29 March, 2024
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Luca Serianni: «La Sardegna nella Divina Commedia: i dannati dell’inferno che dicono di non stancarsi mai di parlare dell’Isola»

C’è un pezzo di Sardegna in Dante e Luca Serianni, non solo lo sa, ma lo ha spiegato in maniera chiarissima a tutti, adulti e bambini. Ospite questa mattina a Guspini, alla Festa della letteratura Bimbi a Bordo, il professore emerito di Storia della lingua italiana a La Sapienza, socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, della Crusca, e dell’Accademia delle Scienze di Torino, è salito sul palco per spiegare come Leggere Dante oggi. La scelta dell’argomento non è ovviamente casuale, viste le celebrazioni per l’anno dantesco.

«L’ordinamento dei peccati nella Divina Commedia – ha spiegato il professore rispecchia ovviamente la società dell’epoca. Una società sostanzialmente mercantile, dove il furto, la baratteria possono essere considerati alla stregua di un omicidio. Noi oggi non abbiamo nessun dubbio: ovviamente un omicidio è più grave di un furto. Ma ai tempi di Dante no.»

E proprio in tema di barattieri Serianni cita i barattieri dannati all’inferno e inserisce nel loro dialogo proprio la Sardegna. Sono i dannati della V Bolgia dell’VIII Cerchio dell’Inferno, colpevoli di aver usato le loro cariche pubbliche per arricchirsi attraverso la compravendita di provvedimenti, permessi, privilegi (commisero l’odierno reato di «concussione»: è l’accusa, falsa, rivolta a Dante dai Guelfi Neri di Firenze al momento dell’esilio). Compaiono nei Canti XXIXXII, immersi nella pece bollente di cui è piena la Bolgia e da cui sono costretti a restare totalmente coperti. Sono sorvegliati dai Malebranche, demoni alati e neri, armati di bastoni uncinati coi quali afferrano e straziano ogni dannato che tenti di emergere dalla pece.

«I barattieri sono persone corrotte che soffrono la pena di stare sotto la pece bollente, ma nonostante questo contrappasso riescono comunque a dire di non stancarsi mai di parlare di Sardegna. Dice Dante che a parlare di Sardegna “le loro lingue non sono mai stanche”. È uno spaccato del periodo dantesco molto interessante per la società che ne emerge.»

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