30 April, 2024
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Consiglio regionale 3 copia

La seduta del Consiglio regionale, questo pomeriggio, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’interpellanza n. 35/A (Azara e più) «sui gravi problemi causati dalle numerose riduzioni e sospensioni del servizio ferroviario in diversi comuni sardi». Il presidente ha quindi dato la parola al consigliere Michele Azara, primo firmatario dell’interpellanza.

Il consigliere Michele Azara (Sardegna Vera) ha sottolineato in primo luogo la gravità dei disservizi di Trenitalia sul territorio regionale, con particolare riferimento a Sanluri e Pabillonis e in generale sulla linea Oristano-Cagliari, a partire dal mese di giugno, «con decisioni avvenute senza comunicazione e consultazione delle amministrazioni interessate, in alcuni casi dopo la realizzazione di una nuova stazione con annessa biglietteria». Per gli utenti, ha ricordato Azara, «ci sono state conseguenze molto negative, non attenuate dall’intervento sostitutivo, in alcuni casi, attraverso un mezzo gommato; una donna, dopo la soppressione della linea con Cagliari, ha perso il lavoro perché impossibilitata a raggiungere Cagliari nelle prime ore del mattino». Tutto ciò, secondo il consigliere, «richiede un intervento tempestivo della Regione, a cominciare dal nuovo contratto di servizio con Trenitalia».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru che ha dato la parola, per la riposta, a nome della Giunta, all’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana.

In apertura, l’Assessore ha ricostruito brevemente le vicende del contratto di servizio Trenitalia-Regione, stipulato prima con lo Stato, poi trasferito alla Regione nel 2012, e perfezionato alla fine del marzo scorso, per un importo di circa 40 milioni. L’azione della Giunta, ha detto Deiana, «è consistita sia nell’ottenere che questa somma sia considerata al netto del patto di stabilità, poi per aumentare il plafond di chilometri a disposizione, dato che quello attuale, di oltre 3 milioni di chilometri, è insufficiente». Il contratto, comunque, a giudizio di Deiana, «dovrà essere rivisto a breve, tenendo presente l’entrata in funzione dei nuovi treni veloci». Per quanto riguarda la soppressione di alcuni collegamenti, Deiana ha comunicato che, in base ai numeri forniti da Trenitalia, «si tratta di linee con un bassissimo numero di utenti, in alcuni casi inferiore alle 5 unità: sono, dunque, scelte dolorose ma non sostenibili».

Il consigliere Azara si è detto soddisfatto ma ha rilevato che Trenitalia, titolare di ha un contratto con la Regione sia pure in corso di revisione, «deve comunque avvertire delle sue decisioni, a cominciare dalle amministrazioni interessate: cosa diciamo alla donna che ha perso il lavoro? Occorre che queste cose non si ripetano, individuando soluzioni condivise».

Successivamente il vice presidente Peru ha dato la parola al capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, primo firmatario dell’interpellanza n. 60/A «sulla partecipazione della Sardegna all’Expo 2015».

Dedoni ha esordito ribadendo l’importanza per la Sardegna dell’Expo di Milano, rassegna che può rappresentare una grande opportunità per regione, il suo tessuto economico e il turismo. «Tuttavia – ha sottolineato – in molte occasioni, come accade negli Usa, Italia viene rappresentata solo con la Sicilia e spesso si confonde la Sardegna con la Costa Smeralda, questo lascia in ombra molte caratteristiche della nostra isola sul piano economico e culturale». Le stesse scoperte di Mont’ i Prama, di valore mondiale, rischiano per Dedoni «di essere l’ennesima occasione mancata, della quale comunque dovremo riparlare: ora siamo ad un anno dall’Expo e non sappiano cosa intende fare la Giunta, mentre c’è una Sardegna che ha bisogno di confrontarsi con il mondo ed occorre sapere sulla base di quali indirizzi e quali scelte, perché è anche su questi temi è in gioco il futuro della nostra comunità regionale».

L’assessore del Turismo Francesco Morandi, riassumendo le attività svolte dall’Esecutivo, ha ricordato il lavoro avviato nel 2013 per progettare la partecipazione sarda alla manifestazione, che conteneva fra l’altro un preciso mandato operativo all’Agenzia Sardegna Promozione. «Expo – ha dichiarato l’assessore Morandi – è forse la più grande opportunità per Sardegna cui partecipano 130 nazioni chiamate a confrontarsi sul tema Nutrire il pianeta, energia per la vita; non solo rassegna espositiva, dunque, ma un network di relazioni internazionali in grado di consentire alla Sardegna di creare una rete di relazioni. Rispetto al primo tema individuato, quello della longevità, la Giunta ha prima deciso di riportate le competenze dell’Agenzia all’interno dell’Assessorato e poi di integrare il tema principale con altri, come qualità della vita, eccellenza naturale, produzioni alimentari ed innovazione sostenibile, capace di esprimere la grande forza dell’identità. Su questa impostazione -ha proseguito Morandi – hanno lavorato sia un tavolo tecnico e un pool interassessoriale, presso la presidenza della Giunta, con il compito aggiuntivo di riavviare i rapporti con padiglione Italia Expo e l’unità di missione di Roma».

Il consigliere Dedoni si è detto sorpreso dalla risposta dell’Assessore, ritenendo che la materia fosse di competenza del presidente della Giunta, «la task force, infatti, fa capo alla presidenza della Giunta». «Piuttosto – ha rilevato il consigliere – a fronte di questi impegni, oggi accade che se uno entra nel sito Expo manca il logo della Sardegna; non so che tipo di lavoro sia stato svolto, l’impressione è quella di agnelli allo sbaraglio in mezzo ad un branco di lupi». «Forse – ha suggerito – occorre ripensare alla decisione di cancellare l’Agenzia, ma in ogni caso la Regione si è mossa con grave ritardo mentre è il momento del fare, affrontando concretamente i problemi».

Il vice presidente del Consiglio regionale, Antonello Peru, ha messo in discussione le interpellanze 64/A (Dedoni e più) e 69/A (Christian Solinas e più) sulla situazione in cui versano i circoli degli emigrati sardi all’estero.

Solinas, capogruppo del Psd’Az, ha subito evidenziato l’importanza dell’argomento in discussione. L’emigrazione ha segnato, ha detto il firmatario del testo, pagine dolorose per le famiglie sarde. Questo triste fenomeno ha trovato un suo riconoscimento normativo nel 1991. Solinas ha ricordato quanto sia importante il lavoro di promozione della Sardegna che svolgono i circoli, 130 in tutto il mondo, vere e proprie ambasciate dell’Isola che possono contare su circa un milione e mezzo di sardi, se si contano quelli di seconda e terza generazione. «Sono comunità vive, luoghi di promozione della cultura e valorizzazione dell’economia della Sardegna». Solinas ha poi evidenziato come, a causa dei ritardi nell’erogazione dei fondi previsti per il 2013 e gli anticipi per il 2014, abbiano chiuso i circoli storici di Parigi, Toronto, Bruxelles e Aia e tanti altri chiuderanno. Solinas ha chiesto alla Giunta quale politica voglia porre in essere per salvaguardare questa importante risorsa della Sardegna e per quale motivo non siano ancora stati nominati i componenti della Consulta per l’emigrazione.

Il vice presidente Peru ha dato, quindi, la parola al capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, primo firmatario dell’interpellanza n. 64/A per l’illustrazione. Dedoni ha condiviso quanto affermato dal collega di minoranza, in particolare sulla funzione che i circoli hanno svolto nei confronti del popolo sardo che sta riprendendo a emigrare. Dedoni ha evidenziato come i circoli siano un punto importante per i sardi che arrivano nei paesi stranieri, «veri presidi di umanità e cultura in terra straniera». «Eravamo invidiati – ha affermato – perché avevamo la legge più importante di tutta Italia sull’emigrazione». Dedoni ha ricordato che «gli emigrati sono stati i primi a portare il turismo in Sardegna portando parenti e amici e hanno cercato di presentare e, per così dire, “vendere” la Sardegna in quei teatri lontani. Quella promozione che i governi sardi non hanno mai fatto». La risposta di riduzione dello stanziamento da 4 milioni e mezzo a due milioni è grave e svilisce, secondo il relatore, l’azione svolta da questi sardi in terra estera. Dedoni ha infine ricordato che tra loro ci sono persone che in quei paesi hanno raggiunto importanti posizioni professionali e politiche, ci sono sindaci e deputati. Un patrimonio che la Giunta si deve impegnare, per Dedoni, a non perdere e a non svilire.

Per rispondere all’interpellanza ha preso la parola l’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, la quale ha spiegato che «la Giunta regionale riconosce il valore dei circoli, pertanto la nostra politica è volta a preservare e difendere questo patrimonio culturale e sociale che può diventare un’importante risorsa soprattutto per i giovani». Mura ha sottolineato che la Giunta vuole  valorizzare le associazioni più attive nella promozione e ha rassicurato i firmatari delle interpellanze che, a breve saranno nominati i componenti della Consulta dell’emigrazione e ha spiegato che il ritardo è stato dovuto a problemi con i circoli dell’Olanda e degli Stati Uniti. Mura ha anche annunciato che la Giunta proporrà un disegno di legge di riordino di tutto il settore dell’emigrazione, «visto che dal ‘91 a oggi ci sono stati molti cambiamenti».

L’assessore Mura ha affermato che ieri ha incontrato i rappresentanti delle Federazioni per un primo incontro, e ha spiegato loro che, visti i tempi, tutte le associazioni sarde hanno avuto un taglio dei contributi del 20 per cento. L’esponente della Giunta ha poi annunciato che in tempi rapidi sarà erogato il saldo 2013 per 400mila euro e sarà valutata l’erogazione di contributi per alcune iniziative particolarmente importanti. La linea della Giunta è comunque quella di  premiare le iniziative più utili per la promozione dell’Isola e che creino opportunità di lavoro e di economia per la Sardegna.

Nella replica Solinas (Psd’Az) si è detto soddisfatto delle parole, ma non dei fatti e delle azioni della Giunta, insufficienti. Solinas ha chiesto di trasformare l’interpellanza in mozione. D’accordo con la richiesta del collega anche il consigliere Dedoni (Riformatori sardi) che ha apprezzato le parole ma non ritiene ci sia la volontà politica a risolvere il problema. «Vorrei chiedere al presidente del Consiglio – ha concluso – che i capigruppo incontrino le rappresentanze degli emigrati. Credo sia un fatto importante di raccordo e comprensione».

A sostegno della richiesta dei firmatari delle interpellanze si è espresso il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, il quale ha evidenziato come un argomento di tale importanza non possa concludersi in questi pochi minuti di discussione. «C’è il mondo dell’emigrazione che in questi giorni hanno voluto richiamato l’attenzione dei gruppi sulla drammaticità in cui si trovano i circoli e sul rischio di chiusura dei circoli storici». Pittalis ha chiesto una sospensione di cinque minuti per terminare di scrivere la mozione e portarla subito in aula.

Sulla proposta il vicepresidente Peru ha chiesto un intervento a favore e uno contro sulla richiesta di sospensione. A favore si è espresso il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, il quale ha affermato come «sia indispensabile discutere questa mozione per il valore enorme che hanno questi circoli per l’Isola».Rubiu ha ricordato che gli emigrati portano circa 30mila turisti ogni anno in Sardegna. «Sono gli ambasciatori della Sardegna – ha detto Rubiu – il taglio del 55 per cento dei contributi è una beffa». Contrario si è espresso il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha annunciato all’Aula che il suo partito ha già previsto un incontro con i rappresentanti degli emigrati che si terrà nei prossimi giorni e, soltanto dopo, si potrà affrontare l’argomento in maniera compiuta. Il vice presidente ha messo in votazione la richiesta di sospensione, che è stata respinta dall’Aula.

Si è poi passati alla discussione dell’interpellanza n. 22/A, presentata dal gruppo Udc, «sulle azioni poste in essere dalla Giunta per ottenere il trasferimento al demanio regionale dei beni dismessi dalle aziende statali». Ad illustrare il documento il primo firmatario, Giorgio Oppi. In apertura del suo intervento Oppi ha sottolineato la necessità di dare piena attuazione all’articolo 14 dello Statuto che prevede la successione della Regione nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo.

Il consigliere dell’Udc ha ricordato i protocolli d’intesa sottoscritti negli anni scorsi per il trasferimento alla Regione dei beni delle Saline di Stato, delle strutture militari di La Maddalena e l’accordo del 2008 con il quale Stato e Regione concordarono il passaggio automatico alla Sardegna dei beni statali dismessi. «Occorre adesso guardare anche ai beni appartenenti alle aziende di Stato non più utilizzati come quelli delle Poste o delle Ferrovie  – ha detto Oppi – il loro patrimonio immobiliare acquisito prima della loro trasformazione in Spa deve essere trasferito alla Regione».  L’esponente dell’Udc ha quindi chiesto alla Giunta quali azioni, politiche e legali,  intende porre in essere in difesa dei propri diritti.

L’assessore agi Enti locali, Cristiano Erriu, rispondendo a Oppi, ha detto di condividere nel merito il contenuto nell’interpellanza. «La Regione segue con attenzione tutta la questione – ha detto l’esponente della Giunta – e per questo ha avviato le opportune azioni legali». Erriu ha quindi illustrato la strategia della Giunta in accordo con l’area legale della Regione: «Si è deciso – ha detto l’assessore – di avviare una prima causa per ottenere un indirizzo interpretativo univoco che consenta poi di portare avanti tutte le altre iniziative giudiziarie. Vogliamo verificare se ci sono le condizioni per mandare avanti le cause evitando di pagare costi legali elevatissimi in caso di soccombenza in giudizio». Erriu ha quindi rassicurato l’interrogante sulle azioni della Giunta: «Riteniamo  prioritario – ha concluso – dare piena attuazione all’articolo 14 dello Statuto e ottenere il rispetto dell’accordo sottoscritto nel 2008 per il passaggio dei beni dismessi dallo Stato alla Regione».

 In sede di replica, il consigliere Oppi si è detto parzialmente soddisfatto della risposta della Giunta. L’esponente dell’Udc ha indicato le priorità da tenere presenti: il trasferimento alla Regione dei beni dismessi dalle Saline di Stato, un nuovo  protocollo sui beni militari, la piena attuazione dell’accordo del 2008 che prevedeva il passaggio di tutti i beni dismessi alla Regione e un’azione decisa nei confronti delle Ferrovie e delle Poste per l’acquisizione dei loro beni inutilizzati.

Il vicepresidente Antonello Peru ha quindi dato la parola al consigliere Rossella Pinna (Pd) per l’illustrazione dell’interpellanza n. 6 «sulla necessità di realizzare con urgenza gli interventi di messa in sicurezza nella strada statale 197 tratto Sanluri – Guspini e la realizzazione dell’intersezione a rotatoria al km 13,500 incrocio strada provinciale 61 con viabilità urbana del Comune di San Gavino Monreale».

In apertura del suo intervento, l’esponente del Partito Democratico ha sottolineato la pericolosità della strada in questione: «Si tratta di un’importante arteria che collega i principali centri del Medio Campidano con la Marina di Arbus e la S.s.131 sulla quale si riversa giornalmente un’ingente mole di traffico. E’ una strada che presenta numerosi incroci a raso dove in questi anni si sono verificati diversi incidenti mortali» L’interpellante ha quindi ricordato che la messa in sicurezza dell’asse viario era stata finanziata nel 2008 dalla Giunta Soru con uno stanziamento di cinque milioni di euro, poi ridotti a quattro. Fondi ai quali si aggiunse poi uno stanziamento della Provincia del Medio Campidano che finanziò con 340mila euro la costruzione di una rotatoria al km 13,500, tra la strada provinciale e la viabilità del Comune di San Gavino Monreale. Nel 2014, ha evidenziato ancora Pinna, fu approvato il progetto preliminare da parte della Conferenza dei Servizi poi ratificato dalla Provincia e dal Comune di San Gavino.

«Nonostante tutto – ha rimarcato Pinna – i lavori non sono mai iniziati, il finanziamento di 5 milioni è ancora in carico alla Provincia del Medio Campidano oggi commissariata». Il consigliere del Pd ha quindi chiesto alla Giunta quali azioni intenda avviare per accelerare l’avvio dei lavori e mettere in sicurezza la strada.

L’assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, in prima battuta, ha messo in evidenza i problemi in cui si trovano le strade sarde per la cui messa in sicurezza servirebbero centinaia di milioni di euro. Maninchedda è poi passato all’esame del caso specifico: «L’opera in questione fu finanziata nel 2008 con 5 milioni di euro, poi diminuiti a quattro – ha ricordato l’assessore – la Regione stipulò in seguito una convenzione con la Provincia del medio Campidano. Tra la firma dell’intesa e l’approvazione del progetto preliminare sono passati quattro anni. I lavori dovevano essere appaltati entro il mese luglio di quest’anno. Non è stato possibile, la messa in sicurezza della strada  è attualmente definanziata. Siamo nel caso, non isolato, per cui un’opera non può essere realizzata per incuria amministrativa».

Rossella Pinna, nella replica, si è detta soddisfatta della risposta della Giunta ma ha espresso preoccupazione per «una situazione che permane in tutta la sua criticità». L’esponente del Pd ha quindi sollecitato l’esecutivo regionale a fare uno sforzo per rifinanziare il progetto: «Lasciando da parte le questioni tecniche – ha concluso Pinna – ritengo che sia in ogni caso necessario intervenire per tutelare gli automobilisti. L’opera va rifinanziata con l’assestamento di bilancio»

Successivamente, il vice presidente Peru ha avviato la discussione dell’interpellanza n°41/A (Tocco e più) «sullo stato di precarietà del personale dell’Ente Foreste della Sardegna». Essendo assente il consigliere Tocco, l’interpellanza sarà illustrata dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Pittalis ha espresso in avvio una dura critica contro l’atteggiamento della Giunta che, ha detto, «non può continuare con la politica degli annunci e delle promesse alimentando aspettative che poi non vengono mantenute: ora serve una parola chiara dell’Assessore per i circa 1700 lavoratori dell’Ente Foreste per i quali nella legislatura precedente si era avviato un piano di stabilizzazione su base triennale,  con una previsione di circa 500 unità per anno». Ma ora, ha lamentato Pittalis, «scopriamo che le risorse destinate a quello scopo, 8 milioni, vengono tolti all’Ente Foreste; siete professori negli annunci cioè fate chiacchiere su ipotesi di riordino dell’Ente senza dire una parola sui lavoratori». Il capogruppo di Forza Italia ha inoltre contestato la decisione di commissariare l’Ente: «Lo avete fatto nelle more di una legge, ma la legge ancora non c’è, come se Delfo Poddighe, già comandante del corpo dovesse imparare qualcosa, o come se ci fossero irregolarità, in realtà siamo di fronte ad un commissariamento che ha una motivazione ridicola e, se queste sono le premesse, la stabilizzazione dei precari non comincerà mai».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha respinto «i toni offensivi» del consigliere Pittalis. Ripercorrendo le vicende della stabilizzazione l’Assessore ha ricordato il piano di riordino degli organici previsto da una legge del 2007, un successivo provvedimento del 2008 per 850 unità, ed un altro nel 2009 per altre 215 ma, ha tenuto a precisare, «dopo non ci sono stati atti conseguenti e solo nel gennaio di quest’anno si è intervenuti con una nuova norma relativa a 500 unità annue per 3 anni incrementando risorse fino a 6 milioni annui per fare fronte ai compiti di prevenzione delle calamità naturali e contrasto ai fenomeni dissesto idrogeologico». «Le risorse c’erano e ci sono – ha sostenuto l’assessore dell’Ambiente – ma non sono stati definiti i contingenti di personale e procedure: su questi problemi abbiamo avviato un confronto con l’Assessore e con i sindacati, che abbiamo incontrato ad aprile, ad agosto e ad ottobre, si continuerà a seguire questa strada compatibilmente con la nuova legge di riorganizzazione dell’Ente».

Nella replica, il consigliere Pittalis si è dichiarato non soddisfatto, ribadendo i contenuti della sua critica politica sulla motivazione del commissariamento. «Il generale Gilberto Murgia, direttore generale che avete esautorato – ha aggiunto il consigliere – è stato reintegrato dal Consiglio di Stato, occorre fare attenzione su atti di cui qualcuno sarà chiamato a pagare le conseguenze». E’ giusto invece, secondo Pittalis, «che dove si rilevano professionalità serie, come nel caso dell’Agenzia del lavoro, che siano riconosciute evitando soluzioni sbagliate e commissariamenti affrettati e immotivati, perché ciò avviene a danno dei lavoratori che, anche oggi, non hanno ottenuto risposte».

Il vice presidente Peru, proseguendo nell’ordine del giorno, ha poi dato la parola al consigliere Daniela Forma, prima firmataria dell’interpellanza «sul ripristino del potenziale produttivo del settore agricolo danneggiato da calamità naturali».

Il consigliere Forma (Pd), ha evidenziato la difficoltà di assegnare una corretta destinazione ai 30 milioni stanziati dalla Regione dopo calamità naturali del novembre 2013 per favorire il recupero del tessuto produttivo agricolo. «Dopo la presentazione delle domande e la predisposizione della graduatoria unica regionale in base risorse disponibili – ha ricordato il consigliere Forma – sono stati finanziati 317 progetti ma ben 930 sono stati dichiarati ammissibili ma non finanziabili, creando un profondo malessere nel mondo agricolo». «Forse sarebbe stato meglio – ha suggerito Forma – restringere il campo degli interventi sugli 80 comuni, magari con meno contributi ma divisi su una platea più ampia di beneficiari, così come è apparsa di difficile attuazione il criterio del punteggio massimo». «Occorre chiarire questi aspetti a trovare nuove risorse – ha concluso l’esponente del Pd – e voglio dare atto che l’Assessorato ha raccolto queste sollecitazioni con disponibilità e tenacia».

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi ha condiviso le osservazioni del consigliere Forma sulle criticità del bando a cominciare dalla possibilità di risarcire il 100% del danno data l’esiguità delle risorse disponibili e le richieste pervenute per almeno 70 milioni. Ora, ha annunciato l’Assessore, «si sta procedendo a far scorrere la graduatoria per impegnare risorse della prossima programmazione se riusciremo a spendere tutti fondi disponibili entro il 31 dicembre; è un traguardo alla nostra portata, abbiamo chiesto il supporto di Argea per la presentazione delle domande ora in fase di istruttoria, in questi giorni stiamo pagando stati di avanzamento del 25% in modo da accelerare spesa». Al momento, ha precisato l’Assessore, «le domande sono 1271, 1081 i progetti e 465 i finanziamenti assegnati, confidiamo concludere entro l’anno queste procedure per cominciare lo scorrimento della graduatoria».

Il consigliere Forma ha ringraziato per la completezza della riposta dell’Assessore, ed ha richiamato l’attenzione sull’esigenza di rafforzare gli uffici di Argea per istruire pratiche entro 2014, soprattutto in alcune zone della Sardegna, «come Nuoro dove si opera con organici ridotti all’osso e dove è concentrata la metà delle domande». Bisogna accelerare inoltre, ha continuato Forma, «l’iter autorizzativo per aziende ricadenti in aree sottoposte a vincoli, serve perciò la collaborazione degli Assessorati dell’Ambiente e degli Enti locali».

L’Aula ha poi esaminato l’interpellanza n. 65/A (Zedda Alessandra e più) «sull’attività di vigilanza venatoria».

Il consigliere Zedda ha evidenziato in apertura che quella degli agenti venatori «è una attività centrale nella prevenzione nel contrasto agli incendi, un grande lavoro di volontari a costo zero che viene limitato perché non si rilasciano attestati ma si rinnovano solo quelli vecchi perché non è stata ricostituita la commissione; è paradossale». «Occorre quindi accelerare la soluzione del problema – ha concluso Zedda – ed è necessario sapere cosa intende fare la Giunta e in quali tempi».

L’assessore dell’Ambiente ha ricordato che i compiti relativi agli agenti venatori sono stati trasferiti alle Province e attualmente esiste una situazione di incertezza dovuta alla mancanza di direttive alle province. «Si verificherà – ha detto – se a risorse a risorse invariate si potrà procedere alla nomina delle guardie venatorie volontarie in una ottica di semplificazione amministrativa».

Il consigliere Zedda ha definito apprezzabile il rilievo assegnato alle guardie venatorie ma, ha avvertito, «per essere davvero incisivi bisogna accelerare processo, tanto più che siamo in fase di riordino delle normativa degli enti locali e i tempi potrebbero allungarsi».

Dopo la conferenza dei capigruppo, il presidente Ganau ha messo in discussione il successivo punto all’ordine del giorno: il Dl n. 111 sull’assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016. Il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, Franco Sabatini (Pd), presidente della Commissione Bilancio, il quale ha dato per letta la relazione allegata al disegno di legge.

Il presidente ha dato la parola al relatore di minoranza, Alessandra Zedda, vice presidente del Gruppo di Forza Italia. Un giudizio critico quello dell’opposizione nei confronti della Giunta Pigliaru debole nei confronti del Governo Renzi, con la Manovra definita «una legge disordinata e inadeguata». Zedda ha evidenziato alcuni «aspetti salienti», per la minoranza, di questo disegno di legge «come il rapporto di subordinazione al governo viziato da appartenenze partitiche», evidenziando anche la profonda crisi in cui versa “l’Italia a rischio default”. Zedda ha poi sottolineato che si tratta di una manovra in cui «la maggioranza non ha voluto il confronto con la minoranza» e che «questa legge non è un collegato in senso tecnico, non una manovra bis, ma una norma che modifica numerose Upb e capitoli di bilancio». Zedda ha accusato la Giunta di aver perso tempo e non essere intervenuti con urgenza «per quelle sacche di disagio, emergenze dei territori colpiti dalle calamità naturali, alle situazioni di disagio sociale, delle aziende, del lavoro, attività produttive, commercio, agricoltura e artigianato». Zedda si è poi scagliata contro la resa della Giunta davanti al taglio dei 34 milioni di euro «operato per trovare la copertura ai famosi 80 euro inefficaci». L’esponente della minoranza ha definito «la manovrina spot-giocattolo del presidente Renzi una iattura per regioni ed enti locali, che come noi ne hanno subito il peso».

Alessandra Zedda è poi tornata sulla vertenza entrate: «Un assestamento di bilancio parziale e senz’anima, reso ancora più arido dall’accordo Pigliaru-Padoan, che per noi non è affatto rispettoso dei diritti della Sardegna, sia in termini di entrate dovute, sia di risoluzione dei vincoli del Patto di stabilità. Che lo condividiate o meno, nel 2014 impegnate in bilancio meno del 2013 e soprattutto spendere 300 milioni in meno rispetto all’esercizio passato».

La Zedda ha evidenziato che ci sono tagli per tutti i settori senza creare opportunità di lavoro per i sardi. Il relatore di minoranza ha però annunciato un leale confronto vista l’urgenza del provvedimento.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi aperto la discussione generale dando la parola al primo iscritto a parlare, il vice capogruppo del Pd, Roberto Deriu.

Secondo Deriu, l’assestamento di bilancio non può essere considerato il primo atto di politica finanziaria di questo governo: «Il nome stesso – ha sottolineato il consigliere della maggioranza – richiama l’esigenza di acconciare precedenti decisioni utilizzando il poco denaro rimasto. Intravediamo comunque la volontà di riqualificare e razionalizzare la spesa. Attendiamo di vedere applicata la filosofia della Giunta nella prossima manovra finanziaria».

Michele Cossa (Riformatori) ha ribadito il giudizio negativo sulla manovra espresso nei giorni scorsi. «E’ un provvedimento che non introduce novità e conferma la debolezza della Giunta nei confronti del Governo nazionale. Lo Stato – ha detto Cossa – continua a manifestare la volontà di succhiare risorse alla Sardegna. I famosi 80 euro di Renzi non hanno avuto nessun impatto sull’economia, sono serviti solo a far ottenere al premier  un buon risultato elettorale alle elezioni europee ma non hanno rilanciato i consumi. Ora anche la Sardegna è chiamata a fare la sua parte per pagare un intervento di politica economica che è stato “a ricaduta zero”».

Entrando nel merito del provvedimento all’attenzione dell’Aula, Cossa ha espresso preoccupazione per lo stato delle finanze regionali. «L’assestamento di bilancio rappresenta un anticipo di quello che accadrà il prossimo anno. Passando dai vincoli del Patto di stabilità al sistema del pareggio di bilancio non ci sarà nessun incremento della spesa pubblica. Le entrate negli ultimi mesi sono andate calando e ciò comporterà una contrazione di risorse spendibili». Il consigliere dei Riformatori sardi, infine, ha segnalato i tagli operati dalla Giunta per le famiglie (-5 milioni), per il reddito di comunità (-3,5 milioni), per il potenziamento del trasporto pubblico locale nelle aree vaste dove insistono sedi universitarie (-500mila euro all’anno). Cossa ha quindi annunciato la presentazione di diversi emendamenti al disegno di legge della Giunta.

Marcello Orrù (Psd’Az) ha bocciato senza mezzi termini l’assestamento di bilancio: «E’ un attacco alle famiglie e all’intera economia isolana – ha affermato Orrù – settori chiave come la cultura, l’istruzione e le politiche sociali vengono colpiti pesantemente». Il consigliere sardista ha poi accusato la Giunta di non aver dato seguito agli annunci fatti in sede di dichiarazioni programmatiche: «Avete tagliato i fondi anche a quei settori ritenuti da voi strategici come la ricerca, l’edilizia scolastica e le politiche per l’occupazione. Non ci sono fondi per il rilancio dell’edilizia abitativa e della pastorizia». Orrù ha quindi invocato più attenzione per le famiglie («sono sempre di più quelle che si rivolgono alla Caritas») e per le politiche sanitarie («sono stati ridotti i fondi per la formazione degli infermieri e del personale del 118 e i ricoveri dei malati psichici»). Quindi l’affondo finale: «Questo assestamento – ha concluso Orrù – non viene incontro al disagio sociale della Regione».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito la manovra del tutto priva di elementi nuovi, «una semplice rimodulazione di capitoli di spesa; ne è venuto fuori uno strumento inutile per la soluzione dei veri problemi della Sardegna, peraltro molto rimaneggiato dalla maggioranza rispetto al testo originario della Giunta». Alcune cose, secondo Locci, «appaiono francamente assurde, come il contributo al consorzio industriale di Tortolì per spese di depurazione di acque civili che, casomai, dovrebbero essere di Abbanoa, invece sono l’esempio di un rattoppo che cerca di nascondere scarse capacità di governo». Meritavano certamente più attenzione, ha dichiarato il consigliere di Forza Italia, «disoccupati, giovani professionisti e piccole e medie imprese che tirano la carretta di questa Regione: il giudizio nel complesso non può che essere negativo, perché ci si preoccupa solo di mettere risorse da una parte o dall’altra con un sistema che appartiene al passato».

Il consigliere Ignazio Tatti (Udc) si è chiesto «a che serva esprimere un parere come quarta commissione il 7 di ottobre quando la terza commissione ha esitato il provvedimento il 3 ottobre». Rivolgendosi poi all’Assessore della Programmazione Paci, «da Sindaco che ci mette la faccia», ha affermato che «la manovra è una offesa alla Sardegna, come dire che non ce ne sbatte niente dei sardi, quando si tolgono 10 milioni ai Comuni per i cantieri verdi per i quali il governo nazionale ha derogato consentendo le assunzioni in Sardegna; era una boccata d’ossigeno per i Comuni e soprattutto per i disoccupati dei centri più piccoli, per chi non ha niente non sarebbe stato poco». Soffermandosi poi sui tagli del tutto privi di giustificazione, Tatti ha elencato «i 40 milioni contro il dissesto idrogeologico, quelli per la bonifica dall’amianto, per i cimiteri, per le università diffuse come Oristano, perfino per gli agricoltori colpiti da calamità naturali». Qui si fanno cose, ha concluso Tatti, «senza uscire dal palazzo e vedere cosa c’è in Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), ha sottolineato con rammarico che «di fronte ad crisi drammatica e di difficile soluzione c’è una classe dirigente disattenta». Occorre intanto chiarire una volta per tutte, secondo l’opinione di Cherchi, «qual è stata la reale  necessità di presentare questa manovra perché la tesi dello strumento tecnico non esiste». La verità, ha proseguito, «è che non ci sono soluzioni nuove, è un assestamento parziale e senz’anima che non rappresenta niente di buono per i sardi». Che senso ha, si è chiesto il consigliere di Forza Italia, «tagliare i fondi contro il dissesto idrogeologico, frutto di una battaglia fortissima subito dopo l’alluvione del novembre 2013, mentre c’era la delibera dell’Assessore per impegnarli entro l’anno: e poi ancora tagli su, commercio, artigianato, imprenditoria femminile, blocco delle opere cantierabili, risarcimenti dei danni alle colture dopo otto mesi senza dati, né bandi». Ma allora questa Giunta cosa ha fatto in tutto questo tempo, ha concluso Cherchi, «a parte parlare male di quanto fatto nella legislatura precedente?».

Il presidente ha dato, quindi, la parola all’ex presidente Ugo Cappellacci (Forza Italia): «L’assestamento di bilancio entra in aula in un clima in netta contrapposizione tra maggioranza e opposizione che crea un blocco a suggerimenti e proposizioni della minoranza». In passato, ha ricordato l’esponente di Forza Italia, la logica di contrapposizione ha sempre creato danni alla Sardegna, e ha quindi auspicato che nel dibattito in aula ci sia un’apertura da parte della maggioranza per avviare un confronto, «perché così non va bene».

Ugo Cappellacci ha evidenziato che la maggioranza ha i numeri per evitare il confronto, ma non potrà evitarlo con la Sardegna, con i sindaci, gli agricoltori, le famiglie, le imprese. «L’assessore dice che il taglio è del 10 per cento ossia i 300 milioni di cui avevamo parlato noi».

Per l’ex presidente della Giunta «quello che indicate come il paradiso inizia ad avere i connotati di un inferno». E ha chiesto alla Giunta, visto che  oltre ai tagli di risorse, ci saranno 130 milioni di euro di entrate in meno «come credete di arrivare al pareggio di bilancio?» Per Cappellacci la contrazione dei mutui serve soltanto per coprire il flop del governo regionale, mutui che ricadranno sulla prossima giunta e sulle nuove generazioni.

«Ancora una volta vi chiedo di invertire la rotta prima che sia troppo tardi, perché già questa manovra risente dell’accordo Pigliaru-Padoan-Renzi». Cappellacci ha ricordato che mentre lo Stato continua a scippare la Sardegna, l’Esecutivo regionale annuncia di ritirare i ricorsi contro il Governo. «Auspichiamo che la volontà dell’Aula venga rispettata, che ha sconfessato quell’accordo con un ordine del giorno». Per l’esponente della minoranza l’unico a beneficiare di questo assestamento è il governo Renzi, e ha giudicato «la Giunta arrendevole con il governo e arrogante verso di noi e verso i sardi».

Per Luigi Crisponi (Riformatori sardi) «riuscire a dare una definizione compiuta a questo assestamento è un’impresa improba. Un assestamento modesto, con tantissime voci che mancano, che avrebbe invece dovuto dare una svolta a famiglie, giovani, scuola e imprese». Crisponi ha evidenziato il paradosso di una Giunta che nell’assestamento di bilancio presenta il taglio dei fondi per combattere il rischio idrogeologico e, contemporaneamente, presenta due disegni di legge per istituire due parchi.  Crisponi ha evidenziato che non ci sono risorse per il comparto artigiano, turismo, commercio, imprenditoria giovanile e femminile. Critico anche verso la destinazione dei 6 milioni per la destagionalizzazione del turismo. «Sappiamo che sono momenti davvero difficili ed è difficile ottenere risorse», ma la grande preoccupazione è che si sia andati a colpire quel patrimonio ancora presente tra gente sarda che sta ancora resistente. «Un taglio fatto con le forbici». E poi ha accusato la Giunta di danneggiare gravemente il settore produttivo facendo sparire i soldi per i consorzi fidi. «Il risultato – ha concluso – è mandare le nostre imprese nelle mani degli usurai».

Angelo Carta (Psd’Az) stigmatizzando un atteggiamento «da commedia» da parte di maggioranza e opposizione ha detto che quello che manca «è la consapevolezza di cosa c’è fuori dall’aula». Per Carta sembra quasi ci sia un disegno contro i sindaci che non sanno più come fare perché devono amministrare i territori senza poter contare su fondi sufficienti. «Il disagio che dilaga sembra un corpo estraneo a questo assestamento. Nei nostri territori c’è emergenza. Alla fine di questo assestamento – ha concluso – sarà necessario dare un segnale reale ai comuni e ai nostri territori».

Piermario Manca (Soberania e Indipendentzia) ha parlato di «assestamento cospicuo» in quanto ammonta a oltre 216 milioni di euro. «Ma come mai – ha chiesto – siamo arrivati a un assestamento così cospicuo?» Per Manca sicuramente c’è  una responsabilità di chi non ha utilizzato i fondi in passato. Il consigliere di Soberania e Indipendentzia ha affermato che non si tratta di un assestamento perfetto e ha annunciato la presentazione di emendamenti.

Surreale, secondo Stefano Tunis (Forza Italia) la situazione che si sta delineando in Consiglio con maggioranza e opposizione costrette a recitare una parte. Tunis ha incentrato il suo intervento sul ruolo che ogni consigliere regionale dovrebbe svolgere, rivolto soprattutto alla rappresentanza delle istanze provenienti dai territori. «Chi ha avuto la fortuna di essere eletto ha il dovere di esprimere la propria opinione – ha detto Tunis – nel leggere questo documento non rivolgo accuse alla Giunta. Dal loro punto di vista è naturale l’approccio di tipo ragionieristico, staccato dalla necessità di dare risposte alle persone che ci hanno eletto. Noi abbiamo invece il dovere di esercitare il nostro ruolo di rappresentanza». L’esponente azzurro ha quindi annunciato la presentazione di numerosi emendamenti al disegno di legge di assestamento di bilancio e rivolto un appello ai consiglieri della maggioranza: «Rimettiamo la politica al centro della scena. Lo dovete alle istituzioni e alle persone che vi hanno mandato qua dentro».

Alberto Randazzo (Forza Italia) ha invece espresso rammarico per la mancanza di dialogo con la maggioranza. «Ho assistito a tante discussioni in quest’Aula – ha esordito – in ogni assestamento di bilancio si sono trovate le coperture per le urgenze. Se non finanziamo le leggi di settore non riusciamo a dare un minimo di ossigeno alle imprese». Randazzo ha quindi segnalato alcune aspetti negativi del provvedimento come i tagli alle bonifiche dell’amianto. «Abbiamo ascoltato per anni il grido d’allarme delle associazioni. E’ un problema serio che mette a rischio la salute pubblica. L’amianto è presente soprattutto nelle scuole e negli edifici degli enti locali». Il consigliere di minoranza, infine, ha invitato la Giunta a mostrare più attenzione alle richieste che provengono dalla società sarda messa in ginocchio da una crisi devastante: «Finora – ha concluso Randazzo – non c’è stata nessuna risposta alle istanze dei territori, la gente pretende interventi per le emergenze, sarebbe curioso capire oggi quale è il consenso di questa maggioranza fuori dal palazzo».

Il presidente ha chiuso i lavori, il Consiglio si riunirà domani mattina alle 10.00. per la prosecuzione della discussione generale sul Dl 111.

Consiglio regionale B copia

Il Consiglio regionale si riunisce questo pomeriggio, alle ore 16.00. La prima ora della seduta sarà dedicata all’esame delle interpellanze.

All’ordine del giorno la n. 69/A (Christian Solinas) sulla grave situazione dei circoli sardi nel mondo e sul progressivo smantellamento delle politiche per favorire il concorso dei sardi non residenti e la funzione democratica e culturale dell’associazionismo sardo fuori dall’Isola, valorizzando le competenze professionali, le esperienze umane e il possibile contributo di iniziative imprenditoriali finalizzate allo sviluppo della Sardegna; la n. 64/A (Attilio Dedoni e più) sull’immediato pericolo di chiusura dei circoli degli emigrati sardi all’estero; la n. 60/A (Attilio Dedoni e più) sulla partecipazione all’EXPO 2015; la n. 22/A (Giorgio Oppi e più) sulle azioni poste in essere e da porre in essere per ottenere il trasferimento al demanio della Regione dei beni dismessi già di proprietà delle aziende statali; la n. 35/A (Michele Azara e più) sui gravi problemi causati dalle numerose riduzioni e sospensioni del servizio ferroviario in diversi comuni sardi; la n. 6/A (Rossella Pinna e più)  sulla necessità di realizzare con urgenza gli interventi di messa in sicurezza nella strada statale 197 tratto Sanluri-Guspini e realizzazione dell’intersezione a rotatoria al km 13,500 incrocio strada provinciale 61 con viabilità urbana del comune di San Gavino Monreale. Seguirà l’esame dell’interpellanza n. 41/A (Edoardo Tocco e più) sullo stato di precarietà del personale dell’Ente Foreste della Sardegna; la n. 10 /A (Daniela Forma e più) sulla Misura 126 del PSR “Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali”; la n. 65 (Alessandra Zedda e più) sull’attività di vigilanza venatoria.

I lavori dell’Aula proseguiranno poi con l’esame dell’assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014 -2016, con l’esame dei disegni di Legge sull’istituzione del Parco naturale regionale di Gutturu Mannu e sull’Istituzione del Parco naturale regionale di Tepilora.

All’ordine del giorno anche il DL n. 97 Interventi urgenti per le spese di funzionamento e manutenzione delle sedi della formazione professionale e il completamento dei piani di formazione professionale”, la mozione 79 (Paolo Truzzu e più)  sul progetto Erasmus (regionale) e sulla mobilità giovanile e la mozione n. 59 (Ignazio Tatti e più) sull’attuazione dell’articolo 4 della legge regionale 21 gennaio 2014, n. 7, in materia di stabilizzazione del personale precario dell’Ente foreste della Sardegna. L’aula dovrà anche procedere alla nomina del Collegio dei revisori dei conti per l’Agenzia regionale del lavoro, di sette componenti effettivi e sette componenti supplenti del Comitato misto paritetico per le servitù militari, di due componenti del Comitato regionale faunistico, di tre componenti della Commissione regionale per le attività editoriali, di tre componenti della Commissione scientifica per l’espressione del parere di cui al comma 3 dell’art. 20 della L.R. 14/2006 (Beni culturali), di cinque componenti della Consulta regionale giovani, di due componenti del Consiglio di amministrazione dell’Istituto zooprofilattico sperimentale “Giuseppe Pegreffi” (IZS), di tre componenti dell’Osservatorio regionale dei musei, di due componenti dell’Osservatorio regionale delle biblioteche, di cinque componenti dell’Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sarda.

I lavori del Consiglio proseguiranno per tutta la settimana, fino a venerdì.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno sulla proroga del Piano Casa presentato dall’on. Gianluigi Rubiu (Udc).

Gianluigi Rubiu, primo firmatario della mozione, ha sottolineato in apertura che l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha annunciato una imminente modifica della legge, cosa che potrebbe rendere non necessaria la proroga proposta. In ogni caso, ha affermato, «il Piano ha portato benefici reali indiscutibili: 100.000 interventi per un controvalore di 54 milioni di euro, danaro fresco che ha fatto andare avanti le imprese di un settore trainante dell’economia sarda». «A parte i numeri – ha proseguito Rubiu – «ci sono stati grandi vantaggi sul piano ambientale, economico e sociale, dal risparmio energetico alla riduzione del consumo di suolo, dai benefici per le imprese, gli studi tecnici e l’indotto, all’emersione del lavoro nero che ruota attorno all’edilizia». In conclusione, esponente dell’Udc ha espresso alcuni dubbi sul possibile aggancio del Piano casa alla nuova legge urbanistica,«perché ciò provocherebbe un intollerabile slittamento dei tempi».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha insistito nell’evidenziare la crisi del settore dell’edilizia, a suo giudizio «messo ko dal Piano paesaggistico di Soru, come dimostrano i dati del credito al settore con la Sardegna che registra un dato peggiore di 3 punti rispetto alla media nazionale». Locci si è detto poi preoccupato per quello che ha definito l’ennesimo «vorrei ma non posso della Giunta, perché non è accettabile un ragionamento al ribasso nei confronti di una legge che, in 4 anni, si è rivelata l’unico strumento di politica urbanistica in grado di tenere in piedi il settore delle costruzioni». «Inoltre – ha continuato il consigliere Locci – è auspicabile che il Consiglio possa partecipare al miglioramento del Disegno di Legge della Giunta, posto che il Piano è necessario ma non sufficiente e bisogna accelerare sulla pianificazione paesaggistica».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato che quella in esame sarebbe la quarta o quinta proroga, ha riconosciuto che i risultati della legge non sono certamente negativi, come confermato anche dall’Assessore dell’Urbanistica». Tuttavia, ha dichiarato, «abbiamo scelto di non fare una proroga secca a ridosso della scadenza, privilegiando una strada diversa con la predisposizione di una norma chiara e definitiva che dia certezza ai cittadini, alle imprese ed agli operatori del settore». La nuova norma, ha poi annunciato, «recepirà molte disposizioni di quella vigente, ferme restando visioni diverse ed in qualche caso anche opposte; ora è tempo di una nuova legge sull’edilizia oltre che sull’urbanistica, individuando come priorità il recupero delle unità immobiliari esistenti». Quanto al cosiddetto «disastro di Soru», Solinas ha fermamente respinto l’interpretazione proposta dal consigliere Locci: «il Ppr non è responsabile del blocco dell’edilizia che va attribuito invece alla crisi che ha colpito in modo più forte quel comparto». Ora comunque, ha concluso il consigliere Solinas, «lavoriamo tutti nell’interesse della Sardegna per fare un buon servizio alla nostra comunità».

Per Mario Floris (Uds), la mozione fa proprio l’allarme economico e sociale lanciato dalle associazioni di settore e accoglie l’invito alla politica a dare ossigeno al comparto dell’edilizia. «Il Piano Casa è stato un volano importante per le costruzioni e i settori collegati – ha detto Floris –  ha consentito di rinnovare il patrimonio immobiliare pubblico e privato.  Dopo l’annullamento del Ppr, il Piano Casa è l’unico strumento a disposizione per l’edilizia. Per questo la mozione deve essere approvata». Floris ha poi ricordato all’Aula che il Piano scadrà il prossimo 29 novembre, sollecitando una proroga dello stesso.  «Crediamo sia un atto urgente – ha spiegato il consigliere dell’Uds –  il decreto “Sblocca Italia” introduce nuove norme per favorire la ripresa dell’edilizia. Non è però razionale aspettare la sua conversione in legge. Il Consiglio regionale farebbe una cosa saggia se approvasse una proroga dei termini del Piano Casa sia per l’inizio che la conclusione dei lavori senza entrare nel merito della nuova normativa». In conclusione del suo intervento, Floris ha sottolineato la complessità della materia: «Di una legge organica sull’urbanistica si parla da anni, segno evidente che si deve tener conto di tutti i passaggi. Per questo occorre procedere con i piedi di piombo, l’esperienza ci dice che bisogna agire con cautela». Secondo Gianni Tatti (Udc) il rilancio dell’economia della Sardegna passa anche attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio. «Il Piano Casa è stato pensato per venire incontro alle famiglie (“che hanno potuto rinnovare le proprie abitazioni”) e sostenere l’edilizia messa in ginocchio dalla crisi. Dopo 4 anni dal suo avvio, il Piano Casa ha fatto registrare un aumento di istanze». Tatti ha poi ricordato che sono quasi 22mila le nuove domande presentate. «I dati – ha detto l’esponente dell’Udc – confermano che il numero delle istanze, la loro distribuzione  e la tipologia degli interventi sono in linea con le finalità della legge: sostenere l’occupazione attraverso il rilancio dell’edilizia».

Sostegno alla mozione ha annunciato anche Marco Tedde (Forza Italia). «Il documento – ha detto – raccoglie l’intento di dare ossigeno al settore edilizio, principale attività industriale della Sardegna». Tedde ha ricordato che, dalla sua entrata in vigore, il Piano Casa ha consentito di autorizzare circa 35mila interventi che hanno portato investimenti per centinaia di milioni di euro. «La crisi ha provocato un crollo dell’edilizia in Sardegna – ha rimarcato il consigliere di Forza Italia – e una perdita di addetti impressionante: dal settembre 2012 al settembre 2013 sono 13600 i posti di lavoro di lavoro in meno. Dati allarmanti e preoccupanti da analizzare attentamente per trovare soluzioni e favorire un’inversione di tendenza». Tedde ha poi concluso il suo intervento dichiarandosi disponibile a discutere, ed eventualmente accogliere, proposte di modifica e arricchimenti all’attuale Piano: «Dopo i danni provocati dal PPR, che ha impedito ai comuni di elaborare i PUC, oggi la priorità è rilanciare l’edilizia e favorire l’occupazione – ha concluso il consigliere di minoranza – il PPR conteneva errori macroscopici e consentiva deroghe ad personam, ben vengano le modifiche e il confronto sui contenuti».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, il quale, in apertura del suo intervento, ha enunciato i dati del piano casa: «Sono 21853 le istanze presentate per il piano casa, 35mila gli interventi realizzati, dando lavoro a70mila persone, creando 54milioni di euro di entrate per il settore edilizio». Secondo Fasolino i dati evidenziano la necessità di prorogare la legge. «Si tratta di un intervento a costo zero per la Giunta che crea economia. Un’azione che crea posti di lavoro – ha affermato Fasolino – senza rovinare il patrimonio ambientale, anzi ci ha dato la possibilità anche di migliore il nostro patrimonio immobiliare». L’esponente della minoranza, rivolgendosi al presidente della Quarta commissione, ha affermato che il Ppr, unito alla crisi, abbia contribuito a causare effetti disastrosi. «L’obiettivo era nobile ma ha creato un disastro. Oggi avete una grande possibilità: l’opportunità di creare un progetto per creare uno sviluppo economico che può dare posti di lavoro». Fasolino, in conclusione, ha affermato che l’opposizione è pronta ad aprire la discussione sul Ppr senza preconcetti. «Siamo un’opposizione pronta a dare un supporto per creare economia».

Per il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, è urgente prorogare la legge che scade il 29 novembre, ossia fra otto settimane. «Il piano casa ha costituito l’unica risorsa alla situazione tragica dell’edilizia. Ogni euro investito nell’edilizia – ha spiegato Truzzu – ha una ripercussione su altri settori». Truzzu ha ricordato che si tratta in media di interventi di 35mila euro e che il piano casa ha dato una risposta a quelle famiglie che aveva bisogno di una stanza in più per un figlio o un genitore.  «Oggi abbiamo 8 settimane e la legge non è neanche arrivata in commissione. La mia proposta alla maggioranza e all’assessore di pensare a una proroga in attesa di una nuova legge». Per il consigliere regionale di Forza Italia, Oscar Cherchi, «di questo argomento quest’aula ne ha discusso per 5 anni consecutivi». Cherchi ha ripercorso le difficoltà di fare approvare una legge in Consiglio che veniva vista come la legge degli speculatori. Una battaglia portata avanti dall’allora opposizione per dire no a un disegno di legge che ha invece dimostrato di essere in grado di dare risposte a un settore in grave difficoltà. «Ma i risultati ci sono stati, magari non il primo anno ma quando è entrata a regime». Cherchi ha chiesto all’assessore una proposta da parte della Giunta e nel frattempo, la possibilità di prorogare di 24 mesi la legge in vigore in attesa dell’approvazione del nuovo testo.

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha manifestato soddisfazione «nel sentire la maggioranza che apprezza e dice che il Piano ha generato economia, dopo averci accusato di cementificazione e distruzione del paesaggio e delle coste sarde; siamo contenti di sentire l’Ance che dice “senza il Piano casa saremmo morti e sepolti”; segno che la maggioranza di allora è stata lungimirante mettendo in piedi l’unico strumento per rilanciare la nostra economia senza consumare suolo e senza devastare l’ambiente, puntando in modo forte sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, misura attualissima anche oggi come dimostrano gli incentivi introdotti dal Governo nazionale». Sulla possibile proroga del Piano e le modifiche relative alla fascia entro i 300 metri, Peru ha preso le distanze da interpretazioni dietrologiche: «io dico che le porcherie si possono fare al di quà e al di là di questa fascia e le tutele ci son: poi, credo che chi spende le sue risorse non sprechi e non distrugga, anzi riqualifichi e migliori l’architettura del territorio, spogliamoci dai pregiudizi ideologici e lavoriamo in modo costruttivo, spero che centro sinistra che prima ha sottovalutato il problema sia ora più attento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «si è discusso tante volte di un Piano casa che ha sempre avuto carattere di straordinarietà senza una visione organica del problema di cui invece la Sardegna ha bisogno, intervenendo su riqualificazione e riduzione del consumo del territorio, dando al settore dell’edilizia un ruolo strategico nel rilancio della nostra economia». Però alcune cose vanno dette, secondo Cocco, a proposito del Piano paesaggistico varato a suo tempo della Giunta Soru: «quel Piano non è un provvedimento integralista, siamo nel campo delle idee e delle opinioni che hanno varcato i confini nazionali e, anzi, dovrebbero essere patrimonio di tutti». Non si può concepire l’edilizia come una zona franca dalle regole, ha sostenuto il capogruppo del Pd, «lo chiedono per primi i cittadini di Olbia e di tanti altri territori, l’edilizia in Sardegna ha sempre avuto un ruolo centrale, una storia ed una tradizione e buona parte dei suoi problemi sono legati soprattutto alla burocrazia: per questo siamo per un intervento legislativo strutturale che introduca una significativa semplificazione delle procedure».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha detto di comprendere l’imbarazzo del centro sinistra, «che nasce dal pregiudizio ideologico sul Piano casa che quella parte politica ha sempre avuto; oggi si cambia rotta sulla via di Damasco? Ci fa piacere che accada oggi quando il centro sinistra ha responsabilità di governo, si tratta ora di capire in che direzione vuole andare il governo regionale». Noi, ha aggiunto Pittalis, «abbiamo presentato una proposta, se arriva quella della Giunta ben venga, sarà poi abbinata alla nostra, tanto più che i meriti saranno sempre i vostri come dice certa stampa: lo dico perché con riferimento alla legge in esame auspichiamo che sia l’occasione per rendere il Piano casa una misura permanente e stabile, superando il sistema delle proroghe, vi attendiamo alla prova privilegiando i contenuti».

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha ricordato i dati diffusi dalla Confartigianato ed evidenziato i riflessi positivi, registrati nel settore dell’edilizia, per effetto delle disposizioni relative al cosiddetto “piano casa”. Il rappresentate dell’esecutivo ha quindi affermato che “la stabilizzazione permanente del piano casa è un’ipotesi che è tenuta nella dovuta considerazione” ma che non ci si può sottrarre dall’evidenziare anche “una serie di norme poco chiare e di non semplice applicazione”. «La Giunta – ha spiegato Erriu – ha esaminato le disposizioni vigenti ed ha individuato le fattispecie da portare a regime permanentemente ma altre ne sono escluse, come ad esempio la possibilità di ampliamenti in aree paesaggisticamente sensibili». L’assessore all’Urbanistica ha ribadito l’indisponibilità della Giunta a procedere con una semplice proroga del piano casa ed ha confermato l’ormai prossima presentazione di un apposito disegno di legge («con tutta probabilità sarà esaminato nella prossima riunione dell’esecutivo») sulla materia. Dl che conterrà norme efficaci per incentivare gli interventi di valorizzazione, riconversione e riqualificazione (edilizia e energetica) e sarà tale – a giudizio di Cristiano Erriu –  da superare le ambiguità presenti nella legge 4.

L’assessore ha quindi assicurato che il provvedimento della Giunta non sconvolgerà i principi cardine di una pianificazione ordinata del territorio. «Il disegno di legge su piano casa – ha dichiarato Erriu – rappresenta il primo passo di una strategia di più ampio respiro che ricomprende la legge di governo del territorio, il piano paesaggistico regionale e il testo unico per l’edilizia». Cristiano Erriu ha quindi spiegato che tra le priorità della Giunta c’è anche la semplificazione dell’apparato amministrativo e, nella parte conclusiva del suo intervento, ha dichiarato che le norme contenute nello “Sblocca Italia” consentiranno una “rapida evoluzione” del Disegno di legge e tempi di approvazione congrui della provoca.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al primo firmatario della mozione n. 74, Gianluigi Rubiu, per la replica. Il capogruppo dell’Udc si è dichiarato “abbondantemente soddisfatto” del dibattito e delle conclusioni ed ha ringraziato l’assessore per la disponibilità mostrata.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dunque chiesto una sospensione di cinque minuti per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno.

Il presidente della Giunta ha accordato la sospensione e dopo pochi minuti ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sul quale la Giunta, con l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha espresso parere favorevole.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dato lettura dell’ordine del giorno unitario firmato da tutti i capigruppo. Sul documento sono intervenuti diversi consiglieri per dichiarazioni di voto.

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha apprezzato il superamento dell’approccio ideologico che caratterizza da oltre un decennio  il dibattito sulla materia. «L’esigenza -ha spiegato Solinas – è quella di trovare una sintesi su una normativa farraginosa non sempre riconducibile a coerenza. Nel vissuto dei cittadini c’è il timore di imbarcarsi in una pratica edilizia che ha tempi lunghi e una insicurezza di fondo». Solinas ha poi invitato la Giunta a prevedere nel Dl sull’urbanistica un effettivo riutilizzo del patrimonio edilizio esistente. «Laddove esistono porzioni urbane edificate che rientrano in un centro storico o in una zona B c’è la tentazione di conservare lo status quo. Spesso però si tratta solo di rovine».

Il capogruppo del Psd’Az, infine, ha manifestato forti perplessità sui tempi di approvazione del disegno di legge della Giunta. «Il progetto organico della Regione rischia di essere anticipato da una normative nazionale. Alla scadenza del Piano Casa c’è il pericolo di rimanere scoperti».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto d’accordo sull’ordine del giorno ma ha chiesto l’aggiunta di un terzo punto: la proroga del Piano Casa nel caso in cui, entro il 28 novembre, non dovesse essere approvato il Dl della Giunta. «La proroga – ha detto Fasolino – è attesa da tutti».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha espresso dubbi sul fatto che il Dl della Giunta possa essere approvato prima della scadenza del Piano Casa. «In otto settimane difficilmente si riuscirà a trovare una soluzione di lungo periodo – ha detto Truzzu – alla scadenza del 29 novembre ci troveremo ad affrontare la stessa questione. Per questo dichiaro la mia astensione».

Critico anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «Nell’ordine del giorno non si fa riferimento alla proroga – ha detto Cherchi – Siamo d’accordo sulla necessità di un Dl organico in materia urbanistica e pronti a dare il nostro contributo, oggi però si deve avere la certezza di una proroga del Piano Casa».

Il presidente ha dato la parola al consigliere regionale di Forza Italia, Stefano Tunis, il quale ha ribadito la necessità di mantenere in essere il piano casa, perché rinunciando a questo provvedimento si bloccherebbe l’economia. Per Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, la discussione è stata importante perché ci ha dato la possibilità di capire quali siano gli intendimenti della Giunta. Arbau ha però chiarito all’Aula che l’edilizia in Sardegna non è stata messa in crisi  da una Giunta di centrosinistra, ma da una congiuntura economica devastante. L’esponente della maggioranza ha anche aggiunto che «su urbanistica e ambiente bisogna rispettare le regole e che il “piano casa” non è un piano casa vero e proprio, ma un provvedimento emergenziale per dare respiro all’edilizia e lo ha fatto». Secondo Arbau l’ordine del giorno evidenzia la volontà di prorogare il provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha proposto all’Aula e all’assessore Erriu di inserire un terzo punto nell’ordine del giorno in cui si può ipotizzare la proroga della legge nell’ipotesi in cui non sia possibile esitare la nuova legge entro la scadenza del 29 novembre. «Ho paura  – ha detto Pittalis – che con tutto il lavoro che abbiamo, tra assestamento di bilancio e riforma sanitaria, non si possa esitare un disegno di legge di questa portata in tempi brevissimi». Per il capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco «questo ordine del giorno è di buonsenso, non si può sempre stravincere ma si può anche pareggiare. Noi voteremo solo questo ordine del giorno con questi due punti».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha rassicurato l’Aula che lo spirito dell’ordine del giorno è quello di prorogare il piano casa, visto che martedì arriverà in commissione. Cocco ha però affermato che l’ordine del giorno va approvato così come è stato sottoscritto. Perplesso Michele Cossa (Riformatori sardi): «La proposta dell’on. Pittalis è una proposta di buonsenso, perché approvare un ordine del giorno scritto in questa maniera manda all’esterno un messaggio controproducente, un messaggio negativo». E ha aggiunto: «Il Consiglio deve dare certezze alle aziende, ai professionisti e ai cittadini nel panico. Quest’ordine del giorno così come è scritto non è approvabile». Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha spiegato di aver pensato, nel momento in cui ha sottoscritto l’ordine del giorno, che ci sarebbe stata la proroga e che sarebbe caduta al momento del licenziamento della nuova norma. Per il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, l’impegno dell’assessore è stato chiaro e non richieda ulteriori precisazioni.  Desini ha annunciato il suo voto favorevole.

Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso la seduta per cinque minuti.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato che l’ordine del giorno deve essere votato, a suo avviso, così come è, tanto più, ha osservato «che è stato firmato da tutti, se poi qualcuno ci ha ripensato è un problema di altri».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha annunciato invece il ritiro della sua firma dall’ordine del giorno perché, nell’attuale stesura, «inutile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che, a suo giudizio, «il dibattito soffre ancora di qualche riserva, abbiamo detto che se non si riesce ad approvare il nuovo Disegno di Legge si proroga il Piano casa: tutto qua, abbiamo anche proposto una alternativa, a questo punto la maggioranza si assume in pieno la responsabilità di quanto succederà in caso di vuoto normativo, pertanto ritiro anche mia firma».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato che il centro-destra «ha fatto sforzi immani per liberarsi dai panni degli oppositori per andare incontro agli interessi della Sardegna, purtroppo ci sono incrostazioni ideologiche che taluni non riescono a superare, ma il vuoto normativo non è tollerabile come ha compreso anche l’Assessore: gli impegni verbali vanno inseriti nel documento con una specifica clausola di salvaguardia».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha confermato il voto favorevole del suo gruppo sull’ordine del giorno, precisando però di ritenere utile «una dichiarazione dell’Assessore e, perché no, anche del presidente Pigliaru, con un impegno per la proroga del Piano casa entro 29 novembre, nel caso di mancata approvazione della nuova legge».

Il consigliere del Pd Antonio Solinas ha ribadito il parere favorevole del Pd sull’ordine del giorno, fermo restando che «il centro sinistra è consapevole che alcune norme non possono essere disattese, il nuovo disegno di legge arriverà in Commissione martedì prossimo e siamo impegnati a dare priorità al suo iter e siamo favorevoli anche ad una proroga entro 29 novembre: in caso contrario il Consiglio ha tutti gli strumenti per intervenire». Deve essere chiaro, tuttavia, «che una proroga così com’è non esiste perché siamo e restiamo coerenti con quanto abbiamo sostenuto nella passata legislatura».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha chiesto alcune delucidazioni sul contenuto del documento e, dopo i chiarimenti del presidente Ganau, ha annunciato il suo voto favorevole, «prendendo atto delle dichiarazioni del capogruppo del Pd e dell’assessore».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha dichiarato il suo voto contrario, a causa «dell’ennesimo vorrei ma non posso della Giunta che, in modo inaccettabile, dice no ad una proroga del Piano casa, sia pure eventuale».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, si è detto contrario al documento con dispiacere «perché nella discussione è emersa una vera e propria fobia per la proroga, nonostante le dichiarazioni con cui la maggioranza ha riconosciuto che il Piano casa ha raggiunto il suoi obiettivo di rilanciare l’economia sarda». La proroga richiesta poi, ha continuato, «è solo eventuale, se siete sicuri di approvare la nuova legge in tempo non c’è motivo di non inserire un paracadute»

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha rilevato che «purtroppo nonostante le rassicurazioni del consigliere Pietro Cocco ricordo che la Giunta non si è riuscita a fare cose assai meno delicate ed importanti dal punto di vista politico, per colpa del capo del vostro partito». Immagino quanto sia avvilente, ha sostenuto, «dover sottostare ad un ordine forse telefonico, in queste condizioni non sarete in grado di dare una risposta e sarà difficile spiegare a migliaia di sardi che una cosa non si fa solo perché siete schiavi».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato di voler ringraziare Tunis «che si preoccupa del nostro benessere, in realtà sarà difficile per lui spiegare perché si sia firmato un ordine del giorno per poi togliere le firme; noi non abbiamo intenzione di prorogare il vostro Piano casa, siamo per un aumento di volumi solo se finalizzato al recupero senza le norme intruse che ci avete appiccicato con un sistema di deroghe». La norma paracadute, ha concluso, «semmai può riguardare quelle parti del Piano che hanno funzionate, nel caso saranno prorogate solo quelle e sarà vostra responsabilità se ostacolerete la nuova legge».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giornoe che l’Aula ha approvato con il seguente esito: presenti 55, votanti 54, favorevoli 39, contrari 13, astenuti 1.

Cagliari 3 copia

Il gruppo sardista in Consiglio regionale, ha presentato una proposta di legge di proroga del #Piano Casa.

I consiglieri Christian Solinas, Angelo Carta e Marcello Orrù, hanno depositato al protocollo, questa mattina, la proposta di legge “Ulteriore  proroga dei termini per la presentazione delle istanze per la realizzazione degli interventi di cui alla legge regionale n. 4 del 2009 e successive modifiche ed  integrazioni”, che è ora in attesa di numerazione da parte dell’Ufficio Assemblea del Consiglio regionale.

Il prossimo 29 novembre è prevista la scadenza del termine temporale del #Piano Casa, il quale, anche per effetto di successive proroghe, resesi necessarie in ordine all’assenza di un #Piano paesaggistico o paesistico regionale, definitivo e trasparente, è stato l’unica certezza normativa che ha permesso  alle imprese sarde del settore dell’edilizia e dell’artigianato, di poter lavorare e produrre reddito, in un periodo di grande crisi e recessione economica, che in Sardegna hanno toccato punte mai viste in precedenza.

Ai cittadini sardi ed al settore dell’edilizia e dell’artigianato – sottolineano i tre consiglieri regionali sardisti – occorrono semplificazioni burocratiche, sgravi fiscali e strutturali, incentivi mirati, accesso agevolato  al credito bancario, al fine di restituire serenità alle famiglie anche attraverso gli interventi di  riqualificazione del proprio patrimonio immobiliare.

Appare pertanto necessario, nelle more dell’approvazione di un testo unico regionale e coordinato in materia edilizia – secondo i consiglieri del gruppo sardista – proseguire nella volontà di rendere stabili e permanenti, per ulteriori 36 mesi,  le norme introdotte dalla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 e successive modifiche ed integrazioni. In tale ottica, sono stati raccolti i precisi segnali che pervengono dalle associazioni del settore dell’artigianato edile e da parte di tantissimi cittadini, per l’ottenimento di una proroga dei termini temporali della legge.

Consiglio regionale B copia

Il Consiglio regionale ha approvato, con 47 voti favorevoli e 2 astenuti, il Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro biodiversità, marchio collettivo, distretti”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza di Gianfranco Ganau. Dopo la lettura del processo verbale, è iniziato l’esame della seconda parte dell’articolato del Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale”. Il presidente ha posto in discussione l’articolo 19 che detta le linee guida sui disciplinari di produzione. Per ciascun prodotto fresco o trasformato, dovranno fissare i caratteri dei processi produttivi e di filiera necessari per migliorarne la qualità, ridurre l’impatto ambientale e tutelare i consumatori. Sarà compito dell’assessorato all’Agricoltura, in collaborazione con le agenzie regionali competenti per materia, formulare e aggiornare i disciplinari. L’approvazione degli stessi sarà affidata alla Giunta regionale che dovrà poi provvedere alla loro pubblicazione nel Buras e alla successiva comunicazione alla Commissione europea. L’Aula ha approvato il testo dell’art. 19, respinti invece due emendamenti aggiuntivi presentati dai consiglieri Crisponi (Riformatori) e Carta (Psd’Az). Il presidente Ganau, verificata l’assenza del numero legale, ha sospeso la seduta per mezzora.

Alla ripresa dei lavori, l’Assemblea è passata all’esame dell’articolo 20 che disciplina l’istituzione di un Comitato tecnico-scientifico per la gestione-promozione del marchio e la formulazione di pareri sui disciplinari di produzione e sulle convenzioni tra Regione e soggetti interessati all’utilizzo del marchio stesso. L’articolo fissa anche i criteri per la composizione del Comitato, presieduto dal direttore generale dell’assessorato dell’Agricoltura, e del quale fanno parte i rappresentanti delle associazioni dei consumatori, delle associazioni professionali agricole, delle centrali cooperative del settore agro-alimentare, delle associazioni delle imprese di trasformazione artigiane e industriali e da esperti nominati dalle università. L’Aula ha poi accolto un emendamento presentato dai consiglieri Crisponi (Riformatori) e Carta (Psd’Az) che prevede la presenza di un esperto di marketing nel Comitato tecnico-scientifico. «Finora – ha detto Crisponi intervenendo per l’illustrare l’emendamento – nei comitati sono sempre presenti tecnici ed esponenti del mondo accademico, mai un esperto di produzioni e di marketing». Osservazione accolta dall’Assemblea con il parere favorevole della Commissione “Attività Produttive”.   

Successivamente l’Aula, con voto elettronico palese, ha approvato l’articolo 21 sul controllo dei disciplinari di produzione. La norma affida alla Giunta regionale, su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, il compito di individuare il soggetto pubblico a cui è demandata la vigilanza sul rispetto dei disciplinari di produzione da parte dei concessionari del marchio. Questi ultimi potranno avvalersi del soggetto pubblico o, in alternativa, di un organismo di controllo privato per ottenere le certificazioni di qualità dei propri prodotti. Gli organismi di controllo privati dovranno però rispondere a determinati requisiti: 1) essere terzi e indipendenti; 2) essere accreditati dallo stato membro per la certificazione dei prodotti; 3) non svolgere attività di consulenza nei settori relativi alle attività oggetto di controllo.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 22 che regola l’etichettatura per gli operatori che hanno in concessione l’uso del marchio regionale. Il presidente della commissione ha invitato al ritiro dell’emendamento n. 7 ed ha espresso parere favorevole per l’emendamento sostitutivo parziale n. 98. Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia” ha presentato l’emendamento orale che dopo le parole “articolo 17” aggiunge le seguenti: «L’etichetta deve contenere la declinazione della dicitura per il marchio, oltre che in lingua italiana, anche in lingua sarda». La giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione. Il consigliere Daniela Forma (Pd) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 7 e il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n. 98 che sostituisce le parole “Prodotto in Sardegna” con “Prodotto della Sardegna” ed è stato approvato. Con votazione elettronica palese è stato approvato il testo dell’articolo 22, integrato con il testo dell’emendamento presentato dal consigliere Piermario Manca (presenti 31, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 3). Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione gli emendamenti sostitutivi 114 (sostituisce l’emendamento 62) e 122 (sostituisce testo emendamento n. 6) che sono stati approvati.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 23 che riguarda gli interventi a sostegno della diffusione del marchio ed in particolare stabilisce che la Giunta regionale promuova attività di studio, ricerca e divulgazione del marchio regionale di qualità, insieme con la promozione di campagne pubblicitarie, seminari di assistenza tecnica e formazione professionale. Il presidente Luigi Lotto (Pd) ha espresso parere favorevole all’emendamento aggiuntivo n. 109 e la giunta ha espresso parere conforme a quello espresso dalla commissione. Il presidente ha posto in votazione con scrutinio elettronico palese il testo dell’articolo 23 che è stato approvato (48 sì e un astenuto) quindi l’emendamento n. 123 sostitutivo dell’emendamento n. 105 che è stato approvato. Approvato infine l’emendamento aggiuntivo n. 109.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 24, relativo alle sanzioni amministrative e che prevede sanzioni pecuniarie fino a 15.000 euro per l’uso non autorizzato del marchio regionale. Il presidente della commissione prima e la Giunta hanno invitato al ritiro dell’emendamento n. 63. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 63. Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha proposto un emendamento orale per introdurre sanzioni amministrative per chi mette in essere falsificazioni e contraffazioni del marchio regionale. Il presidente della commissione Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che le falsificazioni e le contraffazioni dei marchi sono già sanzionate dal codice penale. Anche il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato non opportuno introdurre sanzioni amministrative per reati che sono sanzionati dal Codice penale. Il consigliere Luigi Crisponi ha quindi precisato di volersi rivolgere a chi concessionario del marchio, lo altera e ne fa un uso difforme dalle finalità stabilite in legge. La consigliera del gruppo Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha evidenziato che anche l’alterazione dei marchi è un reato sanzionato dal Codice penale, concetto ribadito anche dall’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Il presidente del Consiglio ha dunque dichiarato inammissibile “per assenza di omogeneità” l’emendamento orale presentato da Crisponi e ha posto in votazione il testo dell’articolo 24 che è stato approvato con 50 voti favorevoli e un astenuto.

L’Aula  ha approvato l’emendamento 121 (Pizzuto) che sostituisce integralmente l’art. 25 (Oggetto e finalità). Il testo individua i nuovi strumenti di governance dei territori rurali: distretti rurali, presìdi, reti di filiera e reti di paniere.

Voto favorevole anche per l’art. 26  (definizioni), con 50 sì ed un astenuto. Via libera anche per gli emendamenti n.100 (Agus e più) e 116 (Pizzuto) che definiscono nel dettaglio sia i presìdi o comunità del cibo di cui all’articolo precedente che le reti di filiera.

Con 49 voti favorevoli ed un astenuto è stato approvato l’art. 27 (Obiettivi specifici). Voto positivo dell’Aula  per l’emendamento 115 in materia di “marchi collettivi di certificazione della Regione”.

Stesso risultato, 49 sì ed un astenuto, per l’articolo 28.

Il presidente Ganau ha messo in votazione l’articolo 29, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei distretti agro-alimentari di qualità. L’articolo è stato approvato con 49 voti favorevoli e un astenuto. Via libera dell’Aula con 49 voti favorevoli e un astenuto anche all’articolo 30, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei bio distretti. Approvato anche l’articolo 31, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei distretti della pesca e dell’acquacoltura di qualità. All’articolo 31 sono stati approvati l’emendamento 104, che ha soppresso la lettera c), e l’emendamento 8, che alla lettera c) ha soppresso il periodo “e i gruppi di ricerca scientifica”.

Si è passati poi all’esame dell’art. 32 che disciplina i distretti, individuati e riconosciuti dalla Regione su apposita iniziativa di enti locali, singoli o associati, camere di commercio, associazioni di categoria, imprese operanti nel territorio, altri enti o istituzioni pubblici o privati. La norma prevede che i soggetti proponenti garantiscono la concertazione con le rappresentanze economiche e sociali del territorio, svolgano azioni di animazione per la promozione dei distretti, individuino i primi soggetti costituenti.

Il presidente Ganau ha quindi posto in discussione l’art. 33 che disciplina la costituzione dei distretti, per la quale è necessario un apposito accordo tra i soggetti aderenti che operano nel territorio. Sulla base di questo accordo sarà decisa la nomina del consiglio direttivo (organo di governo del distretto con potere decisionale) e i criteri di elezione del presidente a cui compete la rappresentanza legale.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione dell’articolo 34 che norma il funzionamento del distretto e le procedure di approvazione del relativo piano. Non essendoci emendamenti è stato posto in votazione l’articolo 34 che è stato approvato con scrutinio elettronico palese (49 favorevoli e un astenuto).

Con la medesima procedura e con lo stesso risultato è stato approvato l’articolo 35 che elenca nel dettaglio i contenuti del piano di distretto e ne specifica gli elementi (relazione, lo stato del distretto, la rappresentazione cartografica, l’identificazione dei Comuni, il grado di attuazione degli obiettivi raggiunti, le attività di coinvolgimento delle imprese, le modalità di sviluppo a breve, un elenco dei soggetti attuatori e l’indicazione delle sinergie e delle integrazioni con gli strumenti comunitari, nazionali e regionali).

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’articolo 36 che stabilisce che la Giunta, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, con proprie direttive di attuazione, delibera le modalità di costituzione e composizione dei distretti. L’articolo 36 è stato approvato con 49 sì e un astenuto.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 37 che stabilisce che la giunta, a 2 anni dall’entrata in vigore della legge, trasmetta al Consiglio una dettagliata relazione sul suo stato di attuazione. Il presidente ha posto in votazione l’unico emendamento presentato, il n. 70 che prevede il monitoraggio costante da parte delle agenzie regionali, che è stato approvato. Quindi, il Consiglio ha approvato con votazione elettronica l’articolo 37 (49 sì e un astenuto). Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 38 “norma finanziaria” ed ha dichiarato inammissibile l’unico emendamento presentato, n. 81. Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha chiesto delucidazioni alla Giunta circa le coperture finanziarie che risulterebbero imputate all’Upb relativa agli indennizzi per le aziende agricole colpite dall’alluvione e dalle calamità naturali. L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato che i fondi sono sufficienti per fare fronte agli impegni della legge e dal garantire ristoro alle aziende colpite dall’alluvione. Il presidente Ganau ha quindi aperto la votazione elettronica per l’articolo 38 che è stato approvato con 47 sì e un astenuto.

Approvato con 47 voti a favore e un astenuto anche l’articolo 39 che stabilisce che la legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Buras. Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la votazione finale del testo emendato con procedura elettronica palese. Ha quindi proclamato l’approvazione della legge: presenti 48, votanti 47, favorevoli 47 e un astenuto.

Il consigliere Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive e relatore del provvedimento, ha ringraziato sia i componenti della commissione, di maggioranza e minoranza, sia i consiglieri. «Si tratta di un provvedimento importante – ha detto – di grande significato per il settore agricolo e per la comunità regionale».

Il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi ha sottolineato «il grande lavoro svolto, anche per l’apporto costruttivo dell’opposizione, testo dopo tante proposte arrivate a sintesi finale». «Si è voluto accogliere il lavoro svolto negli anni precedenti – ha poi proseguito Cherchi – segno che il passato non deve essere cancellato ma utilizzato per proseguire e magari migliorare, il marchio è uno di questi esempi positivi».  Per la Sardegna, ha concluso, «questa legge sarà ricordata non con un nome ma per l’unanimità del Consiglio regionale; i distretti rurali sono stati da sempre una grande scommessa, in questo momento particolarmente difficile, di grande crisi ed abbandono delle campagne, ha ancora più valore».

Il consigliere Gianluigi Rubiu, capogruppo di Udc Sardegna, ha affermato che «questa legge è nata anche fuori dal Consiglio con la proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta fra gli altri anche dalla Coldiretti; in commissione si è lavorato molto bene per fare una buona legge che rilancia l’agricoltura sarda e l’economia della Sardegna».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Paolo Truzzu (Fdi), il quale ha annunciato la sua astensione perché «questa legge ha tanti aspetti positivi, ma per me lascia qualche dubbio e ho paura che l’obiettivo di massima tutela rischi di trasformarsi in un boomerang». Il vice presidente della Quarta Commissione, Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo e ha voluto ringraziare l’on. Modesto Fenu per il suo contributo. Crisponi ha ricordato che è stato un lavoro, quello svolto in Commissione, condiviso, franco e aperto, per tutelare il comparto dell’agroalimentare: «Un talento inespresso». «Mai ci siamo sentiti minoranza – ha affermato – ed abbiamo dato prova di coesione su un argomento così importante». Voto favorevole del gruppo Sardegna Vera è stato espresso da Efisio Arbau (La Base), il quale ha definito questa legge «la stella polare per la nuova programmazione europea». Anche l’esponente della maggioranza ha evidenziato che quello svolto dalla Commissione è stato un lavoro importante a favore di un settore fondamentale per la nostra economia. Arbau ha poi espresso pieno appoggio e fiducia nell’operato dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Un particolare ringraziamento è stato, poi, indirizzato da Arbau al presidente della Commissione, Luigi Lotto, per come ha saputo gestito i lavori e per aver trovato il punto d’incontro tra maggioranza e opposizione. «Adesso – ha concluso Arbau – come  classe dirigente dobbiamo portare nei territori le nuove norme».

Per Luca Pizzuto (Sel), con questa legge la Sardegna avrà a disposizione uno strumento importante. «La norma che si approva oggi – ha detto – ha avuto il merito di accogliere le istanze provenienti dall’esterno del Palazzo. Consentirà di difendere l’agrobiodiversità e di affrontare con più ottimismo il futuro».  Secondo l’esponente di Sel, l’introduzione del marchio «riconosce il lavoro delle imprese che lavorano per la qualità e la valorizzazione delle specificità sarde e mette in campo strumenti di cooperazione all’avanguardia, una risposta seria a chi ha fatto lavori di filiera senza pensare al solo profitto».

Pier Mario Manca (Pds), annunciando il voto favorevole del gruppo Soberania e Indipendentzia, ha rivolto un grazie alla Commissione per il lavoro svolto. «Questa legge – ha detto – non risolve i problemi dell’agricoltura, che sono di natura infrastrutturale, ci permette però di recuperare 20 anni di ritardo sul fronte della protezione dell’agrobiodiversità e, in prospettiva, di favorire le condizioni per la nascita di nuovi posti di lavoro». Manca ha poi sottolineato l’importanza delle norme sul marchio: «Questa è l’occasione per creare un marchio Sardegna e affrontare tutti insieme le sfide dei mercati globali». L’esponente del Partito dei Sardi, infine, ha parlato dei distretti: «Una scommessa – ha detto – che può dare risultati positivi attraverso nuove strategie di programmazione dei fondi comunitari».

Angelo Carta (Psd’Az) ha evidenziato il grande lavoro svolto dalla Commissione “Attività Produttive”: «Adesso la palla passa alla Giunta che dovrà svolgere un lavoro grandissimo per consentire all’agricoltura di iniziare il suo viaggio verso il futuro e tornare ad essere il perno dell’economia sarda».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha espresso il convinto voto a favore della legge e ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalla commissione Agricoltura. «Questa legge – ha dichiarato Desini – segna una svolta per l’agricoltura sarda e mi auguro cambi l’impostazione culturale della politica verso l’intero comparto agricolo». A giudizio del capogruppo della maggioranza «agro biodiversità, marchio regionale e distretti sono inoltre elementi fondamentali per il programma europeo 2014-2020».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato i tempi di approvazione della legge («in meno di un giorno abbiamo approvato 39 articoli») insieme con la responsabile condotta dei gruppi dell’opposizione in Consiglio. Pietro Pittalis ha invitato la Giunta regionale a procedere con la notifica all’Unione Europea della legge «per scongiurare conseguenze negative per l’amministrazione regionale e i beneficiari del provvedimento che ci accingiamo ad approvare». Il capogruppo di Forza Italia ha concluso con la dichiarazione di voto a favore.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha condiviso il giudizio positivo espresso dal presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto. Pietro Cocco ha ricordato le tante “sofferenze” del comparto agricolo ed ha affermato che «la legge è uno strumento efficace per dare un aiuto al settore agricolo e più in generale ad un mondo troppo al lungo trascurato». Il capogruppo dei democratici ha affermato che alla legge dovranno seguire però atti e comportamenti concreti a sostegno e per la valorizzazione del comparto e delle produzioni dell’agroalimentare sardo.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri iscritti a parlare ha dichiarato aperta la votazione finale delle legge con procedura elettronica e palese: legge approvata con 47 sì e 2 astenuti.

L’Assemblea ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno con l’interpellanza n. 26 (Oppi e più) «sugli intendimenti della Giunta regionale circa la ventilata creazione di un centro di ricerca superiore ad Olbia».

Illustrandone il contenuto il primo firmatario Giorgio Oppi ha ricordato che «era stata presentata nel mese di giugno perché in quel periodo c’erano incontri dappertutto tranne che in Consiglio regionale, anche se poi si è arrivati ad importanti chiarimenti in commissione». «Siamo d’accordo – ha ribadito Oppi – ma sia il Qatar che il Bambin Gesù non possono certo essere citati come esempio di perfezione, anche per le istanze fallimentari in corso nei confronti del Bambin Gesù a Catanzaro come a Roma».«Oggi sono preoccupato – ha osservato il consigliere dell’Udc – perché le date ormai annunciate sono ormai tutte superate e poi manca ancora la deroga che il Governo doveva inserire nel cosiddetto decreto sblocca Italia del governo, spero non sia un segnale negativo». «Ci sono poi alcune cose che non ci convincevano – ha proseguito – perché dire che si recuperano 60 milioni con la mobilità attiva e passiva è una stronzata, al massimo sono 10, stiamo dando opportunità noi a loro e non il contrario». «Vorremmo sapere qual è lo stato dell’arte – ha detto infine – perché prima c’era tanta fretta ma solo da pochi giorni, per esempio, è stata chiesta la disponibilità dell’immobile».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha affermato di non avere «notizie aggiornate, salvo quelle comparse sulla stampa».

Il consigliere Oppi ha replicato di non essere l’autore degli articoli. «Però non ho sentito qual è lo stato dell’arte – ha dichiarato – altrimenti devo dedurre che non c’è nessuna risposta».

L’assessore della Sanità ha ribadito di non avere una risposta esaustiva. Ha però ribadito che i lavori per l’apertura della struttura dovrebbero iniziare nel marzo del 2015 divisi in due parti, «ad iniziare da 178 posti utilizzati per attività riabilitazione e acuti; noi abbiamo spinto per la ricerca sulla genetica delle popolazioni e sulle malattie degenerative, con un progetto del Bambini Gesù ed un dispositivo che permette di intervenire sulle cellule in modo molto innovativo». «Per quanto riguarda il budget – ha continuato l’assessore – è fissato a livello nazionale dalla legge 502 e dalla legge regionale 10, la remunerazione delle funzioni avviene in base ad un costo standard per tipologie di attività ma, in carenza di un decreto attuativo che non è mai stato emanato dal ministero, l’interpretazione della norma è lasciata alle scelte discrezionali delle regioni». «Il tetto massimale – ha spiegato Arru – è 55,6 milioni, il governo deve ora emanare un provvedimento di deroga sia per acuti che per massimale della spesa sanitaria».

Il consigliere Oppi, intervenendo per la replica, ha ringraziato l’assessore che ha fornito dati corretti ma, ha osservato, «senza deroga tutto questo che abbiamo detto non si può fare; l’accreditamento viene riconosciuto di norma per singole unità mentre a loro è stata riconosciuta a livello globale». Non solo, ha aggiunto, «nella nuova struttura non ci sarà pronto soccorso perché costa molto». Io mi auguro, ha concluso l’esponente dell’Udc, «che tutto si risolva in modo positivo, ma la data annunciata era il 24 giugno, è passato un altro mese e non si è visto niente; speriamo che sia vero quello che hanno detto autorevoli esponenti del Pd ma ci vuole molto rigore perché molte cose che hanno detto non sono da centro di eccellenza».

Il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’ultimo punto all’ordine del giorno di oggi, la discussione delle mozioni n. 61  (Pizzuto e più ) «sugli eventi che stanno riguardando la Striscia di Gaza» e n. 62 (Zedda e più) «sul conflitto nella Striscia di Gaza e sulle recenti notizie inerenti un rafforzamento della presenza militare nell’Isola». Il presidente ha disposto la discussione unificata dei due testi visto che trattavano dello stesso argomento.

L’on. Ganau ha dato la parola a Luca Pizzuto (Sel) per l’illustrazione della sua mozione. L’esponente della maggioranza ha ricordato che, anche nei nostri paesi, ci sono profonde ferite inferte dalla guerra. «C’è una ferita in ogni comunità a causa dei conflitti – ha affermato Pizzuto – vi invito a pensare cosa significhi per il popolo palestinese la guerra». Il consigliere regionale ha ricordato che il popolo ha subito 4.626 raid, 1.865 morti, 9.300 feriti, 240mila rifugiati nei campi Onu.

La maggior parte dei bombardamenti, ha evidenziato Pizzuto, hanno come obiettivo la Striscia di Gaza. «Noi troviamo che sia inconcepibile quello che sta accadendo a Gaza, la più grave delle violazioni dei diritti umani. Mi chiedo da che parte stia l’Occidente, l’Onu e questo Consiglio regionale rispetto a questa guerra. Abbiamo il dovere di garantire la pace». Pizzuto ha affermato che non è accettabile che «nelle nostre basi militari siamo complici di questo genocidio perché mettiamo a disposizione il nostro territorio per le esercitazioni». Pizzuto ha dichiarato di essere filo palestinese, «perché hanno subito gravissime ingiustizie», ed ha aggiunto: «Abbiamo il dovere di esprimerci come Consiglio regionale per chiedere la pace e per costruire la pace». 

«Chiediamo – ha affermato – un impegno concreto alla Giunta per la ricostruzione delle strutture socio-economiche e sanitarie di Gaza. Chiediamo di portare avanti ogni azione utile alla costruzione della pace in Medio Oriente e nel mondo, ma anche creare e promuovere una tavola rotonda euro-mediterranea dei giovani per la nonviolenza, che sia luogo di incontro per le giovani generazioni che abitano tale zona e che possa formare a una cittadinanza orientata alla pace e alla nonviolenza, diventando un incontro annuale recante avanti iniziative atte a rendere tale evento un importante momento di dibattito e di formazione concreta su queste tematiche».

Paolo Zedda (Rossomori), primo firmatario della mozione n.62, ha segnalato il pericolo di lasciarsi guidare dal sentimento generale che, in passato, ha prodotto fenomeni come il fascismo e il nazismo.  «In Italia – ha detto Zedda – durante il Ventennio tutti erano fascisti perché inconsapevoli della portata antidemocratica della filosofia littoria, il sentimento generale era quello. Anche in Germania erano tutti nazisti, era normale esserlo. Più tardi, noi tutti abbiamo vissuto l’epopea western, decantata dal cinema americano che esaltava i cowboy e puntava l’indice contro gli indiani. Quella cinematografia distingueva tra buoni e cattivi. Solo in seguito abbiamo capito che si trattò di un autentico genocidio. Qualcosa di simile è accaduto in Medio Oriente».

Zedda ha quindi fatto un breve excursus sul conflitto israelo-palestinese ricordando i pronunciamenti dell’Onu per la nascita di due Stati: “Subito dopo quella decisione – ha detto l’esponente dei Rossomori – c’è stata un’azione di pulizia etnica: nel ’67, con la guerra dei sei giorni, Israele ha occupato di territori palestinesi, negli anni ‘90 i coloni israeliani si sono insediati nelle terre migliori della Palestina costringendo i palestinesi a vivere in piccoli appezzamenti distribuiti a macchia di leopardo. Ogni volta che si avvicina la possibilità di una pace duratura succede qualcosa che inasprisce nuovamente gli animi. In quest’ultimo conflitto, partito dal falso rapimento di tre israeliani, si è cercato di fomentare l’odio nei confronti dei palestinesi per giustificare bombardamenti e occupazioni armate».

Secondo Zedda, sul conflitto di Gaza le notizie arrivano in modo distorto. «Abbiamo la percezione di una guerra simmetrica – ha detto il consigliere della maggioranza – invece è uno degli eserciti più potenti del mondo che attacca una popolazione inerme: 1.800 morti tra i palestinesi, quasi tutti civili, contro i 67 israeliani (solo tre civili)». Zedda ha poi stigmatizzato l’atteggiamento «supinamente equidistante» del Governo italiano, vicino nei fatti a Israele perché «suo maggiore fornitore di armi». 

A conclusione del suo intervento, l’esponente dei Rossomori ha sollecitato il Consiglio a pensare in modo diverso: «Noi sovranisti auspichiamo che i sardi agiscano come una nazione e condannino la politica criminale israeliana perché credono nella giustizia e perché si oppongono alla sperimentazione delle bombe nelle spiagge della Sardegna. Occorre impedire le esercitazioni nei nostri poligoni delle forze militari che bombardano Gaza – ha concluso Zedda – non vogliamo le mani sporche di sangue di chi uccide i bambini palestinesi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato in premessa che «i conflitti nascono per difendere e affermare due ragioni». Il concetto è stato utilizzato dall’esponente della minoranza per evidenziare il «marcato pregiudizio anti israeliano che caratterizza alcuni interventi e in particolare alcune parti di una delle due mozioni in discussione». Michele Cossa ha dichiarato che siamo dinanzi a due popoli e a una situazione di tensione che si trascina ormai da lungo tempo. Il consigliere dei Riformatori sardi, nel dichiarare di condividere la preoccupazione per quanto accade a Gaza in questi giorni, ha ribadito che non si può non tenere conto delle vicende che hanno visto il sorgere dello Stato di Israele e «le paure di chi da sempre vive con l’incubo degli attacchi terroristici». Cossa ha ricordato in tono polemico il rapimento prima e l’uccisione poi dei tre militari israeliani («è stata questa la scintilla che ha scatenato l’ultima tragedia») e ha concluso rivolgendosi al consigliere Pizzuto per sottolineare che «allo Stato di Israele ci si può rivolgere perché è una grande democrazia mentre non possiamo rivolgerci all’indirizzo di Hamas perché è un’organizzazione terroristica».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha manifestato supporto e sostegno alle mozioni in discussione e ha definito “allarmante” l’eventualità che l’aviazione israeliana possa svolgere esercitazioni nei poligoni militari in Sardegna. Francesco Agus ha auspicato comportamenti conseguenti del presidente della Giunta ed ha dichiarato di non sentirsi affatto sereno per le dichiarazioni rese dal ministro della Difesa che ha affermato, in risposta ad un’interrogazione parlamentare, che il calendario delle esercitazioni militari nell’Isola non è stato ancora approvato. L’esponente della maggioranza ha quindi concluso con la richiesta che il Consiglio sia informato e segua con attenzione tutte le esercitazioni militari che si svolgono nel territorio della Sardegna.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Paolo Truzzu, ha espresso apprezzamento per lo svolgimento del dibattito in Consiglio su temi di così grande rilevanza. Truzzu si è quindi dichiarato «filo palestinese ma non anti israeliano» e ha rimarcato che nel conflitto tra Israele e Palestina i morti sono i civili che vivono nella Striscia di Gaza e non i militanti di Hamas. «Serve riaffermare il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e di quello israeliano per ribadire il diritto all’esistenza di due Stati», ha dichiarato l’esponente della minoranza che ha aggiunto, «Hamas non rappresenta il popolo palestinese e neppure il complesso e vasto mondo musulmano». Truzzu ha concluso ricordando che quello in Medio Oriente non è l’unico conflitto aperto ma che altri se ne registrano di altrettanto preoccupanti e violenti in Ucraina, Siria e dove i cristiani sono perseguitati dai musulmani. «Evitiamo la demagogia – ha affermato il consigliere eletto in Fdi – sono pacifico ma non pacifista, perché a volte le ragioni si devono difendere anche con il ricorso alle armi».

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipedentdentzia) ha affermato che «non è mai facile parlare dell’orrore e delle stragi di bambini ma non si può avere un atteggiamento equidistante, quella sarebbe davvero demagogia, in Consiglio regionale se ne sta parlando con troppa disattenzione». Si deve sottolineare invece, a giudizio di Usula, «che l’80% della popolazione palestinese può usare solo il 10% delle risorse idriche e non ha libertà di movimento: davanti a questo non si può essere equidistanti». «Chiedo – ha detto – un minuto di silenzio del parlamento sardo per dimostrare contro questa guerra, contro questo genocidio, contro la strage di innocenti a Gaza».

Il presidente Gianfranco Ganau ha invitato l’Aula ad osservare un minuto di raccoglimento per tutte le vittime della guerra, di ogni parte.

Il consigliere Marco Tedde, di Forza Italia, ha condiviso in apertura le argomentazioni espresse dal consigliere Cossa perché «quando si parla di tragedie umanitarie bisogna avere una visione diversa e non parziale delle cose, non ci si può indignare per le vittime palestinesi e poi passare un colpo di spugna sulle vittime israeliane del terrorismo di Hamas in tutti questi anni, non si possono creare vittime di serie a e di serie b». In una delle due mozioni, a parere di Tedde, «c’è un pregiudizio anti israeliano inaccettabile: torti e ragioni? Lo dirà la storia, noi dobbiamo cercare di fermare la tragedia umanitaria o quanto meno dare un contributo, certamente non si può sostenere la censura del Governo italiano o schierarsi dalla parte di uno degli schieramenti in guerra».

Il consigliere Gavino Sale (Sardegna vera-iRS) c’è un film che ricorda la nascita della base militare di Teulada, «quando l’esercito italiano distrugge i cuiles, le case di campagna». La storia del popolo palestinese in qualche modo ci interroga, ha continuato Sale ricordando una recente iniziativa pubblica in cui Irs, insieme ad altre forze politiche, «ha chiesto scusa ai palestinesi a nome del popolo sardo perché le armi che li stanno colpendo sono state testate nelle basi di Quirra e Teulada, come sardi ci sentiamo colpevoli e vogliamo proporre alla fine della guerra che i bambini palestinesi vengano ospitati sia nelle strutture sanitarie sarde sia nella nostra comunità, come atto doveroso di riparazione verso una situazione dove non c’è nessuna umanità». Solidarizzo con i disertori israeliani, ha detto poi Sale, e «non capisco alcuni sardi che sostengono le tesi del governo di Tel Aviv: chiediamo la sospensione delle esercitazioni in Sardegna cui parteciperà anche l’esercito israeliano, il governo regionale deve prendere una posizione molto netta su questo punto perché ormai siamo diventati un obiettivo sensibile mentre la Sardegna deve essere una terra di pace».

Il presidente ha dato la parola al consigliere di forza Italia, Giuseppe Fasolino: «Non saremo noi a risolvere i problema di Gaza e sono d’accordo con l’intervento dell’on. Cossa e dell’on. Tedde». Fasolino ha evidenziato che c’è una mozione più tifosa e una più equilibrata e «quest’ultima dovrebbe rappresentare il nostro atteggiamento. La mozione da sostenere è quella che dice torniamo alla pace».

«Sono orgogliosa di fare parte di questo Consiglio – ha affermato Anna Maria Busia (Cd) – e di essere collega dell’on. Pizzuto e dell’on. Zedda, che ringrazio per aver proposto questo argomento. Non risolveremo i problemi del Medio Oriente, ma la pace di costruisce partendo da piccoli gesti». Busia ha ricordato che non si può confrontare la forza dell’esercito israeliano con quella dei palestinesi. Quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, secondo l’esponente della maggioranza, è un atto criminale.

Conclusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola all’assessore regionale alla Cultura, Claudia Firino. L’esponente dell’esecutivo ha sottolineato l’importanza delle due mozioni presentate «che offrono l’opportunità di dibattere temi così rilevanti anche nella sede di un Consiglio regionale, e di dare un contributo concreto a una situazione così grave come il conflitto israelo-palestinese». Secondo Firino, nonostante le diverse interpretazioni che si possono dare, ciò che è intollerabile è la drammatica situazione umanitaria a Gaza. «E’ necessario pensare al ruolo che una Regione può giocare in questo contesto, i suggerimenti e le proposte che emergono dalle mozioni offrono un importante spunto di riflessione».

L’assessore ha poi ricordato che la Giunta, in questi primi mesi di governo, ha dimostrato di voler assumere posizioni forti sul tema delle servitù militari che hanno nella nostra regione un peso altissimo, non paragonabile a quello delle altre regioni italiane. «Da questo tipo di politica – ha detto Firino – parte una risposta che può assumere un significato forte. La Regione può fare molto sul fronte della cooperazione e della cultura e contribuire a rafforzare l’intervento umanitario può essere rafforzato».

Firino, infine, ha apprezzato la proposta di apertura di un dialogo euromediterraneo rivolto ai giovani: «Esprimo a nome della Giunta un parere favorevole alle mozioni e in generale all’avvio di iniziative non sporadiche su un tema così importante».

Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, presentatore della mozione n. 61, ha definito “inaccettabile” l’etichetta di anti israeliano. «Nessuno mette in discussione il diritto di Israele ad esistere – ha dichiarato l’esponente di Sel –ma vogliamo che analogo diritto sia riconosciuto al popolo palestinese». Pizzuto ha ammesso che la mozione da lui presentata può definirsi equilibrata ma non equidistante ed ha argomentato l’affermazione facendo riferimento al caso dei soldati israeliani uccisi: «Non è provato che siano stati rapiti e uccisi per mano di Hamas ma se anche così fosse la reazione di Israele è sproporzionata e inammissibile». Pizzuto ha concluso con la richiesta che le due mozioni in discussione sia messe in votazione separatamente.

Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Paolo Zedda, presentatore della mozione n. 62 ha replicato duramente alle affermazioni del consigliere Cossa: «Non voglio essere equidistante perché le due condizioni di Israele e Palestina non sono simmetriche». Paolo Zedda ha ricordato la potenza atomica di Israele e l’assenza di un esercito palestinese, per ribadire che «la Palestina è sotto occupazione da 46 anni». «Non accetto di essere definito anti israeliano – ha incalzato l’esponente della maggioranza – perché mi associo ai tanti israeliani che contestano l’oppressione in atto a Gaza e la politica del governo Israeliano». «I terroristi sono coloro i quali uccidono i civili – ha affermato Paolo Zedda – e i civili uccisi in Palestina sono più di mille contro i tre cittadini Israeliani deceduti». Il consigliere dei Rossomori ha concluso con l’appello perché Israele metta fine all’occupazione della Palestina e la Sardegna non conceda i poligoni per le esercitazioni dei militari israeliani.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione con procedura elettronica palese la mozione n. 61 (Pizzuto e più) che è stata approvata con 39 sì e un astenuto. Il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario della mozione n. 62 ha chiesto che fosse messa in votazione senza il punto 5 del dispositivo, quello in cui si fa riferimento alla richiesta di embargo per Israele. Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta avanzata dal consigliere Paolo Zedda ed ha aperto la votazione con procedura elettronica. Il presidente ha constatato la mancanza del numero legale. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è intervenuto per sottolineare che l’assenza dei consiglieri della minoranza ha avuto solo significato politico e non di assenza dai lavori dell’Aula.

Preso atto delle dichiarazioni rese dal capogruppo Pittalis, il presidente del Consiglio ha dichiarato conclusi i lavori e ha annunciato che il Consiglio sarà convocato a domicilio.

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Dopo l’approvazione dell’ordine del giorno sul #patto di stabilità, sono ripresi questo pomeriggio i lavori del Consiglio regionale. La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n. 49 (Arbau e più) in materia di “inquadramento dei lavoratori Aras”, illustrata nella precedente riunione ma non discussa a causa dell’assenza dell’assessore dell’Agricoltura.

Il presidente ha, quindi, dichiarato aperta la discussione generale.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che non è la prima volta che l’Aula si occupa del problema, sollecitando la Giunta ad adeguarsi agli indirizzi del Consiglio, «ma è un fatto: nei precedenti cinque anni non si è fatto nulla». Qui, ha precisato, «non si sta parlando di stabilizzare personale precario ma di procedere al riordino di attività importanti del settore agricolo, ora affidate all’Aras, società finanziata da fondi nazionali e regionali, questi ultimi sempre in aumento nel corso degli anni». In questa fase, dunque, per Solinas «è opportuno e urgente darsi una migliore organizzazione nell’assistenza tecnica in agricoltura, per utilizzare al meglio sia le risorse umane che le infrastrutture della Regione cominciando dai laboratori dello zoo profilattico, per evitare situazioni come quella dei vaccini contro la lingua blu di cui si sono occupati a lungo i mezzi di informazione: è auspicabile perciò che la Giunta individui risposte definitive lungamente attese dal settore agricolo».

Il consigliere Piermario Manca (Pds) ha affermato che «forse tutti siamo d’accordo nel merito, ma la proposta del collega Arbau non è la strada ideale per trovare una soluzione, e lo dico da vecchio dipendente di Aras». Negli anni, ha ricordato Manca, «l’attività della società ha avuto una evoluzione molto positiva, con punte di eccellenza come il centro di controllo del latte di Nuraxi Nieddu ma ora, dopo cinque anni stiamo ripercorrendo le stesse strade ed incontrando le stesse difficoltà, figuriamoci se una mozione riesce a sbloccare la situazione». «I problemi – ha aggiunto Manca – sono iniziati dal 2009 e hanno in qualche modo attraversato gli anni successi fra leggi, atti di indirizzo del Consiglio, mozioni e scambio di corrispondenza fra assessorati, agenzie e uffici, ma nessuno è riuscito ad arrivare ad una soluzione vera».

Il consigliere Oscar Cherchi, di Forza Italia, ha parlato di «fase 4, con il Consiglio più volte impegnato su questo problema, anche se va ricordato che nella precedente legislatura è stato fatto molto come dimostrano gli stessi dati citati da Manca, a cominciare dalla mozione del 2012 che ottenne 59 voti su 59». Poi seguirono, ha continuato Cherchi, «una delibera della Giunta con un atto di indirizzo rivolto a Laore, che rispose negativamente come ebbero esito negativo in primo e in secondo grado i ricorsi presentati dai lavoratori».  Oggi, ha sintetizzato, «siamo allo stesso punto e la stessa Giunta conosce perfettamente la questione; il problema deve essere risolto definitivamente dagli uffici, i due assessori interessati sono presenti in Aula e ora tocca a loro».

Il consigliere Gianmario Tendas (gruppo Pd) ha evidenziato come, sulla base delle leggi e dei provvedimenti adottati nel corso degli ultimi cinque anni, emerga con chiarezza la volontà politica del Consiglio regionale: «definire la questione dell’inquadramento dei lavoratori dell’Aras». L’esponente della maggioranza ha ricordato “il ruolo strategico e le funzioni irrinunciabili” svolto dai circa 300 professionisti dell’agenzia regionale che ha nel centro per la qualità del latte di Nuraxi Figus il suo fiore all’occhiello per le attività svolte a supporto e nell’interesse dell’intero comparto agro zootecnico della Sardegna. «Ma l’Aras – ha aggiunto Tendas – svolge una funzione fondamentale anche per il comparto lattiero caseario, insieme con quelle irrinunciabili per le politiche del benessere animale e per le attività rivolte alla certificazione della qualità contenute nel nuovo Prs». Il consigliere del Partito democratico ha quindi proposto al primo firmatario della mozione n. 49, l’onorevole Efisio Arbau, di procedere con il ritiro della mozione in discussione, al fine di procedere con la predisposizione di un ordine del giorno unitario che impegni la Giunta regionale a definire l’annosa questione relativa all’inquadramento del personale dell’Aras.

Il consigliere del gruppo Sel, Eugenio Lai, ha ringraziato il collega Efisio Arbau, per aver assunto un’iniziativa consiliare che ha avuto il merito di riportare all’attenzione del Consiglio e dell’esecutivo la questione irrisolta del personale dell’Aras. Il vice presidente del Consiglio ha ricordato il lungo iter legislativo e amministrativo che riguarda l’inquadramento dei circa 300 professionisti che prestano servizio nell’agenzia regionale per affermare che «a distanza di anni e dopo l’approvazione di opportune leggi la situazione è rimasta senza una soluzione». Lai ha anche ricordato che «i lavoratori precari, sono circa 12mila in Regione, hanno di fatto colmato i deficit dell’amministrazione regionale» e quanto i dipendenti dell’Aras siano fondamentali per l’assistenza tecnica all’intero comparto agro zootecnico. «Serve una soluzione – ha insistito Eugenio Lai – anche perché l’inquadramento dei lavoratori Aras in Laore non comporterebbe costi aggiuntivi per la Regione sarda e le professionalità che in essa vi sono potrebbero essere impegnate in altri compiti strategici, ad incominciare da quelli che riguardano la lotta alla peste suina». L’esponente di Sel ha quindi dichiarato favore per il dispositivo della mozione ed ha affermato di essere pronto a sostenere un eventuale ordine del giorno condiviso dall’intero Consiglio regionale.

Il consigliere Paolo Truzzu (gruppo Sardegna-Fdi) ha ringraziato il collega Efisio Arbau per l’iniziativa consiliare e ha ricordato un’interpellanza presentata lo scorso 9 giugno proprio sul mancato inquadramento del personale Aras. L’esponente della minoranza ha evidenziato che i dipendenti Aras non sono precari ma professionisti che prestano la loro opera per offrire servizi irrinunciabile per l’intero comparto agro zootecnico sardo. «Serve che si applichino le leggi approvate in Consiglio, la cui volontà politica a proposito dell’Aras è fin troppo chiara», ha insistito Paolo Truzzu che ha concluso dichiarando la disponibilità a una iniziativa unitaria nell’Assemblea sarda.

Dell’urgenza di trovare una soluzione in tempi rapidi ha parlato anche il consigliere del Pd Luigi Lotto. «Siamo davanti a un gruppo di lavoratori che da oltre tre decenni svolge la funzione di assistenza tecnica nel settore zootecnico, il resto dell’agricoltura viene assistita dall’agenzia Laore. Gran parte dei tecnici Aras – ha affermato Lotto – è stata assunta nello stesso periodo in cui sono stati assunti quelli di Laore, hanno svolto lo stesso lavoro, con garanzie e retribuzioni diverse, ma responsabilità identiche. Il problema è politico e politicamente va risolto».

Lotto ha poi ricordato i pronunciamenti unanimi del Consiglio che, a più riprese, in passato, ha sollecitato il rispetto delle leggi adottate. «E’ il momento di agire – ha detto l’esponente del Pd – qualora non andasse in porto questa richiesta dei lavoratori si farebbe loro un grande torto. Noi non abbiamo diritto di mortificare una categoria che ha maturato un diritto. Abbiamo il dovere di riconoscere questo diritto. Compito del Consiglio – ha concluso Lotto – è quello di trovare una soluzione, altrimenti si fa un’ingiustizia».

Per Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna”, non si può che essere favorevoli di fronte all’esigenza di dare risposte ai lavoratori e alle loro famiglie. «La vicenda dell’Aras è una vicenda lunga – ha evidenziato Fenu – non possiamo fare più errori, è necessario individuare un percorso che porti a una soluzione definitiva. Altrimenti si rischia di continuare a creare illusioni». Secondo Fenu, prima di procedere a un inquadramento del personale Aras occorre però definire la riorganizzazione degli uffici regionali, allo studio della Giunta. «Impensabile – secondo il consigliere del Movimento Zona Franca – individuare un percorso senza prima avere un quadro definito». Fenu ha poi segnalato l’esigenza di far entrare nella partita anche i disoccupati e liberi professionisti che non sono attualmente ricompresi negli organici dell’Ara. «Occorre evitare il rischio che un concorso ad hoc venga respinto o possa incorrere nella procedura di infrazione europea. La soluzione prospettata potrebbe essere lesiva del principio delle pari opportunità. Chi attende nelle graduatorie – ha detto Fenu – potrebbe fare ricorso. Stesso trattamento dovrebbe essere inoltre riservato ai dipendenti dell’APA, anche loro hanno diritto ad avere lo stipendio garantito mese per mese».

Il consigliere della minoranza ha infine chiesto di verificare preventivamente la disponibilità dei dipendenti Aras ad essere inseriti negli organici dell’Agenzia «chi svolge la libera professione potrebbe non essere interessato» e di definire le piante organiche degli enti agricoli. «Attualmente i dipendenti dell’Aras svolgono un ruolo importante – ha concluso Fenu – il loro lavoro è soprattutto in campo sanitario. Forse sarebbe meglio pensare ad un percorso che li porti verso l’assessorato alla Sanità».

Anche il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato la necessità di procedere in tempi rapidi. «E’ una vicenda antica, datata, rispetto alla quale la politica tutta è responsabile». Il capogruppo di Forza Italia si è poi rivolto direttamente alla Giunta: «Le leggi del Consiglio si attuano e si rispettano. Fate entrare questo principio nella testa di qualche funzionario riottoso. Nella scorsa legislatura abbiamo creato una commissione d’inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali. Chiedo al presidente Ganau  che il risultato di quel lavoro venga messo a disposizione di tutti. Ne viene fuori un quadro chiaro: ogni volta che le norme riguardano i diritti dei lavoratori e dei precari non vengono rispettate. C’è un blocco negli uffici dell’Assessorato degli Affari generali o di qualche altro assessorato che ha competenze in materia, in questo caso l’agricoltura».

Pietro Pittalis, al termine del suo intervento, si è detto disponibile ad aggiungere le firme del centrodestra alla mozione n. 49. «Non ci sono valutazioni di parte in vicende come queste – ha concluso l’esponente della minoranza – serve un atto di coraggio per sbloccare la situazione e porre rimedio alle storture del sistema burocratico che va riformato nella cultura di chi si è arrogato il potere di dare interpretazioni che non competono».

Il presidente del Consiglio ha dichiarato chiusa la discussione generale e ha dato la parola alla Giunta. Ha preso, quindi, la parola l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, la quale ha ricordato che si tratta di un problema che arriva da lontano, ossia dal 2006. Una questione, ha spiegato, che ha vissuto momenti difficili e momenti in cui poteva essere risolta e ha ricordato il ruolo fondamentale svolto dai dipendenti dell’Aras. «Li ho incontrati diverse volte e ritengo che l’attività da loro svolta sia fondamentale e ha contribuito alla crescita del comparto agro zootecnico sardo». L’assessore ha ricordato però che il problema si è creato nel 2010 con gli atti di indirizzo nazionale sul contenimento della spesa che hanno messo paletti rigidi per le assunzioni nella pubblica amministrazione. «Sicuramente – ha ribadito l’assessore – è necessario procedere alla riforma delle agenzie agricole nell’ambito della più ampia riforma della pubblica amministrazione, per razionalizzare i servizi e rendere più efficace l’azione di agenzie ed enti». Falchi ha affermato che una volta realizzato questo importante intervento si potrà capire meglio come intervenire per risolvere il problema dei dipendenti dell’Ara, che non potranno però essere assorbiti da Laore.

L’assessore agli Affari generali Gianmario Demuro ha annunciato in apertura che «rispetto al quadro di vincoli molto rigido del recente passato la situazione sta cambiando grazie a un decreto legge ora in fase di conversione alla Camera che apre una speranza, dopo anni di blocco delle assunzioni, individuando una procedura di sblocco del turn over su base pluriennale». Anche la Regione sarda, dunque, potrà intervenire su tante situazioni aperte con soluzioni strutturali. «Bisogna guardare ai complessi problemi del personale – ha osservato Demuro – con una visione di sistema, pensando a quelli che sono dentro la pubblica amministrazione ma anche a quelli che sono fuori e potrebbero dare molto; insomma, avviamo un percorso razionale e condiviso in grado di dare prospettive a chi lavora ed ai giovani, ricomprendendo tutti nella ripartenza del settore pubblico». Senza dimenticare, ha avvertito, «che i vincoli della spesa comunque ci sono e da sempre sotto la lente di ingrandimento del controllo della Corte dei conti; la Giunta comunque si occuperà di garantire questa proporzionalità in modo equilibrato, riorganizzando e risparmiando».

Il capogruppo di Sardegna vera  Efisio Arbau ha rivolto all’Aula un appello a «concentrarsi sui problemi concreti, sulle soluzioni, su un metodo di lavoro in cui ci si parla con sincerità, anche limando certe incomprensioni fra maggioranza e minoranza che possono essere superate». Prendendo spunto da alcuni interventi precedenti, Arbau ha condiviso le argomentazioni del collega Lotto del Pd, «che ha centrato il tema parlando di questione politica», e del capogruppo di Forza Italia Pittalis, «che con onestà ha riconosciuto che nella legislatura precedente il problema non è stato risolto». Aver riportato in Consiglio la questione Aras, per il capogruppo di Sardegna Vera, «non è stato un peccato, altrimenti le questioni volano, è il difetto peggiore di una certa politica». Citando un esempio di politica economica nazionale, Arbau ha infine ricordato che «Renzi ha affrontato i problemi anche con il parere contrario dell’ufficio studi del Senato, perché il bonus di 80 euro è arrivato anche superando certe difficoltà. Anche in Sardegna la politica deve prendere un impegno e almeno confermare le decisioni assunte precedente mandato». Ha proposto in conclusione un ordine del giorno unitario, da votare nella seduta in corso o in quelle successive.

Il presidente Ganau, a norma di regolamento, ha messo ai voti la proposta del consigliere Arbau, invitando l’Aula a pronunciarsi con un intervento a favore e uno contro.

Il consigliere del Pd Roberto Deriu, pronunciandosi a favore della proposta di Arbau, ha sottolineato «la volontà molto diffusa di affrontare il tema con soluzioni auspicate da tutti; occorre perciò vedersi per un testo congiunto anche alla luce delle novità citate dalla Giunta». Ha proposto la sospensione del punto all’ordine del giorno, per poi riprenderlo in una seduta successiva.

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas, sull’ordine dei lavori, ha chiesto invece una riunione della conferenza dei capigruppo, «perché non si può interrompere e riprendere continuamente l’esame dell’ordine del giorno, questo impedisce alla minoranza di programmare in modo ordinato la sua attività». Il presidente Ganau ha accolto la proposta del capogruppo sardista ed ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha illustrato all’Aula l’esito della Conferenza dei Capigruppo che ha deciso di sospendere la discussione della mozione n. 49 in attesa della predisposizione di un ordine del giorno unitario che dovrà essere presentato all’Aula entro le 13 di domani.

Si è quindi passati al secondo punto all’ordine del giorno: l’esame del Testo Unificato  n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al primo relatore, il presidente della Quinta Commissione Luigi Lotto (Pd). «Inizia oggi l’esame di una legge – ha esordito Lotto – che ha come obiettivo il rilancio del settore agricolo in Sardegna. Tre i temi fondamentali: la salvaguardia e la valorizzazione dell’agrobiodiversità isolana; la tutela dei prodotti di qualità con la creazione di marchi collettivi; il rafforzamento e lo sviluppo del tessuto economico locale». Il presidente della Commissione Attività Produttive ha poi ricordato l’iter affrontato in commissione cha ha permesso di unificare cinque diverse proposte di legge e una di iniziativa popolare. «Si puntava al varo di una norma organica – ha spiegato Lotto – nell’arco di due mesi, con il contributo di tutti, si è arrivati al Testo Unificato».

La legge in discussione, approvata lo scorso 9 luglio, è suddivisa in tre capi. Il primo è dedicato all’agrobiodiversità. «Nella discussione in Commissione – ha rimarcato Lotto – è emersa l’opportunità di uno strumento normativo che tuteli e valorizzi la biodiversità regionale in considerazione dell’avvento di nuove tecnologie che della diffusione di modelli agricoli vincolati a varietà con una base genetica molto stretta. Elementi che rappresentano una potenziale minaccia di contaminazione e di erosione genetica. Vista l’importanza riconosciuta dalla Regione all’agricoltura e alle produzioni tipiche e di qualità, la perdita o la riduzione delle biodiversità non equivarrebbe semplicemente a un depauperamento dell’ambiente ma metterebbe a rischio risorse naturali fondamentali per lo sviluppo economico e sociale di molti territori dell’Isola».

Il presidente della Quinta Commissione ha poi auspicato che in futuro venga affrontato con un’apposita legge anche il tema della biodiversità della fauna selvatica e della flora spontanea. «Il testo in discussione – ha detto – comincia a mettere dei paletti sull’agrobiodiversità la cui tutela e valorizzazione è indispensabile, paradossalmente, per la sopravvivenza dell’agricoltura moderna, basata su varietà altamente produttive ma fragili in termini di variabilità genetica e capacità di adattamento al clima e all’ambiente. Queste produzioni possono trovare elementi per il loro rinnovamento solo nella ricchezza dell’agrobiodiversità. Non è un caso che le multinazionali vadano alla ricerca costante di un nuovo patrimonio genetico da utilizzare per brevettare nuove varietà da immettere sul mercato mondiale».

Tre, i pilastri su cui si fonda il Testo Unificato: l’istituzione dei repertori regionali dell’agrobiodiversità, dove saranno iscritte le risorse genetiche locali con la creazione della Banca regionale del germoplasma; la rete di conservazione e sicurezza delle risorse genetiche di interesse agrario, zootecnico e forestale; il riconoscimento del ruolo di “agricoltore custode” a coloro che si occupano della conservazione delle razze e varietà locali a rischio estinzione. «Obiettivo della legge – ha concluso Lotto – è creare le condizioni per il rilancio dell’economia delle aree rurali della Sardegna e dell’agricoltura in particolare, attraverso la creazione di distretti dell’agroalimentare, della pesca e acquacoltura di qualità e delle produzioni biologiche».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola al consigliere del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, per svolgere la relazione di minoranza al testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti”. L’esponente della minoranza ha ricordato in premessa l’iniziativa promossa nel 2010 e sottoscritta da oltre 22mila elettori a favore del consumo dei beni dell’agroalimentare prodotti in Sardegna ed accolta con favore – così ha dichiarato il consigliere dell’opposizione – dall’allora presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, e dall’ex assessore dell’Agricoltura, Oscar Cherchi. Modesto Fenu ha dunque dato lettura integrale della relazione di minoranza allegata al testo unificato n. 3 (Plip) 13-14-16-22-49/A “norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro biodiversità, marchio collettivo, distretti”, approvato dalla Quinta commissione nella seduta del 9 luglio 2014.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato conclusi i lavori. Il Consiglio è convocato domani alle 10.oo per la discussione al testo unificato in materia di Agricoltura.

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 Il Consiglio regionale ha approvato questa mattina l’ordine del giorno della maggioranza sull’intesa Regione-Governo sul #patto di stabilità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente dell’Assemblea ha dato la parola alla Giunta regionale, rappresentata dall’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, per l’intervento di replica a conclusione del dibattito sull’accordo fra Stato e Regione relativo al Patto di stabilità.

Il capogruppo di forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha osservato che «anche per rispetto dell’assessore, non credo si possa procedere in un’Aula semivuota» ed ha proposto una sospensione.

Il presidente Ganau ha accolto positivamente la richiesta disponendo una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori, ha preso la parola l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, che, in apertura, ha affermato che «si è discusso molto, in Aula e fuori, di un accordo importante di cui abbiamo costantemente informato il Consiglio; io personalmente, dopo il pre-accordo politico ho chiamato da Roma l’ex presidente Cappellacci, l’ho fatto perché crediamo anche nella continuità istituzionale della nostra Regione che chiunque governi cerca di rappresentare al meglio con serietà e rispetto istituzionale». Però, ha continuato l’assessore, «nel dibattito di ieri si sono sentite contrapposizioni aprioristiche e demagogiche, falsità: si è detto che l’accordo che coinvolge gli Enti locali ma non è vero, che si è ceduta l’autonomia di accertamento delle entrate ma su questo non c’è una sola parola, che si è rinunziato a 3 o 4 miliardi di euro, ma dove stanno?»

Come in tutte le cose, anche  quelle molto tecniche, è necessario secondo l’assessore della Programmazione «analizzare con attenzione le singole questioni e valutare i pro e i contro con rigore e pragmatismo». Soffermandosi sul raffronto fra la situazione della finanza pubblica regionale “prima” e “dopo” l’accordo, Paci ha spiegato che «la situazione di partenza era di entrate non definite con precisione perché mancavano le norme di attuazione che la Giunta precedente aveva cercato di fare senza però riuscire a trasformarle in legge; oggi questo accertamento lo fa la ragioneria dello Stato, al di là della volontà di chi governava prima». Per quanto riguarda il cosiddetto sforamento del Patto, Paci ha affermato che ammontava a circa 300 ml a prescindere dalla nettizzazione del fondo unico «e questo avrebbe comportato una sanzione; arrivati al governo, dopo appena una settimana abbiamo certificato  questa situazione e non potevamo fare altro, ma è chiaro che questi dati avrebbero comportato restrizioni, blocco della spesa corrente e degli investimenti, sanzioni pecuniarie, saremmo andati davanti alla Corte Costituzionali e, anche tenuto conto della sua giurisprudenza costante, si sarebbe perso senza ombra di dubbio, tutti i pareri legali sono concordi sul punto».

In prospettiva inoltre, a giudizio dell’esponente della Giunta «non ci sarebbe stato nessun incremento del patto nel 2014 e negli anni seguenti, l’anomalia c’è ed stata riconosciuta  dalla Corte Costituzionale ma poi nasce il vero contenzioso perché non è possibile quantificare quanto riconosciuto senza un forte accordo politico».

Passando ad esaminare la situazione concretamente scaturita dall’accordo col Governo l’assessore ha sottolineato che «vengono cancellate le sanzioni per il 2013, per il 2014 la Regione ha 364 milioni in più, vengono tolti i vincoli del Patto di stabilità dal 2015 e questo è un grande risultato, più di quello che ci saremmo aspettati, si è ottenuto il 100% e questo lo capisce anche zia Peppina di Sennori, spero che si smetta di fare mistificazione anche in quest’Aula».

Quanto alla chiusura dei contenziosi precedenti si tratta, per l’assessore, di un passaggio necessario senza il quale è impossibile arrivare ad un accordo. «Ci sono ancora tante cose da fare – ha detto avviandosi alla conclusione – ma abbiamo uno strumento importate per sviluppare buone politiche per il lavoro, gli Enti Locali, l’industria agricoltura e le imprese, con margini di autonomia più ampi che cercheremo di ampliare ancora con l’agenzia sarda delle entrate…»

Il presidente Ganau, con una brevissima interruzione, ha invitato l’assessore ad «astenersi dal fare valutazioni ed a concludere l’intervento». L’assessore Paci ha concluso il suo intervento affermando che «si è iniziato un percorso sul quale continueremo a lavorare per il popolo sardo».

Il presidente Ganau, successivamente, ha invitato l’Assemblea a proseguire nei suoi lavori, con la discussione generale sulla mozione n°49 (Arbau e più) “sull’inquadramento del personale Aras”.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto una breve sospensione della seduta per poter presentare un ordine del giorno a conclusione del dibattito sul Patto di stabilità.

Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta ed ha sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di due ordini del giorno, uno dell’opposizione (Truzzu e più) e  uno della maggioranza (Cocco e più). Dopo aver chiarito che su entrambi gli ordini del giorno non si sarebbe aperta una discussione ma sarebbero stati possibili solo interventi per dichiarazioni di voto, ha dato il via al confronto sul primo documento presentato dalla minoranza che impegna la giunta a rinegoziare l’accordo sottoscritto dalla Regione con il Governo lo scorso 21 luglio in materia di finanza pubblica.

Il primo ad intervenire per dichiarazioni di voto è stato il consigliere dell’UDS, Mario Floris, che ha invitato la Giunta a non stupirsi per ciò che è accaduto ieri in aula. «Siete maggioranza ma dovete fare i conti anche con la minoranza – ha detto Floris – in una società dove c’è una crisi devastante non vi dovete meravigliare se l’opposizione ricorre a strumenti democratici per far sentire la propria voce». L’esponente della minoranza si è detto poi “vicino al presidente Pigliaru” per le difficoltà affrontate nel confronto con lo Stato, ricordando precedenti battaglie portate avanti con i governi Andreotti, Craxi e De Mita, ma ha contestato il metodo adottato. «Questo è un accordo privato tra Pigliaru e Renzi – ha concluso Floris – che cosa ci sta a fare il Consiglio regionale? L’Assemblea deve avere una funzione o il suo ruolo deve essere quello di “passacarte”? Non si può andare avanti così»

 Ha quindi preso la parola il consigliere Paolo Truzzu (FdI) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha stigmatizzato l’azione di di Giunta e maggioranza.

«Si procede in modo celere ed avventato – ha detto Truzzu – nonostante le osservazioni e i suggerimenti che arrivano da diversi settori della società sarda. Contro questo accordo non si è pronunciato solo il centrodestra, critiche sono state avanzate anche dall’assessore Paolo Maninchedda, dal presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, dal segretario generale della Cgil, Michele Carrus e dal deputato del centrosinistra Roberto Capelli. Se ci sono tutti questi dubbi anche a sinistra – ha concluso Truzzu – non era il caso di affrontare la questione in modo diverso coinvolgendo anche il centrodestra?»

Il presidente Ganau ha dato la parola al vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, la quale ha annunciato il suo voto favorevole. «Credo che ci siano cose da sanare, visto che, in barba a questo Consiglio, lei è andato a Roma a chiudere un accordo così importante da solo, senza il Consiglio e senza coinvolgere la sua stessa maggioranza». Secondo Zedda i dati positivi forniti dall’assesore Paci non sono corretti ed ha chiesto alla Giunta: «Se questo accordo si può rivedere, perché non farlo? Visto anche che mancano le norme di attuazione». L’esponente dell’opposizione ha chiesto alla maggioranza se ci siano i margini per rivedere l’accordo.

Stefano Tunis (Fi), annunciado il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha esortato il presidente Pigliaru e la sua maggioranza ad avere il coraggio ed il buonsenso di riconoscere che quell’accordo è perfettibile. Per il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, la Regione dovrebbe aprire un tavolo con lo Stato in cui tutti i problemi della Sardegna vengano discussi nella loro complessità e non dovrebbe trattarli separatamente. Per Carta la rinuncia dei fondi attribuiti alla Sardegna dalla sentenza della Corte costituzionale è l’esito delle stesse martellate che Renzi sta dando alla Costituzione e all’autonomia. «Stiamo rinunciando – ha detto – perché ci hanno ricattato».

Il presidente del Consiglio ha dunque concesso la parola al presidente della Giunta per lo spazio di replica riservato alla Giunta. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha espresso soddisfazione per i toni utilizzati nel corso della discussione in Aula («sono toni adeguati all’importanza del momento») ed ha dichiarato il parere negativo dell’esecutivo regionale per l’ordine del giorno presentato dai gruppi delle opposizioni. «Gli accordi – ha affermato il presidente della Giunta – sono conditi da ciò che è scritto e da ciò che non è scritto». Con tale affermazione l’onorevole Pigliaru ha introdotto il tema della cosiddetta “leale collaborazione” con lo Stato, per confermare che la Giunta regionale ha fiducia che i rapporti tra la Regione sarda e lo Stato siano caratterizzati proprio da una reciproca e leale collaborazione istituzionale.

Il presidente Pigliaru ha quindi ribadito, in sintesi, i vantaggi dell’accordo siglato a Roma: «L’accordo fa correre nell’economia sarda soldi veri in tempi rapidissimi in un momento di profonda crisi ed in più consente alla Regione di dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale laddove riconosce che i limiti di spesa non possano essere slegati dalle entrate». «L’accordo sul pareggio di bilancio – ha spiegato il presidente – risponde proprio a questa esigenza ed è un risultato straordinario ottenuto in soli cinque mesi di governo». Il governatore ha quindi ribadito la cifra di 364 milioni di euro quale disponibilità ulteriore per la Sardegna nel 2014.

«La Giunta si è assunta la responsabilità delle decisioni – ha sottolineato il Capo dell’esecutivo – e lavoriamo per dare risposte ai bisogni dei sardi». Francesco Pigliaru ha ricordato che alla fine «saranno i sardi a giudicare» ma ha aggiunto: «E’ certo che non avremo ottenuto un solo euro in tempi rapidi se fossimo rimasti sul fronte dei contenziosi con lo Stato». Il presidente Pigliaru pur ribadendo fiducia nella leale collaborazione con lo Stato ha concluso assicurando che «qualora ciò non si verificasse, saremo i primi a denunciarlo e saremo pronti ad intraprendere insieme tutte le opportune iniziative».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha annunciato il voto a favore dell’ordine del giorno e si è detto “dispiaciuto” per l’atteggiamento tenuto dalla maggioranza e dall’esecutivo che di fatto «ha sancito una spaccatura nella massima Assemblea sarda». L’esponente della minoranza ha dichiarato di condividere le affermazioni dell’onorevole Mario Floris, in riferimento al grande numero di accordi fatti e disattesi dallo Stato Italiano ed ha ribadito che «l’accordo sul patto di stabilità è solo un accordo tra Renzi e Pigliaru». Oscar Cherchi ha replicato polemicamente alla maggioranza ed ha dichiarato: «Ieri, non abbiamo offeso la bandiera sarda, l’abbiamo soltanto sventolata perché voi con l’accordo sul patto di stabilità l’avete ammainata». Cherchi ha concluso citando l’assessore Paolo Maninchedda: «Ha ragione lui, questo accordo è una truffa contabile».

Il consigliere del Partito Democratico, Franco Sabatini, ha riconosciuto le ragioni espresse dal consigliere Mario Floris a proposito dei poteri e del ruolo di Giunta e Consiglio regionale. Sabatini ha auspicato che presto possa avviarsi la discussione della legge Statutaria per affrontare l’importante tema. Il presidente della Terza commissione ha inoltre ricordato polemicamente all’opposizione l’atteggiamento tenuto nella scorsa Legislatura dall’allora presidente Cappellacci («non ha mai informato l’assemblea sull’iter delle trattative con il governo e non era disponibile neppure la necessaria documentazione») in ordine alle informazioni rese al Consiglio sulle vertenze aperte con lo Stato. Sabatini nel dichiarare il voto contrario per l’ordine del giorno in discussione, ha evidenziato come elementi positivi i contenuti dell’accordo sottoscritto a Roma, primo tra tutti, l’eliminazione a partire dal 2015 dei vincoli di spesa del patto di stabilità («quello che tutti abbiamo sempre definito un blocco inaccettabile per la nostra economia»). L’esponente della maggioranza ha espresso apprezzamento per la rinuncia ai contenziosi aperti con lo Stato («lo hanno fatto tutte le Regioni tranne il Friuli perché vanta un dispositivo attuativo sul pronunciamento della Corte Costituzionale in relazione alla proporzione tra spese e entrate») e ha evidenziato come il tetto di spesa del bilancio del 2014, per la Regione sarda, sia il medesimo di quello stabilito per il 2013. Sabatini ha concluso definendo “storico” l’accordo sottoscritto dal presidente Pigliaru sul patto di stabilità ed il pareggio di bilancio.

Il consigliere Luigi Crisponi, dei Riformatori sardi, ha preso spunto da alcune vicende nazionali per evidenziare, da un lato, le lacune della maggioranza e dall’altro la slealtà dello Stato nei confronti della Regione «che produrrà una Sardegna povera, come quella delle calamità naturali, ancora più impoverita nel suo percorso di sviluppo, per prima agnello sacrificale rispetto a logiche del governo, apripista nel panorama regionale per porgere la testa sotto la ghigliottina». La democrazia, ha poi osservato, prevede anche la protesta legittima e democratica, «come quella che abbiamo fatto ieri, perché crediamo che la nostra specialità va mantenuta».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, nel proclamarsi contrario all’ordine del giorno del consigliere Truzzu, ha dichiarato che «siamo di fronte ad un accordo importante che consentirà alla Sardegna di uscire dalla secche in cui il centro destra ha contribuito a infilarla; stiamo cercando di imboccare strade nuove consapevoli del fatto che non abbiamo la verità in tasca». Ricordando alcune vicende della precedente legislatura in materia di entrate e finanza pubblica, Cocco ha sottolineato che «alla fine il prodotto è negativo, mentre questa strada consentirà alla Sardegna di poter contare su risorse immediate e spendibili».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca), citando alcuni passaggi delle dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru che sottolineavano l’importanza della collaborazione con l’opposizione per un fronte comune nei difficili rapporti con lo Stato, ha detto che questo appello la minoranza lo ha accolto concretamente, come dimostrano gli atti del Consiglio. Ma allora, si è chiesto, «perché, percorrendo una strada innovativa come dice il collega Cocco che coinvolge il futuro della Sardegna, il Consiglio non è stato coinvolto nelle decisioni, perché ha rifiutato un mandato pieno che gli avrebbe dato più forza?»

«Non stiamo parlando di un contributo qualunque – ha aggiunto Fenu – ma di un patrimonio enorme di risorse della Sardegna; era doveroso e giuridicamente corretto che Pigliaru andasse a Roma solo con un mandato pieno del Consiglio, senza il quale la posizione della Regione è risultata sicuramente più debole».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel ha ricordato all’Aula l’ordine del giorno votato in Consiglio qualche settimana fa con il quale si dava mandato al presidente Pigliaru di andare a trattare con il governo nazionale sul patto di stabilità. «Oggi – ha detto Cocco – si discute di un argomento vecchio. Pigliaru ci convince ancora di più della bontà del lavoro fatto quando dice che lo Sato sarà obbligato ad essere leale e a rispettare i patti e se questo non avverrà non ci saranno tentennamenti. Quella firmata dalla Regione con lo Stato è una buona intesa».

Ugo Cappellacci, dopo aver annunciato il suo voto a favore dell’ordine del giorno, ha espresso un giudizio negativo sull’accordo Stato-Regione in materia di finanza pubblica. «E’ un accordo che lede la nostra autonomia – ha attaccato l’ex Governatore – la Sardegna diventa la prima Regione speciale che rinuncia a disciplinare il suo bilancio con una propria legge di contabilità». Cappellacci ha poi evidenziato le difficoltà a confrontarsi in un clima di forte tensione che vede maggioranza e opposizione su fronti contrapposti. «Faccio una proposta al presidente Pigliaru – ha concluso l’esponente di Forza Italia – se alla fine del 2015 i numeri dovessero darle ragione la ringrazierò pubblicamente, ma le chiedo di avere il coraggio e l’umiltà di fare altrettanto. Nel 2013 la Sardegna ha riscosso 7,4 miliardi di euro e pagato altrettanto. Se questi numeri non dovessero essere rispettati ammetta il suo errore e di scenda dal suo piedistallo».

Per Annamaria Busia (Centro Democratico), le questioni poste dalla minoranza sono strumentali e in malafede. Busia ha quindi ricordato i passaggi della “vertenza entrate” fatti nella scorsa legislatura. «Cappellacci si è occupato dalla vertenza subito dopo il suo insediamento ma è stato subito stoppato dal governo amico – ha detto il consigliere del Centro Democratico – poi si è passati alla fase della norme di attuazione affidate alla commissione paritetica. Anche in questo caso non si è ottenuto nulla. Solo alla fine – ha concluso Busia – si è deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale. Questa è la vera storia, la documentazione è agli atti e si può reperire sul sito del Ministero degli Affari regionali».

Voto favorevole all’ordine del giorno è stato annunciato anche dal consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa: «Non posso non rilevare – ha affermato – che da un clima di trionfalismo siamo passati a un clima di dubbio come è emerso dall’intervento del presidente Pigliaru». Cossa si è detto perplesso per questa “transazione” che ha visto la rinuncia unilaterale da parte della Regione ai ricorsi e a eventuali esiti positivi delle sentenze senza ottenere niente dal governo. «Annuncio il mio voto favorevole – ha affermato il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino – per le troppe lacune che ha l’accordo siglato dal presidente. Penso, assessore Paci, che voi con questo accordo non abbiate mancato di rispetto alla bandiera come non lo abbiamo fatto noi con la nostra protesta. A qualche collega della maggioranza dico  che non siamo stati neanche dei pagliacci». Fasolino ha poi aggiunto: «Vorrei capire dalla Busia dove vedete la malafede. Il nostro obiettivo era quello di farvi guardare bene dentro questo accordo». Secondo Fasolino la Giunta ha un atteggiamento di chi deve finire la legislatura quest’anno. «Avrei voluto sentire i commenti dei sovranisti se un accordo così l’avessimo fatto noi con il Primo ministro». Immediata la risposta da parte dei sovranisti con l’intervento del consigliere Emilio Usula (capogruppo di Soberania e Indipendentzia-Rossomori) che ha ribadito la piena fiducia nell’operato della Giunta e nel presidente Pigliaru e ha invece ricordato che i cittadini, che stanno fuori dal Consiglio, vedono un atteggiamento incomprensibili e inutili perdite di tempo.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha domandato polemicamente ai rappresentanti della maggioranza «quale mandato abbia ricevuto il presidente della Giunta per siglare l’accordo con il governo sul patto di stabilità». Rubiu ha definito l’accordo «un vero attentato all’Autonomia» ed ha sottolineato che «il presidente della Regione non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio». L’esponente dell’Udc si è quindi rivolto all’assessore dei Trasporti per lamentare lo scarso coinvolgimento del Consiglio nella ormai imminente formulazione di nuovi accordi in materia di trasporti con le compagnie e lo Stato. Rubiu ha concluso il suo intervento dichiarando il voto a favore dell’ordine del giorno n. 1 (Truzzu e più).

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore dell’ordine del giorno presentato dalle opposizioni ed ha argomentato in premessa come «il vero problema della discussione sul patto di stabilità sia rappresentato dall’assenza della politica». «Il Consiglio regionale è stato esautorato – ha spiegato l’esponente della minoranza – e non si era mai visto un presidente della Giunta che impegna la Regione con lo Stato senza munirsi del sostegno e del parere del Consiglio». Pietro Pittalis, rivolgendosi direttamente all’assessore della Programmazione, ha citato Aldo Moro per riferirsi alla “democrazia difficile”. «Alla politica – ha aggiunto il capogruppo Fi – non si chiedono solo doti di buona amministrazione ma si chiede di più, di adeguare l’azione alla realtà». L’errore commesso dall’esecutivo – a giudizio di Pittalis – è rappresentato dal non aver fatto prevalere la “realtà” e cioè gli interessi e i bisogni dei sardi. Pittalis ha quindi domandato all’esecutivo come potrà dare risposte a partire dal prossimo settembre agli Enti Locali, a chi perde gli ammortizzatori sociali, o alle richieste di nuovi investimenti. «Le risposte sono quelle di quest’accordo?», è stata la conclusione del capogruppo che ha insistito: «Con quest’accordo si alimenta la crisi che pervade il sistema economico sardo».

Non essendoci altri iscritti a parlare per dichiarazione di voto, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque posto in votazione, con procedura elettronica palese,  l’ordine del giorno n. 1 (Truzzu e più). Concluse le operazioni di voto, il presidente dell’Assemblea ha proclamato l’esito della votazione: «Presenti 54; votanti 53; favorevoli 19; contrari 34; astenuti 1. Il Consiglio non approva».

Si è quindi passati alla votazione dell’ordine del giorno n. 2 (Cocco Pietro e più) sull’accordo Stato-Regione sul patto di stabilità. Nel documento, sottoscritto da tutti i capigruppo della maggioranza, è espressa condivisione del percorso seguito nell’affrontare la vicenda e si manifesta «pieno sostegno all’azione del Governo regionale anche per la volontà di avviare il percorso per l’attuazione dell’autonomia fiscale della Sardegna».

Il presidente del Consiglio Ganau ha invitato la Giunta ad esprimere il suo parere.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, illustrando il parere favorevole della Giunta, ha assicurato che l’Esecutivo metterà in campo tutte le iniziative necessarie «per mettere in sicurezza l’accordo di fronte a possibili comportamenti di non leale collaborazione dello Stato a partire dalla scrittura delle norme di attuazione». Pigliaru ha poi raccolto la sfida del consigliere Capellacci e riconoscere gli errori nel caso si verificassero: «Metto la faccia in tutto quello che faccio – ha affermato il presidente della Regione – sono prontissimo ad ammettere eventuali errori ma sono certo che non sarà così, la faccia la mettiamo tutti fino in fondo ed primo passo sarà proprio quello di definire norme di attuazione che diano a tutti regole chiare sulle entrate della Regione».

Il consigliere Alessandra Zedda, annunciando il voto contrario all’ordine del giorno, ha evidenziato che i contenuti dell’accordo Stato-Regione somigliamo ad «una cambiale in bianco ad uno Stato che non sta certamente trattando bene la Sardegna». Perché, ha chiesto, «lo Stato chiede l’abrogazione di una legge regionale che davvero ha aperto un percorso di autonomia finanziaria, con modifica dell’art. 10 dello Statuto e dell’Irap, perché la chiede dopo la sanatoria di 2013, l’accordo sul 2014 ed il nuovo corso previsto per il 2015? Riconosciamo l’onestà intellettuale del presidente  Pigliaru ma cambiali in bianco non ne firmiamo a nessuno».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, ha invitato l’Aula a «dare un percorso logico a quello che si sta facendo, nell’accordo c’è scritto che c’è una contropartita, la rinuncia ai ricorsi e soprattutto agli strumenti per affermare in futuro le vere ragioni dell’autonomia regionale». «Anche alcuni della maggioranza se ne rendono conto – ha aggiunto – ma non sembrano consapevoli del fatto che con queste premesse spazio per ulteriori risultati non c’è n’è più, perché è stata azzerata ogni leva». Forse l’alternativa potrebbe essere quella del recupero di una forte unità dei sardi, «ma la maggioranza non la vuole ricercare, nonostante importanti pagine della precedente legislatura scritte da tutti, come la mobilitazione contro la chiusura del craking di Porto Torres».

Voto favorevole all’ordine del giorno ha annunciato Annamaria Busia. «Questo risultato è importantissimo – ha detto il consigliere del Cd – perché consente l’adeguamento del Patto, la definizione delle norme di attuazione e, soprattutto, afferma la volontà di arrivare all’autonomia fiscale della Sardegna attraverso l’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate».

Paolo Truzzu (FdI), dopo aver ribadito la sua stima nei confronti del presidente Pigliaru «che conosco da quando frequentavo la facoltà di Scienze politiche dove ho avuto l’opportunità di apprezzare la sua onestà intellettuale e la sua competenza») ha espresso dubbi sul mancato coinvolgimento del Consiglio. «Quelle che avanziamo oggi – ha detto Truzzu – non sono osservazioni fatte in malafede. Siamo in difficoltà, come sono in difficoltà le altre forze politiche. Chiedo a Sel quando inizierà a raccogliere le firma contro il pareggio di bilancio regionale visto che le sta raccogliendo per quattro referendum sul pareggio di bilancio statale».

Paolo Zedda (Rossomori), intervento come di consueto in lingua sarda, ha chiarito il perché del voto a favore dell’ordine del giorno. «Votiamo sì per due ragioni. La prima: i sardi con questo accordo staranno meglio, abbiamo ottenuto la possibilità di spendere 320 milioni in più, forse è poco, forse si poteva ottenere di più, sicuramente si poteva ottenere di meno. La seconda ragione – ha proseguito Zedda – è che siamo riusciti a mettere in piedi un progetto sovranista: l’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate. E’ lo strumento che consentirà di fare bene i conti ed essere sicuri che l’accordo sia vantaggioso per la Sardegna. Stiamo imparando ad essere padroni in casa nostra, ad avere coscienza di poter ottenere l’autonomia fiscale. Oggi votiamo a favore, è una bella giornata».

Intervento in limba anche da parte del consigliere del Psd-Az Angelo Carta. «Per un attimo ho pensato di votare a favore di questo ordine del giorno – ha  detto Carta – perché  mi sembrava ci fosse un segnale di autonomia. Ho pensato: questo odg non è stato scritto il Pd ma dai partiti autonomisti, perché esprime il desiderio di arrivare a un livello più alto di autonomia. Poi però mi sono accorto che in questo documento c’è  di tutto e di più. Del progetto dell’Agenzia sarda delle entrate si parla da tempo, qui invece non c’è un progetto sovranista, c’è tutto il contrario di quello che noi pensiamo». Il Consiglio, secondo Carta, deve osare di più «deve agire in modo unitario per parlare di autonomia e sovranismo. Siamo fermi a quanto accaduto nei passati 60 anni. Bisogna muoversi meglio, altrimenti lo Stato ci sovrasterà (nos mandigat sos macarrones in conca)».

Ha, poi, preso la parola Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, il quale ha annunciato il voto contrario dei sardisti «perché non condividiamo le tre premesse». Solinas ha ricordato che la storia racconta di delegazioni ristrette che sono andate a trattare con il Piemonte per gli interessi della Sardegna con risultati non certo positivi. Solinas ha anche rilevato che la maggioranza tende a fare annunci, ma non ha ancora avviato alcuna riforma. Il vice presidente Eugenio Lai, sostituendo il presidente Ganau, ha dato la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha evidenziato che il presidente Pigliaru ha sconfitto “quel mostro” rappresentato dal #Patto di Stabilità, ricordando che da parte della maggioranza c’è la volontà di collaborare con l’opposizione. Voto favorevole è stato annunciato anche da Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia-PdS) il quale ha sottolineato come sia importante, da oggi in poi, con il risultato ottenuto costruire il futuro della Sardegna. Secondo Cherchi «l’accordo stabilisce che la ricchezza prodotta in Sardegna deve restare in sardegna, e con questo accordo lo Stato ha aperto la porta alla nostra sovranità tributaria».

Voto favorevole all’ordine del giorno n. 2 è stato dichiarato dal consigliere di Sel, Luca Pizzuto che ha sottolineato le differenze tra il pareggio di bilancio statale e quello regionale. «Il pareggio di bilancio al livello statale – ha spiegato Pizzuto – significa azzerare al debito pubblico che come è noto sostiene la spesa pubblica mentre il pareggio di bilancio per la nostra Regione, con quest’accordo, aumenta gli spazi di spesa facendo venir meno i vincoli del patto di stabilità». «Sel è favorevole all’accordo sottoscritto dal presidente Pigliaru, perché cancella i tetti di spesa imposti dal patto di stabilità e le sue conseguenze negative che ben conosciamo».

Ha dichiarato il voto contrario, invece, il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha definito il modello del pareggio di bilancio «una vera e propria fregatura di Stato che la maggioranza difende strenuamente». Crisponi ha ricordato la «voracità» con cui lo Stato si è rapportato con la Sardegna e ha lamentato la continua «disattenzione verso i bisogni dell’Isola». L’esponente della minoranza ha concluso sottolineando che «l’Aula, in occasione dell’accordo sul patto di stabilità, si deve limitare ad ossequiare un mandato che arriva direttamente dal governo Renzi».

Il consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas, ha dichiarato voto favorevole e ha polemicamente ricordato all’opposizione che il centrosinistra è al governo della Regione da soli cinque mesi. Il presidente della Quarta commissione si è detto sorpreso «nel sentir parlare di difesa dell’Autonomia da chi, quando era al governo, ne ha fatto carta straccia». Solinas ha ribadito che l’attuale esecutivo «è impegnato a mettere rimedio ai disastri lasciati dal governo precedente» ed ha ricordato l’occupazione dell’Aula da parte del centrosinistra nella passata Legislatura «per convincere l’allora presidente Cappellacci ad aprire la vertenza entrate con governo nazionale». L’esponente del Pd ha poi affermato che l’esecutivo ha agito nel confronto con il governo Renzi nel rispetto dei pronunciamenti del Consiglio regionale e ha replicato al capogruppo dell’Udc in merito agli accordi in materia di trasporti: «Niente è stato ancora firmato e l’assessore ha il conforto della competente commissione consiliare».

Il capogruppo di Sardegna vera Efisio Arbau ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver affermato che «non c’è bisogno di insistere per convincere chi è già convinto», ha ribadito il pieno sostegno al presidente della Regione nella vertenza entrate «anche per ciò che questa rappresenta per il futuro della Sardegna e per la sua capacità di voltare pagina». Nell’ordine del giorno, ha ricordato il capogruppo del Pd, «c’è un riferimento particolarmente significativo alla piena autonomia fiscale della Sardegna; non è un dettaglio, è un nostro obiettivo preciso, una strada nuova che vogliamo percorrere, chiediamo anche su questo un voto del Consiglio esteso alla minoranza che, secondo noi, potrebbe votare almeno questa parte»

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente dell’Assemblea ha invitato l’Aula a procedere alla votazione dell’ordine del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la verifica del numero legale.

Il presidente Ganau ha precisato, sulla base del regolamento, che la verifica è contestuale alla procedura di voto col sistema elettronico. Successivamente, ha comunicato l’esito dello scrutinio relativo all’ordine del giorno n. 2: favorevoli 33, contrari 18, il Consiglio approva. Subito dopo ha sospeso la seduta; i lavori riprenderanno nel pomeriggio alle 16.00.

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Al termine del duro muro contro muro in Aula, i consiglieri dei gruppi di centrodestra hanno tenuto una conferenza stampa su quanto è accaduto.

«Domani, alla ripresa dei lavori del Consiglio – ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis -, ascolteremo con molta attenzione la replica del presidente Pigliaru e ci regoleremo di conseguenza ma se l’atteggiamento della maggioranza resta questo, useremo tutti gli strumenti di cui disponiamo per difendere gli interessi dei sardi.»

«Per pudore – ha affermato fra l’altro Pittalis – la Giunta avrebbe dovuto tacere. Come segno di ripensamento su un accordo al ribasso sottoscritto e difeso con motivazioni risibili, è un segnale molto preoccupante con cui si cancellano anni di conquiste e di diritti sanciti dalla Corte Costituzionale.»

«Gli indipendentisti che sostengono la validità di questo accordo – ha continuato Pittalis – forse non sanno cosa c’è scritto o, se lo sanno, hanno preso in giro i Sardi.»

Un accordo buono di cui valeva la pena pagare un prezzo? Per l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci, consigliere di Forza Italia, le cose non stanno affatto così.

«Intanto perché – ha detto – lo stesso presidente Pigliaru ha scritto nella relazione di parificazione del bilancio della Regione presentata alla Corte dei conti che non c’è stata violazione del Patto di stabilità nel bilancio 2013 (quando la Regione considerò fuori dal Patto le risorse per gli Enti Locali), tanto è vero che quella legge finanziaria non è stata impugnata dal Governo.»

Inoltre, ha proseguito, «le risorse per il 2014 non sono aggiuntive ma sono soldi della Regione e, in ogni caso, il saldo per la Sardegna è negativo. Per il 2015, quando potremo spendere tanto quanto le nostre entrate, partiamo già da un dato inferiore di oltre 700 milioni rispetto a quest’anno ed oltretutto, senza criteri condivisi, sono somme che potrà determinare in modo unilaterale lo Stato».

Altro elemento che testimonia la presenza di un accordo al ribasso è quello, a giudizio di Cappellacci, della rinuncia ai ricorsi. «Quello che abbiamo ottenuto è frutto di un grande lavoro che ha sempre rispettato gli indirizzi del Consiglio regionale e i documenti votati dall’Assemblea, centro sinistra compreso. Come fa il capogruppo del Pd Pietro Cocco a dire che non era stato fatto niente?».

«Un accordo senza mandato del Consiglio è un vulnus alla democrazia – ha detto Gianluigi Rubiu a nome del gruppo Udc – un gesto gravissimo che, per noi, rappresenta un nuovo corso nei rapporti fra maggioranza ed opposizione.»

«In appena due settimane – ha sottolineato per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa – la maggioranza ha prodotto questo accordo sul Patto di stabilità e l’intesa sulla Tirrenia ed i risultati dicono tutto  Ma il fatto più grave – ha osservato – è la decisione di rinunciare ai ricorsi dai quali la Sardegna avrebbe potuto ottenere nuove risorse, non solo; entro il 16 settembre ci siamo impegnati ad abrogare la legge con la quale avevamo stralciato dal Patto il fondo unico per gli Enti Locali, il colmo.» «Era ed è una legge giusta – ha concluso Cossa – perché contrastava il meccanismo perverso del Patto applicato due volte, sul bilancio della Regione e sugli Enti Locali.»

Sul problema della rinuncia ai ricorsi si è soffermato anche il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas, secondo il quale «le sentenze fanno stato ed hanno forza di legge, siamo ai limiti delle fattispecie penali». Solinas ha poi seccamente smentito che dall’accordo possano arrivare risorse in più alla Sardegna.

«Anzi – ha spiegato – la somma del valore dei ricorsi pendenti è di circa 3.6 miliardi e quelle sarebbero state davvero risorse aggiuntive, a queste risorse Pigliaru ha deciso unilateralmente di rinunciare.»

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha voluto mettere l’accento sul fatto che la minoranza non ha nessuna intenzione di fare ostruzionismo.

«Al contrario – ha chiarito – il nostro è stato sempre un atteggiamento responsabile e costruttivo che ha permesso l’approvazione di leggi importanti. Piuttosto – ha aggiunto – riteniamo che l’accordo stipulato senza nessun indirizzo del Consiglio regionale sia illegittimo, per questo stiamo valutando assieme ad un pool di legali se presentare una class action a nome di tutti i Sardi.».

Anche il consigliere di Fdi Paolo Truzzu ha respinto le accuse di ostruzionismo e irresponsabilità che il centro sinistra ha rivolto all’opposizione. «Sull’accordo sottoscritto da Pigliaru, hanno espresso riserve il presidente dell’Anci Sardegna Piersandro Scano, la Cgil ed il deputato del Centro democratico Roberto Capelli, dello stesso partito del collega Desini che invece lo difende a spada tratta; i segnali cominciano ad essere tanti e, fra questi, c’è anche un corto circuito interno ad una parte importante della maggioranza.»

Consiglio regionale 35 copia

Il Consiglio regionale ha approvato la mozione n. 54 (Floris e più) “sulla dismissione dei beni patrimoniali e demaniali della Regione, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio”.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) illustrando la mozione, ha espresso preoccupazione per alcune dichiarazioni dell’assessore degli Enti locali Erriu, con riferimento «ad alcuni incontri ed intese per dismettere immobili di particolare pregio in assenza di un indirizzo chiaro sia della Giunta che del Consiglio». Il problema, ha aggiunto, «va inquadrato sotto un duplice aspetto, il trasferimento di immobili dallo Stato alla Regione e dalle stessa Regione alle Autonomie locali, problema complesso che occorre affrontare con un crono-programma per evitare episodi come quelli della vendita di cala Sintzias». Floris si è poi soffermato sulle aree viale Trento, viale Trieste, San Paolo: sono aree, ha detto Floris, «che devono restare nella disponibilità della Regione, proseguendo una azione amministrativa che risale agli anni ’70 e che negli anni ‘90 si era evoluta nel progetto di una cittadella regionale, cui occorre dare un seguito concreto attraverso un accordo di programma con il Comune di Cagliari per dare al capoluogo della Regione e a tutta la Sardegna servizi moderni ed efficienti». Per quanto riguarda Monte Urpinu, Floris ha ribadito la validità della scelta di assegnare l’area al corpo forestale e ha auspicato la massima condivisione delle scelte in materia di patrimonio pubblico. (Af)

Il presidente Ganau, dopo avere rilevato che non c’erano iscritti a parlare, ha dato la parola all’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, il quale ha sottolineato l’importanza dell’argomento e ha evidenziato come le notizie apparse sulla stampa non siano rispondenti alla realtà. L’assessore ha ricordato che non è ancora pronto alcun piano di dismissione dei beni, ma che sono in corso interlocuzioni con i Comuni per attuare quegli accordi di programma sottoscritti nel 2000 (Giunta Floris) e nel 2006 (Giunta Soru) che allo stato attuale risultano disattesi. In particolare Erriu ha sottolineato che l’obiettivo di mettere nella disponibilità dei Comuni della Sardegna quei beni che sono ritenuti non significativi per la Regione, sulla base dei principi espressi dalla Legge 35 che disciplina la dismissione dei beni immobili regionali.

«La situazione di Cagliari – ha spiegato l’assessore – è particolarmente complessa perché gli accordi sono stati disattesi. L’incontro con il Comune è servito per approfondire la conoscenza specifica dello stato delle cose». Erriu ha affermato che il progetto della cittadella regionale è ancora in piedi e che si stanno facendo valutazioni approfondite sull’utilizzo dell’area.

Per quanto riguarda l’attuazione dell’articolo 14 dello Statuto regionale sull’accordo sottoscritto con il ministero della Difesa e Demanio, l’assessore ha riferito che l’accordo del 2006 ha avuto un’esecuzione parziale da parte della precedente Giunta. L’impegno immediato, ha affermato,  è di riavviare la discussione con il Demanio militare per ovviare a questa situazione di stallo.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola per la replica al presentatore della mozione n. 54 sulla dismissione dei beni patrimoniali e demaniali della Regione. Il consigliere Mario Floris ha dichiarato di condividere lo stupore espresso dall’assessore Erriu nel corso del suo intervento, in riferimento ad  alcune recenti indiscrezioni riportate dalla stampa locale. Il leader dell’Uds ha rimarcato che la città di Cagliari vanta un immenso patrimonio immobiliare che potrebbe essere utilizzato anche per il contenimento della spesa pubblica ed ha concluso il suo intervento esprimendo apprezzamento, per le dichiarazioni rese dall’assessore, a proposito del riconoscimento del preesistente “piano generale e complessivo” sulla materia.

Per dichiarazione di voto è intervenuto il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, che ha richiamato l’attenzione della Giunta sul dettato dell’articolo 14 dello Statuto di Autonomia speciale della Sardegna. «Lo Stato – ha dichiarato l’esponente della minoranza – da qualche tempo fa ricorso a pratiche poco leali per sottrarre alla Regione beni che gli spettano, proprio per effetto dell’articolo 14». L’esponente dei Quattro Mori ha ricordato il caso della società pubblica Rfi, a Cagliari, che ha dismesso immobili e terreni nell’area di via San Paolo, trasferendoli però non alla Regione sarda ma ad una società che ne cura la vendita. «Operazioni simili – ha aggiunto Solinas – sono state condotte a Golfo Aranci e in altre realtà dove opera Rfi». Il capogruppo del Psd’Az ha concluso il suo intervento con un richiamo alla giunta perché vigili, inoltre, sulla corretta applicazione del comma 2 dell’articolo 14 dello Statuto, che prevede il passaggio alla Regione dei servizi dismessi dallo Stato. «E ciò che non è stato fatto nel caso dei traghetti Tirrenia», ha dichiarato il consigliere sardista.

Christian Solinas 5

Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az in Consiglio regionale, è intervenuto ieri sera sull’approvazione a maggioranza della risoluzione sulle riforme.

«Il percorso delle riforme parte col piede sbagliato – ha dichiarato Solinas –. La maggioranza si è arroccata nel chiuso del palazzo, pensando di poter affrontare in solitudine un percorso che i sardisti ritengono debba, invece, coinvolgere tutto il popolo sardo. Da tempo, infatti, abbiamo indicato nell’assemblea costituente lo strumento di partecipazione democratica di tutte le forze politiche, sociali e culturali dell’Isola.»

«Il centrosinistra, nominalmente sovranista e indipendentista, non vuole riconoscere il risultato delle ultime elezioni regionali: rappresenta, infatti, poco meno di 300mila sardi e solo grazie ai tecnicismi di una legge elettorale sbagliata, governa la maggioranza dei seggi dell’Aula, mentre altre forze con percentuali importanti sono escluse dal gioco democratico e dal confronto sulle riforme costituzionali. Vorremmo capire, inoltre, – ha concluso Solinas – se questa maggioranza ritiene di poter scegliere quali referendum attuare e quali disattendere: la volontà dei sardi, per noi sardisti, deve essere, infatti, rispettata tanto per gli enti inutili, quanto per l’assemblea costituente.»