28 March, 2024
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La curiosità e il piacere di scoprire i sapori e le tradizioni del Meilogu sono state più forti delle sferzate di vento che nel weekend si sono abbattute sui territori del nord-Sardegna. Così anche l’edizione 2019 di “Rochitas in festa” a Thiesi si è rivelata un successo. La paura del maltempo non ha fermato i visitatori e già nella serata di sabato le vie del paese sono state letteralmente prese d’assalto, tanto che in numerose postazioni si è verificato un sold-out fin dalla domenica mattina.

“Rochitas” è il quartiere più antico di Thiesi, che prende il nome dallo strato di roccia calcarea sul quale, in tempi remoti, furono scavate le suggestive cantine. Luoghi dal grande fascino che per l’occasione si sono aperti al pubblico offrendo un variegato itinerario enogastronomico, affiancato da un calendario di iniziative tra laboratori, convegni e spettacoli.

Forte curiosità ha suscitato la rievocazione archeo-artistica “Fusioni sotto le stelle”, che ha visto l’artigiano Andrea Loddo cimentarsi nella realizzazione dal vivo di un bronzetto nuragico. Divertimento anche per i più piccoli con i laboratori “Colore ed emozione” per i giovani pittori, a cura della cooperativa Siendas, e quindi i laboratori di “Robotica” e di “Fiabe” organizzati da Synergo.

Non poteva mancare lo spazio riservato all’arte: nel corso delle due giornate si è potuto visitare il museo dedicato al celebre artista tiesino, Aligi Sassu, dove è stata allestita l’esposizione fotografica “Sinnos” di Toto Porcu, mentre in via Roma è stata aperta al pubblico la mostra artistica di Pina Monne. Particolare gradimento hanno riscontrato domenica le visite guidate nel territorio a cura di Siendas.

Oltre al tepore dei falò accesi, a dare un tocco di calore all’atmosfera sono state le voci antiche dei tenores di Thiesi “Nostra Segnora de Seunis”, “Cunsonu Thiesinu” e “Santu Giuanne”. Molto apprezzata anche l’esibizione della “Banda musicale ittirese” e degli “Over Duo” Marco Pizzardo ed Andrea Scanu.

Un meraviglioso mercatino di Natale ha illuminato i locali dell’ex Monte Granatico, in cui ha trovato spazio anche il laboratorio di “Cucina tradizionale di impanadas”. E sempre a tema gastronomia, la presentazione del volume “Durches” del giornalista Giovanni Fancello in Sala Sassu è stato occasione per aprire un interessante dibattito sui dolci tipici della tradizione natalizia.

Ma in un territorio così ricco di testimonianze storiche, in particolare di epoca nuragica, di forte interesse si è rivelata anche la conferenza su un tema di forte attualità come quello dell’archeoastronomia. L’occasione è arrivata con la presentazione del libro “Il contadino che indicava la luna” di Paolo Littarru, che assieme a Peppino Zedda ha parlato di un cambio di paradigma nel contesto dell’archeologia sarda per quanto riguarda l’origine e l’utilizzo dei nuraghes. Grazie alla presenza dell’ex soprintendente archeologico per le province di Sassari e Nuoro, Francesco De Gennaro, si è acceso un vivace e rispettoso confronto dialettico che ha tenuto alta l’attenzione del pubblico fino alla fine della presentazione.

L’iniziativa è organizzata dal comune di Thiesi in collaborazione con la Pro Loco, la Fondazione Aligi Sassu, le cooperative Siendas e Synergo, le associazioni e comitati locali, con il finanziamento dall’assessorato del Turismo della Regione Sardegna.

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Suggestioni antiche, ospitalità, gusto e tradizione per un evento gastronomico che ormai richiama visitatori da tutta la Sardegna: nel cuore di Thiesi ritorna “Rochitas in festa”. Dal pomeriggio di sabato (21 dicembre) fino a domenica notte si apriranno le porte delle tipiche cantine per offrire un itinerario gastronomico di tutto rispetto, arricchito da un calendario di iniziative che comprende visite guidate, mostre, convegni, musica, laboratori, spettacoli e tanto divertimento, tra il tepore dei falò accesi nei vicoli del centro storico.

Saranno presenti ben trenta postazioni per offrire succulente specialità come frègula, culurgiones cun patatu e menta, anzone arrustu, sucu, fae e lardu, pulenta, porcetto in umido, impanadas e tanto altro. Tutto annaffiato da buon vino e birre artigianali di laboratori locali.

L’iniziativa è organizzata dal comune di Thiesi in collaborazione con la Pro Loco, la Fondazione Aligi Sassu, le cooperative Siendas e Synergo, varie associazioni e comitati locali, con il finanziamento dall’assessorato al Turismo della Regione Sardegna.

Programma. Sabato, a partire dalle 16.00, si potrà visitare il Museo Aligi Sassu, nel quale sarà operativo il laboratorio “Colore ed Emozione” a cura della cooperativa Siendas. Alle 17.00, la Sala Sassu accoglierà il convegno “Druches de Pasca ‘e Nadale” (Dolci di Natale), occasione per presentare “Durches” (Arkadia), l’ultimo libro del giornalista e scrittore gastronomico Giovanni Fancello, che interverrà assieme a Vivi Pinna e Vittorio Puggioni.

Il momento tanto atteso dell’apertura delle cantine, delle esposizioni artigianali e del mercatino di Natale è in programma alle 18.00, mentre alle 18.30, nei locali dell’Antico Monte Granatico, si potrà accedere al “Laboratorio aperto di cucina tradizionale di impanadas”.

Alle 19.00, sul sagrato della chiesa di Santa Vittoria, l’artista Andrea Loddo si cimenterà nello spettacolo-performance “Fusioni sotto le stelle”. Le sonorità della tradizione impreziosiranno l’atmosfera con l’esibizione itinerante dei tenores di Thiesi “Nostra Segnora de Seunis” e “Cunsonu Thiesinu”, intervallate dalle note della “Banda musicale ittirese”.

Domenica mattina, alle 10 le guide di Siendas condurranno alla scoperta de “La storia nelle pietre”, una passeggiata tra i monumenti di Thiesi che si concluderà con la visita al Museo Sassu, mentre si potranno iniziare a visitare le esposizioni artigianali e il mercatino di Natale.

Alle 11.00, nel Palazzo comunale, prende il via il “Laboratorio di robotica”, a cura della cooperativa Synergo, che alle 15.30 organizzerà “A Natale te la raccontiamo noi”, un nuovo laboratorio di fiabe per bambini dai sei ai dieci anni. Ma la festa del gusto inizia alle 12 inizia con l’apertura delle postazioni gastronomiche, che si protrarrà per tutta la giornata.

Alle 16.30 Paolo Littarru presenta il suo libro “Il contadino che indicava la luna”, preludio al convegno dedicato al cambio di paradigma nell’archeologia sarda, che coinvolgerà Mauro Peppino Zedda ed Augusto Mulas. L’appuntamento è realizzato in collaborazione con l’associazione culturale “Rizolos e Rios” ed il gruppo Sorre Selene. Alle 18.00, a dare spettacolo per le strade del centro, saranno gli “Over Duo” Marco Pizzardo ed Andrea Scanu e, alle 19.00, ancora musica con i tenores “Cunsonu ‘e Santu Juanne”. Nel corso delle due giornate si potrà visitare la mostra artistica di Pina Monne in via Roma 29 e l’esposizione fotografica “Sinnos” di Toto Porcu allestita nella Sala Aligi Sassu.

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Lo sportello linguistico comunale a Sassari è di nuovo una realtà, e ha trovato casa nel Centro Giovani di Piazza Santa Caterina, che resterà aperto al pubblico dal lunedì al sabato, dalle 9.00 alle 13.00. Il raggio d’azione dello sportello sarà però ampliato ad altre comunità dell’area linguistica sardo-corsa, per coinvolgere i comuni di Castelsardo, Porto Torres, Sorso, Stintino e Valledoria.

L’iniziativa, resa possibile grazie all’impegno intrapreso dall’Istituto Camillo Bellieni con l’Amministrazione comunale turritana, proporrà attività di promozione linguistica e culturale attraverso laboratori didattici, in collaborazione anche con le associazioni presenti nel territorio. Saranno inoltre messi a disposizione dei cittadini i documenti amministrativi pubblici tradotti dall‘italiano sia in sardo che nella variante “sardo-turritanaˮ. Lo sportello rimarrà aperto fino al 30 luglio prossimo per la prima annualità 2019-2020.

Gli operatori incaricati sono Francesca Sini, Anna Laura Pirisi, Adriana Cocco, Lucia Sechi, Daniela Masia, Giovanni Muroni ed Antonella Idini. Per quanto riguarda la funzione di mediazione e consulenza linguistica generale per amministratori e cittadini, a Sassari le attività saranno suddivise in trentacinque ore settimanali per un totale di 1520, mentre in ciascuno degli altri cinque comuni il lavoro è ripartito in quindici ore settimanali per un totale di 592. Nella seconda annualità ai comuni dell’hinterland si aggiungerà anche Sennori.

I docenti dei corsi di alfabetizzazione e didattica sono Michele Pinna, Daniela Masia e Mario Marras, mentre i tutor Maria Antonietta Pinna, Giuseppina Ruggiu ed Adriana Cocco. Per i Laboratori tematici i docenti sono invece Giovanni Fancello (cucina), Gabriele Farina e Gianluca Dessì (Musica), Antonello Bazzu, Mario Marras e Giovanni Loriga (Teatro e Poesia) mentre gli operatori per l’attività di promozione culturale sono Lucia Sechi (Laboratori cucina), Anna Laura Pirisi (musica) e Francesca Sini (Teatro e poesia).

La norma ortografica utilizzata (anche durante le lezioni) sarà quella della LSC (Limba sarda comuna), anche per quanto concerne la grafia sardo-turritana. Per i progetti didattici e di formazione sarà applicato il metodo CLIL.

A inaugurare le attività d’animazione sarà il laboratorio di poesia e teatro “Ajò vi semmu”, della durata di diciotto ore, destinato a chi abbia voglia di approfondire la comprensione dei meccanismi che presiedono alla scrittura poetica, attraverso lo studio e la sperimentazione: si va dalle tecniche del linguaggio fino agli aspetti più passionali. Per partecipare è richiesta competenza attiva e passiva della lingua sarda o sassarese. Per iscrizioni contattare l’indirizzo istitutobellieni@gmail.com entro il 4 gennaio.

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Tre primi classificati ex aequo al concorso gastronomico di “Martis in poesia”, organizzato e dall’Istituto Camillo Bellieni in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Sono “Coccoi cun bagna” proposto dal personale della Comunità alloggio del paese, “Pirichitos de entu” di Gianluca Spezzigu e Giovanna Maria Pala, e quindi la “Picciriella”, uno squisito sformato di zucchine preparato con cura dagli ospiti della stessa casa di riposo, in primis dalla simpaticissima zia Domenica, novantadue anni di esuberanza e allegria.

Le targhe e i riconoscimenti in denaro sono stati consegnati sabato sera sul palco del Centro polivalente dalle mani del giornalista e scrittore Giovanni Fancello, presidente della giuria, accompagnato dalla presidente del Bellieni, Maria Doloretta Lai e dagli altri membri della commissione tecnica formata da Michele Pinna, Tiziano Lasia, Daniela Masia Urgu e Lucia Sechi.

«Attraverso la preparazione dei loro piatti, i concorrenti hanno ricostruito la cucina di un territorio che non ha molte tracce scritte – ha spiegato Giovanni Fancello -. E il risultato è stato sorprendente, considerato che non si tratta di professionisti, ma sono stati raffinatissimi nell’esecuzione. Una manifestazione di questo tipo è importantissima perché iniziamo a scriverne le ricette in italiano e in sardo superando la situazione di una cucina orale che non si trasmette più.»

Anche questa terza edizione ha goduto di un’importante risposta e partecipazione da parte della comunità, delle zone limitrofe e dei paesi vicini. Vincente la caratterizzazione  di un format innovativo ispirato al connubio tra gastronomia, poesia e filosofia, perché se il cibo è l’alimento del corpo, poesia e filosofia sono gli alimenti dell’anima.

«Nel cibo c’è la storia di un popolo esattamente come nella lingua, è parte integrante della storia dei poveri – ha affermato Michele Pinna -. Riscoprire le tradizioni alimentari vuol dire riscoprire i territori e le attività produttive, le abitudini delle famiglie e i modi di vivere. La filosofia deve fare i conti con la realtà delle persone.»

Nel corso della serata Nino Pericu, Roberto Demontis e Michele Pinna hanno eseguito letture e performance coinvolgenti di versi poetici a tema, e sono stati presentati i libri “Durches” di Giovanni Fancello (Arkadia) e “In coghina” di Lucia Sechi (Edes). È stato inoltre proiettato un video-reportage di Salvatore Taras sulle preparazioni realizzate il giorno precedente, passo dopo passo, sotto lo sguardo vigile dei giurati. Il coinvolgimento della casa di riposo è stato oltretutto di fondamentale importanza per dare la possibilità agli anziani, che rappresentano la memoria storica, di affermare ancora una volta il loro ruolo utile all’interno della società.

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C’è un pizzico di poesia anche nell’arte gastronomica. Per questo il 30 e 31 agosto, la terza edizione di “Martis in Poesia” si prepara ad accogliere il primo concorso dedicato ai “Màndigos connotos pagu e irmentigados”. Un’iniziativa che permetterà di riscoprire e apprezzare piatti tipici della tradizione culinaria.

A sfidarsi nella simpatica competizione sono gli stessi abitanti di Martis, individualmente o in team, attraverso la preparazione di pietanze da sottoporre al giudizio insindacabile della giuria. A presiedere eccezionalmente la commissione tecnica sarà il noto giornalista e scrittore gastronomico Giovanni Fancello.

L’iniziativa, organizzata dell’Istituto Camillo Bellieni in collaborazione con l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Tiziano Lasia, propone nel piccolo centro dell’Anglona un format innovativo, caratterizzato dall’incontro tra cibo, poesia e filosofia.

Venerdì 30 agosto, alle 18.30, la giuria si dà appuntamento in piazza del Comune per pianificare le valutazioni, e quindi, a partire dalle 19, recarsi per il sopralluogo nelle case dei partecipanti.

I piatti dovranno essere rigorosamente preparati con utensili tradizionali e con prodotti locali nella misura del possibile.

Sabato 31 agosto il raduno è previsto per le 19.00, in Piazza Santa Croce, dove alle 19.30, saranno presentati due libri di ricette gastronomiche sarde, alla presenza degli autori. Il primo è “Durches” di Giovanni Fancello, una recente pubblicazione di Arkadia che sta riscontrando un notevole successo. Il secondo è “In coghina” di Lucia Sechi, un altro volume molto richiesto edito dalla Edes.

Alla cerimonia di premiazione, programmata in piazza per le 20.30, seguiranno letture di testi poetici sul tema del cibo, con gli interventi dell’attore Nino Pericu e dei poeti Roberto Demontis e Michele Pinna.

 

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Un concorso per riscoprire i piatti più gustosi e rari, magari dimenticati della tradizione culinaria di Martis, con un supervisore d’eccezione come Giovanni Fancello in qualità di presidente di giuria. “Màndigos connotos pagu e irmentigados” è il titolo dell’iniziativa il cui bando è stato aperto nei giorni scorsi dall’Amministrazione comunale guidata da Tiziano Lasia in collaborazione con l’Istituto Camillo Bellieni di Sassari, nell’ambito della terza edizione della manifestazione “Martis in poesia. Màndigos e filosofia”.

Possono partecipare tutti gli abitanti di Martis, singolarmente o in gruppi, attraverso la preparazione di pietanze tipiche, appartenenti alla tradizione culinaria locale, sottoposte al giudizio insindacabile della giuria.

Ma la vera originalità della manifestazione sta nel fatto che, una volta ricevute le candidature, la commissione tecnica stabilirà una sorta di menù sulla base dei piatti proposti, per farli gustare ai visitatori che abbiano acquistato il ticket. Un format innovativo caratterizzato dall’incontro tra cibo, poesia e filosofia.

I piatti dovranno essere rigorosamente preparati con utensili tradizionali e con prodotti locali, nella misura del possibile. Mentre i partecipanti dovranno mostrare alla giuria e al pubblico una scheda tecnica con la descrizione, in sardo e in italiano, delle procedure di preparazione e gli ingredienti utilizzati. Alle pietanze potranno essere abbinati anche vini, preferibilmente della stessa zona di provenienza.

 La serata di degustazione si terrà il 30 agosto dopo le 19,00 mentre il 31, a partire dalla stessa ora, è in programma la cerimonia di premiazione. Sono in palio tre premi in denaro e potranno essere assegnate speciali menzioni o segnalazioni.

C’è tempo fino al 22 agosto per presentare le domande, compilate attraverso il modulo di partecipazione scaricabile dal link https://www.istituto-bellieni.it/wpcontent/uploads/2019/07/Bando-Concorso-Martis-in-poesia.pdf .

Le schede dovranno pervenire via email a protocollo@pec.comune.martis.ss.it oppure a istitutobellieni@gmail.com , o in alternativa, consegnate a mano agli uffici del comune di Martis.

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L’edizione 2018 di “L’ischis ma no l’ischis” a Macomer ha superato di certo le aspettative per gradimento e partecipazione di pubblico, consolidando l’iniziativa organizzata dall’Istituto Camillo Bellieni come un vera e propria grande festa della lingua sarda, una ricorrenza annuale imperdibile. Segno che la sensibilità sul tema cresce ogni anno di più, coinvolgendo sensibilmente le istituzioni, gli appassionati e, soprattutto, i giovanissimi. E sono stati proprio i bambini di Macomer, preparati dalle attività di animazione dello sportello linguistico, ad dare il via all’evento culturale dell’Is.Be, con un’applauditissima rappresentazione teatrale in lingua sarda.

Nella sala convegni della Biblioteca comunale, la presidente Is.Be Maria Doloretta Lai ha moderato gli interventi della mattinata, tutti rigorosamente in sardo. Il primo è stato quello del sindaco Antonio Onorato Succu, il quale ha espresso notevole apprezzamento per l’ottima riuscita, manifestando la volontà di organizzare nel prossimo futuro, insieme al Bellieni, altre iniziative culturali di spessore, come già avvenuto nei giorni scorsi per il percorso identitario “In sos logos de Angioy”.

Applauditissimi sono stati gli intermezzi musicali proposti dal coro “Sant’Anastàsia” di Buddusò che, dopo l’apertura con il classico “Nanneddu meu”, ha proposto un ricco repertorio di brani. «La passione per la lingua e la cultura sarda deve emergere dal cuore – ha affermato il direttore scientifico Is.Be, Michele Pinna – ed il lavoro dell’operatore linguistico è quello di aiutarci a recuperare questa passione che prima non riuscivamo a riconoscere, ma che già dimorava nella nostra anima».

La manifestazione rappresenta l’appuntamento conclusivo annuale per gli studenti di tutti i corsi Is.Be, che quest’anno si sono svolti  a Borore, Bortigali, Martis, Macomer, Orotelli, Bari Sardo, Bolotana, Nuoro, Marrubiu, Buddusò e Fonni. I corsisti hanno ricevuto gli attestati di partecipazione dalle mani docenti Daniela Masia Urgu, Lucia Sechi, Francesca Sini, Adriana Cocco, Immacolata Salis e Ivan Marongiu. Un team di operatrici ormai consolidato e altamente professionale.

L’atteso premio “Si moves sa limba, sa limba ti movet”, destinato a personalità che si siano distinte in maniera significativa nella diffusione e nella promozione della lingua sarda, quest’anno è stato triplicato. Il premio per la Promozione della lingua in campo Gastronomico è andato al noto divulgatore Giovanni Fancello, che con la sua attività, come autore e come giornalista, ha permesso di fare apprezzare la grande ricchezza e l’originalità della cultura alimentare dell’isola, una testimonianza di come si possa preservare il sardo occupandosi di cose all’apparenza materiali, ma di grande valore identitario.

Per il campo della poesia il riconoscimento è stato conferito ad Antonello Bazzu, autore di duplice produzione in sardo e sassarese, il cui impegno si è stato rilevante anche come organizzatore culturale nell’associazione “Sinuaria poetarum”, attraverso rassegne e incontri letterari.

Il premio per gli operatori linguistici è stato assegnato a Lucia Sechi, per essersi distinta nelle attività di sportello e in importanti ricerche che hanno dato vita a numerose pubblicazioni. Il riconoscimento a Lucia Sechi – è stato sottolineato – rappresenta simbolicamente un premio per tutti gli operatori del gruppo, i quali hanno un ruolo fondamentale sia nella diffusione che nella sensibilizzazione all’utilizzo del sardo.

A consegnare le pergamene è stata l’assessore della Cultura di Macomer, Tiziana Atzori.

«Il pregiudizio è l’unico ostacolo alla padronanza della lingua – ha spiegato l’operatrice Daniela Masia Urgu nella relazione conclusiva -. Il nostro lavoro di operatori si svolge su due livelli, se da un lato c’è la formazione per l’utilizzo corretto dell’idioma nel parlato e nello scritto, dall’altro c’è l’attività di sensibilizzazione per abbattere questi pregiudizi.»

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Si è svolto sabato 10 dicembre, a Cuglieri, il convegno denominato “La via della Panada” nella splendida cornice dell’ex Pontificio Seminario per parlare della dieta sardo mediterranea, in cui per la seconda volta, 3 comunità distanti ma unite dall’antica arte della panada si sono riunite per discutere sullo stato di salute e tutela del piatto unico, sa panada, tipico dei loro territori. Interessanti risvolti turistici coinvolgono Assemini, Cuglieri e Oschiri, unite in un percorso di riconoscimento sulle varianti che esse rappresentano della panada in Sardegna.

Oschiri è un comune di 3.348 abitanti della provincia di Sassari ai piedi del monte Limbara. Nel suo territorio è compreso il bacino artificiale del Coghinas.

Cùglieri è un comune di 2.697 abitanti della provincia di Oristano in Sardegna, nell’antica regione del Montiferru di cui è il centro principale.  

Assemini è un comune di 26.641 abitanti della città metropolitana di Cagliari, in Sardegna. È classificato secondo gli standard turistici come “Paese di antica tradizione della ceramica“.

Insieme prima che qualche altra regione di impadronisca del nome Panadas, cosi come accaduto con il pecorino romano – è il campanello di allarme lanciato dalle giovani ragazze di Oschiri, future eredi del Pastificio Sa Panada di Oschiri. Ognuno cerca di difendere i prodotti del proprio campanile. Ma Assemini Oschiri e Cuglieri le campane le vogliono suonare insieme. Questo il messaggio finale del convegno.

«Come ottenere la certificazione Made in Sardinia, un marchio che distingua i prodotti totalmente creati in Sardegna, dal progetto alla confezione, sarà oggetto di discussione e di intenso lavoro nei prossimi mesi, in cui – dichiara Veronica Matta – studieremo insieme ai membri promotori di questa iniziativa (Assemini è un’altra cosa, Sa Mata, l’albero delle idee, Comunità mondiale della longevità, Agriturismo Is Scalas, Ifal) le carte necessarie per poter raggiungere l’ambizioso obiettivo, insieme a Cuglieri e Oschiri. La panada in Sardegna rappresenta un cibo che ha scandito e scandisce tuttora momenti fondamentali della vita dei sardi, degli asseminesi, dei cuglieritani e degli oschiresi in particolar modo. I ricordi si perdono nel tempo, sono in tanti a domandarsi sull’origine della panada.»

Cosi apre il suo intervento al convegno scientifico antropologico “La via della Panada” lo studioso di alimentazione sarda, Giovanni Fancello. In tutta la Sardegna diverse sono le varianti di quella meravigliosa preparazione delle panadas/impanadas. Si sente spesso dire che sono tipiche e originarie di Oschiri o che provengano da Villacidro, Cuglieri, Ozieri o Assemini. Le argomentazioni sono varie, ma penso che sulle storia delle panadas sia necessario essere prudenti. In realtà l’itinerario di partenza e d’arrivo è difficile da tracciare. Secondo il mio modesto punto di vista la pietanza potrebbe derivare dalle antiche torte del mondo classico, dove erano tante e variegate le tipologie. Oggi il termine panadas/impanadas si dice siad’origine spagnola e sta ad indicare preparazioni avvolte da pasta di pane, “panare” o “impanare”. Impanare, o avvolgere nella sfoglia di pasta di pane, è una preparazione medievale dove si tendeva a sovrapporre i sapori e coprire il gusto naturale degli alimenti con doppie cotture. è la sfoglia diventa anche un oggetto che contiene e che si cuoce e, inoltre, consente il trasporto del cibo e tutto si può mangiare. Nei ricettari catalani è citata la PANADA. E’ nella cucina medievale italiana che è tanto documentata la “torta” e il “pastello”, con le sfoglie che avvolgono i ripieni salati e dolci. Oggi in Spagna gli impasti originali si sono persi e le “empanadas” si preparano con la pasta sfoglia e vengono ripiene con anguilla, cozze, altri pesci e verdure. In Sardegna, invece, si è conservata la preparazione antica della pasta di pane azzima con ripieni vari. La forma più antica era sicuramente una grossa torta che tuttora si può trovare in Campidano, mentre la piccola forma Logudorese è sicuramente una successiva evoluzione rinascimentale, quando si inizia a concepire, con la rivalutazione delle buone maniere a tavola, la porzione individuale.

«La Panada e Cuglieri – dichiara Rita Fenu (Presidente della Gurulis Nova) – hanno un rapporto simbiotico: non esiste ricorrenza religiosa o civile in cui lei non sia presente; la sua avvolgente forma a cerchio fa pensare al percorso del sole, della luna e della terra, al mutamento delle stagioni, al circolo della vita dell’uomo. Della vita di tutti Cuglieritani ne ha scandito le tappe fondamentali segnandone tutti i passaggi felici: nascita, matrimonio, feste paesane, cerimonie e ricorrenze. A Cuglieri non  esiste un evento in cui non sia la protagonista a tavola. Fare sas Panadas era un momento di incontro, di riunione in vicinato nonché di divertimento e risate. Grazie allo stimolo fornito dal progetto della dottoressa Matta “S’iscola de sa Panada”, noi della Gurulis Nova abbiamo ritenuto interessante svolgere delle attività didattiche con i miei alunni della classe quarta dellascuola primaria di Cuglieri: nella teoria attraverso questionari e interviste alle nonne e alle mamme, nella pratica facendo mettere le “mani in pasta” ai bambini.»

«Un’impresa iniziata il 2 aprile scorso ad Assemini, a Cuglieri per la sua seconda tappa, che l’anno prossimo si concluderà con la terza e ultima tappa a Oschiri, con l’intento di valorizzare, innovare, senza perdere storia e tradizione. L’asse agroalimentare – conclude l’ideatrice del convegno Veronica Matta – è la chiave per la Sardegna e per molte regioni italiane Significa cultura, ambiente, turismo, ma anche produzione, impresa.»

RICETTE

Panadas di Sardegna

Assemini: la panada di anguille, ricetta di Carlo Matta (Ex Ristorante Sa Panada)

RICETTA PASTA PANADA ASSEMINESE: 200 gr. di semola+ 40 gr farina + gr. 50 di strutto + 4 cc. olio d’oliva – 10 gr. sale. Lavorare aggiungendo piano piano 1/2 lt. d’acqua.

RIPIENO PANADA: aglio, prezzemolo, pomodori secchi, sale e pepe – 150 gr. patate sottili – 250 gr. anguille pulite. Condire ad ogni strato. ½ bicchiere di olio alla fine, prima della chiusura del coperchio, che deve essere più sottile del fondo. Cottura 1 ora a 180°.

L’ingrediente fondamentale? L’entusiasmo e la voglia di credere che,pur nella diversità, gli incontri di questa natura arricchiscono ed ampliano in modo esponenziale un tesoro da non disperdere. Eventi come “La via della panada” contribuiscono a divulgare le nostre abilità e conoscenze culinarie che risalgono ai tempi degli spagnoli (come esposto da Fancello) e La panada, un patrimonio sardo e in particolare asseminese, con i suoi speciali prodotti.

Oschiri: ricetta di Marisa Cossu (La Casa della Panada)

1 kg di semolato rimacinato, 250 gr strutto, 400 ml acqua 25 gr sale -1 kg carne 25 gr sale, pepe, aglio e prezzemolo.

Del convegno “La via della panada” a cui ho partecipato accettando l’invito della Dott.ssa Veronica Matta, ho apprezzato l’unione e la collaborazione che si “toccava con mano”. Fondamentalmente abbiamo tutti lo stesso obbiettivo cioè salvaguardare le tradizioni e, soprattutto, far conoscere e apprezzare i nostri gioielli gastronomici.

Cuglieri: panadas, ricetta di Rita Fenu (Gurulis Nova)

RICETTA PASTA PANADAS CUGLIERI: 1 kg di semolato rimacinato, 2 hg di farina 00, 1 hg di strutto, ½ litro di acqua fredda, 1 bicchiere di olio, 1 cucchiaino  di sale. Mischiare le farine. Aggiungere lo strutto e lavorare per un po’ l’impasto. Mischiare l’acqua fredda conil sale e aggiungerla piano piano all’impasto. Aggiungere l’olio e lavorarla almeno mezz’ora.

RIPIENO PANADAS: 1kg di carne maiale, 1 kg di carne di vitella, 1,8 hg di carciofi, 1,8 hg di fave, 1,5 hg di piselli, 0,8 hg di olive snocciolate, 1,8 hg di pomodoro secco, aglio e prezzemolo, 1 bustina di zafferano, 2 cucchiai di noce moscata.

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Penultima giornata, a Neoneli, per la sesta edizione de “Sa festa de sa fregula istuvada e de sa cassola – Licanìas de Barigadu”. In programma una serie di appuntamenti enogastronomici, accompagnati da esposizioni di prodotti tipici e di artigianato sardo, incontri letterari, spettacoli e musica.

Il via al terzo capitolo della quattro giorni promossa dal Comune è alle 10.00, con l’apertura di alcune case storiche del paese e degli stand allestiti nelle strade del centro che ospitano una trentina di espositori di prodotti tipici e di artigianato provenienti dalle diverse regioni della Sardegna.

A mezzogiorno a Casa Cherchi si apre una finestra sulla poesia in limba, in un incontro con il giornalista Paolo Pillonca dedicato alla figura di Gavino Contini, il grande poeta estemporaneo di Siligo, di cui ricorre quest’anno il centenario della scomparsa.

Nel pomeriggio, alle 16.00, in piazza Barigadu, arriva uno dei momenti più attesi: la gara di cucina che ha come protagonista sa fregula, la tradizionale pasta di semola. Coordinata da Elia Saba (chef e presidente dell’Unione Cuochi Regione Sardegna) e da Guido Murtas (Gran Maestro della ristorazione), con la conduzione affidata a Lucia Cossu, la sfida culinaria vede in lizza dodici cuochi con le rispettive ricette: Gianfranco Pulina (dell’hotel ristorante Golden Gate di Bortigiadas), Maurizio Falchi (ristorante Cocco & Dessì di Oristano), Roberto Bertin (ristorante Da Armando di Sedilo), Carlo Masia (responsabile della mensa universitaria ERSU di Sassari), Riccardo Porceddu (albergo diffuso Antica Dimora del Gruccione di Santu Lussurgiu), Angela Poropat (ristorante S’Angelu di Neoneli), Tonino Delrio (ristorante Il Corallo di Alghero), Daniele Tanda (ristorante La Rosa dei Venti di Porto Torres), Giovanni Ferrando (ristorante The White Horse di Norwich, in Gran Bretagna), Roberto Paddeu (bottega Frades di Porto Cervo), Salvatore Ticca (Ristorantino Shardana di Parigi) e Mauro Ladu (ristorante Sant’Andrea di San Pantaleo).

Il compito di decretare i piatti vincitori è affidato alla giuria composta dal giornalista enogastronomico Gilberto Arru, dallo storico della gastronomia Giovanni Fancello, da un referente dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino (Onav), da un rappresentante dell’agenzia regionale Laore Sardegna e dal sindaco di uno dei paesi del Barigadu.

Le ricette, rigorosamente a base di fregula, saranno esaminate tenendo conto anche della loro originalità e innovatività, e della capacità dei concorrenti di utilizzare prodotti “poveri”. I piatti preparati saranno messi in vendita a prezzi modici per essere degustati (dalle 18.00), con il giusto accompagnamento di vini locali, sotto la guida di Dario Cappelloni e Giuseppe Carrus, esperti del “Gambero Rosso”. Alle 19.00 la proclamazione dei vincitori e la cerimonia di premiazione. In palio per ciascuno dei primi tre classificati una ceramica artistica firmata dalla bottega Terrapintada, di Bitti.

Mentre la gara di cucina è in corso, alle 16.30 si tiene un secondo appuntamento nel segno del gusto: un laboratorio di analisi sensoriale dei pani tradizionali a cura di Tommaso Sussarello, esperto in pani a fermentazione naturale e componente della Confraternita Gastronomica Nord-Ovest Sardegna.

Non mancano i momenti dedicati allo spettacolo, nella densa giornata di domani (sabato 3) a Neoneli. Alle 18.00, ecco dunque di scena nelle strade del centro l’attore acrobata Mirko Ariu con lo spettacolo comico “Precario in equilibrio”. Alle 21.30, in piazza Italia, ritorna invece Il diario di Lalla Careddu. A seguire, “Attenti al gorilla! Viaggio nell’Italia di Fabrizio De Andrè”, della compagnia di Ivrea Le voci del tempo: Marco Peroni (storico del costume e scrittore), Mario Congiu (musicista e produttore) e Mao Gurlino (cantante e attore) propongono uno spettacolo fatto di musica, immagini e letture che restituiscono lo spirito dell’epoca in cui le canzoni sono nate, allontanandosi quanto più possibile dall’idea di “tributo”.

Chiudono la serata, alle 23.00, i balli in piazza sulle note della fisarmonica e dell’organetto del musicista di Neoneli Salvatore Corda.

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