29 April, 2024
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«Ancora una volta l’Amministrazione comunale di Sant’Antioco fallisce il tentativo di portare risorse nelle casse municipali.»

Lo scrive in una nota diffusa stamane, Ignazio Locci, vicepresidente del Consiglio regionale, rappresentante del gruppo di Forza Italia.

«La partecipazione al bando 2015 per il finanziamento di Programmi integrati e Piani di riqualificazione urbana – rimarca Ignazio Locci -, segna l’ennesima occasione persa: il comune di Sant’Antioco arriva terzo e perde la possibilità di accedere ai finanziamenti. Parliamo di un bando che avrebbe consentito, sia ai soggetti pubblici che privati, di usufruire di contributi regionali per rifacimento facciate, arredi urbani, etc. Investimenti che, grazie al moltiplicatore, avrebbero generato ulteriori investimenti e, oltre ad abbellire e riqualificare il centro storico cittadino (l’area individuata dal Comune antiochense), avrebbero smosso l’economia, seppur leggermente. Ma anche questa volta manchiamo l’obiettivo. La domanda è: avremmo potuto fare di più, elaborando un progetto capace di scalare la classifica assicurando un punteggio più alto? Io credo di sì.»

«Il comune di Sant’Antioco deve attrezzarsi per essere competitivo, quando si tratta di partecipare ai bandi regionali che mettono in campo risorse. Ciò che tutte le forze politiche possono fare oggi (e io mi metto in testa), è chiedere all’assessore regionale dell’Urbanistica Cristiano Erriu di implementare le risorse, affinché si scorra la graduatoria e anche il nostro Comune possa accedere ai finanziamenti. È un’opportunità ghiotta – conclude Ignazio Locci – che dobbiamo saper sfruttare.»

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«La Giunta regionale alzi la testa e impugni la Finanziaria nazionale, per riottenere i milioni di euro che il Governo ha destinato agli Enti locali escludendo dalla ripartizione la Sardegna. Fondi che di questi tempi, con le restrizioni cui ci obbliga lo Stato, sono indispensabili per l’erogazione dei servizi al cittadino.»

Lo sostiene Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia e vicepresidente del Consiglio regionale della Sardegna.

«Non bastano la presa di posizione dell’Esecutivo regionale e le intimidazioni dell’Anci nazionale che minaccia di non dare l’intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni – aggiunge Ignazio Locci -. Occorre molto di più: un atto deciso con cui lanciare un messaggio chiaro al Governo, affinché sia cosciente che non siamo disposti a restare inermi mentre si prende palesemente gioco delle Regioni a statuto speciale.»

«L’impugnazione della Finanziaria nazionale è la giusta risposta a un Governo che calpesta le nostre prerogative. Mentre da una parte la Regione, in virtù degli accordi sottoscritti a suo tempo, ha ritirato ogni ricorso dinanzi alla Corte, dall’altra lo Stato ci sbeffeggia, tra accantonamenti, spesa per i Lea aggiuntivi, etc. Se quest’anno i bilanci delle Province sono stati chiusi soltanto grazie ad escamotage contabili, l’anno prossimo si rischia la bancarotta. E a farne le spese saranno prima di tutto i cittadini, che vedranno mancare i servizi elementari ancora oggi in capo alle Province. È ora di dire basta – conclude il vicepresidente del Consiglio regionale -: la Giunta si armi di coraggio e si ribelli impugnando la Finanziaria.»

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La vertenza Eurallumina e l’epilogo tragicomico della due giorni di Conferenza dei servizi «occorrono ulteriori valutazioni di natura paesaggistica» (come se non ne fossero state fatte abbastanza in questi anni) è l’emblema di una Regione che non vuole e non può ripartire. La ricerca del proverbiale pelo nell’uovo da parte di alcuni pezzi dello Stato per riuscire a stoppare un investimento da 200 milioni di euro che rilancerebbe lo stabilimento Eurallumina, il comparto industriale di Portovesme e, di conseguenza, l’intero territorio del Sulcis-Iglesiente, è uno schiaffo in pieno viso a chi quotidianamente arranca e ancora crede che la politica possa con coraggio prendere le decisioni utili alla ripartenza e allo sviluppo.

L’impianto normativo messo in piedi per il compimento dell’iter sul riavvio dello stabilimento di Portovesme è evidentemente troppo complesso: 23 soggetti possono dire la propria, tutti possono cercare il pelo nell’uovo di cui sopra e chiunque è legittimato a dire No al progetto. E, infatti, ci ritroviamo di fronte a chi richiede ulteriori valutazioni di tipo paesaggistico perché sembrerebbero esserci incongruenze rispetto al PPR e non meglio precisati ostacoli di tipo archeologico. Tutti approfondimenti che legittimamente andrebbero fatti in maniera certosina in zone della Sardegna vincolate e da proteggere. Ma il punto è che qui ci ritroviamo all’interno di un’area, il polo di Portovesme, destinato alle produzioni industriali.

Oggi scopriamo che il ministero dei Beni culturali, girando attorno a concetti di tutela del paesaggio, si sta soffermando a cercare granelli di polvere in un agglomerato industriale. E questo dopo che la Regione e le altre amministrazioni coinvolte, all’interno delle procedure aggravatissime di Via attualmente in corso, avevano dato il via libera. La decisione definitiva su un’intrapresa industriale di enorme portata, arriva così a un ulteriore rinvio a causa dei vincoli stringenti del PPR. Mentre lo Stato tempo fa aveva individuato Portovesme come sito indispensabile e fondamentale per l’industria, un’altra parte dell’apparato amministrativo si mette di traverso, discutendo di terre civiche, di beni culturali, di archeologia, di PPR e di coerenza. E così, da una parte abbiamo il ministero allo Sviluppo Economico che crede e investe nel rilancio dell’Eurallumina, dall’altra ci sono pezzi di amministrazioni dello Stato che si impegnano assiduamente per cercare ostacoli e frustare le iniziative imprenditoriali, i lavoratori, i sardi. 

Questa sarebbe la semplificazione di cui parlano tanto certe parti politiche? Queste sono le condizioni in cui si può provare a fare impresa e industria? Se il messaggio che vogliono lanciarci è che in Sardegna non si può produrre, lo dicano chiaro a tutti: ai giovani studenti, ai pochi lavoratori rimasti, alle famiglie. Se davvero la politica vuole far ripartire la Sardegna e l’Italia, non può arrendersi a questo stato di cose: senza tentennamenti e ipocrisia bisogna intervenire per semplificare le procedure, mettendo all’angolo i poteri che, peraltro, alimentano anche fenomeni di corruzione. Solo così potremo iniziare a parlare serenamente di buona politica. I cittadini non sanno più da che parte guardare: non credono più alla politica e hanno l’incubo della burocrazia. Forse è il caso di prenderne atto una volta per tutte.

Ignazio Locci

Vicepresidente Consiglio regionale

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«97 milioni di euro in arrivo per il comparto ovicaprino. Ma non è tutto oro quello che luccica. Nello specifico, a seguito dell’incontro svoltosi oggi tra il ministro Maurizio Martina e una delegazione di consiglieri regionali convocato per affrontare la crisi del comparto ovicaprino, il Ministro si è impegnato a erogare alla Sardegna, entro il mese di febbraio, quasi 100 milioni ripartiti in tre diversi interventi. Posto che restano dubbi sulla tempistica assicurata dal Ministro, le misure illustrate da Martina mettono in luce limiti generali e disparità di trattamento.»

Lo scrive in una nota Ignazio Locci, vicepresidente del Consiglio regionale, componente del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Una delle misure maggiormente attese era quella che prevede gli acquisti di formaggi per gli indigenti – aggiunge Ignazio Locci -. Ebbene, il bando Agea dovrebbe uscire entro febbraio ma al pecorino romano verranno riservati soltanto 4 milioni. Una cifra che evidenzia l’intento di favorire il grana padano a discapito del pecorino. Basta fare due calcoli per capire la portata della fregatura: se il romano venisse pagato sei euro al kg si toglierebbero dal mercato circa 6mila e 600 quintali di prodotto, a fronte di 150mila quintali prodotti negli ultimi due anni.»

«Ma non solo: per la macellazione delle pecore di oltre 4 anni, lo stesso bando dovrebbe stanziare la cifra risibile di tre milioni, ovvero 250 euro ad azienda. Insomma, non serve chissà quale analisi per capire che si tratta di una beffa. Il Ministro sappia che con questi interventi e, soprattutto, con queste somme, non risolve alcunché. Il comparto ha bisogno di altro, e non dell’elemosina. Che, come sempre – conclude Ignazio Locci -, spetta alla Sardegna.»

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Il vice presidente del Consiglio regionale Ignazio Locci (FI) critica l’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, sui finanziamenti per la portualità del Sulcis.

«L’assessore regionale Paolo Maninchedda – scrive in una nota il consigliere regionale di Sant’Antioco – conferma tutti i timori sullo scippo delle risorse per la portualità del Sulcis denunciati nel luglio scorso (nove milioni di euro per le opere portuali di Sant’Antioco, quattro milioni per Carloforte e sei per Calasetta, definanziati con la delibera 40/18 del 2016). E per giustificarsi del definanziamento, aveva addirittura rilanciato promettendo 30 milioni di euro (destinati all’arcipelago) dei 50 del cosiddetto Patto per la Sardegna indirizzati alla portualità della Regione. Ma con la delibera 5/8 del 2017 (interventi definanziati e successiva ricopertura finanziaria su FSC 2014-2020) scopriamo che per l’assessore due milioni sono più che sufficienti: uno per “Carloforte – Lavori di completamento dei banchinamenti interni del porto di Carloforte – Sistemazione pavimentazioni ed arredi degli ambiti del molo di sottoflutto portuali alla radice”, e un altro per “Calasetta – Piano Sulcis – Opere di sottoflutto, banchinamenti ed escavo fondali del Porto”. Prendiamo definitivamente atto – conclude Ignazio Locci – che Maninchedda ci prende in giro.»

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«Sullo scippo delle risorse destinate alle Province delle Regioni a statuto speciale, occorre non perdere tempo investendo immediatamente della questione il Consiglio regionale.»

La richiesta arriva da Ignazio Locci (Forza Italia), vicepresidente del Consiglio regionale, che non si accontenta «delle promesse più o meno rassicuranti e del guizzo di schiena dritta dell’assessore Raffaele Paci».

«E’ necessario venga dato ai commissari delle Province pieno mandato affinché siano autorizzati ad azzerare le aliquote dei tributi provinciali – aggiunge Ignazio Locci -: un provvedimento che darebbe forza a questa vertenza, nella quale in gioco c’è molto di più del classico scippo di risorse cui ci ha abituato il Governo centrale. Sebbene si tratti di tasse provinciali, le riscossioni risultano iscritte nei bilanci degli enti intermedi soltanto virtualmente. Ergo: i soldi ottenuti mettendo le mani nelle tasche dei contribuenti vengono automaticamente girati allo Stato. E per la gestione delle Province, che esistono e hanno dei costi, non torna indietro nulla. Il paradosso è che non solo abbiamo sulla schiena la croce degli accantonamenti, ma versiamo tasse senza alcun tornaconto per le Province: mentre queste continuano ad esistere, lo Stato ritiene che le Regioni a statuto speciale debbano pagarne per intero i costi gestionali. Siamo realmente di fronte a una violazione del principio di parità. I commissari non facciano i gabellieri di Stato e vengano fornite indicazioni precise e pieni poteri per portare a zero le aliquote dei tributi. Solo così – conclude il vicepresidente del Consiglio regionale – potremo avere, forse, l’opportunità di discutere alla pari con lo Stato.»

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«Il Consiglio regionale venga investito del problema creato dallo Stato con lo scippo delle risorse alle Province delle Regioni a Statuto Speciale per un mandato preciso.»

A dirlo oggi è Ignazio Locci, vicepresidente di minoranza del Consiglio regionale.

«La Regione si opponga con forza all’ennesima beffa a danno dei sardi, risultato dell’atteggiamento di un governo arrogante che utilizza la Sardegna come salvadanaio – aggiunge Ignazio Locci -. Basta, non staremo a guardare mentre un manipolo di burocrati non eletti calpesta le nostre prerogative. L’esclusione delle Province delle Regioni a statuto speciale dalla ripartizione nazionale di circa un miliardo di euro è un atto inaccettabile al quale dobbiamo opporci senza indugio. L’assessore Cristiano Erriu dice bene quando minaccia di far mancare la propria intesa in sede di Conferenza unificata. Ma occorre fare di più, rinforzando l’avversione all’ennesimo schiaffo dato alla Sardegna: il Consiglio regionale deve essere immediatamente investito della questione, al fine di consegnare un mandato preciso alla Giunta.»

«È necessario aprire una nuova vertenza entrate, perché non possiamo restare inerti mentre da Roma ci scippano le risorse e non ci consentono di garantire servizi al cittadino. Ecco perché bisogna ribellarsi con forza, iniziando con l’assicurare indirizzi precisi ai commissari delle Province sarde affinché provvedano all’eliminazione di ogni tipo di tributo provinciale che i cittadini versano allo Stato padre padrone. Non solo, infatti, gli enti locali non hanno praticamente più risorse proprie, ma quelle che racimolano con le tasse vengono versate nelle casse dello Stato. Si proceda celermente – conclude Ignazio Locci – e si compia ogni atto necessario a ripristinare la leale collaborazione tra i livelli istituzionali.»

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«Basta con il No a tutto e con la politica del “Non si può fare”. Così non si va da nessuna parte e certo non possiamo aspettarci che la crescita e lo sviluppo si materializzino magicamente senza impulso. La Finanziaria 2017 dimostra ancora una volta che la Giunta regionale non ha alcuna idea di sviluppo: le manca il coraggio di guardare avanti e di liberarsi dalle briglie del partito dell’ostruzionismo.»

Ignazio Locci, vicepresidente di minoranza (Forza Italia) del Consiglio regionale, è durissimo nei confronti della Giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru, per le scelte fatte nella nuova manovra finanziaria.

«Bisogna partire dal presupposto che i numeri ci dicono chiaramente che dall’avvio della crisi economica (2007-08) siamo ancora in decrescita – aggiunge Ignazio Locci -. A parte qualche timido segnale visto solo dagli amanti dei numeri – che naturalmente non si manifesta nell’economia reale – siamo indietro su tutti i fronti. Il centrosinistra non ne prende atto e, al contrario, decanta misure che, forse, un giorno produrranno qualche risultato. Io resto invece convinto che alla base ci siano politiche sbagliate, senza coraggio, ancorate alla visione arcaica che non ci consente di fare il salto, guardando al futuro.»

«Manca la forza di fare quello che tradizionalmente non si fa perché ci hanno sempre detto che non si può fare e, di conseguenza, l’audacia di fare bene quello che non si fa – sottolinea ancora Ignazio Locci -. Siamo indietro, perché non sappiamo rispondere alle domande: come ci poniamo di fronte alla strategia di crescita? Come valutiamo le politiche industriali regionali rispetto a quelle nazionali? Possiamo parlare e investire su energie alternative alle tradizionali, anziché cedere al partito del No a tutto, che tiene le mani ancorate sul freno a mano tirato incurante della fase di stagnazione economica da cui non riusciamo a uscire? Solo investendo in nuove strategie potremo dare le risposte che attendono i poli industriali di Portovesme, Ottana, Macchiareddu, Porto Torres e Sarroch (Saras). Senza uno sguardo al domani, inteso come nuova frontiera, non supereremo mai la condizione di insularità e non daremo mai un impulso alla crescita.»

«E se l’industria è un settore che sta pian piano morendo per l’assenza di nerbo, non se la passa certamente bene l’edilizia, messa all’angolo dal solito partito del No che, convinto di difendere l’ambiente ponendo un freno a tutto, sta affossando l’economia. Non possiamo andare avanti così, cedendo alla veste ipocrita dell’ambientalismo integralista: occorrono coraggio e misure che, nel pieno rispetto dell’ambiente e del paesaggio, ridiano impulso al comparto edile. E in quest’ottica, bisogna saper declinare i temi della semplificazione amministrativa e della rigenerazione urbana. Investire in questi settori significa ridare una speranza alla Sardegna. Ma occorre essere razionali – conclude il vicepresidente del Consiglio regionale – e capire che dietro il partito del No c’è un’ipocrisia che nuoce ai sardi e alla Sardegna.»

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È atteso per domani mattina il parere della II commissione, presieduta da Gavino Manca (Pd), sul piano di dimensionamento scolastico 2017-2018, adottato dalla Giunta regionale lo scorso 12 gennaio con la deliberazione n. 2/14. La nuova convocazione del parlamentino della Pubblica istruzione è arrivata al termine dell’audizione dell’assessore Claudia Firino che ha registrato una sostanziale condivisione, da parte dell’intera maggioranza, del documento che ridefinisce la rete scolastica regionale e l’offerta formativa in Sardegna.

Le situazioni critiche evidenziate nel corso dei rispettivi interventi dai consiglieri Edoardo Tocco (Fi), Mario Tendas (Pd), Ignazio Locci (Fi), Eugenio Lai (Sel) e Rossella Pinna (Pd) e dallo stesso presidente Gavino Manca, attengono questioni che sono state oggetto di segnalazione alla commissione e che riguardano in particolare: le scuole primarie di Goni e Segariu (la cui riapertura è stata sollecitata dal consigliere Tocco e dalla consigliera Pinna); la richiesta dell’Unione dei comuni dell’Alta Marmilla per l’istituzione di un “istituto globalizzato” nonché l’attivazione di un nuovo indirizzo “agrario sperimentale” per l’istruzione secondaria (sostenuta anche dal consigliere Tendas); la richiesta dell’istituto Einaudi di Senorbì per l’attivazione dell’indirizzo formativo “Servizi socio-sanitari” (supportata dal consigliere Lai e dalla consigliera Pinna); l’istituzione di un istituto globalizzato per le scuole secondarie di Sant’Antioco (illustrata dal consigliere Locci) e l’attivazione a Sassari nell’istituto “Pellegrini” dell’indirizzo “Viticoltura e enologia” , ribadita da Gavino Manca.

Il consigliere del Partito dei sardi, Roberto Desini, ha invece ricordato le sottolineature critiche rivolte al piano per la scuola da parte del suo partito («non si possono calare in Sardegna criteri e parametri nazionali») ma ha riconosciuto «la disponibilità dell’assessore Firino per superare le diverse problematiche evidenziate dal Pds». Desini insieme con il consigliere dei Rossomori, Paolo Zedda, ha posto l’accento sulla necessità di una legge regionale sull’istruzione. «Sarebbe inoltre opportuno – ha spiegato Zedda – riaprire il confronto con lo Stato per stipulare accordi di maggior vantaggio per la Sardegna, così come è avvenuto per Valle d’Aosta e Friuli, sulla base delle deroghe concesse alle Regioni in cui insistono consistenti minoranze linguistiche».

L’assessore della Pubblica Istruzione ha dapprima illustrato i contenuti del piano di dimensionamento, soffermandosi sui criteri e gli obiettivi: «Abbiamo lasciato ai territori, attraverso le conferenze provinciali, l’organizzazione della rete scolastica e dell’offerta formativa». Su quest’ultimo aspetto Claudia Firino ha rimarcato l’attenzione dell’assessorato, sulla base del pronunciamento della stessa commissione Cultura, per scongiurare duplicazioni e una eccessiva parcellizzazione dell’offerta formativa.

Rispondendo ai quesiti e alle questioni sollevate dai singoli consiglieri, l’assessore della Cultura, ha ribadito «aperture e disponibilità, per andare in contro alle esigenze dei territori» ma per il caso della riapertura delle scuole primarie di Goni e Segariu ha precisato che le competenze sono in capo al ministero ed ha escluso che i due istituti scolastici possano rientrare all’interno del piano di dimensionamento 2017-2018. «Così come sono prerogativa del ministero», ha spiegato la Firino replicando alla consigliera Pinna che aveva mostrato perplessità sui criteri utilizzati per definire i 10 ambiti scolastici in cui è stata suddivisa l’Isola, «ma non ci sfugge l’importanza di tale strumento per quanto attiene in particolare la mobilità degli insegnanti ed è per questo che, nonostante non sia di aiuto la transizione istituzionale che interessa gli Enti locali, siamo pronti a sostenere eventuali proposte di modifica».

L’assessore ha quindi rassicurato il consigliere Tendas ed anche il vice presidente del Consiglio, Ignazio Locci, ricordando che in sede di approvazione definitiva delle linee guida è prevista «la revisione delle decisioni riguardanti gli istituti globali» e si è detta pronta a valutare «con precisi criteri che garantiscano equità e parità di trattamento» le proposte riguardanti le attivazioni di nuovi indirizzi formativi nei diversi istituti dell’Isola che ne hanno ravvisato l’opportunità.

«Invito i consiglieri – ha concluso l’assessore Firino – a considerare il piano di dimensionamento e la riorganizzazione della rete scolastica regionale all’interno  delle politiche per il diritto allo studio messe in campo da questa amministrazione, insieme con l’efficacia delle azioni intraprese e delle importanti risorse stanziate per migliorare la scuola, ma ammetto però che alla Sardegna manca ormai da troppo tempo una legge sarda sull’istruzione.»

 

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Alla vigilia dell’avvio dell’esame in commissione bilancio, previsto nella riunione in programma domani, giovedì 19 gennaio, arrivano già le prime bordate dall’opposizione di centrodestra.

Il vicepresidente del Consiglio regionale, Ignazio Locci, esponente del gruppo Forza Italia Sardegna, ha diffuso una nota nella quale scrive che nel testo è presente «troppo poco Finanziaria intesa come strumento di crescita e sviluppo, molto guazzabuglio di provvedimenti inutili e pesanti in cui spiccano norme ordinamentali che meriterebbero di essere dichiarate intruse».

«Raffaele Paci e soci – aggiunge Ignazio Locci – ci hanno ormai abituato ai furbi tentativi, spesso maldestri, di utilizzo della Finanziaria come contenitore normativo in cui inserire un po’ di tutto, nella speranza di superare l’ostacolo del controllo preventivo delle opposizioni. Ma, purtroppo per loro, gli va male anche questa volta. Soltanto due giorni fa abbiamo avuto la grazia di vedere e studiare il testo della Finanziaria 2017: nessuna novità degna di nota, se non la conferma che il centrosinistra è manifestamente inadeguato alla guida della Regione.»

«A questo punto è necessario, così come previsto dal regolamento, sfoltire immediatamente il testo della Finanziaria epurandolo da tutte quelle norme intruse che testimoniano l’incapacità politica di questa Giunta, ormai arrivata al capolinea. E se nostro malgrado dobbiamo rimandare ancora una volta la ricetta per il rilancio dell’economia isolana, ci attendiamo comunque che si accelerino i tempi per mettere in circolo le risorse previste dal testo. La Sardegna ha sicuramente bisogno di una strategia di crescita valida (che evidentemente questo Esecutivo non è in grado di assicurare), ma l’urgenza adesso è che quanto previsto dal documento contabile venga attuato senza finire imbrigliato negli ingranaggi della burocrazia. L’obiettivo – conclude Ignazio Locci – è chiudere la stagione finanziaria in tempi ristretti, senza perdere ulteriore tempo.»