28 March, 2024
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Carissimi Amici degli organi di informazione, a voi affido questo mio messaggio perché possa pervenire alle tantissime persone che in questo mese hanno trepidato e pregato per me. Il 20 novembre u.s., in seguito a un ennesimo tampone fatto a me, agli operatori e a tutti giovani in recupero presso la Comunità di S’Aspru, siamo risultati tutti positivi, eccetto due operatori. La positività al Covid è sempre un evento molto preoccupante e complesso ma lo è ancor di più in una realtà comunitaria dove convivono persone già ferite dalle diverse forme di dipendenza e dal disagio. Ci incoraggiava, comunque,il fatto che fossimo asintomatici e che quindi, ancor di più in isolamento in Comunità, rispettando la quarantena saremmo riusciti a debellare l’infezione. Per quanto mi riguarda, data la mia età, 74 anni, sono stato subito sottoposto alla terapia prevista dal protocollo COVID, pur vivendo con normalità le mie giornate. Dopo una settimana però il saturimetro ha cominciato a segnalare il calo dell’ossigeno nel mio sangue, per cui la sera dell’1 dicembre, con l’intervento del 118, sono stato portato al Pronto Soccorso di Sassari in ambulanza. Dopo l’inevitabile attesa in un corridoio, sono stato sottoposto alla TAC e, subito dopo, il medico mi ha comunicato l’esito: «Padre Morittu, lei ha una polmonite da Covid». Non mi ha detto altro, ma la lunga fila delle persone in attesa dello stesso esame dopo di me, giustificava il suo dover tornare subito al suo da fare. Ho preso consapevolezza, lì, su una carrozzina, in un corridoio, che l’alieno stava già lavorando dentro di me e contro di me. Sono stato portato poi in una grande stanza e sistemato in un letto; mi è stato applicato il boccaglio dell’ossigeno in attesa di trovar posto in qualche reparto idoneo al caso. In quella solitudine, in quel silenzio, con la lucidità che l’ossigeno ha prodotto nel cervello, ha preso spazio nei miei pensieri non solo la possibilità, ma la certezza di morire. Ho cominciato a dialogare con Dio e non so perché non gli chiedevo di lasciarmi vivo, ma di farmi degno di entrare in Paradiso, di perdonare ogni mio peccato, e di rendere forti i miei collaboratori, per continuare la nostra missione. L’arrivo di una barella ed il trasferimento nel reparto di Pneumatologia col frenetico intervento dei sanitari che hanno immediatamente inserito la mia testa nel “casco” ossigenato e ventilato, ho colto un ulteriore segno della gravità della mia situazione. La venuta del cappellano, il carissimo don Paolo, e la mia richiesta di poter ricevere l’assoluzione sacramentale, è stato, a quel punto, il suggello che chiedevo a Dio. In attesa che da un momento all’altro mi portassero in Rianimazione, mi sono affidato pazientemente ai medici, agli infermieri, agli oss. Dopo 11 infiniti giorni, il casco è stato sostituito dal boccaglio, mentre i valori rientravano nella norma. Questo mi ha fatto capire che Dio, nel frattempo, aveva cambiato programma: mi voleva vivo e dava tempi supplementari alla mia vita. Anche vivere il Natale in un reparto anti Covid, con nuovi poveri e io stesso povero, malato come loro e con il personale sanitario stremato ma indefesso, è stato per me francescano come vivere il Natale di San Francesco a Greccio in un contesto aggiornato al tempo della nostra pandemia. Se riconosco che Dio mi ha salvato dalla morte, con altrettanta certezza riconosco i suoi inviati speciali: il primario professor Piero Pirina e tutti i medici, infermieri, oss del Reparto di Pneumologia ed il cappellano don Paolo Mulas. Quanta professionalità, quanta immane fatica e quanto amore. Vi ringrazio per tutto e anche per non avermi in nessun modo privilegiato: ho visto ogni malato essere al centro della vostra missione. Grazie ai malati che con me hanno condiviso la permanenza in ospedale: ci siamo incoraggiati, aiutati, pazientemente sopportati, facendoci familiari stante la lontananza imposta ai parenti.
Inoltre, il mio grazie commosso è per tutti coloro che hanno elevato a Dio preghiere e suppliche per la mia salute, ma anche per i giovani e per gli operatori delle nostre Comunità, chiamati anch’essi a vivere un periodo difficilissimo e ora anche loro fortunatamente negativi al virus. Intorno alla mia persona, si è raccolto veramente un intero popolo: miei frati, vescovi, sacerdoti, volontari, amici, persone sconosciute. Dio vi ha ascoltato: sono vivo. Ho un’infinita gratitudine verso di Lui ed il dovere di realizzare il grande insegnamento di questa esperienza: essere ancor di più vicino a Dio, ai poveri e anche a me stesso. Il 29 dicembre sono stato dimesso dall’ospedale: nello stesso giorno il Presidente della Repubblica mi ha conferito la distinzione onorifica di commendatore dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”. Ho inviato stamane una lettera nella quale scrivo: «Lei capirà, signor Presidente, che la gioia di essere vivo e poter tornare a casa, ha ieri superato l’imbarazzo e l’onore che Lei ha voluto dare alla mia persona. Non di meno, voglio tanto ringraziarLa perché ha rivolto il Suo sguardo sulla gente e sui problemi della mia Sardegna e da Frate francescano accetto con semplicità di essere stato così privilegiato della Sua attenzione. Le voglio anche dire che sono contento che questa distinzione onorifica Lei l’abbia attribuita al mio nome perché, come tante volte ho detto alla mia gente, il mio è un NOME AL PLURALE: Lei ha onorato i miei Frati, i Volontari della nostra Associazione Mondo X – Sardegna e un’incredibile moltitudine di uomini e donne che in questi 40 anni hanno convissuto con me sulla frontiera della droga, dell’Aids e dell’emarginazione sociale in Sardegna. Io, da solo, non sarei stato capace: loro, con un impegno arduo e perseverante da Volontari o, comunque, da umili servitori dell’Uomo, hanno colorato di vita, di speranza e di progetti l’esistenza di tante persone ferite da vicende drammatiche. Lei ha onorato i responsabili e tutti coloro che con loro sono impegnati nel recupero dalle dipendenze in Sardegna: sono 9 le associazioni che nell’Isola, formano con la nostra il Coordinamento delle Comunità Terapeutiche (CEAS); la Sua attenzione per la situazione delle dipendenze in Sardegna è in questo momento importantissima e provvidenziale. Troppo silenzio, troppa indifferenza e troppa rassegnazione su questo drammatico problema che il Coronavirus ha ulteriormente aggravato. E gli effetti sono un altissimo prezzo che pagano i giovani coinvolti nelle dipendenze ma anche coloro, che, sia nell’associazionismo privato che nel pubblico – gli operatori dei SERD – sono impegnati ogni giorno al loro fianco. Signor Presidente, ho trascorso il Natale in un reparto anti-Covid (dopo 39 vissuti con i tossicodipendenti), con nuovi poveri, e io, povero con loro, e con il personale sanitario strematissimo ma indefesso. Per me francescano è stato come vivere un Natale di Greccio incarnato nell’attualità di questa pandemia. Sento che Lei ha voluto onorare anche loro, malati e sanitari, ed infondere tanto coraggio e speranza. Grazie, Signor Presidente, e se e quando ci potremo incontrare, le chiedo di aggiungere al titolo di “commendatore” anche quello di “frate Salvatore”: mi farà sentire ancora più a mio agio col mio padre San Francesco!
Cari Amici, oggi concludiamo un 2020 che riconosciamo essere stato particolarmente drammatico. Dio ci doni un Anno Nuovo ricco di pace, di fratellanza, di solidarietà e senza più pandemia. Buon Anno e ancora grazie a tutti voi.
Fra Salvatore Morittu
ASSOCIAZIONE MONDO X – SARDEGNA

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La tubercolosi in ospedale: dal sospetto clinico alla gestione dei contatti”, è il titolo del corso organizzato dalle strutture di Pneumologia e Sorveglianza sanitaria dell’Aou di Sassari, in collaborazione con la struttura di Formazione sicurezza sul lavoro, che si aprirà il 4 ottobre prossimo, nell’aula magna del dipartimento di Scienze Biomediche.

Il corso, rivolto agli operatori sanitari coinvolti nella gestione dei soggetti affetti da tubercolosi, punta ad offrire strumenti operativi necessari per la conoscenza di base dell’infezione e della malattia tubercolare. L’obiettivo è anche quello di fornire elementi utili per la gestione dei casi e la corretta applicazione di adeguate ed efficaci misure per la prevenzione e per la sorveglianza sanitaria.

Il ritardo diagnostico della tubercolosi, infatti, favorisce la diffusione delle infezioni che si traduce in aumento di nuovi casi futuri. «Una scorretta gestione del trattamento della tubercolosi – affermano gli organizzatori, professor Piero Pirina ed il dottor Antonello Serra – provoca la comparsa di resistenze farmacologiche e l’aumento di forme croniche e di mortalità. Ecco, allora, che la formazione della classe medica e degli operatori sanitari è strumento indispensabile di prevenzione della malattia e delle sue complicanze».

Due le sessioni previste, una mattutina e una pomeridiana. La prima parte del corso, con inizio alle 8,30, dopo i saluti delle autorità, sarà dedicata all’epidemiologia, al ruolo dei fattori di rischio e alla presentazione clinica. Quindi ancora alla diagnosi microbiologica e agli aspetti radiologici.

La seconda parte, invece, dalle 14,15, sarà incentrata sulla sorveglianza nei gruppi a rischio, sulla coinfezione Hiv-Tb, sulla sorveglianza della tubercolosi in ospedale, sui percorsi e sulla sicurezza in ospedale, sulla gestione dell’infezione tubercolare latente e sul trattamento della tubercolosi.

Gli operatori interessati potranno trovare tutti i dettagli per le iscrizioni sul sito web dell’Aou di Sassari, nella sezione Formazione ed eventi.

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Un sistema diagnostico di ultima generazione che consente di individuare il tumore primitivo polmonare (anche di piccole dimensioni), oltreché intervenire con precisione ed efficacia nelle vie bronchiali. È la nuova apparecchiatura in dotazione alla struttura complessa di Pneumologia clinica e interventistica dell’Aou di Sassari, diretta dal professor Piero Pirina. Si chiama videobroncoscopia con sistema Ebus (Endo bronchial ultra sound) che consente appunto una endoscopia bronchiale ultrasonografica.

L’apparecchiatura all’avanguardia è stata acquistata dall’Aou di Sassari con una gara che consente una fornitura triennale, in regime di service, di un sistema per diagnosi e terapia endoscopica dei tumori del polmone e del mediastino. Assieme vengono fornite una colonna per endoscopia, un sistema di videoregistrazione, un sistema elettrochirurgico per la coagulazione, un toracoscopio operativo rigido, un sistema di lavaggio e disinfezione per endoscopi, un microscopio ottico per la lettura in loco dei campioni, un armadio per la conservazione sterile dei broncoscopi. Il service ha un costo triennale di circa 400mila euro.

Le nuove apparecchiature sono state presentate questa mattina, nel reparto di Pneumologia clinica e interventistica, al terzo piano della stecca bianca, in viale San Pietro.

«Quello che avviene oggi è una tappa straordinaria, di cambiamento di mentalità – ha detto il direttore generale dell’Aou Antonio D’Urso -. L’ospedale di Sassari non è più soltanto l’ospedale dei sassaresi ma si allarga e diventa punto di riferimento per il Nord Sardegna. Dobbiamo garantire adesso il salto di qualità. Sassari si pone al top e lo dimostra attraverso l’attività di un dipartimento, quello Cardio-toraco-vascolare che rappresenta un dipartimento di punta dell’azienda ospedaliero universitaria.»

«Si tratta di un grosso passo avanti per Sassari in un’ottica di rete – ha fatto presente l’assessore regionale della Sanità Luigi Arru -. Ci tengo a dire che è un progetto per la Sardegna che si integra con le reti che stiamo licenziando. Da una parte quella oncologica, già licenziata; dall’altra, con la nascita dell’Areus che ha accorciato le distanze della Sardegna, siamo pronti, oltre che per la Rete contro l’infarto, il politrauma e l’ictus, a dare indicazioni per le patologie tempodipendenti, per l’endoscopia delle vie aeree e per l’endoscopia delle vie digestive. Sono quelle patologie che possono richiedere alta specialità ma anche tempi di azione molto rapidi. Allora abbiamo voluto dare un segnale forte per la Sardegna, che nasce qua dalla Pneumologia che diventa il primo centro della Sardegna dotato di tutte le strumentazioni per la diagnostica con il sistema Ebus», ha concluso l’assessore, il quale ha fatto anche sapere che, a breve, sarà inaugurato anche il centro dell’Oncologico di Cagliari.

L’attivazione del Service rientra quindi in un progetto più ampio. A spiegarlo è stato il direttore della Pneumologia, Piero Pirina, che ha sottolineato come «quello della Rete endoscopica regionale di endoscopia toracica, è una idea fortemente voluta dall’assessorato della Sanità della Regione Sardegna. Sulla base del documento di riorganizzazione della rete regionale, infatti, si è proposto di istituire due centri hub di pneumologia interventistica nei presidi ospedalieri di secondo livello di Cagliari, Ao Brotzu e di Sassari e un centro spoke rinforzato all’ospedale di Nuoro».

Il videobroncoscopio di ultima generazione di cui dispone adesso l’Aou, attualmente unica in Sardegna, ha all’estremità una minisonda ecografica che consente di visualizzare le strutture adiacenti alla trachea e ai bronchi, come i linfonodi, i vasi, l’esofago, il cuore e le lesioni tumorali. L’apparecchiatura consente di fare dei prelievi mirati e sicuri e viene utilizzato per la diagnosi e stadiazione del tumore del polmone.

Una nuova arma nella lotta ai tumori che consente di indagare ed esplorare i linfonodi del mediastino, così da ottenere una stadiazione completa del tumore del polmone. Attraverso questa indagine è possibile arricchire e completare quella avviata con la Tc o la Pet e fornire, così, al paziente una strategia terapeutica adeguata al caso: chirurgica, chemioterapica o radioterapica.

L’esame viene fatto in sedazione profonda, in collaborazione con gli anestesisti, con l’introduzione del broncoscopio attraverso le vie aeree. Il paziente viene quindi risvegliato subito dopo la procedura senza particolari conseguenze.

La broncoscopia con sistema Ebus è quindi una procedura altamente sofisticata e precisa. Può essere fatta nei pazienti con patologie tumorali di piccole dimensioni sulle quali, in precedenza, non era possibile effettuare biopsie millimetriche se non con l’utilizzo di tecniche più invasive come quelle chirurgiche.

La struttura complessa di Pneumologia clinica e interventistica registra circa 200 nuove diagnosi di tumore polmonare all’anno. Nella maggior parte si tratta di tumori che hanno nel fumo il maggiore fattore di rischio ma si registrano anche casi legati a esposizioni lavorative o a materiali e sostanza cancerogene.

La struttura, al terzo piano (scala A) della prima stecca bianca di viale San Pietro, è composta da 10 medici, oltre al direttore, e 23 infermieri. Dispone di 28 posti letto, 8 dei quali di “isolamento respiratorio” per pazienti con tubercolosi.

Effettua una media di 700 broncoscopie all’anno e con l’acquisto della nuova strumentazione potrà aumentare il numero di interventi, così da soddisfare anche l’alto numero di richieste che arrivano dalle altre strutture sanitarie regionali.

La Pneumologia di Sassari, inoltre, da cinque anni ha avviato un percorso diagnostico terapeutico aziendale (Pdta) per il tumore del polmone che la vede impegnata nel ruolo di case manager, cioè di coordinatore del percorso individuale di cura della persona malata. Il paziente, con un sospetto tumore al polmone, arriva su invio del medico di famiglia e viene preso in carico dalla struttura che lo segue dalla diagnosi sino all’invio al trattamento, che può essere chirurgico o chemioterapico o radioterapico. In campo vi è una equipe multidisciplinare composta da medico pneumologo, broncoscopista, chirurgo, radiologo, anatomopatologo, oncologo e radioterapista.