21 December, 2025

«Per Eurallumina soli sei mesi di ossigeno da parte del Mimit. Un primo passo, sicuramente, ma serve fare di più.»
Lo scrive in una nota la senatrice M5s Sabrina Licheri, capogruppo in commissione Industria e attività produttive.

«Ci troviamo, infatti, di fronte a un provvedimento che intervieneaggiungesu una situazione emergenziale ma che non guarda al futuro dell’azienda né alla salvaguardia dei livelli occupazionali. La Rusal di cui fa parte Euallumina continua a essere bloccata e non basteranno i 9,6 milioni di euro messi sul piatto dal Governo per garantire la produzione di una delle aziende leader nel nostro Paese.»

«Per questo motivo alcuni operai erano saliti sul silos dell’azienda dove sono rimasti 13 giorni, per difendere il loro lavoro e uno degli asset strategici del settore. I lavoratori chiedevano che la loro situazione fosse affrontata e risolta come è accaduto nei siti della società in Svezia, Germania e Irlanda. Ma su questo nessun passo avanti da parte dell’esecutivo. Le loro richieste non possono essere ignorate. A loro e alle loro famiglie il governo deve delle risposte concrete e progetti per il futuro», conclude Sabrina Licheri.

Venerdì 12 dicembre, alle ore 17.30, presso la Biblioteca Comunale di Carbonia, sita in viale Arsia, la rassegna “Carbonia scrive” propone il libro di Mauro Giuseppe Buosi sulla storia di Lord Brassey “Lord Thomas Allnutt Brassey – Genio e impresa di un aristocratico inglese in Sardegna”. Introdurrà la presentazione il dottor Franco Manca.

Mauro Giuseppe Buosi, Geologo, ha lavorato nel settore minerario piombo zincifero e dopo la chiusura delle miniere, si è occupato di attività ambientale finalizzata alla bonifica dei siti minerari dismessi. Ha ricoperto il ruolo di responsabile del Servizio Geologico presso la società Igea S.p.A., realizzando numerose caratterizzazioni ambientali e una intensa attività con i monitoraggi ambientali. E’stato autore di diverse pubblicazioni scientifiche. E’ autore dei libri:  Porto Flavia le vicende della Vieille Montagne in Sardegna. Pertusola storia di una Società mineraria in Sardegna. Monteponi storia di una società mineraria in Sardegna dal 1850 alle soglie del 2000.

Il libro.

Thomas Allnutt Brassey Genio e impresa di un aristocratico inglese in Sardegna

Thomas Allnutt Brassey è stato un imprenditore minerario inglese proprietario della Pertusola, che nel 1889 acquisì La Societè Anonyme des mines de plomb argentifere de Gennamari et d’Ingurtosu.

Di fatto sbarcando in Sardegna e iniziando un’avventura mineraria che lo tenne in Sardegna sino al 1919 anno della sua morte.  Oltre l’aspetto minerario  per la produzione di piombo e zinco, Il suo intervento principale fu quello di migliorare in ogni modo le condizioni di vita e le abitudini dei suoi lavoratori. Oltre che nell’arburese Brassey operò nell’Iglesiente, presso le miniere di. San Giovanni, Monte Onixeddu, Acquaresi, Arenas, Malacazetta, Su Zurfuru, Gutturu Pala etc. Fu socio fondatore dell’Associazione Mineraria Sarda e nel 1914 ne divenne Presidente.Sempre ad Iglesias costruì la sua seconda abitazione Villa Pertusola  oggi sede del Parco Geominerario (la prima fu edificata a Ingurtosu località Pitzinurri, nota con il nome di Villa Idina. Nel 1911 acquisì in Inghilterra il titolo di Conte Brassey e Visconte di Hythe. A causa dei suoi innumerevoli impegni, la sua vita fu divisa tra l’Inghilterra e la Sardegna. Il libro ne descrive la vita descrivendo in maniera dettagliata l’esperienza sarda.

Si è chiusa lunedì (8 dicembre), a Sant’Antioco, la ventunesima edizione di Passaggi d’Autore – Intrecci mediterranei, il festival del cortometraggio mediterraneo organizzato nella cittadina del Sud Sardegna dal Circolo del Cinema “Immagini” (F.I.C.C.), con la direzione artistica di Dolores Calabrò e del regista bosniaco Ado Hasanovic: un festival tematico, capace di unire ricerca, formazione, divulgazione e spettacolo; un festival che fonda la sua identità sul dialogo tra cinematografie diverse, sulla scoperta di nuovi autori e sulla volontà di costruire uno spazio in cui il Mediterraneo – mare di passaggi, migrazioni, conflitti e creatività – possa raccontarsi attraverso il linguaggio del cinema breve.

Nel corso delle sei giornate – ospiti del consueto spazio dell’Aula Consiliare del Comune – è stata presentata un’ampia panoramica della produzione di cortometraggi degli ultimi due anni, alcuni dei quali in anteprima nazionale o regionale, selezionati tra quelli che hanno ricevuto premi e riconoscimenti o partecipato a festival prestigiosi, come Clermont-Ferrand, Cannes, Venezia, Locarno, Sundance; e, oltre alle proiezioni, ad arricchire e impreziosire il programma, il consueto corredo di momenti collaterali, incontri, laboratori e attività per le scuole.

 

«La garanzia della continuità produttiva di Eurallumina rappresenta un risultato di grande rilievo per il Sulcis e per l’intera Sardegna. È una notizia che dà finalmente reali speranze ai lavoratori e alle loro famiglie, oltre a confermare l’attenzione concreta del Governo Meloni verso il Sulcis e il comparto industriale strategico che a Portovesme è insediato».
Lo dichiara il deputato sardo Gianni Lampis che oggi ha partecipato al tavolo di crisi aziendale convocato al Mimit, commentando l’annuncio relativo alla richiesta di 9,6 milioni di euro che l’Agenzia del Demanio ha formalizzato al ministero dell’Economia per garantire la continuità aziendale.
«Voglio esprimere un sentito ringraziamento ai ministri Adolfo Urso e Marina Elvira Calderone e al sottosegretario Fausta Bergamotto – prosegue Gianni Lampisper il lavoro serio, costante e concreto portato avanti in questi mesi. L’impegno del Governo sul dossier Eurallumina dimostra che, quando si opera con determinazione e responsabilità, i risultati arrivano».
«Si tratta di un passaggio fondamentaleconclude Gianni Lampische rafforza le prospettive industriali del sito e restituisce fiducia a un territorio che attende da troppo tempo risposte concrete in termini di lavoro e sviluppo.»

«Con la decisione del Governo di investire risorse al fine di garantire a Eurallumina una continuità produttiva, in attesa dello scongelamento dei beni Rusal, portiamo oggi a casa un risultato politicamente molto importante. Di fronte alla nefasta possibilità di lasciar proseguire la storia societaria di Eurallumina verso un binario morto, il Governo ha scelto di riconoscere che questa produzione è strategica per il Paese, e non solo per la Sardegna.»

Lo ha detto l’assessore regionale dell’Industria Emanuele Cani nel suo intervento durante il tavolo sulla vertenza Eurallumina convocato questa mattina dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, a Roma, al quale hanno preso parte il ministro Adolfo Urso, la sottosegretaria Fausta Bergamotto, la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali.

«Siamo consapevoli del fatto che quello odierno è un passaggio importante ma non conclusivo, e pertanto avremo ancora da lavorare nei prossimi mesi per portare a casa il risultato definitivo. Tuttavia, sia la firma del Dpcm, che consentirà l’arrivo del metano nell’Isola, sia la disponibilità del Governo a favorire nella fase transitoria la continuità gestionale del compendio industriale, sono elementi che ci fanno ben sperare nello svincolo degli asset e nella possibilità che l’intrapresa possa avere i suoi sviluppi», ha sottolineato Emanuele Cani.

L’assessore ha ribadito l’annoso tema dei costi dell’energia: «Come Regione Sardegna possiamo fare ben poco da questo punto di vista, e confidiamo pertanto in un intervento di carattere normativo da parte del Governo che possa favorire non solo la ripartenza di Eurallumina ma anche la risoluzione delle altre crisi industriali, altrimenti le aziende che hanno sede nel nostro territorio non saranno mai competitive sul mercato, un problema atavico non certo imputabile solo a questo Governo. È giunto il momento di affrontarlo in termini strutturali nel suo complesso, e non solo occasionali legati alle singole vertenze».

Via libera alla continuità produttiva di Eurallumina dal Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF) dopo le interlocuzioni degli ultimi mesi. È quanto annunciato oggi al tavolo sulla vertenza dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, sen. Adolfo Urso, e dal ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone.

«Un risultato per nulla scontato, raggiunto dopo diversi confronti nelle ultime settimane – anche informali – con azienda, Demanio e organizzazioni sindacali per individuare una via d’uscita dall’attuale situazione – ha dichiarato il ministro Adolfo Urso -. Un passo avanti significativo, importante, che ci consente di lavorare nei prossimi mesi per dare una soluzione definitiva e strutturale.»

Alla luce dell’orientamento positivo del CSF, il Demanio ha quindi presentato al Ministero dell’Economia e delle Finanze l’istanza per la copertura finanziaria necessaria a garantire la continuità aziendale per i primi sei mesi del 2026, pari a 9,6 milioni di euro, comprese le attività di bonifica funzionali alla ripresa produttiva.

«È un risultato importante, quello annunciato dal ministro Adolfo Urso. La mia presenza a Portovesme non è stata simbolica, ma ha portato risultati concreti. Il Ministero del Lavoro resta accanto ai lavoratori e ai territori», ha affermato la ministra Marina Elvira Calderone.

Presente al tavolo anche il sottosegretario con delega alle crisi d’impresa, Fausta Bergamotto, oltre ai rappresentanti della proprietà e delle organizzazioni sindacali, della Regione Sardegna, degli enti locali e delle categorie economiche del territorio.

Il Mimit e il Ministero del Lavoro hanno confermato la piena disponibilità a proseguire il lavoro congiunto con tutte le parti coinvolte per arrivare, nel più breve tempo possibile, a una soluzione stabile e strutturale che tuteli l’occupazione, garantisca la continuità produttiva e sostenga lo sviluppo del territorio.

Il primo dicembre 2025 è andata in pensione la Direttrice della Struttura Complessa di Chirurgia Generale dell’Ospedale Sirai di Carbonia, la dottoressa Antonella Piredda. Il fatto è avvenuto in sordina.
In realtà, meriterebbe attenzione e preoccupazione. Ella era il “Primario”, cioè la figura professionale che comanda su tutto il personale della Unità Operativa che dirige, ne assume le responsabilità medico legali, di formazione, di disciplina e di correttezza professionale, nell’interesse della popolazione, a nome della Sanità di Stato. I Primari hanno un dovere importante: formare professionalmente i loro medici, controllarne l’operato e la fedeltà al giuramento di assistere al meglio i cittadini. Devono essere persone che si amalgamano bene all’Ospedale, sapendosi immedesimare in esso modificando la propria vita tanto da adattarla alle sue esigenze. In realtà l’Ospedale non è semplicemente un edificio, ma è un insieme formato da medici e infermieri che prestano la loro opera alle finalità per cui quell’edificio è stato costruito e per cui essi stessi sono stati formati. Il compito di indirizzare gli operatori sanitari verso la simbiosi fra se stessi e la struttura è affidato ai Primari. Fra l’uno e gli altri vi deve essere una sorta di anima etica in comune. Il risultato sarà unico e irripetibile. Ecco perché ogni Ospedale ha una propria specifica personalità e quella personalità è simile a quella delle persone che vi lavorano. Ecco perché la storia degli ospedali deve essere raccontata assieme alla storia delle persone che ci hanno lavorato e, segnatamente, assieme a quella dei Primari.
L’Ospedale civile di Carbonia ha una storia lunga e affascinante tanto quanto quella della stessa città.
Nacque con essa, col progetto del 1936, portato a termine l’8 dicembre 1938. La costruzione dell’edificio si basò su un progetto dell’architetto finlandese Alvar Aalto; la figura forse più importante dell’architettura del XX secolo assieme a Le Corbusier. Egli era il maestro del “Movimento Moderno”, noto per la personalità creativa e talentuosa, e si definiva “Architetto e artista monumentale”. Alvar Aalto si dichiarava prosecutore dell’opera di quel Leon Battista Alberti che aveva lasciato in Italia opere come i palazzi del potere di Siena e le monumentali piazze di Venezia. Le linee eleganti del Sirai vennero partorite da quella mente. La fama sfolgorante di quell’architetto esplose nella grande mostra del 1938 al “Museum Modern Art” di New York allestita in suo onore. In quell’anno 1938 l’ospedale Sirai, gemello dell’Ospedale di Paimio (esistente in Finlandia) non era ancora disponibile per la popolazione. Nel 1965 Aalto tenne una grande esposizione dei suoi progetti al Palazzo Strozzi di Firenze, e venne celebrato come uno dei migliori artisti europei del secolo. Fu lui che fece uscire l’occidente dall’architettura medioevale e rinascimentale per introdurci in quella moderna.
Fino ad allora gli ospedali italiani erano luoghi tenebrosi e angusti che ispiravano inquietudine per le loro forme austere e i loro spazi ristretti, quasi a sottolineare la rassegnazione alla sofferenza. Invece, l’ospedale Sirai nacque con linee eleganti, sobrie, logiche, funzionali; era dotato di un ingresso colonnato in pietra locale e un atrio fregiato di sontuosi marmi di Carrara. Seguivano le ampie scalinate bianco-marmoree, illuminate da imponenti fenestrature, che indirizzavano immediatamente verso i reparti di degenza. Oggi alcune parti sono modificate.
Le camere di degenza, che venivano facilmente raggiunte attraverso un largo corridoio comune, erano vaste e illuminatissime da una doppia parete fenestrata che dà sul bosco sottostante a sud-est. L’ambiente, molto luminoso, ampio e arieggiato, assicurava il buon umore e la salubrità dell’aria respirata. Era una sintesi di funzionalità, bellezza ed eleganza.
L’Ospedale Sirai era un’entità autonoma e auto-mantenentesi che produceva al suo interno tutti i servizi: sale operatorie, sale di ricovero a 6 letti o a letto singolo, sale per il personale infermieristico, cucine, bagni, riscaldamento centralizzato; nei sotterranei erano ospitati i laboratori, le radiologie e, in un lato riservato, le camere mortuarie e autoptiche.
Quando Indro Montanelli nel 1963 fece un servizio giornalistico sulla Sardegna, per il Corriere della Sera, venne anche a Carbonia e la descrisse “triste e grigia”. Apprezzò invece moltissimo due incontri: quello col sindaco Pietro Doneddu e quello coll’ospedale Sirai. Sostenne d’avere visto l’ospedale più bello che avesse mai visitato. Fu un successo postumo di Alvar Aalto.
In questo ospedale operarono sempre Chirurghi eccellenti. La storia dei suoi Primari è nobile come la storia delle origini dell’edificio. Storicamente si succedettero:
1 – nel 1945 fu primario il dottor Renato Meloni, iglesiente e carboniense; era un chirurgo specialista in Urologia, Oncologia, Ematologia Ostetricia e Ginecologia. Egli operò nell’ospedaletto di via Cagliari a Carbonia. Quell’”ospedaletto” era una sorta di grosso ambulatorio attrezzato per soccorrere i minatori feriti. Poi ci si accorse che anche le “cernitrici“ avevano i loro problemi sanitari quando dovevano lavorare ai nastri trasportatori in stato di gravidanza avanzata. Così nell’ospedaletto nacque un servizio di ostetricia per le donne della miniera. Poi quel servizio venne esteso a tutte le donne del Sulcis. Fu il primo servizio di ostetricia solidale. Con l’apertura del Sirai, il dottor Renato Meloni fondò il reparto di Ostetricia. In breve si arrivò a 2000 nascite l’anno.
2 – nel 1948 fu primario il dottor Gaetano Fiorentino, nuorese e carboniense, specialista in chirurgia generale e in Urologia, era l’aiuto della Patologia Chirurgica dell’Università di Cagliari. Al ritorno della Guerra in Russia venne incaricato alla guida della Chirurgia Generale del nuovo ospedale Sirai; praticamente passava dalle ferite dei soldati alle ferite dei minatori, dal rigore della steppa al rigore delle gallerie sotterranee nella più grande area mineraria d’Italia e, forse, d’Europa. La sua guerra continuò qui tra feriti per crolli ed esplosioni. La sua chirurgia era dedicata ai traumi cranici, toracici, addominali e agli arti, causati dal lavoro. Operò in tutte le specialità conosciute. L’ammiraglio della VI flotta della marina americana, alla fonda nel Golfo di Palmas, lo conobbe qui all’opera e gli regalò tutta l’attrezzatura della sala operatoria di una corazzata. Il Sirai allora ebbe in dotazione dagli americani il letto operatorio e i ferri chirurgici fabbricati dalla ditta ACMI del Minnesota.
Nel 1956 Achille Lauro, il famoso armatore, gli regalò un modernissimo letto operatorio in sostituzione di quello della nave corazzata. Il dottor Gaetano Fiorentino andò in pensione nel 1968.
3 – nel 1968 divenne primario il professor Lionello Orrù, di Isili, chirurgo generale, specialista Urologo, professore di Anatomia Umana Normale all’Università di Cagliari, professore di “tecnica chirurgica” nella scuola di specializzazione in Chirurgia. Egli si dedicò in particolare alla chirurgia gastroduodenale. In quel tempo, in cui non esistevano i farmaci inibitori di pompa protonica, con grande frequenza venivano ricoverati pazienti che sboccavano sangue fino a morire d’emorragia a causa di ulcere gastriche e duodenali sanguinanti. L’unica cura per salvarli era la resezione gastroduodenale d’urgenza. Nel 1988 il professor Lionello Orrù andò in pensione.
4 – tra il 1989 e il 1991 la chirurgia generale del Sirai venne retta dai due Aiuti chirurghi; il più anziano era il dottor Francesco Cabras.
5 – Nel 1991 divenne Primario il dottor Pietro Chessa, nuorese e carboniense d’adozione, chirurgo generale, allievo del professor Achille Tarquini, direttore della scuola di chirurgia oncologica all’Università di Cagliari. Il dottor Pietro Chessa introdusse le nuove tecniche di escissione chirurgica dei tumori maligni dell’addome (stomaco, colon, fegato, pancreas, intestino), e la chirurgia laparoscopica. Andò in pensione nel 2008.
6 – Nel 2008 divenne Primario la dottoressa Antonella Piredda, carboniense, specialista in chirurgia oncologica, della scuola del professor Tarquini e allieva del dottor Pietro Chessa. Esperta nella chirurgia dei tumori, introdusse le tecniche più moderne per il cancro alla mammella. Le donne colpite da cancro della mammella, che in un recente passato dovevano andare in continente o a Parigi per farsi ricostruire le mammelle amputate, trovarono qui, a Carbonia, la loro assistenza più avanzata e le loro mammelle ricostruite. Diresse la chirurga d’urgenza sia per traumi della strada che del lavoro che quella da emergenze patologiche. Il 1 dicembre 2025 è andata in pensione.
Il Primario Chirurgo è una figura rara da reperire. Non è solo un medico specialista nel suo campo. E’ molto di più. Egli rappresenta lo Stato che cura il cittadino. In quanto tale egli assume in sé altre funzioni d’alto valore etico:
– è il massimo responsabile della sua Unità Operativa Complessa;
– è la massima autorità clinica e amministrativa. Risponde del suo operato al Direttore Sanitario;
– ha il dovere di supervisionare tutti i casi clinici più complessi e a rischio;
– esegue personalmente gli interventi chirurgici più complessi e pericolosi;
– stabilisce i protocolli diagnostici e terapeutici da adottare;
– soprintende a tutti gli stati di emergenza;
– ha la responsabilità della gestione del personale: organizza i turni dei medici e controlla quelli degli infermieri; assegna le responsabilità all’interno dell’équipe medica e del gruppo infermieristico;
– è responsabile del corretto uso delle risorse economiche necessarie per l’aggiornamento tecnologico;
– pianifica l’attività operatoria e quella dell’ambulatorio;

– è il “ Maestro” che addestra i chirurghi coll’esempio del suo comportamento in sala operatoria e in corsia;
– si accerta che il personale si aggiorni regolarmente e partecipi a studi e ricerche pubblicando i risultati.
Queste funzioni descrivono il peso delle responsabilità che gravano sul Primario.
Di fronte alla prospettiva di una vita fatta di impegno culturale continuo, di un’attività che impone uno stress emozionale intenso, di rischi medico-legali, sono pochissimi, oggi, i medici che desiderano seguire le orme dei precedenti Primari. Contemporaneamente, vista la carenza di Primari che si registra nei nostri nosocomi, si potrebbe anche supporre che esista uno scarso impegno della regione a rendere appetibile il ruolo di Primario Ospedaliero pubblico.
Oggi è appena uscita di scena l’ultimo Primario di Chirurgia Generale di Carbonia. Ella, oltre alle qualità professionali e umane che doveva possedere per ricoprire quel ruolo, è anche una donna. Questo è un fatto comune in continente ma raro in Sardegna. Ai tempi in cui vinse il concorso per quell’incarico, in Sardegna era stata Primario Chirurgo soltanto la professoressa Rita Gambarella, direttrice della Chirurgia Pediatrica dell’Università di Cagliari. Il fatto d’essere donna, e anche Primario, è stata sicuramente una difficoltà ma anche un valore aggiunto di presa di coscienza della dignità di sé e un esempio da proporre alla parte femminile della nostra società.
Quell’uscita di scena è una perdita che sarà difficilmente colmabile per il nostro territorio. Un altro posto di Primario del nostro ospedale è rimasto vuoto.
Con l’uscita del Primario di Chirurgia Generale si affacciano nuovi pericoli che riguardano la sopravvivenza dell’Ospedale stesso e i servizi sociali essenziali per la città e il territorio provinciale.
Con la Regione, come si legge dai quotidiani, i Sindaci e la popolazione avranno un duro confronto.
Non dimentichiamo che Carbonia nacque per durare finché fossero durate le miniere. Per questo durante la crisi del carbone degli anni ‘50-’60 il Governo decise la dismissione dell’intera città. Erano gli anni dell’emigrazione in massa verso le miniere del Belgio. Si passò da 60.000 residenti a 30.000. Le donne di Carbonia, che avevano fondato le loro famiglie mettendo al mondo tanti figli, si rifiutarono di emigrare e la città, per opera loro, sopravvisse. Poi la città sopravvisse alla crisi industriale del ‘70-’80. Oggi c’è la tentazione semplicistica di depotenziarla e chiuderla trasferendo i suoi servizi in altre sedi. Avremo un segnale sulle reali intenzioni dei governanti regionali quando scopriremo se avranno intenzione di sostituire la Primaria uscente con un’altra figura altrettanto valida. Sarà un segno su quale futuro si prepari per la Sanità del Sulcis.

Mario Marroccu

A poche ore dalla nomina del nuovo assessore regionale all’Agricoltura, intendo rivolgere pubblicamente all’on. Francesco Agus i miei più sinceri auguri di buon lavoro per l’importante e delicato incarico che gli è stato affidato.

Esprimo, allo stesso tempo, una riflessione che nasce dalla consapevolezza delle sfide che ci attendono. Avremmo voluto che questo ruolo fosse ricoperto da un esperto del settore, poiché l’agricoltura in Sardegna non è un semplice comparto economico da amministrare. Essa rappresenta lo spaccato più autentico della nostra Isola, della sua storia millenaria, della sua cultura e della sua identità più profonda.

Proprio per questo, l’azione dell’Assessore dovrà confrontarsi con una complessità unica: il difficile rapporto tra leggi nazionali, regionali e comunitarie, che deve essere sapientemente calato e interpretato nel contesto specifico della Sardegna. Le nostre peculiarità ambientali, sociali e produttive richiedono risposte su misura, non semplici adempimenti burocratici.

Per queste ragioni, è mia ferma convinzione che l’assessorato dell’Agricoltura non possa e non debba essere utilizzato come merce di scambio nelle dinamiche politiche. Deve essere riconosciuto e trattato da tutte le forze politiche come un assessorato centrale e strategico, il cui buon funzionamento è decisivo per il futuro economico, sociale e ambientale della Sardegna.

Auguro pertanto al nuovo assessore di essere all’altezza di questa responsabilità, mettendo al primo posto gli interessi degli agricoltori, dei pastori e di tutto il sistema agro-pastorale sardo, patrimonio inestimabile da custodire e valorizzare.

Gianluigi Rubiu
Consigliere regionale Fratelli d’Italia

«Auspichiamo che domani mattina, a Roma, ci possa essere l’avvio di una fase risolutiva della vertenza Eurallumina, con elementi che possano far ritrovare la fiducia non solo ai fini della ripartenza dell’attività produttiva dello stabilimento di Portovesme, ma anche ai fini della riattivazione di tutta la filiera di produzione dell’alluminio a livello nazionale, nell’ottica di una ripresa industriale che consenta maggiore autonomia produttiva, soprattutto in termini di materie prime, e maggiori garanzie di stabilità e di sicurezza economica per il nostro Paese.»

Lo ha detto l’assessore dell’Industria Emanuele Cani nel suo intervento odierno in Consiglio regionale, nell’ambito della discussione della Risoluzione sulla questione Eurallumina presentata dalla Quinta Commissione permanente.

«Dalle interlocuzioni con il Governo abbiamo notizie confortanti sul fatto che ci possa essere qualche passo in avanti, e quindi le aspettative per la giornata di domani sono alte. Chiediamo in prima istanza al Governo nazionale la possibilità di scongelare gli asset della Rusal nel più breve tempo possibile, e in seconda battuta, qualora non ci fosse un’immediatezza nella definizione di questo adempimento, che vengano messe a disposizione risorse sufficienti per fare in modo che la macchina Eurallumina non si fermi, e si possa continuare ad accompagnare le attività fino allo sblocco dei beni», ha sottolineato Emanuele Cani.

«Colgo l’occasione per ringraziare sindacati e istituzioni, che trasversalmente si sono mossi per sollecitare una soluzione a questa vertenza, e in particolare i lavoratori, che ancora una volta con un’iniziativa eclatante hanno richiamato l’attenzione sulla questione», ha concluso l’assessore regionale dell’Industria.

Archiviata l’amarezza per la sconfitta di misura nel derby con l’Iglesias maturata nel finale di partita, il Carbonia non ha fallito il ritorno alla vittoria nello scontro con la Ferrini, con un convincente 2 a 0, un goal per tempo.
Finalmente con l’organico al completo, eccezion fatta per il giovane Riccardo Zonchello, infortunatosi nel finale del derby a Iglesias (frattura di un malleolo) e Rosario Gurzeni, Graziano Mannu ha schierato la difesa con Ayrton Hundt ed Hérnan Zazas centrali, i fratelli Fabio e Andrea Mastino esterni bassi, Fabricio Ponzo, Lorenzo Melis e Andrea Porcheddu in mezzo al campo, il 2008 Thomas Serra e Leonardo Boi esterni alti e Tomas Pavone attaccante centrale.
Prima del fischio iniziale è stato osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Nicola Pietrangeli ed è stato consegnato un mazzo di fiori ai familiari del giovane tifoso Nicola Cosa, morto prematuramente.
E’ stato il Carbonia a cercare di fare la partita, con un prolungato possesso palla, ma le conclusioni a rete hanno tardato ad arrivare. Il Carbonia ha sbloccato il risultato al 34′: assist di Leonardo Boi per Andrea Porcheddu, il trequartista biancoblù ha resistito ad una carica e una volta arrivato in area ha “bucato” Alessandro Arrus con un tocco preciso a fil di palo. E’ il suo sesto goal in campionato, il settimo con quello messo a segno in Coppa Italia. La Ferrini ha cercato di reagire ma Maurizio Floris ha svolto solo lavoro di ordinaria amministrazione fino al riposo.
Al ritorno in campo la Ferrini ha assunto l’iniziativa alla ricerca del pareggio, il Carbonia si è abbassato e al 56′ la squadra di Nicola Manunza è andata vicina al goal del pareggio su azione da calcio d’angolo, Giuseppe Vitale ha colpito di testa da posizione centrale trovando Maurizio Floris ponto a dirgli di no.
Ci hanno provato anche Matteo Vinci e Pedro Mate, senza creare problemi a Maurizio Floris. Graziano Mannu ha inserito un altro 2008, Elia Tatti, al posto di Thomas Serra e il Carbonia riprende a macinare gioco. Il giovane portiere Sergio Celli (2008) subentrato ad Alessandro Arrus in avvio di ripresa, ha detto di no ad una concluzione a botta sicura di Lorenzo Melis e subito dopo è stato Hérnan Zazas a andare vicino al goal, negatogli da Edoardo Zedda.
Dentro Costantino Chidichimo al posto di Fabricio Ponzo a centrocampo, poi ha fatto il suo esordio Lautaro Maximiliano Barrenechea al posto di Andrea Porcheddu.
Il Carbonia ha controllato la situazione senza problemi e all’85’ ha chiuso i conti con il secondo goal, autore Tomas Pavone (sesto personale in stagione anche per lui), appena entrato in area.
Nei minuti di recupero ha fatto il suo esordio anche un altro giovanissimo, Raffaele Scano (2009) al posto di Leonardo Boi.
Il Carbonia festeggia vittoria e tre punti che lo portano a +6 sulla Ferrini, quart’ultima, quota playout.
Carbonia: Floris, Mastino Andrea, Hundt, Zazas, Mastino Fabio, Ponzo, Pavone, Porcheddu, Boi, Serra, Melis. A disposizione: Saiu, Ollargiu, Carboni, Massoni, Coulibaly. Allenatore Graziano Mannu.
Ferrini: Arrus (46′ Celli), Zedda, Corda, Vitale, Boi, Simongini (65′ Joao Mate), Melis, Vinci, Piras, Corona, Arangino (90′ Serra). A disposizione: Manca, Rinino, Arisci, Matta, Lecca. Allenatore: Nicola Manunza.
Arbitro: Gabriele Mulas di Oristano.
Assistenti di linea: Simone Crobu e Mirko Pili di Oristano.
Marcatori: 34′ Porcheddu (C), 85′ Pavone (C).
Giampaolo Cirronis