28 March, 2024
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Non solo riabilitazione e farmaci: tre mesi continuativi di “Ballu tundu” sono capaci di migliorare l’equilibrio, la mobilità funzionale, la capacità di esercizio e la qualità di vita dei pazienti con malattia di Parkinson. Una terapia che nasce dalla tradizione, fa bene e migliora il quadro sintomatologico del Parkinson: Il ballo sardo può essere ora annoverato tra le scelte riabilitativo-motorie per i pazienti.

È quanto emerge dallo studio scientifico “Sardinian Folk Dance for Individuals with Parkinson’s Disease: A Randomized Controlled Pilot Trial”, ideato e realizzato da un’equipe integrata del Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica della quale fanno parte la dottoressa Lucia Cugusi ed il dottor Paolo Solla, autori principali della ricerca. L’equipe, coordinata dal professor Giuseppe Mercuro, ha visto la collaborazione dell’Unità Operativa Complessa di Neurologia dell’AOU di Cagliari diretta dal professor Giovanni Defazio, dei bioingegneri delle Università di Cagliari (dottor Danilo Pani) e Sassari (dottor Andrea Cereatti), dell’esperto e maestro di ballo sardo Emanuele Garau e dell’associazione Team Kayak Sardegna.

Lo studio, finanziato dalla Fondazione di Sardegna, è in fase di pubblicazione sulla rivista scientifica statunitense “Journal of Alternative and Complementary Medicine”, e ulteriori esiti della ricerca troveranno spazio nei prossimi, più importanti congressi internazionali di settore.

Il progetto, fa parte di un filone di ricerca che rende omaggio alla più antica tradizione della Sardegna, della quale fa parte il Ballo Sardo, esaltandone le qualità preventive e riabilitative.

È emerso che la pratica di quest’attività comporta un miglioramento di molteplici variabili funzionali, come l’equilibrio, la lunghezza del passo, la capacità di esercizio, la forza degli arti inferiori insieme alle più conosciute sintomatologie non-motorie come la depressione, l’apatia e i disturbi cognitivi.

Lo studio è stato condotto su venti pazienti sardi di entrambi i sessi, con diagnosi di malattia di Parkinson da circa 5 anni e ha avuto una durata complessiva di quasi due anni, necessari per la programmazione di tutte le fasi valutative, l’attuazione del programma di ballo e la divulgazione e pubblicazione degli esiti progettuali. La prevenzione e la terapia, quindi, sono ancora una volta da ricercare, nella millenaria tradizione sarda.

 

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Sabato 25 novembre al Teatro Massimo di Cagliari, dalle 9.30, si terrà la “Giornata Nazionale della Malattia di Parkinson 2017”L’evento è promosso dalla ACCADEMIA LIMPE- DISMOV, dalle Associazioni dei malati e dalla Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus, insieme alle associazioni dei pazienti.

La manifestazione è organizzata congiuntamente dalla Clinica Neurologica dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari (diretta da professor Giovanni Defazio) e dal reparto di Neurologia dell’Ospedale  Brotzu (diretta da dott. Maurizio Melis) e sarà coordinata dai dottori Antonino Cannas e Giovanni Cossu, responsabili scientifici dell’evento, in collaborazione con gli altri medici dei centri (dott. Paolo Solla, dott. Marcello Mario Mascia, dott.ssa Daniela Murgia, dott. Gianluca Floris, dott.ssa Antonella Muroni, dott. Carlo Casula, dott Carlo Conti), e in collaborazione con le associazioni PARKINSON in Sardegna. Interverranno inoltre, presidenti delle associazioni dei pazienti parkinsoniani.

La “Giornata Nazionale Parkinson” è naturalmente aperta a tutti i pazienti affetti da malattia di Parkinson o parkinsonismi e ai loro familiari, anche non afferenti ai Centri Parkinson del Policlinico Duilio Casula di Monserrato o dell’Ospedale Brotzu, che avranno il piacere, l’interesse e la curiosità di saperne di più su questa malattia, sulle sue cause, sul suo decorso e sulle terapie oggi a disposizione.

Oltre ai medici specialisti dedicati alla malattia di Parkinson, altri medici e ricercatori parleranno dei vari aspetti della malattia e saranno a disposizione dei pazienti e dei familiari per qualsiasi domanda o consulenza che abbia attinenza con la malattia.

La giornata prevede la partecipazione attiva dei pazienti. «Alcuni di essi – dicono gli organizzatori – proporranno la loro testimonianza riguardo alle loro esperienze con le terapie più innovative, alternative alla terapia tradizionale con farmaci dopaminergici assunti per via orale, come l’infusione intradigiunale di levodopa. Verranno, inoltre, descritte strategie alternative sul versante riabilitativo come la pratica del ballo sardo nel paziente parkinsoniano».

Altri pazienti, che dopo la diagnosi di malattia e l’inizio della terapia dopaminergica, hanno sviluppato capacità creative originali di tipo artigianale o artistico, esporranno i loro lavori, a testimonianza della vitalità intellettuale che molti pazienti non solo conservano, ma addirittura amplificano lungo il decorso della malattia e durante l’assunzione della terapia dopaminergica.