26 April, 2024
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Il segretario generale della Funzione Pubblica CISL del Sulcis Iglesiente, Claudio Nuscis, ha inviato una nota con richiesta di chiarimenti sul piano vaccinale di contrasto alla pandemia  da Covid-19, al Commissario Straordinario ex L.R. 24/2020 e,  per conoscenza, all’assessore regionale della Sanità e alla Procura Generale presso il Tribunale di Cagliari.

«Diversi dipendenti della ASSL di Carbonia mi hanno riferito, preoccupati, le voci che circolano in ambito aziendale sul mancato rispetto della priorità di vaccinazione del personale sanitarioha scritto Claudio Nuscis -. Stando a queste voci sembrerebbe che presso la struttura ospedaliera CTO di Iglesias, i 6 gennaio, siano state vaccinate 150/180 persone di cui molte anche del ruolo non sanitario o addirittura non dipendenti di ATS e perfino qualche esponente del mondo politico locale. Tra l’altro il restante personale della ASSL, per intenderci quello non residente e/o operante nel Comune di Iglesias, non era a conoscenza del fatto che esistesse, se mai esiste davvero, un piano vaccinale nel nostro ambito territoriale. Per evitare che queste voci, che nascono da una gestione poco trasparente e mi auguro non vere, alimentino il diffuso e persistente malumore tra il personale ha aggiunto Claudio Nuscis -. Le chiedo di chiarire ufficialmente se la priorità delle vaccinazioni anti Covid 19 è stata coerente con le disposizioni nazionali e regionali. All’assessore della Sanità e alla Procura Generale presso il Tribunale di Cagliari che leggono per conoscenza chiedo di vigilare, ognuno per la parte di competenza, sull’attribuzione di responsabilità al di fuori dell’ambito istituzionalmente preposto e azioni volte a prevenire e sanzionare comportamenti opportunistici in tempi di grave emergenza sociale in cui le risorse sono limitate.»

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L’Europa ha programmato un piano di vaccinazione di massa, il più grande della Storia. Oggi il “Corriere della Sera” ha reso note le linee generali dettate dal Commissario Domenico Arcuri. Poi interverranno, con i loro piani locali: le regioni, le province, le Assl.
L’Europa ha celebrato il 27 dicembre 2020 il “V-Day”, tuttavia, si è trattato di vaccinazioni puramente simboliche. Sono state utili per dimostrare le prime difficoltà e quale sarà lo stretto sentiero delle regole da seguire.
Un vistoso problema sta nel numero di vaccini a disposizione: è irrisorio rispetto alla popolazione.
Oggi sono pervenute in Italia 470.000 dosi. Teoricamente gli arrivi saranno a cadenza settimanale.
L’Azienda Pfizer-BioNThec ha già riferito che non potrà fornire tutti i vaccini attesi, ed è necessario che l’Agenzia Medicale Europea (EMA) approvi rapidamente i vaccini di altre aziende.
Oggi è stato approvato il vaccino di Moderna.
Non può essere ancora approvato il vaccino di Oxford Astra-Zeneca-Irbm perché mancano alcune dimostrazioni di laboratorio, pertanto, non si sa se e quando le riceveremo.
L’Italia aveva puntato su 30 milioni di questo ultimo vaccino, pertanto, crolla l’aspettativa di una fornitura in tempi rapidi.
A fine anno dovrebbe essere pronto un altro vaccino italiano: quello di Reithera.
Il vaccino russo Sputnik-5, ancorché non approvato in Europa, è prodotto anch’esso in piccole quantità.
I vaccini cinesi Sinopharm e Sinovac hanno problemi simili.
Nell’immediato vi sono diverse criticità da risolvere:
Primo problema: oggi, 7 gennaio 2020, è disponibile soltanto il vaccino Pfizer-BioNThec, ma in piccole quantità.
Secondo problema: Il vaccino Pfizer-BioNThec ha necessità d’essere conservato a temperatura bassissima (-75 °), altrimenti il “messenger RNA” della proteina Spike va incontro a degenerazione ed il prodotto non funziona. Inoltre deve essere inoculato entro due ore dall’estrazione dall’ultra-frigorifero.
Terzo problema: Per motivi di sicurezza (furti) le confezioni devono essere scortate da forze armate. La consegna viene effettuata presso un centro militare. Da questo verrà distribuito in 293 punti di somministrazione di tutto il territorio italiano.

Quarto problema: Le dosi non sono tutte immediatamente disponibili. A Gennaio arriveranno 2.349.750 dosi di Pfizer e a Febbraio ulteriori 1.879.800. In tutto Pfizer ci consegnerà 4.229.550 dosi, sufficienti per 2.115.000 persone.
Successivamente all’approvazione di EMA arriveranno in Italia 20 milioni di dosi di Moderna.
Obiettivi:
Per ora, considerato che le forniture certe sono insufficienti per tutti, il programma è:
a) Rendere “libero da Covid” il personale sanitario degli Ospedali e del territorio;
b) Trattare il personale e gli ospiti delle RSA entro febbraio 2020.
A febbraio si inizieranno le vaccinazioni degli ultraottantenni (4 milioni in tutta Italia).
Successivamente verranno vaccinati .
– Gli Italiani fra 60 e 80 anni.
– Le forze dell’ordine.
– Gli insegnanti e il personale scolastico.
– I fornitori di servizi pubblici essenziali.
– Gli operatori dei trasporti pubblici.
– Il personale carcerario e i detenuti.
Successivamente, con l’arrivo delle nuove dosi, si procederà a vaccinare la restante popolazione italiana.
Nota bene: quando si passerà alla vaccinazione massiva della popolazione verranno aperti 1.500 punti di somministrazione del vaccino. Uno ogni 40.000 abitanti. Pertanto, il Sulcis Iglesiente, con i suoi 122.000 abitanti avrebbe diritto ad almeno 3 grandi centri di vaccinazione. In base alla numerosità della popolazione si può presumere che i centri eletti potrebbero essere: Carbonia, Iglesias e Sant’Antioco.
Vari Opinion-leaders delle testate giornalistiche nazionali hanno avanzato diverse osservazioni rilevando che l’applicazione del piano è molto difficile. I fattori critici sono:
1 – La mancanza dei frigoriferi necessari alla conservazione dei vaccini Pfizer a meno 75 gradi.
2 – Per tutti i vaccinandi sono previste due somministrazioni distanziate di 21 giorni.
3 – Il vaccino perde di efficacia se il lasso di tempo fra le due somministrazioni sarà superiore a 42 giorni (EMA). Ecco perché la RAPIDITA’ è essenziale.

4 – L’immunità conferita dalle 2 dosi di vaccino è di soli 8 mesi. Pertanto, chi si vaccina il primo gennaio deve ripetere la dose il 22 dello stesso mese. Poi il vaccinato, scaduti gli 8 mesi, dovrà ricominciare la trafila delle doppie vaccinazioni a ottobre di questo stesso anno, e continuare così per altri anni ancora. Da questo si capisce che i Centri di vaccinazione dovranno restare aperti per diversi anni.
5 – A questa scarsa durata del periodo di immunità si stanno aggiungendo altre difficoltà a causa della comparsa delle “varianti”. Sta dando preoccupazioni la “variante inglese” ma si pensa che i vaccini che abbiamo siano efficaci anche con essa.
6 – Sta emergendo il problema di un’ulteriore variante: la “variante sudafricana”. Il problema consiste nel fatto che questa variante ha una “mutazione genetica” che le fa produrre una “proteina Spike” diversa da quella usata per preparare i vaccini fin qui elencati. Se ciò è vero i vaccini non dovrebbero essere in grado di proteggerci e si dovrebbe, in tutta fretta, preparare un nuovo vaccino per il nuovo virus.
7 – Queste varianti hanno dimostrato che il virus, circolando così velocemente da un ospite all’altro, produce mutazioni del suo RNA. Se questo avverrà ci ritroveremo daccapo con virus sconosciuti al nostro sistema immunitario.
Tutte queste notizie confermano che il fattore decisivo per uscire dall’epidemia è il fattore “tempo”.
Pertanto, è necessario:
a) – vaccinare rapidamente tutti.
b) – fermare la circolazione del virus con ulteriori Lockdown e irrigidire le regole di distanziamento.

La rapidità è al centro della attenzione di tutti i Governi.
Oggi la Nazione più rapida nel vaccinare è, in assoluto, ISRAELE che è diventata l’esempio mondiale.
Pertanto, Israele è molto osservata perché tutti vogliono capire quale possa essere la migliore strategia.
L’obiettivo è quello di vaccinare il 70% della popolazione per ottenere l’immunità di gregge nel più breve tempo possibile.
La rapidità di Israele è resa possibile da alcuni fattori:
a) – ha soltanto 9 milioni di abitanti.
b) – Gli abitanti sono concentrati in 22.000 Km quadrati di territorio, cioè in un territorio un po’ più piccolo della Sardegna che ne ha 24.000.
c) – Il Governo israeliano si è approvvigionato per tempo di tutte le dosi necessarie da Pfizer BioNThec.
d) – Ha fatto una importante campagna di convincimento per contrastare gli antivaccinatori e perché anche in Israele la vaccinazione non è obbligatoria.
La non obbligatorietà della vaccinazione facilita l’acquisizione del consenso-informato all’inoculazione del vaccino; ciò comporta, per chi si prenota, l’accettazione automatica di tutti i benefici e degli ipotetici rischi.
La non obbligatorietà ha come conseguenza che il cittadino non viene convocato ma deve volontariamente prenotarsi per telefono o email.
La prenotazione consente all’apparato burocratico degli Uffici di Igiene di poter programmare con esattezza il giorno, l’ora, il luogo dove avverrà la vaccinazione. Di conseguenza comporta l’esatta individuazione della data in cui avverrà la prima inoculazione e la data della seconda inoculazione, dopo 21 giorni. Ha inoltre il vantaggio di consentire l’esatta distribuzione delle dosi di vaccino su tutto il territorio nazionale.
In Israele sono ammessi al vaccino:

a – Tutti i richiedenti che abbiano un’età superiore ai 16 anni.
b – Inoltre hanno priorità gli ultra-sessantenni, le donne che allattano e le donne che hanno programmato una gravidanza a breve termine.
Sono esclusi (per ora):
a) – coloro che hanno il Covid in corso.
b) – coloro che hanno già avuto la malattia e abbiano un tasso anticorpale elevato.
c) – le età inferiori ai 16 anni.
d) – le donne in gravidanza.
Con queste regole base Israele ha programmato una vaccinazione di massa in 100 giorni e la sta attuando.

Un vantaggio di Israele in questo frangente è dovuto alla nota organizzazione militarizzata della difesa delle città e del territorio. Sfrutta la forte relazione tra struttura a “rete” del sistema difensivo civile e l’estremo sviluppo dell’interconnessione digitale della popolazione.
Non è una organizzazione “Hub and Spoke” centralizzata, ma è distribuita secondo le maglie di una rete e i relativi “capo-maglia”. Ogni capo-maglia ha una notevole autonomia d’azione. Così pure i “centri vaccinali” possono essere capillarmente distribuiti nel territorio e non concentrati in sedi che comporterebbero “assembramenti” ed una organizzazione più impegnativa.
Se noi volessimo imitare Israele dovremmo dotarci di:
A) – Un formidabile sistema di prenotazioni via telefonica o e-mail.
B) – Diversi centri di vaccinazione distribuiti nel territorio avendo cura di rispettare le due inoculazioni a distanza di 21 giorni e di evitare assembramenti e spostamenti di massa delle persone dalle loro sedi di residenza.
C) – un apparato per le Vaccinazioni di massa da concludersi entro 100 giorni.
Se nel Sulcis Iglesiente dovessimo applicare lo schema del Commissario Domenico Arcuri avremmo 3 Centri di vaccinazione. Ogni Centro dovrebbe vaccinare 40.000 persone per due volte a distanza di 21 giorni. Quindi 80.000 vaccinazioni in 100 giorni. Per raggiungere questo obiettivo ognuno dei Centri dovrebbe vaccinare 800 persone al giorno senza interruzione.
Secondo Domenico Arcuri si dovrebbero adottare sia “un piano organizzativo” sia “strutture capaci per somministrare due dosi rapidamente e nel corretto intervallo”. Forse intendeva i Palazzetti dello Sport?
Supponiamo che ogni Palazzetto abbia lo spazio sufficiente per contenere 8 tende-gazebo con una postazione per gazebo. Si avrebbero allora in ogni struttura 8 postazioni dotate di:
– 1 amministrativo per l’identificazione, la registrazione, l’inserimento nel data-base dell’anagrafe vaccinale, la preparazione del certificato.
– 1 infermiere per l’assistenza alla persona e al medico.

– 1 medico per la verifica dello stato di salute del vaccinando, le allergie, e l’intervento per eventuali reazioni avverse.
– 1 poltrona.
– 1 lettino visite.
– Personale per l’igienizzazione degli ambienti e il trattamento dei rifiuti speciali.
Ogni procedura, dall’ingresso allo accompagnamento all’uscita separata, dalla svestizione parziale al riordino, dalla vaccinazione al rilascio del relativo certificato, necessita di almeno 25 minuti.
Supponiamo che si possano vaccinare 3 persone all’ora. In tal caso, se l’apertura del Centro andasse dalle ore 8.00 del mattino alle ore 20.00 (12 ore), si vaccinerebbero 3 persone all’ora per postazione pari a 24 all’ora e a 288 vaccinati al giorno in tutto il Centro.
Ne consegue che in 100 giorni si potrebbero vaccinare soltanto 28.800 persone. Pertanto, per aggiungere l’obiettivo di vaccinare le 40.000 persone attribuito ad ogni centro, si dovrebbe vaccinare ininterrottamente, dalle 8 alle 20 tutti i giorni, per 140 giorni circa. Cioè per 5 mesi.
Se si considera che l’immunità prevista durerà 8 mesi si deve concludere che dopo 8 mesi dall’inizio delle vaccinazioni di massa si dovrà ricominciare con un nuovo ciclo di vaccinazione di massa, allo stesso ritmo, per altri 5 mesi.
Dato che l’immunità conferita col nuovo ciclo di vaccinazioni durerà anch’essa 8 mesi, si deve pensare che dopo ulteriori 8 mesi si dovrà dare inizio ad un’altra mega-vaccinazione nazionale.
Andando avanti così non se ne vede la fine.
Ciò che appare chiaro è l’esigenza di un immenso sforzo corale contro il virus. Tale sforzo sottrarrà tempo e danaro al Sistema Sanitario nazionale a danno di tutte le altre patologie infettive, traumatiche, chirurgiche, ostetriche, degenerative e tumorali che continueranno ad esistere comunque.
Ne consegue anche che è necessario un secondo Apparato Sanitario Nazionale, parallelo a quello che già abbiamo, dedicato al Covid. Questa duplice organizzazione venne già sperimentata per arginare la Tubercolosi.
Pertanto, l’idea di riconvertire l’Ospedale Binaghi e il Marino di Cagliari (ambedue ex tubercolosari) in Covid Hospital è ottima. Invece è stata pessima l’idea di escludere da questo programma l’Ospedale Fratelli Crobu di Iglesias e di non aprire il Covid Hospital al Santa Barbara di Iglesias. Così pure è stata pessima l’idea di lasciare malati Covid all’interno delle Astanterie dei Pronto Soccorso e nei reparti degli Ospedali Generali.
Evidentemente, l’idea del Commissario Arcuri di istituire un Centro di vaccinazione ogni 40.000 abitanti è bella ma, alla prova del calcolo matematico e della presunta evoluzione dell’epidemia, è insufficiente, ultra-costosa, difficile da mettere in pratica e, alla fine, inefficace contro un nemico come il Coronavirus.
Se invece dovessimo imitare Israele, dovremmo rinunciare al sistema “Hub and Spoke” centralizzato e optare per un Sistema Sanitario a “rete”.
Forse questa “RETE” esiste già. E’ quella dei Medici di Base. Ognuno di questi ha, al massimo, 1.500 pazienti. Se ogni Medico venisse opportunamente supportato da un Infermiere e da un amministrativo del Sistema Sanitario Nazionale potrebbe vaccinare 1.000 persone al mese per tre mesi (cioè 50 al giorno per 5 giorni la settimana, quindi entro gli ottimali 100 giorni israeliani). Lo stesso medico potrebbe ripetere la prestazione dopo 8 mesi. Inoltre ci sarebbe il grande vantaggio che ogni Medico di Base ha la sua anagrafe dei pazienti e, tramite il personale attribuitogli, potrebbe gestire le prenotazioni, il flusso regolato di vaccinandi ed eliminare i problemi di trasporto, di igiene e di assembramento (igienizzazione continua degli ambienti e smaltimento dei rifiuti speciali).
Il Medico di Base è colui che può individuare subito i suoi pazienti non autosufficienti e andare a trattarli a domicilio, che può escludere per conoscenza diretta i pazienti sospetti e avviarli all’USCA, che conosce l’anamnesi dei candidati alla vaccinazione, che può certificare le vaccinazioni avvenute e comunicarle immediatamente l’Anagrafe vaccinale Nazionale.
Ne consegue che il Contratto Nazionale di Medici di base, divenuti anche vaccinatori, dovrebbe essere necessariamente adeguato sia per la retribuzione del lavoro aggiuntivo, sia per l’assicurazione sul “rischio Covid”.

Resterà il problema delle nuove ondate epidemiche provocate dai portatori sani che non si vaccineranno. Per coloro che non aderiranno, per ragioni ideologiche alla vaccinazione, Israele ha introdotto norme per cui soltanto ai vaccinati certificati verrà consentito di muoversi liberamente fuori dalle zone rosse, di non interrompere le proprie attività economiche, di partecipare ai convegni, alle lezioni universitarie, intraprendere viaggi turistici, entrare in ristoranti e discoteche, etc, mentre chi non si vaccinerà si troverà in un lockdown perenne. Il deterrente descritto cambierà i rapporti umani in ogni sede e modificherà gli stili di vita.

Queste sono riflessioni basate sui dati esposti dal Commissario Domenico Arcuri e servono solo a produrre ipotesi, suscettibili a loro volta di riesami.
Bisogna fare in fretta ed organizzarsi per bene.
E’ tempo che i nostri Sindaci del Sulcis Iglesiente si adoperino affinché si ricostruisca tutta la struttura del nostro impianto sanitario territoriale e Ospedaliero e riprendano le redini del controllo sulla ASSL. Oggi stiamo vivendo un momento di crisi gravissima in cui essi sono gli unici riferimenti di garanzia per la popolazione.

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Al via gli interventi di manutenzione straordinaria del patrimonio edilizio comunale, con gli interventi relativi al risanamento e alla messa in sicurezza dei fabbricati di edilizia residenziale pubblica in Via XX Settembre, e con la riqualificazione dell’area urbana compresa tra Via Torino, via Venezia, via Napoli e via Bologna.
«I lavori – ha spiegato il sindaco Mauro Usai fanno parte del Piano triennale delle opere pubbliche, e vogliono rappresentare un intervento concreto sia per la riqualificazione delle abitazioni che per la realizzazione di aree destinate alla vita comunitaria e alla socialità.»
Gli interventi, finanziati per un importo complessivo di 97.983,49 euro, riguarderanno il rifacimento e la messa in sicurezza delle facciate dei fabbricati ERP e la riqualificazione dell’area urbana di pertinenza ERP, con la sistemazione delle aree verdi e l’installazione di arredi urbani.
«Un inizio anno all’insegna del decoro e della vivibilità cittadina, che resta sempre uno dei capisaldi e degli impegni che questa amministrazione comunale ha intrapreso con la cittadinanza, e che sta portando avanti con risultati tangibili e soddisfacenti», ha commentato l’assessore dei Lavori pubblici, Vito Didaci.

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«Su un tema tanto importante e delicato, come quello del deposito nazionale di scorie nucleari, per le sue implicazioni sia in termini di sicurezza che di futuro del territorio, l’esecutivo giallorosso decide di notte, quasi in clandestinità, evitando qualsiasi confronto, mentre tutti i riflettori sono puntati su pandemia e crisi di governo. L’ennesimo atto di prevaricazione ai danni di territori e cittadini. Una decisione inopportuna nei tempi e nel metodo, che scavalca completamente Regioni, Province e Comuni, ed individua aree idonee in sette regioni italiane senza intavolare prima alcuna riflessione ampia e condivisa. Alla faccia della partecipazione democratica dal basso e delle dirette streaming, finite ormai nel dimenticatoio.»
Lo ha detto in aula, intervenendo nella discussione sul deposito nazionale di scorie nucleari, il consigliere della Lega Michele Ennas.
«Non cadiamo nel tranello di credere che si tratti di una fase interlocutoria, come qualche rappresentante del governo vuole far intendereha aggiunto Michele Ennas –. Sono state fatte delle scelte e la Sardegna è inclusa nelle aree idonee benché la nostra terrà abbia già detto no in tutti i modi, con motivazioni precise, ragioni tecnico-scientifiche e politiche. Ribadiamo oggi con forza e chiarezza il no a questa imposizione calata dall’alto, ed abbiamo già raccolto le proteste di tanti amministratori locali che saranno al nostro fianco per portare avanti questa istanza. Sindaci e cittadini della Sardegna che chiedono ampio coinvolgimento nella decisione, trasparenza e informazioni dettagliate. Insomma, chiedono tutto quello che il Governo Conte finora ha negato. Contro questo ennesimo atto di arroganza e di attacco alla nostra autonomia noi vogliamo rappresentare pienamente la coscienza popolare dei sardi. Un NO pieno e non trattabile ha concluso Michele Ennas -. Non un passo indietro.»

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Il Ministero dell’Interno ha indetto un concorso pubblico per l’assunzione di 1000 allievi vice ispettori della Polizia di Stato, in possesso del diploma. Per poter partecipare al concorso i candidati, oltre al diploma, devono possedere: cittadinanza italiana; diritti civili e politici; idoneità fisica, psichica e attitudinale all’impiego; condotta incensurabile; non essere stati destituiti, dispensati o dichiarati decaduti dall’impiego in una pubblica amministrazione, etc. Il reclutamento si svolgerà secondo diverse fasi: una prova preselettiva, che consisterà in un questionario con domande a risposta a scelta multipla, sulle seguenti materie: diritto penale, diritto processuale penale, diritto costituzionale, diritto amministrativo e diritto civile. Le altre fasi consistono nell’accertamento dell’efficienza fisica, attraverso una serie di esercizi ginnici; accertamenti fisici e psichici; accertamenti attitudinali; una prova scritta, che consisterà nello svolgimento di un elaborato vertente su elementi di diritto penale e un colloquio il quale, oltre che sulle materie della prova scritta, verterà anche su nozioni di diritto amministrativo e diritto civile. Infine, l’accertamento della conoscenza della lingua inglese, che consisterà in una traduzione di un testo e in una conversazione e l’accertamento della conoscenza dell’uso delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche.

Per scaricare il bando completo…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://suntini.it/diariolavoro_polizia_1_21.html .

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Stamane, nelle province di Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Livorno, Grosseto, Roma, Caserta e Napoli, nonché nel territorio della Corsica, carabinieri del Comando Provinciale di Cagliari, coadiuvati da personale dei reparti territorialmente competenti, con l’ausilio di squadre e unità cinofile antidroga e anti-esplosivo dello Squadrone eliportato Cacciatori di Sardegna, hanno eseguito 32 misure cautelari personali, di cui 20 in carcere e 12 ai domiciliari, nei confronti di altrettanti soggetti, disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari. I reati contestati agli indagati, italiani e stranieri (due corsi), sono quelli di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, al traffico internazionale e alla detenzione di armi comuni da sparo, da guerra
e clandestine, all’organizzazione di reati gravi contro il patrimonio (rapine e assalti a caveaux e furgoni), smercio di banconote false e riciclaggio di mezzi e denaro.
Le operazioni sono state eseguite all’alba di oggi,con l’impiego di un elicottero dell’11° NEC di Cagliari- Elmas.
I provvedimenti coercitivi scaturiscono dall’esito dell’attività investigativa finalizzata all’azione di contrasto ai reati contro il patrimonio, denominata “Maddalena”, condotta tra il 2018 e il 2020 dai carabinieri del Comando Provinciale di Cagliari coadiuvati dal Comando Provinciale di Livorno, sotto il coordinamento delle rispettive DDA delle Procure di Cagliari e Firenze.
Il complesso lavoro investigativo prende il via a settembre 2018 con una serie di controlli mirati su alcuni ovili della giurisdizione della Compagnia di Carbonia che hanno consentito ai carabinieri di scoprire all’interno di un ovile dell’allevatore di Santadi, Secci Umberto, l’esistenza di un furgone Iveco Daily rubato a Nuoro il 12 ottobre 2017, insieme ad altri due mezzi, uno dei quali risultava essere stato utilizzato per un tentativo di rapina ad un portavalori a Castiadas nel gennaio 2018.
Questo particolare, ha fatto sorgere il sospetto di un suo coinvolgimento nelle rapine, tanto che, ben presto, da attività di osservazione e controlli sul territorio, si è sviluppato un filone di indagini che ha consentito di far emergere l’esistenza di una rete criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti, principalmente cocaina e marijuana, al traffico di armi ed esplosivi, alle rapine e al riciclaggio di capitali illeciti. In tale quadro investigativo, gli inquirenti, attraverso servizi di osservazione dei movimenti dell’allevatore, hanno documentato frequenti incontri riservati tra il Secci e tale Giovanni Mercurio, 56enne di Loculi, quest’ultimo a capo di un’organizzazione per il traffico internazionale di armi e di stupefacenti con la Corsica, nonché di una rete di rapporti finalizzata a reati contro il patrimonio, principalmente rapine a sedi della Mondialpol e assalti a furgoni portavalori in Italia e all’estero.
Il traffico degli stupefacenti, delle armi e degli esplosivi avveniva sull’asse Sardegna-Corsica, laddove la droga e gli esplosivi sardi venivano ceduti in cambio di armi. Nell’isola francese venivano commercializzati variabili quantitativi di droga: sono stati registrati complessivamente 82 kg di marijuana, 10 kg di hashish e 5 kg di cocaina. In questo ambito le indagini sono state svolte in cooperazione internazionale con la costituzione, presso Eurojust, a giugno 2019 all’Aja, di una Squadra Investigativa Comune tra i Carabinieri di Carbonia e la Police Nationale di Ajaccio, coordinata rispettivamente dalla DDA della Procura della Repubblica di Cagliari e dalla JIRS (Juridictions Interrégionales Spécialisées) di Marsiglia. Detto coordinamento è stato seguito, stante la complessità dell’attività, direttamente dalla Direzione Nazionale Antimafia presso la Procura Generale della Corte Suprema di Roma.
Mercurio nei rapporti illeciti con la Corsica, si avvaleva della collaborazione di Francesco Ledda, 49enne di Ala dei Sardi che, insieme al figlio Marco Davide e alla compagna Scanu Patrizia, si occupava della custodia, trasporto e commercializzazione della cocaina, hashish e marijuana, utilizzando la propria abitazione sull’isola francese. Mercurio si occupava di reperire lo stupefacente in Sardegna, Ledda lo trasportava in Corsica dove, con Dario Azzena, un sardo emigrato in Francia, aveva costituito una rete di spaccio: i due tagliavano la sostanza, la vendevano e periodicamente consegnavano il ricavato al Mercurio, in una sorta di rapporto bancario. Alcuni di questi pagamenti sono stati documentati nelle indagini, 60.000 euro a luglio 2019, 20.000 euro a febbraio 2020.
Gli investigatori hanno scoperto che Mercurio si riforniva di stupefacente anche nel Lazio dove con Spano Antonio 31enne di Olbia, suo uomo di fiducia, aveva aperto un canale per l’acquisto di un grosso quantitativo di cocaina da un trafficante, tale Fiorentini Arditi Federico, e in una occasione lo avevano incontrato a Fiumicino a luglio 2019. La cocaina acquistata nel Lazio, circa 2kg, era d ottima qualità e fu commercializzata in Corsica dal figlio di Ledda e Azzena. La stessa tipologia di droga veniva venduta anche in Sardegna, in Gallura da Antonio Spano e Patrizia Scanu, e nel sud Sardegna, presso l’ovile di Secci a Santadi, dove l’organizzazione aveva un’altra base logistica per il commercio della droga e per la commissione dei reati contro il patrimonio. Nel Sulcis Secci teneva i contatti con Mercurio attraverso schede telefoniche segrete dedicate, trafficava droga con Serventi Pietro Paolo e aveva una propria rete di relazioni per il commercio illecito con la coppia Sibiriu Roberto e Trastus Luisella di Villaperuccio.
A riscontro di tali attività illecite, il 15 febbraio 2020, a Ghilarza, è stato arrestato in flagranza di reato, Roberto Sanna che aveva acquistato 527 grammi di cocaina da Secci; il 9 luglio 2020 Locci Nicola è stato bloccato dai carabinieri di Carbonia e tratto in arresto con 2 kg di cocaina, che aveva ricevuto dalla coppia Trastus e Sibiriu i quali, a loro volta, avevano acquistato a Cagliari in via  Bosco Cappuccio, noto luogo di spaccio.
Gli accordi tra i due sardi trapiantati in Corsica, Ledda e Azzena, e Mercurio non si risolvevano nella fornitura di stupefacenti, ma comprendevano l’organizzazione di rapine e soprattutto la fornitura di armi strumentali alla commissione di delitti contro il patrimonio, in Italia e in Corsica.
Le armi di cui Mercurio aveva la disponibilità provenivano tutte dalla Corsica: Ledda e Azzena se le procuravano dal corso Jean-Luis Cucchi, dedito alla commissione di furti in abitazione (furto di pistola al sindaco di Figari). Le indagini hanno evidenziato anche la possibilità di un assalto ad un furgone blindato a Figari.
Mercurio e Ledda,re nella preparazione di rapine a sedi della Mondialpol, in Toscana a Cecina e in Sardegna a Elmas, erano in trattativa con esponenti della criminalità campana, con i clan Fabbrocino e Di Lauro, per il tramite del napoletano Antonio Pagano. Infatti, Pagano facendosi aiutare dal nipote Antonio Coppola, era il punto di raccordo con la criminalità campana, i cui esponenti, Luigi Porricelli e Umberto Lamonica, gravati da numerosi precedenti e da associazione di stampo mafioso, erano in grado di reperire con facilità mezzi pesanti di provenienza
illecita da utilizzare per l’assalto alle sedi Mondialpol (camion, escavatore, ruspa).
Pagano favoriva gli incontri con la criminalità campana per l’organizzazione delle rapine e in una occasione avviò una trattativa tra i sardi e la criminalità organizzata calabrese per l’acquisto di un container colmo di hashish e fucili d’assalto kalashnikov. Nell’organizzazione delle rapine anche Secci aveva un ruolo determinante: per il suo tramite, Mercurio poteva disporre di una batteria di assalto, composta dai desulesi Littarru Andrea Luca, Maccioni Alessio Germano, Mannu Ilio, Peddio Mauro, Casula Gianfranco, Mannu Fabiano, Littarru Giovannino. Il ruolo decisivo di Secci nelle rapine è testimoniato dal fatto che prima di ogni viaggio per Napoli, in vista della definizione di nuovi accordi con Porricelli, egli si incontrava con Mercurio per la disponibilità del gruppo di assaltatori.
In Toscana, invece, il supporto logistico e organizzativo veniva garantito da Dessì Robertino, un allevatore sardo che disponeva di un ovile nel quale custodiva le armi e gli esplosivi della batteria operativa di desulesi, favorendone gli spostamenti nell’area. I preparativi della rapina alla Mondialpol di Cecina erano arrivati ad uno stato molto avanzato, poiché le armi erano nascoste nell’ovile di Dessì. La batteria dei desulesi aveva eseguito diversi sopralluoghi alla sede della Mondialpol ed era stato affittato un capannone da Salvatore Garippa e Guttadauro Pino per custodire i mezzi pesanti, forniti dalla criminalità campana (Porricelli) e condotti sul posto con più viaggi dagli uomini di questi (Lamonica, Tullio, Sepe, Vallefuoco).
Tuttavia, la fase esecutiva saltò non per scelta ma a causa di diversi imprevisti: in un caso i napoletani avevano procurato un escavatore troppo piccolo, in un altro un camion era andato in panne durante il tragitto ed era stato abbandonato dai desulesi per strada.
Le indagini sono state particolarmente complesse per il modus operandi dei rapinatori e delle cautele da loro adottate, tali da aver consentito in precedenza di mettere a segno numerose rapine senza essere mai scoperti. Vantandosi di essere un gruppo di professionisti nel settore, raccontavano di rapine messe a segno presso banche ed uffici postali, anche con il sequestro di persone, nonché a portavalori.
In occasione dei loro spostamenti in Toscana spegnevano il telefono o lo lasciavano a casa per riaccenderlo solo dopo il ritorno in Sardegna: Giovannino Littarru, camionista di professione, fratello di Andrea Luca, dimorante in Toscana, era l’unico canale possibile per rintracciare il gruppo di assaltatori. Anche quest’ultimo, non ha avuto un ruolo di secondo piano, tant’è che, rinviata la rapina di Cecina, ha ricevuto l’incarico di riportare in Sardegna le armi nascoste in Toscana. Il 31 luglio 2020, dopo essere arrivato al porto di Cagliari a bordo di un camion carico di legname, fermato e perquisito, è stato arrestato perché trasportava 3 kalashnikov, due fucili, 3 pistole beretta e 2 Glock, due bombe a mano, tritolo, esplosivo plastico, giubbotti antiproiettile e oltre 400 munizioni di diverso calibro, passamontagna e guanti.
Infine, al gruppo sono stati contestati anche la detenzione e introduzione nel territorio dello Stato di banconote contraffatte, 50.000 euro di banconote da 20 e 50 euro, che Porricelli con l’intermediazione di Pagano, aveva consegnato a Ledda e Mercurio.

Nel video il colonnello Cesario Totaro, comandante provinciale dei Carabinieri di Cagliari

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Sconfitta di misura, ieri pomeriggio ad Angri, contro la Nocerina, per il Carbonia di Marco Mariotti, nella decima giornata del girone G del campionato di serie D. Al termine di un primo tempo sostanzialmente equilibrato, la Nocerina è passata in vantaggio nel recupero prima del riposo con un goal del difensore Vecchione su assist di Damacco ed ha poi raddoppiato con Diakite, pronto a ribattere in rete un pallone respinto dal portiere biancoblù Carboni su conclusione di Donnarumma.
Il Carbonia non ha mai mollato e, dopo l’espulsione di Morero, arrivata al 25′ per doppia ammonizione, si è riversato stabilmente nella metà campo avversaria, sfiorando più volte il goal, soprattutto con Roberto Cappai e raggiungendolo al 40′ con una grande conclusione dalla distanza di Marco Piredda. Il goal ha caricato ancora di più i biancoblù che ci hanno provato negli ultimi 10 minuti, compresi i 5 di recupero, senza fortuna.
A fine partita, nonostante la sconfitta, Marco Mariotti s’è dichiarato soddisfatto della prestazione della sua squadra che ha mostrato ulteriori
progressi, dopo le ultime due brillanti vittorie consecutive ottenute alla vigilia di Natale contro Cassino e Latte Dolce.
Il campionato tornerà domenica, con le partite dell’undicesima giornata, ma il Carbonia non giocherà, perché l’Insieme Formia ha chiesto e
ottenuto il rinvio della partita per la presenza di più contagiati da Covid-19 tra i suoi calciatori. Il ritorno in campo, dunque, è previsto domenica 17 gennaio ad Arzachena, contro la squadra di Raffaele Cerbone che ieri si è imposta per 3 a 2 sulla Vis Artena, al ritorno in campo dopo oltre due mesi.
Sugli altri campi, pareggi senza goal per la Torres ad Ardea con il Team Nuova Florida e per il Lanusei a Santa Maria Capua Vetere con il
Gladiator, e pareggio 1 a 1 per il Latte Dolce nell’anticipo di martedì con il Cassino, mentre il Muravera non ha giocato la partita casalinga con la vicecapolista Latina, causa contagi da Coronavirus tra i suoi calciatori.
Ricordiamo che, a partire da oggi, il Carbonia ha come sede di allenamenti e partite casalinghe il campo comunale di Santadi.

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Luciana Porcedda aveva 82 anni, è morta lo scorso 2 gennaio nel reparto di Medicina dell’ospedale Sirai di Carbonia, dove due giorni prima era risultata positiva al Covid-19. Luciana Porcedda, già sofferente di cuore, era stata ricoverata all’ospedale Sirai di Carbonia per effettuare una TAC, su richiesta di un cardiologo, al quale si era rivolta per dei dolori ad una spalla. Prima del ricovero, correttamente, era stata sottoposta a tampone, risultato negativo. Dopo l’effettuazione della TAC, Luciana Porcedda è stata ricoverata in Medicina. Il fratello Angelo e la cugina Brunella ora chiedono che venga fatta chiarezza sulla morte di Luciana che, dal giorno del ricovero, a metà dicembre, non avevano più visto, restando in contatto solo attraverso il videotelefono.

Questa sera abbiamo intervistato Angelo e Brunella.

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Sono 340 i nuovi casi di positività al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, 2.458 i tamponi eseguiti. Salgono a 32.945 i casi di positività dall’inizio dell’emergenza.

Si registrano 9 decessi (795 in tutto), tra i 55 e i 90 anni. Le vittime: 3 residenti della provincia del Sud Sardegna, 3 della provincia di Oristano, 1 di quella di Nuoro e 2 della Città Metropolitana di Cagliari.

In totale sono stati eseguiti 499.345 tamponi. Sono 492 i pazienti attualmente ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (-2 rispetto al dato di ieri), 48 i pazienti in terapia intensiva (+1). Le persone in isolamento domiciliare sono 16.519. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 14.775 (+178) pazienti guariti, più altri 316 guariti clinicamente.

Sul territorio, dei 32.945 casi positivi complessivamente accertati, 7.430 (+77) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 5.418 (+63) nel Sud Sardegna, 2.638 (+45) a Oristano, 6.640 (+75) a Nuoro, 10.819 (+80) a Sassari.

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Sulla vicenda della gravissima emergenza presente all’ospedale Sirai di Carbonia, che ha ieri ha portato tre dirigenti medici (Antonio Tuveri, Viviana Lantini e Mauro Mantega), a chiedere un intervento immediato per evitare il trasferimento delle attività al CTO di Iglesias e quindi la chiusura del presidio, interviene oggi il consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione Fabio Usai, con un’interrogazione inviata all’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu.«Da molti anni assistiamo ad un progressivo depotenziamento della sanità nel nostro territorioscrive Fabio Usai nell’interrogazione -, con la chiusura e il trasferimento di interi reparti ed il depotenziamento di servizi sanitari spesso fondamentali per la vita dei cittadini. Uno fra i tanti, quello di Emodinamica ridotto drasticamente nella sua funzionalità e ormai disponibile solo 5 giorni alla settimana e per 1/3 della giornata. È notizia di questi giorni, inoltre, l’ipotesi di chiusura del servizio di “dialisi notturna”, ossia uno straordinario protocollo terapeutico in grado di migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti da esso assistiti. Disservizi e depotenziamenti che hanno coinvolto e coinvolgono anche altri reparti e fondamentali servizi come quelli del “pronto soccorso”, della chirurgia, dell’ortopedia, dell’urologia e dell’attività nelle sale operatorie in entrambi gli ospedali CTO di Iglesias e Sirai di Carbonia.»
«Tra le principali cause del depotenziamento dei servizi sanitari – ha sottolineato il consigliere regionale sardista –, c’è di sicuro quella della carenza negli organici e il mancato turnover del personale medico e infermieristico negli ultimi anni. Una situazione già grave ma ulteriormente peggiorata con l’entrata in vigore della riforma pensionistica sulla “quota 100”. Ho sollecitato fortemente l’assessore regionale Mario Nieddu ad illustrare le iniziative adottate dal suo assessorato, nelle more del processo di assunzione di nuovo personale sanitario avviato dalla Regione Sardegna, per destinare parte dei nuovi assunti nelle strutture sanitarie del Sulcis Iglesiente allo scopo di soddisfare le esigenze di organico dell’ASSL.»
«La grave situazione dell’ospedale Sirai di Carbonia evidenzia Fabio Usaiche in questi giorni si trova ad affrontare due distinti focolai di Covid-19 che hanno provocato il contagio di decine tra operatori sanitari e pazienti ricoverati nella struttura, nonché il decesso di alcuni di essi, ha portato tre medici a prendere posizione con una missiva indirizzata alla dirigenza sanitaria, nella quale si chiedono immediati interventi per mettere in sicurezza la struttura, evitare pericolosi e ingestibili sovraccarichi di lavoro per il personale ivi impiegato (non risultato positivo al Covid-19) e garantire così le prestazioni urgenti all’interno dei reparti. Anche su questa preoccupante situazione, ho sollecitato l’assessore della Sanità, affinché intervenga con tutto ciò che è nel suo potere per garantire il contenimento e spegnimento dei focolai epidemici e, nel contempo, le prestazioni sanitarie all’utenza e per preservare l’incolumità degli operatori medici, infermieristici, delle pulizie e delle manutenzioni, e ovviamente dei pazienti ivi ricoverati e quelli che si potrebbero recare in ospedale per essere curati per le proprie patologie.»
«Sulla vicenda dell’ospedale Sirai l’assessore Mario Nieddu intervenga rapidamente, coinvolgendo e sollecitando a sua volta il management della ATS, e se si ravvisassero negligenze, sottovalutazioni, inadempienze o inadeguatezze, anche da parte di coloro che avrebbero dovuto prevedere e gestire questa situazione in ambito dirigenziale, evitando che sfuggisse di mano, si intervenga sanzionando i responsabiliconclude Fabio Usai -. Chi ha responsabilità reali e concrete, stavolta, si assuma le proprie responsabilità.»