3 November, 2024
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Domani, sabato 7 dicembre, alle ore 18.00, a Masainas, il nuovo spettacolo della regista ed attrice Rita Atzeri, Compagnia il Crogiuolo.
Lo spettacolo apre le manifestazioni natalizie. Presto verrà reso noto il programma, con ricche sorprese per grandi e piccini e la chiusura il 5 gennaio con delle befane molto speciali.
Gli eventi sono a cura dell’Amministrazione comunale e della Pro Loco di Masainas.

Presepe 2019
di Rita Atzeri
con Daniela Vitellaro, Marta Gessa,
Dreh Busu, Antonio Luciano, Fabrizio Zucca
Nel 1223 San Francesco, il poverello di Assisi, a Greccio diede il via alla tradizione del Presepe, tradizione che ogni anno rievochiamo nelle nostre case per ricordare la nascita di Gesù.
Era la notte di Natale del 1223 e Francesco disse ad uno dei suoi frati: «Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo…i disagi in cui si è trovato, per la mancanza di cose necessarie, come fu adagiato in una greppia, una mangiatoia, e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asino. In quella scena commuovente risplende l’evangelicità, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà» si legge sulle “Fonti Francescane – Beato Tommaso da Celano nella vita prima di San Francesco d’Assisi”.
I pastori e la lavandaia. Il Gelindo (che a Napoli chiamano Benino), viandante addormentato accanto alla capanna. Gli angeli, la zingara, gli zampognari, il fabbro, i Re Magi. Non solo Gesù Bambino, Maria e Giuseppe: sono tanti protagonisti del presepe e tutti hanno una storia da raccontare.
Le statuine del presepe si animano e prendono vita, dall’anno zero si ritrovano nel 2019.
Increduli e frastornati si confrontano con le diavolerie del mondo contemporaneo. C’è chi fugge e chi si entusiasma. Vediamo così pastore e contadini confrontarsi con i temi caldi dell’oggi: ambiente, lavoro, accoglienza. Fino a che non nasce Gesù.

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L’appuntamento d’autunno a Carbonia è con l’Archeologia ed il Teatro. Curiosità, risate e malintesi prenderanno vita al Nuraghe Sirai, un luogo in cui due grandi culture si intrecciano. Corto teatrale con prenotazione obbligatoria.

Archeologia e Teatro, un connubio perfetto. Domenica 27 ottobre, alle ore 17.00, si potrà partecipare al corto teatrale presso il Nuraghe Sirai di Carbonia, a cura della compagnia teatrale “Il Crogiuolo” e della Cooperativa Sistema Museo, gestore del circuito museale cittadino. Sarà un’esperienza unica e coinvolgente dal titolo “Incontri. Ge est nudda s’ospitalidadi!”.
L’area archeologica fa parte del Parco Archeologico di Monte Sirai-Nuraghe Sirai e del Sistema Museale di Carbonia (SiMuC). Lo scavo del Nuraghe Sirai, caso scientifico di eccezionale importanza, diventa lo sfondo di un divertente spettacolo. Utilizzando la forma itinerante del dramma a stazioni, ricostruisce ipotetici momenti di vita quotidiana all’interno dell’insediamento in cui si trovano a convivere, nel 600 a.C., due diverse civiltà, la nuragica e la fenicia. Alla musica delle launeddas, eseguita dalla suonatrice Enrica Puggioni, è affidato il compito di condurre il pubblico da una stazione all’altra. La regia del corto è di Rita Atzeri.
Protagonista della vicenda è il mercante fenicio Hiram: partito dalla sua città di Tiro, nel Libano, dopo un lungo viaggio arriva al Nuraghe Sirai. Curiosità, risate e malintesi prenderanno vita in un luogo in cui due grandi culture si intrecciano.

I sei attori che prenderanno parte al corto teatrale sono Marta Gessa, Antonio Luciano, Giulia Maoddi, Daniela Vitellaro, Laura Zedda e Fabrizio Zucca.

Il costo del biglietto è di 8 euro a persona.

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Il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessora dell’Industria Maria Grazia Piras e il presidente del Consorzio Industriale di Villacidro, Luca Argiolas, hanno incontrato questa mattina, nella sala Lussu di Villa Devoto, una delegazione della CRRC Zhuzhou Locomotive Ltd, impresa cinese capofila della CRRC, la più importante azienda al mondo nella produzione di vagoni ferroviari, con un fatturato annuo di 30 miliardi di euro all’anno, 23 filiali in tutti i continenti e intenzionata a espandere il proprio mercato in Europa e in Africa. Il gruppo imprenditoriale ha mostrato interesse ad acquisire lo stabilimento della Keller di Villacidro.
Nel corso dell’incontro, gli esponenti della Giunta hanno illustrato alla delegazione cinese, accompagnata dal consulente Fabrizio Zucca, gli strumenti istituzionali per accompagnare gli eventuali investitori, sia sotto il profilo degli interventi finanziari che su quello delle procedure burocratiche e della formazione dei lavoratori, già altamente qualificati. Il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Maria Grazia Piras hanno inoltre sottolineato che il momento è favorevole per promuovere una nuova opportunità industriale legata al sistema ferroviario nell’isola.
Grazie al Patto per la Sardegna, infatti, la Regione può contare su 400 milioni di euro, sul Fondo di Sviluppo e Coesione, per il rifacimento del sistema ferroviario locale. Mentre, a livello nazionale, gli investimenti previsti nel settore ammontano a 4 miliardi di euro. Intanto, l’azione di scouting della Regione non si ferma. Oltre al gruppo cinese incontrato oggi, infatti, altre aziende si sono fatte avanti con l’intento di investire per un rilancio produttivo della Keller. L’obiettivo della Regione, condiviso più volte anche dai lavoratori, è di arrivare quanto prima alla valutazione di una proposta concreta che consenta di far ripartire lo stabilimento.

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Prosegue l’intenso fine settimana proposto da Teatri di guerra, la stagione di Teatro d’autore de Il Crogiuolo. Dopo “Nulla succede per caso”, spettacolo, liberamente ispirato a un racconto di Sergio Atzeni, andato in scena ieri sera, spazio a una nuova produzione del Crogiuolo domani, sabato 16 dicembre, alle 21: sul palco del Fucina Teatro, alla Vetreria di Pirri, ko tecnico – Quando la vita è un teatro di guerra, con la regia di Rita Atzeri. Si tratta di un collage di pezzi originali scritti da non professionisti della scena (Emanuela Garau, Eleonora De Murtas, Nicoletta Lecca, Marco D’Amico), a cui è stato chiesto di sviluppare, in riferimento alla propria esperienza di vita e utilizzando la formula del racconto, il tema della stagione: teatri di guerra. “Ko tecnico” riprende uno dei titoli degli scritti, adattati e messi in scena dalla Atzeri, in cui gli autori hanno voluto raccontare esperienze di lavoro, salute, di condizione esistenziale. In scena Alessandra Leo, Antonio Luciano, Daniela Vitellaro, Marta Gessa e Fabrizio Zucca.

Il giorno dopo, domenica 17, sarà al Fucina Teatro, alle 18.00, Levitico – Pentateuco #3, spettacolo tratto da “The Mexican” di Jack London, firmato da Chiara Boscaro, Marco Di Stefano, Marco Pezza, con la regia di Marco Di Stefano, drammaturgia di Chiara Boscaro, con Marco Pezza, voce di Francesco Boscaro e musiche di Lorenzo Brufatto (un progetto La Confraternita del Chianti, una produzione Associazione K. – Teater Albatross/Gunnarp – Svezia, in collaborazione con Teatro Verdi – Teatro del Buratto).
La terza parte del progetto Pentateuco, simbolicamente ispirato ai primi cinque libri dell’Antico Testamento, affronta il tema delle regole. Il Levitico parla delle norme sociali e religiose che Mosè diede al popolo ebraico, in cammino verso la Terra Promessa, durante il soggiorno nel deserto del Sinai. «Il nostro Levitico – scrivono gli autori dello spettacolo – parte da un racconto di Jack London, “Il Messicano”, per raccontare di un Paese in cui gli immigrati sono fuorilegge e dove il Movimento Liberazione Immigrati porta avanti una Rivoluzione contro il Governo. In questo mondo distopico si muovono diversi personaggi. Poco o niente li accomuna, se non il passaggio nelle loro vite di un misterioso ragazzo di cui ignoriamo la storia, le origini, di cui ignoriamo tutto».
Marco Pezza attraversa sei diversi personaggi, alcuni grotteschi, altri volgari o glaciali, in questo giallo fatto di rivoluzionari, sadici, allenatori, organizzatori di incontri di boxe e divinità inaspettate. In scena un ring, che è simbolo della boxe ma anche metafora della condizione del protagonista del racconto, del quale tutti parlano, ma che si vedrà solo alla fine. Il Messicano. Orfano, straniero, costretto a combattere per sopravvivere.