica avanzata dai consiglieri della maggioranza: «Una marchetta fatta per il Qatar». Oppi ha quindi mostrato un faldone ed ha affermato di possedere carte e documenti che dimostrano quanto affermato. L’esponente della minoranza ha parlato di “uno scandalo” che va a dare seguito «all’ennesima richiesta avanzata dalla società del Qatar che non ha ancora fatto niente per la Sardegna ma che condiziona le scelte della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha denunciato il pericolo che le richieste della società del Qatar non si fermino al contenuto dell’emendamento ed ha escluso che tali iniziative siano legate all’ex ospedale San Raffaele. «Voterò contro – ha concluso l’esponente della minoranza – e vi invito a riflettere perché la Sardegna sta diventando un giardino nella disponibilità di qualche emiro».

Modesto Fenu (gruppo Sardegna) ha definito la situazione “scandalosa” a fronte delle rigidità che invece vengono stabilite in danno dei Comuni che non hanno adeguato i Puc al Ppr. Il consigliere della minoranza ha quindi evidenziato che l’adeguamento del Pai impedirà di realizzare alcunché il 70% del territorio dell’Isola. «Mi auguro – ha concluso Fenu nel dichiarare il voto contrario – che l’assessore dell’Urbanistica e il capogruppo del Pd abbiano a cuore le fortune della Sardegna prima di quelle della Qatar Foundation».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha definito l’emendamento 582 «arrogante e punitivo per le amministrazioni locali». «Ricorda – ha aggiunto Peru – un provvedimento dittatoriale che imponeva l’utilizzo delle cintura di sicurezza agli automobilisti ma fabbricava auto senza le cinture di sicurezza». A giudizio di Peru il mancato adeguamento del Puc al Ppr non è una responsabilità delle amministrazioni comunali ma deriva dalle difficoltà intrinseche al Ppr, approvato ai tempi del governatore Soru. «Perché – ha concluso il consigliere della minoranza – oggi il centrosinistra afferma che il Ppr non può essere rivisitato, quando nella scorsa legislatura affermavano l’esatto contrario?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di «non trovare niente di strano nel contenuto dell’emendamento 582» ed ha dato lettura di una norma del 1987 che sottoponeva l’approvazione delle varianti urbanistiche dei Comuni all’approvazione dell’assessore regionale dell’Urbanistica. Il capogruppo della maggioranza ha concluso ribadendo la correttezza dell’emendamento e a proposito dell’ex San Raffaele ha dichiarato: «Non c’è niente di poco chiaro ma un accordo noto e alla lcue del sole».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato duramente il contenuto dell’emendamento 582: «L’ex San Raffaele di Olbia non c’entra mentre c’entrano molto gli interressi riferibili a una precisa società lussemburghese». L’esponente della minoranza ha parlato di “svendita del territorio” e di “interessi collaterali”. «Questo emendamento – ha proseguito il consigliere di Fi – è una deroga al Ppr e non si rivolge ai problemi di tanti cittadini sardi ma dei grandi interessi che non c’entrano niente con gli interessi dei sardi». «E’ una schifezza – ha concluso Pittalis – e voterò contro».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato come le ultime dichiarazioni in Aula preoccupino non poco non solo la minoranza ma anche molti consiglieri che siedono nei banchi del centrosinistra. «E’ una delle più grandi marchette mai vista in Consiglio regionale», ha accusato il consigliere della minoranza «e voterò contro l’emendamento-marchetta».

Il presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento 582 ed ha ribadito la correttezza delle modifiche proposte.

Il consigliere, Mario Floris (Sardegna-Uds) ha invitato il presidente del Consiglio e l’intera assemblea a tenere nella dovuta considerazione quanto emerso nel corso del dibattito («non si può far finta di non aver sentito nulla») ed ha chiesto una sospensione dei lavori per compiere opportuni approfondimenti.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decisione di voler sottoporre alla volontà dell’Aula la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Floris. A sostegno della richiesta di Floris è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («se i lavori devono proseguire in questo modo faremo una correzione alla linea di  condotta fin’ora tenuta dall’opposizione in Aula, perché non può passare per ordinario un fatto che invece è straordinario»).

L’assessore dell’Urbanistica, dopo aver ottenuto la parola per alcuni chiarimenti, ha dichiarato che lo spirito dell’emendamento non è quello evidenziato dai consiglieri di minoranza ed ha ricordato che l’articolo 12 del “piano casa” approvato nella scorsa legislatura consentiva ampi margini di deroga al Ppr.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha confermato quanto affermato dall’assessore Erriu a proposito delle deroghe del piano casa ed ha escluso l’intensione di favorire “qualcuno o qualcosa”. Il consigliere della maggioranza ha concluso dichiarandosi “non contrario” alla possibilità di una brevissima sospensione per consentire un chiarimento tra i consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Urbanistica che ha presentato un emendamento orale che prevede che le varianti siano da assoggettarsi a verifica di coerenza ai sensi delle disposizioni contenute nella legge 7 del 2002.

Il presidente Ganau verificato ha proclamato “accettato” l’emendamento orale all’emendamento 582 (non essendoci state osservazioni in Aula) ed ha posto in votazione quindi l’emendamento 582 (come modificato dall’emendamento orale).

L’emendamento 582 (Meloni e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 118 (presentato dalla Giunta) è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 588 (presentato dalla Giunta) che, a sua volta emenda il n. 582, aggiungendo la seguente dicitura: «E’ inoltre, consentita l’adozione degli atti finalizzati all’attuazione del Piano paesaggistico regionale e previsti dalle disposizioni in esso contenute». L’emendamento n. 588 è stato approvato con 29 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione per l’impossibilità di valutare il contenuto dell’emendamento proposto dalla Giunta. Il presidente del Consiglio ha quindi precisato che la proposta di modifica avanzata dall’esecutivo regionale è stata presentata alle 15.30 e dunque un’ora prima dell’inizio dei lavori in Aula. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 118 che se approvato, con le modifiche contenute nel 582, nel 588 e nell’emendamento orale dell’assessore Erriu, sostituisce totalmente l’articolo 14 (deposito e visione del Puc) del Dl 130.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) intervenendo sull’ordine dei lavori ha invitato la presidenza a mantenere la prassi in relazione a tempi e modalità di visione degli emendamenti presentati in Aula.

Il presidente del Consiglio ha garantito il rispetto della prassi ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato il presidente a “chiamare” l’emendamento così da consentire ai consiglieri di iscriversi per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto contrario all’emendamento 118 ed è ritornato sulle procedure di visione degli emendamenti in Aula. Il consigliere della minoranza ha chiesto quindi “lumi” sull’ultimo comma dell’emendamento 118.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato voto contrario e riconosciuto la corretta condotta dei lavori in Aula mentre il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, dichiarando anche egli il voto contrario, ha voluto precisare che «il piano casa consentiva deroghe al Ppr ma senza elementi di discrezionalità».

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato le crescenti difficoltà nel comprendere l’andamento dei lavori. «Il 118 non è il peggiore degli emendamenti presentati dalla Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma il vizio di fondo sta nel fatto che il disegno di legge proposto della giunta è stato destrutturato in commissione e ora in Aula si sta destrutturando il testo della commissione con gli emendamenti della Giunta».

E’ quindi intervenuto per la replica l’assessore Erriu che ha condiviso alcune preoccupazioni espresse dalla minoranza: «Ho apprezzato gli interventi degli on. Rubiu e Fenu  e le loro interessanti argomentazioni sui concetti di reddito lordo standard e imprenditore attivo – ha detto Erriu – la legislazione europea impone però analisi molto attente e ribalta il ragionamento dando più rilievo all’imprenditore che lavora la terra piuttosto che al suolo agricolo. Manca l’analisi della suscettibilità dei suoli, la direttiva europea per le zone agricole è stata adottata da pochi comuni, questo comporta che si edifichi in soli 5000 mq. Se si considera la redditività minima siamo ben al di sotto del limite, in Toscana e in Umbria hanno introdotto parametri diversi che arrivano fino ai cinquanta ettari. C’è per questo la necessità di una norma di salvaguardia. L’impegno mio e della giunta è quello di introdurre questi elementi nella nuova legge urbanistica»

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che alcune regioni, come il Veneto, hanno posto come riferimento per le autorizzazioni a costruire nei terreni agricoli il reddito aziendale. «Ci sono poi ulteriori condizioni come l’iscrizione a un’anagrafe regionale e l’aver almeno un dipendente iscritto all’Inps. L’emendamento n.590 fissa un principio democratico: viene riconosciuta la potestà decisionale ai comuni che, con l’adozione dei Puc, possono stabilire dove si può edificare».

Il capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu ha sollecitato l’introduzione di un enunciato nella norma. «Perché rinviare a domani ciò che può essere fatto oggi? Occorre evitare che in futuro ci siano difficoltà interpretative».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione, con voto elettronico palese,  i commi 1, 2, 3, e 6 dell’emendamento sostitutivo totale n. 590 che sono stati approvati con 32 voti a favore e 21 contrari. Si è poi passati alla votazione, a scrutinio segreto,  dei commi 4 e 5 che sono stati approvati con 29 voti a favore e 23 contrari. In conseguenza dell’approvazione dell’emendamento n. 590 sono stati dichiarati decaduti gli emendamenti nn. 70, 104, 486 e 495.

L’Assemblea ha poi iniziato la discussione generale dell’art. 18 (“Modifiche alla legge regionale 8/2004 in materia di zone turistiche”).

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «dopo la debacle dell’articolo precedente in cui la maggioranza ha provato a giustificare le sue scelte, resta il fatto che il problema di fondo resta il Piano paesaggistico regionale». «Questo articolo – ha spiegato – modifica in parte la c.d. legge salva coste che, come è stato dimostrato, ha bloccato lo sviluppo della Sardegna,; nello specifico, inoltre, l’aspetto fondamentale è che c’è un taglio secco del 50% sul dimensionamento delle zone turistiche».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato che, al termine di un approfondimento, verrà ritirato l’emendamento n. 485, soppressivo totale dell’art. 18.

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «certe norme orribili a volte ritornano ed in effetti si torna indietro di 10 anni ad una norma oscurantista che ha prodotto solo danni alla Sardegna». «In quel periodo – ha ricordato – il Ppr bloccò lo sviluppo di tutta la Sardegna dai comuni alle campagne; sotto questo profilo il richiamo del consigliere Floris alla riflessione è sempre molto attuale a condizione di ragionare con buon senso e non con spirito di parte, anche se maggioranza continuano i segnali di disagio ma senza coraggio».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha detto con ironia che «la maggioranza chiamerà Soru per avere lumi su come orientarsi su questo articolo; anche la salva coste era nata come norma di salvaguardia assicurando che, in futuro, si sarebbe fatta una legge organica, ora la maggioranza a proposito della norma sulle zone rurali è caduta nella stessa trappola». «Vuol dire – ha sostenuto Fasolino – che abbiamo ragione noi perché i presunti dissidenti della maggioranza non hanno avuto il coraggio di difendere le loro posizioni appiattendosi su quelle del Pd ed arrendendosi all’ennesimo rinvio: ma se le cose non le facciamo ora, quando?».

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha attribuito alla maggioranza «un comportamento fantozziano o del vorrei ma non posso, abbiamo di fronte un emendamento surreale con cui si stabilisce che la capacità ricettiva deve essere il 50% del carico antropico, cosa priva di senso: allora teniamoci le spiagge tutte per noi e mandiamo via i turisti».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, ha osservato che «nella vita alla fine contano i fatti e non le buone o cattive intenzioni; oggi avevamo la possibilità di fare qualcosa di buono per i sardi invece avete deciso di rimandare tutto a chissà quando, è una cosa che non vi fa molto onore perché con questo articolo si perde ancora tempo su cose che non hanno rilevanza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «si sta proiettando di nuovo il film orribile del 2004, con la legge che le associazioni di categoria chiamarono legge canaglia, come questa, incompleta, contraddittoria, approssimativa». «Allora – ha ricordato – ci fu l’arretramento delle nostre imprese a fronte della crescita registrata nei mercati mondiali, oggi tornano pregiudizio ed ignoranza come se i turisti facciano paura invece di rappresentare l’8% di pil della nostra Regione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha messo in luce che «mentre proprietario può subire un esproprio ma avere un indennizzo basato sul valore di mercato di quel bene, questa legge è un esempio di disparità iniqua e assurda». «Poco fa – ha concluso – avete introdotto forzosamente il concetto di verde pubblico agricolo in dispregio del mondo agricolo sardo, ora fate lo stesso con scelte orientate più al blocco che allo sviluppo».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha detto di non amare molto il voto segreto ma poco fa «ho visto la partecipazione attiva dei consiglieri di maggioranza alcuni dei quali si sono rassegnati per l’ennesima volta ad aspettare Godot e resteranno delusi perché anche la legge regionale urbanistica arriverà chissà quando». «I sardi però – ha avvertito Dedoni – guardano, ascoltano e registrano e si rendono conto che stiamo arrivando ad una Sardegna che si accontenta del sussidio minimo garantito dimenticando che i soldi per il sussidio non ci sono più».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «c’è poco da aggiungere dopo il disastro propinato ai sardi sulle zone agricole a causa del solito pregiudizio ideologico sul mondo del lavoro; ma la gente deve sapere di chi è la responsabilità e noi la informeremo dicendo tutta la verità, con questa legge alla grande impresa non facciamo nemmeno il solletico ed invece ci infischiamo dei pastori e dei contadini sardi». La vicenda degli emendamenti, ha concluso, è ancora più assurda: «Con un emendamento si vuole addirittura cassare l’allegato di una delibera di Giunta».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’art. 18.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha espresso un giudizio negativo sulla norma: «Questa proposta mostra le insofferenze presenti nella maggioranza rispetto a un PPR che ha creato lacci e laccioli difficili da far capire a chi si occupa della materia. Nonostante le insofferenze presenti nella maggioranza, registriamo purtroppo un acritico allineamento rispetto al verbo imperante. State votando quello che vi viene chiesto da altre sedi».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario e sottolineato la necessità di continuare a dire no al Dl 130 «che crea danni al settore dell’edilizia».

Alessandra Zedda (Forza Italia) rivolgendosi al centrosinistra ha affermato: «State facendo gli errori del passato, bisogna attivare le procedure corrette, le leggi devono essere precise altrimenti rischiano di rivelarsi inutili»

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’invito al centrosinistra a modificare la legge. «Ascoltate il grido d’allarme delle associazioni di categoria, è una richiesta di aiuto di imprenditori e padri di famiglia alla quale dovete dare una risposta».

Marco Tedde (Forza Italia) ha definito la norma cavillosa, pedante e contraddittoria e ha poi attaccato la maggioranza. «Avete trasformato l’agro in amaro, tra poco trasformerete i centri storici in periferia, state ponendo in atto la politica del rinvio utilizzando lo stesso metodo sperimentato con la riforma della Sanità. Oggi si commissariano l’urbanistica e l’edilizia». 

Giudizio condiviso da Stefano Tunis (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sull’ipotesi prospettata dall’assessore di un’approvazione della legge urbanistica entro l’anno. «L’edilizia è in forte difficoltà, il settore non può aspettare per mesi, serve una legge ponte».

Il consigliere di Area Popolare Sarda Peppino Pinna ha invitato la maggioranza ad ascoltare le critiche al Dl 130 arrivate dalle associazioni di categoria, sindacati e ambientalisti. «In questa legge non c’è semplificazione, riordino della materia urbanistica e, tantomeno, rilancio del complesso turistico-ricettivo. Serve una risposta per gli imprenditori altrimenti si rischia di portare a casa una scatola vuota».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare sarda, ha ringraziato il centrosinistra per aver risvegliato l’elettorato di centrodestra. «Ci chiedono incontri dal territorio, ci sollecitano a continuare la nostra battaglia. E’ una grande opportunità che ci state dando e noi la utilizzeremo fino in fondo». Rubiu ha poi criticato la “tattica del rinvio” adottata dal centro sinistra con il rinvio della disciplina dell’agro.

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece evidenziato il rischio che la norma possa produrre effetti dannosi al sistema economico della Sardegna: «Questa legge – ha detto il capogruppo sardista – è un susseguirsi di norme confuse e un coacervo di divieti e prescrizioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario del suo gruppo e chiesto lumi alla maggioranza sul ritiro dell’emendamento n. 16:«Perché questa marcia indietro? In commissione abbiamo cercato di riflettere sull’argomento. Non si capisce la ritirata. Penso che state inaugurando una nuova stagione: siete i nuovi Attila, state desertificando il territorio e mortificando il settore agropastorale e quello turistico».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito la necessità di procedere nell’approvazione di buone leggi ed ha invitato i colleghi consiglieri a far sì che le norme siano contemperare alle istanze «di chi sta fuori dall’Aula e  che non sta nelle segrete stanze». Dedoni ha invitato la maggioranza ad abbandonare la cosiddetta “doppia morale”.

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha chiesto al presidente di formulare l’invito ai consiglieri perché si utilizzi un linguaggio opportuno ed ha denunciato alcuni riferimenti di “carattere sessista”, ricordando i continui riferimenti al termine “marchetta”.

Il presidente del Consiglio ha raccolto l’invito della consigliera Busia ed ha richiamato per due volte il capogruppo Dedoni.

Il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo 18 (modifiche alla legge regionale n. 8 del 2004 in materia di zone turistiche) che è stato approvato con 48 voti contrari.

Il presidente ha quindi comunicato la decisione della minoranza di fare proprio l’emendamento n. 16, presentato e poi ritirato dal consigliere del Pd, Luigi Ruggeri.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci (Fi)  ha dichiarato che «è singolare che l’emendamento tenti di intervenire sulle norme tecniche di attuazione sul Ppr di soru, così come non è chiara la logica del proponente». «E’ un emendamento invotabile», ha concluso il consigliere Locci.

Oscar Cherchi (Fi) ha spiegato di aver fatto proprio l’emendamento 16 per «dare contezza della tecnica legislativa con la quale si procede nell’esame del Dl 130». «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della minoranza – propone di  modificare un atto amministrativo con una legge, una cosa mai vista prima in Consiglio regionale».

Il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha dichiarato di non aver mai utilizzato i termini a cui ha fatto riferimento la consigliera Busia  ed ha polemizzato  a distanza, senza mai citarlo, col firmatario dell’emendamento n. 16, Ruggeri.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato: «Abbiamo fatto nostro l’emendamento n. 16 per mettere in evidenza l’incapacità di colui che l’ha presentato». Tede ha quindi citato Virga, ed ha sottolineato che l’emendamento 16 rivoluzioni «tette le gerarchie delle fonti del diritto».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha ammesso di non comprendere quale fosse l’obiettivo del presentatore dell’emendamento 16.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di concordare con l’invito formulato dall’onorevole Busia ma che alle volte «riesce difficile dare il giusto aggettivo ad un emendamento come quello di cui si discute». Pittalis ha quindi escluso, con l’utilizzo del termine “marchetta” o “magnaccia politico”, l’intenzione di offendere l’altrui decoro o la reputazione.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, presentatore dell’emendamento n. 16, ritirato ma poi fatto proprio in Aula dalla minoranza, ha parlato con tono polemico della “teatralizzazione delle cose” e ha fatto riferimento al “circo”, alle “attività circensi”, ad acrobati e giocolieri. Ha quindi spiegato che ha presentato l’emendamento 16 per evitare possibili conflitti con le norme del Ppr.

Il capogruppo dio Forza Italia, Pittalis, ha quindi a sua volta chiesto al presidente Ganau di invitare i colleghi ad utilizzare termini propri e consoni al Consiglio regionale.

Il presidente Gianfranco Ganau, ha raccolto l’invito del capogruppo Pittalis ed ha aperto la votazione dell’emendamento n. 16 che non è stato approvato con 47 voti contrari su 47 votanti.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori del Consiglio ed ha convocato l’Aula per questo pomeriggio alle 16.00.

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Importante passo avanti per il nuovo Piano Casa (disegno di legge n. 130 – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”), ieri sera sono il Consiglio regionale ha approvato 8 articoli. Il Consiglio tornerà a riunirsi lunedì 30 marzo alle 16.00.

Ieri pomeriggio il Consiglio ha ripreso l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 6 (“Opere soggette a segnalazione certificata di inizio attività-Scia”).

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «il testo ricorda una carta nautica del ‘500 perché i riferimenti di dettaglio metterebbero in difficoltà qualunque esperto della materia, dato che i continui rimaneggiamenti del testo rimettono tutto in discussione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «più volte abbiamo evocato fantasmi e adesso ce ne troviamo uno di fronte; è un nulla assoluto, una norma che fa a pugni con l’esercizio della competenza esclusiva della Regione in materia urbanistica, i maestri del pensiero liberale si stanno rivoltano nella tomba davanti a tale dirigismo statalista».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto che «se uno ha una concessione e poi chiede una variante vuol dire, secondo logica, che vuole cambiare qualcosa; ma se tutto è vietato cosa si può fare in concreto? E’ una norma completamente inutile, un voto favorevole è esercizio di intelligenza».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 18 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, l’Aula ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 91. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato di aver chiesto la cancellazione del punto “i” sulle demolizioni «lasciandole libere anziché sottoporle alla procedura di Scia».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha annunciato il ritiro dell’emendamento, che però viene fatto proprio dalla minoranza.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito l’articolo «una delle chiavi di volta delle semplificazioni; qui potevamo davvero una buona norma se avessimo avuto una chiara cognizione dei procedimenti amministrativi, dando termini certi agli uffici dei comuni e non solo ai cittadini, anche attraverso il silenzio-assenso».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha espresso dispiacere «per la marcia indietro dei consiglieri di Sel su un emendamento corretto e di buon senso; chiedere la Scia per le demolizioni è una cosa che non sta in piedi».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «buon emendamento che i presentatori si sono purtroppo rimangiati facendo torto alla loro stessa intelligenza, il contenuto è condivisibile perché va incontro alle esigenze dei cittadini e se sarà respinto produrrà conseguenze catastrofiche».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha manifestato sostegno all’emendamento «perché semplifica e rende più leggibile il testo, una buona legge regionale deve anche dettare norme chiare agli uffici tecnici dei comuni che dovranno applicarla».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha spiegato che «il sistema delle demolizioni, anche nella giurisprudenza, prevede la Scia; in effetti sarebbe più liberale lasciarle all’edilizia libera con una comunicazione di inizio lavori, con Scia la procedura è più garantista perché i lavori iniziano subito senza ritardi ma con un progetto, perché alcune demolizioni sono oggettivamente complesse». «Su questo – ha concluso – il Consiglio può esprimersi».

Non essendosi altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 91, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 28 contrari.

Al termine dello scrutinio l’Aula ha approvato l’emendamento n. 165 (“Opere di demolizione”) e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti 168, 167, 166 e 169.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n. 161 invitando i consiglieri interessati ad esprimersi con dichiarazioni di voto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che si tratta di un «ennesimo gravame ingiustificato sul procedimento; mettendo in fila i termini si arriva a 120 giorni e forse non bastano neppure, in queste condizioni la Scia viene del tutto vanificata».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sostenuto che il consigliere Locci ha centrato il punto di un passaggio normativo «confuso come le scie luminose avvistate dalle signore in pensione, siamo all’oscurantismo normativo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato «alcuni chiarimenti perché se si rilascia una autorizzazione è ovvio che servono i documenti necessari, il problema è semplificare l’iter degli uffici pubblici anche attraverso un aggiornamento professionale degli operatori che devono acquisire una mentalità diversa».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito il comma «pazzesco, scritto da chi forse non conosce i rapporti fra il tecnico e lo sportello unico, con elenchi di documenti che a volte cambiamo molte volte durante il procedimento, è come dire “ti rilascio al concessione purché non costruisca”».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.161, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Al termine del voto, è iniziata la discussione sull’emendamento n. 172.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «troppo spesso la pubblica amministrazione ha volontà non si risolvere problemi ma di crearne di nuovi, noi invece abbiamo il dovere di semplificare per riconquistare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni andando oltre le dichiarazioni di principio».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «forse comincia ad aleggiare la possibilità di dare corpo alla volontà concreta di migliorare la legge, con alcuni emendamenti orali fra i quali l’indicazione minima di 25 metri quadri sul manufatto che si intende realizzare; siamo pronti al dialogo subito dopo l’art. 6»

Non essendoci altri iscritti a parlare, il prsidente ha messo in votazione l’emendamento n. 172 con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Il consiglio ha iniziato successivamente l’esame dell’emendamento n. 173.

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «introdurre la Scia prima della fine dei lavori è una grande semplificazione superando i problemi delle varianti in corso d’opera, ma resta il problema delle varianti non essenziali».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha convenuto che «effettivamente occorre estendere la procedura semplificata anche agli interventi sottoposti a Scia e non solo al permesso di costruire».

Non essendoci altri iscritti a parlare è stato messo in votazione l’emendamento n. 173 che il Consiglio ha respinto con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente è stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 158 e, da parte del consigliere Christian Solinas (Psd’Az) del n. 513, per il quale si sta lavorando ad una sintesi anche con la Giunta e la maggioranza.

E’stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 491 e, a seguire, l’Aula ha respinto l’emendamento n. 434 con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, è stato approvato un emendamento orale all’art.6 proposto dal presidente della commissione Antonio Solinas con 29 voti favorevoli e 20 contrari. A seguire, il Consiglio ha respinto gli emendamenti nn. 435, 48 e 52.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 490.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato il ritiro «perché o è provocatorio o è un errore; per le pinnetas non ci vogliono autorizzazioni, mentre se in muratura ci vuole permesso di costruire».

Il consigliere Anna Maria Busia (Cd) ha precisato che a Mamoiada si dice pinnette e si cambia a seconda delle aree, si tratta di una capanna con basamento in pietra e tetto di ginepro con un forno all’interno, comunicando poi la decisionea di ritirare l’emendamento.

La proposta, a norma di regolamento, viene fatta propria dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Pittalis ha precisato che «la collega Busia viene dai salotti urbani; non esiste nel vocabolario il termine pinnette e neppure in letteratura, tantomeno con altezze minime dove non ci sta nemmeno il consigliere Daniele Cocco; è una proposta che va contro i nostri pastori che invece vanno rispettati».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dato lettura della definizione del manufatto in dorgalese: «pinnette non esiste, si dice cuile».

Il presidente ha invitato i consiglieri a restare “nelle righe”.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito curioso l’atteggiamento della maggioranza che «non ha trovato il tempo di discutere questioni di grande portata e rifiuta il dialogo e poi trova il tempo di parlare di queste cose, che peraltro testimonialo l’esistenza di una storia architettonica della Sardegna che non va trascurata».

Il consigliere Giorgio Oppi, Area popolare sarda, ha ricordato che «ad Olzai ho pranzato in una pinnetta ma non so come si declini il plurale, la costruzione in effetti è alta 5 o 6 metri».

Il consigliere Daniele Cocco (Sel), per fatto personale, ha assicurato che proverà ad entrare in una pinnetta.

Il consigliere Gavino Sale (Irs) ha evidenziato che «nell’architettura sarda, come dice Federico Zeri condiviso da Costantino Nivola, c’è la caratteristica di costruire in cerchio in antitesi politica alla piramide che esprimeva una gerarchia; cerchio voleva dire ad immagine della terra e del sole, come visione inclusiva della vita».

Il consigliere di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Successivamente, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 489 (“Sanzione a carico del direttore dei lavori per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori”) mentre sono stati ritirati il n. 25 ed il n. 50.

Il capogruppo di Forza Italia, Piatro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori ha dato notizia di aver appreso dalle agenzie di stampa della convocazione di una conferenza stampa del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, sul tema dell’inceneritore di Tossilo. Pittalis ha ricordato di aver chiesto la presenza in Aula del presidente Pigliaru per riferire proprio sul tema ed ha definito un “insulto” al Consiglio la scelta del capo dell’esecutivo di non informare l’assemblea sarda sulle decisioni adottate. Il capogruppo della minoranza ha quindi invitato il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau a richiamare formalmente il presidente della Giunta: «Il Consiglio regionale non può restare inerme dinanzi a scelte di così grande importanza ed interesse».

Il presidente del Consiglio ha riferito sull’esito delle interlocuzioni intercorse durante la mattinata con il presidente della Giunta e sulla impossibilità di riferire in Consiglio perché la giunta non aveva ancora assunto alcuna decisione in merito all’inceneritore di Tossilo. Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il vice presidente dell’assemblea Eugenio Lai (Sel) ad assumere la conduzione dei lavori in Aula ed ha comunicato la volontà di assumere direttamente dal presidente Francesco Pigliaru le necessarie informazioni. Nel frattempo il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato di aver presentato una mozione sul tema dell’inceneritore di Tossilo lamentandone la mancata discussione in Aula.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha sottolineato l’esigenza anche delle forze della maggioranza di conoscere le decisioni assunte dall’esecutivo in ordine all’inceneritore di Tossilo ed ha ribadito la contrarietà del suo gruppo all’ipotesi di ampliamento.

Il consigliere del gruppo Sardegna, Mario Floris, ha ribadito l’invito al presidente del Consiglio perché si assicuri la presenza del presidente della Giunta in Aula, per riferire sull’inceneritore di Tossilo. Il presidente Ganau, prima di lasciare la conduzione dei lavori al vice presidente Lai ha ricordato le richieste rimaste inevase nelle precedenti legislature ed ha dichiarata aperta la discussione sull’articolo 7 (Mutamenti di destinazione d’uso) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sottolineato che anche l’articolo 7 del Dl 130 rappresenta un ulteriore recepimento di norme nazionali e non tiene in alcuna considerazione delle specialità statutarie. L’esponente della minoranza ha ricordato che le norme statali stabiliscono che per il cambio di destinazione d’uso, solo nelle “zone A”,  è richiesto il permesso di costruire, mentre  per le richieste che insistono nelle altre zone urbanistiche è sufficiente la Scia. Oscar Cherchi ha invitato la maggioranza a considerare l’opportunità di prevedere la Scia anche per le richieste che insistono nelle “zone A”.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) si è soffermata sul comma 3 dell’articolo 7 perché, a suo giudizio, pone condizioni di eccessiva discrezionalità con la scelta di lasciare ai consigli comunali la decisione sul cambio di destinazione d’uso. «Servono regole certe da applicare in maniera uniforme», ha concluso l’esponente della minoranza.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato come nei fatti il Consiglio discuta dell’emendamento n.116, presentato dalla Giunta, che riscrive l’articolo 7 del Dl 130. L’esponente della minoranza ha espresso perplessità sulle disposizioni in esso contenuto: si creano ulteriori problemi nei centro storici che affermino di voler rivitalizzare, perché si rende ancor più impervio  il procedimento di cambio destinazione d’uso ancorché non siano previsti interventi edilizi. Christian Solinas ha quindi ricordato la presentazione di un proprio emendamento, n. 514, che propone di consentire “sempre” nelle “zone A” il mutamento destinazione d’uso da residenziale a turistico, artigianale, direzionale o commerciale. Il consigliere del Psd’Az ha poi chiesto al vicepresidente Lai di sospendere i lavori per qualche minuto a causa del persistere di un fastidioso brusio in Aula.

Il vicepresidente Lai ha richiamato i consiglieri a mantenere comportamenti consoni e a consentire il regolare svolgimento del dibattito ma nonostante le raccomandazioni del vice presidente il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha rinunciato all’intervento perché – così ha dichiarato – impossibilitato a parlare per il brusio in Aula.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ripresa la conduzione dei lavori dell’Assemblea, ha sospeso i lavori e convocato una riunione dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che il presidente della Regione Francesco Pigliaru, con una iniziativa “fuori protocollo” di cui ha voluto ringraziarlo, riferirà al Consiglio sul provvedimento assunto dalla Giunta relativamente all’inceneritore di Tossilo.

Il presidente Pigliaru ha ribadito in apertura la validità e l’importanza del principio di leale collaborazione fra istituzioni, «nel rispetto di ruoli reciproci e nell’ambito dell’equilibrio fra i poteri». «Il Consiglio – ha ricordato – ha approvato a suo tempo il Piano regionale dei rifiuti e non il nostro governo; poi spetta all’esecutivo dare esecuzione a quel Piano, fermo restando l’Aula ha inoltre il diritto-dovere di esercitare la sua funzione di controllo sull’operato dell’Esecutivo».

«La mia presenza – ha proseguito Pigliaru – è dovuta ad una cortesia istituzionale scritta nella tabella del controllo; poi sul provvedimento adottato ci sarà un ampio dibattito, sarebbe stato irrituale oltre che sbagliato discutere di una delibera che non è stata ancora presa, che poi si riferisce ad percorso amministrativo iniziato da tempo e non dal nostro governo ma coerente con Piano rifiuti». «Il passaggio attuale – ha spiegato ancora il presidente della Regione – riguarda la valutazione di impatto ambientale effettuata da parte del Savi, passaggio che in alcune Regioni non viene nemmeno esaminato dalla Giunta, in Sardegna sì e ci siamo presi il tempo necessario per riflettere su un tema sensibile e ragionare su dati di fatto del problema dei rifiuti». «Sostanzialmente – ha detto inoltre Pigliaru – è stato espresso un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale; si tratta di un passaggio fatto con la massima attenzione e consapevolezza e ci siamo altri passaggi che seguiranno, la delibera a disposizione per essere discussa e criticata». «E’ ovvio – ha concluso – che si facciano ragionamenti più generali sulla politica e la gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori pratiche italiane europee e mondiali, lo facciamo ogni giorno e siamo disponibilissimi a discutere sulle buone pratiche per poter avere riferimenti importanti sui ragionamenti strategici riguardanti la politica di settore».

Al termine dell’intervento del presidente della Regione, il Consiglio ha ripreso la discussione sul Dl n. 130 con l’esame dell’emendamento n. 244.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha espresso parere favorevole all’emendamento e, approfittando della presenza del presidente Pigliaru, ha detto che «nessuno chiede che il Consiglio entri nel merito delle determinazioni amministrative, non è intenzione di opposizione, abbiamo chiesto una informativa come all’assessore Erriu abbiamo chiesto i dati sull’abusivismo in Sardegna, dati che servono per conoscere la realtà su cui è chiamato a deliberare prima di apprendere le notizie dalla stampa». «Ci fa piacere che sia venuto per chiarire lo stato dell’arte – ha concluso – era doveroso».

Non essendoci altri iscritti a parlare, è stato messo in votazione l’emendamento n. 244, che il Consiglio ha respinto con 20 favorevoli e 31 contrari.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 116 emendato dal n. 568 (“suddivisione delle tipologie di destinazioni d’uso in categorie funzionali”) con parere favorevole della Giunta e della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha constatato con piacere che «anche la Giunta ha deciso alcune modifiche, sia pure parziali; sono però contrario sul n. 568 perché si differenzia la procedura fra Scia e permesso di costruire senza spiegare perché, essendo sempre in presenza di un cambio di destinazione d’uso».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha detto che «anche la nuova stesura richiede il permesso di costruire anche in assenza di opere edilizie, occorre una riflessione con lo scopo, fra gli altri, di favorire la rivitalizzazione dei centri storici».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto contrario: «E’ necessario fare chiarezza perché la norma nazionale non prevede formalità, mentre la Regione in alcuni casi le prevede per non meglio precisati interessi meritevoli di tutela, definizione che darà adito a molti equivoci perché consentirà l’esercizio di una elevatissima discrezionalità».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha espresso una posizione contraria, «è l’ennesima conferma della confusione totale in cui si interviene ripetutamente per cercare di mettere rimedio ad errori, nelle zone industriali ad esempio non c’è competenza della Regione perché in quelle aree vige un piano regolatore approvato dai consorzi».

Il presidente Ganau ha chiarito che l’emendamento n. 568 è aggiuntivo, nel senso che modifica un emendamento cui ne sono agganciati altri due. E’ opportuno, quindi, «votare prima il soppressivo n. 515 e poi i due aggiuntivi, riprendendo ora la discussione sul n. 515».

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha annunciato il ritiro del n. 515 precisando che invece, sul n. 514 «è possibile una condivisione per le aperture turistico ricettive assorbite nei servizi connessi alla residenza».

Sul n. 514 (“Cambio di destinazione d’uso consentito da residenziale a turistico-ricettivo”)  il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere favorevole. Nella successiva votazione, l’emendamento è stato approvato con 50 voti a favore.

L’Aula ha quindi iniziato la discussione dell’emendamento n. 568.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori), contrario, ha criticato un testo «passa incredibilmente da 3 ad 8 articoli e 11 commi, un guazzabuglio amministrativo in cui complicazioni si sommano a criticità con l’intento di fondo di complicare la vita dei cittadini, in una materia peraltro chiarita definitivamente dalle norme nazionali, da ultimo nello sblocca Italia del 2014».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto perplesso, «perché si sta lavorando in modo orribile, è difficile perfino seguire l’iter degli emendamenti peraltro proposto dallo stesso soggetto, la Giunta, che aveva scritto il testo; che ci si fermi un attimo a riflettere come noi avevamo suggerito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), anch’egli contrario, ha parlato di «un modo di procedere un po’ particolare, segno che la Giunta si rende conto che occorre tornare sui propri passi, meglio ragionare sulle aree funzionali come fa la norma nazionale mentre la Regione porta la questione nei consigli comunali: l’esatto contrario della liberalizzazione».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha preso atto dell’emendamento cambiato ma, ha affermato, «si confonde ancora la destinazione d’uso e la ristrutturazione, attività regolate da norme diverse».

Non essendoci altri iscritti a parlare, l’emendamento n. 568 è stato approvato con 32 favorevoli e 18 contrari.

Al termine del voto, il Consiglio ha affrontato l’esame dell’emendamento n. 116.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha osservato che «c’è una dimenticanza, se ci sono riferimenti chiari ad attività commerciali realizzate con fondi regionali che escludono il cambio di destinazione d’uso, quindi con questa norma non si può autorizzare il cambio».

L’emendamento è stato approvato con 31 favorevoli e 20 contrari.

L’approvazione dell’emendamento provoca la decadenza degli altri.

Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la discussione sull’articolo 8 (opere eseguite in assenza di Scia) e sugli emendamenti presentati. Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per tutti gli emendamenti presentati e l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha espresso il parere della Giunta conforme a quello della commissione.

Il consigliere di Autonomia popolare sarda, Giorgio Oppi, ha ringraziato il presidente Ganau per la decisione di proseguire con i lavori dell’Aula nella giornata di venerdì ed ha auspicato che possa trovare accoglimento la sua richiesta di calendarizzare le riunioni del Consiglio anche il lunedì. Oppi ha quindi insistito sulla necessità di istituire un badge anche per certificare le presenze dei consiglieri in Consiglio regionale. L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento all’intervento del presidente della Regione in Aula per lamentare che la richiesta di riferire in Consiglio sulla questione dell’ospedale di Olbia e del Qatar non ha trovato seguito ad un anno dalal sua formulazione. Oppi ha concluso sollecitando il presidente Ganau a procedere con la nomina dei componenti la commissione d’inchiesta sulla Sanità precisando di non essere interessato a farne parte.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, intervenendo sull’ordine dei lavori ha ricordato la convocazione per domani di una importante convocazione del Consiglio nazionale del Partito sardo d’Azione ed ha domandato lumi sui tempi di convocazione della conferenza dei capigruppo per l’organizzazione dei lavori dell’Aula.

Il presidente del Consiglio ha confermato la convocazione della capigruppo da tenersi alla conclusione dei lavori.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha affermato che “è importante la qualità del lavoro piuttosto che il numero delle ore trascorse in Aula” ed ha poi ricordato che l’articolo 8 riguarda in via esclusiva le sanzioni previste per la realizzazione di opere in assenza di Scia. Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato il ritiro degli emendamenti 234, 177, 178, 179, 180, 181, 182, e 436.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione il testo dell’articolo 8  che è stato approvato.

Quindi il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 9 (interventi di edilizia libera) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per gli emendamenti 236, 183, 184 185 186 187, 252, 20 uguale al 253, 254, 255, 256, 69, e parere favorevole 95 (Cherchi Augusto e più) e 105 (Piermario Manca e più).

La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha ricordato che l’articolo 9 definisce le attività che non necessitano di autorizzazioni per la realizzazione ed ha invitato la maggioranza ad inserire nel testo di legge una dicitura che spieghi che le opere non espressamente indicate nell’articolo siano considerate opere di minore importanza e dunque ricomprese tra quelle di edilizia libera.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, si è detto perplesso delle disposizioni contenute nell’articolo 9 ed in particolare di quelle riferite alla movimentazione terra per le attività della zootecnia poiché non si tiene conto delle possibili implicazioni per il rischio idrogeologico.

Crisponi ha quindi rimarcato sospetti sul dettato della lettera c) sulle opere temporanee nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico.

Il presidente del Consiglio ha quindi specificato che sugli emendamenti 55 e 56 il parere della commissione è favorevole.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha criticato il contenuto del comma 3 che a suo giudizio non va nel verso della semplificazione delle procedure prevedendo che «l’avvio dei lavori per l’esecuzione degli interventi di cui ai commi 1 e 2 è condizionato all’ottenimento di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, da acquisire, ove costituito, per il tramite dello sportello unico per l’edilizia».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 236 che non è stato approvato, così come non è stato approvato l’emendamento 423.

Approvato (29 favorevoli e 11 contrari) l’emendamento n. 95 (Oscar Cherchi e più) che sopprime la parola “stagionali” alla lettera c) comma 1 dell’articolo 9.

Non sono stato approvati con successive e distinte votazioni gli emendamenti 423, 184 e 185. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi. Il presidente Ganau dopo le necessarie verifiche ha comunicato che è rimasto in votazione l’emendamento n. 20 a firma Cossa e più. Il primo firmatario ne ha comunicato il ritiro e il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n. 69 che non è stato approvato.

Il presidente ha posto in votazione l’emendamento n. 105 (Piermario Manca e più) che alla lettera a) comma 2 dell’articolo 9 propone la sostituzione della parola “novanta” con la parola “centonovanta”.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato voto contrario e il primo firmatario Piermario Manca (Soberania e Indipentzia) ha denunciato un errore materiale nella formulazione del testo e ha chiesto all’Aula di accettare la sostituzione del termine di centonovanta giorni con “centottanta giorni”.

Il presidente Ganau constatata l’assenza di osservazioni ha dichiarata accettate la correzione dell’errore materiale ed il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario all’emendamento 105 che è stato però approvato dall’Aula con 21 sì e 13 contrari.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha proposto un emendamento orale che aggiunge alla lettera a) del comma 1) dell’articolo 9 disposizioni che chiariscono il riferimento tra le opere di edilizia libera quelle relative agli impianti, ad incominciare da caldaie, pompe di calore e simili. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che la proposta dell’assessore testimonia che serve analizzare senza fretta il testo del provvedimento in discussione per recuperare le mancanze più volte denunciate dalla minoranza nel corso del dibattito.

Il presidente Ganau non essendoci osservazioni ha dichiarato accolto l’emendamento orale proposte dall’assessore Erriu ed ha ricordato che dopo la lettera f) dell’articolo 9 è inserito l’emendamento orale del presidente della IV commissione, Antonio Solinas, che sposta la lettera d) del comma 1 dell’articolo 6 all’articolo 9 e ricomprende così muri di cinta e cancellate tra le opere di edilizia libera.

Il presidente del Consiglio accolti gli emendamenti orali ha posto in votazione il testo dell’articolo 9 che è stato approvato dall’Aula.

Il Consiglio ha poi iniziato l’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 18.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sottolineato che «la previsione esplicita delle opere interne contrasta con la semplificazione: queste opere invece devono essere libere, ed è auspicabile un ripensamento della commissione»

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha definito la proposta «di buon senso, riguarda tanti cittadini che intervengono anche per mutamenti della composizione familiare».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha ribadito il parere contrario, «perché possono anche essere interventi strutturali che richiedono accertamenti sulla staticità dei fabbricati».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, incredibile».

L’emendamento n.18 è stato poi respinto con 19 voti favorevoli e 27 contrari. A seguire, è stato approvato con 43 voti favorevoli ed 1 contrario l’emendamento n.56, primo firmatario Rubiu (“Equiparazione delle zone agricole a quelle artigianali e industriali”) mentre l’emendamento n. 492 è stato ritirato; respinto, inoltre, l’emendamento n. 19, con 19 voti favorevoli e 28 contrari.

Il consiglio ha successivamente affrontato la discussione dell’emendamento n. 287 (Tocco e più).  Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «risponde all’esigenza di agevolare l’edilizia libera nelle opere interne, perché si precisa che non devono pregiudicare la staticità dell’edificio, è una risposta all’osservazione del presidente della commissione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha lamentato che «la Sardegna rischia una posizione di retroguardia rispetto a quanto prescritto dal governo ai comuni con cui si consentono interventi comprendenti l’apertura di porte e lo spostamento di pareti interne; è auspicabile una riflessione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che la proposta «va nel senso di quanto indicato dal presidente della commissione, specifica con chiarezza quanto consentito e, per completezza, si può chiarire quale soggetto debba effettuare la certificazione, comunque è professionista abilitato».

L’assessore dell’urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «la classificazione delle opere minori è pacifica, se fossero interventi di altra natura si segue la procedura Scia».

Gli emendamenti n. 287 e n.26 sono stati ritirati.

L’Assemblea ha quindi iniziato la discussione generale sull’art. 10 (“Sportello unico per l’edilizia”).

Commissione e Giunta hanno espresso parere negativo su tutti gli emendamenti, fatta eccezione per il n. 493 (“Utilizzo della Pec nelle comunicazioni fra enti e professionisti”).

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha dichiarato: ci saremmo aspettati una condivisione degli orientamenti comuni a giunte precedenti; nei piccoli comuni il Sue non c’è, forse potrebbe operare nelle unione dei comuni attribuendo ad essi funzioni di singoli comuni, si è fatta una sperimentazione dal 2013 di cui non si conoscono risultati ma anche nei comuni grandi è stato rilevato lo sportello è di ostacolo ed intralcio al lavoro degli uffici tecnici.

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «sullo sportello unico non si capisce perché dopo anni di difficoltà i comuni si sono riorganizzati e adesso dovrebbero ricominciare daccapo inseguendo una semplificazione che non c’è; peraltro la sperimentazione non è finita e comunque non se ne conosce l’esito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha espresso la preoccupazione che «si ripeta la stessa vicenda dello sportello unico per le imprese, rivelatosi un collo di bottiglia; c’è grande incertezza sui tempi di chiusura dei procedimenti e noi, con aluni nostri emendamenti diciamo fra l’altro che non si possono chiedere documenti più di una volta, inoltre occorre introdurre il silenzio assenso o il silenzio diniego perché qualcosa al cittadino bisogna dirla».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha ipotizzato che «lo sportello rischi di fare la fine descritta dal consigliere Cossa; bisognava indicare nella legge entro quali tempi si devono chiudere i procedimenti, invece possono anche raddoppiare senza motivazioni plausibili, insomma si sta cambiando il nome ma non la realtà a danno dei cittadini».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «lo sportello unico dell’edilizia comporta interventi normativi ed amministrativi; ormai ci sono i computer anche nei piccoli comuni e la sperimentazione ha consentito un netto passo in avanti in comuni importanti (Olbia, Alghero, Nuoro) dando concreta attuazione ai nuovi strumenti cui la Giunta ha voluto dare un fortissimo impulso». Il nuovo sistema diventerà di fondamentale importanza, ha proseguito, «anche con riforma degli enti locali e l’obbligatorietà di gestione associata delle pratiche fra i comuni». Su alcuni emendamenti, come il n.40 e il n.493 «che vanno nella direzione giusta, sarebbe utile la riforma del parere contrario della commissione, mentre sul problema del silenzio assenso e diniego c’è il pericolo di un conflitto fra diritti dei cittadini a tempi certi e rischi risarcitori per i comuni, dovuti magari a problemi generali del sistema delle autonomie, meglio rinviare questa parte alla legge urbanistica».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) sull’emendamento n.40 (Cossa e più) ha sostenuto che «accoglibile solo in parte, «perché le norme generali già vietano la richiesta di documenti per più di una volta».

Il consigliere Cossa si è dichiarato d’accordo con la modifica proposta.

Successivamente è stato respinto l’emendamento 237 mentre sono stati ritirati il n. 257 e 258.

Il Consiglio ha poi approvato il testo dell’art. 10 con 31 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente, con 47 voti a favore, è stato approvato l’emendamento n. 40 con la modifica proposta in aula dal presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ed anche, con 35 voti favorevoli ed 1 contrario, l’emendamento n. 493 sull’uso della Pec. Respinti, invece, gli emendamenti n. 21 e 22.

E poi iniziata la discussione generale sull’art. 11 (“Procedura di rilascio, efficacia e durata dei titoli abitativi”).

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato che l’articolo ripropone il tema dei termini, «perché va bene mettere al riparo le amministrazioni ma bisogna mettere al riparo anche i cittadini; le risposte possono anche essere negative ma ci devono essere, invece dopo il diniego c’è una seconda istanza presso la Regione dai tempi biblici come dimostra anche la presenza di emendamenti della maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dato ragione al consigliere Cossa, aggiungendo che «i ritardi sono il problema più grave nel rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione, il testo poi è in contrasto con le norme nazionali e con i principi indicati dalla legge regionale».

Il consiglio ha poi respinto gli emendamenti nn. 238, 23 e 259 ed ha approvato il testo dell’art. 11 con 29 voti favorevoli e 16 contrari. L’emendamento n. 27 è stato ritirato.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 117 presentato dalla Giunta regionale (“Riserva ad aree destinate a parcheggi di una superficie di 1 metro quadro ogni metro cubo di costruzione”).

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «probabilmente leggendo alcune agenzie di stampa ci chiediamo se il nostro fair play è giusto: in una nota il deputato di Sel Michele Piras dice che il via libera della Giunta all’inceneritore di  Tossilo è un atto di prepotenza».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau ha manifestato «soddisfazione per la soluzione individuata a proposito dei parcheggi nelle zone A, superando i problemi creati dalla monetizzazione che poi è una tassa; è una iniziativa di qualità che risolve una questione seria».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, anch’egli favorevole, ha condiviso le argomentazioni del consigliere Arbau e sul piano politico ha dichiarato che «la posizione di Sel su Tossilo è nota ma il sostegno alla Giunta Pigliaru non è in discussione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha evidenziato perplessità sull’emendamento «perché si introduce il concetto di riattamento di fabbricati in disuso, definizione che vuol dire molte cose diverse mentre bisogna specificare, e prestare attenzione su restauri in zona A che di fatto è impedita da vincoli e da problemi per i parcheggi».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha ribadito che, a suo avviso «non c’è nessun dubbio interpretativo, il passaggio relativo a edifici in disuso da più di 10 anni è chiaro».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha obiettato che «la risposta dell’assessore non fa chiarezza, c’è troppa genericità, si impone una riflessione sui parcheggi».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «rivitalizzare i centri storici è giusto però non si può introdurre un nuovo gravame per chi vi si vuole insediare».

L’emendamento n. 117 è stato approvato con 31 favore e 17 contrari.

Subito dopo l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento 139 (Tunis e più) sul rilascio del certificato di agibilità. Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere positivo suggerendo però il rinvio ad articoli successivi. La proposta è stata accolta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 12 (“Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia”). Non essendoci iscritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri della commissione e della Giunta, l’Aula è passata agli emendamenti, respingendo i nn. 239, 260 e 261; approvati invece il n. 262, Oscar Cherchi e più (“Soppressione della sospensione o della cancellazione dall’elenco degli operatori economici”), con 44 voti a favore e 3 contrari, ed il n. 487 , Cocco Pietro e più (“Accertamenti effettuati dalla Regione e dal Corpo Forestale in collaborazione con le amministrazioni comunali”), con 30 voti favorevoli e 16 contrari. Via libera anche al testo dell’articolo, con 31 voti favorevoli e 17 contrari. Voto positivo, inoltre, per l’emendamento aggiuntivo n. 41, Cossa e più (“Pubblicazioni on line sul sito del comune”), con 45 voti favorevoli e 2 contrari, e per il n.119 presentato dalla Giunta regionale (“Annullamento del permesso di costruire da parte della Regione”), con 32 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 13 (“Opere escluse dalla sanatoria”), approvando subito il testo con 30 voti favorevoli e 17 contrari. L’emendamento n.488 è stato ritirato.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’art. 14 (“Deposito e visione del Puc”)

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha chiesto una sospensione della seduta per poter tenere una breve conferenza dei capigruppo. La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa il presidente ha comunicato che le decisioni della conferenza dei capigruppo ed ha dichiarato conclusi i lavori ed ha convocato in Aula la riunione del Consiglio per lunedì 30 marzo, alle 16.00.

Restano lunghi i tempi del dibattito sul DL 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio” in Consiglio regionale, per la netta contrapposizione delle posizioni tra maggioranza e opposizione.

La seduta odierna si è aperta con l’esame dell’aula l’art. 5 (Interventi di ristrutturazione edilizia) del DL 130, al quale è stato presentato un unico emendamento, il 245 (soppressivo totale) su cui sia la commissione che la giunta hanno dato parere contrario. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Sardegna Pietro Pittalis che ha fatto rilevare che per la giunta era presente solo l’assessore ai trasporti Massimo Deiana. Auspicando l’arrivo dell’assessore competente ha sollecitato una dichiarazione in aula del presidente Pigliaru sulla questione Tossilo. Non è possibile – ha detto – che il Consiglio sia informato solo dalla stampa. Il presidente Pigliaru deve venire in aula, basta con gli atteggiamenti reticenti.

Il presidente Ganau  ha detto che avrebbe trasmesso la richiesta alla giunta e al presidente della Regione. 

Il primo ad intervenire nel dibattito generale sull’articolo 5 è stato Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) che ha detto che sul termine “ristrutturazione” bisogna fare  chiarezza. La sostituzione di componenti strutturali – ha chiesto – è ristrutturazione? Se decido di demolire muri portanti è un abuso? Sulla ristrutturazione ci sono libere interpretazioni lasciate alla libera interpretazione amministrativa. Per questa ragione sarebbe opportuno fermarsi in commissione per capire cosa stiamo approvando. 

Angelo Carta (Psd’az)  ha ricordato che l’opposizione non sta facendo ostruzionismo, come sostiene la maggioranza, ma sta solo cercando di migliorare il corpo normativo. L’articolo 5 rappresenta uno dei tanti nodi su cui non riusciremo a trovare un’intesa. Bisogna capire che con la ristrutturazione il cittadino non vuole  creare un danno enorme all’ambiente. Non si può punire chi vuole migliorare la sua casa, il proprio albergo, migliorando l’utilizzazione del suolo.

Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’art 5 è importante. Lo sarebbe stato di più se, cogliendo il concetto di ristrutturazione, ci si fosse sforzati di entrare nel merito. Purtroppo così non è stato. L’atteggiamento della giunta e della maggioranza non è cambiato. L’art 5 è deficitario anche rispetto alla giurisprudenza. Proprio la parola ristrutturazione vuol dire “intervenire sulla struttura”. Tunis si è rivolto all’assessore Erriu, appena entrato in aula, per sollecitare la presentazione di un emendamento orale per migliorare questo articolo.

Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che con questo articolo si vuole ridefinire in Sardegna il concetto di ristrutturazione edilizia. Per fare questo però sarebbe necessaria la chiarezza. Uno degli obiettivi di questa legge, almeno nelle intenzioni dei presentatori, doveva essere quello di dare un contributo alla semplificazione del quadro normativo. Per Locci si è raggiunto, invece, il risultato opposto.  Ci troviamo a confrontarci con scritture differenti dello stesso concetto. Bisogna quindi, almeno, specificare che questa definizione dell’articolo 5 prevalga sulle altre.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha rimandato al mittente le accuse di chi ha detto che l’opposizione vuole rallentare i lavori. L’opposizione ha invece stimolato la maggioranza e la giunta perché la legge arrivasse in aula. Ma la maggioranza e la giunta – ha aggiunto – hanno preferito impallare il Consiglio regionale su una finta rivoluzione della sanità sarda che doveva servire a ridurre i costi e a dare migliori servizi ma che in realtà è servito  solo a nominare i commissari. Inoltre, quando il DL della giunta è arrivato in commissione è stato stravolto dalla stessa maggioranza. Il risultato è che le modifiche fatte dalla maggioranza in commissione sono peggio del testo della giunta.  Nello specifico l’articolo 5 è una “norma minestrone” che sarà indigesto e dannoso per i cittadini sardi. L’articolo è frutto di  una tecnica bizzarra che rende incomprensibile il testo.

Michele Cossa (Riformatori) ha chiesto all’assessore che fine fanno le opere interne. Queste opere rientrano nelle ristrutturazioni? Ci vuole chiarezza.

Paolo Truzzu (Sardegna) condivide il quesito posto da Michele Cossa e ha invitato la giunta e la maggioranza ad  abbandonare l’aspetto ideologico e a ragionare su elementi concreti. 

Mario Floris ha detto che questo provvedimento risente di uno scontro politico in atto in Regione che dura da dieci anni. Dobbiamo smetterla – ha detto Floris – di pensare che l’impatto delle questioni urbanistiche abbiano un impatto elettorale. Queste materie non devono essere guardate nell’ottica elettorale. Questo provvedimento deve dare delle risposte. Ma complica le cose anche perché sembra che sia stato scritto da persone che non sanno nulla di urbanistica. Per l’ex presidente della Regione nel testo ci sono incongruenze pazzesche. Se l’assessore dice che tra 60 gg presenterà la proposta urbanistica generale quale è l’urgenza di approvare questo provvedimento nato nel buio del palazzo?    

Antonello Peru (Forza Italia Sardegna)  ha detto che l’articolo 5 sarebbe stato importante se fosse stato in sinergia con i provvedimenti del precedente Piano casa. Il vicepresidente del Consiglio ha invitato la maggioranza a riflettere e ad abbandonare ogni aspetto ideologico. 

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ribadito che l’intera legge è inutile. Basterebbe fare un unico articolo di rinvio alla legge nazionale. Nell’articolo 5 c’è un rimando puntuale alla legge nazionale. Ma è possibile – ha chiesto – legiferare in questo modo?  

Gianluigi Rubiu (Area Popolare sarda) ha sottolineato la lacunosità dell’articolo 5 che tratta di una materia importante come quella delle ristrutturazioni. 

Essendoci un solo emendamento soppressivo il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo.

Per dichiarazione di voto è intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha dichiarato il voto contro. Siamo a uno snodo fondamentale – ha detto – perché stiamo entrando nella fase degli errori come vedremo anche nei successivi articoli. Questa   legge è una gabbia, una legge sbarra, una  legge pollaio. E’ impensabile continuare in questo modo.

Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna)  ha detto che con questo art 5 stiamo tornando ai tempi dell’azzeccagarbugli. Questo articolo è ingarbugliato,  anzichè rendere più chiaro il testo si concatenano leggi. Il povero cittadino cosa deve fare? Questo articolo va cassato. Perché non proviamo a riscrivere questo articolo 5 in maniera chiara?

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’articolo 5 è determinante. Ma la preoccupazione vera nasce dal fatto che ci possano essere libere interpretazioni.

Paolo Truzzu (Sardegna) ha espresso un voto favorevole all’emendamento soppressivo n. 245. Per il consigliere del gruppo Sardegna sarebbe necessario fare un passaggio in commissione.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna)  ha detto che il voto sull’articolo 5 è negativo. Questa legge è un guazzabuglio di norme affastellate anche male. Si tratta di un minestrone di concetti. Si sarebbe voluta la semplificazione ma si è raggiunto il risultato contrario.

Angelo Carta (Psd’az) ha detto che l’articolo 5 è il contrario della semplificazione. Non si capisce cosa c’è scritto. 

Gianluigi Rubiu (Area Popolare Sarda) ha espresso il voto favorevole sull’emendamento che sopprime l’articolo 5. Per rubiu questo articolo è poco chiaro. Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato il voto contrario all’articolo 5

Messo in votazione, l’articolo 5 è stato approvato.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’art.6 (Opere soggette a Segnalazione certificata di inizio attività) chiedendo al presidente della commissione Urbanistica Antonio Solinas il parere sugli emendamenti.

Solinas ha comunicato il parere contrario agli emendamenti n. 48, 49, 50, 51, 52, 58, 243, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 162, 163, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 171, 172, 173, 434, 435, 453, favorevole agli emendamenti nn. 91 e 489; mentre  per il n. 25, 490 e 491 ha invitato i presentatori al ritiro. L’assessore all’urbanistica Cristiano Erriu ha espresso parere conforme a quello della Commissione.

Ha quindi preso la parola il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), che dopo aver chiarito il significato politico della mancata partecipazione al voto sull’art.5 della minoranza, è entrato nel merito dell’art 6 manifestando forti perplessità: «E’ un articolo che introduce ulteriori elementi di confusione – ha detto Cherchi – in particolare quando affida, per gli interventi su superfici superiori a 25 mq, la supervisione al direttore dei lavori». Dubbi anche sulla sanzione di 500 euro per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori. «La dichiarazione è obbligatoria – ha concluso il consigliere azzurro – il direttore si deve assume la responsabilità che non può essere sostituita da una sanzione».

Per Michele Cossa (Riformatori) «la norma in discussione è un passo indietro sul versante della semplificazione. La Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) rappresenta la traslazione della responsabilità dagli uffici tecnici al progettista. Da una parte diciamo che non serve un permesso a costruire e poi chiediamo tutti gli atti di assenso allo Sportello di inizio attività edilizia. Altro problema: stiamo andando a sopprimere l’articolo 15 della legge 23 che non prevede l’autorizzazione per le opere interne e quelle di manutenzione ordinaria. Questo rischia di creare ulteriori ostacoli».

Molto critico anche il giudizio di Luigi Crisponi (Riformatori). «Non si capisce perché si voglia correggere la legislazione nazionale che mette a disposizione dei cittadini gli strumenti per le migliorie nelle proprie abitazioni. L’art. 6, invece, appesantisce le incombenze di carattere burocratico. Perché si vuole intervenire su un articolato chiaro?».

Per Ignazio Locci (Forza Italia), il Dl 130 si adegua alla legislazione nazionale e non introduce elementi di semplificazione. «La Regione sta sperimentando lo sportello unico dell’edilizia in alcuni comuni dell’Isola. Con questa legge invece si rende ancora più complicato il quadro normativo in materia».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a riflettere sull’opportunità di andare avanti nella discussione: «Meglio riportare il testo in Commissione e provare a correggerlo – ha detto Tunis – altrimenti non ci resta altro da fare che resistere in Aula per impedire di approvare una legge dannosa per la Sardegna».

Un appello al buon senso ha invece rivolto all’Aula Alessandra Zedda (Forza Italia). «Il testo della legge non è chiaro, non si capisce se c’è una differenza tra il permesso di costruire e le manutenzione ordinarie. I regolamenti edilizi dei Comuni sono tutti uguali? Non è il caso di cominciare davvero un lavoro di semplificazione?».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «la Scia trasferisce la responsabilità degli interventi edilizi ai cittadini e al progettista. L’istituto ha necessità di una rivisitazione ma, così come viene prospettata, la norma proposta dalla Regione non va in questa direzione». Tedde ha poi accusato la maggioranza di vassallaggio nei confronti del Governo nazionale. «La Regione sarda ha competenza esclusiva in materia urbanistica ma continua a scopiazzare e a fare pasticci. Il rischio è creare un corpo di norme difficilmente interpretabili e applicabili».

Secondo ill consigliere Christian Solinas (Psd’Az) l’articolo 6 introduce l’istituto della Scia nell’ordinamento regionale e rischia di ostacolare la riqualificazione dei centri storici. «Con questa norma viene meno la possibilità di chiedere l’autorizzazione edilizia per un tetto crollato, servirà un permesso di costruire perché la Scia non lo prevede. E’ un aggravio di costi che colpirà soprattutto i piccoli centri e non i grandi speculatori. Da una parte si propone la vendita a un euro delle vecchie case dei centri storici e dall’altra si impedisce di ristrutturarle. E’ una normativa complicata che rischia di bloccare la riqualificazione dei centri storici».

Concetto ribadito da Attilio Dedoni che ha chiesto norme più semplici in materia urbanistica.

Angelo Carta (Psd’Az) ha letto in aula l’appello rivolto dall’Ance al Consiglio per una modifica sostanziale del Dl 130. «Questa e altre organizzazioni di categoria avevano condiviso la prima proposta della Giunta, stravolta in seguito dalla Commissione.  Quel lavoro egregio fatto dalla Giunta è andato perduto – ha rimarcato Carta  –  perché non tornare su quel testo anziché imporre un provvedimento che potrebbe arrecare seri danni all’economia sarda».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha annunciato il ritiro degli emendamenti n. 49, 51, 53 e 54. «E’ un segnale di apertura da parte nostra. Chiediamo però di discuterne in commissione. Apriamo un dialogo costruttivo che consenta trovare una soluzione condivisa». Rubiu è poi entrato nel merito dell’art. 6: «E’ una norma monca – ha detto il capogruppo di Aps – non comprende la CILA (Comunicazione di inizio lavori asseverata), strumento indispensabile per la semplificazione. Credo che sarebbe utile allinearsi alla legislazione statale».

Roberto Deriu, rispondendo al capogruppo  di Area Popolare Sarda, ha manifestato apprezzamento per il segnale di distensione arrivato dai banchi della minoranza. «E’ un passo in avanti – ha affermato Deriu – sugli strumenti non possiamo però concordare. Il rinvio del provvedimento in Commissione sarebbe un rallentamento. Meglio proseguire con i lavori a oltranza e individuare altri strumenti previsti dal Regolamento per ottenere gli stessi risultati».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che la normativa statale prevede la Scia solo per gli interventi straordinari, mentre per tutti gli altri richiede la Cila. «Questa semplificazione manca invece nell’art.6 che riporta all’interno della Scia interventi prima esclusi. Sono questioni importanti, si sta creando una sovrapposizione tra la legge 380 e la legge 23 del 1985 che creerà non pochi problemi interpretativi».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamento soppressivo totale n. 243 e soppressivo parziale n.157 che sono stati respinti dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n.513. Il primo firmatario Christian Solinas ha spiegato il senso della proposta: « far transitare nella Scia i piccoli interventi nei centri storici». Solinas ha quindi chiesto un chiarimento alla Giunta e dato la disponibilità a un ritiro dell’emendamento.

Il presidente Ganau per consentire un approfondimento alla Giunta ha sospeso la discussione dell’emendamento n.513.

Si è quindi passati alla votazione dell’emendamento soppressivo parziale n.159 che è stato respinto.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n.160 che propone l’esclusione dei muri di cinta e delle cancellate dalle opere soggette a Scia.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale la norma in discussione «è ancora più restrittiva rispetto alla sperimentazione in atto in materia urbanistica avviata da alcuni Comuni della Sardegna».

A sostegno dell’emendamento n.160 ha preso la parola Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha manifestato la volontà di procedere verso la semplificazione in modo da consentire ai cittadini di ottenere piccole autorizzazioni senza rischiare di rimanere intrappolati nei labirinti della burocrazia».

Per Stefano Tunis (Forza Italia) la norma «sottopone al giogo della legge anche le operazioni più elementari. Ciò che dispiace è constatare che, nonostante la manifestazione di disponibilità da parte nostra, non c’è sensibilità da parte della maggioranza».

Gianluigi Rubiu, dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha espresso contrarietà per la decisione della maggioranza di non accogliere la sua proposta di un rinvio in commissione del provvedimento. «E’ un dialogo tra sordi – ha detto Rubiu – a questo punto noi andremo avanti con la nostra battaglia. La minoranza è coesa, lavora in sintonia ed è pronta ad andare avanti a oltranza».

Marco Tedde (Forza Italia) si è detto “dispiaciuto” per la mancanza di disponibilità da parte della maggioranza. «A questo punto andremo avanti con una ferma opposizione per impedire che venga approvata una legge dannosa per l’economia isolana».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il suo voto favorevole e ha invitato la maggioranza ad ascoltare i suggerimenti dell’opposizione: «eliminare i muri di cinta e le cancellate dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia è un atto di buon senso».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha espresso forti critiche all’art.6. «si assimilano le rampe di accesso per i disabili agli ascensori esterni. Servirebbe l’intervento di un buon neurologo».

Per Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) « imporre la Scia per realizzare un muro di cinta o una cancellata è un paradosso cosi come non ha senso prevedere una segnalazione certificata di inizio attività per la realizzazione di rampe o ascensori esterni».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni (Forza Italia) ha messo in evidenza l’atteggiamento di chiusura da parte della minoranza: «Vi rifiutate di correggere le aberrazioni che mettete in campo – ha detto Dedoni – siete chiusi in una gabbia».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore Cristiano Erriu per la replica. «L’art. 6 comprende opere di restauro e interventi conservativi che possono essere molto rilevanti – ha detto Erriu – in molti casi si tratta di interventi che non possono non essere sottoposti al permesso di costruire».

Erriu ha poi dato la disponibilità della Giunta a ragionare sugli incentivi per il restauro e il risanamento conservativo degli edifici dei centri storici in modo da ridurre i costi legati alla richieste di permesso. «Serve una norma finanziaria –ha detto Erriu – la Giunta valuta questa possibilità e pensa di individuare quali tipo di edifici prevedere nella Scia».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione emendamento n.160 che è stato respinto dall’Aula.

Sull’emendamento 161, soppressivo del comma 1 lettera e) dell’articolo 6, su cui c’è il parere contrario di giunta e commissione, è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha espresso un parere  molto critico.

Per Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) siamo davanti a degli “aborti legislativi” e a delle “scopiazzature”  per cui l’emendamento soppressivo deve essere approvato. Il comma così come è scritto non vuol dire nulla perché manca la parola “opere”.

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che su questa lettera e) ci sono molti dubbi di chiarezza. Stefano Tunis  (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto a favore sull’emendamento 161. Luigi Crisponi (Riformatori sardi)  ha affermato che è assurdo prevedere  la Scia anche per l’installazione di un’altalena. Giuseppe Fasolino  (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che più si va avanti più si capisce quanto sia confusionaria questa legge. Angelo Carta (psd’az) ha annunciato il  voto favorevole sull’emendamento. Antonio Solinas (Pd)  ha presentato una serie di emendamenti orali anche – ha detto – su indicazione dell’opposizione. Mario Floris ha fatto rilevare che alcuni   emendamenti presentati confliggono con gli articoli successivi e ha chiesto chi valuta le copertura di spesa. Gianluigi  Rubiu (area popolare sarda) ha detto che questa legge è stata scritta con troppa fretta e ha proposto un altro passaggio in commissione. Efisio Arbau (Sardegna Vera) ha invitato tutti a tenere un  comportamento lineare e sereno. Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna)  ha ricordato che l’obiettivo è la tutela del patrimonio urbanistico. Non bisogna però arretrare. Quando e se questa legge sarà approvata i sardi non capiranno nulla. La procedura è macchinosa anche per installare una caldaia. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che molti emendamenti presentati dall’opposizione vogliono portare un minimo di saggezza in questa legge che attualmente è difficile da interpretare e  da capire ed è stata scritta copiando a casaccio.

L’emendamento è stato bocciato (sì 20, no 21).

Sull’emendamento 162 che intende sopprimere il comma 1 lettera f) dell’articolo 6 è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha detto che anche per le piccole opere dovrà essere presentata la Scia.  Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento. Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che quelle prime aperture di credito che si intravedevano all’inizio della seduta sono svanite. Marco Tedde  (Forza Italia Sardegna) ha detto che questo emendamento va  votato a occhi chiusi perché è espressione del liberalismo.

Per Paolo Truzzu (Sardegna) gli emendamenti orali presentati da Antonio Solinas dovrebbero essere esaminati in commissione.

Gianluigi Rubiu (area popolare sarda) ha detto che il tema delle pertinenze è un tema difficilissimo che merita un confronto approfondito. Rubiu ha annunciato il voto favorevole all’emendamento 162.

Anche Angelo Carta (psd’az) voterà a favore dell’emendamento 162. Sugli emendamenti orali il consigliere Carta ha chiesto di averli per iscritto per poterli esaminare.

L’emendamento 162 è stato bocciato (presenti 49, votanti 49, sì 19, no 30).

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 163 che propone la cancellazione della lettera g) del primo comma dell’art.6 e la conseguente esclusione degli impianti tecnologici dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia.

 Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha parlato di atteggiamento di chiusura da parte della maggioranza: «Non si vuole dare un contributo di chiarezza. Le norme non danno certezze e lasciano campo al libero arbitrio».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) manca la volontà di fare qualcosa di originale che rappresenti la specificità sarda.  «Avete la stessa originalità di un fotocopiatore o di uno scanner –ha detto Tedde – il popolo sardo merita una rappresentanza parlamentare di altra caratura».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha contestato l’inserimento degli impianti tecnologici nell’elenco delle opere da sottoporre a Scia. «Stiamo parlando di attività che non hanno bisogno della procedura certificata».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni dopo aver espresso forti perplessità sul Dl 130 («scritto dietro specifico mandato») ha riformulato la richiesta al presidente Francesco Pigliaru di riferire in Aula sul progetto di ampliamento dell’inceneritore di Tossilo.

Christian Solinas (Psd’Az) ha invece chiesto una pausa di riflessione per approfondire il contenuto dell’articolo 6. «Serve capire se anche la semplice installazione delle caldaie a gas debba essere sottoposta a Scia».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) in merito alla lettera g) del primo comma dell’art. 6 ha detto di non avere dubbi sul fatto che la legge sia stata scritta bene. «Il testo che era arrivato in Commissione era un testo condivisibile, poi è stato modificato. Il nuovo introduce complicazioni e non se ne capisce il motivo. Servono modifiche».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n.163 che è stato respinto con 29 voti contrari e 20 a favore.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento soppressivo parziale  n.164 che propone l’esclusione dalla procedura Scia delle  varianti a permessi di costruire già rilasciati a) che non incidano sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, b) che non cambino la destinazione d’uso e la categoria edilizia e non alterino la sagoma e non violino le eventuali prescrizioni contenute nel permesso di costruire.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito “inaccettabile” la mancata previsione di tempi certi per i procedimenti. «Non è sufficiente richiamare le disposizioni generali, così si apre la porta a direttive, circolari e regolamenti che governano il procedimento amministrativo. Inammissibile che quando si presenta una pratica non si abbiano risposte in tempi brevi. ».  

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) la normativa nazionale individua la possibilità di richiedere la Scia per varianti in corso d’opera che non modifichino i parametri urbanistici. «Ciò dà la possibilità, in caso di variazioni interne agli edifici, di procedere attraverso una Scia». Cherchi ha poi proposto al presidente Solinas di presentare un emendamento orale che escluda dalla Scia le demolizioni di opere.

Il presidente Gianfranco Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi sospeso i lavori e aggiornato la seduta alle ore 15.00.

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Stamane è ripreso, in Consiglio regionale, l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 3 del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il presidente, Gianfranco Ganau, ha messo in votazione l’art. 3 (“Sanzioni per interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali”) che ha ottenuto 26 voti favorevoli; non essendo stato raggiunto il numero legale la seduta è stata sospesa per 30 minuti e alla ripresa, l’Assemblea ha ripetuto la votazione; l’art. 3 è stato approvato con 26 voti.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 92 (Agus e pù) “Conferenze di servizi in caso di demolizioni di immobili abusivi ricadenti in aree a rischio idrogeologico o di particolare pregio ambientale” di cui, però, i presentatori hanno annunciato il ritiro.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito l’emendamento importante comunicando di volerlo recepire.

L’iniziativa è stata poi formalizzata dal presidente del gruppo Pietro Pittalis.

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che la proposta «tocca un tema che non può essere trascurato, l’indicazione della conferenza dei servizi nei casi di abusi in aree a rischio idrogeologico o di pregio ambientale costituisce anche un significativo elemento di semplificazione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, fra l’altro, l’emendamento «è un’occasione per mettere in rilievo le deficienze del Ppr di Soru (il mastro Don Gesualdo di questa fase politica), alla radice della mancata approvazione dei Puc nella stragrande maggioranza dei comuni della Sardegna; la Giunta sta ancora cercando di mettere rimedio a quei pasticci, senza però intervenire sulla abnorme discrezionalità dell’istituto delle intese».

Il consigliere Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha ricordato che «già in commissione era emersa qualche perplessità ma è giusto portare l’emendamento in discussione: a prima vista sembra un eccesso di controllo ma in realtà l’esame di una certa tipologia di abusi in conferenza dei servizi ha aiutato ed aiuta molto la pubblica amministrazione a superare le difficoltà e ad abbreviare i tempi».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha evidenziato che «la ratio del nostro atteggiamento è evidente, ci sembra una proposta intelligente e di buon senso perchè la demolizione post-abuso, fra l’altro, è un atto complesso che deve lasciare spazio al miglioramento ambientale evitando i soliti rimpalli di competenze, su questo sarebbe giusto un voto ampio di tutto il Consiglio».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha annunciato invece il suo voto contrario «perché siamo in presenza di un testo incorreggibile, provvedimento emergenziale che non dà l’idea di quale obiettivo voglia raggiungere; oltretutto a livello nazionale si sta per approvare una norma che consente a chiunque di ristrutturare la sua casa senza formalità, fatte salve le volumetrie, questa legge finisce per discriminare i sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha comunicato il suo orientamento a favore «perché si coglie un aspetto importante, lo spirito della conferenza dei servizi è proprio quello di individuare procedure accelerate in determinati casi, uno strumento efficace per valutare tutti gli interessi in gioco, ferme restando le riserve di fondo sulla legge».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver osservato che la proposta offre una grande opportunità, ha raccontato di un suo incontro con un operatore di immobiliare globale di origine sarda che vorrebbe lavorare nell’Isola. Gli hanno risposto, ha detto Fasolino, «dappertutto nel mondo ma non in Sardegna, questo è un segnale gravissimo e molto pericoloso perché stiamo alimentando all’esterno l’immagine di una Regione contraria per partito preso alla cultura d’impresa».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ribadito il suo parere contrario, come emerso in commissione, «perché secondo noi è troppo superficiale, inserito in un testo molto farraginoso».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), contrario all’emendamento, lo ha definito «non era necessario perché la conferenza di servizi è già prevista dalla normativa vigente; quello dell’opposizione è ostruzionismo legittimo ma bisogna chiamarlo con il suo vero nome, perché non si può criticare il ritardo e poi rallentare i lavori». «Su questa legge – ha continuato Solinas – ci stiamo mettendo la faccia assumendoci la responsabilità politica, a voi invece la responsabilità dei ritardi dopo aver detto che una legge in materia edilizia era comunque necessaria; in generale sarebbe comunque opportuno rivedere il regolamento per mettere in condizione il governo di esercitare il suo diritto-dovere e disciplinare gli interventi della minoranza, in sede di dichiarazioni di voto, ad un solo intervento per gruppo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il gruppo di Sel ha fatto bene a presentare l’emendamento in esame, perché «a parte il contenuto positivo è anche una apertura che consente di uscire dagli steccati ideologici ed è un peccato che poi il ritiro della proposta ha innestato una marcia indietro». «Non si capisce però – ha lamentato – il significato concreto del passaggio riferito alla valenza storico culturale e ambientale dell’immobile abusivo da demolire».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «forse l’emendamento lo avremmo votato anche se il gruppo di Sel lo avesse mantenuto, la stoltezza umana non ha mai limiti; il collega Antonio Solinas non ha ascoltato bene quanto si è detto in quest’Aula ieri pomeriggio a proposito del ruolo e della funzione dei parlamenti nella storia della democrazia, non si può pretendere di stare sempre in cattedra solo perché si è in maggioranza».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), sull’ordine dei lavori, ha proposto che il presidente intervenga «a difesa delle prerogative dei consiglieri regionali perché notizie di stampa riferiscono che un Pm ha chiesto in Consiglio regionale alcuni emendamenti legati ad una legge; dobbiamo essere tutelati e lavorare con serenità nell’esercizio del nostro mandato di fare le leggi ed esercitare ogni atto di sindacato ispettivo».

Il presidente Ganau ha chiarito che da parte della magistratura non è stato richiesto alcun atto relativo alla legge in esame, ma solo documenti riguardanti il piano casa del 2009 e 2011 peraltro pubblici e presenti sul sito istituzionale del Consiglio regionale.

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha dichiarato in modo molto netto che «nessuno può pensare di mettere il bavaglio all’opposizione, ognuno si guardi in casa propria perché scheletri negli armadi ce ne sono tanti anche con riferimento a questioni edilizie e urbanistiche; noi non recederemo anche di un solo millimetro e non ci sarà nessun compromesso, ribadiamo che per noi occorre la proroga del piano casa e confermiamo questa proposta, come chiedono tutte le associazioni, siete voi invece che avete fatto ostruzionismo, portando in Aula questo provvedimento dopo 4 mesi».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) si è detto convinto che, al contrario di quanto sostiene la minoranza, la coalizione di governo «lavora molto tranquillamente anche in presenza di richieste di documenti da parte della magistratura per cui non vediamo pericolo per le prerogative del Consiglio regionale, non abbiamo scheletri nell’armadio e non subiamo diktat da parte di nessuno, discutiamo nelle sedi opportune e assumiamo decisioni condivise». «Fatevi una ragione – ha concluso Demontis – del fatto che il Piano casa non c’è più e non è il nostro dello perché per noi lo sviluppo passa attraverso i Puc dei comuni».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, contrario, ha detto che «in politica si vince come nel calcio, a volte, anche perché gli avversari sbagliano a porta vuota; la maggioranza si prende il tempo necessario per discutere al suo interno secondo una regola che prevede anche aperture alle valutazioni dell’Aula, pur se provenienti dall’opposizione». «In realtà – ha aggiunto Arbau – si sta replicando lo scenario nazionale, c’è Forza Italia che va verso Salvini e Area popolare su una posizione più autonoma, certo è che il clima delle barricate non aiuta il ragionamento sul merito».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, pur essendo contrario, ha dichiarato che «le squadre hanno diritto entrambe di giocare la partita; la maggioranza ha sempre mostrato disponibilità ad ascoltare e se ci prendiamo più tempo è proprio la dimostrazione di questa tesi». Fermo restando che crediamo in questa legge e vogliamo andare fino in fondo, ha suggerito Cocco, «sarebbe meglio evitare sterili contrapposizioni, anche perché riconosciamo che dall’opposizione sono arrivate alcune proposte che potrebbero essere condivisibili».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha risposto al consigliere Arbau che «sarebbe più utile restare sul tema, a parte il fatto che chi ha fatto mancare il numero legale poco fa non può dare lezioni a nessuno; chiediamo solo di poterci confrontare e di usare le prerogative che il regolamento assegna ai gruppi di minoranza, ma soprattutto vogliamo dare voce a chi sta fuori dal palazzo».

Non essendoci altri scritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 92 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi aperto la discussione generale sull’articolo 4 (tolleranze edilizie) e sugli emendamenti ed ha invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sulle proposte di modifica. Il presidente della Commissione Urbanistica ha dichiarato parere contrario agli emendamenti 246 e 214, ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 101 ed ha invitato al ritiro i presentatori dell’emendamento 24 e 569.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu ha espresso il parere conforme della Giunta a quello della IV commissione del Consiglio regionale.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha aperto il suo intervento ricordando che il prossimo 28 marzo cade l’anniversario del primo anno della Giunta Pigliaru. «Una Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – che non è nata sotto una buona stella con l’annullamento del piano regionale paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci». «Quel giorno – ha aggiunto Floris – è incominciata una nuova era: quella del disfare a prescindere».

Mario Floris ha proseguito esprimendo ferma contrarietà alla decisione assunta un anno fa dal governo regionale del centrosinistra e sulla quale – ha sottolineato il consigliere del gruppo Sardegna – l’attuale assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, si era speso in qualità di presidente dell’Anci.

A giudizio di Floris con il Ppr e il piano casa si sarebbero create le opportunità per riprendere un cammino di crescita ma, così ha denunciato il consigliere della minoranza, la Giunta ha scelto la strada del “disfare” e “dell’attesa”.

Il già presidente della Regione ha quindi elencato le tante riforme che sono in attesa di approvazione e nel contempo ha rimarcato la scarsa efficacia delle misure adottate in attesa delle leggi che ridisegnino dal profondo sanità, enti locali, competenze statutarie, entrate, turismo, agricoltura, urbanistica e edilizia.

«State portando la Sardegna al disastro – ha concluso Floris rivolto ai banchi della maggioranza – e questa Giunta si dimostra incapace e inadeguata.»

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito l’articolo 4 del Dl 130 “un’occasione persa per dare un senso alla specialità sarda”. Altre Regioni – così ha dichiarato l’esponente della minoranza – hanno infatti adattato alle specifiche realtà le norme approvate in sede di recepimento del testo unico in materia di urbanistica. Alessandra Zedda ha quindi citato l’esempio della Regione Sicilia che ha elevato dal 2% al 3% le tolleranze edilizie.

Il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è detto stupito per le dichiarazioni rese in Aula dal presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd), in ordine all’auspicata modifica del regolamento consiliare. «L’intenzione – ha dichiarato Locci – sembra quella di voler mettere il bavaglio alle forze della minoranza, riducendone tempi e modalità di intervento».

L’esponente di Forza Italia ha poi fatto riferimento alla visita in Consiglio fatta nei giorni scorsi dal procuratore della Repubblica del tribunale di Tempio, ed ha ribadito al presidente Ganau la richiesta di assicurare la piena tutela e il pieno esercizio delle prerogative dei consiglieri regionali della Sardegna.

Sul tema specifico delle “tolleranze edilizie”, Ignazio Locci ha invitato la Giunta regionale a chiarire quale sia l’esatta posizione della Giunta, considerato che il tema oggetto dell’articolo 4 del D.L. 130 rappresenta uno di quelli in cui di recente si è sviluppata una ricca letteratura.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha svolto il suo intervento con un’ampia digressione che ha riguardato la pubblicazione sul quotidiano La Nuova Sardegna, di un esposto nel quale sarebbero denunciati presunti abusi edilizia in una sua prorietà immobiliare. Il vice presidente del Consiglio ha rimarcato l’utilizzo strumentale di un esposto che – così ha dichiarato Peru – è del tutto privo di fondamento ed i cui rilievi sarebbero già stati chiariti fin dallo scorso mese di settembre attraverso le opportune verifiche di tecnici e legali. L’esponente della minoranza ha parlato di “meschinità”, “maldicenze”, “vigliaccherie” e ha sottolineato la sospetta tempistica nella divulgazione della notizia: «Quale migliore occasione della discussione sul Dl sull’edilizia per non trasformare gli oppositori in spregiudicati cementificatori?».

Peru ha ribadito la regolarità degli interventi di ristrutturazione eseguiti nella sua proprietà ed ha concluso confermando la volontà («non cederò di un millimetro») di proseguire nella difesa del piano casa approvato nella scorsa legislatura e ha declinato i positivi effetti benefici che ne sarebbero derivati alle imprese e ai cittadini sardi.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha definito “l’articolo 4 del dl 130 l’ennesima occasione sprecata per mettere ordine nel complicato tema dell’abusivismo edilizio”. L’esponete della minoranza ha quindi criticato la quantificazione al 2% dei margini di tolleranza edilizia perché – così ha spiegato – la misura potrebbe essere ridicola se riferita alle piccole superfici, mentre sarebbe una misura enorme se si tratta di volumi importanti.

L’esponente della minoranza ha quindi  sottolineato come l’articolo 4 non ponga rimedio ai casi di presunti abusi che si verificano per le errate operazioni di accatastamento degli immobili realizzati tra gli anni ’60 e ’70. «Il problema si trasforma in un dramma – ha dichiarato Cossa – per i tanti che sono entrati in possesso di manufatti abusivi a loro insaputa e che si trovano quindi nell’impossibilità di richiedere le necessarie autorizzazioni per realizzare gli opportuni interventi migliorativi».

Ha quindi preso la parola il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) secondo il quale la legge in discussione «non rende più veloci le procedure per l’approvazione dei Piani Urbanistici Comunali».

Fasolino ha quindi difeso il Piano Casa approvato nella precedente legislatura dalla maggioranza di centrodestra. «Non era uno strumento di programmazione ma un modo per ridare ossigeno alle imprese in un periodo di grave crisi – ha detto Fasolino – la decisione di non confermarlo rappresenta un danno per il sistema economico regionale». L’esponente della minoranza ha poi avanzato la proposta di prorogare il Piano e, parallelamente, lavorare a una legge organica in materia urbanistica.

Stefano Tunis (Forza Italia) ha respinto le critiche della maggioranza sull’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione: «Non è tollerante dire come dovrebbe comportarsi la minoranza e svilire il ruolo alto dell’attività parlamentare».

Il consigliere azzurro è poi tornato sulla “visita” a Palazzo del Pm Fiordalisi: «Il Pubblico Ministero è il dominus dell’azione legale che esercita in virtù di un interesse pubblico. La magistratura procede a una verifica in presenza di una notizia di reato. In questo caso non può esserci notizia di reato perché, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, Fiordalisi è venuto ad indagare sugli atti di formazione di una legge, un momento sacro su cui nessuno ha il diritto di ficcare il naso. E’ un problema che abbiamo il dovere di affrontare – ha concluso Tunis rivolgendo un appello ai consiglieri di maggioranza e opposizione – nessuno può usurpare il ruolo del legislatore».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha difeso il ruolo dell’istituzione parlamentare per poi concentrarsi sul contenuto dell’art.4. «Il Dl 130 nei primi articoli recepisce la legislazione nazionale – ha osservato Cherchi – nello specifico l’art.4 accoglie l’istituto della tolleranza edilizia fissando al 2 per cento le eccedenze delle violazioni o degli errori progettuali. Manca però una previsione degli errori in difetto. Cosa accade se si realizzano opere con misure o cubature inferiori rispetto a quelle indicate in progetto? Serve una norma chiara altrimenti si rischia di lasciare alla discrezionalità dei tecnici l’interpretazione della legge».

E’ quindi intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha illustrato all’Aula i dati negativi diffusi dall’Agenzia del Lavoro e dall’Istat sul calo dell’occupazione in edilizia. «I numeri parlano di migliaia di posti di lavoro andati in fumo, una situazione di grave crisi che in Sardegna poteva diventare drammatica se non ci fosse stato il Piano Casa. Voi avete abrogato quel Piano – ha affermato Tedde rivolgendosi all’opposizione – la promessa di approvare una legge organica non è stata però mantenuta».

Il consigliere di minoranza ha poi parlato di «mancanza di coraggio da parte del centrosinistra che, tenuto conto delle prerogative previste dallo Statuto,  poteva  pensare norme differenti rispetto a quelle nazionali: «Avremmo potuto prevedere un 3 o un 4 per cento di tolleranza – ha concluso Tedde – invece ci siamo limitati a copiare  mettendo una pietra tombale sulla specificità sarda e sulla capacità del Consiglio di dettare norme proprie».

Critico anche l’intervento di Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) che ha difeso il D.L. 130 ma espresso forti perplessità sull’art. 4: «Si tratta di una sanatoria. Se applicata alle grandi opere, la regola del 2 per cento rischia di autorizzare cubature importanti. Non si possono legalizzare gli errori dei professionisti».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, riferendosi alla visita del Pm Fiordalisi, ha detto di non sentirsi «affatto preoccupato delle indagini di chicchessia» e ha poi difeso appassionatamente l’autonomia parlamentare: «La democrazia regge solo se è chiaro il principio della divisione dei poteri. Attenzione a delegittimare le istituzioni, la storia insegna che così non si va da nessuna parte».

Attilio Dedoni, infine, ha invitato la maggioranza ad ascoltare le voce dell’opposizione «non servono gli atteggiamenti di chiusura, serve un dibattito serio su una normativa che può avere conseguenze pesanti per le famiglie e le imprese sarde».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha sostenuto che «è difficile parlare di questa legge nei dettagli perché è da respingere in toto, non fa nulla per lo sviluppo e uccide la speranza per il futuro, è piena di imbrogli e cerca di parlare d’altro; qualcuno come Soru dice che vuole migliorare il paesaggio e lo scenario costiero, ma è un linguaggio fondamentalista che non ha rispetto della minoranza». Sull’art. 4 Rubiu ha detto che «rappresenta un passaggio ambiguo, pletorico, fuori dai tempi, superato da leggi nazionali; nel decreto mille proroghe al comma 1 dell’art. 17 bis si parla a proposito delle tolleranze della volumetria complessiva dell’edificio e non di singole unità immobiliari come fa la legge regionale». «Non andiamo avanti – ha esortato in conclusione – in una legge senza sbocchi nata già vecchia, superata da una legge nazionale pubblicata appena un mese fa».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), dopo aver dichiarato di non essere estraneo al dibattito né convertito ad altre convinzioni, si è detto «convinto che questa non sia una buona legge per la Sardegna che, anche sulle tolleranze, risponde ad una visione ideologica tipica di quando si cerca a tutti i costi di applicare un sistema di valori alla realtà, salvo rendersi conto che questa impresa è impossibile».«Spesso si è evocato il fantasma degli speculatori – ha aggiunto Truzzu – dimenticando però che il 98% degli iscritti all’Ance sono piccoli imprenditori, sono in gioco quindi interessi diffusi e non quelli dei grandi speculatori, bisogna comprendere cosa c’è sul territorio attraverso un confronto di merito senza pregiudiziali, soprattutto perché fuori dal palazzo c’è una opposizione a questa legge di gran lunga più ampia di quella consiliare». «Ma – ha concluso – che spazio di confronto ci può essere quando si chiede la modifica del regolamento per contingentare i tempi delle dichiarazioni di voto? stiamo facendo ostruzionismo esercitando un nostro diritto ma anche nel vostro interesse per evitare una pessima legge che causerà un mare di problemi»

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, sull’articolo 4, ha detto che «potrebbe essere uno spazio utile per un ragionamento comune fra maggioranza e opposizione». Quanto al regolamento del Consiglio, Arbau ha affermato che «lo dobbiamo cambiare e lo faremo a fine mandato, così non ci saranno sospetti di parzialità su argomenti che servono a tutti e non vanno affrontati a seconda delle esigenze del momento». Il capogruppo di Sardegna Vera si è poi soffermato sulle notizie di stampa relative ad un accertamento della magistratura relatiuvo ad atti del Consiglio regionale, osservando che «è fastidioso assistere all’acquisizione di emendamenti di procedimento legislativo, lo dico con tutte le cautele del caso ma nessuno di noi deve aver paura di sbagliare scrivendo un emendamento perchè il nostro lavoro deve essere sempre sereno; nessuno della maggioranza, inoltre, vuole utilizzare clave giudiziarie e giornalistiche per mettere il bavaglio all’opposizione, facciamo politica a viso aperto discutendo sul merito delle questioni politiche e dobbiamo essere liberi sia quando la stampa approva sia quando disapprova». Rivolto al consigliere di Forza Italia Fasolino, Arbau lo ha infine invitato a «criticare la maggioranza senza continuamente evocare la presenza di Soru, che non siede più in quest’Aula».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato in apertura che «Soru ha lasciato tristi ricordi ma è il segretario del Pd e lo critichiamo sia per quello che dice che per alcune vicende a lui riconducibili legate ad interventi edilizi, nessuno se ne abbia a male». «Voglio però cogliere l’occasione – ha aggiunto Pittalis – per esprimere la più convinta solidarietà, mia e del gruppo, ad Antonello Peru che con determinazione e coraggio ha rappresentato una vicenda incredibile che lo ha visto coinvolto; non vogliamo che il nostro dibattito sia influenzato da questo tipo di dinamiche e forse Arbau non ha sentito l’intervento del consigliere Rubiu di poco fa, il problema non è di Forza Italia perchè l’opposizione su questo provvedimento parla una sola voce». «Il fatto è un altro – secondo Pittalis – cioè che, anche stamattina la Confartigianato ha richiamato la Giunta su una legge che, a suo avviso, è un danno delle imprese, ha criticato i ritardi, ha indicato precise responsabilità dell’assessore Erriu, ipotizza che di questo passo finiremo a ferragosto, chiede infine se è possibile fermare questo gioco al massacro ma il problema sta nella maggioranza: noi confermiamo la nostra proposta di ritirare il provvedimento e prorogare il Piano casa, e faremmo bene ad ascoltare questo suggerimento nell’interesse dei sardi».

Non essendoci altri interventi, il presidente Ganau ha sospeso i lavori del Consiglio per convocare la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che i lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle 10.30, mentre per domani pomeriggio alle 15.30 è convocata la quinta commissione per un parere obbligatorio. Successivamente ha tolto la seduta.

Carbonia ospiterà la terza tappa di presentazione del manifesto “L’ora delle idee – il centro destra riparte dai giovani”. L’appuntamento è previsto venerdì 6 marzo, a partire dalle 17 e 30, presso la sala congressi del Lu’ Hotel. Nell’occasione verranno presentati i provvedimenti in materia di casa e famiglia, impresa e lavoro, giovani, cultura e internazionalizzazione elaborati dai giovani del centro destra. Idee e progetti che meritano di essere affrontati e inseriti nel dibattito politico al fine di uscire da questo momento di estrema difficoltà socio-economica. Al convegno interverranno i consiglieri regionali Pietro Pittalis, Ignazio Locci, Oscar Cherchi, Stefano Tunis, Antonello Peru, Marco Tedde, Alessandra Zedda, Giuseppe Fasolino, Alberto Randazzo, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu. Le conclusioni verranno invece affidate all’ex Governatore e attuale consigliere regionale Ugo Cappellacci, al senatore Emilio Floris e all’europarlamentare Salvatore Cicu.

Nel corso dell’incontro verrà inoltre presentata la nuova comunità digitale “Azzurri2.0”.

Il via libera alla commissione all’istituzione di una commissione tecnica regionale per il decollo della Zona Franca e delle Zone ad Economia Speciale, con un organismo che possa analizzare le ripercussioni positive di uno strumento di politica economico finanziaria e di sviluppo, è stato dato stamane da un emendamento alla finanziaria proposto dal capogruppo di Sardegna Zona Franca Modesto Fenu ed approvato all’unanimità dal Consiglio regionale.
«Finalmente – esulta Fenu – il Consiglio regionale, senza pregiudizi, prende consapevolezza dell’importanza di questo strumento di politica economica e finanziaria, con presupposti che possono produrre un nuovo sviluppo dell’Isol.»
Il voto favorevole sull’emendamento, sottoscritto anche da Paolo Truzzu (FdI), Angelo Carta (Psd’Az) e Gianluigi Rubiu (Udc), è stato unanime. «Sarà – spiega Fenu – una commissione di consulenza e valutazione sull’attuazione della Zona Franca. La Giunta darà le direttive per il funzionamento del nuovo soggetto, ma si tratta di un passo in avanti di grandissima importanza che rende così possibile il varo di un organismo che possa approfondire i riflessi positivi dell’istituto e affrontarne serenamente le criticità operative, con uno studio sul modello economico e sociale che possa coniugarsi con la specialità della nostra Isola».
La commissione lavorerà gratuitamente, senza oneri aggiuntivi.
«E’ importante evidenziare – sottolinea Fenu – che con il voto dell’aula è stata certificata la volontà di tutti i gruppi politici, con il placet degli assessori Paci e Deiana. Il verdetto dell’aula si traduce in un fatto storico. La battaglia per la Zona Franca e le Zone ad Economia Speciale diventa in questo modo un obiettivo di tutte le forze politiche isolane rappresentate in Consiglio. Un evento che aumenta la determinazione e rafforza l’azione del Presidente, della Giunta e degli assessori competenti nel raggiungimento di questo storico obiettivo nell’interesse di tutta la Sardegna. Si tratta di una battaglia originaria del Partito sardo e ripresa dal Movimento Popolare per la Zona Franca, diventata una sfida decisiva per la rinascita della Sardegna. Il parere favorevole del Consiglio avvalora come il tema della zona franca sia un’opportunità strategica per la Sardegna. Siamo riusciti a dare centralità alla questione e di renderla non più obiettivo di pochi esponenti politici ma di tutti i rappresentanti politici del Popolo Sardo, privandola dei pregiudizi politici e facendo maturare nell’aula la necessità di affrontare serenamente le tematiche della fiscalità di compensazione e di un’agevolazione finanziaria che possa riequilibrare gli svantaggi oggettivi, territoriali e strutturali storici della nostra isola, certificati da tutti gli studi di economia che ci riguardano. Ora non ci illudiamo certo che la strada possa essere in discesa. La battaglia per l’istituzione della zona franca è solo all’inizio, ciò che è accaduto rafforza in noi la convinzione della indispensabilità del dialogo con tutte le forze politiche. Non occorre indietreggiare, viste le attese e le numerose opportunità legate al decollo dell’istituto economico. Di più. Proprio ora che il dibattito sullo strumento è tornato d’attualità è necessario comprendere quali situazioni possano produrre i vantaggi maggiori per la Sardegna, con ricadute positive per le imprese e l’occupazione dei giovani».

Consiglio regionale 35 copia

Il Consiglio regionale ha proseguito stamane l’esame degli articoli della Manovra Finanziaria ed è ormai ad un passo dall’approvazione definitiva.

In apertura di seduta è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per segnalare al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che nella Asl di Nuoro il commissario sembra abbia delegato i suoi poteri commissariali a un medico facente funzioni. «Si tratterebbe dell’ennesimo caso di illegittimità», ha affermato. Il presidente Francesco Pigliaru ha garantito che avrebbe verificato questa notizia.

Pittalis ha poi annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali.

L’Aula ha approvato l’emendamento 568 (Agus e più) uguale 812 (Alessandra Zedda e più) sulle scuole civiche di musica, a cui sono state aggiunte le firme di tutti i componenti della commissione, di Antonello Peru (FI), Modesto Fenu (Sardegna – Zona franca) e Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia). Sull’emendamento è intervenuto anche l’assessore Paci che aveva valutato positivamente il testo che sopprime, al comma 10 dell’articolo 28, le parole “di cui euro 800mila”. Eliminando l’indicazione della quota destinata alla copertura delle spese correnti si rende più flessibile la gestione del finanziamento di 1.500.000 da parte delle scuole civiche di musica.

Sui sistemi bibliotecari sono stati ritirati gli emendamenti dopo che l’assessore ha dato la garanzia che sono disponibili i fondi compreso quello di Tempio. Soddisfatti il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, e Roberto Deriu (Pd).

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato: «Non deve sfuggire  che c’è una rete di biblioteche di notevole livello, che rischia ogni anno di scomparire e che sopravvive grazie alla buona volontà di bibliotecari e volontari. Credo che debba essere salvaguardato, bisogna avere una visione complessiva. Non ci possono essere biblioteche di serie a e di serie b».

Approvato anche  l’emendamento 271 (Truzzu e più), uguale a 587 (Giunta regionale) uguale a 647 (Pittalis e più), che sopprime il comma 11 che prevedeva “La dotazione del fondo unico per l’università diffusa nel territorio di cui all’articolo 12, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 7 del 2005, è determinata, per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, in euro 5.640.000 (UPB S02.01.009); alla ripartizione del predetto fondo concorrono: a) il Consorzio universitario per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale; b) il Consorzio Uno di Oristano”.

Su questo argomento è intervenuto Pittalis che ha chiesto il reintegro delle somme tagliate alle Università di Nuoro e Oristano per consentire il completamento dei corsi del iniziati nel 2014. Il capogruppo del Pd ha confermato che la discussione sull’argomento si riprenderà con l’emendamento alla Tabella C.

Il Consiglio ha poi approvato anche l’emendamento 275 (Truzzu e più) uguale a 588 (Giunta regionale) che sopprime anche il comma 13, che prevedeva “La dotazione del fondo unico per l’università diffusa nel territorio di cui all’articolo 12, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 7 del 2005, è determinata, per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, in euro 5.640.000 (UPB S02.01.009); alla ripartizione del predetto fondo concorrono: a) il Consorzio universitario per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale; b) il Consorzio Uno di Oristano”.

Via libera anche all’emendamento della Giunta regionale n. 582,  che sostituisce al comma 17 (inquilini morosi) l’importo di 900mila euro con “euro 820.000”.

Il presidente Ganau ha messo quindi in votazione il testo dell’articolo che è stato approvato. Il Consiglio ha quindi avviato l’esame degli emendamenti aggiuntivi.

Posto in votazione è stato approvato l’emendamento aggiuntivo 496 (Rubiu e più) che autorizza la spesa di 35.000 euro a favore dell’associazione culturale “Speleo Club Nuxis” per l’attuazione di un programma di promozione del turismo sostenibile. A seguire approvato anche l’emendamento della Giunta regionale n. 573 che al comma 2 dell’articolo 28 inserisce il comma 2 bis che così recita: «Le somme resesi disponibili sui bandi di cui alle leggi regionali 51\93, 12\2001 e 9\2002, purché presenti nelle scritture contabili, sono destinate alle medesime finalità nell’importo massimo di euro 12.000.000. Il relativo programma di intervento è approvato dalla giunta regionale con propria deliberazione su proposta dell’assessore competente per materia». Disco verde anche per un altro emendamento aggiuntivo al comma 2 che autorizza l’utilizzo delle somme sussistenti in conto residui impegnate a favore della Igea spa in liquidazione possono essere utilizzate per il pagamento dei lavori e delle prestazioni eseguiti negli esercizi 2013-2014. Spostato al Bilancio l’emendamento 603 (Alessandra Zedda e più), l’emendamento 679 è stato ritirato dal presentatore, Giuseppe Fasolino (Fi), dopo l’impegno assunto dinanzi all’Aula dall’assessore della Cultura e dello Spettacolo, Claudia Firino, a garantire le risorse necessarie per lo svolgimento dell’evento “Special Olimpics” in programma a Olbia i prossimi 12, 13 e 14 giugno. Approvato (dopo la ripetizione della votazione) l’emendamento della Giunta n. 571 che inserisce al comma 5 dell’articolo 28, il comma 5 bis che così recita: «Le somme non impegnate sul Cap S06.0740 – UPB S06.03.027 sono conservate nel conto dei residui per essere utilizzate per le medesime finalità nell’esercizio 2015».

L’Aula ha quindi proseguito con la votazione dell’emendamento 783 che non è stato approvato e il presidente del Consiglio ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 15. Mentre l’emendamento 468 è stato ritirato dal presentatore, Peppino Pinna (Area popolare sarda; ex Udc)  dopo le rassicurazioni fornite all’Aula dall’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, perché siano garantite le somme di 25.000 euro a favore dell’Abbazia benedettina di San Pietro di Sorres, per il rifacimento dell’impianto elettrico. Non approvato il 495 (Rubiu e più); il consigliere Marco Tedde (Fi) ha illustrato il contenuto dell’emendamento 545 che prevede stanziamenti a favore delle famiglie numerose. Il presidente del Consiglio ha ricordato il ritiro dei precedenti emendamenti sull’argomento a seguito delle dichiarazioni di impegno fatte in Aula dall’assessore Luigi Arru. Il consigliere Tedde ha però confermato l’emendamento che l’Aula non ha approvato.

Approvato, invece, l’emendamento 873, identico al 117 (Manca e più), che aggiunge il comma 8 bis, successivamente al comma 8 e che autorizza la Regione a stipulare convenzioni con l’Ente concerti Marilisa de Carolis di Sassari, nelle more dell’approvazione del documento di programmazione regionale in materia di spettacolo. Ritirato il 484 e non approvato il 516, decaduto il 517, è stato successivamente ritirato il 97 (Rubiu e più) al quale è collegato un emendamento sostitutivo parziale, il n. 869 a firma del consigliere del Pd, Antonio Solinas, che prevede lo stanziamento di 30.000 euro (nell’emendamento n. 97 erano 80.000) a favore dell’associazione speleologica della Sardegna. Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso i lavori per qualche minuto ed alla ripresa, il consigliere Antonio Solinas, ha annunciato il ritiro dell’emendamento 869.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), è quindi intervenuto per dichiarare l’accettazione dell’invito al ritiro dell’emendamento 116 ma ha invitato l’assessore della Programmazione a reperire le risorse per la valorizzazione del complesso scultoreo di Mont’e Prama, attraverso l’ampliamento e allestimento del museo civico di Cabras.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha quindi annunciato il ritiro dell’emendamento 833 dopo le rassicurazioni dell’assessore Paci in ordine alla certezza delle risorse per il centro marino internazionale, controllato da Sardegna Ricerche.

Ritirato l’emendamento 16 è stato approvato l’emendamento 24 (Floris Mario, Uds-Sardegna) che autorizza la spesa di 50.000 euro per finanziare i tirocini formativi e di orientamento in seno all’amministrazione regionale. Con successive e distinte votazioni non sono stati approvati gli emendamenti 547; 835 e 549 mentre sono stati ritirati gli emendamenti 29, identico al 119.

Il presidente del Consiglio constatato che all’emendamento n. 5 (Lotto e più) e agli emendamenti 521, 520, 522, 425 e 120 è stato presentato l’emendamento di sintesi n. 883 (Lotto e più) che prevede lo stanziamento di una quota non inferiore a 300.000 annui, delle risorse allo stesso assegnate a valere sul fondo “Interventi regionali per l’Università” per il funzionamento della propria facoltà di architettura ad Alghero, l’ha posto in votazione. A sostegno della facoltà di architettura di Alghero è intervenuto, Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) e il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha annunciato la sottoscrizione dell’emendamento da parte di tutti i consiglieri del gruppo di Fi.

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha quindi annunciato la sottoscrizione anche dei consiglieri di Cd e sollecitato da molti dei consiglieri presenti in Aula, addirittura la sottoscrizione di tutti i consiglieri regionali. 

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, in apertura del suo intervento ha però mostrato cautela ed ha dichiarato: «C’è un emendamento che stanzia fondi a una facoltà ma non spiega perché tali fondi sono assegnati». Il governatore ha invitato il Consiglio a specificare le motivazione del sostegno regionale pur riconoscendo che la facoltà di architettura rappresenta un’eccellenza in Sardegna. Il presidente ha quindi spiegato che sarebbe sempre opportuno indicare e specificare con chiarezza le ragioni per le quali si destinano delle risorse alle Università, e nel caso specifico si potrebbe fare riferimento ai buoni risultati raggiunti in credibili classifiche di merito. «La finanziaria – ha concluso Pigliaru – deve scrivere regole certe e di valore generale uguali per tutti».

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rimarcato la qualità della facoltà di architettura di Alghero e l’opportunità di garantirne la sopravvivenza attraverso adeguati stanziamenti. L’esponente della minoranza ha quindi evidenziato come la Giunta non abbia dato seguito all’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale per gli stanziamenti a favore della facoltà di architettura di Alghero.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) ha dichiarato di condividere le dichiarazioni del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ed ha ricordato che quella di Alghero è un facoltà mediterranea, realizzata con l’Imedoc.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, partendo dalle dichiarazioni del presidente Pigliaru ha svolto alcune considerazioni di carattere generale sui contenuti della legge finanziaria e ribadito il concetto della “responsabilità” come “parola chiave” della qualità di governo del centrosinistra. Ruggeri ha quindi ammesso alcuni “elementi di disagio” nell’articolo 28, ma – ha detto rivolto ai banchi della minoranza – viste le finanziarie approvate dal centro destra nella passata legislatura, nessuno può darci lezioni.

Il consigliere dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito l’esigenza di una puntuale verifica dei risultati sui temi della scuola, la formazione e l’università ed ha concluso denunciando “problemi” nei bilanci dell’università di Sassari.

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ha quindi presentato un emendamento orale all’emendamento di sintesi 883 che indica nella “posizione di eccellenza attualmente raggiunta nelle classifiche nazionali”, la spiegazione della destinazione della somma di 300.000 euro al dipartimento di architettura di Alghero.

Il consigliere di Fdi-Sardegna, Paolo Truzzu, ha dichiarato voto a favore mentre il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha polemizzato con il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri. «Siamo pronti – ha dichiarato il consigliere della minoranza – a confrontarci su ciò che è stato fatto nella passata legislatura ma è certo che nello scorso quinquennio sono state destinate risorse alle università sarde come era accaduto prima».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi dichiarato “acquisito” il parere positivo dell’Aula all’emendamento orale proposto dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ed ha posto in votazione il testo completo dell’emendamento di sintesi 883 che è stato approvato.

Sull’emendamento n.55 è intervenuto il consigliere Truzzu (Fratelli d’Italia) che ne ha annunciato il ritiro segnalandone, però, la ratio: sostituire il parco macchine degli enti pubblici con mezzi elettrici. «E’ una questione legata alla riduzione dell’inquinamento atmosferico – ha detto l’esponente della minoranza – su cui dovremo ragionare attentamente».

Approvato invece l’emendamento aggiuntivo n.102, presentato dai consiglieri del Centro Democratico, Annamaria Busia e Roberto Desini che stanzia 100mila euro per l’organizzazione della Conferenza regionale dell’artigianato.

Piero Comandini (Pd) ha poi annunciato il ritiro dell’emendamento che proponeva lo stanziamento di 800mila euro a favore di cittadini extracomunitari arrivati in Sardegna e favorirne l’integrazione. «E’ necessario però mostrare più attenzione a questo tema – ha detto Comandini – si tratta di rifinanziare una legge del 1990 oggi ancora più attuale vista la drammaticità del quadro internazionale. Sarebbe  opportuno intervenire in un momento successivo per favorire l’integrazione dei lavoratori immigrati». Sul tema è intervenuto l’assessore al Bilancio, Raffaele Paci, che ha assicurato l’impegno della Giunta.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’emendamento di sintesi n. 868 presentato dalla Giunta regionale che stanzia 500mila euro per il riordino fondiario del Comune di Pauli Arbarei. La proposta ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento 139, Truzzu e più,  che autorizza lo stanziamento di 500mila euro a favore del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale per l’estensione della rete irrigua nelle aree che comprendono i territori di Decimomannu, Villasor, Decimoputzu, e Villaspeciosa. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, visto il parere negativo della Commissione, ha chiesto di conoscere la ragione per la quale si finanzia il riordino fondiario a Pauli Arbarei e invece si vuole bocciare la proposta dell’art. 139.

Sull’emendamento è intervenuto il primo firmatario Paolo Truzzu (FdI), promotore anche dell’emendamento a favore del Comune di Pauli Arbarei,  che ha spiegato l’importanza del riordino fondiario nel Comune della Marmilla. «Si tratta di finanziare un progetto pilota di riordino fondiario – ha detto Truzzu – che servirà d’esempio a tutta la Sardegna. In questo momento è più importante chiudere questa partita.»

Per Modesto Fenu (Zona Franca) le questioni sono diverse. «Si tratta di due problemi che penalizzano i territori: da una parte c’è un’eccessiva parcellizzazione delle aziende sarde per la quale è necessario accelerare i processi di riordino fondiario; nel secondo caso si è di fronte a territori penalizzati dai vincoli dei Piani di assetto idrogeologico che hanno compromesso lo sviluppo delle attività serricole ed orticole. Spostare le aree irrigue darebbe la possibilità di realizzare nuove aziende in territori non compromessi».

Favorevole all’emendamento anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «La chiusura dei riordini fondiari  è importante. Ma non c’è solo il progetto di Pauli Arbarei. Occorre uno sforzo per consentire anche ad altri comprensori di procedere nella stessa direzione».

Sulla questione si è poi espressa l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi che ha ribadito l’importanza dell’operazione di Pauli Arbarei: «La chiusura del progetto sarà utilissima – ha detto Falchi – come sarà importante intervenire anche nei comuni del Campidano. I due interventi sono però diversi: in un caso si tratta di riordino fondiario, nell’altro di estensione di area irrigua. La Giunta è impegnata a reperire risorse dal Piano di Sviluppo rurale e dal Piano irriguo nazionale».

Paolo Truzzu (FdI) ha poi difeso i contenuti degli emendamenti 140, 390, 391 e 392 che proponevano interventi per la messa in sicurezza del municipio di Desulo (a rischio crollo dopo le ultime nevicate); per il finanziamento della pesca (settore che ha subito tagli notevoli negli ultimi anni passando da una dotazione di 9 milioni a una di 1,5 milioni di euro9); per l’incentivazione degli orti urbani. Su questi temi, Truzzu ha chiesto più attenzione alla Giunta regionale.

Sull’ordine dei lavori è poi intervenuto Giorgio Oppi (Udc) che ha rivolto un appello all’Aula per la riduzione dei tempi e consentire l’approvazione della Manovra 2015ientro la fine della mattinata.

Il Consiglio ha poi approvato gli emendamento n. 401 e n. 409 proposti dai consiglieri del Gruppo Sardegna Truzzu e Fenu. Il primo stanzia 200mila euro a favore delle associazioni con provata esperienza nel campo degli scambi internazionali. Il secondo, firmato da tutta la Commissione, impegna la Giunta «ad approvare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge finanziaria 2015 le linee guida per la diffusione dell’abbonamento impersonale ai mezzi di trasporto pubblico e forme di promozione della mobilità familiare».

Ritirato invece l’emendamento n. 454 (Fenu e più) che proponeva uno stanziamento di 10mila euro per la celebrazione della “Giornata della Bandiera sarda”. Fenu, ringraziato il Presidente del Consiglio per l’impegno preso in Conferenza di Capigruppo per la trattazione dell’argomento in modo più approfondito. «Esiste una legge istitutiva – ha ricordato Fenu – la nostra è la seconda bandiera dell’Italia, presente nella Costituzione. Una bandiera che ci identifica nel mondo e ci lega a tutte le dinastie reali d’Europa. Un vessillo utilizzato dalla Brigata Sassari, da partiti e movimenti politici, simbolo di un popolo di oltre tre milioni di sardi, residenti ed emigrati. La sua difesa diventa un monito nel momento in cui si vuole mettere in dubbio la nostra autonomia».

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’emendamento n. 572 con il quale la Giunta proponeva l’individuazione di un soggetto specialistico per il supporto tecnico, economico e finanziario alla privatizzazione della Saremar.

Sulla questione sono intervenuti diversi consiglieri della minoranza. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha espresso forti perplessità per una norma che autorizza consulenze esterne per lo svolgimento di un compito che potrebbe invece essere assolto dagli Uffici regionali. L’assessore Raffaele Paci ha spiegato che la norma prende atto di una disposizione di legge e non comporta costi aggiuntivi per la Regione, «Serve a accompagnare il processo di privatizzazione della Saremar».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha giudicato inammissibile la mancata indicazione del costo della consulenza, mentre Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato che in passato la liquidazione di enti importanti della Regione è stata affidata al personale interno. Attilio Dedoni (Riformatori) ha invece denunciato la mancanza di una copertura finanziaria e chiesto alla Giunta di indicare all’Aula la struttura o il professionista incaricato.

Marco Tedde (Forza Italia) ha infine definito “un’abnormità giuridica” la mancanza di copertura finanziaria e “scandalosa” l’individuazione di un professionista per legge. L’emendamento è stato ritirato.

Il presidente Ganau , dopo aver acquisito i pareri della commissione e della Giunta, ha aperto la discussione generale sull’art 28/bis (Istituzione del fondo per la legalità).

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato che, sulla proposta dei colleghi di Sel, aveva maturato in un primo momento una posizione favorevole ma poi, ha osservato, «se parliamo di legalità, bisogna farlo a 360 gradi senza retro pensieri perché legalità è anche fare buona politica e mettere i soldi a bando senza infilarli da qualche parte dentro la finanziaria in modo artificioso».

Il consigliere Luigi Luigi Crisponi (Riformatori) ha evidenziato il paradosso che vede il Consiglio parlare di legalità dopo de marchettibus, una contraddizione evidente. In questo articolo, ha detto, «sono spariti fra l’altro i fondi a sostegno del progetto del diario realizzato della Questura di Nuoro dedicato agli adolescenti, che ha ottenuto riconoscimenti a livello nazionale, è una autentica discriminazione»

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto colpito sia dalle finalità che dai contenuti dell’articolo «rivolto alla formazione dei giovani ed alla loro educazione civica ma in questo contesto c’è un il tentativo di infiltrare passaggi che non si possono condividere; bisogna dire basta alle sovvenzioni ad hoc in una legge come la finanziaria, anche perché associazioni che non hanno santi in paradiso nel centro sinistra ce ne sono davvero tante».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che da una parte si richiamano temi che devono rappresentare gli obiettivi più alti della politica, «ma la legalità non è quella che raccontiamo ma quella che pratichiamo, legalità è rispetto della legge e dei cittadini e la legge non permette a nessuno di superare criteri oggettivi per assegnare risorse, come fa la finanziaria».

Il capogruppo di Sardegna Vera (Efisio Arbau) ha espresso una posizione favorevole all’articolo, respingendo ogni provocazione. L’iniziativa citata dal consigliere  Crisponi, ha detto, «è lodevole e può certamente trovare in altre sedi opportunità di finanziamento; quanto poi ai micro interventi sono figli di un meccanismo di governo della Regione che dobbiamo superare e ma per fare questo serve un grande lavoro, speriamo di portarlo a termine in questi 5 anni».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, nelle vesti di capogruppo, ha specificato che «quando si parla di antifascismo c’è qualche difficoltà di comunicazione all’interno dell’Aula; non è una marchetta ma si sta finanziando un progetto unico a livello nazionale che ripercorre la vicenda dei deportati nei campi di concentramento, questo è il nostro schema di valori, legalità significa mafie, rapporto con l’ambiente, con il concetto di impresa ed giusto che si facciano attività».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che «il comunismo è l’altra faccia della medaglia della grande tragedia del Novecento, con intere popolazioni che si sono fortunatamente liberate da una ideologia materialista contraria all’uomo». Mi sarei aspettato dall’emendamento, ha proseguito, «la volontà di radicare nei giovani una memoria ben più ampia, a parte il fatto che di marchette ce ne sono non una ma due, perché tutti conoscono il collateralismo dell’Arci con la sinistra: perché non delegare questi compiti alla Giunta ed all’assessore della Cultura? La verità è che in questa finanziaria c’è di tutto e dovete assumervene la responsabilità».

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha espresso parere favorevole manifestano però alcune perplessità sulla mancata concessione di fondi all’iniziativa della questura di Nuoro. Comunque, ha concluso, «ho avuto assicurazioni dalla Giunta sul sostegno a questo ed altri progetti».

L’assessore della Cultura Claudia Firino ha tenuto a precisare che il progetto della Questura di Nuoro ha acquisito caratura nazionale e può quindi contare anche su fondi nazionali, «con grande soddisfazione di tutti».

Il presidente ha messo in votazione gli emendamenti al 28bis. Pittalis è intervenuto per ritirare tutti i soppressivi totali, mentre sull’emendamento 103 ha chiesto il voto segreto. Il testo, presentato dal gruppo di Sel, è stato approvato con 24 voti favorevoli e 21 contrari. L’emendamento sostituisce il comma 1 con: «La Regione, per contribuire per contribuire all’educazione alla legalità, allo sviluppo dei valori costituzionali e civici e alla consapevolezza dei rischi legati alla criminalità organizzata, all’educazione ai valori della memoria storica e dell’antifascismo, all’educazione al rispetto dell’ambiente e della sostenibilità ambientale, anche promuovendo sistemi di economia locale e produzioni locali ecocompatibili, sostiene iniziative finalizzate alla formazione e all’aggiornamento dei docenti e degli altri operatori del sistema di istruzione e formazione, e al coinvolgimento degli studenti di ogni ordine e grado».

Nel comma 2 sono aggiunte le seguenti lettere dopo la lettera g: «H. L’organizzazione di eventi, manifestazioni, congressi, viaggi e iniziative varie per incentivare la nascita e lo sviluppo della coscienza civile circa i tempi della memoria storica e i valori dell’antifascismo», «I. La promozione di iniziative per diffondere negli studenti i valori della legalità nella cultura d’impresa, l’interrelazione tra i sistemi produttivi agroalimentari, le realtà che curano la biodiversità, le produzioni locali, l’artigianato e il piccolo commercio locale»; «J. Le iniziative e le manifestazioni di diffusione dell’educazione ambientale, anche con eventi di promozione della cultura ecologica, la piantumazione di alberi in aree periferiche, l’implementazione di tecniche di riuso e di riciclo». Il testo prevede inoltre dopo le parole “la spesa di euro 100.000 (UPB S05.06.001)” del comma 3 è aggiunta la frase: «Di cui euro 20.000 in favore dell’associazione Arci Sardegna per l’organizzazione del progetto “Treno della Memoria” su tutto il territorio regionale al fine di coinvolgere i giovani nell’autoformazione sui valori di cittadinanza attiva e coscienza civile».  

Il Consiglio regionale ha poi approvato il testo dell’articolo 28 bis e subito dopo l’articolo 29 (copertura finanziaria).

Prima della votazione dell’articolo 30 è intervenuto Mario Floris (Sardegna): «Credo che questa Finanziaria sia insufficiente, so che il presidente della Regione ce l’ha messa tutta come l’assessore Paci». Per Floris «è una Finanziaria della prima Repubblica, quando non c’era strategia, non c’erano obiettivi, c’erano i soldi e venivano dati a piaggia». «Oggi non ce lo possiamo permettere», ha affermato ricordando che nella Finanziaria non c’è stata la riduzione di un solo capitolo di spesa e ha esortato la Giunta e il Consiglio ad andare avanti con le riforme, soprattutto della pubblica amministrazione per eliminare gli sprechi. Critico anche sull’accensione del mutuo non collegata a una strategia. «Ho assistito a una maggioranza che agisce come si agiva nella prima Repubblica con l’attenzione ai propri campanili».

Il Consiglio ha poi approvato in rapida sequenza l’articolo 30 (entrata in vigore) e la Tabella A (indicazioni delle voci da includere nel fondo speciale di parte corrente per nuovi oneri legislativi). Sulla Tabella B è intervenuto Pietro Pittalis (FI), il quale ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e ha denunciato che «per nuovi oneri legislativi non c’è nulla, non ci sono risorse per poter fare leggi». Pittalis ha aggiunto: «È inutile mandare avanti i presidenti delle Commissioni perché per i nuovi oneri legislativi ci sono zero euro. Gravissimo vulnus della Finanziaria – ha continuato – perché influisce sulle prerogative di quest’Aula di fare leggi».

Approvato il testo Tabella B (Indicazioni delle voci da includere nel fondo speciale di parte corrente per nuovi oneri legislativi).

Sulla Tabella C è intervenuto Roberto Deriu (Pd) ricordando che «essa contiene l’ultimo appuntamento della Finanziaria sull’Università. Nel corso dei numerosi interventi che si sono svolti sull’argomento, tra cui quello dell’on. Pittalis, abbiamo tutti quanti voluto concorrere a ridisegnare un sistema».

Per Deriu abbiamo un’offerta dell’Università diffusa sull’Isola che stenta a decollare, i sardi stentano a riconoscersi nelle Università sarde, visti i tanti che vanno fuori.

Deriu ha presentato un sub emendamento per  aumentare la dotazione dell’Università, sottoscritto da tutti i gruppi. Immediata la risposta del presidente della Regione Francesco Pigliaru, il quale ha affermato che l’Università diffusa è una priorità della Giunta che ha l’obiettivo di aumentare il numero dei laureati in Sardegna, ancora troppo basso. Il presidente ha invitato al ritiro del sub emendamento per lasciare la dotazione finanziaria a 6milioni 240mila euro. Deriu ha quindi ritirato l’emendamento.

Alla Tabella C (Importi da iscrivere in bilancio relativamente alle spese per le quali le vigenti norme fanno rinvio alla legge finanziaria) sono stati approvati due emendamenti il 579, che porta i fondi a zero  per l’anno 2015 l’importo per il servizio civile sardo, e il 581 che, per quanto riguarda le risorse per la contrattazione del personale e dei dirigenti dell’Ente foreste porta le cifre da 0 a 305mila per il 2015, 40 per il 2016 e 40 per il 2017. Approvato anche il 586 che aggiunge la voce “pubblica istruzione” e che prevede di destinare al fondo unico per l’Università diffusa sul territorio le somme di 5milioni 640mila all’anno per il triennio 2015-2017.

Il testo della tabella è stato approvato.

Approvata anche la Tabella D (importi da iscrivere in bilancio relativamente ad autorizzazioni di spesa per le quali si dispone una riduzione o un incremento). Sull’importanza dei cantieri verdi sono intervenuti il consigliere del neo gruppo Area popolare sarda, Gianni Tatti, e Daniele Cocco, capogruppo Sel. L’assessore Paci ha confermato l’attenzione della Giunta e ha garantito che sono disponibili 5milioni di euro a cui si sommano 12milioni di residui, somme con le quali potranno essere finanziati tutti i progetti programmati dai Comuni.

Approvata anche la Tabella F (dimostrazione del rispetto del vincolo del ricorso al credito).

E’ intervenuto Pietro Cocco, Pd, il quale ha annunciato all’Aula la volontà di proporre un ordine del giorno unitario che indichi le linee di indirizzo per la Giunta sulla ripartizione delle risorse del mutuo.

E’ stata approvata anche la Tabella G (risultato presunto di amministrazione 2014).

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha concluso ieri sera la discussione generale sull’articolo 28 della Finanziaria.

Per Oscar Cherchi (FI) «l’articolo 28 è la perla di questa Finanziaria che accontenta un po’ tutti. È un insieme di attività e di risposte da alcuni consiglieri regionale ai loro territori». Cherchi ha aggiunto: «Lo abbiamo già detto che questa Finanziaria è il fallimento della Giunta regionale e della maggioranza. Da questo momento in poi non c’è più possibilità di dialogo e di ricevere il consenso che vi aspettavate», e ha aggiunto «se l’economia della Sardegna riparte dal portale di Sardegna turismo lo dovrete spiegare ai sardi».

Per Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, «era da un po’ che non si vedevano delle Finanziarie così generose, questo articolo 28 interviene su tutto e su tutti». Zedda ha evidenziato alcuni interventi positivi come quello sugli scavi archeologico e la possibilità di sanare l’Università diffusa, ma ce ne sono molti di basso contenuto. «Sicuramente è stato importante il lavoro fatto in commissione – ha affermato – dispiace però il metodo con cui si è arrivati alla formulazione dell’articolo ignorando alcune proposte importanti». Per Zedda saranno i sardi a giudicare questa Finanziaria.

Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci sono stati «due giorni di buon dibattito in aula. Forse ci abbiamo messo troppo poco tempo perché siamo a ridosso della fine del secondo mese di esercizio provvisorio». E ha aggiunto: «Non vorremo essere nei panni del governatore Pigliaru che si porterà dietro tutte le critiche legate a questa Finanziaria».  

«In questi due giorni il dibattito credo che opposizione e maggioranza – ha affermato il consigliere di Fdi, Paolo Truzzu – abbiano fatto il loro onesto lavoro». Per l’esponente della minoranza l’opposizione ha tenuto un atteggiamento equilibrato e propositivo e «concludiamo il dibattito con l’articolo 28 questa sera nel peggiore». Rivolgendosi all’assessore Paci, Truzzu ha poi affermato: «Non so quanto rigore e sviluppo ci sia in questo articolo. Alcuni commi sono molti importanti, ma molti altri fanno perdere il significato vero della Finanziaria».

Per il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde: «In questo articolo c’è tutto e il contrario di tutto. Difficilissimo orientarsi, non c’è un fine, una strategia, una tattica, ci sono provvidenze a favore degli amici o di qualche territorio». Criticamente poi ha sottolineato i contributi dati all’Associazione nazionale perseguitati politici intaliani antifascisti (Annpia), all’Unione autonoma partigiani sardi (Uaps). «Vorrei sapere dove sono  in Sardegna – ha concluso – le sedi dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi)».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha dichiarato che l’art. 28 «è un po’ il sunto di una Finanziaria senza un filo conduttore, con interventi disorganici privi di una logica, che aumenta l’incertezza su una legge che non riesce ad esprimere una idea di fondo, una scelta capace di  individuare priorità, obiettivi, traguardi da raggiungere». Tutte le componenti del Consiglio, ha continuato, «hanno cercato di dare il loro contributo ma qualcuno è stato sicuramente più volpe e qualcuno si è accontentato di far bella figura sul proprio territorio». Alla fine, ha concluso, «siamo arrivati ad una legge deludente, la vostra prima finanziaria su cui non potete accampare scuse né rivangare il passato: dovete assumervi per intero le vostre responsabilità».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) è stato molto critico: «Spero che i Sardi non ci sentano e non ci vedano perché altrimenti dovrebbero prenderci tutti a calci nel sedere; che senso ha lavorare ignorando una opposizione che vuole contribuire e costruire? Potevamo tranquillamente approvare la finanziaria domani mattina invece si è preferito continuare con un art. 28 dove si dice tutto e il contrario di tutto, che contiene solo autorizzazioni di spesa». Sicuramente, ha sostenuto Peru, «i sardi avrebbero voluto cose ben diverse, crescita, sviluppo, politiche attive del lavoro e molto altro; invece prima avete parlato di selezionare le priorità anche a proposito delle vittime dell’alluvione, dei disoccupati, dei lavoratori delle società in house ma poi, in questo articolo, ci sono risorse che potevano avere una destinazione migliore». Dentro la finanziaria, ha concluso, «non c’è una idea ed un modello di sviluppo né strumenti di sostegno alle attività produttive».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona franca) ha citato un detto popolare, se uno non vuole due non litigano, per significare che «occorre sempre avere una percezione forte dell’orientamento al bene comune». La minoranza, ha ricordato, «ha sempre manifestato un atteggiamento costruttivo, collaborativo, positivo, e non si capisce chi o cosa abbia interrotto questo circuito virtuoso, visto che non più tardi di un giorno fa il Consiglio è stato capace di raggiungere una posizione comune su un argomento, come quello della zona franca, che per mesi era stato molto divisivo». Il clima è diventato teso, è peggiorato, ha concluso Fenu, «ed è un fatto negativo».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), dopo aver ricordato che si trova ad affrontare la prima finanziaria, ha richiamato l’attenzione del Consiglio su una lettera inviata ai consiglieri regionali della provincia di Nuoro, scritta dagli operatori del consorzio di lettura Sebastiano Satta, cui aderiscono 30 comuni della provincia di Nuoro. Nella lettera si ricorda la necessità dell’intervento di sostegno della Regione, che peraltro non è mai mancato negli anni scorsi anche grazie alle indicazioni del Consiglio regionale, «mentre quest’anno non è stato stanziato neanche un euro». Nell’art. 28, ha detto ancora Carta, «a fronte del no al consorzio Satta, ci sono risorse per i perseguitati politici antifascisti e l’America’s Cup, 80.000 euro alla biblioteca di un solo comune e così via: finirà che i 30 comuni del consorzio Satta si incateneranno ben presto qui, sotto il palazzo della Regione».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha affermato che il Consiglio è arrivato al punto massimo della finanziaria, «abbiamo sentito una serie di annunci per magnificare i contenuti della legge, dalla strategia keynesiana alla lotta agli sprechi, dal rigore allo sviluppo, ma se a territori e categorie sociali sostituiamo alcuni nomi e cognomi comprendiamo meglio la logica di questo articolo e comprendo anche che i consiglieri della maggioranza abbiano scelto di non parlare. Il nostro dovere di opposizione è denunciare quanto sta accadendo, invitando la maggioranza ad essere conseguente». Papa Francesco, ha ricordato Cappellacci, diceva che «nella vita bisogna avere il coraggio di fermarsi e scegliere, con l’etica dei principi si assumono decisioni senza curarsi delle conseguenze, con l’etica della responsabilità che dovrebbe guidare il politico, ci si preoccupa molto della conseguenze delle proprie azioni: che ora la maggioranza rifletta sulle conseguenze di tanti annunci per la Sardegna».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha detto di essere tentato di cambiare il capo VII della finanziaria “Disposizioni diverse” con de marchettibus; il rigore è entrato nella vita di tutti noi ed è un concetto che viene accettato nella consapevolezza che attraversiamo un momento molto difficile per superare il quale occorre fare sacrifici, a condizione che i sacrifici li facciano tutti». L’art. 28 invece, ha detto ancora Cossa, «contiene un messaggio, sotto questo profilo, terrificante e devastante con la Regione che diventa una specie di bancomat per pochi privilegiati; da una parte si negano interventi utili e necessari, dall’altra di disperdono fondi in mille rivoli, è una degenerazione dei rapporti istituzionali che alimenta un clientelismo in aperta contraddizione con la presunta superiorità morale del centro sinistra».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis. L’esponente della minoranza ha criticato le previsioni contenute nel paragrafo “disposizione diverse”, sottolineandone la natura discrezionale e poco organica, ed ha auspicato che il Consiglio si messo nelle condizioni di impiegare al meglio il suo tempo.

Tunis ha sottolineato l’urgenza di una legge per l’urbanistica e rimarcato il disagio di professionisti e imprese per l’assenza di regole certe in materia anche a seguito della mancata proroga delle disposizioni contenute nel piano casa e per la mancata approvazione della annunciata legge sull’edilizia. Il consigliere di Fi ha quindi definito una “foglia di fico” la legge sulla sanità recentemente approvata dal Consiglio che ha aperto la strada ai commissariamenti della Sanità, pur riconoscendo il diritto dei “vincitori delle elezioni” a scegliere il management di Asl e Aou. «Serve un circuito virtuoso di proposte e soluzioni», ha concluso Tunis che ha invitato l’intero Consiglio ad una profonda “riflessione”.

Consiglio regionale 1 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione (presenti 56, votanti 55, sì 33, no 22) che delibera di approvare il Programma regionale di sviluppo 2014-2019 così come approvato dalla Commissione e gli articoli 1, 2 e 3 della Legge finanziaria 2015. I lavori proseguiranno questa mattina, a partire dalle 10.00.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il documento 4, formato dal disegno di legge n. 170/S/A. Giunta regionale. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015) e dal disegno di legge n. 171/A. Giunta regionale. Bilancio di previsione per l’anno 2015 e pluriennale per gli anni 2015-2017. Dopo aver ricordato che nella seduta precedente era stata completata la discussione generale sul disegno di legge n. 170 il presidente, constatato che non ci sono iscritti a parlare per dichiarazioni di voto, ha messo in votazione il passaggio agli articoli del provvedimento, che l’Aula ha approvato con 32 voti favorevoli, 19 contrari ed un astenuto. Successivamente, ha disposto una breve sospensione della seduta per poter completare una risoluzione sul Piano regionale di sviluppo.

Alla ripresa il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha formulato due richieste: con la prima ha sollecitato la presenza degli assessori in Aula durante il dibattito. In secondo luogo, nel prendere atto che rispetto alla stesura del Piano operata dalla commissione «sono stati apportati significativi cambiamenti», ha chiesto una breve sospensione per poterli valutare.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiarito si è trattato dell’integrazione del testo con alcune schede predisposte dalla commissione. Cocco si è comunque dichiarato favorevole alla breve sospensione richiesta dal consigliere Pittalis ed il presidente Ganau ha interrotto la seduta.

Dopo aver riaperto la seduta, il Presidente Ganau ha disposto una ulteriore sospensione, convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori dell’Assemblea, il presidente ha comunicato la predisposizione di una risoluzione sul Piano regionale di sviluppo. Il documento prevede, fra l’altro, che «il Programma regionale di sviluppo 2014-2019 così come approvato dalla commissione» rappresenti «lo strumento principale per la programmazione finanziaria economica regionale, nel periodo dell’intera legislatura». Non essendoci iscritti a parlare, la risoluzione è stata messa ai voti ed approvata con 33 voti favorevoli e 22 contrari.

Richiamandosi al regolamento, il consigliere Mario Floris ha criticato la sufficienza con cui è stata valutata la richiesta di procedere nel dibattito alla presenza dei componenti dell’esecutivo e, citando la previsione del regolamento, ha posto una questione formale “per la prima volta nella storia dell’autonomia regionale”.

Il presidente Ganau, richiamandosi ad alcuni precedenti, ha comunicato che gli assessori assenti forniranno le rispettive giustificazioni.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha precisato che gli assessori saranno presenti durante la discussione delle materie di competenza. In questo caso, ha aggiunto, la discussione dei primi articoli potrà avvenire alle presenza degli assessori interessati.

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rilevato che, secondo una prassi costante, gli assessori hanno sempre assicurato la loro presenza durante il dibattito quando questo ha riguardato materie di loro competenza.

Aprendo la discussione sull’art. 1 il presidente Ganau ha dato lettura degli emendamenti presentati chiedendo, sugli stessi, il parere della commissione che, attraverso il presidente Franco Sabatini (Pd), ha espresso su tutti un parere negativo fatta eccezione per il n°106, per cui è stato formulato l’invito al ritiro.

Il vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha osservato che «la spesa incrociata fra fondi comunitari e regionali non è certo una novità; il problema è che i meccanismi di spesa sono lunghi e farraginosi e non vorrei che la finanziaria, sotto questo profilo, partisse male». «Con l’accordo stipulato a luglio con il Governo – ha poi sottolineato Zedda – si è stabilito l’obbligo della certificazione dello Stato per poter spendere le risorse, a questo punto è lecito chiedersi se esistono certezze sulla reali procedure di spesa e se non ci siamo, invece, rischi di un ulteriore slittamento dei tempi indipendente dalla volontà del Consiglio». Sui nuovi oneri legislativi, ha osservato ancora il consigliere di Forza Italia, «non c’è nemmeno un euro, come c’è scritto chiaramente al comma 7 dell’art. 1; è possibile invece utilizzare l’avanzo di amministrazione del 2014, pari ad oltre 50 milioni, che saranno estremamente utili». «Per quanto riguarda infine gli interessi moratori – ha concluso Zedda – appare opportuno lavorare con maggiore decisione sulle azioni destinate al recupero delle risorse che spettano alla Regione, per evitare di sostenere la spesa di maggiori interessi: questo è uno dei punti centrali di quella lotta alla burocrazia cui tutti siamo chiamati».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha espresso un giudizio di assoluta perplessità sull’articolo che, a suo avviso, «è una fiera dell’ovvio con una impostazione non keynesiana ma lapalissiana, nel quadro complessivo di una manovra che appare inficiata da una evidente incoerenza fra il suo contenuto ed il programma di governo del presidente Pigliaru».

Il consigliere Paolo Truzzu, del gruppo Sardegna-Fdi, ha sottolineato che «l’integrazione fra fondi comunitari e regionali c’è sempre stata, casomai la novità consisterebbe nel dare la precedenza ai fondi comunitari, ma da questo punto di vista l’esperienza ci dice che non c’è mai stata nella Regione una spesa selettiva e attenta alla qualità, capace di spendere risorse che davvero producono valore per la Sardegna: anzi, non ci sono nemmeno i dati per fare una valutazione compiuta». «Si segnalano piuttosto – ha lamentato Truzzu – i soliti ritardi, ad esempio sulla formazione, che potrebbero quanto meno dare una opportunità ai giovani sardi e, a questo proposito, proprio la relazione della finanziaria dedicata ai giovani di fatto alza le mani rispetto ad una realtà allarmante che ha colpito una intera generazione, facendosi scudo della struttura ed appiattendosi sul programma Garanzia-giovani».

Oscar Cherchi (FI) ha espresso forti perplessità su alcune disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge finanziaria. Secondo il consigliere azzurro «le schede di misura saranno difficili da attuare per come sono state programmate. Le risorse stanziate in quota di cofinanziamento devono infatti trovare certezza di spendita. La Giunta per raggiungere gli obiettivi del 2014 è ricorsa a un escamotage:  alcuni fondi della programmazione 2007- 2013 sono stati  destinati alla programmazione 2014-2020».

Giudizio negativo anche sul comma 6 dell’art. 1 («Le risorse devono essere utilizzate nei tempi stabiliti, altrimenti devono essere restituite») e sui commi 8 e 9 collegati alla tabelle: «Mancano le autorizzazioni di spesa. Serve capire quali saranno davvero le spese consentite. Questa finanziaria – ha concluso Cherchi – non porta da nessuna parte».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ricordando l’antica arte dei poeti improvvisatori della Sardegna, ha paragonato l’articolo 1 a un’isterrida (prima parte del componimento poetico ndr). «Va bene la trattazione – ha detto Dedoni – sembra di intravedere una speranza di rinascita per la Sardegna. Poi però ci accorgiamo che questa finanziaria non sviluppa il tema, manca dunque la parte più importante del componimento».

Secondo Dedoni, la manovra 2015 non individua le priorità né le risorse  per poterle centrare. Per questo, secondo l’esponente della minoranza, occorre trovare soluzioni adeguate per rilanciare l’economia sarda. Dedoni ha infine lanciato un segnale di disponibilità alla maggioranza: «Siamo pronti a collaborare se si decide di migliorare il documento nell’esclusivo interesse del popolo sardo».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Il consigliere d’opposizione ha segnalato  un uso distorto dei fondi strutturali «Questi dovrebbero avere una funzione compensativa per rimediare al gap infrastrutturale dell’Isola, di solito vanno ad aggiungersi al bilancio ordinario e non devono essere invece utilizzate per sanarlo».

Critiche anche sul secondo comma dell’art. 1: «Non si può attribuire all’assessore alla programmazione la discrezionalità di ripartire le risorse provenienti dalla Ue – ha sottolineato Pittalis – in caso contrario si tratterebbe di un esautoramento delle potestà del Consiglio, la ripartizione delle risorse europee deve passare in Aula». Dubbi, infine, sul comma 13 (pagamento delle tariffe fitosanitarie) che affida alla Giunta la possibilità di stabilire altre tariffe per la copertura di spese supplementari. «Non si possono determinare altre tariffe che coprano spese connesse ai controlli – ha concluso Pittalis – le competenze in materia di tasse sono previste per legge e non possono essere decise con delibera della Giunta. Questa disposizione è censurabile nel metodo e nel merito. E’ l’ennesimo tentativo di risolvere un problema con nuovi balzelli». 

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha ribadito la scelta per la cosiddetta “programmazione unitaria” ma ha affermato che i fondi comunitari non vanno intesi come sostitutivi delle risorse regionali. Il delegato al Bilancio dell’esecutivo Pigliaru ha replicato ai rilievi emersi nel corso del dibattito dai banchi della minoranza in ordine al comma 2 dell’articolo ed ha spiegato che si tratta della possibilità di suddividere il cofinanziamento dell’Ue ma che, una volta completato l’iter di approvazione dei piani Por si procederà con decreto nelle suddivisioni delle diverse linee di azione. «Si tratta quindi – ha dichiarato Paci – di un semplice aspetto contabile». L’assessore ha inoltre escluso, in riferimento ai rilievi mossi al comma 13, qualunque tentativo di acquisizioni di ulteriori competenze da parte della Giunta ed ha concluso il suo intervento dichiarando “apertura al dialogo e al confronto con le forze dell’opposizione”. «Come è stato già dimostrato in sede di esame in commissione – ha proseguito Paci – sono certo che potremo migliorare la Manovra con il contributo dell’intero Consiglio».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri iscritti a parlare ha posto in votazione gli emendamenti soppressivi totali all’articolo 1 e sono stati respinti con votazione a scrutinio elettronico gli emendamenti 362=469=607. Successivamente non sono stati approvati gli emendamenti 147=151=676, soppressivi parziali comma 1, articolo 1. Non approvati anche gli emendamenti 146=152=470=678, soppressivi parziali comma 2, articolo 1. Con successive votazioni non sono stati approvati gli emendamenti soppressivi parziali al comma 3, articolo 1 (153=680) ed anche gli emendamenti 154=786, soppressivi parziali comma 4, articolo1. Non approvati i soppressivi parziali, comma 5 articolo 1 (155=787) e i soppressivi parziali, comma 6 articolo 1 (156=472=788).  Non approvati gli emendamenti 159=789 (soppressivo parziale comma 7 articolo1); il 157, 158; 160=474=790 (soppressivo parziale comma 8 articolo 1); 161=791 (soppressivo parziale comma 9 articolo 1); 162=792 (soppressivo parziale comma 10 articolo 1); 163=793 (soppressivo parziale comma 11 articolo 1), 164=794 (soppressivo parziale comma 12 articolo1).

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la votazione per parti del dell’articolo 1. L’Aula, prima di procedere non ha approvato (23 sì e 34 no) l’emendamento 65, uguale al 795. Con due successive votazioni per parti, quindi, l’articolo 1 è stato approvato così come formulato nel testo esitato dalla commissione. Tra la prima e la seconda votazione l’assessore della Programmazione è intervenuto per rassicurare ulteriormente gli esponenti della minoranza che quanto disposto nel comma 13 si riferisce soltanto alle eventuali tariffe per spese supplementari connesse ai controlli.

Il presidente ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 106 presentato dal consigliere Pd, Piero Comandini. Il presentatore ha dichiarato di accogliere l’invito al ritiro formulato dal relatore Sabatini e dalla Giunta. Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato di fare proprio l’emendamento 106. Analoga dichiarazione è stata formulata dal consigliere di Fi, Alessandra Zedda e dal capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu.

Nel dibattito è intervenuto anche l’assessore Paci che in riferimento al contenuto dell’emendamento ha dichiarato che alla Giunta sta a cuore il tema del teatro Lirico di Cagliari  («è la maggiore istituzione culturale dell’Isola») ma che è preferibile approfondire la materia e attendere l’approvazione del bilancio del Lirico e la relazione dei revisori dei conti prima di favorire l’intervento della Regione». L’assessore della Programmazione ha quindi ribadito l’invito al ritiro ed ha assunto l’impegno di definire il sostegno al Lirico in sede di assestamento di bilancio. Ritiro confermato dal capogruppo Pd, Pietro Cocco mentre la consigliera, Alessandra Zedda, ha insistito sull’urgenza di procedere con l’approvazione. Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato la non partecipazione al voto dei consiglieri del gruppo sardista. Posto in votazione l’emendamento 106 non è stato approvato con 29 contrari e 21 favorevoli.

Il presidente Ganau ha comunicato il ritiro dell’emendamento 542 ed ha dichiarata aperta la discussione sull’articolo e gli emendamenti all’articolo 2.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 2 (armonizzazione dei sistemi contabili) e sugli emendamenti. Il presidente della Terza commissione, Franco Sabatini, e l’assessore Paci hanno dato parere negativo su tutti gli emendamenti presentati. Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia Alessandra Zedda che ha messo in evidenza l’importanza di questo articolo, il fatto che l’applicazione del Decreto legislativo 118 sia molto faticosa e le ricadute che potrebbe avere sulla capacità di spesa della Regione. Non avendo altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e messo in votazione gli emendamenti, tutti respinti, e il testo dell’articolo che è stato approvato con 28 voti favorevoli e 24 contrari.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 3 (Disposizioni in materia di entrate – IRAP) e sugli emendamenti. La Commissione e la Giunta hanno espresso parere negativo su tutti tranne sul 121 in cui c’è stato l’invito al ritiro.

Il primo consigliere a prendere la parola è stata Alessandra Zedda (Forza Italia), la quale ha ricordato che l’iniziativa della scorsa Giunta e maggioranza di ridurre l’Irap del 70 per cento “forse non ha creato posti di lavoro ma ha aiutato a non far licenziare”. Zedda è stata molto critica sulla decisione della Giunta Pigliaru di portare lo sconto Irap dal 70 al 30 per cento in un periodo ancora di crisi profonda. Zedda si è augurata che questa decisione non porti risultati negativi a tutte quelle imprese che avevano iniziato a respirare con la riduzione Irap del 70 per cento. «State cambiando le regole del gioco in corsa». Per Luigi Crisponi (Riformatori sardi) “è imbarazzante vedere uno sconto al contrario al mondo alle imprese”. Crisponi ha ricordato che la crisi arriva ormai dal lontano 2008, 7 anni in cui le imprese sarde di tutti i comparti stanno soffrendo. Per l’esponente dell’opposizione la percentuale scelta dall’attuale Giunta affosserà le imprese in un periodo in cui l’unico indicatore economico in rialzo è quello della disoccupazione. Crisponi si è anche detto contrario ad affrontare in questo momento la proposta di una tassa di soggiorno.  

Il vice presidente Antonello Peru ha poi dato la parola a Michele Cossa (Riformatori sardi), il quale si è detto d’accordo con il collega di partito sulla tassa di soggiorno. «Questo articolo – ha detto –  presenta una inversione di tendenza rispetto alla scorsa legislatura, che decise di intervenire a sostegno delle imprese, con un autentico sostegno all’economia». Si tratta di strumenti, ha proseguito, che sono efficaci se c’è continuità, come è avvenuto con il Piano casa. «Credo che questa decisione avrà ricadute terribili sul mondo produttivo sardo». Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, «il tema dell’Irap assume una grande valenza politica, visto che, nella scorsa legislatura, era stato fatto un passo importante, non senza  sacrificio, per dare respiro al mondo delle imprese». Anche Locci si è detto contrario alla tassa di soggiorno. «Avremmo voluto – ha concluso – vedere in questa manovra un passo più coraggioso».

Per Marco Tedde (FI) questa Finanziaria presenta un enorme contraddizione: da un lato punta a una crescita dell’economia isolana e dall’altro dà meno sostegno alle imprese. Il consigliere ha evidenziato la scarsa attenzione di questa manovra alle imprese, come ha “affermato la stessa Quinta commissione”. Critico anche sul fatto che non sia stato ancora approvato il Piano Casa e che si sia creato così un blocco nella filiera dell’edilizia. «E’ stato un errore non prorogare il Piano casa come vi avevamo proposto, così come la cancellazione della riduzione Irap voluta dalla Giunta Cappellacci».

Il consigliere Oscar Cherchi di Forza Italia ha sottolineato negativamente «il grande passo indietro compiuto in materia di riduzione fiscale per le imprese anche perché i motivi per cui fu introdotto allora non sono certo venuti meno; anzi, a causa di certe singolari dinamiche, il centrodestra che taglia le tasse ha perduto le elezioni mentre il centrosinistra le ha vinte e poi aumenta le tasse escludendo inoltre dal beneficio tutte le società oggetto di processi di fusione, riorganizzazione o trasferimento attribuendolo solo alle nuove imprese». E’ una politica, ha concluso Cherchi, «che provocherà danni gravissimi al nostro sistema produttivo già colpito da una crisi da cui ancora non riesce ad uscire».

Il consigliere Stefano Tunis, anch’egli di Forza Italia, si è soffermato su quello che ha definito il cuore della Finanziaria, «il contesto che più di altri indica l’indirizzo che l’esecutivo ha voluto imprimere alla manovra». «L’Irap – ha ricordato – è a detta di tutti la tassa più odiosa e, proprio per questo, quella su cui occorre agire più in profondità per invertire una tendenza; fu quindi molto apprezzabile lo sforzo di tutte le parti politiche nella precedente legislatura, uno sforzo che però adesso bisognava consolidare e proseguire». La Sardegna ha bisogno di una manovra Keynesiana? Secondo Tunis la risposta è negativa: «In questo momento storico non sembra la più adatta, casomai l’indebitamento doveva essere accompagnato da una politica forte di sostegno alle imprese per raggiungere un nuovo equilibrio ma così è evidente che la bilancia pende solo da una parte nel momento in cui, sia pure in modo debolissimo, il sistema potrebbe ripartire». «Questo provvedimento – ha concluso Tunis – sarà una punizione inaccettabile per le aziende che cercano con grande fatica di adattarsi alle nuove condizioni del mercato, abbiamo perso una occasione per dimostrare di saper cambiare idea, quando occorre, per il bene comune».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha chiesto in apertura notizie sull’esclusione della Sardegna dal piano Junker  e sulle motivazioni che hanno portato al raddoppio del cavo sottomarino Sardegna-Corsica. «Si tratta di problemi – ha aggiunto – sui quali occorre sapere se la Giunta condivide queste ipotesi e c’è stata una interlocuzione con il Governo centrale». Passando all’esame dell’art. 3, Truzzu ha parlato di «un antipasto che la Giunta propone alle imprese con la Finanziaria e non è un antipasto gradevole perché si torna indietro, punendo i pochi che ancora riescono a dare occupazione. Si sceglie una strada che non aiuterà gli investimenti né tantomeno l’occupazione». «Oggi – ha concluso Truzzu – essere o mostrarsi nemici delle imprese significa essere nemici del lavoro».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha riconosciuto che l’argomento è fortemente divisivo e che «per un intervento come quello dell’anno scorso servivano risorse di cui la Regione ora non dispone». «Bisogna però riconoscere – ha affermato – che l’aliquota ordinaria Irap della Sardegna è la più bassa d’Italia e che l’imposta per le nuove imprese viene cancellata per 5 anni; del resto fu il centrosinistra, nella precedente legislatura, a impegnarsi a fondo per abbattere l’Irap». La strada, piuttosto, «è quella di trovare un volume di entrate sempre maggiore ed è apprezzabile, sotto questo profilo, l’intervento sulle zone franche doganali».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha ricordato che, da più parti, «l’Irap è sempre stata definita l’imposta più antipatica per l’impresa; potremmo anche preoccuparcene poco data la povertà del nostro tessuto aziendale ma, al di là delle battute, è quasi una provocazione aumentare l’Irap in questo momento». «Dovremmo invece – ha esortato Rubiu – dare speranza, tendere una mano, mandare segnali in grado di creare lavoro, ma il metodo per raggiungere certi obiettivi non è questo ed anche l’assessore all’industria dovrebbe essere particolarmente sensibile a questa problematica, convincendosi che è un provvedimento da rivedere a tutti i costi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha espresso apprezzamento per il collega Arbau che, in qualche modo, «è stato l’unico della maggioranza e metterci la faccia difendendo un provvedimento indifendibile, introdotto ora da chi nel Pd, durante la passata legislatura, definiva l’Irap una imposta malefica ed assurda e propagandava la riduzione come un grande risultato politico da spendere anche nelle elezioni amministrative della primavera del 2014». Qui la questione, ha detto, «è tutta politica, vi siete rimangiati tutto, avete cancellato un provvedimento che avevate fortemente voluto e condiviso». Non ci si può non rendere conto, ha proseguito, «della sofferenza del sistema delle imprese facendo una operazione completamente sbagliata ma, badate, non pensiamo di chiedere il voto segreto perché vogliamo invece che tutti si assumano le loro responsabilità e che i Sardi vedano con chiarezza le scelte del centro sinistra». «In questa finanziaria – ha concluso Pittalis – c’è un mutuo di 700 milioni spalmato su tutto ma è stato dimenticato il sostegno alle imprese; come al solito si sta utilizzando la leva fiscale nel modo sbagliato e nel momento sbagliato».

Il vicepresidente Peru però ha quindi dato la parola all’assessore Paci per la replica. L’esponente della Giunta ha difeso il provvedimento ribadendo che l’Irap della Sardegna è la più bassa in Italia. «Abbiamo fatto il possibile – ha detto Paci – se a questo aggiungiamo l’azzeramento per 5 anni della tassa per le nuove imprese e la detrazione dall’imponibile del costo del lavoro per tutti i lavoratori a tempo indeterminato, la riduzione media è del 30%»

L’assessore ha poi ricordato che non c’è nessun atteggiamento ostile nel confronti degli imprenditori. «Alcune parti della società accusano questa Giunta di essere troppo vicina alle imprese. Noi cerchiamo di mantenere un equilibrio, in un sistema di mercato il lavoro lo creano le attività produttive, siamo vicini a loro, faremo di tutto per introdurre incentivi, semplificare le norme e favorire la crescita».

Il presidente Ganau ha messo in discussione gli emendamenti.

Il primo a prendere la parola è stato il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatin che ha voluto evidenziare il cambiamento di scenario che ha determinato una modifica delle previsione sulla Irap. «Mi sono battuto per la riduzione del 70% dell’Irap – ha detto Sabatini – bisogna però ricordare che la norma nacque quando angora vigeva il Patto di stabilità. Allora era inutile incamerare risorse che non potevano essere spese. Oggi il quadro è cambiato, vogliamo utilizzare quelle risorse per finanziare opere pubbliche, sbloccando quelle ferme».

Paolo Truzzu (FI), replicando a Sabatini, ha sostenuto che non tutte le opere sono state sbloccate. «Alcune sì, altre no, ha detto Truzzu, con artifizi amministrativi avete fatto miracoli in alcune zone della Sardegna». Il consigliere di minoranza ha poi rinnovato la domanda alla Giunta sul cavo Sardegna-Corsica: «E’ un’opera strategica o non serve a nulla?» 

Oscar Cherchi (FI) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento per la soppressione dell’art.3. «Come fa Paci – ha chiesto Cherchi – a sostenere una norma che rappresenta un nuovo balzello per le imprese?».

Giudizio negativo anche da Angelo Carta (Psd’Az). «Forse ha ragione Renzi, le Regioni sono da eliminare. Che senso ha tenere in piedi una regione come la nostra che ha la possibilità di ridurre le tasse e non lo fa?».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rispondendo al collega Sabatini, ha ricordato che l’abolizione dell’Irap si fece attingendo dal fondo sanitario con l’intesa di fare una manovra di assestamento per recuperare le risorse. «Oggi ci sono le stesse condizioni – ha affermato Pittalis – non serve invocare scuse, bisogna avere coraggio».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha invece chiesto coerenza alla minoranza invitando l’opposizione a ritirare l’emendamento soppressivo. «Ragioniamo sulla sostanza delle cose – ha detto Arbau – in questo momento non possiamo permetterci di più».

Luigi Crisponi, annunciando il suo voto favorevole all’emendamento, ha criticato gli annunci della Giunta. «Si dice di voler rilanciare l’economia ma non è cosi, la base imponibile dell’Irap incide anche sul rosso, stiamo mettendo le imprese nelle condizioni di chiedere il fallimento. Impensabile proseguire con questa strategia, fate un passo indietro e ascoltate i nostri suggerimenti».

L’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci ha invece parlato delle difficoltà degli imprenditori sardi. «Il signor Antonio, imprenditore che opera nel cagliaritano, avrebbe il piacere di conoscere l’assessore Paci. Quando ha saputo che pagherà circa 6000 euro in più rispetto all’anno scorso si è lamentato. Ho cercato di spiegargli che l’Irap in Sardegna è la più bassa d’Italia, lui però non ha capito».

Rivolgendosi ad Arbau, Cappellacci ha chiarito che l’emendamento presentato voleva spronare la maggioranza a tornare sui suoi passi e a riproporre l’abbattimento del 70% dell’Irap. «Anziché aumentare la tasse – ha concluso Cappellacci – si doveva intervenire per intercettare il piano Juncker che avrebbero consentito, visti i ritardi infrastrutturali, di utilizzare importanti risposte. Serviva presentare uno studio che in passato era stato affidato al Crenos».

Stefano Tunis (Forza Itali) si detto disponibile a un “patteggiamento” con la maggioranza. «Votate la nostra proposta senza mettere le mani nelle tasche dei sardi».

Pietro Cocco, capogruppo del PD, ha contestato l’intervento dell’ex presidente della Regione Cappellacci. «Sembra che tutti i sardi non aspettino altro di rivederlo alla presidenza della Giunta – ha detto Cocco – ma non è così. L’Irap fu fatta consapevoli del fatto che fosse una misura una tantum. I numeri che abbiamo dicono una cosa diversa della Sardegna: bisogna rilanciare l’economia e pensare al risparmio. I colleghi di opposizione sanno benissimo che ripetere l’Irap dello scorso anno non è possibile».

Per Michele Cossa (Riformatori sardi) «non ha senso parlare di una tantum. Queste misure, per essere efficaci, devono essere strutturali, altrimenti non servono a nulla. La verità è un’altra: c’è un’impostazione diversa di questa maggioranza rispetto al mondo produttivo. Si vogliono replicare logiche assistenziali».

Chiusa la discussione, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi, sostitutivi totali e parziali, che sono stati respinti dall’Aula. Si è quindi passati alla votazione del testo dell’art.3 che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 22 contrari.

Ganau ha messo in discussione l’emendamento aggiuntivo 121 presentato da alcuni gruppi di maggioranza. Anna Maria Busia, primo firmatario, ne ha però annunciato il ritiro.

Busia ha poi contestato chi l’accusava di poca serietà nell’aver presentato un emendamento per l-introduzione di una tassa di soggiorno. «Si tratta della stessa proposta fatta dall’ex assessore al turismo Luigi Crisponi che oggi mi critica».

Michele Cossa e Luigi Crisponi hanno replicato alla Busia chiarendo di essere d’accordo con la sua proposta ma di ritenere più utile un approfondimento della questione in Commissione».

Il presidente Ganau ha chiuso la seduta e aggiornato i lavori a questa mattina, alle 10.00.