28 April, 2024
HomeIndustriaEuralluminaIgnazio Locci (FI): «La vertenza Eurallumina e l’epilogo tragicomico della due giorni di Conferenza dei servizi è l’emblema di una Regione che non vuole e non può ripartire».

Ignazio Locci (FI): «La vertenza Eurallumina e l’epilogo tragicomico della due giorni di Conferenza dei servizi è l’emblema di una Regione che non vuole e non può ripartire».

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La vertenza Eurallumina e l’epilogo tragicomico della due giorni di Conferenza dei servizi «occorrono ulteriori valutazioni di natura paesaggistica» (come se non ne fossero state fatte abbastanza in questi anni) è l’emblema di una Regione che non vuole e non può ripartire. La ricerca del proverbiale pelo nell’uovo da parte di alcuni pezzi dello Stato per riuscire a stoppare un investimento da 200 milioni di euro che rilancerebbe lo stabilimento Eurallumina, il comparto industriale di Portovesme e, di conseguenza, l’intero territorio del Sulcis-Iglesiente, è uno schiaffo in pieno viso a chi quotidianamente arranca e ancora crede che la politica possa con coraggio prendere le decisioni utili alla ripartenza e allo sviluppo.

L’impianto normativo messo in piedi per il compimento dell’iter sul riavvio dello stabilimento di Portovesme è evidentemente troppo complesso: 23 soggetti possono dire la propria, tutti possono cercare il pelo nell’uovo di cui sopra e chiunque è legittimato a dire No al progetto. E, infatti, ci ritroviamo di fronte a chi richiede ulteriori valutazioni di tipo paesaggistico perché sembrerebbero esserci incongruenze rispetto al PPR e non meglio precisati ostacoli di tipo archeologico. Tutti approfondimenti che legittimamente andrebbero fatti in maniera certosina in zone della Sardegna vincolate e da proteggere. Ma il punto è che qui ci ritroviamo all’interno di un’area, il polo di Portovesme, destinato alle produzioni industriali.

Oggi scopriamo che il ministero dei Beni culturali, girando attorno a concetti di tutela del paesaggio, si sta soffermando a cercare granelli di polvere in un agglomerato industriale. E questo dopo che la Regione e le altre amministrazioni coinvolte, all’interno delle procedure aggravatissime di Via attualmente in corso, avevano dato il via libera. La decisione definitiva su un’intrapresa industriale di enorme portata, arriva così a un ulteriore rinvio a causa dei vincoli stringenti del PPR. Mentre lo Stato tempo fa aveva individuato Portovesme come sito indispensabile e fondamentale per l’industria, un’altra parte dell’apparato amministrativo si mette di traverso, discutendo di terre civiche, di beni culturali, di archeologia, di PPR e di coerenza. E così, da una parte abbiamo il ministero allo Sviluppo Economico che crede e investe nel rilancio dell’Eurallumina, dall’altra ci sono pezzi di amministrazioni dello Stato che si impegnano assiduamente per cercare ostacoli e frustare le iniziative imprenditoriali, i lavoratori, i sardi. 

Questa sarebbe la semplificazione di cui parlano tanto certe parti politiche? Queste sono le condizioni in cui si può provare a fare impresa e industria? Se il messaggio che vogliono lanciarci è che in Sardegna non si può produrre, lo dicano chiaro a tutti: ai giovani studenti, ai pochi lavoratori rimasti, alle famiglie. Se davvero la politica vuole far ripartire la Sardegna e l’Italia, non può arrendersi a questo stato di cose: senza tentennamenti e ipocrisia bisogna intervenire per semplificare le procedure, mettendo all’angolo i poteri che, peraltro, alimentano anche fenomeni di corruzione. Solo così potremo iniziare a parlare serenamente di buona politica. I cittadini non sanno più da che parte guardare: non credono più alla politica e hanno l’incubo della burocrazia. Forse è il caso di prenderne atto una volta per tutte.

Ignazio Locci

Vicepresidente Consiglio regionale

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