28 March, 2024
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Ultime due giornate dense di eventi oggi e domani, al trentunesimo festival “Time in Jazz”, in corso dall’8 agosto tra Berchidda ed altri sedici centri del Nord Sardegna.

Oggi, giornata di Ferragosto, al festival diretto da Paolo Fresu, si vive per tradizione nella campagna appena fuori Berchidda, con una serie di appuntamenti in programma tra le chiesette campestri di San Michele e Santa Caterina dal mattino fino al tardo pomeriggio. Si comincia alle 10.00, con la “Passeggiata nel bosco con Gufo Rosmarino”, un racconto itinerante nella natura intorno alla chiesetta di Santa Caterina con l’attore Giancarlo Biffi: regista, attore e autore, Biffi è direttore artistico del Cada Die teatro e del Centro di Arti Sceniche “La Vetreria” di Cagliari. Nella sua carriera ha messo in scena, scritto e in alcuni casi interpretato più di quaranta opere teatrali, dedicandosi anche alla letteratura per l’infanzia, dove è autore delle favole dell’intrepido e coraggioso gufetto Rosmarino, tutte curate dalle Edizioni Segnavia; in questa occasione porterà in scena “Rosmarino e i corvi farlocchi” (pubblicato nel 2017 e illustrato da Valeria Valenza), accompagnato dalla tromba di Paolo Fresu, dal violino di Sonia Peana e dalle voci di Catia Gori e Ada Montellanico.

Stessa ambientazione, alle 11.00, per l’incontro “Fatto trenta facciamo trentuno. La bellezza dei numeri che creano vita”, con il giornalista, conduttore radiofonico e scrittore Emilio Casalini: padovano, classe 1969, dopo un decennio di reportage al servizio della RAI, anche in teatri di guerra, nel 2010 inizia la collaborazione con “Report” e nel 2012 vince il Premio giornalistico televisivo “Ilaria Alpi” con il reportage “Spazzatour”. Nel 2014 pubblica l’ebook “Fondata sulla Bellezza”, in cui riflette sul potenziale di rinascita dell’Italia grazie al suo patrimonio culturale; sulla stessa linea ideale realizza e conduce su Radio2 il programma radiofonico “Bella Davvero” (2015-2016) e nel 2016 pubblica “Rifondata Sulla Bellezza – Viaggi, racconti e visioni alla ricerca dell’identità celata” (Spino Editore).

A seguire, musiche e ritmi con la Fanfaraï Big Band, la scatenata formazione già protagonista nei giorni precedenti dei concerti a bordo della nave Corsica Ferries – Sardinia Ferries e a Cheremule, e in parate per le strade di Berchidda, che più tardi, in serata, sarà sul palco di piazza del Popolo (con ospiti a sorpresa) per guidare le danze dell’immancabile festa di ferragosto di Time in Jazz.

Trasferimento, quindi, alla vicina chiesetta di San Michele per il consueto pranzo a base di piatti tipici della cucina locale; i tagliandi, a 15 euro, si possono acquistare all’infopoint del festival a Berchidda oppure direttamente in loco. Nell’occasione, in linea con il progetto Green Jazz, saranno utilizzate stoviglie in materiali biodegradabili e compostabili, per ridurre la produzione di rifiuti e l’impatto del festival sul territorio. 

Nel tardo pomeriggio, alle 18.00, sempre alla chiesetta di San Michele, torna lo spazio dedicato dal festival alla musica tradizionale sarda, con “Jazz e tradizione popolare tra passato e futuro”, a cura di Fabio Calzia, che vedrà in scena l’organettista Pierpaolo Vacca, noto per le sue interpretazioni in cui si fondono tradizione e sperimentazione: originario di Ovodda, discende da una famiglia di suonatori e ballerini, tra cui il famoso Peppe Cuga. Il suo percorso musicale l’ha portato a elaborare uno stile originale, dato da uno strumento a 3 file e 18 bassi, e arricchito dall’uso dell’elettronica.

Per chi invece rimane a Berchidda, sarà ancora possibile visitare alla Casara (dalle 15.00 alle 21.00) la mostra CasArte – Casa d’Arte Time in Jazz, mentre al Cinema Santa Croce, alle 17.30, si chiude la rassegna di film e documentari di Time in Jazz curata e presentata da Gianfranco Cabiddu: sullo schermo “L’innesto, padre e figlio”, un documentario che racconta il passaggio generazionale di valori e tradizioni nel dialogo (in lingua sarda) tra Paolo Fresu e suo padre Lillino, contadino e poeta, nonché primo e assiduo fan di Time in Jazz.

Alle 21.30 i riflettori del palco di Piazza del Popolo si accendono per l’ultima serata di musica: il primo set vedrà il gradito ritorno a Time in Jazz di Dhafer Youssef, il cantante e virtuoso dell’oud (il liuto arabo) tunisino, alla guida del suo quartetto con Isfar Rzayev Sarabski al piano, Matt Brewer al basso e Ferenc Nemeth alla batteria, con cui porterà in scena il progetto del suo ultimo album, “Diwan of Beauty and Odd”. Cinquant’anni compiuti lo scorso novembre, Dhafer Youssef è stato un pioniere nel riuscire a affrancare l’oud dal suo ruolo più tradizionale per connetterlo ad altri generi musicali contemporanei, coniugando in modo originale musica araba e jazz, con ulteriori sfumature conferite dall’elettronica. Nel suo cammino artistico ha condiviso esperienze e collaborazioni con artisti di vari ambiti e provenienze musicali, come Markus Stockhausen, Paolo Fresu, Nguyen Lê, Nils Petter Molvaer, Bugge Wesseltoft, Eivind Aarset, Zakir Hussain, Tigran Hamasyan, Ballake Sissoko, tra gli altri, comprese due “leggende” del jazz come Herbie Hancock e Wayne Shorter in occasione dell’International Jazz Day del 2015. Nel 2017 è stato insignito del prestigioso Dutch Edisson Award.

Poi, nella seconda parte della serata, tolte poltroncine e transenne dalla piazza e aperte le porte al pubblico con ingresso gratuito, via alla consueta festa di Ferragosto che quest’anno si affida alla coinvolgente miscela di suoni e ritmi della Fanfaraï Big Band, formazione multietnica che mescola raï, chaabi, musica gnawa, gli ottoni jazz, afro-cubani o tzigani. Sul palco, a menare le danze, Samir Inal (percussioni, oud e cori), Patrick Touvet (tromba) Guillaume Rouillard (tromba), Abdelkader Tab (percussioni, gumbri e canto), Antoine Giraud (tuba o trombone), Didier Combrouze (basso o chitarra), Olivier Combrouze (sax tenore, baritono e cori), Bouabdellah Khelifi (violino e canto), Emmanuel Le Houezec (sax alto, flauto e cori), Mehdi Chaib (sax soprano, kerkabou e cori), Maximilien Helle-Forget (tastiere) e Hervé Le Bouche (batteria), con la partecipazione di ospiti a sorpresa.

Al termine, la festa continua nell’attigua piazzetta con il groove e le ritmiche africaneggianti, hip-hop e scratch che caratterizzano il consueto spazio dopofestival di “Time is over”, affidato a Gianluca Petrella, in un ultimo e speciale evento che prevede la presenza anche di Paolo Fresu e altri guest.

Domani, giovedì 16 agosto, tre diversi appuntamenti accompagnano Time in Jazz all’epilogo della sua edizione numero trentuno. A Berchidda, alle 15.00, ultimo incontro del progetto “Periferie Urbane”, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”: chiudono la serie i giovanissimi componenti di Plus 39, ovvero il gruppo dei migliori allievi dell’edizione 2017 del seminario di Nuoro Jazz, che saranno anche protagonisti in serata, al Museo del Vino, del concerto conclusivo del festival.

Alle 18.00, nel suggestivo scenario dello stagno di San Teodoro, sulla costa orientale, si rinnova l’incontro in musica tra il caldo timbro della tromba e del flicorno di Paolo Fresu con l’inconfondibile canto e le sonorità dell’oud di Dhafer Youssef: un legame artistico e umano ultraventennale, quello tra il musicista sardo e il tunisino, che ha dato vita a pagine importanti traendo linfa dalla comune radice mediterranea dei due.

Sipario finale sul festival alle 22.00, al Museo del Vino di Berchidda con i Plus 39, sestetto giovanissimo, composto da Fabiana Manfredi e Federica Muscas alla voce, Luca Zennaro alla chitarra, Vittorio Esposito al pianoforte, Stefano Zambon al contrabbasso e Francesco Parodi alla batteria, alle prese con un repertorio di brani originali dove la matrice jazzistica moderna rimane ben presente ma viene affiancata da influenze soul e r’n’b.

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Una fitta serie di appuntamenti caratterizza anche la quarta giornata di Time in Jazz, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu, in corso da martedì 8 fino a mercoledì 16 tra Berchidda e gli altri quattordici centri del nord Sardegna coinvolti in questa edizione numero trenta. Giornata con tanta musica, naturalmente, quella di domani, venerdì 11 agosto, ma non solo.

Il primo appuntamento in scaletta è come sempre a metà mattina: alle 11.00 la serie dei concerti fa tappa a San Teodoro con Gianluca Petrella e Marco Bardoscia. Reduci dai rispettivi impegni dei giorni precedenti, il trombonista barese e il contrabbassista salentino daranno vita nella chiesa di San Teodoro a un inedito duo che si annuncia carico di groove e con ampio ricorso all’elettronica.

Per Marco Bardoscia altra sortita in programma nel tardo pomeriggio, alle 18.00, stavolta in compagnia di altri due artisti già di scena nei giorni scorsi: la cantante Ada Montellanico e il sassofonista Raffaele Casarano. Il Pozzo nuragico di “Sa Testa” a Pittulongu, nei pressi di Olbia, è la preziosa e suggestiva cornice della loro esibizione, che si presenta come un omaggio alle trenta edizioni di Time in Jazz attraverso le note di un celebre incontro musicale fra jazz e rock di trent’anni fa: quello di Gil Evans e Sting al festival Umbria Jazz del 1987 (poi consegnato alle tracce del disco “Last Session”. 

Alle 21.30, si accendono per la prima volta in questa edizione i riflettori sul “palco centrale” del festival, quello allestito in Piazza del Popolo a Berchidda. Il compito di inaugurare la serie di concerti spetta a Francesco Bearzatti con il Tinissima Quartet, ovvero Giovanni Falzone alla tromba, Danilo Gallo al basso e Zeno De Rossi alla batteria, con il repertorio di “This Machine Kills Fascists”, l’album pubblicato due anni fa che rende omaggio a Woody Guthrie, il grande e radicale cantautore popolare americano. Dopo Tina Modotti (2008) e Malcom X (2010, album pluripremiato con il Top Jazz ed altri riconoscimenti), il sassofonista e clarinettista friulano ritorna a raccontare in musica la vita, l’arte e i tempi di un altro ribelle e irregolare, che ha cantato l’America delle Grande Depressione, delle lotte sindacali, delle speranze del New Deal. L’altra America del folk e del blues. Intellettuale, romanziere e attivista politico, Woody Guthrie ha raccontato gli operai e gli emarginati, schierandosi contro le ingiustizie di politici e capitalisti, lasciando un’eredità che ha influenzato tutta la canzone popolare e di protesta venuta dopo, da Bob Dylan a Joan Baez, a Bruce Springsteen, fino a Billy Bragg e ai Clash. Tra blues dolenti e brani frenetici, “This Machine Kills Fascists” è un viaggio in musica che parte dal paese natale di Guthrie in Oklahoma per muoversi tra tempeste di sabbia, vagabondaggi in treno, abiti stracciati, New York, Sacco & Vanzetti.

Nel secondo set della serata il pubblico di Time in Jazz ritrova Uri Caine (già protagonista la sera prima alla torre di San Giovanni a Posada del concerto in duo con Paolo Fresu); il pianista di Filadelfia si presenta in trio sul palco di piazza del Popolo con due compagni di viaggio del calibro di Mark Helias al contrabbasso e Clarence Penn alla batteria, con cui ha firmato, lo scorso settembre, il cd “Calibrated Thickness”. Con uno sguardo che ruota a 360 gradi sul mondo musicale, trenta album e svariati premi all’attivo, tante e prestigiose collaborazioni con protagonisti del jazz e della musica classica internazionali, il pianista è da iscrivere tra le figure che hanno contribuito maggiormente ad ampliare e ridefinire il linguaggio jazzistico degli ultimi trent’anni: un geniale alchimista che compone in modo originale ripartendo dal passato prossimo del grande jazz come da quello più remoto della musica classica, capace di rileggere i repertori di ogni epoca con intelligenza, cultura e humour.

Con la prima serata sul palco di Piazza del Popolo si inaugurano anche gli appuntamenti dopoconcerto nello spazio jazz club allestito nella “piazzetta degli incontri”, davanti al Centro Culturale “Pietro Casu”: protagonista una formazione ad hoc, il Rent A Trio composto da Matteo Cara (pianoforte, tastiere), Edoardo Meledina (basso) e Vito Cauli (batteria), più ospiti di volta in volta differenti.

 

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Si completa martedì 28 marzo, a Milano, il giro di conferenze di presentazione di Time in Jazz, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale, Berchidda, e in altri centri del nord Sardegna, che il prossimo agosto arriva al traguardo della sua 30ª edizione.

Dopo Bologna (giovedì scorso, presente tra gli altri il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini) e Roma (la sera dopo, all’Auditorium Parco della Musica), il trombettista prosegue nel capoluogo lombardo il racconto della manifestazione che ha fondato nel 1988 e divenuta, anno dopo anno, uno degli eventi più apprezzati nel panorama dei festival jazz. A colloquiare con lui alle 11.00 all’Auditorium Lattuada – due autorevoli firme della critica e del giornalismo musicale: Franco Fayenz e Enzo Gentile. L’appuntamento, proposto in collaborazione con la Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado”, sarà seguito da un incontro informale di Paolo Fresu con gli studenti della storica istituzione milanese e in particolare dei Civici Corsi di Jazz.

Per festeggiare nel migliore dei modi le sue trenta edizioni, Time in Jazz ha messo in cantiere un cartellone come sempre fitto di nomi e appuntamenti che si snoderanno per nove giorni consecutivi, dall’8 al 16 agosto, in luoghi e spazi differenti: la grande arena allestita nella piazza centrale di Berchidda, teatro dei concerti serali, ma anche i boschi e le chiesette campestri nei dintorni del paese e i siti più rappresentativi delle altre località in cui il festival fa tappa. Nel cast, nomi di primo piano della scena jazzistica nazionale e internazionale, alla testa di proprie formazioni o alle prese con progetti ad hoc: il sassofonista inglese Andy Sheppard con il suo quartetto e in duo con il chitarrista norvegese Eivind Aarset; in arrivo dagli Stati Uniti il pianista Uri Caine col suo trio, una formazione storica del calibro dell’Art Ensemble of Chicago e un gruppo giovane come gli Huntertones; dalla Germania sbarcano invece in Sardegna la tromba e il flicorno di Markus Stockhausen insieme al pianista Florian Weber; polacco, ma da tempo trapiantato nella Grande Mela, è un altro grande trombettista, Tomazs Stanko, atteso a Berchidda con il suo New York Quartet; e polacco è anche il violinista Adam Baldych in duo col pianista norvegese Helge Lien, mentre la scena transalpina è rappresentata dal trio del batterista Philippe Garcia e dal quartetto del trombettista Erik Truffaz. E poi gli italiani: i pianisti Dino Rubino, Enrico Zanisi e Giovanni Guidi, la cantante Ada Montellanico, il trombonista Gianluca Petrella, il contrabbassista Marco Bardoscia, i sassofonisti Raffaele Casarano e Francesco Bearzatti, la clarinettista sarda Zoe Pia e due trombettisti della statura di Enrico Rava e, naturalmente, Paolo Fresu, atteso come sempre in svariate occasioni, compreso un omaggio a Lucio Dalla e Fabrizio De André con il cantante Gaetano Curreri e il pianista Fabrizio Foschini che riporterà il festival, dopo qualche anno di assenza, in quello che fu il buen retiro dell’indimenticabile Faber a L’Agnata.

 

 

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Avrà un sapore speciale, l’estate prossima, l’appuntamento con “Time in Jazz”: dall’8 al 16 agosto, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu a Berchidda celebra, infatti, la sua trentesima edizione. Un traguardo importante per uno degli eventi più apprezzati nel panorama nazionale della musica dal vivo, capace di richiamare ogni estate, tra la seconda e la terza settimana di agosto, un vasto seguito di pubblico in questo angolo del Nord Sardegna.  

Il paese natale del trombettista, tra i jazzisti italiani più apprezzati a livello internazionale, è il fulcro della manifestazione: qui ha casa l’associazione culturale Time in Jazz che ne cura l’organizzazione, e qui si concentra la maggior parte degli eventi in cartellone. Un cartellone fitto di appuntamenti che si snodano per nove giorni consecutivi fin dal mattino in luoghi e spazi differenti: la grande arena allestita nella piazza centrale di Berchidda, teatro dei concerti serali, ma anche i boschi e le chiesette campestri nei dintorni del paese e i siti più rappresentativi degli altri centri in cui il festival fa tappa con i suoi concerti: Bortigiadas, Cheremule, Chiaramonti, Loiri Porto San Paolo, Olbia, Posada, Sassari, Tempio Pausania, Tula e altri ancora da confermare. 

Il cast riunisce nomi di primo piano della scena jazzistica nazionale e internazionale, alla testa di proprie formazioni o alle prese con progetti ad hoc per “Time in Jazz”: ecco, dunque, il sassofonista inglese Andy Sheppard con il suo quartetto e in duo con il chitarrista norvegese Eivind Aarset; in arrivo dagli Stati Uniti il pianista Uri Caine col suo trio, una formazione storica del calibro dell’Art Ensemble of Chicago e un gruppo giovane come gli Huntertones; dalla Germania sbarcano invece in Sardegna la tromba e il flicorno di Markus Stockhausen insieme al pianista Florian Weber; polacco, ma da tempo trapiantato nella Grande Mela, è un altro grande trombettista, Tomasz Stanko, atteso a Berchidda con il suo New York Quartet; e polacco è anche il violinista Adam Baldych in duo col pianista norvegese Helge Lien, mentre la scena transalpina è rappresentata dal trio del batterista Philippe Garcia e dal quartetto del trombettista Erik Truffaz.

E poi gli italiani: i pianisti Dino Rubino, Enrico Zanisi e Giovanni Guidi, la cantante Ada Montellanico, il trombonista Gianluca Petrella, il contrabbassista Marco Bardoscia, i sassofonisti Raffaele Casarano e Francesco Bearzatti, la clarinettista sarda Zoe Pia e due trombettisti della statura di Enrico Rava e, naturalmente, Paolo Fresu atteso come sempre in svariate occasioni, compreso un omaggio a Lucio Dalla e Fabrizio De André con il cantante Gaetano Curreri e il pianista Fabrizio Foschini che riporterà il festival, dopo qualche anno di assenza, in quello che fu il buen retiro dell’indimenticabile Faber a L’Agnata.

Come sempre, non solo la musica animerà le giornate di Time in Jazz: previsti il consueto spazio per film e documentari scelti dal regista Gianfranco Cabiddu e quello dedicato alle arti visive curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu, oltre alle varie iniziative di promozione e sensibilizzazione ambientale, presentazioni di libri e conferenze.

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Time in Jazz entra nel vivo della sua ventinovesima edizione: il festival ideato e diretto da Paolo Fresu, in programma fino al 16 agosto tra Berchidda e altri centri del nord Sardegna, propone domani (martedì 9) tre diversi concerti (tutti aperti gratuitamente al pubblico) in altrettante località .

Si comincia alle 11.00 a Mores, nella chiesa campestre di Santa Lucia, con il piano solo di Alessandro Di Liberto “Inner conversation”: un viaggio introspettivo nel quale il pianista cagliaritano, tra composizioni originali, classici della tradizione americana e momenti di improvvisazione totale, attraversa le tappe fondamentali del suo percorso musicale, dallo studio del jazz alle contaminazioni con altri generi musicali. Formatosi al corso di Jazz del Koninklijk Conservatorium de l’Aja, Alessandro Di Liberto si è trasferito in Olanda per circa dieci anni e ha fondato insieme al sassofonista tedesco Klaus Gesing un quartetto con cui si è esibito su alcuni dei più prestigiosi palchi d’Europa. Tornato in Sardegna si dedica all’attività didattica e di promozione della musica Jazz, sia al Conservatorio di Cagliari, sia come docente nei seminari di Nuoro Jazz. Sei gli album all’attivo, e numerosissime le collaborazioni a livello nazionale e internazionale con jazzisti come Jon Faddis, Flavio Boltro, Paolo Fresu, Maurizio Giammarco, Stefano Di Battista, David Linx, Bebo e Massimo Ferra, Peo Alfonsi, Roberto Gatto, Paolino Dalla Porta, tra gli altri. 

Il pomeriggio porta la carovana di Time in Jazz al Museo Archeologico di Ittireddu dove è di scena, alle 18.00, la cantante Ada Montellanico con “Abbey’s Road – Omaggio a Abbey Lincoln”. Ad affiancarla in questo progetto, il trombettista Giovanni Falzone e tre talenti emergenti del jazz italiano: Matteo Bertone al contrabbasso, Ermanno Baron alla batteria e Filippo Vignato al trombone. Autrice e interprete tra le più importanti e innovative della scena jazzistica italiana, Ada Montellanico in questo tributo mette in risalto la forza narratrice, il carattere africano e la trasgressività del mondo sonoro di Abbey Lincoln (1930-2010), iniziatrice di una nuova strada del jazz vocale oltre che attrice e attivista impegnata in seno alla comunità nera. Grande ricercatrice di repertori inusuali e originali, Ada Montellanico ha saputo realizzare una riuscita fusione tra lingua italiana, jazz e improvvisazione. Nel suo bagaglio di esperienze, collaborazioni con artisti come Jimmy Cobb, Lee Konitz, Paul McCandless, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Danilo Rea. È presidente della MIdJ, l’associazione nazionale dei musicisti jazz.

Reduce dal concerto inaugurale del giorno prima a bordo della nave della Sardinia Ferries in viaggio da Livorno al porto sardo di Golfo Aranci, il duo Musica Nuda di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti chiude la giornata di domani (martedì 9) in concerto alle 21,30 a Calangianus, nella chiesa di Santa Giusta. Sulle scene da tredici anni, con un bagaglio di oltre mille concerti, sei dischi in studio, due live, un dvd e una serie di premi e riconoscimenti (tra cui la “Targa Tenco” nel 2006 nella categoria interpreti), il riuscito sodalizio artistico della cantante e del contrabbassista si muove con originalità tra jazz, canzone d’autore, rock e musica classica, caratterizzandosi da sempre per freschezza e energia, a partire dal primo album “Musica Nuda” del 2004, passando attraverso le numerose collaborazioni con musicisti del calibro di Stefano Bollani, Erik Truffaz, Gianluca Petrella, fino all’ultimo lavoro “Little Wonder” uscito lo scorso anno.

Ada Montellanico (2m) foto Laurenzi Alessandro Di Liberto_SAR6821 (m) Giovanni Falzone - Foto di ANDREA BOCCALINI

PETRA MAGONI e FERRUCCIO SPINETTI Eutropia Festival Citta' dell'Altra Economia Roma 25 Luglio 2014

 

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E’ stato presentato stamane, a Cagliari, il 29° Festival internazionale “Time in Jazz“, ideato e diretto da Paolo Fresu, in programma dall’8 al 16 agosto. Paese natale del trombettista, Berchidda è come sempre il fulcro della manifestazione: qui ha casa l’associazione culturale “Time in Jazz” che ne cura l’organizzazione, e qui si concentra la maggior parte degli eventi in cartellone. Ma anche quest’anno il festival abbraccia vari altri centri del nord Sardegna: Bortigiadas, Calangianus, Chiaramonti, Ittireddu, Loiri Porto San Paolo, Mores, Ozieri, Pattada, Posada, San Teodoro, Telti, Tempio Pausania e Tula, sono le tappe di un circuito di concerti che nel mattino e nel pomeriggio vanno in scena in luoghi rappresentativi della realtà socio-culturale del posto o di valore storico o naturalistico. Novità di quest’anno, la rassegna “Time in Sassari”, consueto prolungamento di Time in Jazz in territorio sassarese, fungerà anche da prologo al festival: doppio appuntamento in calendario, dunque, l’8 e il 16 agosto, a Sassari, Cheremule e Sorso.

Sviluppando l’ideale percorso “anatomico” inaugurato due anni fa, dopo le edizioni all’insegna di Piedi e di Ali, Time in Jazz si riconosce quest’anno sotto il titolo Occhi, spunto tematico e filo rosso per nove giornate cariche di musica (e altro). Il jazz internazionale è rappresentato da artisti del calibro dei sassofonisti Charles Lloyd e Michel Portal; la scena italiana trova invece ampio spazio con la cantante Ada Montellanico, il duo del clarinettista Gianluigi Trovesi e del fisarmonicista Gianni Coscia, il quartetto Four and more, il bandoneonista Daniele di Bonaventura, i pianisti Alessandro Di Liberto, Antonio Zambrini, Stefano Battaglia, il duo Musica Nuda della cantante Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, il progetto BAM del contrabbassista Marco Bardoscia con il quartetto d’archi Alborada e la pianista Rita Marcotulli.

In un programma sul tema degli occhi non poteva mancare la giusta attenzione per gli artisti non vedenti: ecco, dunque, il pianista americano Justin Kauflin, la coppia Amadou & Mariam, dal Mali, e la cantante e pianista Silvia Zaru.

Il cartellone propone poi progetti “trasversali” come il duo Bugge Wesseltoft – Christian Prommer, o la “Norma” di Bellini riletta in chiave jazz da Paolo Silvestri e affidata all’esecuzione dell’Orchestra Jazz del Mediterraneo e all’Orchestra Jazz della Sardegna con Paolo Fresu solista. E, ancora, progetti speciali come “Il tempo in posa”, con le foto di Pino Ninfa e la musica del pianista svedese Jan Lundgren, o come il “Blind Date – Concert in the Dark” del pianista Cesare Picco; produzioni originali, come i duo del polistrumentista Mino Cinelu con Rita Marcotulli e con lo stesso trombettista di Berchidda, o come “Cecità”, un lavoro ispirato all’omonimo romanzo di José Saramago con l’attore Giuseppe Battiston e le musiche di Fresu e Daniele di Bonaventura.

Un programma ricco e variegato, dunque, in cui trovano spazio anche il chitarrista Tuareg Bombino con il suo desert blues, il progetto Last Of Songs degli israeliani Irit Dekel e Eldad Zitrin, i poeti improvvisatori Bruno Agus e Salvatore Scanu, la Banda Bernardo De Muro e la Funky Jazz Orchestra di Berchidda.

Paolo Fresu _2015 (ph © Roberto Cifarelli1905)

Paolo Fresu _2015 (ph © Roberto Cifarelli1905)

Trovesi-Coscia (foto diRoberto Masotti) ECM 2005 (s) Rita Marcotulli (foto di Paolo Soriani) (5s)

Mino Cinelu 2 Michel Portal (奇Jean_Marc_Lubrano) (s) Charles Lloyd (s) Amadou & Mariam (s)