19 April, 2024
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Venerdì 30 giugno e sabato 1 luglio Portoscuso ospiterà l’evento “Calici in tonnara”, negli spazi dell’Antica Tonnara.
L’appuntamento è giunto alla sua quarta edizione ed è nato con l’intento di comunicare il valore sociale, simbolico e umano nel mondo del vino. Quest’anno, dopo una pausa forzata a causa della pandemia, riparte con rinnovati obiettivi e con un respiro di livello superiore. L’evento si svilupperà in due giornate all’interno della tonnara, dove i produttori proporranno personalmente la degustazione dei propri vini affiancati alla cucina di chef rinomati che avranno come principale ingrediente il tonno rosso pescato dalle tonnare locali.
Il 30 giugno l’evento sarà dedicato ai produttori del Carignano, vitigno tipico del Sulcis. Il secondo giorno si darà spazio alle rinomate cantine della nostra Isola: in questo modo Calici in Tonnara diventerà per due serate la “casa” della produzione vitivinicola sarda. Le serate, che saranno introdotte dalla presentatrice televisiva Tessa Gelisio, saranno accompagnate dai Dj set e da due spettacoli musicali: il 30 giugno con i First Undeground Root, mentre per il 1 luglio si terrà il tributo a Elton John, icona del panorama musicale mondiale con lo show The One.

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Appuntamento con un autentico pezzo di storia del rock, questa sera, a Cagliari: alle 22.00 sul palco dell’Arena in Fiera approda il 50th Anniversary Tour dei Jethro Tull di Ian Anderson, unica tappa sarda del lungo giro del mondo in musica con cui il carismatico flautista e cantante scozzese celebra il mezzo secolo della band britannica, il suo repertorio e i tanti musicisti che si sono avvicendati sotto la sua insegna nel corso del tempo. John O’Hara alle tastiere, Florian Opahle alla chitarra, David Goodier al basso e Scott Hammond alla batteria, sono quelli che accompagnano Ian Anderson (flauto, chitarra, bouzouki, mandolino, armonica e voce) in questo concerto nel capoluogo sardo promosso dalla cooperativa Vox Day.

Il cammino artistico dei Jethro Tull parte ufficialmente il 2 febbraio 1968, quando si esibiscono per la prima volta con questo nome nel famoso Marquee Club di Londra. Era un gruppo di giovani musicisti britannici, reduci da esperienze in varie formazioni, con un amore in comune per il blues e un interesse per varie altre forme musicali. Nell’ultima parte di quello stesso 1968, i primi Jethro Tull pubblicano “This Was”, il loro album d’esordio, di ispirazione blues, seguito nel 1969 da “Stand Up”, vera pietra miliare nella storia della band, e una serie di singoli, tra cui “Living In The Past”. Con gli album successivi “Benefit” (del 1970), “Aqualung” (1971) e “Thick As A Brick” (1972) il successo di Ian Anderson e soci cresce a livello internazionale, grazie alla sua riuscita miscela di blues, folk e rock con qualche tocco di classica e uno strumento non molto usuale come il flauto a fare da protagonista. A metà degli anni Settanta, i concerti dei Jethro Tull sono tra gli spettacoli dal vivo più apprezzati, rivaleggiando con Led Zeppelin, Elton John e persino i Rolling Stones: sorprendente per un gruppo piuttosto distante dalla norma del pop e del rock dell’epoca.

Nel lungo tour mondiale che oggi approda a Cagliari (quarta delle sei tappe in programma in Italia) Ian Anderson celebrerà i cinquant’anni di attività artistica e di successi (anche commerciali, con oltre sessanta milioni di dischi venduti in tutto il mondo) dei Jethro Tull con una scaletta che si annuncia all’insegna di un’ampia selezione di pezzi forti tratti dagli album “This Was”, “Stand Up”, “Benefit”, “Aqualung”, “Thick As A Brick”, “Too Old to Rock And Roll: Too Young To Die”, “Songs From The Wood”, “Heavy Horses” e “Crest Of A Knave”. In occasione del cinquantesimo anniversario della band, l’etichetta Parlophone ha di recente pubblicato due raccolte che ne abbracciano idealmente la carriera: “50 For 50”, con cinquanta tracce selezionate dallo stesso Ian Anderson per rappresentare tutti i ventuno album in studio dei Jethro Tull, e “50th Anniversary Collection“, che racchiude il meglio del gruppo in un unico CD e LP.

 

 

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I Black Eyed Peas saranno le superstar internazionali dell’estate 2017 in Costa Smeralda: la band hip/hop californiana si esibirà sul palco dell’hotel Cala di Volpe il 12 agosto nell’esclusiva cena di gala organizzata dalla Marriott Costa Smeralda, che gestisce gli hotel Cervo, Romazzino, Cala di Volpe e Pitrizza per conto di Qatar Holding. I Black Eyed Peas sono reduci da due live di richiamo planetario: il concerto di apertura, a Cardiff, della finale di Champions League Juventus-Real Madrid e l’esibizione all’evento di beneficenza “One love Manchester”, organizzato da Ariana Grande per ricordare le vittime dell’attentato avvenuto alcune settimane fa.

La cena di gala di metà agosto al Cala di Volpe si conferma l’evento principale in Costa Smeralda: i Black Eyed Peas entrano a far parte dell’elenco di superstar di primissimo piano che si sono esibite in questi anni a bordo piscina nell’hotel Marriott; una lista che, tra gli altri, comprende grandi artisti quali Robbie Williams, Elton John, Ricky Martin, Jamiroquai, John Legend, Kylie Minogue, Natalie Imbruglia, Leona Lewis.

«Il Cala di Volpe ospiterà per la prima volta i Black Eyed Peas, un gruppo di fama mondiale che farà conoscere la Costa Smeralda e la Sardegna nel mondo, anche attraverso i nostri alberghi – spiega Franco Mulas, Area manager Marriott Costa Smeralda –. I concerti, come quello dei Black Eyed Peas, rappresentano uno straordinario veicolo di promozione anche attraverso i social, un efficace strumento di comunicazione che raggiunge un pubblico mondiale.»

I Black Eyed Peas si sono formati nel 1995. Il loro album di debutto fu Behind the Front, pubblicato nel 1998, ma il vero successo arrivò nel 2003 con Elephunk. Da quest’album sono stati pubblicati 4 singoli: Where Is the Love?Shut UpHey Mama e Let’s Get It Started. Tra le canzoni più note al pubblico internazionale e tra le migliori performance dal vivo della band americana, ci sono: Mas Que Nada, I Gotta FeelingMeet Me HalfwayDon’t Stop the Party. I dati riferiti alle vendite mondiali, superiori a 50 milioni di copie per i singoli e 35 milioni per gli album, confermano l’incredibile successo del gruppo dance.

Lo show del 12 agosto sarà l’evento di punta di un calendario composto da grandi appuntamenti musicali, sportivi, culturali e glamour, tutti ideati e organizzati da Marriott Costa Smeralda.

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Uno dei sassofonisti più importanti della scena jazzistica internazionale tiene banco a Berchidda nella sesta giornata di Time in Jazz. Charles Lloyd è l’atteso protagonista della serata di domani (sabato 13) in piazza del Popolo, “palco centrale” del festival ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale (ma con appuntamenti sparsi anche in altri centri del nord Sardegna). Classe 1938, direttore musicale nel gruppo di Chico Hamilton e poi compagno di band di Cannonball Adderley nei primi anni Sessanta, Charles Lloyd ha guidato nella seconda metà di quel decennio una formazione storica (con un giovanissimo Keith Jarrett, tra gli altri membri) che ha registrato uno dei primi album jazz a vendere oltre un milione di copie (“Forest Flower”, 1967). Praticamente assente dalla scena jazz negli anni Settanta, il sassofonista compare invece in dischi dei Doors, dei Canned Heat e dei Beach Boys. Avvicinato dal pianista Michel Petrucciani nel 1981 riprende a suonare per due anni, per poi ritirarsi di nuovo. Torna a esibirsi occasionalmente nel 1987 e 1988, poi nel 1989 ricomincia a girare. Inizia anche a registrare per l’ECM, inaugurando una lunga serie di dischi in cui figurano musicisti come Bobo Stenson, Billy Hart, Billy Higgins, John Abercrombie, Brad Mehldau, Geri Allen, Zakir Hussain. Uscito lo scorso gennaio per la Blue Note, “I Long To See You”, la sua più recente fatica discografica, lo vede in compagnia, tra gli altri, del chitarrista Bill Frisell. Jason Moran al pianoforte, Harish Raghavan al contrabbasso e Eric Harland alla batteria sono invece i membri del suo quartetto di scena nel secondo set di domani (sabato 13) a Berchidda.

A precedere il concerto Charles Lloyd, la prima parte della serata, con inizio alle 21.30, propone una produzione originale del festival con l’inedito incontro tra due musicisti dalle diverse esperienze e provenienze artistiche: la pianista romana Rita Marcotulli, nome di primo piano della scena jazzistica italiana, e l’eclettico polistrumentista francese, con radici in Martinica, Mino Cinelu. Un duo che promette sorprese, sull’onda della vocazione alla sperimentazione e all’interplay che caratterizza entrambi. Partita da studi classici per approdare al jazz, Rita Marcotulli raggiunge presto il successo grazie al suo stile intimo e allo stesso tempo capace di amplificare le emozioni, che la porta a calcare le scene internazionali accanto a jazzisti come Jon Christensen, Palle Danielsson, Peter Erskine, Joe Lovano, Michel Portal, Enrico Rava, Pat Metheny, Billy Cobham. Originario della Martinica, Mino Cinelu è un artista dai molti talenti, come testimonia anche il lungo e prestigioso elenco delle sue collaborazioni, in studio di registrazione e sul palco, con artisti di ambiti diversi (jazz, funk, rap, electro, flamenco e pop) e del calibro di Miles Davis, Weather Report, Herbie Hancock, Sting, Lou Reed, Antonio Carlos Jobim, Brandford Marsalis, Cassandra Wilson, Dizzy Gillespie, Elton John, Gato Barbieri, Gil Evans, Kenny Barron, Laurie Anderson, Pat Metheny, Pino Daniele, Richard Galliano, Stevie Wonder, Wayne Shorter, Zucchero, per fare qualche nome. 

Rita Marcotulli arriverà all’appuntamento serale in piazza del Popolo reduce dall’altro impegno che la attende invece in mattinata, a mezzogiorno, nei pressi di Loiri San Paolo, sulla spiaggia di Porto Taverna, con il progetto BAM, acronimo ricavato dalle iniziali dei tre componenti dell’organico: l’eclettico contrabbassista pugliese Marco Bardoscia, il versatile quartetto d’archi Alborada (Anton Berovski e Sonia Peana ai violini, Nico Ciricugno alla viola e Piero Salvatori al violoncello) e appunto, Rita Marcotulli. Un progetto nato da un’idea di Bardoscia e della violinista Sonia Peana, e che si muove, originariamente, intorno a brani dello stesso contrabbassista e adattamenti studiati per questa formazione, per arrivare a composizioni della Marcotulli e del quartetto Alborada, lasciando spazio anche all’improvvisazione. Le diverse fonti musicali si fondono per dare spazio a qualcosa di nuovo, fresco e originale, tra sonorità macedoni, isolane e mediterranee, che emergono naturalmente e senza forzature, sottolineando l’essenza stessa di ogni componente: il quartetto d’archi svolge un ruolo di sostegno ai solisti e, al tempo stesso, è anche una terza entità musicale autonoma.

Nel pomeriggio il festival fa tappa a Telti, dove, alle 18.00, nella chiesa di Santa Vittoria, è di scena un altro nome di spicco della scena jazzistica italiana, Stefano Battaglia, con un programma di improvvisazioni al piano che, sotto il titolo “Questo ricordo lo vorrei raccontare”, ripercorre in musica l’opera del fotografo Mario Giacomelli (1925-2000), ispirata dai versi di poeti come Emily Dickinson, Franco Costabile, Cesare Pavese, Edgar Lee Master. Classe 1965, Stefano Battaglia è un pianista attento al suono e alla melodia: forte di una solida preparazione musicale che l’ha portato dapprima a mettersi in luce in ambito “classico”, conta un vasto curriculum di collaborazioni importanti e progetti propri, qualcosa come tremila concerti all’attivo e una discografia di oltre cento titoli che gli ha fruttato premi e riconoscimenti in patria e all’estero. Nel 2004 ha inaugurato la collaborazione con la prestigiosa etichetta tedesca ECM, che ha pubblicato cinque suoi album; i tre più recenti lo vedono alla testa del suo collaudatissimo trio, con Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria, che anche il pubblico di Time in Jazz potrà apprezzare in concerto domenica pomeriggio a Tula, nella chiesa di Santa Maria di Coros (ore 18.00).

BAM (ph © Roberto Cifarelli) m Mino Cinelu 1 Rita Marcotulli (foto di Paolo Soriani) (2m) Stefano Battaglia (foto@Caterina Di Perri)01 (m)Charles Lloyd (2m)