Lettera al Direttore – di Graziano Lebiu
Al Direttore de LA PROVINCIA DEL SULCIS IGLESIENTE
Gentilissimo Direttore, con intento proattivo e per ristabilire una corretta informazione, Le chiedo ospitalità per controbilanciare alcune argomentazioni pubblicate sul suo giornale a firma dr. Mario Marroccu.
Per quanto ci riguarda, infatti, nel passaggio su “infermieri” e “caposala” sono poste all’attenzione dei lettori una serie di considerazioni superate, e non da oggi, dai tempi e dai fatti.
Che gli infermieri siano distinti in base alla formazione in laureati e diplomati è un falso storico.
Con il DM 739/1994 Profilo Professionale dell’Infermiere è sancita l’equipollenza del titolo regionale con il diploma universitario abilitante e abrogata la denominazione “professionale”.
Con il D.M. 509 del 3 novembre 1999 anche il diploma universitario viene riqualificato in laurea triennale.
Con la legge n. 251 del 2000 del 10 agosto si definiscono i titoli equipollenti al diploma di laurea come validi per l’accesso ai master infermieristici e ai corsi universitari formativi per accedere a funzioni di dirigenza infermieristica.
Senza distinzione alcuna, la formazione per diventare infermiere in Italia è quindi triennale universitaria e il titolo che ne consegue è Dottore in Infermieristica.
Gli studi possono proseguire con una Laurea Magistrale (due anni), Master di I livello o Master di II livello, o un Dottorato di Ricerca.
Obsoleta e decontestualizzata appare anche la suggerita risoluzione della carenza di professionisti sanitari infermieri, testuale «in realtà l’ospedale può risolvere il problema della carenza di personale assumendo le funzioni di scuola infermieristica e generare infermieri diplomati e anche OSS».
I desiderata sono finanche legittimi, ma un ritorno al passato con le scuole infermieristiche di stampo regionale non potrà fortunatamente realizzarsi.
Stucchevole, inoltre, sempre testuale che «i nuovi infermieri diplomati e laureati, acquisiscono le capacità della professione pratica imitando gli infermieri professionalmente più anziani posti ad uno scalino gerarchico più elevato. E’ necessario che anche tra di essi esista una rigorosa gerarchia in cui il capo è tenuto alla verifica costante della qualità delle prestazioni assistenziali e abbia autorità disciplinare e premiante».
Prendiamo in ultimo le distanze dall’assunto, ancora testuale che «l’infermiere Capo sala di un reparto di degenza è il capo di tutti gli infermieri della stessa Unità operativa. Deve avere competenza organizzativa e autorità professionale e disciplinare su tutto il personale infermieristico. La sua autorità gli deriva direttamente dal primario».
Le professioni infermieristiche e di coordinamento non sono ferme al “DPR 27 marzo 1969, n. 128 Ordinamento interno dei servizi ospedalieri”.
Nel 2025 sono termini desueti CAPOSALA e PRIMARIO, sostituiti infatti dai più moderni e attuali COORDINATORE INFERMIERISTICO e DIRETTORE DI STRUTTURA COMPLESSA.
Il Coordinatore Infermieristico non ha una autorità professionale e disciplinare sul personale e che gli deriva direttamente da terzi.
Il coordinatore infermieristico gestisce e organizza il personale e le attività all’interno di un’unità operativa, assicurando l’efficienza del servizio: è l’architetto del sistema assistenziale e deve saper bilanciare efficienza, umanità e competenza.
Tanto ritenevo di condividere con Lei e con i suoi lettori.
FIRMATO IL PRESIDENTE DELL’ORDINE Graziano Lebiu
NO COMMENTS