20 December, 2025
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«Finalmente, dopo ben dieci anni, con la convocazione al ministero dell’Ambiente, il prossimo 18 marzo, si è avviata la fase finale e decisiva di approvazione del progetto definitivo di bonifica della falda della zona industriale di Portovesme.»

Lo ha detto l’assessore regionale dell’Ambiente, Gianni Lampis, al termine della riunione, svoltasi questa mattina in Assessorato, alla presenza dei rappresentanti delle aziende (Alcoa, Enel, Eurallumina, Fintecna, Portovesme), dell’Arpas, della provincia del Sud Sardegna, del comune di Portoscuso e del Consorzio industriale provinciale Carbonia Iglesias (Sicip).

A gennaio, il progetto definitivo è stato formalmente trasmesso al Ministero ed agli enti competenti. Si tratta del «barrieramento idraulico interaziendale funzionale alla bonifica della falda dell’agglomerato industriale», che prevede l’impiego di tre nuove linee di estrazione dalle falde sotterranee e di quattro impianti di trattamento delle acque contaminate da metalli pesanti, provenienti dai singoli stabilimenti, per la loro riqualificazione qualitativa: uno ciascuno presso le aziende Portovesme srl ed Eurallumina e due al Sicip. Le acque così trattate e bonificate verranno riutilizzate negli stabilimenti, risparmiando primarie risorse naturali. I costi di adeguamento e di realizzazione, da suddividere secondo il principio ‘chi inquina paga’ tra le cinque aziende proponenti, sono stimati in oltre 20 milioni di euro.

«Per troppo tempo, quel territorio, fortemente penalizzato sotto il profilo ambientale, non aveva trovato adeguate risposte – ha sottolineato l’assessore Gianni Lampis -. Questa opera dimostra che anche in Sardegna si può fare industria rispettando e tutelando l’ambiente, patrimonio che per l’Isola rappresenta un vero biglietto da visita. Per raggiungere questo risultato, al termine di un impegnativo percorso tecnico-amministrativo, il ruolo di coordinamento e di sintesi svolto dall’Assessorato in questi mesi è risultato fondamentale.»

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«La Sardegna paga un costo sociale enorme per la presenza dell’amianto nelle aree industriali dismesse. Oggi è stata l’occasione per presentare la nostra realtà regionale alla Commissione parlamentare». Sono le parole dell’assessore regionale dell’Industria Anita Pili che oggi, insieme al collega della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, e della Sanità, Mario Nieddu, ha partecipato all’incontro con i deputati dell’XI commissione della Camera, vertice che si è tenuto al Caip di Abbasanta.

«Insieme ai sindaci del territorio – ha aggiunto Anita Pili – abbiamo sollevato il problema delle bonifiche nei siti industriali dismessi di Ottana e Marrubiu. La presenza della commissione nelle aree interessate è sicuramente un segnale d’attenzione, ma al Governo chiediamo una collaborazione sistematica per dare un impulso concreto alla soluzione del problema. Per le bonifiche occorrono nuove risorse che tengano conto delle reali necessità della Sardegna e il riconoscimento per Marrubiu e Ottana, di Sin, Siti di interesse nazionale.»

Un tema cruciale quello delle risorse, non solo per i siti industriali. Lo ribadisce l’assessore Gianni Lampis: «La tematica delle bonifiche ambientali laddove sia presente amianto rappresenta una priorità per la Giunta regionale: dopo l’approvazione della ripartizione di 2,3 milioni di euro a favore di Province, Consorzi di Bonifica ed Abbanoa, la Regione ha ottenuto dal Governo 35 milioni di euro per interventi in strutture ospedaliere e scuole. Risorse non sufficienti a esaudire le necessità soprattutto dei privati che oggi vorrebbero intervenire sulle loro proprietà, ma ci rinunciano a causa dei cospicui costi che andrebbero sostenuti».

«Gli ultimi dati – spiega l’assessore Mario  Nieddu – indicano oltre duemila siti censiti in cui sono presenti manufatti in amianto, oltre un migliaio sono edifici pubblici. I provvedimenti adottati dalla giunta dimostrano la massima attenzione da parte della Regione per questa problematica. Quello della prevenzione è per noi un tema centrale. Ho chiesto ai membri della commissione di sostenere a Roma la proposta di scorporare la spesa per la prevenzione dal tetto del 5% del deficit. Una richiesta già avanzata e non inserita nel Patto per la Salute, ma che per noi resta un punto fondamentale: quello di veder riconosciuta la prevenzione come un investimento da parte dei sistemi sanitari regionali.»

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Sono stati ripartiti, tra quarantaquattro enti locali, i 300mila euro stanziati dalla Giunta regionale per lo svolgimento di esercitazioni operative sul rischio idraulico e idrogeologico nell’ambito dei rispettivi piani di protezione civileOltre all’Unione dei Comuni della Marmilla e del Montiferru-Sinis, sono state finanziati i Comuni di La Maddalena, Barisardo, Serrenti, Sassari, Assemini, Oristano, Pula, Monserrato, Olbia, Sorso, Orani, Ales, Isili, Elini, Nuraminis, Orune, Ozieri, San Gavino, Gadoni, Esterzili, Orotelli, Ottana, Macomer, Belvì, Oliena, Villasor, Orgosolo, Alghero, Paulilatino. Quartucciu, Terralba, Bosa, Tortolì, Iglesias, San Nicolò Arcidano, Orosei, Elmas, Golfo Aranci, Siliqua, Urzulei, Talana e Siniscola.

«Vogliamo promuovere le esercitazioni programmate per ottimizzare il sistema regionale di protezione civile, garantendo la sicurezza dei cittadini anche attraverso l’organizzazione di attività di prevenzione, come esercitazioni ed altre attività addestrative e formative che li vedano coinvolti – ha spiegato l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, che ha la delega in materia di protezione civile -. Le esercitazioni hanno l’obiettivo di testare l’efficienza operativa delle azioni previste nei piani comunali e intercomunali, coinvolgendo ed informando i cittadini sui rischi e sui comportamenti da tenersi in situazioni di emergenza, così da favorire l’eventuale azione di soccorso e mitigare gli effetti dì un evento calamitoso.»

Le esercitazioni servono anche a sperimentare l’efficienza della catena di comando e controllo e le modalità di coordinamento; valutare l’adeguatezza di risorse umane, materiali e mezzi disponibili; coinvolgere le organizzazioni locali di volontariato, i gruppi comunali di protezione civile, le compagnie barracellari e le strutture operative dell’amministrazione locale, regionale e statale; incentivare la predisposizione e/o l’aggiornamento dei Piani di protezione civile; favorire le attività di pianificazione e gestione delle emergenze a livello intercomunale.

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Presso la prestigiosa sede di Palazzo de La Vallèe, a Cagliari, si è svolto ieri l’incontro “Caserme Verdi – per un Esercito all’avanguardia in un Paese moderno, alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina; del Generale di Divisione Vasco Angelotti, Capo Dipartimento Infrastrutture dello Stato Maggiore dell’Esercito; del prefetto Lucia Volpe, rappresentante del Governo per la Regione Sardegna; dell’on. Michele Pais, presidente del Consiglio regionale della Sardegna; dell’on. Salvatore Deidda, membro della Commissione Difesa della Camera; del sindaco della città di Cagliari, Paolo Truzzu; del prefetto di Cagliari, Bruno Corda; dell’assessore dell’Ambiente della Regione Sardegna, Gianni Lampis e di numerose altre autorità e qualificati esponenti del mondo universitario, industriale, della ricerca e dei media.

Il Generale di Divisione Vasco Angelotti ha aperto i lavori illustrando i lineamenti progettuali dello “Studio Grandi Infrastrutture – Caserme Verdi”. Successivamente sono intervenuti la prof.ssa Maria Del Zompo, rettore dell’Università degli Studi di Cagliari; la prof.ssa Ing. Donatella Rita Fiorino, professore associato presso la Facoltà di Ingegneria ed Architettura dell’Università di Cagliari; il brigadiere generale Giancarlo Gambardella, direttore della Task Force Dismissioni immobili del ministero della Difesa; la dott. arch. Teresa De Montis, presidente dell’Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Cagliari; dell’ing. Giuseppina Vacca, presidente della Fondazione Scuola di Formazione dell’Ordine degli Ingegneri di Cagliari, moderati da Roberta Floris, giornalista televisiva reti Mediaset.

Nel suo intervento conclusivo, il generale Salvatore Farina, ha evidenziato l’importanza di ammodernare il parco infrastrutturale attraverso la realizzazione di basi militari di nuova generazione, che risultino efficienti, funzionali, ispirate a criteri costruttivi innovativi con basso impatto ambientale e ridotti costi di manutenzione, necessari sia per la sicurezza ed il benessere dei soldati che per aumentare l’integrazione sociale attraverso l’apertura di strutture ricreative anche alla popolazione civile residente nelle zone contermini.

Il Capo di SME ha poi sottolineato che «si tratta di un’iniziativa ormai necessaria. Proprio nella consapevolezza della sua importanza, sono sicuro che riusciremo ad arricchire questo nostro progetto operando in modo condiviso con le istituzioni ai vari livelli, con le imprese, con le università e con tutti coloro che credono in questo progetto. Sono cosciente che il percorso intrapreso non sarà né semplice né immediato, ma sono altresì convinto che, con lo sforzo di tutti, col supporto delle istituzioni e del governo riusciremo a portare avanti questo grande progetto a vantaggio di tutto il nostro personale e dell’intera collettività, per fare sempre di più insieme».

Il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, nel suo intervento ha evidenziato come “per il personale dell’Esercito avere degli spazi dove poter svolgere al meglio il proprio lavoro è fondamentale, significa poterlo fare in maniera più serena, e di conseguenza anche la comunità è più serena, poiché siete voi che garantite la nostra sicurezza quotidiana. Cagliari ha una storia profonda con le Forze Armate, e da primo cittadino dico che grazie alla valenza di questo progetto la città di Cagliari ha avuto in questi anni la possibilità di accogliere tanti sardi che sono ritornati nel proprio territorio, e quindi mi piace poter dire che a tutte queste persone Cagliari non solo tende la mano ma allarga le proprie braccia e li accoglie con amore“.

L’idea di aprire le porte delle caserme ha inoltre una forte componente simbolica, cioè quella di mettere a disposizione della cittadinanza luoghi che fino a poco tempo prima venivano considerati chiusi e inaccessibili.

Lo “Studio Grandi Infrastrutture – Caserme Verdi” coinvolge al momento 28 caserme dislocate su tutto il territorio nazionale e prevede cinque diverse aree funzionali: area comando, addestrativa, logistica, sportiva ricreativa, alloggiativa. Il progetto, partendo da inderogabili necessità di sicurezza e benessere del personale – inteso sia come persona sia come soldato che rappresenta un’importante risorsa operativa da addestrare e rendere efficiente – è stato sviluppato su direttrici quali rispetto dell’ambiente, bassi consumi energetici, e basso impatto finanziario con indiscutibili ricadute sul tessuto economico e sociale delle aree interessate prossime alle caserme.

Attualmente lo “Studio Grandi Infrastrutture – Caserme Verdi” vede coinvolte 28 caserme, dislocate su tutto il territorio nazionale.

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Il presidente della Regione, Christian Solinas, è intervenuto stamane alla firma del contratto con cui Ats ha affidato alla società Inso, aggiudicataria dell’appalto, la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori per la realizzazione del nuovo ospedale di San Gavino Monreale. All’incontro, che si è tenuto questa mattina a Cagliari, hanno partecipato gli assessori regionali della Sanità, Mario Nieddu, e della Difesa dell’ambiente, Gianni Lampis, unico esponente del Medio Campidano nella Giunta Solinas, il commissario straordinario di Ats, Giorgio Steri, il sindaco di San Gavino Monreale, Carlo Tomasi, ed il direttore dell’attuale nosocomio, Sergio Pili.

«Stiamo mantenendo gli impegni con il territorio – ha detto Christian Solinas –. I sardi devono poter ricevere le cure in strutture moderne e adeguate. San Gavino Monreale e il Medio Campidano attendono da tempo risposte e oggi diamo un segnale forte a tutta la Sardegna.»

«Abbiamo compiuto un passo fondamentale per la realizzazione di un’opera necessaria per il Medio Campidano e di grande importanza per tutte le aree circostanti – ha aggiunto l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu -. Una struttura sanitaria moderna concepita sugli attuali modelli per intensità di cure ed assistenza.»

La struttura, finanziata per 68 milioni di euro, sorgerà in un’area attigua al vecchio ospedale e avrà uno sviluppo in prevalenza orizzontale. Fra le caratteristiche principali, la suddivisione in tre blocchi: il blocco centrale, a corte, adibito alle degenze, e due fabbricati ‘di testata’ in cui troveranno posto, rispettivamente, la piastra tecnologica e l’accoglienza. Distaccati dall’ospedale, invece, gli edifici che ospiteranno l’asilo nido e la Centrale tecnologica.

La struttura ospedaliera è concepita in modo da destinare ai servizi diurni le aree più vicine all’accettazione e accoglienza, riservando la Piastra tecnologica ai servizi di diagnosi e cura a maggiore intensità.

«Ora lavoreremo affinché l’opera vada avanti senza ulteriori ritardi. La Sardegna ha bisogno di nuovi ospedali. Si spendono risorse importanti per la manutenzione di strutture vecchie e ormai obsolete per i moderni criteri di organizzazione sanitaria. Per essere efficiente la sanità ha bisogno anche di strutture adeguate ed il nuovo ospedale di San Gavino sarà in grado di dare risposte in termini di qualità dei servizi e delle cure», ha spiegato l’assessore della Sanità.

«Una battaglia – ha concluso l’assessore regionale dell’Ambiente, Gianni Lampis – lunga oltre vent’anni. Era il 1997 quando fu stilata la prima relazione in cui si rappresentava l’esigenza di dare al territorio del Medio Campidano una nuova struttura ospedaliera. Amministratori locali, organizzazioni sindacali e i cittadini oggi possono festeggiare insieme alla politica regionale la vera discontinuità rispetto al passato: dopo tante illusioni sono arrivati i fatti.»

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«Le coste rappresentano per la Sardegna un patrimonio ambientale ed economico di enorme importanza, perciò dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra la necessità di tutelare i litorali ed un giusto utilizzo, che possa contribuire allo sviluppo e crei opportunità per la nostra economia.»
Lo ha detto l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, aprendo i lavori del convegno “Approfondire e condividere le buone pratiche sulla gestione integrata delle zone costiere”, organizzato dalla Regione nell’ambito del progetto “Maregot” (Management dei rischi derivanti dall’erosione costiera e azioni di governance transfrontaliera).

Il progetto, finanziato coi fondi del Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale), è finalizzato alla prevenzione e gestione congiunta dei rischi derivanti dall’erosione costiera nell’area marittima che, oltre la Sardegna, interessa Corsica, Liguria, Toscana e regione Paca (Provenza, Alpi, Costa Azzurra).

«Migliorando la conoscenza dei fenomeni erosivi, della dinamica dei litorali e dei sistemi di monitoraggio si possono definire le strategie e i piani di intervento – ha aggiunto l’assessore Gianni Lampis -. Il rischio dell’erosione costiera riguarda, ovviamente, anche la nostra Isola e la Giunta regionale è impegnata a preservare, tutelare e valorizzare le risorse naturali, promuovendo uno sviluppo economico sostenibile dei territori.»

Nel corso dell’incontro, si è parlato anche di salvaguardia delle spiagge, con un focus sulla posidonia, di gestione integrata delle aree marine protette e sono stati condivisi i risultati dei progetti finanziati.

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Domani 21 gennaio, alle 9.30, nella Sala Anfiteatro in via Roma 253 a Cagliari, l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, aprirà i lavori del convegno “Approfondire e condividere le buone pratiche sulla gestione integrata delle zone costiere”, organizzato dalla Regione nell’ambito del progetto “Maregot”, finalizzato alla prevenzione e gestione congiunta dei rischi derivanti dall’erosione costiera. Nel corso dell’incontro, si parlerà anche di salvaguardia delle spiagge, con un focus sulla posidonia, e verranno condivisi i risultati dei progetti finanziati.

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«Le università svolgono un importante ruolo nel promuovere e rafforzare la comprensione e il coinvolgimento della società nei confronti degli obiettivi di sostenibilità. Inoltre, studenti e comunità locali possono essere fortemente influenzati dal modo in cui le istituzioni accademiche operano e implementano politiche ambientali e di sostenibilità sociale.»

Lo ha detto l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, nell’incontro con Maria Del Zompo, rettore dell’Università di Cagliari, durante il quale è stato affrontato il tema della ‘Strategia nazionale per lo Sviluppo sostenibile’, che coinvolge tutte le istituzioni regionali.

L’assessorato regionale dell’Ambiente, che coordina l’elaborazione della strategia nell’Isola, ha ottenuto dal Ministero uno stanziamento di 210mila euro per il progetto “Verso la Strategia regionale per lo Sviluppo sostenibile” da realizzare entro marzo 2021, mentre i due atenei sardi hanno aderito alla ‘Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile’.

«La collaborazione con università ed enti di ricerca operativi in Sardegna rafforza il processo verso lo sviluppo sostenibile della nostra Isola, consentendoci di individuare strumenti e azioni innovative, nonché ampliare le ricadute occupazionali per i nuovi laureati – ha spiegato l’assessore Gianni Lampis -. Per formalizzare la collaborazione sarà opportuno sottoscrivere un accordo di collaborazione quadro, individuando almeno tre linee di azione: attività per accrescere la sostenibilità dell’università, che prevede, tra le altre cose, mobilità sostenibile, efficienza energetica, sensibilizzazione verso comportamenti responsabili dei dipendenti e degli utenti; attività per qualificare l’offerta formativa verso lo sviluppo sostenibile (didattica, percorsi di aggiornamento, ricerca, valorizzazione delle tesi di laurea e di dottorato); attività nel territorio con enti locali, associazioni ed imprese.»

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Il presidente della Giunta regionale, Christian Solinas, ha espresso soddisfazione per il superamento dell’ultimo ostacolo tecnico ambientale alla realizzazione del tratto nord della dorsale che porterà il metano in Sardegna.

«Con il parere favorevole di compatibilità ambientale della Commissione tecnica nazionale sul progetto della rete metano della Sardegna nord si compie un altro passo fondamentale per la realizzazione in tempi brevi di un’opera strategica per lo sviluppo dell’Isola.»

Il decreto di valutazione di impatto ambientale per il tratto sud della rete, che ha già superato tutte le verifiche tecniche, è già pronto per la firma al ministero dell’Ambiente, mentre quello del tratto nord sarà preparato nei prossimi giorni.

«Con questo esame sul progetto della rete si conclude la fase tecnica e si compongono tutti i tasselli per arrivare alle decisive firme dei Ministri competenti – ha aggiunto il presidente Christian Solinas -. In pochi mesi, da quando l’attuale Giunta regionale ha preso in carico il progetto metano, sono stati superati tutti i problemi tecnici, recuperando il tempo perso. Terminato l’iter procedurale, con la realizzazione delle infrastrutture, si potrà programmare il futuro energetico della Sardegna.»

Resta de definire il nodo relativo al prezzo che i Sardi dovranno sostenere per le forniture: «Su questo tema – aggiunge il Presidente -, continueremo la nostra battaglia in ogni sede per vedere riconosciuto un regime favorevole a chi vive e lavora nella nostra regione, tale da mettere i Sardi nelle medesime condizioni delle famiglie e delle imprese del resto d’Italia, e per colmare il divario del prezzo dell’energia fino ad ora subito, e che ha rappresentato una forte penalità per il nostro tessuto produttivo».

«La valutazione positiva della Commissione tecnica rappresenta il naturale apprezzamento per il lavoro svolto in questi mesi dall’assessorato della Difesa dell’Ambiente, che ha riservato assoluta priorità all’istruttoria tecnico-amministrativa – ha evidenziato l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis -. In questi primi mesi di legislatura abbiamo dimostrato come le prospettive di crescita e di sviluppo della Sardegna siano conciliabili con le esigenze di tutela dell’ambiente e del paesaggio. L’infrastruttura energivora verrà realizzata con le dovute prescrizioni chieste dalla Regione e non ci sarà alcun impatto negativo. Si tratta di opere prevalentemente interrate, perciò tutte le piante saranno preservate e rimesse a dimora, e i siti di interesse comunitario e quelli archeologici coinvolti non saranno in alcun modo alterati.»

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Il consigliere regionale del M5S Roberto Li Gioi, vice presidente della Commissione Ambiente del Consiglio regionale, interviene nel dibattito in corso sulla proposta di legge sulla posidonia spiaggiata.

«Sulla carta uno strumento utile e rispettoso dell’ambiente costiero, di fatto un lasciapassare che consentirà a chiunque di decidere del futuro delle spiagge sarde pur non avendo alcuna competenza in materia. Da un’attenta lettura dei diversi punti contenuti in questa proposta di legge è chiaro che è stata elaborata ignorando completamente il parere degli esperti in materia, ma fatto ancora più grave è che tra le numerose alternative proposte è presente anche il conferimento della posidonia in discarica. Un’opzione inaccettabile, in totale contrasto con quanto disposto dal decreto “Salvamare” in via di approvazione al Senato grazie all’impegno in Commissione Ambiente della portavoce del M5S Paola Deiana: norma sovraordinata a cui la Regione Sardegna dovrà obbligatoriamente adeguarsi e che ha trovato anche l’approvazione dell’assessore dell’Ambiente Gianni Lampis, che già lo scorso giugno ad Alghero in occasione della visita del ministro Costa aveva espresso la sua soddisfazione. Al contrario, la proposta di legge del Psd’Az tratta ancora una volta la posidonia alla stregua di un rifiuto e non come una presenza di fondamentale importanza per preservare le nostre spiagge dall’erosione costiera.»

«I proponenti hanno presentato questo provvedimento come un modello virtuoso di riciclaggio della pianta marina, ma se andiamo oltre le apparenze notiamo che la posidonia è destinata a finire tutta in discarica. Infatti all’articolo 1 comma 3 si afferma che i comuni o i titolari di concessioni demaniali, al termine della stagione balneare, devono provvedere al riposizionamento della posidonia nella spiaggia di provenienza per evitare fenomeni di erosione. Tuttavia nel comma seguente si specifica che qualora, per motivi tecnici o economici, ritengano sia necessario optare per la rimozione permanente devono conferire la posidonia prioritariamente negli impianti di recupero e riciclaggio. Ma nel caso in cui le due opzioni sopra descritte non siano percorribili, gli stessi possono procedere allo smaltimento in discarica. Quindi saranno gli stessi comuni (con che competenza?) a poter optare per la rimozione permanente e quindi per il conferimento in discarica.»

«Quanti saranno i Comuni e i titolari di concessioni demaniali che potendo scegliere preferiranno sostenere i costi per il trasporto di questo materiale nei depositi di recupero e riciclaggio? Anche perché – sottolinea Roberto Li Gioi – l’unico impianto di recupero e riciclaggio della posidonia si trova a Quartu. Voi riuscite a immaginare i Comuni e i titolari di concessioni demaniali della Sardegna caricare a proprie spese dei camion per portare la posidonia sino a Quartu? Magari da Alghero, da Olbia o da Orosei? Credo che questa proposta di legge equivalga ad un “fate pure come volete”.»

«Ma soprattutto – sottolinea il consigliere M5S -, stiamo perdendo tempo a discutere una proposta di legge sbagliata che per una materia così delicata si avvale dell’incompetenza comunale, come precisato anche dai massimi esperti regionali con i quali abbiamo avuto la fortuna di confrontarci in Commissione. Gli stessi hanno proposto di affidare la competenza alla Regione Sardegna e di elaborare un “Piano costiero regionale”. Questo perché le spiagge presentano caratteristiche diverse l’una dall’altra dalle quali non si può prescindere. Gli studiosi hanno inoltre offerto gratuitamente la loro consulenza come direttori dei lavori per curare i particolari progetti relativi ad ogni singola spiaggia».

«In Sardegna abbiamo 1.897 km di costa, 495 km sono spiagge. Di questi 160 km sono spiagge in forte modificazione, e 50 km sono già in forte e fortissima erosione. Sono dati che ci devono far riflettere. Dobbiamo lavorare ad una legge regionale che guardi al futuro – conclude Roberto Li Gioi – una legge che permetterà anche ai nostri figli di godere delle nostre spiagge, di questo passo destinate invece a scomparire assestando al contempo un colpo mortale alla nostra economia turistica e balneare.»