27 April, 2024
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La prima giornata della visita in Sardegna della presidente della Camera Laura Boldrini si è conclusa in Consiglio regionale.

Dopo aver rivolto il benvenuto alla presidente Boldrini ringraziandola per il momento di incontro e confronto con il Parlamento dei Sardi, Ganau ha ricordato che «la Sardegna è una terra ferita dove la crisi economica ha colpito in maniera più profonda rispetto al resto del territorio nazionale ed ha assunto caratteri drammatici dal punto di vista sociale, al punto da minare profondamente la stessa tenuta della società sarda».

«Nella nostra terra – ha proseguito il presidente – si emigra come 60 anni fa, con l’unica differenza che oggi a farlo sono anche i giovani laureati, il nostro futuro, mentre la popolazione invecchia ed esplode la questione delle zone interne sempre più spopolate».

Passando ad una sintesi della storia autonomista della Sardegna, Ganau ha poi ricordato che il Consiglio regionale della Sardegna si riunì per la prima volta il 28 maggio del 1949, «secondo in ordine di tempo solo a quello Siciliano». Fin da allora, ha aggiunto, «l’esperienza autonomista si prospettò come l’occasione per il riscatto della Sardegna, portando ad esprimere e rappresentare, pur nelle diversità, il comune sentire dei Sardi».

«La Sardegna – ha sostenuto il presidente del Consiglio regionale – fu protagonista insieme alle altre Regioni speciali del nuovo faticoso cammino delle autonomie regionali», un cammino che dopo tanti anni «evidenzia l’insufficienza dello Statuto del 1948, soprattutto per il quadro delle funzioni, oggi inadeguato rispetto gli obiettivi; insufficienza che però non significa necessità di superamento ma richiesta di maggiori poteri e maggiore autonomia, nella convinzione che le ragioni della specialità permangano e siano anzi rafforzate, perché non è venuto meno il bisogno di politiche con forte accentuazione regionale». Soffermandosi sulle caratteristiche di queste nuove politiche, il presidente ha sottolineato quelle di compensazione, per il superamento dei limiti dell’insularità, quelle riguardanti i poteri autonomi per l’organizzazione e la diffusione di servizi sul territorio, quelle di tutela e valorizzazione della identità linguistica e culturale, quelle della specificità del territorio e dell’ambiente.

La Sardegna, ha detto ancora il presidente del Consiglio regionale, non si è mai sottratta ai suoi doveri di solidarietà nei confronti del Paese ma «il principio di solidarietà non può essere applicato in modo unilaterale, perché non è più sostenibile che la Sardegna sopporti il 61% delle servitù militari o che si pensi alla nostra Regione come al più vasto carcere d’Italia o come deposito di scorie nucleari, o ancora come luogo in cui si contrappongono diritti costituzionali inalienabili come quelli al giusto riconoscimento delle entrate fiscali, al lavoro, alla salute ed ad un ambiente salubre, così come è inaccettabile che la Sardegna abbia una percentuale di disoccupazione giovanile del 54.2% e femminile del 57%».

La questione sarda insomma, secondo l’analisi di Ganau, è «tutt’altro che risolta» ed il nuovo patto che coinvolge in responsabilità comuni lo Stato e la Regione «non può giustificare in alcun modo il superamento dell’autonomia e della specialità». Accanto all’emergenza economica e sociale, il presidente dell’Assemblea sarda colloca quindi l’emergenza istituzionale, affermando che «bisogna accelerare il processo legislativo senza indebolire la democrazia che, certo, consuma risorse materiali e spirituali ma il valore della rappresentanza è un bene in sé che non può essere sacrificato sull’altare dei costi».

Dopo essersi espresso in modo critico sulla nuova configurazione del Senato che comporterà «una accentuazione del peso dei partiti piuttosto che di quello degli elettori», Ganau si è ha affrontato il tema della riforma del Titolo V della Costituzione che a suo giudizio, «piuttosto che impegnarsi nel correggere gli elementi che hanno impedito al federalismo di funzionare lo cancella con la scusa dell’inefficienza». «Complessivamente – ha continuato – l’autonomia è inevitabilmente più debole nel quadro di un sistema regionale indebolito ed è per questo che diventa fondamentale il recupero delle centralità delle assemblee legislative, perché la crisi e la necessità di fare in fretta non può diventare scusante per la distruzione del sistema parlamentare; questo vale per il centro come per le periferie».

Quello dell’equilibrio fra organo legislativo ed organo esecutivo è sicuramente un problema da risolvere, ha osservato il presidente del consiglio regionale, anche perché «la democrazia è entrata in crisi proprio nei paesi in cui appariva più consolidata con forme patologiche di astensionismo che, in Sardegna, hanno raggiunto in alcuni territori la percentuale del 56%».

«Ma la crisi della democrazia – ha concluso – deve essere combattuta con più democrazia, con maggiori autonomie e non un rafforzato centralismo».

 Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha voluto salutare la presidente Boldrini in sardo:  «bene ennida in terra sarda», esprimendo poi vivo apprezzamento per il significato politico e culturale della sua visita e l’attenzione riservata ad illustri personalità della storia sarda come Eleonora d’Arborea, Grazia Deledda e Maria Lai, donne capaci di proiettare al loro figura oltre i confini dell’Isola, «come espressione più nobile della nostra grande civiltà giuridica, letteraria ed artistica, frutto di una culturale matricaria antichissima che ha segnato la nostra identità, esempio unico in Italia ed in Europa, che ci offre ancora oggi un importante spunto per riflessione su temi toccati dal presidente Ganau, con particolare riferimento alle riforme, alle conseguenze che determineranno sul nostro ordinamento, al ruolo e alle funzioni del parlamento e delle assemblee regionali delle autonomie».

«E’ una riflessione che si impone – ha detto Pittalis – perché assistiamo ad uno stravolgimento delle regole costituzionali da parte di chi pretende di relegare il parlamento ad un ruolo notarile, eppure non siamo ancora in una repubblica presidenziale come qualcuno la intende, come il capo del Governo».

Siamo anche preoccupati, ha aggiunto il consigliere, «perché quando si è trattato di rimuovere ultimo leader eletto dal popolo abbiamo ascoltato accorati appelli delle vestali della Costituzione, gli stessi che oggi dormono sonni tranquilli davanti a derive plebiscitarie, nonostante tutto ciò si riverberi sulle autonomie regionali delle quali si vuole ridisegnare ruolo e competenze, ignorando quella deriva neo-centralista alimentata da alte burocrazie ministeriale che vorrebbero limitarne gli spazi spesso assecondate da una certa politica».

Sul terreno dell’autonomia, ha avvertito Pittalis, «non accetteranno nessun arretramento perché siamo convinti che la  specialità non è concessione ma il frutto di un reciproco riconoscimento fra lo Stato e la Sardegna, riconoscimento che fra l’altro ha reso possibile la stessa convivenza della Sardegna all’interno della Repubblica».

il problema, ha detto ancora il capogruppo di Forza Italia, «non è infatti degradare la specialità ma di applicare compiutamente lo Statuto e adeguarlo ai tempi che stiamo vivendo, chiediamo quindi più autonomia non chiacchierata ma praticata, chiediamo allo Stato leale collaborazione, chiediamo il riscatto della Sardegna attraverso interventi definitivi, in quanto Isola al centro del Mediterrano, poco abitata e con grandi problemi strutturali che ne limitano le potenzialità».

Toccando alcuni temi di grande attualità per la Regione, Pittalis ha dichiarato che «la vertenza Sardegna con lo Stato è aperta da troppo tempo e non siamo riusciti a chiuderla fatta eccezione per alcuni risultati episodici ma il problema di fondo è che la sua mancata definizione frena lo sviluppo della Sardegna ed inoltre, quanto all’ipotesi che la Sardegna sia scelta come sito per ospitare scorie nucleari, su questo saremo ancor più intransigenti: lo dico con certezza e con fierezza perchè tutta la classe politica vi si riconosce».

Tuttavia vogliamo guardare al futuro, ha proseguito Pittalis, «ed una delle vie più interessanti ed innovative è quella della zona franca integrale del Mediterrneo, che sarebbe un vantaggio per Italia ed Europa, costituirebbe la vera svolta e la vera rinascita e, a chi tratta questo argomento con sufficienza chiediamo di avere il coraggio delle scelte importanti e decisive».

Emilio Lussu, ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia citando il grande politico sardo, «diceva che la Sardegna sarebbe sarebbe risorta ma che questo non sarebbe stato possibile senza la solidarietà dello Stato, è vero nel bene e nel male, ma noi dobbiamo offrire speranza e per le prime devono essere le nostre coscienze ad illuminarsi di speranza».

Dalla crisi possono nascere nuove opportunità, ha concluso Pittalis, «ma dobbiamo avere il coraggio di decidere, a volte le parole possono fare molto e noi confidiamo nella forza delle sue parole: auspico infine che, sentendo i balli ed i canti della tradizione sarda, dove le coppie si tengono per mano in una unione comunitaria che attribuisce a tutti lo stesso ruolo e ad un certo punto il ballo in cerchio si apre ad un’altra comunità che alla nostra si avvicina, ebbene, quella è la nostra civiltà cui si sentirà legata».

Il presidente del Consiglio ha quindi dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru.

Pigliaru ha ringraziato la presidente della Camera Boldrini perché, fra l’altro, «la sua presenza preziosa ci offre l’opportunità di una riflessione comune su alcuni temi di grande attualità ed interesse come il bilanciamento dei poteri, il regionalismo ed centralismo, la specialità: se il Parlamento è la casa degli italiani, questa è la casa dei Sardi, dove si realizza anche il controllo del potere esecutivo».

«Quello del rapporto fra i poteri – ha osservato Pigliaru – è un problema complesso e non solo in Italia, si percepisce un continuo spostamento dell’equilibrio a favore dell’esecutivo ed il ruolo dell’Assemblea diventa dunque più importante per il rafforzamento della democrazia». Nelle dichiarazioni programmatiche, ha ricordato il presidente, «ho insistito più volte sulla necessità che il Consiglio utilizzi appieno gli strumenti di controllo, che attraverso una legge sulla valutazione delle politiche pubbliche in termini di efficacia ed efficienza, anche per migliorare la qualità delle stesse politiche».

Da questo Consiglio, ha ribadito il presidente della Regione, «arriverà presto una riforma in tal senso che ci può fare salto di qualità rispetto ad altre regioni italiane in tema di trasparenza, bilanciamento dei poteri, qualità  e credibilità istituzioni, diritti dei cittadini ed imparzialità dell’azione amministrativa, una riforma che auspico possa collocare la Sardegna come un modello di riferimento in campo nazionale».

Passando ad esaminare il problema del regionalismo, Pigliaru ha affermato che «le Regioni guardate con scetticismo, ma spetta a noi dimostrare che il regionalismo è il modello migliore, che qui si trovano soluzioni migliori per cittadini, che la valutazione politiche pubbliche in alcune Regioni ha fatto progressi molto più rapidi, che sull’istruzione, l’ambiente, il lavoro e la sanità, mentre attorno tutto cambia servono le Regioni, dove si sperimenta e si può avere successo: noi ci candidiamo ad attivare queste buone pratiche per poi poterle diffondere altrove».

Anche le Regioni speciali, ha continuato, «devono dimostrare la loro utilità in un quadro nazionale in cui occorre ricostruire un rapporto di fiducia con le istituzioni, questa è la nostra grande per una specialità moderna e dinamica, alla quale serve tuttavia una forte reciprocità con Stato perché il nuovo riparto di competenze amministrative dovrà seguire la strada della sussidiarietà e dell’adeguatezza». «Per questo – ha precisato – chiediamo un trattamento fiscale più favorevole come riconoscimento della nostra diversità ed anche la possibilità di dare continuità alla nostra cultura individuando diversi standard ambientali; l’insularità non solo geografico economico ma tratto distintivo dell’identità su piano storico ambientale culturale e linguistico».

«La Sardegna – ha detto inoltre il presidente Pigliaru – è anche una terra di frontiera dell’Unione europea nella parte meridionale del Mediterraneo, dove tanti paesi devono trovare soluzione per una migliore coppe razione e ridurre i divari fra le diverse aree; dopo i recenti tragici fatti di Tunisi, emerge ancora di più l’importanza del dialogo e della cooperazione, impegno che coinvolge livelli di responsabilità non solo nostri».

«A noi – ha aggiunto – spetta il compito di riconquistare fiducia cittadini in uno dei momenti più difficili della nostra storia recente; la crisi ha colpito duramente, qui più che altrove, amplificando i nostri svantaggi strutturali, provocando una gravissima disoccupazione, proponendoci sfide industriali estremamente complesse, e problemi molto pesanti come quello della dispersione scolastica: però sentiamo il dovere di dare speranze ai giovani e tutti i nostri sforzi vanno in questa direzione».

Riallacciandosi al tema dell’autonomia declinata con la responsabilità, il presidente della Regione ha messo l’accento sul fatto che, accanto alle responsabilità della Regione, «altre chiamano in causa lo Stato, vogliamo lavorare insieme con una leale collaborazione che crediamo porterà i suoi frutti ed abbiamo raggiunto molti risultati; la vertenza entrate resta però ancora aperta e, a fronte dei tagli effettuati sempre con grande rapidità, il riconoscimento dei crediti richiede invece anni quando arriva, è una asimmetria non più accettabile, così come è necessario un riequilibrio delle servitù militari che qui hanno un peso abnorme, mi auguro infine che nessuno abbia in mente la Sardegna come sito di deposito delle scorie nucleari, perché su questo saremo molto determinati».

Avviandosi alla conclusione, Pigliaru ha ricordato che «a causa dell’alto costo dell’energia, derivante dall’insularità e dalla mancanza del metano, la Sardegna vive una situazione di svantaggio insostenibile per il suo sistema produttivo che la indebolisce ulteriormente nel panorama dell’economia globale e che, inoltre, molti presidi statali stanno scomparendo dal territorio regionale, scuole, poste e caserme, mentre la spesa dei tribunali viene posta a carico della Regione». «Il principale esercizio della sovranità – ha detto infine – consiste in una assunzione di responsabilità e noi stiamo facendo la nostra parte ma chiediamo con forza allo Stato di fare la sua».

Al termine dell’intervento del presidente della Regione Pigliaru, il presidente Ganau ha dato la parola alla presidente della Camera Laura Boldrini.

Dopo aver rivolto un saluto ai giovani della facoltà di Scienze politiche che assistono alla seduta dalle tribune del pubblico, la presidente della Camera ha ricordato che questa è la prima visita istituzionale in Sardegna, anche se aveva già avuto modo di conoscere l’Isola per questioni legate alla sua precedente esperienza professionale riguardante l’immigrazione. La Sardegna è grande, quasi un continente diceva qualcuno, ha affermato la Boldrini, «e sono qui perché ritengo che sia dovere delle Istituzioni stare fuori del palazzo e andare dove c’è più bisogno; in quest’isola lo Stato ci deve essere e io stessa voglio potermi far carico dei vostri problemi per muovermi in una ottica di compartecipazione».

«Il primo obiettivo – ha proseguito – è quello di testimoniare una vicinanza concreta incontrando parti sociali, lavoratrici e lavoratori, non si può ignorare il problema del lavoro che è la madre di tutte le emergenze, il filo logico della mia visita passa attraverso il riconoscimento di autorevoli figure femminili, forse non troppo note come meriterebbero, che hanno saputo osare non fermandosi davanti agli ostacoli».

Inziando ad affrontare il problema del ruolo attuale delle assemblee legislative, la presidente della Camera ha affermato che «il deficit di credibilità si basa su qualcosa di reale, purtroppo non sempre le istituzioni riescono a rispondere alle aspettative delle persone, per meccanismi istituzionali inceppati ed inefficaci e problemi strutturali, mentre sullo sfondo emerge il dato di una crescita del potere esecutivo a scapito delle assemblee».

L’emergenza che nasce dalla crisi, ha poi spiegato, «ha contribuito a spingere il potere decisionale in capo gli esecutivi per la necessità di intervenire rapidamente, spesso a scapito della possibilità di interventi partecipati e con il sostegno dei cittadini; le politiche passate sono state orientate quasi esclusivamente a criteri di austerità finanziaria, non attente a conseguenze sul piano sociale e nella Grecia di oggi, ad esempio, accade qualcosa che difficilmente può essere spiegato: riduzione dei servizi principali, licenziamento dei dipendenti pubblici, aumento della mortalità infantile, il primo viaggio all’estero l’ho fatto lì e ho visto l’abbandono degli orfanotrofi, l’abbandono bambini superiore al 300%, impossibilità di accedere ai servizi sanitari, ecco, l’Europa deve ricominciare da quegli orfanotrofi così come l’Italia deve ricominciare da regioni più svantaggiate».

Di fronte ha questo contesto, ha detto ancora la presidente della Camera, «le assemblee sono state chiamate spesso ad una partecipazione passiva, con decisioni che rischiano di rimanere inefficaci perché rigettate dai cittadini, mentre la loro funzione quella di assicurare la più ampia partecipazione alle politiche pubbliche valorizzando anche il contributo istituzioni locali; dobbiamo aprirci di più verso sistema regionale ed i territori per migliorare i processi decisionali a livello centrale, per il bene comune».

In questa fase storica, secondo la presidente, «hanno preso corpo due esigenze senza contrapportele, da un lato la capacità di decisioni tempestive che altrimenti sarebbero schiacciate dai problemi, dall’atra un processo legislativo consapevole con discussione partecipata; proprio per lavorare a questo nuovo equilibrio la Camera la mettendo a punto una riforma del regolamento che non è tecnicismo, anzi è importante e si muove lungo due direttrici: dare tempi certi al governo per ridurre decretazione d’urgenza ed alle opposizioni spazi per loro proposte, assegnando centralità alle commissioni permanenti e dando certezze alle proposte di legge di iniziativa popolare».

«Quest’impianto – ha spiegato – è stato studiato per dare centralità ai lavori della Camera ma non c’è ancora abbastanza consenso visto che è pronto da luglio ma ancora non fa passi avanti, ma nel frattempo un altro contributo al cambiamento verrà dalla fine del bicamerameralismo il cui superamento è necessario, attraverso la nuove configurazione di un Senato aperto alle realtà regionali».

Si tratta di un passaggio significativo, a giudizio della Boldrini, «perché non basta il parlamento nazionale in un paese plurale come l’Italia, le Regioni devono essere parte fondamentale di un confronto permanente, non si può governare tutto dal centro ed il polmone delle autonomie e quanto mai necessario per far respirare la nostra democrazia: questo esalta ragioni specialità come la Sardegna e questo nessuno intende metterlo in discussione».

Passando all’analisi generale del difficile rapporto fra cittadini e Istituzioni, la presidente della Camera ha voluto ricordare una frase dei suoi esordi, che forse è apparsa un po’ ingenua: «I cittadini devono tornare ad innamorarsi delle Istituzioni, può sembrare velleitario ma è necessario per salvaguardare la libertà, le Istituzioni devono rinnovarsi, rimettersi in discussione, rendersi trasparenti, bandendo la corruzione, facendo pulizia ed impegnandoci tutti per la sobrietà». In questa legislatura abbiamo mandato un messaggio chiaro, ha aggiunto: «mi sono tagliata lo stipendio, sono state tagliate l e indennità di funzione e le segretarie particolari, è stata ristrutturata la retribuzione dei dipendenti che nessuno aveva mai fatto, anche mettendo dei detti sul maturato: fra Camera  e Senato in quattro anni sono stati risparmiati 97 milioni ed inoltre, a parte i tagli, si è tolto il segreto a molti documenti delle commissioni d’inchiesta e migliaia di pagine sono oggi accessibili».

Per la prima volta, inoltre, «la Camera è presente sui social media, perché il web non è solo un mezzo per discutere ma, ormai, un modo di partecipazione democratica, che però ha bisogno di alcune regole, alle quali sta lavorando una commissione mista per elaborare una carta di diritti e doveri».

Le Istituzioni, insomma, ad avviso della presidente della Camera, «vanno profondamente rinnovate ma non demolite e non abbiamo bisogno dell’anno zero, dobbiamo anzi rivendicare il cambiamento facendo comprendere a tutti l’importanza delle Istituzioni per la democrazia; tra poche settimane ricorderemo il settantesimo liberazione, i sacrifici odi quanti persero la vita per libertà politiche, se esiste un Parlamento ed assemblee elettive nelle Regioni e nei comuni lo dobbiamo a tutte quelle persone che lasciarono da parte tutto per combattere una guerra che ci ha portato alla libertà, non possiamo sottovalutarlo perché il parlamento è figlio di quel coraggio e di quel sacrificio e deve tornare ad essere il cuore pulsante della vita democratica del nostro paese».

Dopo l’intervento della presidente della Camera, il presidente Ganau ha chiuso la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì prossimo alle 10.30.

Domani, la presidente Boldrini sarà ad Oristano, per celebrare la prima delle tre donne sarde del filo rosso che l’accompagnerà nella sua visita in Sardegna: Eleonora d’Arborea, regina e prima giudicessa donna; in mattinata sarà a Cabras, per visitare il Museo che ospita i Giganti di Mont’e Prama ed inaugurare la nuova ala espositiva. Nel pomeriggio, ad Oristano, al teatro Garau, la Boldrini parteciperà ad una tavola rotonda.

Domenica 22, infine, la presidente Boldrini visiterà i luoghi simbolo della vita di altre due donne sarde: in mattinata a Nuoro prima alla casa di Grazia Deledda, poi nella chiesa della Solitudine e infine al monumento dedicato all’autrice premio Nobel dall’artista Maria Lai, la terza donna del percorso che sarà invece celebrata nel pomeriggio ad Ulassai alla Stazione dell’arte.

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia
E’ iniziata questa mattina la visita in Sardegna della presidente della Camera Laura Boldrini, in programma fino a domenica 22 marzo. La mattinata sarà dedicata alla città di Cagliari.

Nel pomeriggio, alle 16.00, è prevista la seduta del Consiglio regionale, alla quale interverranno i consiglieri regionali, i parlamentari e gli europarlamentari sardi. 

Domani, la presidente Boldrini sarà ad Oristano, per celebrare la prima delle tre donne sarde del filo rosso che l’accompagnerà nella sua visita in Sardegna: Eleonora d’Arborea, regina e prima giudicessa donna; in mattinata sarà a Cabras, per visitare il Museo che ospita i Giganti di Mont’e Prama ed inaugurare la nuova ala espositiva. Nel pomeriggio, ad Oristano, al teatro Garau, la Boldrini parteciperà ad una tavola rotonda.

Domenica 22, infine, la presidente Boldrini visiterà i luoghi simbolo della vita di altre due donne sarde: in mattinata a Nuoro prima alla casa di Grazia Deledda, poi nella chiesa della Solitudine e infine al monumento dedicato all’autrice premio Nobel dall’artista Maria Lai, la terza donna del percorso che sarà invece celebrata nel pomeriggio ad Ulassai alla Stazione dell’arte.

Consiglio regionale 2 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 1 del disegno di legge n. 130 in materia di urbanistica.

I lavori si sono aperti con l’intervento del consigliere di Forza Italia Stefano Tunis che si è detto «vagamente sorpreso dall’intervento del capogruppo del Pd che accusava l’opposizione di creare un nesso fra occupazione e legge sull’edilizia salvo poi contraddirsi rilevando che il piano casa della giunta precedente non aveva aumentato i posti di lavoro; ora dovrebbe spiegare se la legge in esame ha le potenzialità di creare sviluppo». «In realtà – ha continuato Tunis – chiude ogni spazio impedendo a cento alberghi sardi di ammodernare le loro strutture ed all’agricoltura con una sorta di sterilizzazione delle campagne; la Giunta voleva cominciare il domani ma ha perso la bussola scrivendo tre versioni dello stesso testo senza far capire quale sia la sua idea di sviluppo».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha osservato che «la legge lancia affermazioni nel vuoto a cominciare dalla semplificazione, dalla riqualificazione e dall’efficienza energetica, recepisce norme nazionali ed europee ma non fa un passo avanti». «La Scia – secondo Locci – è una sorta di surrogato del Suap (sportello unico per le imprese) che oltretutto non dice nulla sui tempi e in particolare sulle lungaggini degli uffici pubblici, non specifica i casi di silenzio-assenso, non indica come migliorare il tessuto urbanistico regionale limitandosi ad una premialità del 5% senza consentire aumenti volumetrici». «Speriamo di incontraci – ha auspicato il consigliere – sul terreno di un confronto articolato, ad esempio, sull’idea di città moderne orientate all’efficienza energetica ed all’architettura sostenibile; ma questo è indubbiamente un compromesso al ribasso».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato in apertura il ritardo con cui la Giunta risponde alle interrogazioni, «impedendo alla minoranza di denunciare con tempestività certe nomine illegittime nella sanità a Sassari non ultima la nomina di un super coordinatore dei distretti che non risponde ai requisiti indicati dalla legge». Arrivando al contenuto della legge ripete, a parere di Tedde «ripete un mantra come semplificazione, miglioramento del tessuto urbano e dell’efficienza energetica, ma l’unica cosa che ha fatto la commissione è stato rivoltare come un calzino il testo della Giunta, come se fosse colpita dalla sindrome di Vitangelo Mostarda, il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila, in preda ad una crisi di identità». La legge, ha concluso, «in effetti scontenta tutti ma soprattutto scontenta la Sardegna; la Giunta avrebbe dovuto indicare una linea magari da non condivisa ma chiara, almeno Soru ha il coraggio delle sue azioni».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia ha insistito su quello che a suo giudizio è un aspetto importante del dibattito, cioè «la necessità che la maggioranza deve cogliere di aprirsi al confronto ed all’ascolto; il coinvolgimento delle categorie, sotto questo profilo, è stato sulla proposta della Giunta ma poi il testo è stato completamente cambiato, altrimenti non si spiegherebbe perché alcune associazioni hanno acquistato pagine di pubblicità sui giornali per far conoscere la loro posizione». Zedda ha poi rivolto alla maggioranza «un ulteriore appello a valutare insieme le questioni più importanti per dare un senso a questa legge farraginosa che, a parte tutto, crea enormi difficoltà interpretative anche agli utilizzatori istituzionali come i comuni».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha sottolineato che «alla fine di questo percorso molti discorsi fatti oggi si riveleranno privi di fondamento perché la legge darà trasparenza ad un settore che ne ha molto bisogno, lo sportello unico per l’edilizia aiuterà molto il comparto e gli incentivi volumetrici nei centri storici dove esistono piani particolareggiati serve a contenere il consumo del suolo e a stimolare la ripartenza dell’edilizia popolare, un discorso molto interessante già avviato con Area». Inoltre, ha proseguito, vanno evidenziati «gli aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica e all’utilizzo di prodotti della bio-edilizia, incentivi per la predisposizione dei piani attuativi». Se poi, ha commentato Solinas, «solo otto Puc sono stati approvati in Sardegna non è colpa del Ppr, del resto il centro destra aveva promesso la rivisitazione del Ppr e di fatto aveva disincentivato la realizzazione dei Puc». Certo, ha riconosciuto Solinas in conclusione, «con l’opposizione restano differenze profonde anche nel merito e la maggioranza ha proposto con coerenza la sua linea, non c’è stata nessuna convocazione urgente della direzione su questo tema». 

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha definito l’edilizia «un settore trainante per l’economia della Sardegna, uno dei pochi che potrebbero farci uscire dalla crisi».

Rubiu ha poi precisato che nessuno dei consiglieri di minoranza si batte per favorire il consumo del suolo o l’ampliamento delle strutture alberghiere: «Vogliamo invece trovare soluzioni positive per i cittadini sardi – ha detto Rubiu – per le famiglie che risiedono nei centri storici e non hanno possibilità di acquistare una nuova casa e vorrebbero invece ristrutturare le loro dimore».

Rubiu ha poi sottolineato il contrasto tra la legge in discussione e il decreto “Milleproroghe” approvato dal Governo nei mesi scorsi. «Il provvedimento dell’esecutivo Renzi supera i contenuti del Dl 130 – ha sostenuto il capogruppo di Aps – ci sono innovazioni che voi non avete ritenuto opportuno mutuare come quella che inserisce l’installazione di pompe di calore tra gli interventi di manutenzione ordinaria». Rubiu, infine, ha rivolto un appello alla maggioranza per riportare il Dl n.130 in Commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha richiamato le sollecitazioni arrivate nelle scorse settimane dalle associazioni di categoria finalizzate a una modifica del provvedimento: «Noi portiamo in Aula le voci delle imprese e degli amministratori locali, non quelle degli speculatori». Pittalis ha quindi ricordato l’appello rivolto alla Giunta dall’Ance attraverso un annuncio sulle pagine dei giornali e le dichiarazione dei rappresentanti di Anci e Confartigianato.

Dal capogruppo azzurro, infine, una richiesta ai partiti alleati del Pd: «Non andate a rimorchio del Partito Democratico, vi stanno facendo ingoiare una legge che produrrà solo danni – ha affermato Pittalis – ascoltate invece chi vi invita a riesumare il Piano Casa provvedimento che ha portato benefici al settore dell’edilizia e contribuito a una crescita dell’occupazione».

Chiusa la discussione sull’articolo 1, il presidente Ganau ha messo in votazione emendamento soppressivo n.249. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sul contenuto dell’articolo 1 e annunciato il voto favorevole all’emendamento: «Le finalità indicate non hanno senso. Non sarà questa la legge che risolverà la crisi della Sardegna».

Voto favorevole ha annunciato anche Alessandra Zedda (Forza Italia). Rivolgendosi al presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas, Zedda ha precisato di non aver niente da dire sulle attività di partito «ma nessuno può contestare l’urgenza e la straordinarietà della riunione convocata da Soru. Questo si diceva sul vostro sito, basta ammetterlo».

Michele Cossa (Riformatori) ha manifestato l’esigenza di procedere a una semplificazione e razionalizzazione delle norme. «Non vogliamo l’eliminazione dei vincoli, ma vincoli basati su regole chiare – ha detto Cossa – ciò significa facilitare la vita dei cittadini».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato che il Piano Casa ha cercato di porre rimedio alla paralisi dell’edilizia causata dal PPR. «Furono misure emergenziali, frutto di un accordo tra Governo e Regioni. Queste misure hanno ottenuto risultati. Gli effetti positivi cominciavano a vedersi proprio nel momento in cui questa Giunta ha deciso di cancellare il Piano Casa».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto favorevole, ha invitato la maggioranza a individuare insieme gli obiettivi della legge. «Noi ci batteremo fino allo stremo per convincervi a fare un passo indietro. Avete l’obbligo morale di dare una risposta a chi vi ha eletto».

Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto dell’opportunità di prorogare il Piano Casa. «Questa norma non farà altro che portare complicazioni negli uffici tecnici comunali – ha sostenuto Locci – a breve l’assessorato dell’urbanistica dovrà far seguire alla norma una serie di circolari esplicative. Nonostante si affermi la volontà di semplificare, questa legge non farà altro che creare una situazione di stallo».

Concetto ribadito anche da Ignazio Tatti (Aps): «Questa legge non semplifica nulla, rischia invece di creare ulteriore confusione». Tatti ha quindi difeso l’approccio alla questione della Giunta Cappellacci: «Sul Pps ai sindaci fu data la possibilità di esprimersi – ha affermato esponente di Area popolare sarda – questa legge rappresenta invece un’ulteriore colpo alle speranza di rilancio delle zone interne».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ammonito il Partito Democratico: «Questa legge farà più danni all’economia della Sardegna di quelli che ha fatto il PPR ma sarà un boomerang per il Pd in termini elettorali». 

Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 249 perché, a suo giudizio, enuncia finalità «che non trovano rispondenza nelle previsioni normative contenute nell’articolato del Dl 130».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento n. 249 ha definito “legge rattoppo” il Dl 130 «dopo che dai lanci di agenzia si apprende delle proposte modificative avanzate dalla Giunta». «Nell’articolato – ha denunciato il consigliere della minoranza – sono presenti elementi di illegittimità e la Giunta aggiunge disordine al caos normativo che si va delineando nel corso degli approfondimenti  alle disposizioni contenute nel Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole e ha ricordato come rispetto al testo originario proposto dalla legge le successive modifiche intervenute in commissione e avanzate dall’esecutivo regionale ne abbiano peggiorato il contenuto e complicato la comprensione.

Marco Tedde (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole ad un emendamento “opportuno perché rappresenta un cappello infausto ad un articolato dannoso”. «Questa norma – ha denunciato il consigliere della minoranza – è falsa e bugiarda e le affermazioni della maggioranza in rodine alla semplificazione, alla riqualificazione e al riordino rappresentano un mantra falso».

Il capogruppo dell’Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 249 e rivolto ai banchi della maggioranza ha dichiarato: «Avete semplificato tutte le procedure perché con questa legge non si potrà realizzare alcunché». Rubiu ha invitato l’Aula a procedere ad oltranza nell’esame degli articoli e degli emendamento del Dl 130.

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad un “un’ulteriore e più ampia riflessione” ed ha evidenziato che i tempi con cui si procede nell’esame del Dl 130 fanno sì che si possano stimare in 560 ore di lavoro, i tempi necessari per approvare i 32 articoli di legge.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto favorevole ad ha affermato che la condotta dell’opposizione non può essere definita di ostruzionismo. «La verità è che abbiamo tanto dire su questa legge – ha dichiarato l’esponente della minoranza – mentre la maggioranza è arroccata nelle posizioni dettate dal segretario regionale del Pd».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento 249 (Cherchi Oscar e più) che non è stato approvato (20 voti favorevoli e 33 contrari). Posto in votazione non è stato approvato neppure l’emendamento 306 (19 voti a favore e 33 contrari).

Aperta la discussione sull’emendamento n. 200 (Cherchi Oscar e più) che abroga il primo comma dell’articolo 1 (“La presente legge contiene disposizioni di semplificazione delle procedure in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica e di riordino normativo”).

Hanno dichiarato voto a favore e ribadito le critiche più volte espresse nei precedenti interventi i consiglieri Alessandra Zedda (Fi); Oscar Cherchi (Fi), Ignazio Locci (Fi); Michele Cossa (Riformatori), Attilio Dedoni (Riformatori), Marco Tedde (Fi); Giuseppe Fasolino (Fi); Stefano Tunis (Fi); Marcello Orrù (Psd’Az); Luigi Crisponi (Riformatori); Gianluigi Rubiu (Aps); Pietro Pittalis (Fi).

L’Assemblea ha respinto l’emendamento n.200 con 33 voti contrari e 21 favorevoli.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione generale sull’emendamento n.201

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «nella norma non c’è traccia di aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica ed in ogni caso il 5% è troppo poco; oltretutto si va in controtendenza rispetto alle indicazioni dell’Unione europea e dello stesso governo nazionale che ha introdotto incentivi fiscali per le stesse finalità, poteva essere un’occasione per dare un bel segnale ai Sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito la norma «piena di affermazioni di principio cui non seguono fatti concreti, eppure c’è molto bisogno di riqualificazione e miglioramento del nostro tessuto urbanistico: come sappiamo ci sono edifici orribili che andrebbero demoliti ed invece sono paradossalmente tutelati dal Ppr».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha parlato di «un emendamento centrale perché richiama la Regione a promuovere il miglioramento della qualità architettonica e abitativa ma non ci sono strumenti per dire cosa e dove si vuole migliorare, cosa si vuole salvaguardare; manca insomma un’idea di come diffondere anche il saper costruire che, negli anni, si è radicato in Sardegna nel solco di una lunga tradizione».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia ha dichiarato il suo voto favorevole all’emendamento «perché gli incentivi sono del tutto insufficienti, avremmo fatto bene a lavorare sull’impianto della legge proposto dall’assessore almeno per un periodo breve, altrimenti sarà difficile anche per il centro sinistra portare a casa qualche risultato apprezzabile nell’arco del mandato».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha rilevato che «con la nostra proposta vogliamo in qualche modo richiamare l’attenzione dell’Aula sulla notizia che nella pausa pranzo la maggioranza ha trovato un nuovo accordo che consisterebbe nel rinvio alla legge urbanistica delle questioni relative all’agro e ai premi volumetrici: se fosse vero di questa legge non rimarrebbe che il solito tassello».

Il consigliere Marco Tedde, vice capogruppo di Forza Italia ha sottolineato che «perfino il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila si rivolterebbe nella tomba, questa norma è un caso patologico di disonestà normativa, una norma scritta nel vapore acqueo che, fra l’altro, opera un furto con destrezza di alcuni contenuti del piano casa del centro destra: la differenza è che quel piano ha funzionato e questa non funzionerà».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha evidenziato che «la necessità di sopprimere il secondo comma dell’art. 2 nasce dalla considerazione che, da una parte, si predica la riduzione del consumo del suolo e, dall’altra, si sta per dare via libera all’inceneritore di Tossilo che, se realizzato, inquinerà infinitamente di più».

Il consigliere Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha affermato che «chi ha scritto la norma o era distratto o non ha seguito la logica del buon padre di famiglia: qui si stanno tradendo le aspettative di tutti i Sardi, compresi gli amministratori locali e i semplici cittadini che hanno votato il centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha detto che, «oltre alla mancata semplificazione, questa parte della norma afferma il contrario di ciò che vorrebbe, il miglioramento del patrimonio edilizio perchè non c’è nessuno strumento, in particolare, per riqualificare quelli che la legge stessa definisce contesti compromessi anche perché le premialità volumetriche non sono né convenienti né economicamente sostenibili».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu, ricordando il testo della norma, ha invitato il Consiglio «a leggere la disposizione dell’art.23 che disciplina gli interventi in siti con qualità urbanistica di pregio ma questo passaggio non esiste nemmeno in letteratura: ancora peggio lasciare la determinazione di queste caratteristiche ai comuni, ennesima prova che siamo di fronte ad una legge confusa e inapplicabile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha citato una recente agenzia di stampa con cui è stata rilanciata la posizione di Italia Nostra che ha chiesto di «sottoporre la legge a procedura di valutazione ambientale strategica, come previsto dalla legislazione nazionale ed europea, ritenendo che si tratti di una pianificazione edilizia potenzialmente in grado di produrre trasformazioni nell’ambiente: in effetti, è un tema che fa il paio con l’eliminazione dal testo, operata dalla maggioranza, del requisito della sicurezza strutturale degli edifici».

Non essendoci  altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 201 che il Consiglio ha respinto con 31 voti contrari e 22 favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione il testo dell’art.1.

Alessandra Zedda (Forza Italia), intervenendo per dichiarazioni di voto, ha definito confusionarie le disposizioni della legge: «Usate termini chiari che consentano ai comuni di applicare le norme – ha detto Zedda rivolgendosi alla maggioranza – evitate dichiarazioni fuorvianti. La legge non contiene nessuna delle finalità indicate».

Secondo l’esponente della minoranza, la norma in discussione non potrà essere migliorata. «Con i contenuti attuali non ha nessun senso approvarla – ha detto – prendetevi il tempo che volete per esitare una legge urbanistica che affronti il tema dello sviluppo economico e del territorio. Oggi ci sono solo proclami inutili».

Oscar Cherchi (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha evidenziato le contraddizioni tra il testo dell’articolo 1 e il Titolo I. «Non si parla di miglioramento edilizio, non ci sono ragionamenti sulle norme urbanistiche e sul Piano paesaggistico. La legge dice tutto e il contrario di tutto».

Per Marco Tedde (Forza Italia), il testo della legge sembra scritto dal mago dell’horror Steven King: «Non è una buona norma ma il tentativo confuso di riordinare un settore – ha detto Tedde – non si parla di urbanistica e non si introduce nessun elemento di semplificazione».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato le critiche avanzate dall’associazione ambientalista “Italia Nostra” alla legge. «Gli ambientalisti chiedono di sottoporre a VIA il provvedimento. E’ un atteggiamento intollerabile nei confronti del Consiglio regionale. Per questo mi corre l’obbligo di denunciare queste cose e dire qual è il nostro stato d’animo nel difendere un’altra visione».

Voto contrario al testo dell’articolo 1 ha annunciato anche Stefano Tunis che ha segnalato tre errori all’interno dell’articolo: 1) le premesse (visto il mancato ascolto degli appelli rivolti al consiglio dal mondo associativo e delle categorie professionali);  2) il contenuto (si pensa a uno strumento per semplificare le procedure ma si ottiene il risultato opposto mettendo la materia nelle mani dei burocrati); 3) le conclusioni ( la norma non è coerente con gli obiettivi indicati).

Per Angelo Carta (Psd’Az) l’articolo 1 è una furbata per estorcere il voto alla minoranza. «Se ci fosse solo questa norma in gioco l’avremmo votata all’unanimità. Nessuno può essere contrario alle finalità indicate, il problema è che a queste cose occorre dare gambe». Carta ha poi contestato l’atteggiamento di chiusura della maggioranza che «invece ha il dovere di aprirsi al confronto per arrivare al varo di una buona legge».

Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato l’assenza di norme che garantiscano lo sviluppo dell’isola e segnalato la sua contraddittorietà rispetto alle disposizioni della Finanziaria 2015 in materia di centri storici. «Poche settimane fa abbiamo approvato una norma per incentivare l’albergo diffuso nei centri storici del paesi dell’interno – ha detto Peru – questa norma invece rende quasi impossibili gli interventi di riqualificazione».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato» per le lamentele di Ance, Confartigianato, Federalberghi, Anci e Italia Nostra. «Perché ascoltate solo Soru? Perché non ascoltate la vostra gente? – ha chiesto Fasolino – approvare la legge è dannoso per la Sardegna. Fermatevi e prorogate il Piano Casa. Noi ci impegniamo a discutere una legge organica in materia di urbanistica».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) manca in Consiglio uno strumento che valuti l’impatto delle leggi nel tessuto economico e sociale. «Il Ppr ha prodotto la paralisi dell’attività edilizia in Sardegna. Non si può affrontare una materia come questa in questo modo. Giunta ha inviato un testo che è poi stato stravolto in commissione. La norma contiene termini diversi rispetto alla legislazione nazionale e alle norme regionali. Produrrà danni ancora più gravi del Ppr».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha invitato la maggioranza a liberarsi «dall’ombra che si dipana e si materializza con chiamate da Bruxelles, mette timore disturba, non poco, la serenità dei lavori dell’Aula». Crisponi ha dichiarato irricevibile la proposta del centrosinistra: «Rigettiamo il tentativo di far passare come legge seria una norma che fa acqua da tutte le parti».

Il capogruppo Pietro Pittalis, dopo aver espresso apprezzamento per l’intervento del consigliere di Sinistra Sarda Fabrizio Anedda che aveva definito la legge«una semplice correzione del PPR di Renato Soru», ha chiesto lumi sulla mancata previsione di norme sulla sicurezza strutturale che invece era stata disciplinata dal vecchio Piano Casa. Il capogruppo azzurro ha ricordato il contenzioso promosso dalla società Scivu Srl contro il provvedimento del Corpo Forestale che ha bloccato il suo progetto nella marina di Arbus: «Non è che ci sia la manina di qualcuno per eliminare alcune disposizioni importanti contenute nel Piano Casa? – ha chiesto Pittalis – che fine ha fatto il contenzioso?».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha evidenziato la bontà delle finalità indicate dalla legge. «Il provvedimento non risolverà tutti i problemi ma indica una strada da seguire – ha sostenuto Arbau – il vostro è un processo alle intenzioni. L’Aula si appresta a discutere ed eventualmente emendare il provvedimento. Una volta entrati nel merito si potrà esprimere un giudizio compiuto».

Salvatore Demontis (Pd) ha spiegato il perché della mancata previsione di una norma sulla sicurezza strutturale. «Sarebbe stato pleonastico prevederla – ha detto il consigliere della maggioranza – una legge sull’edilizia non disciplina questo aspetto. E’ come se un testo di ortopedia parlasse di cardiologia».

Demontis ha poi difeso il PPR ed espresso la volontà di ripristinarlo. «Quanto fatto dal Piano Casa era illegittimo – ha affermato Demontis – lo pensano anche gli imprenditori che non hanno mandato avanti le lottizzazioni».

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris, ha ricordato lo scontro sull’urbanistica che determinò la caduta della Giunta Soru. «Nessuno più del presidente Pigliaru, che da assessore si scontrò con il presidente Soru, può capire che cosa sta avvenendo. Il problema è vostro. Se non avete confermato Soru non potete meravigliarvi se oggi noi portiamo avanti una battaglia ideale. In Sardegna centinaia di generazioni hanno vissuto grazie alla campagna. La legge non tiene conto di questo». Il presidente Ganau ha quindi  messo in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 302 (Tedde e più) che all’articolo 1 comma 2 dopo le parole “contesti paesaggistici e ambientali compromessi” aggiunge le parole “esistenti nel territorio regionale”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha dichiarato che con gli emendamenti aggiuntivi si cerca di colmare le lacune presenti nel testo di legge. L’esponente della minoranza ha quindi ribadito che l’articolato in discussione “non ha niente a che vedere con il piano casa approvato nella scorsa legislatura” ed ha rievocato “l’ombra del segretario del Pd” sulla condotta della maggioranza. Pittalis in conclusione del suo intervento ha formulato un appello al centrosinistra perché “chiarisca le idee al suo interno”.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rivolto apprezzamento per l’operato del corpo forestale, riferendosi alle azioni intraprese a Scivu, ed ha accusato la maggioranza di soffrire “di una forte sindrome di Stoccolma”. «In ogni caso – ha concluso il consigliere della minoranza – continueremo a stimolare il dibattito e ad offrire un contributo per migliorare il Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha invitato il presidente del Consiglio a esprimere ferma condanna per i tragici fatti accaduti a Tunisi, dove sembra siano stati uccisi tre turisti italiani. Il presidente Ganau ha quindi preannunciato una iniziativa in tal senso che sarà esplicitata nel corso dei lavori del Consiglio.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 e denunciato una riproposizione delle “dannose politiche del centrosinistra” sia in materia di turismo (tassa lusso, tassa di sbarco e simili) e sia in materia di edilizia e urbanistica con la riproposizione di vincoli e sanzioni.

Giuseppe Fasolino (Fi) ha ripreso il precedente intervento del capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, per auspicare un’apertura del Pd sui temi dell’edilizia. «Mi auguro che il Pd sardo – ha concluso Fasolino – diventi un partito più moderno e aperto come si sta dimostrando il Pd al livello nazionale».

Michele Cossa (Riformatori) ha auspicato che in Aula, dinanzi a temi importanti come sono quelli trattati nel Dl 130, si evitino le contrapposizioni frontali ed auspicato forme di proficuo confronto tra maggioranza e minoranza nel prosieguo dell’esame del provvedimento in Consiglio.

Stefano Tunis (Fi) ha sottolineato la rilevanza delle modifiche proposte dall’emendamento che ha come primo firmatario il suo collega di gruppo e di partito, Marco Tedde, e ha concluso con un velato riferimento al segretario regionale del Pd, affermando che “è facile predicare bene in veste pubblica e praticare il contrario in veste di imprenditore privato”.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 ed ha sottolineato che con le modifiche aggiuntive all’articolo 1 si offre l’opportunità alla maggioranza di migliorare e precisare le finalità in esso contenute».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole ed ha lamentato un “comportamento poco corretto” da parte della Giunta che «sceglie le agenzie per replicare e dibattere sul Dl 130 e non già la sede che è propria del confronto: il Consiglio regionale».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha richiamato le responsabilità politiche della maggioranza e del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, sui contenuti del Dl 130. «Maggioranza e presidente – ha attaccato il consigliere della minoranza – si nascondono dietro Soru nonostante non sia più in Consiglio». Locci ha concluso riconfermando una condotta dell’opposizione “ferma e responsabile” ed ha ribadito l’invito al centrosinistra perché si confronti nel dibattito in Aula.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, con tono deciso ha replicato con fermezza alle critiche rivolte dalla maggioranza ed ha ammonito: «Non potente pretendere che si approvi il pessimo piano casa varato nella scorsa legislatura e non pensiate di tenerci inchiodati in Aula per giorni sulla discussione del Dl 130». «Quella di oggi – ha proseguito Lotto – è una discussione inutile e le responsabilità del perché si perde del tempo sono tutte in capo alla minoranza». L’intervento del consigliere della maggioranza ha provocato forti contestazioni dai banchi del centrodestra ed è stato necessario l’intervento del presidente Ganau per consentire a Luigi Lotto di proceder con le conclusioni.  

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad “offrire una prova di apertura” votando a favore dell’emendamento 302. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato come associazioni ambientaliste e operatori continuino a formulare richieste di incontro con i capigruppo aventi per oggetto il Dl 130.

Antonello Peru (Forza Italia) si è detto dispiaciuto per le affermazioni fatte dal collega Lotto che ha definito inutile il dibattito in Aula ed ha ricordato che la proroga delle disposizioni del piano casa non è una richiesta di Forza Italia ma una richiesta dell’intera Sardegna.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni,  ha sottolineato i toni “un po’ esagerati” del consigliere del Pd, Luigi Lotto, e nel dichiarare il voto a favore dell’emendamento 302 ha invitato la maggioranza ad una ulteriore riflessione per valutare la possibilità di un’intesa con la minoranza sui principali punti del Dl 130.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), relatore del provvedimento, ha dichiarato che «un’ora di dibattito su questo emendamento merita da parte della maggioranza una risposta seria e concreta, propongo di modificare il parere negativa della commissione e della Giunta e di votare a favore dell’emendamento».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha approvato con 48 voti favorevoli e 3 contrari

Dopo lo scrutinio, l’Aula ha cominciato ad esaminare l’emendamento n.29

Il consigliere Stefano Tunis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha detto che «dopo l’approvazione dell’emendamento n. 302 in Consiglio si è creato un clima diverso; se necessario, prendiamoci un momento per riflettere».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), primo firmatario dell’emendamento n.29 ha spiegato il contenuto della proposta ricordando che «spesso, nei nostri centri, troviamo case diroccate e degradate su cui i comuni non riescono ad intervenire; suggeriamo quindi di istituire un apposito capitolo di bilancio per consentire ai comuni di finanziare progetti di recupero urbano».

Il presidente Ganau ha osservato che, così come formulato, l’emendamento non ha copertura finanziaria e, in caso di mancata indicazione della stessa, non è ammissibile.

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha definito il contenuto della proposta apprezzabile, sottolineando però che «già la legge regionale n. 19 prevede questa tipologia di interventi ed uno stanziamento di 20 milioni nel triennio; inoltre, all’28/ bis dello stesso DL 130, sono previsti interventi di riqualificazione secondo uno schema molto ampio che va dalla sostituzione edilizia alla modifica della destinazione d’uso agli incrementi volumetrici, ricalcando in qualche modo il grande progetto di riqualificazione delle periferie avviato dal senatore Renzo Piano».

Il consigliere Angelo Carta ha chiesto di poter abbinare il suo emendamento alla discussione dell’art. 28/bis della legge ed l’assessore Erriu ha accolto la richiesta.

Subito dopo, il presidente del Consiglio ha disposto una sospensione della seduta per convocare una conferenza dei capigruppo e fare il punto sulla prosecuzione dei lavori.

Al termine della sospensione, il presidente ha comunicato il calendario dei lavori: nella giornata di domani, giovedì, il Consiglio proseguirà l’esame del Dl n. 130 dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 20.00 mentre venerdì si proseguirà sempre con il Dl n. 130 ma solo dalle 10.00 alle 14.00. Alle 16.00 si terrà la seduta solenne dell’Assemblea con la partecipazione della presidente della Camera, Laura Boldrini.

 Presentazione visita Laura Boldrini 3Presentazione visita Laura BoldriniPresentazione visita Laura Boldrini 2
E’ stato presentato stamane il programma della visita in Sardegna della presidente della Camera Laura Boldrini, in programma da venerdì 20 a domenica 22 marzo.
«Un momento di confronto unico per rivendicare il ruolo del parlamento, affrontare il tema legato alle regioni e in particolare quelle a Statuto speciale per rivendicare con forza l’autonomia e la specificità della nostra isola». È questo il filo conduttore che il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, ha spiegato ai giornalisti questa mattina in conferenza stampa relativamente alla visita in Sardegna e in particolare all’incontro con l’Assemblea sarda della presidente della Camera, Laura Boldrini. Ad illustrare i dettagli del programma della tre giorni nell’Isola insieme al presidente Ganau , il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda e la deputata del PD e segretaria di presidenza della Camera, Caterina Pes.

La presidente Boldrini arriverà venerdì 20 marzo e si tratterà in Sardegna per tre giorni seguendo un itinerario «costruito come un percorso di voci di donne – ha sottolineato l’onorevole Pes – un’importante occasione per la nostra isola di raccontarsi per quello che è la sua storia, la sua memoria e la sua narrazione».

La mattinata sarà dedicata alla città di Cagliari. «E’ un onore, oltre che un piacere, ospitare la presidente Boldrini – ha dichiarato il primo cittadino Massimo Zedda – il suo arrivo in città è per noi l’occasione di mostrare il nuovo volto di una Cagliari che sta cambiando. La visita al Lazzaretto, luogo simbolo di questa trasformazione, culturale prima ancora che urbanistica, sarà il miglior modo per raccontare i tanti cantieri che renderanno la vita degli cagliaritani più ecologica e sostenibile. Cantieri che regalano una boccata d’ossigeno ai molti disoccupati».

Nel pomeriggio, alle 16.00, è prevista la seduta del Consiglio alla quale interverranno i consiglieri regionali, i parlamentari e gli europarlamentari sardi. «La Boldrini si confronterà con noi sul futuro della Sardegna – ha spiegato il presidente Ganau – sul ruolo essenziale di controllo e sollecito che i parlamenti devono oggi poter continuare a svolgere anche in un momento di difficoltà come quello che stiamo affrontando, dove mantenere l’equilibrio tra esecutivo ed organo legislativo è sempre più difficile».

Anche il presidente della Regione, Francesco Pigliaru ha sottolineato, a nome di tutta la giunta, l’importanza della visita della presidente della Camera, «con cui avremo l’opportunità di affrontare, tra l’altro, alcuni temi che in questo momento sono di grande attualità e interesse. Il primo riguarda il rapporto tra gli organi esecutivi e quelli legislativi, quali siano realmente i poteri degli uni e degli altri. E su questo – ha proseguito – sono profondamente convinto che quanto più i Consigli hanno potere di controllo, tanto più è forte la democrazia. L’altro tema è il ruolo delle regioni, soprattutto quelle a statuto speciale: devono avere un’economia virtuosa – ha concluso Francesco Pigliaru – e dimostrare, attraverso le buone pratiche, quanto la loro autonomia sia utile non solo per le regioni stesse, ma per l’intero quadro nazionale».

Sabato 21, la presidente Boldrini sarà ad Oristano, per celebrare la prima delle tre donne sarde del filo rosso che l’accompagnerà nella sua visita in Sardegna: Eleonora d’Arborea, regina e prima giudicessa donna; in mattinata sarà a Cabras, per visitare il Museo che ospita i Giganti di Mont’e Prama ed inaugurare la nuova ala espositiva. Nel pomeriggio, ad Oristano, al teatro Garau, la Boldrini parteciperà ad una tavola rotonda «per conoscere le donne – ha dichiarato la deputata del PD – che con coraggio hanno scelto di lavorare e rimanere in Sardegna».

Domenica 22, infine, la presidente Boldrini visiterà i luoghi simbolo della vita di altre due donne sarde: in mattinata a Nuoro prima alla casa di Grazia Deledda, poi nella chiesa della Solitudine e infine al monumento dedicato all’autrice premio Nobel dall’artista Maria Lai, la terza donna del percorso che sarà invece celebrata nel pomeriggio ad Ulassai alla Stazione dell’arte.

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L’assessore regionale della Pubblica istruzione, Claudia Firino, ha commentato i dati, peraltro già noti, sulla dispersione emersi dalla relazione conoscitiva presentata ieri dalla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, che vede la Sardegna fanalino di coda con il 25,8%.
«Verifico con piacere che su prevenzione e contrasto della dispersione scolastica ci stiamo muovendo lungo sulla stessa analisi della presidente della Camera Laura Boldrini, che sottolinea l’urgenza di elaborare strategia e anagrafi integrate – dice Claudia Firino –. Strumenti, a livello regionale, in parte da noi già realizzati e in parte in via di realizzazione perché dispersione è una piaga contro la quale stiamo mettendo in campo energie e risorse.»
Solo pochi giorni fa, all’incontro con gli amministratori del Nuorese, lo stesso presidente Pigliaru aveva ribadito: «Stiamo aggredendo la dispersione scolastica ad iniziare dall’edilizia scolastica e presto proporremo al dibattito una proposta progettuale su didattica e nuove tecnologie».
«Abbandonando la logica degli interventi a pioggia – aggiunge l’assessore regionale della Pubblica istruzione -, la grossa novità, che a breve presenteremo nel dettaglio, consiste nel varo di una strategia strutturale che ci porti, nel giro di pochi anni, ad abbassare di almeno 10 punti il tasso attuale. Questa Giunta ha cominciato in maniera imponente dall’edilizia scolastica e stiamo per aprire il confronto su un progetto innovativo di interventi strutturali che coinvolge tutti i soggetti e le relazioni all’interno della comunità educante, per tutto l’arco della scolarità. Rafforzare i punti di forza individuali e le competenze, attuare forme di tutoraggio e favorire il cambiamento organizzativo e ambientale sono i punti fondamentali su intendiamo scommettere. Novità assoluta, è la recente e già attivata Anagrafe degli studenti, strumento imprescindibile per conoscere la situazione nel dettaglio e poter intervenire sui fattori di rischio a livello individuale, di istituto e territoriale.»